Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza

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Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
Forma e figurazione di mappe per la
costruzione condivisa di consapevolezza
del territorio - Una tesi sulla rappresentazione
identitaria del locale strategico: quadro problematico,
metodo, linguaggio, efficacia
Giorgio Ferraresi
Premessa: il contesto e la natura di que-         frontato questioni di fondo intorno a me-
sto contributo: da una condizione ter-            todo, linguaggio, codici ed efficacia della
ritoriale specifica un approccio generale         rappresentazione, fornendo un contributo
alla rappresentazione ed una sua valu-            originale, orientato dalla necessità di risi-
tazione                                           gnificare il paesaggio destrutturato della
La tesi e la proposta di un codice di con-        città diffusa ( del “nord” italiano); ma
figurazione delle mappe territoriali che          proprio per questo (essendo questa una
si sviluppa in questo scritto (e che si ri-       trasformazione strutturale dominante) la
trova in varie forme negli altri saggi del        ricerca può configurare una tesi gene-
gruppo di lavoro di Milano) vengono qui           rale, una delle possibili concettualizza-
anticipatamente espresse in sintesi per           zioni (e sperimentazioni di fattibilità) della
orientarne la lettura.                            rappresentazione nei processi di valoriz-
Questo contributo nasce nel corso della           zazione del territorio locale.
ricerca di sede; riprende le premesse teo-        Una tesi che si è consolidata e confronta-
riche ed empiriche da cui, in quel conte-         ta con altre posizioni simili o di diversa
sto, la ricerca è mossa; si sviluppa nello        natura ed esito nella rete nazionale della
stretto scambio con gli elaborati che na-         ricerca, con alcuni elementi di confronto
scono dai casi trattati nell’area e poi ritrat-   internazionale.
tati in questo volume con riferimento, più        In queste note si sostiene essenzialmente
che ai casi, ai temi da essi emergenti.           che i processi di diffusione urbana produ-
Riflette quindi elementi propri del ter-          cono una destrutturazione delle forme ter-
ritorio lombardo e della regione insedia-         ritoriali del “moderno industriale e me-
tiva milanese.                                    tropolitano” e contestualmente una som-
Ma quel contesto ed i casi ivi collocati,         mersione (assedio, invasione, infiltrazio-
esprimono una “condizione urbana e ter-           ne, degenerazione) delle forme del terri-
ritoriale” che ha connotati di rilevante in-      torio storico e locale.
teresse generale, quasi un paradigma del-         In particolare la struttura territoriale dif-
la città postfordista e della diffusione ur-      ferenziata in sistemi locali non è ricono-
bana in situazione metropolitana; o me-           sciuta come valore, è un “paesaggio ine-
glio post-metropolitana (come si sostie-          sistente”, uno spazio deserto da occupa-
ne) in rapporto alla trasformazione del           re, un deserto territoriale per il senso co-
modello centro-periferico del territorio          mune e per gli interessi dominanti.
della metropoli e della stessa configura-         In realtà questi processi di diffusione (e
zione a “rete plurima/dipendente” che ne          l’organizzazione post-fordista e post-me-
ha costituito la forma più matura ed è ora        tropolitana del lavoro che li esprime), as-
in fase di mutazione strutturale ulteriore.       sumono il territorio vasto e molteplice e
Più direttamente la ricerca di sede ha af-        le sue strutture locali come nuovo spazio
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Giorgio Ferraresi                                196

La diffusione urbana nella Regione Milanese (fonte: Triennale di Milano [2004])

privilegiato della produzione (e dei mon-           differenze territoriali, il senso dei luoghi.
di di vita) e campo essenziale della estra-         E di una ricostruzione radicale (su “pa-
zione di valore (con diversi esiti alternati-       gina bianca”) degli elementi propri dei
vi possibili su cui torneremo).                     caratteri identitari dei sistemi locali: un
Si pone quindi la questione strategica di           approccio ed un metodo per riconoscere
riconoscimento e valorizzazione del ter-            e denotare il valore territoriale.
ritorio locale come” posta in gioco” fon-           Questo saggio intende ricostruire questo
damentale; e tale esigenza si pone proprio          processo di ricerca; e segnalarne alcuni
in quella situazione di silenzio, nascondi-         esiti disciplinari acquisiti che denotano
mento, morte della percezione dello stes-           una prima forma di efficacia, interna
so territorio locale.                               (come avanzamento disciplinare appunto)
Sono in corso, in tal senso, processi di            in ordine alla capacità di strutturazione ed
costruzione di un nuovo “paesaggio vo-              operabilità dei linguaggi e dei codici nel
lontario”, come ricostruzione intenziona-           contesto problematico dato.
le, progettuale del paesaggio del territorio        Ma intende anche introdurre elementi va-
locale; “costrutto” in cui si colloca il ruolo e    lutativi relativi alla efficacia esterna, alla
la natura sociale della rappresentazione: pro-      correlazione attiva con i processi di tra-
duzione di mappe mentali, processi di ela-          sformazione in campo.
borazione sociale della consapevolezza.             Ed osservare, in particolare, come appor-
Qui nasce, in rapporto a tali processi, la          to proprio di questo filone della ricerca,
tesi e la sperimentazione di una necessa-           la “capacità generativa” della rappresen-
ria operazione di cancellazione delle map-          tazione come processo condiviso e social-
pe correnti, del rumore di fondo che non            mente strutturato, capace di fertilizzare
fa intendere e discernere i caratteri delle         ambiti più vasti e diversi
1
  Alcuni punti della prima parte di questo scritto (i punti 1 e 4, in particolare) hanno assunto come
base di riferimento, qui ripresa parzialmente o rielaborata, il saggio (da atti seminariali) Ferraresi
[2004a]; in ordine, essenzialmente, ai temi del degrado del paesaggio, del silenzio del locale nella
città diffusa e, appunto, del “paesaggio volontario”.
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197   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

1. Il “paesaggio inesistente” nella città                osservazione empirica del territorio, da una
diffusa: il locale non riconosciuto e tut-               percezione sintetica del paesaggio in cam-
tavia infrastruttura del territorio1                     po, anche utilizzando appunti di viaggio,
1.1 Destrutturazione / sommersione delle                 sguardi casuali ma significativi di brani del
forme moderne e storiche del territorio, il              territorio: le immagini fotografiche che si
silenzio del locale                                      presentano, a fianco di materiali di studi e
Questa linea di ricerca intende quindi con-              letture interpretative già elaborate.2
frontarsi con una condizione contempo-                   Il processo di diffusione degli insediamenti
ranea che conforma di sé vasti territori, e              che osserviamo è stato definito come “cit-
che riguarda le regioni degli insediamenti               tà diffusa”, o altrimenti denominato: “cit-
diffusi in aree dello sviluppo: sistemi me-              tà ubiqua”, “città infinita”. Ma la ricorren-
tropolitani (oltre il modello della metro-               za del termine “città” è del tutto impropria,
poli) ed altre vaste aree di recente industria-          in quanto la diffusione tende a far scompa-
lizzazione (l’evoluzione della “terza Italia”,           rire i caratteri specifici dell’urbano e conte-
le aree del nuovo “sviluppo” in territori un             stualmente quelli della campagna, le forme
tempo a bassa industrializzazione).                      distinte dell’insediamento aggregato e dello
E intende affrontare la questione della rap-             spazio aperto. Immagini della Negatività
presentazione e della sua efficacia in uno dei           (territorio agricolo, ambiente, natura), in un
quadri possibili di questa condizione, ma che            contesto generale in cui nulla e tutto è città
ne è anche il cuore, data la sua rilevanza:              e nulla e tutto è campagna.3
una vasta regione urbana “ex metropoli-                  E’ questa condizione che destruttura il
tana”, di cui coglie fondamentali elemen-                paesaggio della memoria e della storia dei
ti paradigmatici e strutturali.                          luoghi e le proprietà della natura (che sia
Di fronte a questo complesso tema la ri-                 “prima” o “seconda, cioè antropizzata) in
cerca sceglie di operare sui materiali ana-              un insieme funzionale a nuove condizioni
litici e progettuali di laboratori in atto che           del vivere, produrre, scambiare.
si propongono di dare esiti orientati a que-             Gli appunti per immagini che scorriamo ci
sta condizione indefinita e dequalificata                rivelano contesti ove gli elementi “esimi”, “di
di urbanizzazione diffusa, attorno a stra-               bellezza emergente”, le cose notevoli o aggra-
tegie di sviluppo locale, di sostenibilità,              ziate, (che pure esistono, che permangono) sono
strutturazione a rete del territorio e dei               o tendono ad essere elementi isolati o bran-
processi di governo (su cui si tornerà spe-              delli: non “sistemi”, se non raramente.
cificamente, in particolare al punto 3).                 Mentre “sistema” (o meglio struttura este-
Ma i temi di fondo su cui si opera si posso-             sa, materia e figura dominante) tendono ad
no far emergere muovendo da una prima                    essere i “territori grigi”, gli “spazi vaghi”,
2
  Buona parte delle immagini fotografiche (quasi appunti di viaggio) collocate in questi primi punti
del testo, sono tratte da un archivio di F. Adobati (autore di uno dei saggi del presente volume) o da
materiali dei piani di cui si tratta in questo scritto . Alcune delle stesse immagini sono state utilizzate nel
saggio Ferraresi [2004], citato nella nota precedente, e nel seminario relativo. L’immagine satellitare
della “regione milanese” è tratta dai materiali della mostra “La città infinita” (Triennale [2004]).
3
  L’ampia letteratura sulla dispersione e diffusione urbana nel territorio non può essere qui ripresa.
Assai utile per una focalizzazione in merito sull’area del nord italiano può essere il testo di Turri
[2000] che pure utilizza con qualche forzatura (anche temporale) il riferimento al concetto espresso
da Gottmann (megalopoli appunto). Il testo rimanda ad una sistematica bibliografia pluridisciplina-
re in merito, sia nell’area specifica, che in altri territori della diffusione ed in termini generali.
Si richiama inoltre il testo curato da F. Indovina più di un decennio fa (Indovina [1990]) che ha
avuto un ruolo importante nella adozione del termine “città diffusa”.
 “La città infinita” è la definizione proposta recentemente, invece, da A. Bonomi ed A. Abruzzese
nella mostra omonima sulla regione milanese già citata (Triennale [2004]).
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Immagini del degrado della diffusione urbana
brani di campagna urbanizzata, agricoltura            territoriale sommersi o dispersi; non con-
marginale e capannoni, piccole e medie fab-           sentono di riferirsi ad una mappa palese e
briche disperse o aggregate in galassie con           consolidata di storia e natura dei luoghi,
residenze periferiche e centri storici anne-          ad una percezione paesistica del “territo-
gati in espansioni indistinte.                        rio delle “differenze” come visione stabi-
Un non-paesaggio, come immagine imme-                 le, riconosciuta, condivisa nella “cultura
diata e come degrado vissuto.                         colta” ma ancor più nel senso comune.
Questa destrutturazione della storia dei              In tal senso il paesaggio locale è un “pae-
luoghi ed un degrado rilevante della “na-             saggio inesistente”.4
tura”, dell’ambiente, rendono “irriconosci-           La diffusione dell’indistinto città/campa-
bili” gli elementi di valore e di differenza          gna ci immerge nel “silenzio del locale”.
 4
   Un articolato e denso confronto sulla tematica del paesaggio, sulla sua “crisi” e sulle pratiche e
teorie della sua ridefinizione, costruzione, gestione, è trattato nel testo (curato da Clementi [2002])
“Interpretazioni del paesaggio”, che presenta i risultati della ricerca sulle nuove strategie del pae-
saggio affidata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali alla Società Italiana degli Urbanisti.
Alcuni dei saggi in quel testo intrecciano questioni relative al paesaggio qui trattate (principalmente
in questo punto e nel punto 4). In particolare si richiamano il saggio introduttivo di Clementi, e
quelli di Gambino, Palermo/Pasqui/Savoldi, Castelnovi, Lanzani, che in diversi termini offrono
materiali di riflessione sia sulla destrutturazione in atto del paesaggio che sulla sua possibile reinter-
pretazione e operabilità come campo / risorsa di progetto o di politiche, in un processo di attribuzio-
ne di senso al territorio: la questione del paesaggio intenzionale, volontario, progettuale.
Inoltre alcuni di questi, Castelnovi (ma anche Zanchini) con particolare focalizzazione, pongono il
tema del paesaggio come costrutto sociale.
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199   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

                                                    diffusa una “struttura”: si tratta di una condi-
                                                    zione, appunto, di un fenomeno pervasivo, non
                                                    di una struttura coerente. E qui sta il carattere
                                                    ideologico della concezione della città diffu-
                                                    sa come figura territoriale unitaria.
                                                    Lo sguardo “unitarista” non è sostenibile,
                                                    non è in grado di comprendere questa re-
                                                    altà. Unitarista era piuttosto la concezione
                                                    dell’area metropolitana come sistema gerar-
                                                    chico appunto polare, unificato dalla rela-
                                                    zione dominante col centro maggiore.
                                                    Si badi bene (riprendendo quanto accen-
                                                    nato) che il fenomeno diffusivo che stia-
                                                    mo leggendo riguarda anche la destruttu-
                                                    razione dell’organizzazione centro- peri-
                                                    ferica e delle reti dipendenti dal centro,
                                                    che decadono come strutture del “proget-
                                                    to moderno” metropolitano discendente
                                                    dalla città fabbrica . Potevamo nei decen-
                                                    ni passati seguire la sua estensione incon-
                                                    trastata; ora assistiamo alla sua stessa de-
                                                    cadenza come struttura prevalente.5
                                                    E’ piuttosto il locale il protagonista non
                                                    riconosciuto.
                                                    L’urbanizzazione diffusa tende infatti a
Immagini del valore locale “confinato
                                                    sommergere il locale, le differenze, ma -
1.2 Il locale come infrastruttura del territorio    non troppo paradossalmente - vive del lo-
Eppure il locale persiste ed anzi si può so-        cale. Si può ben sostenere che può realiz-
stenere che costituisca un elemento rilevan-        zarsi proprio perché esiste un’infrastruttura
te della diffusione urbana: un suo campo            territoriale locale che la regge e che, pur
privilegiato ed una sua infrastruttura.             degradandosi, per altri versi diviene fonda-
Innanzitutto non pare accettabile considera-        mentale, assume ruolo portante nella nuova
re che la diffusione urbana corrisponda ad          condizione, anche producendo neo-forma-
una struttura omologa, che rappresenti un           zioni, sovrapposte al locale storico: ma que-
modello unitario globale. Si è già osservato        ste convivono con (e si appoggiano a) siste-
per un verso come sia improprio definire            mi di lunga durata, sistemi insediativi mul-
questa condizione “città diffusa “ (in ordine       tipolari, reti naturali, fluviali, territori aper-
alla contraddizione rappresentata dall’uso          ti, che vengono invasi ma che assumono
del termine città); ma è altrettanto impro-         comunque ruolo di ammortizzatori e com-
prio inoltre considerare questa condizione          pensatori o di micro-organizzatori.
 5
   Gli studi di M. Prusicki sull’area di Chiaravalle a Milano (Prusicki [1999]) costituiscono uno
sviluppo di una fase della ricerca sull’area del Lambro, Seveso e Olona (IReR [1995]), con esiti
ulteriori. Questi studi ci propongono, con chiarezza interpretativa, mappe del territorio preindu-
striale e mappe del territorio industriale. Si riportano qui due immagini relative a queste due fasi.
La destrutturazione in atto del primo paesaggio, di lunga durata, stratificazione plurisecolare (boni-
fica, “agerratio”, strutturazione agricola monastica, presenza e figurazione del sacro, ancora produ-
zione agricola) porta con se anche la perdita di coerenza ed il degrado dello stesso paesaggio del
moderno industrialista che aveva invaso la scena nel ’900. E pone il tema di un nuovo paesaggio che
riparta dal patrimonio di lunga durata doppiamente sommerso.
Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
Giorgio Ferraresi                                 200

In realtà la condizione di diffusione urba-           Magentino); o tra queste e gli ambienti
na fa uscire il territorio locale dalla margi-        insediativi collinari o delle aste di espan-
nalità, lo usa proprio mentre lo aggredisce.          sione industriale (“Olonia”). Tale eviden-
Possiamo considerare letture e interpreta-            za del “territorio delle differenze” si ma-
zioni di configurazioni territoriali, prima           nifesta con chiarezza in alcune ricerche
di introdurre considerazioni di struttura.            (di cui si riporta qualche immagine) pro-
Se ben osserviamo il contesto della (ex)              dotte in questo contesto culturale territo-
regione metropolitana milanese, si possono            rialista, nella stessa presente ricerca o nei
distinguere più di una decina (almeno) di             suoi dialoghi con altri studi.6
“ambienti insediativi” profondamente diver-           In altre parole la nuova città estesa si fon-
si sia per quanto riguarda gli insediamenti           da sulle differenze che tende a distrugge-
che gli aspetti ambientali. Ad esempio, per           re; si “impiglia nel locale” e si articola in
citare una caso significativo e paradossale,          diversi ambienti insediativi.7
la Brianza centrale è profondamente diver-            Questa condizione territoriale rappresen-
sa dalla prossima Brianza orientale (il Vi-           ta una delle forme della contraddizione tra
mercatese /Trezzese), più simile (per alcuni          locale e globale che percorre tutto il mon-
aspetti) alle contigue aree lecchesi e berga-         do, nella quale siamo situati e rispetto alla
masche. La prima dispiega un insediamen-              quale si sviluppano progettualità alterna-
to edificato quasi continuo, una sorta di             tive anche in questo contesto.
estensione contigua della periferia milanese
con minori isole ambientali chiuse. La se-
conda presenta un territorio policentrico con
prevalenza degli spazi aperti che possono
ancora essere progettati collegandoli in se-
quenze (reti ecologiche) e supporta una strut-
tura produttiva, in parte neotecnica (l’infor-
matica), che utilizza opportunità insediative
qualitative e quantitative ancora rilevanti.
Ma ben più ampia è la radicale diversità
di struttura territoriale, produttiva e civi-
le, tra la vasta pianura irrigua a multipola-
rismo rado (e dominanza della maglia agri-
cola larga) e il multipolarismo più denso,
con maglie più fitte, della pianura asciut-
ta delle spalle milanesi (come quella ora             Il locale come infrastruttura del territorio: il
descritta a proposito del Vimercatese, o il           reticolo policentrico del Vimercatese

6
   Lo studio Lambro, Seveso, Olona dell’IReR (IReR [1995]), coordinato da A. Magnaghi (cui ha
partecipato chi scrive con contributi alla stessa pubblicazione) produce, come uno degli atti fonda-
tivi della produzione di uno scenario di sviluppo locale dell’area, una mappa del locale aggregato in
tipi territoriali che danno un quadro del “territorio delle differenze” (si veda l’immagine riportata
tav. 4 dello studio LSO). Si riporta anche una mappa di scenario di quello studio “deformata” ed
arricchita dagli interventi dei laboratori di cui si tratta in questo saggio.
Anche in altri ambiti di ricerca “dialoganti” emergono gli elementi delle strutturazione locale del
territorio, come la ricerca di P.C. Palermo per la regione urbana Milanese (Palermo [1997]). Da
questa fonte l’altra immagine qui riportata: la rete, policentrica di uno di questi ambienti insediativi,
il Vimercatese, contesto di molti dei laboratori suddetti.
Si vedano anche le ricerche di A. Lanzani sul “territorio plurale” (Lanzani [1991]).
7
  Una trattazione articolata di questi temi in un recente saggio di ci scrive su “Urbanistica” riguardo
a ”Milano e le dimensioni del locale strategico” (Ferraresi [2002a]).
Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
201   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

La destrutturazione del territorio storico e, insieme, del “mondo industriale”: Chiaravalle (MI).
Sopra: elementi appartenenti alla struttura urbana; sotto: elementi della struttura agricola e della
struttura urbana.
Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
Giorgio Ferraresi                                 202

2. Dentro il paradigma del territorio                 Con la decadenza complessiva quindi del
post-fordista                                         ”modello metropolitano” polarizzato sul-
2.1 La strutturalità della nuova condizio-            la città centrale (un centro industriale/dire-
ne territoriale                                       zionale ed una grande periferia dipendente)
Questa condizione e contraddizione ha                 si sviluppa una nuova dislocazione estesa a
infatti una radice strutturale, attinente al          tutto il territorio di altre forme di produzio-
modello di sviluppo ed alle modalità di               ne (e di “organizzazione” civile e sociale),
organizzazione della produzione; una sco-             non basate sulla concentrazione, ma affida-
perta del fondamento di ciò che è in atto.            te prevalentemente a piccole e medie im-
Il mutamento in corso è connesso con il               prese; la concentrazione è piuttosto finan-
decadere della produzione “fordista”, del             ziaria e la direzione nelle “reti lunghe”
modo cioè di organizzarsi della produzio-             globali, che agiscono in spazi internazio-
ne e del territorio basata sulla grande fab-          nali, è de-situata, sta in “non luoghi“.
brica e sul legame della fabbrica con la              Al posto della precedente organizzazione
grande città. Ed anche con la crisi, per              (o meglio, convivente con alcune perma-
estensione e trasformazione, della metro-             nenze di quel modello) si ha nel territorio
poli “keynesiana”.8                                   un intreccio fitto e complesso tra “mondi
                                                      di vita”, produzione, e reti dei consumi;
                                                      un intreccio non più districabile tra questi
                                                      diversi sistemi e non più solo dipendente
                                                      dal polo centrale. E’ questa la natura strut-
                                                      turale della grande diffusione urbana, di
                                                      ciò che potremmo definire in altri termini
                                                      “la territorializzazione dell’urbano”.
                                                      Ora quindi è l’intero territorio che “vie-
                                                      ne messo al lavoro”, nei suoi differenti
                                                      aspetti intersecati. E questo processo è
                                                      esteso ma a base locale.
                                                      Sono i diversi valori territoriali ad essere
                                                      messi all’opera, i molti luoghi dell’abita-
                                                      re, della strutturazione civile, i “capitali
                                                      sociali” ed i saperi locali; sono queste di-
                                                      versità e queste varie geografie ad essere
                                                      utilizzate nel nuovo processo produttivo e
                                                      mercantile “globale”. Questo è il campo
                                                      dell’estrazione di valore.
                                                      I molti “ambienti insediativi locali” (o “tipi
                                                      territoriali”) che abbiamo riconosciuto
                                                      sono la base del nuovo sviluppo; e ciò è
                                                      l’opposto dell’immagine, che spesso si
                                                      vuole dare, di una struttura unitaria ed in-
                                                      differenziata della città diffusa . Questi
                                                      sistemi ed ambienti locali hanno in gene-
Il riconoscimento del locale: il bacino del Lam-      re antiche radici nella storia del territorio,
bro-Seveso-Olona, carta descrittiva-interpreta-       ma ne sono anche la riconfigurazione in
tiva dei sistemi territoriali                         base alle nuove modalità di “sviluppo”.
8
  In ordine al rapporto forme della città e forme produttive ed in particolare sul rapporto tra città del
fordismo e città keynesiana si veda il testo di Farinelli “Geografia” (Farinelli [2003]).
Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
203   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

2.2 La strategia necessaria di riconosci-             che si fonda su storia e natura ma che ac-
mento e valorizzazione del territorio lo-             cetta la sfida di una riconfigurazione del-
cale come “posta in gioco”                            la complessità.10
Si ritiene che così si possa leggere più              La ricerca ha appunto focalizzato la sua
correttamente il paradosso “dell’uso glo-             attenzione su progetti che agiscono su
bale del locale”: il locale viene investito e         questa seconda opzione, che tentano di
trasformato da questi processi globali e              sviluppare questa “chance virtuosa”: pro-
contemporaneamente i processi globali                 cessi in atto di riconoscimento e di ripro-
debbono confrontarsi con il locale; la dif-           duzione del valore territoriale locale, casi
fusione urbana dà luogo ad una nuova                  da considerare “laboratori in campo” di
complessità del territorio o lo distrugge.            strategie di sviluppo locale.
L’alternativa in campo è allora tra:
- il consumo di questo locale nell’omolo-             3. Progetti e processi in campo: i luoghi
gazione del mercato unico, fondato sulla              di riconoscimento del territorio e di
considerazione del valore territoriale come           sperimentazione del locale strategico
pura “risorsa” consumabile, un “non valo-             3.1 Nel corso d’opera dei laboratori ter-
re” durevole, quindi, in senso proprio;               ritoriali: la rappresentazione orientata al
- oppure il riconoscimento e la riproduzione          progetto di sviluppo locale
del valore locale in grado di dialettizzare o         La rappresentazione di cui si occupa la ri-
governare le reti lunghe dello sviluppo.              cerca non si fonda quindi sulla osservazio-
La posta è la capacità, o meno, di riattiva-          ne statica (e “neutrale”, potremmo dire) della
re ”il ciclo della valorizzazione territoria-         condizione della città/territorio; ma piutto-
le”, della riproduzione di valore locale.             sto sulla interpretazione di tale condizione:
Qui si gioca “il locale strategico”.9                 il senso, la struttura, la radice, le questioni
La prima delle due opzioni in campo, cioè             e le “poste” (appunto) implicate.
l’uso distruttivo e l’omologazione delle              Ed inoltre studia come si possa rappresen-
identità articolate del territorio (che corri-        tare il territorio quando esso è campo di
sponde al processo in atto se non gover-              una trasformazione intenzionata di que-
nato), alimenta quella che si è sopra defi-           sta condizione, quindi soggetto di pro-
nita la “scomparsa del paesaggio”, sulla              getto: la rappresentazione si esprime al-
base del disconoscimento e del “consumo”              lora nel corso della costruzione di sce-
strutturale del valore territoriale locale.           nari, “prende parte” su opzioni identifi-
Mentre la seconda prospettiva, la riaper-             cate (a partire dalla interpretazione dei
tura di un altro ciclo, nelle nuove condi-            processi in atto) verso esiti ulteriori. Una
zioni, della valorizzazione delle strutture           interpretazione che si colloca nel cuore
territoriali locali (e delle loro reti) è anche       delle elaborazioni di strategie di valoriz-
la costruzione di “un nuovo paesaggio”                zazione territoriale.
 9
   In ordine ad una rigorosa definizione e distinzione reciproca dei concetti di “valore territoriale”
(come elemento costitutivo del patrimonio) e “risorsa territoriale” (come impiego/consumo di quel
valore nei processi del suo uso) si rimanda al testo di Magnaghi “Lo sviluppo locale” (Magnaghi
2000 a); e a Magnaghi 2001 in ordine al tema della “riproduzione del ciclo di territorializzazione”.
Questo ed altri testi della scuola territorialista fanno comunque riferimento agli studi di G. Becattini
sullo “sviluppo locale” nelle discipline economiche (tra cui in particolare Becattini [1989], [1999]).
Le ricerche di Dematteis e del gruppo di ricerca del Politecnico di Torino hanno elaborato in pro-
fondità le definizione di Valore Aggiunto Territoriale (VAT) e di Sistema Locale Territoriale (SLoT).
Si rimanda alla serie della pubblicazione “SLoT” e specificamente al saggio di F. Governa su SLoT
(Governa, 2001); il testo ”Progetto implicito” (Dematteis [1995]) fonda e antecede i recenti svilup-
pi della ricerca sullo sviluppo locale.
10
    Il termine rimanda alla testo di A. Turco sulla teoria delle complessità territoriale (Turco [1988]).
Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
Giorgio Ferraresi                               204

Il riconoscimento e il progetto del locale. Il bacino del Lambro-Seveso-Olona, carta di sintesi pro-
gettuale e carte del progetto locale nella Brianza orientale
205   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

Nel campo prescelto dell’area post-metro-              Questi temi e tali relazioni con il “territo-
politana (in particolare nella regione ur-             rio attivo” rivelano il carattere e l’apporto
bana milanese) la ricerca muove dall’ana-              specifico di questo versante della ricerca:
lisi di casi di quei progetti in atto; si cor-         un approccio alla rappresentazione terri-
rela allora attivamente con “laboratori ter-           toriale fortemente “orientato al progetto”,
ritoriali” che emergono in quella regio-               entro un percorso che tende a far emerge-
ne, che agiscono a livello intercomunale e             re e configurare nuove forme di città este-
nei piani e nelle politiche locali sui temi            sa. Una città/territorio multicentrica, arti-
di fondo posti dalla riconfigurazione in               colata in ambienti insediativi connotati per
atto, attivando processi autosostenibili di            differenza ma connessi in sistema inter
valorizzazione e reti locali autocentrate in           locale: una città a rete.
alternativa e competizione rispetto alle reti          Una intenzionalità della rappresentazio-
lunghe, eterodirette, “del globale”.11                 ne così come intenzionalmente può es-
In rapporto a questo quadro territoriale ed            sere costruito un nuovo “paesaggio pos-
a tali attori, si pongono quindi i temi della          sibile”, un “paesaggio volontario” nel
costituzione di patti / statuti locali e di            degrado attuale (tema sviluppato nel
scenari strategici del locale a rete come              successivo punto 4).
chiavi essenziali della interpretazione e
della trasformazione.                                  3.2 La dimensione comunicativa ed inte-
In tali scenari rivestono un ruolo rilevante           rattiva e la costruzione di consapevolez-
gli spazi aperti come elementi costitutivi             za di territorio
delle nuove configurazioni e del progetto              Va comunque sottolineato che quadri in-
strategico: formazione e valorizzazione di             terpretativi, statuti di luogo, scenari, as-
reti ecologiche, sistemi agricoli risignifi-           sumono in questi laboratori e nella pro-
cati in senso ambientale (ed anche nella               posta di ricerca il carattere di processi e
loro valenza produttiva sostenibile) e si-             strumenti condivisi, socialmente costru-
stemi di parco/territorio. La ricerca ha in-           iti, interattivamente prodotti; orientan-
teso sviluppare un contributo alla efficace            do la ricerca non solo nella sua inten-
rappresentazione delle loro peculiarità.               zionalità al progetto ma anche in ordine
 11
    Si definiscono con questo termine di “laboratori” degli ambiti municipali (comuni che costrui-
scono rapporti di interazione con la società insediata, percorsi partecipativi e comunicativi) sedi di
processi ricorrenti che depositano, al proprio interno e reciprocamente, esperienze di pianificazione
e progettazione comunale od in rete intercomunale.
In questi” laboratori”, è rilevante il ruolo attivo del gruppo di lavoro della Unità di ricerca del
Politecnico di Milano (Laboratorio di Progettazione Ecologica del territorio, LPE, del DiAP) come
componente scientifica dei processi di progettazione e gestione da parte di amministrazioni locali
(spesso in rete appunto) ed in rapporto alle pratiche di interazione e partecipazione.
Alcuni di questi stessi processi di sperimentazione sono assunti come casi di riferimento per lo
sviluppo della ricerca. Si tratta di casi di produzione plurima di Piani comunali prevalentemente nel-
l’area della Brianza orientale; e del caso (che rivela correlazioni con altri più complessi sviluppi di
progetti e politiche, consortili o di agenzia/consorzi) di uno studio di area vasta che coinvolge la stessa
area della Brianza e parti del Bergamasco e del Lecchese (il caso della Rete Pedemontana Lombarda). Su
alcuni di tali casi si sviluppano i saggi delle sede milanese di ricerca che vengono trattati specificamente
(come si accenna nel testo) nel punto 6 ; al quale (ed alle note relative) si rimanda,
Si sono sviluppate anche riflessioni di comparazione con esperienze “identitarie” francesi (il caso
dei Pays) che hanno dato luogo ad un altro saggio (si veda ancora il punto 6),
Il Laboratorio LPE (e la sede di ricerca quindi) ha anche assunto un ruolo attivo nella relazione con
le forme di auto-organizzazione intermunicipale dei comuni e di sviluppo dei temi implicati citati
nel testo in ordine al municipalismo federato, alle democrazia partecipativa ed ovviamente allo
sviluppo locale (di cui si vedono le tracce nel testo ed in parte in bibliografia).
Giorgio Ferraresi                                   206

alla natura comunicativa delle rappre-                  - E si introducono insieme alcune prati-
sentazioni territoriali e delle proiezioni              che parziali e tesi di “altra democrazia”
progettuali. Su questa dimensione comu-                 rispetto alle politiche gerarchiche, autori-
nicativa e sulla interazione tra gli attori             tarie, alla delega agli eletti, che si svilup-
infatti la ricerca esprime la valutazione               pano come espressione di “empowerment”
dell’efficacia della rappresentazione                   locale dei soggetti sociali.
identitaria (oltre che sull’avanzamento                 Queste forme di cooperazione e parteci-
disciplinare “esperto”).                                pazione conducono a riconfigurare stru-
La dimensione comunicativa e interatti-                 menti e processi di piano e di progetto in
va ha infatti molta rilevanza nei proces-               senso interattivo; e nello stesso senso quin-
si analizzati che propongono il locale                  di le pratiche di rappresentazione del ter-
come opzione strategica. Si assiste al                  ritorio, sia interpretativa che propositiva,
proliferare di processi di cooperazione                 che coinvolge diffusamente la società in-
“orizzontale” tra comuni che sviluppa-                  sediata ed i saperi comuni. Emerge da
no quindi varie forme di reti a base in-                queste pratiche una necessità di assunzio-
termunicipale e che in tal senso espri-                 ne condivisa di responsabilità di territorio
mono processi di “governance”; ma che                   che non può che fondarsi sulla diffusione
contestualmente interagiscono con la                    di una consapevolezza sociale del valore
società insediata mediante complessi                    territoriale locale.
processi partecipativi che rappresenta-                 Consapevolezza di una nuova/antica pos-
no l’altra dimensione,” verticale”, della               sibile forma di ricchezza, la qualità terri-
“governance”.12                                         toriale (da opporre al consumo quantitati-
In realtà vengono implicate in questi pro-              vo di territorio); una ricchezza alternativa
cessi tematiche che qui non vengono di-                 e sostenibile:
rettamente discusse ma che sottendono                   . un locale fondato sulle differenze ma coo-
ulteriori densi significati di queste espe-             perativo ed antigerarchico (da opporre al “lo-
rienze, interferenti con la questione della             cale barbarico”, chiuso al diverso).
rappresentazione qui trattata.13                        . una responsabilità da condividere tra
- Si esprimono forme di “municipalismo                  molti che riconosca “un mondo comune
federato” che intervengono nella gestione               delle differenze” (che non si riconosce nel
di politiche e progetti di pianificazione di            modello decaduto di metropoli, unitario e
area vasta con interventi dal basso verso               dipendente dal centro).
l’alto; questa cooperazione intermunicipa-              Appunto il contrario del “ non valore”
le configura il locale strategico come “reti            assegnato al “locale non riconosciuto”
di luoghi” e si mostra spesso in grado,                 (anche e soprattutto nel senso comune)
come si è detto, di dialettizzare le reti del           che si era già evidenziato come condi-
mercato globale sulla base di scenari “locali           zione di partenza da cui discostarsi; una
di ordine superiore”: cioè responsabilizzati            consapevolezza e responsabilità condi-
su valori e opportunità dei vari contesti lo-           visa come passaggio nodale perciò di
cali e inter-locali, ma operando su temi e              questa ricerca sulla rappresentazione e
concezioni di carattere generale.                       sulla sua efficacia.
12
   Sulle reti intercomunali si rimanda a contributi diretti del Laboratorio LPE del Politecnico di
Milano (Ferraresi, Calori, Coviello [2002]); o di altri studiosi dell’area (Pasqui [2002]).
13
   In ordine ai temi del municipalismo e della interazione con la società insediata si considerino i
contributi fornito dalla scuola territorialista anche in rapporto alla “Rete del Nuovo Municipio”; tra
di essi i materiali già citati in nota precedente, ed in particolare i saggi di chi scrive su reti municipali
e nuova democrazia (Ferraresi [2002b]).
Sul rapporto tra interessi/soggetti rappresentati e rappresentazioni si veda il contributo di Marson [2000].
207   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

4. Il “paesaggio volontario” e la costru-            “risignificazione” del territorio delle dif-
zione di mappe del valore territoriale               ferenze, partendo proprio da quella situa-
4.1 Il paesaggio come progetto                       zione di silenzio, nascondimento, debo-
Si è introdotta nelle note precedenti (pun-          lezza della percezione del territorio loca-
to 1.1) una riflessione sul paesaggio che            le; non contano e non operano quindi sul
ci porta a leggere nelle profonde e diffuse          ”dato” (un paesaggio consolidato del lo-
trasformazioni in atto nel territorio una            cale, che non c’è) ma su una immagine
decostruzione della storia dei luoghi ed un          incerta, su quella radice del locale som-
degrado rilevante della “natura”, dell’am-           merso che si comincia a riconoscere come
biente, che non consentono di riferirsi ad           valore e ricchezza potenziale.
un dato riconosciuto di storia e natura e            Una ridefinizione di senso del territorio,
ad una percezione paesistica consolidata             che si produce intenzionalmente (da parte
e socialmente condivisa.                             della società insediata) come “progettuali-
Le definizioni sintetiche ed “estreme” che           tà” dentro il percorso di costruzione di sce-
si sono utilizzate per esprimere il senso di         nari del locale strategico nelle esperienze
tale condizione ( “il paesaggio inesisten-           in atto; il paesaggio possibile e sperato è
te”, “il silenzio del locale”) rappresenta-          condotto quindi ad essere “un costrutto”
no questa condizione, che pure ci lascia             e come tale si configura in quei percorsi.
scoprire (1.2) come il locale sommerso,              In tale senso possiamo utilizzare propria-
misconosciuto, sia una armatura fonda-               mente per tale costruzione in corso la de-
mentale della struttura territoriale.                finizione di “paesaggio volontario”: una
Ed ulteriormente la lettura strutturale del-         “chance” da perseguire in base a volizioni
le trasformazioni in atto (punto 2) indivi-          progettuali; e almeno producendo, si è det-
dua le strutture del molteplice locale come          to, segnali e tracciati parziali in tal senso.14
spazio privilegiato della produzione e dei
mondi di vita e campo essenziale della               4.2 La rappresentazione e la costruzione
estrazione di valore; ove si pone la que-            di mappe mentali della consapevolezza del
stione strategica del riconoscimento e della         valore territoriale
valorizzazione del locale come posta in              La ricerca si pone quindi nel contesto di
gioco tra consumo di tale risorsa e ripro-           processi incipienti o percorsi già più defi-
duzione durevole del la qualità territoria-          niti di risignificazione del territorio, di
le, del territorio delle differenze, del va-         costruzione dl nuovo paesaggio, che ri-
lore aggiunto territoriale.                          chiede (e suggerisce anche) alla ricerca
I percorsi, progetti e scenari di locale stra-       stessa parole, segni, strumenti per espri-
tegico che si sono poi descritti e analizza-         mersi; richiede sostanzialmente materiali
ti (punto 3) agiscono in tale prospettiva e          e metodi di definizione, di figurazione di
debbono necessariamente elaborare una                nuove mappe.
 14
    Si rimanda, ancora, al saggio Ferraresi [2004a] sul “paesaggio volontario” citato nella prima
nota. E si richiamano altre citazioni in note precedenti su contributi offerti dal testo (curato da
Clementi [2002]) “Interpretazioni del paesaggio” in ordine alla concezione del paesaggio come
costruzione intenzionale, volontaria, progettuale.
In questo stesso senso si esprimono, ed in termini ancora più marcati, altri contributi che considera-
no il paesaggio come “risorsa progettuale” e come rappresentazione che può avere matrici intenzio-
nali e relazionali (Dematteis 2000). O che ci forniscono materiali critici sulla pretesa natura ogget-
tiva delle rappresentazioni (del paesaggio come “dato”), ridefinibili piuttosto, attraverso “forme
dell’intenzione” (Baxandall [2000]), quali “costrutti”.
Si richiama anche il testo di Turri [1998] che introduce la definizione del “paesaggio come teatro”.
Il paesaggio rappresenta il territorio vissuto ed è praticato da spettatori ma anche da attori ed autori
che “fanno” il paesaggio stesso.
Giorgio Ferraresi                           208

Questi percorsi che tendono a sviluppare        espressione di conoscenza e consapevo-
strategie di altro sviluppo devono poter        lezza (nella comunicazione sociale ed
elaborare, come passaggio necessario e          esperta): due forme di efficacia esterna
precondizione per ogni possibile trasfor-       rispettivamente sui processi reali in atto e
mazione, una rappresentazione del valore        sulla generazione di capitali sociali di co-
locale come costruzione ed espressione          noscenza (sui quali si ritornerà specifica-
della consapevolezza del patrimonio ter-        mente nel punto finale dello scritto).
ritoriale dei luoghi e delle loro ricchezze
potenziali e criticità.                         5. Una tesi sulla rappresentazione: de-
Si tratta di rimettere al mondo, primo di       costruire le mappe date, costruire nuo-
tutto, la conoscibilità/operabilità del ter-    ve mappe del valore territoriale con al-
ritorio locale premessa e materia prima di      tri codici e linguaggi identitari
ogni scenario del locale strategico.            5.1 Il contributo caratterizzante “di scuo-
E si tratta necessariamente di mappe men-       la” e le sue articolazioni
tali (prima ancora che di una conformazio-      La ricerca di sede di Milano ha in effetti
ne di mappe/strumenti); e di mappe sociali      affrontato questioni di fondo intorno a tali
(si veda 3.2), processi di produzione so-       nodi di metodo, linguaggio, codici ed ef-
ciale, costruzione di capitale sociale.         ficacia della rappresentazione, fornendo
Questo quindi il “mandato” alla ricerca         indubbiamente un contributo fortemente
sperimentale e teorica sulla rappresenta-       connotato nel suo insieme e sufficiente-
zione del territorio.                           mente strutturato; ed ora reinterpretato in
In questo senso la ricerca di questa sede       termini più sistematici che possono con-
ha assunto il compiti di espressione inte-      figurare una tesi generale proponibile an-
rattiva e di strumentazione della risigni-      che in altri contesti e dialogante con altri
ficazione del territorio e di costruzione       approcci in interni o esterni a questa ri-
della consapevolezza del valore locale:         cerca.
- elaborando, innanzitutto, e sperimentan-      Il lavoro, articolato infatti in casi e poi in
do nei laboratori territoriali codici e lin-    temi emergenti dai casi (negli altri saggi
guaggi della rappresentazione in ordine a       che fanno capo alla sede di Milano), ha
questo compito;                                 fornito risultati differenziati secondo i
- e sviluppando, ora in questo studio in        contesti problematici specifici, ma ha po-
particolare, sistemazione teorica e valuta-     tuto convergere su alcuni esiti comuni;
zione, verifica di efficacia della ricerca      questo è anche dovuto ad alcune comuni
sperimentale.                                   premesse sin dalla impostazione iniziale
E la stessa valutazione di efficacia, che an-   di cui qui discutiamo.
cora qui si propone, riguarda innanzitutto la   L’approccio di fondo comune a questi con-
capacità di produrre i linguaggi coerenti e     tributi “milanesi”, deve essere quindi con-
adeguati agli scopi primari individuati:        siderato come una base condivisa, alme-
- che siano in grado cioè di esplicitare,       no in parte, una direzione generale di la-
identificare, il valore locale e di aggregar-   voro variamente articolata.
lo in sistemi (efficacia interna, di avanza-    Naturalmente la trattazione che segue della
mento disciplinare, nella definizione di        connotazione generale delle opzioni del
metodi e strumenti di espressione del tema      gruppo di lavoro di Milano si avvale di
in campo);                                      contestuali o successivi riferimenti e riman-
- in grado inoltre di nutrire i processi tra-   di agli elaborati specifici; in particolare in
sformativi e la produzione degli strumen-       ordine ad alcuni temi dei contributi sui casi
ti progettuali (scenari, piani e politiche);    che fanno emergere egregiamente questio-
e di fornire comunque reali mezzi di            ni nodali dell’approccio generale.
209   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

5.2 Decostruire le mappe date, denatura-                 locale”, sono rappresentazioni del paesag-
lizzare, eliminare il rumore di fondo                    gio locale “inesistente”; annullano nella
La ricerca rivela, nella sua connotazione                omologazione unica della misura, della
generale, un approccio alla rappresenta-                 geometria, della denotazione funzionale,
zione fortemente selettivo degli elementi                la possibilità di discernere i caratteri di-
territoriali, che privilegia ed “isola” gli              stintivi, qualitativi, dei luoghi.
elementi della identità territoriale, i carat-           La ricerca indica quindi un metodo basa-
teri distintivi, locali, del territorio; e que-          to innanzitutto sulla “decostruzione” del-
sto approccio conforma appunto il meto-                  le mappe date, che precede logicamente
do di costruzione delle mappe, il linguag-               ma che è contestuale alla ricomposizione
gio adottato ed i suoi codici.                           delle mappe in base a nuove configura-
Essenzialmente si tratta di una rappresen-               zioni di identità territoriale.
tazione del territorio che si discosta netta-            Si tratta anche di una operazione di “dena-
mente dalla cartografia tecnica data (le basi            turalizzazione”, che significa sottoporre a
CTR ad esempio o le foto-rappresentazio-                 critica e delegittimare l’autorevolezza di
ni), cioè da un approccio “positivista” e “og-           quegli strumenti, le mappe “correnti”, tec-
gettivante” (pur nelle diverse forme carto-              niche e funzionali, che sono “naturalmen-
grafiche date). Si opta per una operazione               te”, ovviamente accettate e adottate dagli
rifondativa di selezione/ estrazione e nuova             esperti e soprattutto dal senso comune; e che
espressione di elementi del “valore” territo-            costituiscono l’unica visione riconosciuta, la
riale e della “peculiarità identitaria”.15               diffusa mappa mentale del non-paesaggio.16
Si attenuano o si abbandonano alcuni dei
dati base che costituiscono solo “rumore                 5.3 Nuove mappe ricostruite su “pagina
di fondo” ai fini degli obiettivi assunti dalla          bianca”, nuovi codici del valore territo-
ricerca e dai laboratori referenti; per estrar-          riale
re solo (o esprimere invece ex novo) gli                 Il metodo adottato quindi, mentre opera
elementi distintivi dei diversi contesti ter-            una astrazione dalla pretesa oggettività
ritoriali che denotano “valore” e “signi-                delle rappresentazione tecniche consoli-
ficato” del territorio.                                  date, individua e correla gli elementi della
In ciò la ricerca si pone in coerenza con il             risignificazione del territorio, ricostruen-
contesto problematico sopra analizzato,                  do una nuova mappa mentale di tipo iden-
che muove dalla interpretazione della dif-               titario (specifici valori territoriali) secon-
fusione urbana, riconoscendo una struttu-                do codici di lettura corrispondenti.
rale coerenza delle mappe tecniche date                  Le configurazioni che ne nascono abban-
con la sommersione ed il non riconosci-                  donano la carta base e ne esprimono una
mento del territorio delle differenze; tali              nuova; le cartografie si ridisegnano su una
mappe sono strumenti del “silenzio del                   “base bianca”, selezionando dalle carto-
 15
    Un utile contributo (a molte voci, diverse posizioni, materiali empirici e riflessioni teoriche) è
stato sviluppato sulla rivista AL (degli Ordini degli Architetti lombardi) su “Territorio e forme di
rappresentazione” che tratta essenzialmente il rapporto tra SIT, cartografie tecniche regionali (basi/
dati) e intenzioni di rappresentazione del territorio nel progetto e piano della trasformazione e nella
cartografia paesistica; tra “mappe oggettive” e “senso del territorio”. Si vedano in particolare i
contributi di P. Gabellini (che discute anche le forme degli scenari comunicativi, del “discorso
visivo”), G. Beltrame (interpretazione del paesaggio), P. Viganò (disegno e dato).
16
    Si utilizza il termine “denaturalizzare” utilizzato da Mauro Giusti in vari studi; in particolare si veda il
suo saggio (Giusti [2001]) sulle “forme partecipative della rappresentazione” (in Magnaghi [2001a]).
Ove il termine si riferisce alla critica e ricostruzione di bisogni ed esigenze indotte e che qui si impiega,
in senso traslato, in ordine alla messa in discussione del “dato” della rappresentazione tecnica “imposta”.
Le mappe mentali socialmente prodotte sono costruzioni di “mente locale” (La Cecla [1993]).
Giorgio Ferraresi                                 210

grafie tecniche solo gli elementi adeguati            prima , si è detto, della costruzione di con-
alla intenzionalità di rappresentazione del           sapevolezza della posta in gioco; e del gio-
“carattere distintivo” territoriale.                  co della posta nel progetto.
Non si propone quindi di caricare di sen-             Si deve sottolineare che tutti i processi (nei
so ulteriore le mappe date, mantenendole              diversi casi trattati) di produzione del lessico
nella loro struttura e complessificandone             delle nuove mappe hanno seguito uno schema
i codici; ma di conformare nuove mappe                comune di base (salvo poi le articolazioni in-
in base a nuovi codici.                               terne). Secondo una sequenza che prevede:
La mappatura esprime in tal senso forme,              - selezione ed immissione nella mappa di
figurazioni e ordinamenti in codici di carat-         nuovi o risignificati elementi in grado di
tere fortemente innovativo, sostenuta anche           definire i caratteri distintivi elementari (un
da componenti ulteriori di de nominazione             nuovo “data base”); un approccio analiti-
e denotazione di altra natura (abachi, descri-        co interpretativo;
zione specifica e catalogazione di elementi           - aggregazione degli elementi in sistemi
ed ambienti complessi del territorio); che si         locali complessi (ambienti insediativi,
correlano al progetto, divengono la base di           unità ambientali) e denominazione, iden-
scenari del locale (di rete, d’area o di pro-         tificazione, assegnazione cioè di valore
getti e piani specifici).                             specifico, identitario; un approccio inter-
Inoltre i codici ed i linguaggi espressi (pro-        pretativo progettuale, già propositivo di
prio discostandosi dalle rappresentazioni             senso ulteriore;
tecniche dei “data base”) appaiono fortemen-          - riconoscimento intenzionato di sistemi
te orientati alla comunicazione coi soggetti non      locali vasti (tipi territoriali, campi territo-
tecnici e non esperti. Sono nettamente caratte-       riali e reti interlocali); un approccio di
rizzati in tal senso per perseguire esiti di co-      strutturazione strategica.
struzione condivisa di interpretazioni del
territorio, destinata a divenire patrimonio           5.4 Rimandi ai casi ed ai saggi specifici
comune della società insediata; di “capitale          di sede; ed a note sull’efficacia
sociale” in tal senso, secondo una nuova acce-        Alcune questioni nodali, emergenti dall’ap-
zione del termine già introdotta in queste note.      proccio comune ora delineato in sintesi, ven-
Ciò vale a maggior ragione per colmare il             gono sviluppate qui di seguito (punto 6) con
“gap” di consapevolezza sul valore degli              riferimento prevalente all’uno od all’altro
spazi aperti che costituiscono il “territorio         saggio/caso, utilizzando i riferimenti agli
bianco” (il deserto della rappresentazione)           specifici materiali in ordine al contributo
della analitica e della pianificazione funzio-        centrale che ognuno di essi fornisce. Senza
nalistica dominanti; ed il campo del consu-           pretendere di esaurirne il contenuto più este-
mo e della svendita di risorse preziose.17            so per il quale si rimanda ai saggi e che tro-
La rappresentazione selettiva della differen-         va comunque traccia (quasi un indice) in
za, la nuova mappa, mentre decostruisce e             brevi note specifiche allegate (note 18-20).
“denaturalizza” visioni dominanti e omolo-            Contestualmente vengono considerate, nei
ganti, nutre al contrario quei percorsi di pro-       temi espressi dai casi, le valutazioni di effi-
getto e quelle soggettività in campo che agi-         cacia che sono componente strutturale della
scono tentativi di strategie locali, fornendo         ricerca; anche in rapporto a considerazioni
strumenti per la rappresentabilità del locale         di quadro in altri punti dello scritto e nel
differenziato, del valore territoriale: materia       punto conclusivo, all’efficacia dedicato.
17
   In generale sugli aspetti comunicativi e di costruzione sociale della rappresentazione si rimanda
a precedenti note 4, 13 e 16. Può essere richiamato al proposito, il saggio di G. Ferraresi [2003] per
ripercorrere un excursus sulle diverse fasi e ruoli della costruzione sociale dei processi interpretativi
e progettuali (o di piano) del territorio.
211   Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio

6. Alcuni nodi dell’approccio alla rap-               delle mappe ed il suo metodo.
presentazione ed alla sua efficacia; uti-             Si estrae qui prima di tutto, dai materiali
lizzando materiali dei vari saggi di sede             che hanno conformato il saggio citato, la
6.1 La formazione di codici del linguag-              sequenza iniziale delle “mappe di inter-
gio della rappresentazione identitaria:               pretazione del territorio” e di costituzio-
decostruzione e ricostruzione di mappe nel            ne del “modello territoriale” identitario.
caso degli studi; sul progetto territoriale           La prima mappa interpretativa (studiata
di guida alla ” Pedemontana lombarda”18               ma non riportata nel saggio finale di Ado-
La ricerca su questo caso fornisce una let-           bati/Oliveri, per privilegiare la mappa di
tura sistematica del progetto di valutazio-           modello) è qui considerata importante “in
ne del Sistema viabilistico pedemontano               negativo”, proprio perché rappresenta il
(e di proposizione di soluzioni alternative           processo di “decostruzione”, di abbando-
allo stesso), elaborato nel 2000/01 all’in-           no della base dati indifferenziata, verso
terno del Laboratorio di Progettazione                l’estrazione di elementi di qualità e diffe-
Ecologica, con la direzione scientifica di            renza. Si utilizza ancora in questa tavola
G. Ferraresi.                                         la cartografia tecnica data (CTR) e si se-
Lo studio del caso (riletto, in ordine alla           lezionano alcuni elementi (colore), am-
rappresentazione, nel saggio di Adobati ed            bientali soprattutto, relativi agli spazi aper-
Oliveri, che hanno collaborato con altri              ti; ma anche insediativi, utili al fine della
anche alla elaborazione del progetto) sem-            costruzione della mappa identitaria.
bra esplicitare, con chiarezza e densità,             La seconda, il modello (una risignifica-
quella sequenza comune proposta alle ri-              zione del termine “modello” rispetto al suo
cerche di sede (selezione, aggregazione,              senso originario di natura scientista/razio-
strutturazione degli elementi dell’identità           nalista) è appunto la prima mappa identi-
territoriale) in ordine alla formazione di            taria,
un nuovo linguaggio di mappe della rap-               Ha “eliminato” la base CRT di ed il suo
presentazione identitaria.                            “rumore di fondo”. E soprattutto compo-
In particolare si mette in evidenza la pra-           ne il codice del linguaggio identitario.
tica della “decostruzione e ricostruzione”            La doppia legenda di questa mappa di
18
   Precedenti pubblicazioni sul caso della “Pedemontana lombarda” trattato nel saggio: Adobati, Olivieri
[2004]; Ferraresi, Moretti, Facchinetti (a cura di) [2004]; Ferraresi, Adobati, Olivieri (2004); Ferraresi
[2004b]: questo scritto contiene riferimenti anche agli altri casi/saggi del gruppo di ricerca di Milano.
Si è trattato di un processo di produzione di un quadro e di criteri di valorizzazione territoriale quale
guida e regola di un intervento infrastrutturale di grande rilevanza (la “Pedemontana” lombarda a
nord di Milano) per una vasta rete di comuni associati tra Brianza, Lecchese e Bergamasco. Un
processo che ha condotto a elaborare una sequenza di atti di rappresentazione ed interpretazione del
territorio sino alla produzione di scenario ed alla costruzione di indirizzi articolati di gestione e
progetto: una elaborazione che costituisce il vero centro ed il cuore della proposta di assunzione di
una responsabilità condivisa tra i diversi attori locali sulla trasformazione territoriale complessiva,
anche oltre la focalizzazione specifica sulla valutazione di impatto del progetto infrastrutturale o
sulla sua concezione alternativa (la “Rete pedemontana”).
Le mappe prodotte sono rilette all’interno del percorso progettuale e di esse viene data una interpre-
tazione rispetto alle modalità di rappresentazione e al rapporto tra rappresentazione e comunicazio-
ne nei confronti degli attori coinvolti; per ognuna delle elaborazioni si discutono:
. funzione e rilevanza all’interno del processo;
. codice di struttura della rappresentazione;
. codice di comunicazione.
Infine si introducono, secondo la stessa scansione e nello stesso testo, le valutazioni di effica-
cia della rappresentazione, appunto adottando la suddetta articolazione tra efficacia interna,
esterna, ed effetti generativi.
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