Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza
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Forma e figurazione di mappe per la costruzione condivisa di consapevolezza del territorio - Una tesi sulla rappresentazione identitaria del locale strategico: quadro problematico, metodo, linguaggio, efficacia Giorgio Ferraresi Premessa: il contesto e la natura di que- frontato questioni di fondo intorno a me- sto contributo: da una condizione ter- todo, linguaggio, codici ed efficacia della ritoriale specifica un approccio generale rappresentazione, fornendo un contributo alla rappresentazione ed una sua valu- originale, orientato dalla necessità di risi- tazione gnificare il paesaggio destrutturato della La tesi e la proposta di un codice di con- città diffusa ( del “nord” italiano); ma figurazione delle mappe territoriali che proprio per questo (essendo questa una si sviluppa in questo scritto (e che si ri- trasformazione strutturale dominante) la trova in varie forme negli altri saggi del ricerca può configurare una tesi gene- gruppo di lavoro di Milano) vengono qui rale, una delle possibili concettualizza- anticipatamente espresse in sintesi per zioni (e sperimentazioni di fattibilità) della orientarne la lettura. rappresentazione nei processi di valoriz- Questo contributo nasce nel corso della zazione del territorio locale. ricerca di sede; riprende le premesse teo- Una tesi che si è consolidata e confronta- riche ed empiriche da cui, in quel conte- ta con altre posizioni simili o di diversa sto, la ricerca è mossa; si sviluppa nello natura ed esito nella rete nazionale della stretto scambio con gli elaborati che na- ricerca, con alcuni elementi di confronto scono dai casi trattati nell’area e poi ritrat- internazionale. tati in questo volume con riferimento, più In queste note si sostiene essenzialmente che ai casi, ai temi da essi emergenti. che i processi di diffusione urbana produ- Riflette quindi elementi propri del ter- cono una destrutturazione delle forme ter- ritorio lombardo e della regione insedia- ritoriali del “moderno industriale e me- tiva milanese. tropolitano” e contestualmente una som- Ma quel contesto ed i casi ivi collocati, mersione (assedio, invasione, infiltrazio- esprimono una “condizione urbana e ter- ne, degenerazione) delle forme del terri- ritoriale” che ha connotati di rilevante in- torio storico e locale. teresse generale, quasi un paradigma del- In particolare la struttura territoriale dif- la città postfordista e della diffusione ur- ferenziata in sistemi locali non è ricono- bana in situazione metropolitana; o me- sciuta come valore, è un “paesaggio ine- glio post-metropolitana (come si sostie- sistente”, uno spazio deserto da occupa- ne) in rapporto alla trasformazione del re, un deserto territoriale per il senso co- modello centro-periferico del territorio mune e per gli interessi dominanti. della metropoli e della stessa configura- In realtà questi processi di diffusione (e zione a “rete plurima/dipendente” che ne l’organizzazione post-fordista e post-me- ha costituito la forma più matura ed è ora tropolitana del lavoro che li esprime), as- in fase di mutazione strutturale ulteriore. sumono il territorio vasto e molteplice e Più direttamente la ricerca di sede ha af- le sue strutture locali come nuovo spazio
Giorgio Ferraresi 196 La diffusione urbana nella Regione Milanese (fonte: Triennale di Milano [2004]) privilegiato della produzione (e dei mon- differenze territoriali, il senso dei luoghi. di di vita) e campo essenziale della estra- E di una ricostruzione radicale (su “pa- zione di valore (con diversi esiti alternati- gina bianca”) degli elementi propri dei vi possibili su cui torneremo). caratteri identitari dei sistemi locali: un Si pone quindi la questione strategica di approccio ed un metodo per riconoscere riconoscimento e valorizzazione del ter- e denotare il valore territoriale. ritorio locale come” posta in gioco” fon- Questo saggio intende ricostruire questo damentale; e tale esigenza si pone proprio processo di ricerca; e segnalarne alcuni in quella situazione di silenzio, nascondi- esiti disciplinari acquisiti che denotano mento, morte della percezione dello stes- una prima forma di efficacia, interna so territorio locale. (come avanzamento disciplinare appunto) Sono in corso, in tal senso, processi di in ordine alla capacità di strutturazione ed costruzione di un nuovo “paesaggio vo- operabilità dei linguaggi e dei codici nel lontario”, come ricostruzione intenziona- contesto problematico dato. le, progettuale del paesaggio del territorio Ma intende anche introdurre elementi va- locale; “costrutto” in cui si colloca il ruolo e lutativi relativi alla efficacia esterna, alla la natura sociale della rappresentazione: pro- correlazione attiva con i processi di tra- duzione di mappe mentali, processi di ela- sformazione in campo. borazione sociale della consapevolezza. Ed osservare, in particolare, come appor- Qui nasce, in rapporto a tali processi, la to proprio di questo filone della ricerca, tesi e la sperimentazione di una necessa- la “capacità generativa” della rappresen- ria operazione di cancellazione delle map- tazione come processo condiviso e social- pe correnti, del rumore di fondo che non mente strutturato, capace di fertilizzare fa intendere e discernere i caratteri delle ambiti più vasti e diversi 1 Alcuni punti della prima parte di questo scritto (i punti 1 e 4, in particolare) hanno assunto come base di riferimento, qui ripresa parzialmente o rielaborata, il saggio (da atti seminariali) Ferraresi [2004a]; in ordine, essenzialmente, ai temi del degrado del paesaggio, del silenzio del locale nella città diffusa e, appunto, del “paesaggio volontario”.
197 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio 1. Il “paesaggio inesistente” nella città osservazione empirica del territorio, da una diffusa: il locale non riconosciuto e tut- percezione sintetica del paesaggio in cam- tavia infrastruttura del territorio1 po, anche utilizzando appunti di viaggio, 1.1 Destrutturazione / sommersione delle sguardi casuali ma significativi di brani del forme moderne e storiche del territorio, il territorio: le immagini fotografiche che si silenzio del locale presentano, a fianco di materiali di studi e Questa linea di ricerca intende quindi con- letture interpretative già elaborate.2 frontarsi con una condizione contempo- Il processo di diffusione degli insediamenti ranea che conforma di sé vasti territori, e che osserviamo è stato definito come “cit- che riguarda le regioni degli insediamenti tà diffusa”, o altrimenti denominato: “cit- diffusi in aree dello sviluppo: sistemi me- tà ubiqua”, “città infinita”. Ma la ricorren- tropolitani (oltre il modello della metro- za del termine “città” è del tutto impropria, poli) ed altre vaste aree di recente industria- in quanto la diffusione tende a far scompa- lizzazione (l’evoluzione della “terza Italia”, rire i caratteri specifici dell’urbano e conte- le aree del nuovo “sviluppo” in territori un stualmente quelli della campagna, le forme tempo a bassa industrializzazione). distinte dell’insediamento aggregato e dello E intende affrontare la questione della rap- spazio aperto. Immagini della Negatività presentazione e della sua efficacia in uno dei (territorio agricolo, ambiente, natura), in un quadri possibili di questa condizione, ma che contesto generale in cui nulla e tutto è città ne è anche il cuore, data la sua rilevanza: e nulla e tutto è campagna.3 una vasta regione urbana “ex metropoli- E’ questa condizione che destruttura il tana”, di cui coglie fondamentali elemen- paesaggio della memoria e della storia dei ti paradigmatici e strutturali. luoghi e le proprietà della natura (che sia Di fronte a questo complesso tema la ri- “prima” o “seconda, cioè antropizzata) in cerca sceglie di operare sui materiali ana- un insieme funzionale a nuove condizioni litici e progettuali di laboratori in atto che del vivere, produrre, scambiare. si propongono di dare esiti orientati a que- Gli appunti per immagini che scorriamo ci sta condizione indefinita e dequalificata rivelano contesti ove gli elementi “esimi”, “di di urbanizzazione diffusa, attorno a stra- bellezza emergente”, le cose notevoli o aggra- tegie di sviluppo locale, di sostenibilità, ziate, (che pure esistono, che permangono) sono strutturazione a rete del territorio e dei o tendono ad essere elementi isolati o bran- processi di governo (su cui si tornerà spe- delli: non “sistemi”, se non raramente. cificamente, in particolare al punto 3). Mentre “sistema” (o meglio struttura este- Ma i temi di fondo su cui si opera si posso- sa, materia e figura dominante) tendono ad no far emergere muovendo da una prima essere i “territori grigi”, gli “spazi vaghi”, 2 Buona parte delle immagini fotografiche (quasi appunti di viaggio) collocate in questi primi punti del testo, sono tratte da un archivio di F. Adobati (autore di uno dei saggi del presente volume) o da materiali dei piani di cui si tratta in questo scritto . Alcune delle stesse immagini sono state utilizzate nel saggio Ferraresi [2004], citato nella nota precedente, e nel seminario relativo. L’immagine satellitare della “regione milanese” è tratta dai materiali della mostra “La città infinita” (Triennale [2004]). 3 L’ampia letteratura sulla dispersione e diffusione urbana nel territorio non può essere qui ripresa. Assai utile per una focalizzazione in merito sull’area del nord italiano può essere il testo di Turri [2000] che pure utilizza con qualche forzatura (anche temporale) il riferimento al concetto espresso da Gottmann (megalopoli appunto). Il testo rimanda ad una sistematica bibliografia pluridisciplina- re in merito, sia nell’area specifica, che in altri territori della diffusione ed in termini generali. Si richiama inoltre il testo curato da F. Indovina più di un decennio fa (Indovina [1990]) che ha avuto un ruolo importante nella adozione del termine “città diffusa”. “La città infinita” è la definizione proposta recentemente, invece, da A. Bonomi ed A. Abruzzese nella mostra omonima sulla regione milanese già citata (Triennale [2004]).
Giorgio Ferraresi 198 Immagini del degrado della diffusione urbana brani di campagna urbanizzata, agricoltura territoriale sommersi o dispersi; non con- marginale e capannoni, piccole e medie fab- sentono di riferirsi ad una mappa palese e briche disperse o aggregate in galassie con consolidata di storia e natura dei luoghi, residenze periferiche e centri storici anne- ad una percezione paesistica del “territo- gati in espansioni indistinte. rio delle “differenze” come visione stabi- Un non-paesaggio, come immagine imme- le, riconosciuta, condivisa nella “cultura diata e come degrado vissuto. colta” ma ancor più nel senso comune. Questa destrutturazione della storia dei In tal senso il paesaggio locale è un “pae- luoghi ed un degrado rilevante della “na- saggio inesistente”.4 tura”, dell’ambiente, rendono “irriconosci- La diffusione dell’indistinto città/campa- bili” gli elementi di valore e di differenza gna ci immerge nel “silenzio del locale”. 4 Un articolato e denso confronto sulla tematica del paesaggio, sulla sua “crisi” e sulle pratiche e teorie della sua ridefinizione, costruzione, gestione, è trattato nel testo (curato da Clementi [2002]) “Interpretazioni del paesaggio”, che presenta i risultati della ricerca sulle nuove strategie del pae- saggio affidata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali alla Società Italiana degli Urbanisti. Alcuni dei saggi in quel testo intrecciano questioni relative al paesaggio qui trattate (principalmente in questo punto e nel punto 4). In particolare si richiamano il saggio introduttivo di Clementi, e quelli di Gambino, Palermo/Pasqui/Savoldi, Castelnovi, Lanzani, che in diversi termini offrono materiali di riflessione sia sulla destrutturazione in atto del paesaggio che sulla sua possibile reinter- pretazione e operabilità come campo / risorsa di progetto o di politiche, in un processo di attribuzio- ne di senso al territorio: la questione del paesaggio intenzionale, volontario, progettuale. Inoltre alcuni di questi, Castelnovi (ma anche Zanchini) con particolare focalizzazione, pongono il tema del paesaggio come costrutto sociale.
199 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio diffusa una “struttura”: si tratta di una condi- zione, appunto, di un fenomeno pervasivo, non di una struttura coerente. E qui sta il carattere ideologico della concezione della città diffu- sa come figura territoriale unitaria. Lo sguardo “unitarista” non è sostenibile, non è in grado di comprendere questa re- altà. Unitarista era piuttosto la concezione dell’area metropolitana come sistema gerar- chico appunto polare, unificato dalla rela- zione dominante col centro maggiore. Si badi bene (riprendendo quanto accen- nato) che il fenomeno diffusivo che stia- mo leggendo riguarda anche la destruttu- razione dell’organizzazione centro- peri- ferica e delle reti dipendenti dal centro, che decadono come strutture del “proget- to moderno” metropolitano discendente dalla città fabbrica . Potevamo nei decen- ni passati seguire la sua estensione incon- trastata; ora assistiamo alla sua stessa de- cadenza come struttura prevalente.5 E’ piuttosto il locale il protagonista non riconosciuto. L’urbanizzazione diffusa tende infatti a Immagini del valore locale “confinato sommergere il locale, le differenze, ma - 1.2 Il locale come infrastruttura del territorio non troppo paradossalmente - vive del lo- Eppure il locale persiste ed anzi si può so- cale. Si può ben sostenere che può realiz- stenere che costituisca un elemento rilevan- zarsi proprio perché esiste un’infrastruttura te della diffusione urbana: un suo campo territoriale locale che la regge e che, pur privilegiato ed una sua infrastruttura. degradandosi, per altri versi diviene fonda- Innanzitutto non pare accettabile considera- mentale, assume ruolo portante nella nuova re che la diffusione urbana corrisponda ad condizione, anche producendo neo-forma- una struttura omologa, che rappresenti un zioni, sovrapposte al locale storico: ma que- modello unitario globale. Si è già osservato ste convivono con (e si appoggiano a) siste- per un verso come sia improprio definire mi di lunga durata, sistemi insediativi mul- questa condizione “città diffusa “ (in ordine tipolari, reti naturali, fluviali, territori aper- alla contraddizione rappresentata dall’uso ti, che vengono invasi ma che assumono del termine città); ma è altrettanto impro- comunque ruolo di ammortizzatori e com- prio inoltre considerare questa condizione pensatori o di micro-organizzatori. 5 Gli studi di M. Prusicki sull’area di Chiaravalle a Milano (Prusicki [1999]) costituiscono uno sviluppo di una fase della ricerca sull’area del Lambro, Seveso e Olona (IReR [1995]), con esiti ulteriori. Questi studi ci propongono, con chiarezza interpretativa, mappe del territorio preindu- striale e mappe del territorio industriale. Si riportano qui due immagini relative a queste due fasi. La destrutturazione in atto del primo paesaggio, di lunga durata, stratificazione plurisecolare (boni- fica, “agerratio”, strutturazione agricola monastica, presenza e figurazione del sacro, ancora produ- zione agricola) porta con se anche la perdita di coerenza ed il degrado dello stesso paesaggio del moderno industrialista che aveva invaso la scena nel ’900. E pone il tema di un nuovo paesaggio che riparta dal patrimonio di lunga durata doppiamente sommerso.
Giorgio Ferraresi 200 In realtà la condizione di diffusione urba- Magentino); o tra queste e gli ambienti na fa uscire il territorio locale dalla margi- insediativi collinari o delle aste di espan- nalità, lo usa proprio mentre lo aggredisce. sione industriale (“Olonia”). Tale eviden- Possiamo considerare letture e interpreta- za del “territorio delle differenze” si ma- zioni di configurazioni territoriali, prima nifesta con chiarezza in alcune ricerche di introdurre considerazioni di struttura. (di cui si riporta qualche immagine) pro- Se ben osserviamo il contesto della (ex) dotte in questo contesto culturale territo- regione metropolitana milanese, si possono rialista, nella stessa presente ricerca o nei distinguere più di una decina (almeno) di suoi dialoghi con altri studi.6 “ambienti insediativi” profondamente diver- In altre parole la nuova città estesa si fon- si sia per quanto riguarda gli insediamenti da sulle differenze che tende a distrugge- che gli aspetti ambientali. Ad esempio, per re; si “impiglia nel locale” e si articola in citare una caso significativo e paradossale, diversi ambienti insediativi.7 la Brianza centrale è profondamente diver- Questa condizione territoriale rappresen- sa dalla prossima Brianza orientale (il Vi- ta una delle forme della contraddizione tra mercatese /Trezzese), più simile (per alcuni locale e globale che percorre tutto il mon- aspetti) alle contigue aree lecchesi e berga- do, nella quale siamo situati e rispetto alla masche. La prima dispiega un insediamen- quale si sviluppano progettualità alterna- to edificato quasi continuo, una sorta di tive anche in questo contesto. estensione contigua della periferia milanese con minori isole ambientali chiuse. La se- conda presenta un territorio policentrico con prevalenza degli spazi aperti che possono ancora essere progettati collegandoli in se- quenze (reti ecologiche) e supporta una strut- tura produttiva, in parte neotecnica (l’infor- matica), che utilizza opportunità insediative qualitative e quantitative ancora rilevanti. Ma ben più ampia è la radicale diversità di struttura territoriale, produttiva e civi- le, tra la vasta pianura irrigua a multipola- rismo rado (e dominanza della maglia agri- cola larga) e il multipolarismo più denso, con maglie più fitte, della pianura asciut- ta delle spalle milanesi (come quella ora Il locale come infrastruttura del territorio: il descritta a proposito del Vimercatese, o il reticolo policentrico del Vimercatese 6 Lo studio Lambro, Seveso, Olona dell’IReR (IReR [1995]), coordinato da A. Magnaghi (cui ha partecipato chi scrive con contributi alla stessa pubblicazione) produce, come uno degli atti fonda- tivi della produzione di uno scenario di sviluppo locale dell’area, una mappa del locale aggregato in tipi territoriali che danno un quadro del “territorio delle differenze” (si veda l’immagine riportata tav. 4 dello studio LSO). Si riporta anche una mappa di scenario di quello studio “deformata” ed arricchita dagli interventi dei laboratori di cui si tratta in questo saggio. Anche in altri ambiti di ricerca “dialoganti” emergono gli elementi delle strutturazione locale del territorio, come la ricerca di P.C. Palermo per la regione urbana Milanese (Palermo [1997]). Da questa fonte l’altra immagine qui riportata: la rete, policentrica di uno di questi ambienti insediativi, il Vimercatese, contesto di molti dei laboratori suddetti. Si vedano anche le ricerche di A. Lanzani sul “territorio plurale” (Lanzani [1991]). 7 Una trattazione articolata di questi temi in un recente saggio di ci scrive su “Urbanistica” riguardo a ”Milano e le dimensioni del locale strategico” (Ferraresi [2002a]).
201 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio La destrutturazione del territorio storico e, insieme, del “mondo industriale”: Chiaravalle (MI). Sopra: elementi appartenenti alla struttura urbana; sotto: elementi della struttura agricola e della struttura urbana.
Giorgio Ferraresi 202 2. Dentro il paradigma del territorio Con la decadenza complessiva quindi del post-fordista ”modello metropolitano” polarizzato sul- 2.1 La strutturalità della nuova condizio- la città centrale (un centro industriale/dire- ne territoriale zionale ed una grande periferia dipendente) Questa condizione e contraddizione ha si sviluppa una nuova dislocazione estesa a infatti una radice strutturale, attinente al tutto il territorio di altre forme di produzio- modello di sviluppo ed alle modalità di ne (e di “organizzazione” civile e sociale), organizzazione della produzione; una sco- non basate sulla concentrazione, ma affida- perta del fondamento di ciò che è in atto. te prevalentemente a piccole e medie im- Il mutamento in corso è connesso con il prese; la concentrazione è piuttosto finan- decadere della produzione “fordista”, del ziaria e la direzione nelle “reti lunghe” modo cioè di organizzarsi della produzio- globali, che agiscono in spazi internazio- ne e del territorio basata sulla grande fab- nali, è de-situata, sta in “non luoghi“. brica e sul legame della fabbrica con la Al posto della precedente organizzazione grande città. Ed anche con la crisi, per (o meglio, convivente con alcune perma- estensione e trasformazione, della metro- nenze di quel modello) si ha nel territorio poli “keynesiana”.8 un intreccio fitto e complesso tra “mondi di vita”, produzione, e reti dei consumi; un intreccio non più districabile tra questi diversi sistemi e non più solo dipendente dal polo centrale. E’ questa la natura strut- turale della grande diffusione urbana, di ciò che potremmo definire in altri termini “la territorializzazione dell’urbano”. Ora quindi è l’intero territorio che “vie- ne messo al lavoro”, nei suoi differenti aspetti intersecati. E questo processo è esteso ma a base locale. Sono i diversi valori territoriali ad essere messi all’opera, i molti luoghi dell’abita- re, della strutturazione civile, i “capitali sociali” ed i saperi locali; sono queste di- versità e queste varie geografie ad essere utilizzate nel nuovo processo produttivo e mercantile “globale”. Questo è il campo dell’estrazione di valore. I molti “ambienti insediativi locali” (o “tipi territoriali”) che abbiamo riconosciuto sono la base del nuovo sviluppo; e ciò è l’opposto dell’immagine, che spesso si vuole dare, di una struttura unitaria ed in- differenziata della città diffusa . Questi sistemi ed ambienti locali hanno in gene- Il riconoscimento del locale: il bacino del Lam- re antiche radici nella storia del territorio, bro-Seveso-Olona, carta descrittiva-interpreta- ma ne sono anche la riconfigurazione in tiva dei sistemi territoriali base alle nuove modalità di “sviluppo”. 8 In ordine al rapporto forme della città e forme produttive ed in particolare sul rapporto tra città del fordismo e città keynesiana si veda il testo di Farinelli “Geografia” (Farinelli [2003]).
203 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio 2.2 La strategia necessaria di riconosci- che si fonda su storia e natura ma che ac- mento e valorizzazione del territorio lo- cetta la sfida di una riconfigurazione del- cale come “posta in gioco” la complessità.10 Si ritiene che così si possa leggere più La ricerca ha appunto focalizzato la sua correttamente il paradosso “dell’uso glo- attenzione su progetti che agiscono su bale del locale”: il locale viene investito e questa seconda opzione, che tentano di trasformato da questi processi globali e sviluppare questa “chance virtuosa”: pro- contemporaneamente i processi globali cessi in atto di riconoscimento e di ripro- debbono confrontarsi con il locale; la dif- duzione del valore territoriale locale, casi fusione urbana dà luogo ad una nuova da considerare “laboratori in campo” di complessità del territorio o lo distrugge. strategie di sviluppo locale. L’alternativa in campo è allora tra: - il consumo di questo locale nell’omolo- 3. Progetti e processi in campo: i luoghi gazione del mercato unico, fondato sulla di riconoscimento del territorio e di considerazione del valore territoriale come sperimentazione del locale strategico pura “risorsa” consumabile, un “non valo- 3.1 Nel corso d’opera dei laboratori ter- re” durevole, quindi, in senso proprio; ritoriali: la rappresentazione orientata al - oppure il riconoscimento e la riproduzione progetto di sviluppo locale del valore locale in grado di dialettizzare o La rappresentazione di cui si occupa la ri- governare le reti lunghe dello sviluppo. cerca non si fonda quindi sulla osservazio- La posta è la capacità, o meno, di riattiva- ne statica (e “neutrale”, potremmo dire) della re ”il ciclo della valorizzazione territoria- condizione della città/territorio; ma piutto- le”, della riproduzione di valore locale. sto sulla interpretazione di tale condizione: Qui si gioca “il locale strategico”.9 il senso, la struttura, la radice, le questioni La prima delle due opzioni in campo, cioè e le “poste” (appunto) implicate. l’uso distruttivo e l’omologazione delle Ed inoltre studia come si possa rappresen- identità articolate del territorio (che corri- tare il territorio quando esso è campo di sponde al processo in atto se non gover- una trasformazione intenzionata di que- nato), alimenta quella che si è sopra defi- sta condizione, quindi soggetto di pro- nita la “scomparsa del paesaggio”, sulla getto: la rappresentazione si esprime al- base del disconoscimento e del “consumo” lora nel corso della costruzione di sce- strutturale del valore territoriale locale. nari, “prende parte” su opzioni identifi- Mentre la seconda prospettiva, la riaper- cate (a partire dalla interpretazione dei tura di un altro ciclo, nelle nuove condi- processi in atto) verso esiti ulteriori. Una zioni, della valorizzazione delle strutture interpretazione che si colloca nel cuore territoriali locali (e delle loro reti) è anche delle elaborazioni di strategie di valoriz- la costruzione di “un nuovo paesaggio” zazione territoriale. 9 In ordine ad una rigorosa definizione e distinzione reciproca dei concetti di “valore territoriale” (come elemento costitutivo del patrimonio) e “risorsa territoriale” (come impiego/consumo di quel valore nei processi del suo uso) si rimanda al testo di Magnaghi “Lo sviluppo locale” (Magnaghi 2000 a); e a Magnaghi 2001 in ordine al tema della “riproduzione del ciclo di territorializzazione”. Questo ed altri testi della scuola territorialista fanno comunque riferimento agli studi di G. Becattini sullo “sviluppo locale” nelle discipline economiche (tra cui in particolare Becattini [1989], [1999]). Le ricerche di Dematteis e del gruppo di ricerca del Politecnico di Torino hanno elaborato in pro- fondità le definizione di Valore Aggiunto Territoriale (VAT) e di Sistema Locale Territoriale (SLoT). Si rimanda alla serie della pubblicazione “SLoT” e specificamente al saggio di F. Governa su SLoT (Governa, 2001); il testo ”Progetto implicito” (Dematteis [1995]) fonda e antecede i recenti svilup- pi della ricerca sullo sviluppo locale. 10 Il termine rimanda alla testo di A. Turco sulla teoria delle complessità territoriale (Turco [1988]).
Giorgio Ferraresi 204 Il riconoscimento e il progetto del locale. Il bacino del Lambro-Seveso-Olona, carta di sintesi pro- gettuale e carte del progetto locale nella Brianza orientale
205 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio Nel campo prescelto dell’area post-metro- Questi temi e tali relazioni con il “territo- politana (in particolare nella regione ur- rio attivo” rivelano il carattere e l’apporto bana milanese) la ricerca muove dall’ana- specifico di questo versante della ricerca: lisi di casi di quei progetti in atto; si cor- un approccio alla rappresentazione terri- rela allora attivamente con “laboratori ter- toriale fortemente “orientato al progetto”, ritoriali” che emergono in quella regio- entro un percorso che tende a far emerge- ne, che agiscono a livello intercomunale e re e configurare nuove forme di città este- nei piani e nelle politiche locali sui temi sa. Una città/territorio multicentrica, arti- di fondo posti dalla riconfigurazione in colata in ambienti insediativi connotati per atto, attivando processi autosostenibili di differenza ma connessi in sistema inter valorizzazione e reti locali autocentrate in locale: una città a rete. alternativa e competizione rispetto alle reti Una intenzionalità della rappresentazio- lunghe, eterodirette, “del globale”.11 ne così come intenzionalmente può es- In rapporto a questo quadro territoriale ed sere costruito un nuovo “paesaggio pos- a tali attori, si pongono quindi i temi della sibile”, un “paesaggio volontario” nel costituzione di patti / statuti locali e di degrado attuale (tema sviluppato nel scenari strategici del locale a rete come successivo punto 4). chiavi essenziali della interpretazione e della trasformazione. 3.2 La dimensione comunicativa ed inte- In tali scenari rivestono un ruolo rilevante rattiva e la costruzione di consapevolez- gli spazi aperti come elementi costitutivi za di territorio delle nuove configurazioni e del progetto Va comunque sottolineato che quadri in- strategico: formazione e valorizzazione di terpretativi, statuti di luogo, scenari, as- reti ecologiche, sistemi agricoli risignifi- sumono in questi laboratori e nella pro- cati in senso ambientale (ed anche nella posta di ricerca il carattere di processi e loro valenza produttiva sostenibile) e si- strumenti condivisi, socialmente costru- stemi di parco/territorio. La ricerca ha in- iti, interattivamente prodotti; orientan- teso sviluppare un contributo alla efficace do la ricerca non solo nella sua inten- rappresentazione delle loro peculiarità. zionalità al progetto ma anche in ordine 11 Si definiscono con questo termine di “laboratori” degli ambiti municipali (comuni che costrui- scono rapporti di interazione con la società insediata, percorsi partecipativi e comunicativi) sedi di processi ricorrenti che depositano, al proprio interno e reciprocamente, esperienze di pianificazione e progettazione comunale od in rete intercomunale. In questi” laboratori”, è rilevante il ruolo attivo del gruppo di lavoro della Unità di ricerca del Politecnico di Milano (Laboratorio di Progettazione Ecologica del territorio, LPE, del DiAP) come componente scientifica dei processi di progettazione e gestione da parte di amministrazioni locali (spesso in rete appunto) ed in rapporto alle pratiche di interazione e partecipazione. Alcuni di questi stessi processi di sperimentazione sono assunti come casi di riferimento per lo sviluppo della ricerca. Si tratta di casi di produzione plurima di Piani comunali prevalentemente nel- l’area della Brianza orientale; e del caso (che rivela correlazioni con altri più complessi sviluppi di progetti e politiche, consortili o di agenzia/consorzi) di uno studio di area vasta che coinvolge la stessa area della Brianza e parti del Bergamasco e del Lecchese (il caso della Rete Pedemontana Lombarda). Su alcuni di tali casi si sviluppano i saggi delle sede milanese di ricerca che vengono trattati specificamente (come si accenna nel testo) nel punto 6 ; al quale (ed alle note relative) si rimanda, Si sono sviluppate anche riflessioni di comparazione con esperienze “identitarie” francesi (il caso dei Pays) che hanno dato luogo ad un altro saggio (si veda ancora il punto 6), Il Laboratorio LPE (e la sede di ricerca quindi) ha anche assunto un ruolo attivo nella relazione con le forme di auto-organizzazione intermunicipale dei comuni e di sviluppo dei temi implicati citati nel testo in ordine al municipalismo federato, alle democrazia partecipativa ed ovviamente allo sviluppo locale (di cui si vedono le tracce nel testo ed in parte in bibliografia).
Giorgio Ferraresi 206 alla natura comunicativa delle rappre- - E si introducono insieme alcune prati- sentazioni territoriali e delle proiezioni che parziali e tesi di “altra democrazia” progettuali. Su questa dimensione comu- rispetto alle politiche gerarchiche, autori- nicativa e sulla interazione tra gli attori tarie, alla delega agli eletti, che si svilup- infatti la ricerca esprime la valutazione pano come espressione di “empowerment” dell’efficacia della rappresentazione locale dei soggetti sociali. identitaria (oltre che sull’avanzamento Queste forme di cooperazione e parteci- disciplinare “esperto”). pazione conducono a riconfigurare stru- La dimensione comunicativa e interatti- menti e processi di piano e di progetto in va ha infatti molta rilevanza nei proces- senso interattivo; e nello stesso senso quin- si analizzati che propongono il locale di le pratiche di rappresentazione del ter- come opzione strategica. Si assiste al ritorio, sia interpretativa che propositiva, proliferare di processi di cooperazione che coinvolge diffusamente la società in- “orizzontale” tra comuni che sviluppa- sediata ed i saperi comuni. Emerge da no quindi varie forme di reti a base in- queste pratiche una necessità di assunzio- termunicipale e che in tal senso espri- ne condivisa di responsabilità di territorio mono processi di “governance”; ma che che non può che fondarsi sulla diffusione contestualmente interagiscono con la di una consapevolezza sociale del valore società insediata mediante complessi territoriale locale. processi partecipativi che rappresenta- Consapevolezza di una nuova/antica pos- no l’altra dimensione,” verticale”, della sibile forma di ricchezza, la qualità terri- “governance”.12 toriale (da opporre al consumo quantitati- In realtà vengono implicate in questi pro- vo di territorio); una ricchezza alternativa cessi tematiche che qui non vengono di- e sostenibile: rettamente discusse ma che sottendono . un locale fondato sulle differenze ma coo- ulteriori densi significati di queste espe- perativo ed antigerarchico (da opporre al “lo- rienze, interferenti con la questione della cale barbarico”, chiuso al diverso). rappresentazione qui trattata.13 . una responsabilità da condividere tra - Si esprimono forme di “municipalismo molti che riconosca “un mondo comune federato” che intervengono nella gestione delle differenze” (che non si riconosce nel di politiche e progetti di pianificazione di modello decaduto di metropoli, unitario e area vasta con interventi dal basso verso dipendente dal centro). l’alto; questa cooperazione intermunicipa- Appunto il contrario del “ non valore” le configura il locale strategico come “reti assegnato al “locale non riconosciuto” di luoghi” e si mostra spesso in grado, (anche e soprattutto nel senso comune) come si è detto, di dialettizzare le reti del che si era già evidenziato come condi- mercato globale sulla base di scenari “locali zione di partenza da cui discostarsi; una di ordine superiore”: cioè responsabilizzati consapevolezza e responsabilità condi- su valori e opportunità dei vari contesti lo- visa come passaggio nodale perciò di cali e inter-locali, ma operando su temi e questa ricerca sulla rappresentazione e concezioni di carattere generale. sulla sua efficacia. 12 Sulle reti intercomunali si rimanda a contributi diretti del Laboratorio LPE del Politecnico di Milano (Ferraresi, Calori, Coviello [2002]); o di altri studiosi dell’area (Pasqui [2002]). 13 In ordine ai temi del municipalismo e della interazione con la società insediata si considerino i contributi fornito dalla scuola territorialista anche in rapporto alla “Rete del Nuovo Municipio”; tra di essi i materiali già citati in nota precedente, ed in particolare i saggi di chi scrive su reti municipali e nuova democrazia (Ferraresi [2002b]). Sul rapporto tra interessi/soggetti rappresentati e rappresentazioni si veda il contributo di Marson [2000].
207 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio 4. Il “paesaggio volontario” e la costru- “risignificazione” del territorio delle dif- zione di mappe del valore territoriale ferenze, partendo proprio da quella situa- 4.1 Il paesaggio come progetto zione di silenzio, nascondimento, debo- Si è introdotta nelle note precedenti (pun- lezza della percezione del territorio loca- to 1.1) una riflessione sul paesaggio che le; non contano e non operano quindi sul ci porta a leggere nelle profonde e diffuse ”dato” (un paesaggio consolidato del lo- trasformazioni in atto nel territorio una cale, che non c’è) ma su una immagine decostruzione della storia dei luoghi ed un incerta, su quella radice del locale som- degrado rilevante della “natura”, dell’am- merso che si comincia a riconoscere come biente, che non consentono di riferirsi ad valore e ricchezza potenziale. un dato riconosciuto di storia e natura e Una ridefinizione di senso del territorio, ad una percezione paesistica consolidata che si produce intenzionalmente (da parte e socialmente condivisa. della società insediata) come “progettuali- Le definizioni sintetiche ed “estreme” che tà” dentro il percorso di costruzione di sce- si sono utilizzate per esprimere il senso di nari del locale strategico nelle esperienze tale condizione ( “il paesaggio inesisten- in atto; il paesaggio possibile e sperato è te”, “il silenzio del locale”) rappresenta- condotto quindi ad essere “un costrutto” no questa condizione, che pure ci lascia e come tale si configura in quei percorsi. scoprire (1.2) come il locale sommerso, In tale senso possiamo utilizzare propria- misconosciuto, sia una armatura fonda- mente per tale costruzione in corso la de- mentale della struttura territoriale. finizione di “paesaggio volontario”: una Ed ulteriormente la lettura strutturale del- “chance” da perseguire in base a volizioni le trasformazioni in atto (punto 2) indivi- progettuali; e almeno producendo, si è det- dua le strutture del molteplice locale come to, segnali e tracciati parziali in tal senso.14 spazio privilegiato della produzione e dei mondi di vita e campo essenziale della 4.2 La rappresentazione e la costruzione estrazione di valore; ove si pone la que- di mappe mentali della consapevolezza del stione strategica del riconoscimento e della valore territoriale valorizzazione del locale come posta in La ricerca si pone quindi nel contesto di gioco tra consumo di tale risorsa e ripro- processi incipienti o percorsi già più defi- duzione durevole del la qualità territoria- niti di risignificazione del territorio, di le, del territorio delle differenze, del va- costruzione dl nuovo paesaggio, che ri- lore aggiunto territoriale. chiede (e suggerisce anche) alla ricerca I percorsi, progetti e scenari di locale stra- stessa parole, segni, strumenti per espri- tegico che si sono poi descritti e analizza- mersi; richiede sostanzialmente materiali ti (punto 3) agiscono in tale prospettiva e e metodi di definizione, di figurazione di debbono necessariamente elaborare una nuove mappe. 14 Si rimanda, ancora, al saggio Ferraresi [2004a] sul “paesaggio volontario” citato nella prima nota. E si richiamano altre citazioni in note precedenti su contributi offerti dal testo (curato da Clementi [2002]) “Interpretazioni del paesaggio” in ordine alla concezione del paesaggio come costruzione intenzionale, volontaria, progettuale. In questo stesso senso si esprimono, ed in termini ancora più marcati, altri contributi che considera- no il paesaggio come “risorsa progettuale” e come rappresentazione che può avere matrici intenzio- nali e relazionali (Dematteis 2000). O che ci forniscono materiali critici sulla pretesa natura ogget- tiva delle rappresentazioni (del paesaggio come “dato”), ridefinibili piuttosto, attraverso “forme dell’intenzione” (Baxandall [2000]), quali “costrutti”. Si richiama anche il testo di Turri [1998] che introduce la definizione del “paesaggio come teatro”. Il paesaggio rappresenta il territorio vissuto ed è praticato da spettatori ma anche da attori ed autori che “fanno” il paesaggio stesso.
Giorgio Ferraresi 208 Questi percorsi che tendono a sviluppare espressione di conoscenza e consapevo- strategie di altro sviluppo devono poter lezza (nella comunicazione sociale ed elaborare, come passaggio necessario e esperta): due forme di efficacia esterna precondizione per ogni possibile trasfor- rispettivamente sui processi reali in atto e mazione, una rappresentazione del valore sulla generazione di capitali sociali di co- locale come costruzione ed espressione noscenza (sui quali si ritornerà specifica- della consapevolezza del patrimonio ter- mente nel punto finale dello scritto). ritoriale dei luoghi e delle loro ricchezze potenziali e criticità. 5. Una tesi sulla rappresentazione: de- Si tratta di rimettere al mondo, primo di costruire le mappe date, costruire nuo- tutto, la conoscibilità/operabilità del ter- ve mappe del valore territoriale con al- ritorio locale premessa e materia prima di tri codici e linguaggi identitari ogni scenario del locale strategico. 5.1 Il contributo caratterizzante “di scuo- E si tratta necessariamente di mappe men- la” e le sue articolazioni tali (prima ancora che di una conformazio- La ricerca di sede di Milano ha in effetti ne di mappe/strumenti); e di mappe sociali affrontato questioni di fondo intorno a tali (si veda 3.2), processi di produzione so- nodi di metodo, linguaggio, codici ed ef- ciale, costruzione di capitale sociale. ficacia della rappresentazione, fornendo Questo quindi il “mandato” alla ricerca indubbiamente un contributo fortemente sperimentale e teorica sulla rappresenta- connotato nel suo insieme e sufficiente- zione del territorio. mente strutturato; ed ora reinterpretato in In questo senso la ricerca di questa sede termini più sistematici che possono con- ha assunto il compiti di espressione inte- figurare una tesi generale proponibile an- rattiva e di strumentazione della risigni- che in altri contesti e dialogante con altri ficazione del territorio e di costruzione approcci in interni o esterni a questa ri- della consapevolezza del valore locale: cerca. - elaborando, innanzitutto, e sperimentan- Il lavoro, articolato infatti in casi e poi in do nei laboratori territoriali codici e lin- temi emergenti dai casi (negli altri saggi guaggi della rappresentazione in ordine a che fanno capo alla sede di Milano), ha questo compito; fornito risultati differenziati secondo i - e sviluppando, ora in questo studio in contesti problematici specifici, ma ha po- particolare, sistemazione teorica e valuta- tuto convergere su alcuni esiti comuni; zione, verifica di efficacia della ricerca questo è anche dovuto ad alcune comuni sperimentale. premesse sin dalla impostazione iniziale E la stessa valutazione di efficacia, che an- di cui qui discutiamo. cora qui si propone, riguarda innanzitutto la L’approccio di fondo comune a questi con- capacità di produrre i linguaggi coerenti e tributi “milanesi”, deve essere quindi con- adeguati agli scopi primari individuati: siderato come una base condivisa, alme- - che siano in grado cioè di esplicitare, no in parte, una direzione generale di la- identificare, il valore locale e di aggregar- voro variamente articolata. lo in sistemi (efficacia interna, di avanza- Naturalmente la trattazione che segue della mento disciplinare, nella definizione di connotazione generale delle opzioni del metodi e strumenti di espressione del tema gruppo di lavoro di Milano si avvale di in campo); contestuali o successivi riferimenti e riman- - in grado inoltre di nutrire i processi tra- di agli elaborati specifici; in particolare in sformativi e la produzione degli strumen- ordine ad alcuni temi dei contributi sui casi ti progettuali (scenari, piani e politiche); che fanno emergere egregiamente questio- e di fornire comunque reali mezzi di ni nodali dell’approccio generale.
209 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio 5.2 Decostruire le mappe date, denatura- locale”, sono rappresentazioni del paesag- lizzare, eliminare il rumore di fondo gio locale “inesistente”; annullano nella La ricerca rivela, nella sua connotazione omologazione unica della misura, della generale, un approccio alla rappresenta- geometria, della denotazione funzionale, zione fortemente selettivo degli elementi la possibilità di discernere i caratteri di- territoriali, che privilegia ed “isola” gli stintivi, qualitativi, dei luoghi. elementi della identità territoriale, i carat- La ricerca indica quindi un metodo basa- teri distintivi, locali, del territorio; e que- to innanzitutto sulla “decostruzione” del- sto approccio conforma appunto il meto- le mappe date, che precede logicamente do di costruzione delle mappe, il linguag- ma che è contestuale alla ricomposizione gio adottato ed i suoi codici. delle mappe in base a nuove configura- Essenzialmente si tratta di una rappresen- zioni di identità territoriale. tazione del territorio che si discosta netta- Si tratta anche di una operazione di “dena- mente dalla cartografia tecnica data (le basi turalizzazione”, che significa sottoporre a CTR ad esempio o le foto-rappresentazio- critica e delegittimare l’autorevolezza di ni), cioè da un approccio “positivista” e “og- quegli strumenti, le mappe “correnti”, tec- gettivante” (pur nelle diverse forme carto- niche e funzionali, che sono “naturalmen- grafiche date). Si opta per una operazione te”, ovviamente accettate e adottate dagli rifondativa di selezione/ estrazione e nuova esperti e soprattutto dal senso comune; e che espressione di elementi del “valore” territo- costituiscono l’unica visione riconosciuta, la riale e della “peculiarità identitaria”.15 diffusa mappa mentale del non-paesaggio.16 Si attenuano o si abbandonano alcuni dei dati base che costituiscono solo “rumore 5.3 Nuove mappe ricostruite su “pagina di fondo” ai fini degli obiettivi assunti dalla bianca”, nuovi codici del valore territo- ricerca e dai laboratori referenti; per estrar- riale re solo (o esprimere invece ex novo) gli Il metodo adottato quindi, mentre opera elementi distintivi dei diversi contesti ter- una astrazione dalla pretesa oggettività ritoriali che denotano “valore” e “signi- delle rappresentazione tecniche consoli- ficato” del territorio. date, individua e correla gli elementi della In ciò la ricerca si pone in coerenza con il risignificazione del territorio, ricostruen- contesto problematico sopra analizzato, do una nuova mappa mentale di tipo iden- che muove dalla interpretazione della dif- titario (specifici valori territoriali) secon- fusione urbana, riconoscendo una struttu- do codici di lettura corrispondenti. rale coerenza delle mappe tecniche date Le configurazioni che ne nascono abban- con la sommersione ed il non riconosci- donano la carta base e ne esprimono una mento del territorio delle differenze; tali nuova; le cartografie si ridisegnano su una mappe sono strumenti del “silenzio del “base bianca”, selezionando dalle carto- 15 Un utile contributo (a molte voci, diverse posizioni, materiali empirici e riflessioni teoriche) è stato sviluppato sulla rivista AL (degli Ordini degli Architetti lombardi) su “Territorio e forme di rappresentazione” che tratta essenzialmente il rapporto tra SIT, cartografie tecniche regionali (basi/ dati) e intenzioni di rappresentazione del territorio nel progetto e piano della trasformazione e nella cartografia paesistica; tra “mappe oggettive” e “senso del territorio”. Si vedano in particolare i contributi di P. Gabellini (che discute anche le forme degli scenari comunicativi, del “discorso visivo”), G. Beltrame (interpretazione del paesaggio), P. Viganò (disegno e dato). 16 Si utilizza il termine “denaturalizzare” utilizzato da Mauro Giusti in vari studi; in particolare si veda il suo saggio (Giusti [2001]) sulle “forme partecipative della rappresentazione” (in Magnaghi [2001a]). Ove il termine si riferisce alla critica e ricostruzione di bisogni ed esigenze indotte e che qui si impiega, in senso traslato, in ordine alla messa in discussione del “dato” della rappresentazione tecnica “imposta”. Le mappe mentali socialmente prodotte sono costruzioni di “mente locale” (La Cecla [1993]).
Giorgio Ferraresi 210 grafie tecniche solo gli elementi adeguati prima , si è detto, della costruzione di con- alla intenzionalità di rappresentazione del sapevolezza della posta in gioco; e del gio- “carattere distintivo” territoriale. co della posta nel progetto. Non si propone quindi di caricare di sen- Si deve sottolineare che tutti i processi (nei so ulteriore le mappe date, mantenendole diversi casi trattati) di produzione del lessico nella loro struttura e complessificandone delle nuove mappe hanno seguito uno schema i codici; ma di conformare nuove mappe comune di base (salvo poi le articolazioni in- in base a nuovi codici. terne). Secondo una sequenza che prevede: La mappatura esprime in tal senso forme, - selezione ed immissione nella mappa di figurazioni e ordinamenti in codici di carat- nuovi o risignificati elementi in grado di tere fortemente innovativo, sostenuta anche definire i caratteri distintivi elementari (un da componenti ulteriori di de nominazione nuovo “data base”); un approccio analiti- e denotazione di altra natura (abachi, descri- co interpretativo; zione specifica e catalogazione di elementi - aggregazione degli elementi in sistemi ed ambienti complessi del territorio); che si locali complessi (ambienti insediativi, correlano al progetto, divengono la base di unità ambientali) e denominazione, iden- scenari del locale (di rete, d’area o di pro- tificazione, assegnazione cioè di valore getti e piani specifici). specifico, identitario; un approccio inter- Inoltre i codici ed i linguaggi espressi (pro- pretativo progettuale, già propositivo di prio discostandosi dalle rappresentazioni senso ulteriore; tecniche dei “data base”) appaiono fortemen- - riconoscimento intenzionato di sistemi te orientati alla comunicazione coi soggetti non locali vasti (tipi territoriali, campi territo- tecnici e non esperti. Sono nettamente caratte- riali e reti interlocali); un approccio di rizzati in tal senso per perseguire esiti di co- strutturazione strategica. struzione condivisa di interpretazioni del territorio, destinata a divenire patrimonio 5.4 Rimandi ai casi ed ai saggi specifici comune della società insediata; di “capitale di sede; ed a note sull’efficacia sociale” in tal senso, secondo una nuova acce- Alcune questioni nodali, emergenti dall’ap- zione del termine già introdotta in queste note. proccio comune ora delineato in sintesi, ven- Ciò vale a maggior ragione per colmare il gono sviluppate qui di seguito (punto 6) con “gap” di consapevolezza sul valore degli riferimento prevalente all’uno od all’altro spazi aperti che costituiscono il “territorio saggio/caso, utilizzando i riferimenti agli bianco” (il deserto della rappresentazione) specifici materiali in ordine al contributo della analitica e della pianificazione funzio- centrale che ognuno di essi fornisce. Senza nalistica dominanti; ed il campo del consu- pretendere di esaurirne il contenuto più este- mo e della svendita di risorse preziose.17 so per il quale si rimanda ai saggi e che tro- La rappresentazione selettiva della differen- va comunque traccia (quasi un indice) in za, la nuova mappa, mentre decostruisce e brevi note specifiche allegate (note 18-20). “denaturalizza” visioni dominanti e omolo- Contestualmente vengono considerate, nei ganti, nutre al contrario quei percorsi di pro- temi espressi dai casi, le valutazioni di effi- getto e quelle soggettività in campo che agi- cacia che sono componente strutturale della scono tentativi di strategie locali, fornendo ricerca; anche in rapporto a considerazioni strumenti per la rappresentabilità del locale di quadro in altri punti dello scritto e nel differenziato, del valore territoriale: materia punto conclusivo, all’efficacia dedicato. 17 In generale sugli aspetti comunicativi e di costruzione sociale della rappresentazione si rimanda a precedenti note 4, 13 e 16. Può essere richiamato al proposito, il saggio di G. Ferraresi [2003] per ripercorrere un excursus sulle diverse fasi e ruoli della costruzione sociale dei processi interpretativi e progettuali (o di piano) del territorio.
211 Mappe per la consapevolezza condivisa del territorio 6. Alcuni nodi dell’approccio alla rap- delle mappe ed il suo metodo. presentazione ed alla sua efficacia; uti- Si estrae qui prima di tutto, dai materiali lizzando materiali dei vari saggi di sede che hanno conformato il saggio citato, la 6.1 La formazione di codici del linguag- sequenza iniziale delle “mappe di inter- gio della rappresentazione identitaria: pretazione del territorio” e di costituzio- decostruzione e ricostruzione di mappe nel ne del “modello territoriale” identitario. caso degli studi; sul progetto territoriale La prima mappa interpretativa (studiata di guida alla ” Pedemontana lombarda”18 ma non riportata nel saggio finale di Ado- La ricerca su questo caso fornisce una let- bati/Oliveri, per privilegiare la mappa di tura sistematica del progetto di valutazio- modello) è qui considerata importante “in ne del Sistema viabilistico pedemontano negativo”, proprio perché rappresenta il (e di proposizione di soluzioni alternative processo di “decostruzione”, di abbando- allo stesso), elaborato nel 2000/01 all’in- no della base dati indifferenziata, verso terno del Laboratorio di Progettazione l’estrazione di elementi di qualità e diffe- Ecologica, con la direzione scientifica di renza. Si utilizza ancora in questa tavola G. Ferraresi. la cartografia tecnica data (CTR) e si se- Lo studio del caso (riletto, in ordine alla lezionano alcuni elementi (colore), am- rappresentazione, nel saggio di Adobati ed bientali soprattutto, relativi agli spazi aper- Oliveri, che hanno collaborato con altri ti; ma anche insediativi, utili al fine della anche alla elaborazione del progetto) sem- costruzione della mappa identitaria. bra esplicitare, con chiarezza e densità, La seconda, il modello (una risignifica- quella sequenza comune proposta alle ri- zione del termine “modello” rispetto al suo cerche di sede (selezione, aggregazione, senso originario di natura scientista/razio- strutturazione degli elementi dell’identità nalista) è appunto la prima mappa identi- territoriale) in ordine alla formazione di taria, un nuovo linguaggio di mappe della rap- Ha “eliminato” la base CRT di ed il suo presentazione identitaria. “rumore di fondo”. E soprattutto compo- In particolare si mette in evidenza la pra- ne il codice del linguaggio identitario. tica della “decostruzione e ricostruzione” La doppia legenda di questa mappa di 18 Precedenti pubblicazioni sul caso della “Pedemontana lombarda” trattato nel saggio: Adobati, Olivieri [2004]; Ferraresi, Moretti, Facchinetti (a cura di) [2004]; Ferraresi, Adobati, Olivieri (2004); Ferraresi [2004b]: questo scritto contiene riferimenti anche agli altri casi/saggi del gruppo di ricerca di Milano. Si è trattato di un processo di produzione di un quadro e di criteri di valorizzazione territoriale quale guida e regola di un intervento infrastrutturale di grande rilevanza (la “Pedemontana” lombarda a nord di Milano) per una vasta rete di comuni associati tra Brianza, Lecchese e Bergamasco. Un processo che ha condotto a elaborare una sequenza di atti di rappresentazione ed interpretazione del territorio sino alla produzione di scenario ed alla costruzione di indirizzi articolati di gestione e progetto: una elaborazione che costituisce il vero centro ed il cuore della proposta di assunzione di una responsabilità condivisa tra i diversi attori locali sulla trasformazione territoriale complessiva, anche oltre la focalizzazione specifica sulla valutazione di impatto del progetto infrastrutturale o sulla sua concezione alternativa (la “Rete pedemontana”). Le mappe prodotte sono rilette all’interno del percorso progettuale e di esse viene data una interpre- tazione rispetto alle modalità di rappresentazione e al rapporto tra rappresentazione e comunicazio- ne nei confronti degli attori coinvolti; per ognuna delle elaborazioni si discutono: . funzione e rilevanza all’interno del processo; . codice di struttura della rappresentazione; . codice di comunicazione. Infine si introducono, secondo la stessa scansione e nello stesso testo, le valutazioni di effica- cia della rappresentazione, appunto adottando la suddetta articolazione tra efficacia interna, esterna, ed effetti generativi.
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