Episodio 2.05 Grammar in use: il "si" passivante/impersonale + is typing better than handwriting? (+ my study method) - Altervista
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
IG: sub_ita17 FB: Subtitled Italian Episodio 2.05 Grammar in use: il “si” passivante/impersonale + is typing better than handwriting? (+ my study method) Buongiorno carissimi, bentornati ad un nuovissimo episodio di Subtitled Italian! Non ci posso quasi credere che siamo già ad aprile… il tempo vola e io non me ne accorgo neppure! In questo esatto momento mentre sto registrando c’è un bellissimo sole di fuori, e io ne sono felicissima perché sento che la primavera sta finalmente arrivando! Sono sicura che tutti i freddolosi (= person who’s cold quite easily) saranno d’accordo con me col dire che era ora che l’inverno finisse. Non perdiamo però il filo del discorso. Dunque, di cosa parleremo oggi? Riprenderò (= here: to discuss again) in realtà un argomento che avevo già trattato molto tempo fa, per essere precisi il 17 giugno del 2020! Mamma mia, sembra passata una vita da allora. Mi sto riferendo all’uso del “si” in strutture passivanti o impersonali. Visto che ho dedicato un intero live a questo argomento (e, tra parentesi, se volete guardarvi la lezione potete farlo andando sul mio sito e cercando nella sezione “Grammatica”) non mi dilungherò (= I won’t talk for a long) troppo. Ci tenevo però a parlarne di nuovo per tutti i nuovi follower o ascoltatori che non hanno potuto seguire la lezione e che potrebbero essere interessati all’argomento. Per quanto riguarda invece la parte di listening, sono super elettrizzata (= here: excited) perché l’argomento che ho scelto mi piace e mi incuriosisce (= it makes me curious) davvero un sacco: vi siete mai chiesti se sia meglio scrivere a mano o al computer? Ebbene (= well), in questi ultimi giorni ho provato a fare alcune ricerche… e oggi vi racconterò cos’ho scoperto! Non perdiamo altro tempo allora, e tuffiamoci in questo episodio! [intro] 1. Il “si” passivante e il “si” impersonale Lo so, lo so. La parolina “si” è una delle parole più odiate dagli studenti di italiano insieme a “ci” e “ne”. Ho ragione, vero? Questa particella (è questo il nome corretto se vogliamo essere precisi) può effettivamente essere usata in molti casi differenti. Probabilmente l’avrete vista molto spesso in frasi che contengono verbi riflessivi, come la frase “Marco non si stanca mai, è davvero in forma!”. Oggi però vedremo due usi particolari della particella “si”. Prima di iniziare vorrei però dirvi una cosa: con questo argomento grammaticale ancor più che con altri è importante evitare di fare miliardi di esercizi presi da libri di grammatica, perché probabilmente l’unico risultato che otterreste sarebbe quello di innervosirvi e lasciar perdere (= to give up) dopo qualche esercizio. Quello che invece dovete fare e che sicuramente vi tornerà più utile è quello di fare moltissima attenzione a quando leggete o ascoltate qualcosa in italiano.
Fateci caso (= pay attention) a quando e come viene usato il “si”, ripetete la frase in cui viene usato a voce alta, riscrivetela, provate a fare qualche frase simile usando le conoscenze che avete. In questo modo pian piano inizierete ad usare le varie strutture del “si” in modo naturale. Bene, dopo piccolo disclaimer possiamo tornare all’argomento di partenza. La prima funzione del “si” che vedremo oggi è quella passivante. 1.1 Il “si” passivante Avrete sicuramente sentito parlare delle frasi passive, ma vi farò comunque un esempio: “Stefania, cosa ti è successo?!” “Eh… sono stata morsa da un cane…” La seconda frase è una frase passiva, perché il soggetto non fa nessuna azione, non agisce, ma subisce un’azione. È una vittima, in un certo senso. Ora, solitamente per formare una frase passiva viene usato il verbo essere e il participio passato, come nelle frasi: - In un solo mese sono state prodotte 5 tonnellate di pasta - I colpevoli saranno giudicati in tribunale - I risultati della ricerca furono pubblicati su una famosa rivista scientifica In alcuni casi suona tuttavia molto più naturale usare la costruzione col si “passivante”. Prima di spiegarvi come si forma, vediamo alcuni esempi - Ogni anno in ogni famiglia si sprecano molti kg di cibo (tempo presente) - Per strada non si vedeva nessuno (tempo imperfetto) - Nei prossimi decenni si faranno enormi passi avanti nella tecnologia (tempo futuro) I tre tempi verbali che ho menzionato sono gli unici che si utilizzano con questa struttura. Detto ciò… com’è che si forma? Adesso vi spiegherò ogni singolo passaggio per essere il più chiara possibile, ma naturalmente non dovete seguire l’intera procedura ogni volta! È solo per aiutarvi a capire meglio il meccanismo. Partiamo da una frase attiva, come “Gli italiani mangiano molta pasta”. Trasformiamola in una frase passiva classica, ovvero “Molta pasta è mangiata dagli italiani”. Sostituiamo il verbo “è mangiata” con la struttura del “si” passivante, quindi “Si mangia molta pasta in Italia”. Il verbo “mangiare” diventa “mangia” perché è accordato con “pasta”, nome femminile singolare, quindi terza persona singolare. Davanti a “mangia” ci aggiungo poi il “si”. Ma perché ho tolto “dagli italiani”? Perché questa struttura NON vuole un complemento d’agente, ovvero NON bisogna dire da chi è compiuta l’azione. 1.2 Il “si” impersonale Passiamo ora all’uso del “si” per creare una frase impersonale. La frase impersonale, come suggerisce il nome non ha un soggetto, come nelle frasi “piove” oppure “fa molto caldo”. Quando possiamo usare questa struttura? Quando il soggetto a cui si riferisce la nostra frase è un soggetto generico, imprecisato.
Prendiamo ad esempio questa frase: “Le persone vivono molto bene in questa città”. Non c’è nessun errore nella frase, ma alle mie orecchie suona comunque molto strana. Cosa possiamo fare allora per renderla più naturale? 1) Togliere il soggetto “le persone”. È un soggetto troppo generico, che non mi dà nessuna informazione (un altro esempio di soggetto generico è “la gente”, o anche “tutti”, “ogni persona”) 2) Trasformare il verbo da “vivono” a “si vive”. Usiamo quindi il “si” e lo facciamo seguire da un verbo alla 3^ persona singolare Vediamo altre frasi di questo tipo! - Si sta davvero comodi su questa sedia! - Non si mangia con la bocca piena! - Quel cucciolo è così carino… non ci si stanca mai di guardarlo - Per inviare un SMS, prima si scrive il messaggio, e poi si clicca su “invio” - In questo negozio non si può fumare Questa struttura viene spesso usata: 1) per dare istruzioni 2) per formulare dei divieti (in particolare ai bambini) E con questo concludo la parte di grammatica per oggi! Se avete dei dubbi, vi ricordo che sul mio sito www.subtitleditalian.altervista.org trovate il link alla live Instagram dedicata a questo argomento! [intro 2] 2. Listening practice: is typing better than handwriting? Come vi avevo già accennato all’inizio dell’episodio, l’argomento di conversazione di oggi mi entusiasma particolarmente. Inizio innanzitutto ponendovi una domanda, facendovi una domanda: preferite scrivere a mano oppure al computer (o al cellulare)? Sicuramente ognuna delle due opzioni ha i suoi vantaggi. Un biglietto di auguri scritto a mano sembra sicuramente più autentico e sincero di un biglietto stampato, perché non solo devi decidere cosa scrivere, ma devi anche scrivere di tuo pugno (= to write sth personally by hand) ogni singola parola, e metterci impegno (= to work hard) in modo che la tua grafia sia bella e leggibile. Un’altra comodità della scrittura a mano è che non perdi tempo a cambiare le “impostazioni” come sul pc per modificare la grandezza, il colore, lo spessore o cose simili. Ti basta solo muovere la mano e il polso in modo diverso, cambiare penna o matita, ripassare più volte una parola per rendere il tratto più spesso, fare una linea sotto per sottolineare il testo, usare un evidenziatore (= highlighter) per evidenziare una parola. Certo, è vero che sul PC le opzioni per personalizzare il testo sono moooolte di più, senza contare (= without mentioning) che si possono anche aggiungere grafici, immagini e forme con un semplice click, ma proprio per questo motivo spesso perdo un sacco di tempo solo per scegliere come scrivere o per trovare l’icona giusta. È anche vero però che a me piacciono le cose simmetriche, ordinate, e sicuramente scrivendo al PC è molto più facile tenere in ordine i propri documenti. Non serve stampare fogli su fogli (= many paper sheets) che quando diventano tanti sono anche pesanti da portare in giro, è tutto salvato sul PC. Ma è anche vero che questo può essere uno svantaggio: cosa succede se il pc è scarico o si
rompe? Allo stesso tempo però, se sbaglio a scrivere qualcosa al PC non devo usare il bianchetto (= correction fluid): basta schiacciare un tasto e l’errore scompare! Dovete sapere che odio usare il bianchetto, ma odio ancora di più vedere degli errori sugli schemi che faccio quando studio per gli esami! Insomma, come vedete anche voi ci sono dei vantaggi e degli svantaggi pratici per entrambi i metodi, e sono certa che li conoscevate ancora prima che ve li nominassi io. Naturalmente non voglio fermarmi qui, perché altrimenti il podcast- l'episodio di oggi sarebbe stato un po' inutile, mettiamola così (= let’s put it this way), ecco… perciò ho deciso di fare qualche ricerca per vedere se un tipo di scrittura rispetto all'altro abbia degli impatti a livello psicologico o cognitivo, e quello che ho scoperto è sicuramente molto, molto interessante. Partiamo da un esperimento fatto nel 2014 dalla Princeton University del New Jersey intitolato (= called, just for things like books, movies, research, documents, etc.) “The pen is mightier than the keyboard”, e ammetto che già solo il nome della ricerca mi ha letteralmente conquistata (= it’s literally won me over). Per i più curiosi, vi avviso fin da subito che potrete trovare il link alla ricerca nella trascrizione di questo episodio, che caricherò come al solito sul mio sito www.subtitleditalian.altervista.org. In parole povere (= simply put, to put it blantly), cos'è che voleva dimostrare questa ricerca: che utilizzare un computer per prendere appunti è svantaggioso rispetto all’utilizzare la tradizionale carta e penna. Per quale motivo? Studi precedenti avevano dimostrato che uno dei problemi principali consisteva nel fatto che il computer è un enorme fonte di distrazioni: chi come me è studente sa benissimo che è facile cadere in tentazione mentre si scrivono gli appunti di una lezione Quando si pensa che il prof non stia dicendo nulla di importante si dà una sbirciata (= peek quickly) al proprio profilo FB, si controlla la propria email, si dà un’occhiata (= peek quickly)al feed di Instagram, Pinterest… e cose simili. Già solo questo diminuisce drasticamente il livello di attenzione. Quello che però questo studio in particolare voleva dimostrare è che, anche nel caso in cui il computer venga usato solo per prendere appunti e non vi sia nessun altro tipo di distrazione, digitare (= to type) gli appunti sulla tastiera porta in ogni caso a performance peggiori rispetto allo scrivere gli appunti a mano. La motivazione che viene data a questo fenomeno è abbastanza semplice: quando si scrive al PC un qualcosa che viene detto in quel momento, la tendenza quasi impossibile da evitare (= to avoid) è quella di scrivere parola per parola ciò che si sente. Questo ve lo posso confermare anche io per esperienza personale: prima di iniziare l'università non avevo mai usato il computer per prendere appunti, quindi lo utilizzavo solo per… diciamo… scopi personali (principalmente) e ludici (= related to games). All'università ho deciso di cambiare, quindi di passare da carta e penna al computer perché mi sono resa conto che la mole, la quantità di informazioni che veniva data durante ogni lezione era decisamente maggiore rispetto a quella che veniva data durante una lezione al liceo. Una delle prime cose che ho notato è che, a parità di informazioni ricevute, al liceo scrivevo molto meno rispetto a quanto non scrivessi all'università. Al liceo dovendo tenere il passo con l'insegnante (= to keep up with the pace) e potendo usare solo carta e penna il mio cervello elaborava in fretta le informazioni che riceveva e le trasformava, in un certo senso, in schemi riassuntivi che io poi riproducevo sulla carta. Tutte le parole non essenziali come gli articoli, alcune congiunzioni, alcuni aggettivi o delle intere parentesi che non ritenevo fondamentali venivano eliminate, non venivano nemmeno scritte. All'università invece, sapendo che so scrivere molto veloce alla tastiera (= keyboard) e avendo questa continua sensazione che tutte le informazioni (o comunque la maggior parte delle informazioni) date dall'insegnante siano essenziali, ho iniziato a passare da degli appunti più schematici a degli appunti più simili ad un libro di testo. Continuo
ancora a mantenere un certo approccio… diciamo così, grafico, nel senso che mi piace utilizzare liste (i cosiddetti bullet points), frecce e sottolineature, ma è impossibile non notare l'enorme differenza nel modo in cui prendevo appunti al liceo e come li prendo adesso. Ma a livello di effetti sulla memoria quali sono i risultati di questo studio? Facendo dei test immediatamente di seguito alla lezione durante la quale un gruppo di persone ha preso gli appunti a mano e l'altro gruppo ha preso gli appunti al PC si è visto che le persone che avevano preso appunti a mano si ricordavano di più quello che avevano scritto. Questo perché le persone che prendevano appunti a mano sapevano che era impossibile riuscire a scrivere tutto, quindi si concentravano al massimo su ciò che veniva detto per comprenderlo al meglio e riuscire a riassumerlo nel minor tempo possibile. si tratta sicuramente di uno sforzo (= effort) cognitivo intenso, che non avviene quando si prendono gli appunti al computer. In quest'ultimo caso infatti si è certi di riuscire a scrivere la maggior parte di ciò che viene detto, e quindi le informazioni non vengono elaborate, non si ragiona su ciò che si sente, ma ci si limita a scriverlo, come farebbe un bambino durante un dettato alle elementari. La conseguenza di tutto ciò è che lo sforzo mentale che facciamo quando scriviamo qualcosa a mano ci permette di fissare più informazioni nella nostra memoria a breve termine. È importante sottolineare a breve termine, perché significa che è una memoria che riesce a conservare piccole quantità di informazioni per un brevissimo lasso di tempo. Naturalmente se queste informazioni non vengono ripetute nel tempo e quindi consolidate nella memoria a lungo termine, verranno dimenticate. Per concludere, gli scienziati che hanno portato avanti questo esperimento si sono chiesti: il tipo di appunti che sono stati presi (quindi quelli presi a mano oppure quelli presi a computer) influenza in qualche modo il risultato, il voto che gli studenti ricevono in un esame fatto successivamente, quindi lasciando il tempo agli studenti di studiare i loro appunti? Ed è qui che casca l’asino! (= it’s here that problems begin) Infatti l'esperimento non è riuscito a dimostrare che prendere gli appunti a mano garantisce risultati migliori durante un esame. Anzi, alcuni degli studenti che hanno ottenuto punteggi maggiori durante l'esperimento erano proprio quelli che avevano preso gli appunti al computer e che avevano più materiale sul quale studiare. Questo risultato, che in realtà non porta ad una conclusione, ad un verdetto vero e proprio, è stato confermato da uno studio successivo fatto dagli stessi ricercatori dello studio di cui abbiamo appena parlato. Lo studio successivo è stato fatto nel 2019, quindi è uno studio anche abbastanza recente. Voglio però condividere con voi quelle che sono le mie conclusioni personali. Da un lato sono cosciente che scrivendo gli appunti al computer tendo a comprendere meno ciò che sento nell’immediato, nel momento in cui esso viene spiegato, ma non ho nessuna difficoltà a comprendere lo stesso concetto andando a rileggere gli appunti. È però anche vero che nel momento in cui inizio a prepararmi effettivamente (= really, actually) per un esame, la prima cosa che faccio dopo aver riletto gli appunti e aver provato a ripetere a voce alta ciò che ho letto è scrivere a mano degli schemi riassuntivi, schemi in cui inserisco parole chiave, solo parole chiave, o al massimo brevi definizioni. Quando faccio questi schemi non seguo sempre l'ordine di presentazione degli argomenti nei miei appunti, ma immagino di dover spiegare ciò che ho studiato ad un pubblico che non conosce affatto quel tema. Di conseguenza (= so, therefore) mi creo una specie di discorso tutto mio e cerco di integrare tutti tutte le informazioni contenute nei miei appunti. È proprio questo il mio metodo di studio. Certo, potrei crearmi questo stesso discorso immaginario, lezione immaginaria… chiamatela come volete– potrei crearla anche solo oralmente, ma trovo che scrivere a mano lo schema mi aiuti molto di più nella memorizzazione. Per quale motivo? Ripetendo a voce alta vado a sfruttare quella che è la mia memoria uditiva, perché ascolto la mia stessa voce che ripete delle informazioni; probabilmente però saprete già che la memoria uditiva
non è l'unica memoria esistente. Andando a creare degli schemi utilizzo anche la memoria visiva, perché vedo con i miei occhi un grafico, uno schema per l'appunto, che contiene poche informazioni che quindi il mio cervello riesce a memorizzare più facilmente (a “fotografare”, diciamo così). Ma vado ad esercitare (= here, to use) anche la memoria cinestetica, quella legata al movimento del mio corpo e in questo caso, naturalmente, della mia mano. Secondo me la memoria cinestetica viene molto, molto sottovalutata in ambito accademico. È un tipo di memoria che a me torna utilissima soprattutto quando scrivo in una lingua straniera. Ci sono infatti delle parole (com’è normale) che mi creano delle difficoltà perché hanno uno spelling un po’ particolare. Un esempio è la parola “whether” in inglese. Per quelli che in questo momento non stanno leggendo la trascrizione non mi sto riferendo a “whether” inteso come tempo atmosferico ma “whether” utilizzato con il significato italiano di “se” nelle frasi dubitative. Ecco, non riesco mai a memorizzare definitivamente come si scrive quella parola, però avendola scritta molte volte a mano in qualche modo la mia mano sa automaticamente dove mettere le lettere all'interno di quella parola, proprio perché è abituata a fare dei certi movimenti quando la scrivo. Capite quindi che sommando così tante memorie diverse, esercitando così tante memorie diverse è molto più rapido e semplice memorizzare le informazioni. Ciò non toglie che (= however, it’s also true that) per memorizzarle nella memoria a lungo termine sia necessaria una ripetizione prolungata e sistematica, cioè è necessario ripetere le stesse informazioni ad intervalli di tempo abbastanza specifici. Questo però è un argomento immenso (= extremely huge) del quale non voglio parlare in questo episodio perché ho già parlato abbastanza per oggi. Tuttavia, se vi interessa saperne di più a questo proposito, fatemelo sapere su Instagram o su Facebook alla pagina Subtitled Italian e io prossimamente realizzerò un altro episodio dedicato proprio a questo argomento, quindi la ripetizione sistematica per memorizzare le informazioni. Spero davvero che questo episodio vi sia piaciuto, perché personalmente è stato uno degli episodi che mi ha entusiasmata di più. Forse è dovuta anche al fatto che mi sentivo particolarmente presa in causa (= involved), visto che anch'io ho questo continuo dubbio sull'utilizzo della tastiera piuttosto che della classica carta e penna. Se vi va, commentate pure sotto il post su Instagram o FB dicendo qual è il vostro modo preferito per scrivere, e vediamo se vince il team keyboard oppure il team penna. Detto questo, noi ci risentiamo al prossimo episodio di Subtitled Italian. Statemi bene, ciao ciao! Se vuoi più info sulla ricerca menzionata nell’episodio, visita le seguenti pagine: https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0956797614524581 https://www.semanticscholar.org/paper/Mightier-Than-the-Keyboard-%3A-Advantages-of- Longhand-Mueller-Oppenheimer/6b6a25a7a6d95056530eee02bf0aba3692e1c73c?p2df
Puoi anche leggere