Educare gli adolescenti alla spiritualità e alla religiosità

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Giuseppe Milan e Margherita Cestaro

Educare gli adolescenti alla
spiritualità e alla religiosità
Nel tempo della «modernità arida», le dimensioni dell’interiorità e
della spiritualità si sono del tutto prosciugate oppure possono an-
cora trovare una sorgente di «acqua» cui attingere? In particolare, è
ancora possibile – e se sì mediante quali «vie» – educare adolescenti
e giovani ad una «spiritualità religiosamente orientata»? Queste le
domande di fondo attorno alle quali ruota la riflessione qui proposta
a partire da alcuni dati emersi dallo Studio longitudinale Crescere su
un campione di circa 450 minori residenti nelle province di Padova
e Rovigo.

I
Crescere in un mondo arido1                                  Nel leggere criticamente la realtà odier-
                                                          na e le voci autorevoli che tentano di inter-
         n un tempo in cui uomini e donne                 pretarla, si può assumere – almeno per un
         vestono prevalentemente in unifor-               po’ – una modalità per certi versi sovver-
         me, indossando costumi identitari                siva e mette-
         imposti dal mercato effimero del-                re in dubbio          AUTORI
         le cose e delle immagini, e vagano               perfino con-
spesso senza centro e senza periferia lungo               cetti omologa-        Giuseppe Milan, professore or-
itinerari eterodiretti, sottoposti a comandi              ti, forse pre-           dinario, Dipartimento di Fi-
che irrigidiscono pensieri e comportamenti,               suntuosi, che            losofia, Sociologia, Pedagogia
è necessario chiederci se la vita interiore si            impongono il             e Psicologia Applicata (FISP-
sia prosciugata fino a ridursi all’arida mate-            loro dettato e           PA), Università di Padova.
rialità che pervade oggi gli spazi e i tempi              affermano che         Margherita Cestaro, assegnista
della nostra navigazione. Che ne è della di-              la «vita è così»,        di ricerca presso Dipartimen-
mensione dell’interiorità e della spiritualità,           che «il mon-             to FISPPA, Università di Pa-
per secoli al centro della riflessione filosofi-          do è così». È            dova.
ca, religiosa e delle scienze umane in genere?            ir riverente,

                                                                                        Studi Zancan · 5/2016 · 17
Milan G. e Cestaro M.

             ad esempio, criticare l’idea di «moderni-              È la narrazione metaforica di una deso-
             tà liquida»? Certo, non si possono trattare        lazione, cioè di una solitudine senza sole,
             con ingenua superficialità le idee forti, che      senza cielo: un desiderio di cielo e di re-
             fanno definitivamente parte del nostro vo-         lazione che non trova risposta, che viene
             cabolario, di un pensatore come Zygmunt            tradito da un capovolgimento che nega
             Bauman (2000). Tuttavia mi piace immagi-           ogni verticalità e lascia spazio soltanto alla
             nare che lo stesso grande pensatore possa          banale cosalità. È la negazione dell’Oltre,
             per un po’ partecipare al gioco dell’irrive-       l’invischiamento in un hic et nunc che bloc-
             renza – e perfino dell’auto-irriverenza – ri-      ca nell’immobilità, da dove non si può né
             spetto a concetti e termini cristallizzati, per    partire per altri orizzonti né tornare a qual-
             assumere modalità interpretative plastiche         cosa di irrimediabilmente perduto. Deside-
             e alternative.                                     rio e memoria muoiono nella dimensione
                 Sono perciò convinto che non sia un’e-         di un’orizzontalità cieca.
             resia proporre un rovesciamento termino-               In altri modi ne parla un filosofo, Martin
             logico e sostenere che oggi viviamo una            Buber, quando insiste sull’orfanezza antro-
             «modernità arida»: ciò che più decisamente         pologica ed esistenziale figlia di «un’epoca
             qualifica l’oggi non è una sovrabbondanza,         senza dimora», caratterizzata dalle chiusure
             ma un’assenza. Assenza di un’acqua capace          nell’egolatria di un «io senza tu». È neces-
             di dissetare. L’esistenza oggi è spesso aridi-     sario, allora, travalicare il mondo soffocan-
             tà. La vita interiore si è fortemente prosciu-     te della cosalità, l’onnipotenza dell’Esso:
             gata e, con essa, si è prosciugato il senso        oltrepassare la superficie delle cose e delle
             più autentico del tempo e dello spazio, del-       persone, pure ridotte a oggetto, per imboc-
             la memoria e del progetto, della prossimità        care un’importantissima via di fuga, una
             e del viaggio. La virtualità fagocita la realtà,   vera e propria «intuizione», che etimolo-
             la appiattisce, la disorienta, trasformando        gicamente allude all’«andare al tu» ma che
             le traiettorie esistenziali individuali e col-     in realtà è via per ritornare autenticamente
             lettive in una sorta di eterno vagabondare         a se stessi. È la «fantasia reale», un «tuffo
             senza mete e orizzonti.                            coraggioso» nell’oltre, che consente di ac-
                 Torna in mente la suggestiva favola di         cedere alle profondità e alle altezze e, in
             Woyzeck, dell’autore di teatro drammatico          questa prospettiva, di incontrare l’altro tu, e
             Georg Büchner (1813-1837), che descrive            l’Altro Tu, ritrovando perciò propriamente
             un mondo spento, desolato, morto: «C’era           se stessi (Milan G., 1994, 102-111).
             una volta un povero bambino e non aveva                Naturalmente non si tratta di una fanta-
             papà e non aveva mamma, erano morti tut-           sia avulsa, di una mera «favola personale»
             ti, e non c’era più nessuno al mondo. Tutti        (come viene definita in ambito psichiatri-
             morti, allora lui è partito e ha cercato gior-     co) che consenta una sorta di evasione dal-
             no e notte. E siccome sulla terra non c’era        la concretezza e dalla pesantezza della vita,
             più nessuno, ha voluto andare in cielo: c’era      bensì di quell’accesso all’intimità delle cose
             la luna che lo guardava così buona; e quan-        che è possibile proprio andando al di là delle
             do finalmente era arrivato alla luna, quella       cose, attraverso le cose, incontrando autenticamen-
             era un pezzo di legno marcio. E allora è an-       te la realtà delle cose: un accesso che si può
             dato dal sole e quando era arrivato al sole,       sperimentare nella normalità della quoti-
             quello era un girasole appassito. E quando         dianità e delle realtà che la abitano, quando
             arrivò alle stelle, erano dei moschini d’oro       lo sguardo si fa attento, capace di cogliere
             [...]. E lui voleva tornare sulla terra, anche     ciò che spesso è invisibile agli occhi. E si
             la terra era una pentola capovolta. E lui era      matura così una familiarità con il sacro che
             solo solo. E allora si è seduto e si è messo a     dà senso alle cattedrali del nostro andare
             piangere, ed è ancora là seduto, solo solo»        quotidiano. È quanto intende evidenziare
             (Büchner Z., 1978, 155-156).                       la seguente pagina autobiografica del teolo-

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Educare gli adolescenti alla spiritualità

go-filosofo Leonard Boff sul profondissi-               Proprio attraverso l’umile materialità di
mo significato di una «brocca».                     questa brocca, che include memorie e at-
                                                    tese, si può attingere ad un mondo che va
                                                    «oltre», che introduce ad altri orizzonti, ad
      C’è una brocca di alluminio. Di quel-         altre intuizioni, ad altre comprensioni. Si
   lo antico, buono e lucente. Il manico è          spalanca un infinito, un mare di significati e
   rotto. Ma le conferisce un aspetto di anti-      di provocazioni.
   chità. Vi hanno bevuto gli undici figli da           Per spiare il mistero – l’intima spiritualità
   piccoli a grandi. Essa ha accompagnato
                                                    del mondo, delle cose, di noi stessi – abbia-
   la famiglia nei molti traslochi. Dalla cam-
   pagna al villaggio. Dal villaggio alla città.    mo bisogno di questa sorgente, di questa
   Dalla città alla metropoli. Ci furono na-        maieutica capace di attraversare le stratifi-
   scite. Ci furono morti. Prese parte a tut-       cazioni apparenti e resistenti dell’empirico
   to. Venne sempre con noi. È la continuità        e di svelare capitali invisibili, mondi na-
   del mistero della vita nelle diversità delle     scosti, tesori dimenticati sotto la coltre di
   situazioni di vita e di morte. Essa rimane.      un’esteriorità patinata. Abbiamo bisogno di
   Sempre lucente e antica. Credo che quan-         sfidare il buio, di percorrere attimi ed epo-
   do entrò in casa doveva essere già vec-          che notturne, dando senso perfino all’in-
   chia. Di quella vecchiaia che è giovinezza       cedere dell’oscurità più nera, per cogliere
   perché genera la vita. Pezzo centrale della      finalmente l’irrompere di un raggio di luce
   cucina. Ogni volta che si beve da lei non
                                                    capace di vincere quel tempo morto e di far
   si beve acqua. Ma la freschezza, la dol-
   cezza, la familiarità, la storia familiare, la   esplodere il giorno.
   reminiscenza del bimbo avido che sazia               Abbiamo bisogno di attingere a qualcosa
   la sete. Potrebbe essere una qualunque           di eccedente e spregiudicato anche rispetto
   acqua. In questa brocca, è sempre fresca         al consolidato e rassicurante recinto della
   e buona. In casa tutti quelli che si disse-      razionalità, del risaputo e dell’abitudinario,
   tano bevono da questa brocca. Come in            consapevoli che «anche il muro più spesso
   un rito tutti esclamano: com’è bello bere        ha crepe sottilissime attraverso le quali si in-
   da questa brocca! Com’è buona qui l’ac-          filtra il mistero» (Florenskij P.A., 2009, 243).
   qua! E si tratta dell’acqua che, secondo i           Molti dei grandi artisti ci ricordano l’inti-
   giornali, viene inquinata. Viene dal fiume       ma necessità di questo «sguardo», di questo
   sudicio della città. Piena di cloro. Ma per
                                                    desiderio che consente di oltrepassare «la
   via della brocca l’acqua diventa buona,
   salubre, fresca e dolce.                         siepe» di leopardiana memoria, per tentare
      Il figlio ritorna. Ha girato il mondo.        di accedere ad altri orizzonti, fino «all’ulti-
   Ha studiato. Arriva. Bacia la madre.             mo orizzonte», dove il dialogo con l’infinito
      […] «Mamma, ho sete! Voglio bere              sa regalare alla nostra navigazione il senso
   dalla vecchia brocca!».                          di un naufragio salvifico e dolce, tutt’altro
      […] Non per saziare la sete del cor-          che pauroso e distruttivo.
   po. Questa, tante acque la saziano. Ma la            Di quest’acqua, di questo mare abbiamo
   sete dell’archetipo familiare, la sete dei       tutti bisogno, e non c’è età del tutto disseta-
   penati paterni, la sete fraterna, archeo-        ta, che giustifichi soste, rifiuti o indifferenza
   logica, delle radici da dove viene la linfa      rispetto a questo nutrimento esistenziale.
   della vita umana. Questa sete soltanto la
                                                        Tanto più l’età dell’adolescenza, con le
   brocca la può saziare. Beve una prima
   brocca. Avidamente. Termina con un               specifiche sfide di «acrobaticità», «vulnera-
   lungo sospiro, come chi si è tuffato e ri-       bilità», «progettualità» (Milan G. e Cestaro
   torna in superficie. Poi ne beve un’altra.       M., 2016b) e che, come recita l’etimologia
   Lentamente. È per gustare il mistero che         del termine, è la specifica età del «crescere»,
   la brocca contiene e significa. (Boff L.,        necessita di quel nutrimento autentico, ca-
   1982, 7-8).                                      pace di far prevalere la speranza pur in un
                                                    contesto arido.

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Milan G. e Cestaro M.

                Può essere l’educazione – come indica            È una questione di «religione»?2
             l’eterna metafora dell’educatore-giardiniere
             – la via per risvegliare le energie individuali         Gli adolescenti e i giovani di oggi sono
             e collettive? Come semi piantati in un giar-        abitati da «un desiderio di cielo»? Da uno
             dino arido, le risorse delle persone attendo-       «sguardo» capace di «cogliere ciò che è in-
             no, per «crescere», chi sappia innaffiare e         visibile agli occhi»? In altre parole, tra di
             rassodare al punto giusto il terreno.               loro, trovano ancora posto le dimensioni
                Ci vuole però la creatività pedagogi-            della spiritualità e della religiosità? E se sì,
             ca della «testardaggine» che, quando tutto          quale significato esse assumono?
             sembra sterile e bloccato, ancora spera e               Nel cercare di rispondere a tali interro-
             crede nella generatività della cura autenti-        gativi, si fa riferimento ai dati emersi dallo
             ca, dell’amore responsabile, della fedeltà al       studio longitudinale CRESCERE, che se-
             compito.                                            gue nel tempo un campione di circa 450
                Il grande regista Andrej Tarkovskij, all’ini-    ragazzi residenti nelle provincie di Padova
             zio del film «Sacrificio», presenta la suggestiva   e Rovigo, dagli 11 ai 18 anni d’età3.
             «leggenda dell’albero inaridito». Racconta di un        Una prima considerazione sembra emer-
             monaco che ogni giorno usciva con un cari-          gere con una certa evidenza: nel passaggio
             co speciale e ripeteva un itinerario solo ap-       dalla preadolescenza all’adolescenza la reli-
             parentemente ingenuo e improduttivo: pas-           gione comincia a distinguersi dalla spiritua-
             so dopo passo, secchio dopo secchio, con            lità.
             un andirivieni continuo, portava l’acqua sulla          Alla domanda «Credi a qualche tipo di
             montagna e innaffiava un albero inaridito,          religione?», la percentuale di risposte af-
             credendo senza ombra di dubbio nella ne-            fermative registra infatti una sensibile di-
             cessità di ciò che faceva, senza abbandonare        minuzione passando dai 12 e ai 14 anni
             neppure per un istante la fiducia nella forza       (rispettivamente dal 87% al 68%), mentre
             miracolosa della sua fede. Alla fine, vide il       aumentano gli incerti (dal 8,4% al 17,8%) e
             miracolo: una mattina i rami dell’albero si ri-     coloro che dichiarano di «non credere» (dal
             animarono e si coprirono di foglie.                 4,7% al 13,9%).
                «Ma questo è forse un miracolo? È sol-               Specularmente, diminuisce la percentua-
             tanto la verità!» – scrive Tarkovskij – «è la       le di coloro per i quali la religione è «mol-
             verità che si fa strada quando si insegue           to/abbastanza importante» (passando dal
             con fede un ideale, un sogno, compiendo             75% a 12 anni, al 61% a 13 anni e al 57% a
             i piccoli difficili passi di ogni giorno per-       14 anni) mentre aumenta la quota di colo-
             ché il nostro albero inaridito possa fiorire        ro che la considerano «poco/per nulla im-
             e crescere» […] «Il nostro mondo è scis-            portante» (25% a 12 anni; 39% a 13 anni;
             so in due parti: il bene e il male, la spiri-       54% a 14 anni). Nello specifico, per quanto
             tualità e il pragmatismo. Il nostro mondo           riguarda l’importanza attribuita alla religio-
             umano è costruito, è modellato sulla base           ne, è interessante notare l’esistenza, tra i
             delle leggi materiali poiché l’uomo ha co-          12 e i 13 anni, di una correlazione positi-
             struito la propria società sul modello della        va tra l’importanza attribuita alla religione
             morta materia. Perciò egli non crede nello          e la fiducia in se stessi: più la religione ha
             Spirito e rifiuta Dio. C’è una speranza che         un ruolo importante nella vita dei ragazzi,
             l’uomo sopravviva, nonostante tutti i se-           più il livello di autostima è elevato. Anche
             gni del silenzio apocalittico preannunciato         rispetto al grado di benessere espresso, me-
             dall’evidenza dei fatti? La risposta a questo       diamente si registra come esso assuma un
             interrogativo, forse, è contenuta nell’antica       livello maggiore nei ragazzi che credono.
             leggenda sulla resistenza dell’albero inaridi-          Con il procedere dalla preadolescenza
             to, privato dei succhi vitali» (Tarkovskij A.,      all’adolescenza le risposte sembrano inol-
             2002, 211).                                         tre radicalizzarsi verso posizioni estreme,

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Educare gli adolescenti alla spiritualità

rivelando la tendenza, tipica di questa fase         ma dai confini «assai porosi» (ibidem).
evolutiva, a dicotomizzare il proprio giu-              Più che di un vero e proprio rifiuto, quel-
dizio su poli opposti e nettamente distinti.         lo dei giovani con il credere è un rapporto
Nel passaggio dai 12 ai 14 anni, la quota di         lasciato in sospeso, in «standby» (Castegna-
coloro che attribuisce nessuna importanza            ro A. e altri, 2013), costantemente rinviato,
alla religione aumenta di circa 21 punti per-        ma mai del tutto reciso. Tra il credere e il
centuali (passando dal 13% al 34%) mentre            non credere, la maggioranza si colloca in-
diminuisce la quota di coloro che consi-             fatti in una «terra di mezzo» (ibidem), in cui
derano la religione molto importante (dal            a dominare è una costante condizione di
35% al 12%).                                         incertezza e di ricerca. Emerge l’affermarsi
    Come leggere questi dati? Essi registrano        di un «sentire religioso soggettivo e auto-
un progressivo e inesorabile calo dell’inte-         nomo» in cui non manca anche la tendenza
resse religioso negli adolescenti? Si potreb-        a costruirsi una «fede su misura» (Garelli
be essere indotti a tale conclusione se non          F., 2016). Quella giovanile appare delinearsi
fosse per un’altra batteria di risposte che          così come una fede «nomade», «sempre più
possono sembrare «paradossali» e «con-               individuale e solitaria, tipica del pellegrino»
traddittorie» se confrontate con le prece-           (Bichi R. e Bignardi P., 2015). Tale è «l’uo-
denti. Circa l’80% dei tredicenni afferma di         mo inquieto in perenne ricerca» colui per il
«essersi interrogato almeno una volta nella          quale «è solo possibile cercare» (Castegnaro
vita sull’origine del mondo e dell’universo»         A. e altri, 2013).
mentre il 52% di essi ritiene che «esista un            Tuttavia, malgrado la religiosità giova-
essere superiore».                                   nile si presenti incerta, fluida in costante
    Col procedere dell’età, dunque, ciò che          peregrinare e per nulla «lineare», essa rivela
realmente cala sembra essere l’interesse per         tracce di un’inquietudine e di una spiritualità
la religione, intesa per lo più come osservan-       animata da profonde domande di senso (Bichi
za a regole e pratiche religiose, mentre per-        R. e Bignardi P., 2015, Garelli F., 2016).
mane la curiosità per interrogativi di fondo            Rispetto alle generazioni che li hanno
inerenti l’esistenza e il senso della vita.          preceduti, i giovani di oggi non appaiono
    È una tendenza che conferma quanto già           dunque «meno spirituali» e «meno reli-
evidenziato dalle più recenti ricerche sulla         giosi». Ad abitarli è piuttosto un bisogno
religiosità giovanile aventi come target i co-       di «personalizzazione del credere» (Caste-
siddetti Millennials: giovani di età compresa        gnaro A. e altri, 2013; Bichi R. e Bignardi
tra i 18 e i 29 anni. Al riguardo, gli ultimi dati   P., 2015), da intendersi come una risorsa
raccolti registrano una religiosità giovanile        da valorizzare poiché esprime l’esigenza di
in movimento, piuttosto articolata e varie-          passare da una «identità religiosa trasmes-
gata al suo interno, rispetto alla quale non         sa» ad una «identità religiosa scelta» (Caste-
sembra potersi affermare «la marginalità o           gnaro A. e altri, 2013), riconosciuta come
l’irrilevanza della condizione di ’credenti’»        fondamento e orientamento per la propria
(Garelli F., 2016). A fronte di una sensibi-         vita e per la propria identità personale.
le crescita dei «non credenti» da un lato e
dell’assottigliarsi del numero di «credenti
convinti e praticanti» dall’altro, permane           Educare ad una spiritualità
infatti una larga quota di giovani che man-          religiosamente orientata
tengono, per motivi indotti dalla tradizio-
ne e dall’educazione ricevuta, un «legame              Arrivati a questo punto, la domanda
esile» con la religione cattolica. Fortemente        pedagogica che possiamo porci è: come
variegate al loro interno, quelle dei «creden-       guardare alla spiritualità in modo tale da
ti» e dei «non credenti» sono piuttosto delle        prenderci cura della educabilità della persona
categorie tra loro non rigidamente distinte          umana colta nella sua singolarità?

                                                                                    Studi Zancan · 5/2016 · 21
Milan G. e Cestaro M.

                Un aiuto in tale direzione ci viene dal          manifestano, a modo loro, l’esigenza di una
             riconoscere il desiderio come uno dei tratti        spiritualità orientata verso la vita di quag-
             salienti della spiritualità. Radicandosi nel-       giù, che ha meno a che fare con il tema del
             la contingenza dell’esistenza personale,            comportamento morale o con le pratiche
             il «desiderio» rivela infatti ciò che attrae e      religiose e più con il bisogno di ritrovare se
             orienta lo sguardo «verso le stelle» (dal la-       stessi, di dare significato alla propria vita, di
             tino «de»-«sidera» che significa «mancanza          cercare un miglior equilibrio vitale (Caste-
             di stelle»). È ciò che, nel trascendere l’e-        gnaro A. e altri, 2013).
             sperienza, consente di arricchirla di sen-             Forse questa può sembrare unicamen-
             so. Diversamente detto, è proprio in tale           te una forma di «spiritualità laica». Eppu-
             «alzare lo sguardo verso le stelle» a partire       re proprio in essa si cela quel desiderio di
             da domande di senso, che si esprime l’aprirsi       «passare dal credere in Dio [trasmesso], al
             dell’io, colto nella «intimità» della sua «vita     credere al mistero di Dio, dalla dogmatica
             interiore», al senso di Infinito e di Assoluto. È   alla mistica, dalla teologia alla poesia […]
             pertanto in tale «desiderare», quale movimen-       che di per sé indica un potenziale di ric-
             to interiore del trascendere, che possiamo rico-    chezza spirituale da valorizzare» (ibidem).
             noscere le tracce di una spiritualità che rive-        La sfida educativa che allora si pone è
             la la natura relazionale della persona umana        quella di promuovere il passaggio da un deside-
             come essere «Io-Tu» (Buber M., 1993). Si            rio di senso, proprio di una sensibilità spirituale
             tratta di una relazionalità che, in quanto di-      nomade, a una spiritualità religiosamente orienta-
             mensione costitutiva dell’essere umano, si          ta. Come? Riteniamo che alcuni «strumen-
             esprime nell’esistenza di ciascuno in senso         ti» utili a favorire tale passaggio risiedano
             sia orizzontale – le relazioni con gli altri e      proprio in alcune capacità-chiave che, ra-
             con la comunità – sia verticale – la relazione      dicandosi nella relazione, consentono di
             con la profondità del proprio sé e con l’altez-     qualificare un agire educativo religiosamen-
             za di ciò che «va oltre» la realtà empirica e si    te orientato. Ad essere chiamato in gioco è
             dispiega nell’orizzonte etico-valoriale fino        infatti uno stile relazionale che sappia tra-
             a raggiungere, per chi sceglie, la relazione        dursi in quella che possiamo definire l’arte:
             con il Tu di Dio (Milan G. e Cestaro M.,               – dell’ascolto: quale disponibilità e capa-
             2016a; Cestaro M., 2013).                           cità di cogliere la «parola giusta» (Ebner F.,
                Volgendo lo sguardo a questo nostro              1998) che l’altro pronuncia sapendone «in-
             tempo, tristemente segnato da quello che            tuire» (Buber M., 1993) le domande di sen-
             Papa Francesco definisce un processo di             so che lì vi si celano. Porsi in ascolto solle-
             «desertificazione spirituale» (2013, p. 86)         cita dunque ad entrare nella relazione con il
             ma al tempo stesso contraddistinto da un            desiderio di incontrare l’altro «là dove egli
             «rinnovato interesse spirituale» (De Fiores         è», di «rendersi presenza» – accogliente e
             S. e Goffi T., 1999, 1517), possiamo rico-          non giudicante – affinché egli possa a sua
             noscere come emerga con forza l’esigenza            volta «rendersi presente» (ibidem) prima di
             di riscoprire una spiritualità «esistenzialmen-     tutto a se stesso;
             te esperita» mediante le relazioni che il sin-         – del testimoniare: quale capacità di «mo-
             golo intrattiene con se stesso, con gli altri e     strare», mediante il proprio modo di rap-
             con il mondo.                                       portarsi con se stesso, con gli altri e con la
                Si sta facendo strada cioè «un’apertura al       vita, le «ragioni» per le quali valga davvero
             trascendente» a partire «dall’uomo e dalle          la pena credere. Saper essere dei testimoni
             sue esperienze» (ibidem, 1519). Espressio-          credibili si profila così come una responsa-
             ne di un tale desiderio spirituale, che nasce       bilità che sollecita ogni credente – in par-
             dall’uomo, dalla sua umanità e dalla sua sete       ticolare se educatore – ad impegnarsi in
             di senso, sono proprio i giovani che abitano        un’arte dell’accompagnamento che sappia
             questo nostro tempo liquido e plurale. Essi         camminare al «ritmo salutare della prossi-

22 · Studi Zancan · 5/2016
Educare gli adolescenti alla spiritualità

mità» (Papa Francesco, 2013, 169) per ren-             Note
dere visibile come, in qualità di singoli e di
comunità, si sta compiendo quel cammino                1 Il presente paragrafo è di Giuseppe Milan.
di fede che si afferma di aver scelto;                 2 Il presente paragrafo e il successivo sono
   – del ricorrere ad un linguaggio vicino ed acces-     di Margherita Cestaro. Per la loro stesura
                                                         l’Autrice fa riferimento all’articolo Adole-
sibile all’interlocutore: quale capacità di adot-
                                                         scenti, spiritualità. Religiosità: quale educa-
tare un linguaggio che, ancorandosi alle
                                                         zione, contenuto in «Studium Educationis»,
esperienze di vita dei preadolescenti e degli            3/2016.
adolescenti, sia in grado di «tradurre» sul            3 CRESCERE è l’acronimo di Costruire Re-
piano esistenziale quelle parole e quei con-             lazioni ed Esperienze di Sviluppo Condivi-
cetti religiosi che possono spesso risultare             se con Empatia, Responsabilità ed Entusia-
loro «astratti» e «criptici». Ad essere inter-           smo. Lo studio è realizzato dalla Fondazione
pellate sono pertanto la sensibilità e la de-            Emanuela Zancan onlus, con il sostegno
licatezza con cui l’adulto-educatore sa farsi            della Fondazione Cassa di Risparmio di Pa-
prossimo sapendo pronunciare la «parola                  dova e Rovigo, in collaborazione con molti
giusta» quella cioè che sa intercettare, acco-           partner locali (Barbero Vignola G. e altri,
                                                         2016; Vecchiato T. e Canali C., 2013). Per
gliere e alimentare quel desiderio profondo
                                                         informazioni: www.crescerebene.org.
di senso, di autenticità, di amare e di sentir-
si amati che abita il cuore di adolescenti e
giovani, come di ogni essere umano;
   – di generare «esperienze di bellezza»: qua-         SUMMARY
li occasioni preziose in cui il bello che la
natura e le diverse forme artistiche quoti-             In the age of «arid modernity», have the
dianamente regalano possa – come direbbe                dimensions of interiority and spirituality
Socrate nel Fedro – consentire all’anima di             dried up completely, or can they still find
«mettere le ali», favorendo cioè l’incontro             a spring of «water» from which to draw?
tra la parte «più intima» di sé e «quel qual-           In particular, is it still possible – and in
cosa» che si intuisce essere racchiuso e, al            this case, through what ways – to educa-
tempo stesso, «andare oltre» quella bellezza            te adolescents and young people in a «re-
percepita.                                              ligiously oriented spirituality»? These are
   Raccogliere allora la sfida di educare ado-          the essential questions around which the
lescenti e giovani ad una spiritualità religio-         reflection presented in this article cen-
samente orientata, sollecita ad assumere nei            ters, starting from some data from the
loro confronti uno sguardo educante, capace             Longitudinal Study Crescere, based on a
di riconoscere, accogliere, favorire e orien-           sample of about 450 minors residing in
tare quel desiderio – a volte solo sopito e             the provinces of Padova and Rovigo.
latente ma comunque presente – di una re-
lazione intima, personale e incarnata, nella
propria umanità, con il Tu di Dio. L’appello
che implicitamente essi sembrano rivolgere
è quello di poter fare esperienza di una «religio-
sità incarnata» nei volti e nelle relazioni che
essi incontrano e vivono.

                                                                                      Studi Zancan · 5/2016 · 23
Milan G. e Cestaro M.

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24 · Studi Zancan · 5/2016
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