EDITORIALE ALLEGGERIRE LA REGOLAMENTAZIONE DEL CONSUMO DI CANNABIS - MUCCHI EDITORE

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Editoriale
Alleggerire la regolamentazione
del consumo di cannabis

       Si è incaricata l’Unione Europea nel dire che tra le priorità della lotta
alle dipendenze vi è il contrasto ad un mercato sempre più interstiziale e sem-
pre più ricco di offerte e tipologie di droghe.
       Per l’Europa la lotta ai consumi di sostanze rimane una priorità sanita-
ria date le enormi conseguenze sulla salute individuale e di interi gruppi di
popolazione.
       I consumi non si arrestano, anzi tendono a seguire un trend globale ben
distinguibile: si distribuiscono su un ventaglio più allargato di prodotti e cre-
scono instancabilmente.
       Qualcosa bisognerà pur rivederlo.
       Ecco allora due importanti messaggi. Il Global advisory group ha di-
chiarato che è giunto il momento di porre fine alla guerra alle droghe: non
ha pagato né in termini di contrazione dei mercati né in miglioramento delle
condizioni dei consumatori.
       Secondariamente Miron. Jeffrey e Waldck Katherine hanno calcolato
l’impatto finanziario globale per gli USA se si ponesse fine al proibizioni-
smo; se si legalizzassero le droghe gli USA risparmierebbero 41,3 miliar-
di/anno per spese di polizia, giudiziarie e carcerarie. Inoltre l’uscita dalla
clandestinità porterebbe 46 miliardi allo Stato in tasse. (www.cato.org/pubs/
wtpapers/Drug-ProhibitionWP.pdf)
       Un alleggerimento della pressione della regolamentazione almeno per
la cannabis, la droga illegale di gran lunga più utilizzata, si impone; a breve
sono attese novità legislative importanti in diversi paesi.
       Ma il mercato viene inondato da nuove sostanze o dalla scoperta dell’u-
so a scopi psico-attivanti di prodotti già in uso per altri scopi. Valga il caso
del Mefedrone prodotto di uso botanico. Recentemente uno studio inglese ha
messo i fari sulla benzilpiperazina.
       Negli ultimi anni si è assistito ad una notevole complessità e variabili-
tà all’interno di quanto è venduto e consumato come ecstasy. In molte com-
presse vendute come ecstasy sono state trovate altre molecole che vengono
inconsapevolmente assunte dai consumatori che si espongono a gravi rischi
di tipo sanitario legati all’assunzione inconsapevole di molecole tossiche non
conosciute. Le compresse di ‘finta’ ecstasy hanno spesso aspetto, forma, co-
lore e loghi del tutto simili a quelle dell’ecstasy, traendo ulteriormente in in-
ganno i consumatori. Tra queste la benzilpiperazina (Bzp), una droga sinteti-
ca ad effetto stimolante che ha fatto la comparsa nel mondo delle droghe ri-

Personalità / Dipendenze, vol. 16, fasc. 3, dicembre 2010                    227
creazionali alcuni anni fa in Europa e che è stata spesso commercializzata
proprio come fosse ecstasy, pur non essendo correlata a quest’ultima in ter-
mini di struttura chimica. La Bzp in Italia è stata posta sotto controllo (D.P.R.
309/90) nel 2007 così come in numerosi altri paesi nel mondo proprio a causa
della sua tossicità, che viene ulteriormente confermata da una recente attività
di ricerca. La dottoressa Vaughan della Anglia Ruskin University nel Regno
Unito e collaboratori hanno effettuato degli esperimenti per valutare la tossi-
cità in vitro della benzilpiperazina. I ricercatori hanno presentato i dati preli-
minari della loro ricerca alla conferenza annuale dell’American Academy of
Forensic Sciences, l’accademia americana delle scienze forensi, nel febbraio
2011, i cui dati sono stati ripresi dal Medical News Today. In particolare i ri-
cercatori hanno considerato il fatto che diverse partite di droga possono ave-
re effetti tossici diversi proprio a causa della provenienza e delle lavorazioni
clandestine che ne determinano una notevole variabilità nella composizione,
sia in termini di principio psico-attivo che di impurezze. Così testando in vi-
tro delle miscele di Bzp contenti anche i precursori della sua sintesi in quan-
tità analoghe a quelle riscontrate nelle compresse clandestine, i ricercatori
hanno evidenziato che la Bzp mostrava tossicità sulle cellule del rene men-
tre il precursore piperazina esprimeva la sua tossicità sulle cellule di fegato. I
consumatori spesso non sanno quello che assumono perché le composizioni
cambiano continuamente, con tossicità correlabile anche alle impurezze pro-
venienti dalla preparazione clandestina di queste droghe; tutto ciò espone i
consumatori a rischi elevati. (www.droganews.it)
       Alla variabilità del mercato delle droghe concorre anche la auto-produ-
zione: un metodo sempre più diffuso al punto da essere inserito fra le priorità
assolute nella strategia di lotta alle droghe ridefinita dalla Commissione eu-
ropea nel novembre 2019.
       Anche la legge pare volersi adeguare a questi diffusi costumi. Infat-
ti martedí 28 giugno la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza secon-
do cui coltivare una piantina di marijuana sul balcone di casa propria non è
reato. Lo ha deciso sostenendo che il fatto, nonostante il rigido orientamento
normativo sugli stupefacenti, non ha portata offensiva. Con questa motiva-
zione i supremi giudici hanno respinto il ricorso del procuratore generale del-
la Corte di Appello di Catanzaro contro l’assoluzione di un ventitrenne sor-
preso con una piantina di marjuana sul balcone di casa a Scalea (Cosenza).
       In particolare la Cassazione fa riferimento a un principio giuri-
dico che “sebbene timidamente ha già” fatto capolino nella giurispru-
denza di merito e di legittimità, tira in ballo la necessità che il posses-
so limitato di piante o principi psico-attivi sia in grado di procurare danni.
Dunque, quando la “modestia dell’attività posta in essere” emerge da circo-

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stanze oggettive di fatto, come in questo caso la coltivazione di una pian-
tina in un piccolo vaso sul terrazzo di casa con un principio attivo di mg
16, il comportamento dell’imputato deve essere ritenuto del tutto inoffensi-
vo e non punibile anche in presenza di specifiche norme di segno contrario.
In conclusione, osserva la Cassazione, non solo non è punibile alcun compor-
tamento non previsto dalla legge come reato, ma non è punibile nemmeno il
reato che non procura danni a nessuno: in altre parole “nullum crimen sine
lege” ma anche “nullum crimen sine iniuria”.
       Al solito arriviamo a questi importanti appuntamenti in ordine sparso
senza che nessuna autorità abbia voluto approfondire in modo scientifico e
razionale come alleggerire la pressione proibizionista sulla cannabis. Prepar-
iamoci ad assistere ai soliti show di favorevoli e contrari tutti rigorosamente
ideologici e faziosi. Speriamo sempre di più che un governo europeo impon-
ga nuovi stili di danza ai poteri nazionali.

                                                             Umberto Nizzoli

♦ Editoriale                                                               229
segnalazioni commenti
Il Governo inglese promulga la sua Strategia
anti-droga, 2010.

Ridurre le domanda. Selezionare i presidi di cura. Costruire il recupero: Aiu-
     tare le persone a vivere una vita senza droghe.

       Già dal titolo si percepisce il radicale cambiamento di strategia.
       Dalla strategia nazionale inglese anti-droga del 2010: “La differenza
fondamentale da quelli che governavano prima di noi (cioè i Laburisti di
Brown che c’erano prima del Governo Cameron) è che invece di concentrarsi
principalmente sulla riduzione dei danni causati dall’abuso di droga, voglia-
mo andare molto oltre ed offrire ogni supporto possibile alle persone per sce-
gliere il recupero come via di uscita possibile dalla dipendenza”.
       Il testo che segue è tratto in gran parte dalla relazione di valutazione di
impatto che è servita per definire la strategia antidroga 2010.
       Il programma della coalizione di governo (Lib assieme ai Conservato-
ri) stabilisce l’orizzonte che si prefigge si influire sulla fornitura di droghe
illecite, introdurre un sistema di divieti temporanei al cosiddetto ‘sballo le-
gale’ e di costruire un sistema di recupero che consenta alle persone di libe-
rarsi dalla droga o dalla dipendenza da alcool per diventare soggetti in grado
di contribuire appieno alla società. Pertanto, l’obiettivo alla base della intro-
duzione di queste politiche risiede nello stabilire questi impegni a tutti i li-
velli di governo e di costruire le basi per un rinnovato slancio nell’affronta-
re la droga e la criminalità correlata alla droga; nel contempo il piano pun-
ta all’attivazione del sistema di cure per aiutare le persone a liberarsi della
loro dipendenza.
       Gli obiettivi strategici principali sono:
--     Ridurre la domanda di droghe illecite, impedendone l’uso e limitando
       l’offerta;
--     Supporto alle persone dipendenti da droghe o da alcool con lo scopo
       del loro recupero, garantendo che sempre più persone stiano affrontan-
       do la loro dipendenza, recuperandosi pienamente e contribuendo attiva-
       mente alla società.
       I risultati attesi saranno:
--     Riduzione del consumo di droghe illecite e no poiché dannose;
--     Aumento del numero di persone recuperate dalla dipendenza da dro-
       ghe o da alcool.
       La strategia anti-droga si articola su tre temi: la riduzione della doman-
da; restrizione dei supporti; recupero.

Personalità / Dipendenze, vol. 16, fasc. 3, dicembre 2010                    315
Riduzione della domanda

      Creare un ambiente in cui la stragrande maggioranza delle perso-
ne che non hanno mai consumato droghe continuino a resistere a qualsiasi
pressione al farlo, rendendo più facile fermare chi fa pressioni.
--    Le famiglie vengono aiutate a dare ai loro figli fin da bambini il miglior
      approccio possibile nella vita.
--    Le famiglie potenzialmente vulnerabili vengono aiutate a sviluppare le
      capacitа genitoriali: sia le madri che i padri;
--    Una campagna nazionale su come aiutare a crescere nelle famiglie con
      le esigenze più complesse.
--    Il personale della scuola riceve le informazioni, la consulenza e il pote-
      re di passare informazioni accurate sulle droghe e sull’alcol durante le
      loro ore di insegnamento;
--    Affrontare i comportamenti problematici nelle scuole, con più ampi
      poteri di perquisizione e di confisca. Viene reso più facile per i diri-
      genti scolastici di agire contro gli studenti che trovano a spacciare a
      scuola;
--    Collaborare con le organizzazioni di volontariato, con la polizia e con
      gli altri attori per prevenire l’abuso di droga o alcolico.
--    Tutti i giovani dovrebbero essere in grado di restare nella scuola o nella
      formazione fino all’etа di 18 anni.
--    Viene semplificato il finanziamento agli enti locali affinchй facciano la
      prevenzione;
--    Con nuovi accordi di finanziamento per i servizi della giustizia minori-
      le si punta a stimolare le autoritа locali affinchй trovino modi innovativi
      per ridurre il numero di giovani che commettono reati correlati al con-
      sumo di droga o all’abuso alcolico.
--    I giovani a cui l’abuso di droga o di alcol inizia a causare un danno van-
      no rapidamente avviati al supporto specialistico che affronterа l’abuso
      puntando al recupero.
--    Limitare l’offerta

       Dobbiamo fare del Regno Unito un luogo poco attraente per i traffican-
ti di droga, attaccando i loro profitti e moltiplicando i loro rischi. Allo sco-
po vengono:
--     Introdotti nuovi commissari di polizia;
--     Formata la nuova Agenzia nazionale anti-crimine (NCA).
--     Potenziato il coordinamento tra la polizia e i partner locali.
--     Incentivata la creazione e la fornitura di soluzioni alle vittime di reato.

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--    Sviluppato il potenziale delle nuove tecnologie per impedire alle dro-
      ghe di entrare e di essere scambiate all’interno delle prigioni.
--    Favorire lo scambio di informazioni tra le forze di polizia, la National
      Crime Agency, la UK Border Agency e gli altri organi di stato per au-
      mentare la comprensione del fenomeno e migliorare la lotta ad esso.
--    Ridurre il rischio di danni dovuti all’uso di nuove sostanze psicoattive,
      il cosiddetto ‘sballo legale’, introducendo un sistema di divieti rapidi e
      temporanei ancor prima della valutazione sulla salute che verrà fatta da
      esperti indipendenti.
--    Si istituirà un efficace sistema di allarme rapido forense.
--    Introdurremo la adeguata tecnologia alle frontiere per aiutare con l’iden-
      tificazione di nuove molecole psico-attive (grande attenzione viene data
      alle disegner drugs ed alle smart drugs).
--    Coordinamento con i provider di Internet posti nel Regno Unito per as-
      sicurare la conformità del loro operato alla lettera ed allo spirito del-
      la legge.
--    Ci si prefigge di impedire il riciclaggio di denaro e di ostacolare la fi-
      nanza criminale.
--    Si svilupperà un approccio globale per affrontare il commercio di precur-
      sori di droghe (sostanze chimiche frequentemente utilizzate per la pro-
      duzione illecita di droghe) e gli agenti di taglio, lavorando con i paesi di
      produzione, con il commercio legittimo e con i partner internazionali.
--    Recupero

     Per coloro che sono dipendenti da droghe o da alcol, gli enormi finan-
ziamenti disponibili per il loro trattamento vanno orientati per garantire che
il maggior numero di persone affronti la propria dipendenza e si recuperi
pienamente.
--   Aumentare il focus del trattamento centrato sul recupero, con l’obietti-
     vo generale di ottenere un numero crescente di persone che si recupe-
     ra dalla dipendenza.
--   Aumentare la formazione del personale degli Uffici del lavoro affin-
     ché siano sempre più capaci di riconoscere la dipendenza da droga o da
     alcol, e sappiano dove indirizzare le persone per una più approfondita
     valutazione. Gli Uffici del lavoro lavorino in stretta collaborazione con
     i servizi per il trattamento dei disturbi da uso di droga e di alcol (la rete
     di servizi equivalente ai Sert).
--   Aumentare il sostegno ai servizi di recupero.
--   I servizi verranno sostenuti anche finanziariamente sulla base di risulta-
     ti; i risparmi ottenuti dall’avere reso libere le persone dalla dipendenza

♦ Segnalazioni Commenti                                                      317
potranno essere girati ai servizi e all’incremento di attività di recupero,
      di formazione occupazionale e di inserimento lavorativo.

     Come si vede ci sono molti spunti di riflessione per chi si occupa di dro-
ghe anche in Italia.

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Aggiornamento sulle Addiction per i Medici di Medicina Generale

             Update in Addiction Medicine for the Generalist

Adam J. Gordon, MD, MPH1, Hillary V. Kunins, MD, MPH, MS2, Darius
    A. Rastegar, MD3, Jeanette M. Tetrault, MD4, Alexander Y. Walley,
    MD, MSc5

Journal of Internal Medicine, 26(1): 77-82, 2010

Introduzione

      I medici di medicina generale curano di routine i pazienti con abuso o
dipendenza da alcol, nicotina ed altre droghe di abuso (spesso da noi senza
neppure rendersi conto che lo siano: c’è infatti un diffuso problema di sot-
to-diagnosi).
      Questi problemi contribuiscono a una significativa morbilità, a un uti-
lizzo massiccio dell’assistenza sanitaria, a generare forti costi ed a crescere
prevedibilmente le morti.
      Lo scopo di questo aggiornamento è quello di individuare ed esamina-
re i recenti progressi nella medicina delle dipendenze (addiction) che han-
no implicazioni pratiche per i medici generalisti ed i loro pazienti. Per fare
questo, gli Autori hanno selezionato autonomamente gli articoli nel campo
della medicina delle dipendenze, riassunti e criticamente valutati, ed esami-
nati gli articoli nel medesimo contesto per estrapolare le implicazioni per la
pratica del Medico generalista utilizzando metodologie applicate in prece-
denti update.
      Durante la revisione iniziale, gli Autori hanno identificato gli articoli
attraverso una ricerca elettronica su Medline (limitata a studi umani ed in in-
glese) usando i termini di ricerca per alcool, nicotina e altre sostanze d’abuso
a partire dal gennaio 2008 al gennaio 2010. Dalle citazioni, gli autori hanno
poi selezionato alcuni articoli per una revisione più intensiva. Dopo questo
primo esame, gli Autori hanno cercato altra letteratura tra le risorse web-ba-
sed o web di riviste (www.aod health.org, ACP Journal Club).
      Tutti gli autori poi hanno concordato in modo collettivo sulla importan-
za degli articoli riguardanti la medicina delle dipendenze che hanno implica-
zioni per pratica per i medici generalisti.

♦ Segnalazioni Commenti                                                     319
Implicazioni per la pratica

       È emersa l’indicazione di applicare OBOT (Office-Based Opioid Treat-
ment) la cui adozione ha il potenziale per espandere la disponibilità del trat-
tamento per i pazienti dipendenti da oppioidi, in particolare quando la terapia
di mantenimento con metadone è inefficace.
       Ci sono preoccupazioni e barriere che hanno limitato l’uso della bupre-
norfina da parte dei medici, anche di quelli che hanno seguito e ottenuto il ri-
chiesto attestato di avere una formazione di base.
       Per quanto non esplicitato in questi studi, vi è uno stigma associato alla
dipendenza ed al trattamento delle tossicodipendenze presso i medici. Cque-
sto stigma emerge anche a livello istituzionale: deve essere superato. I medi-
ci che sono interessati a fornire questo trattamento dovrebbero infatti ottene-
re il sostegno e l’incoraggiamento da parte delle istituzioni.
       Studi osservazionali sostengono l’efficacia di OBOT per la dipenden-
za da oppioidi.
       Ci sono molti approcci e protocolli di trattamento, ma integrare questo
trattamento in un ambiente clinico di cure primarie in cui si curano altre ma-
lattie croniche si dimostra particolarmente efficace.
       Tuttavia, ci sono ancora domande senza risposta circa l’approccio te-
rapeutico ottimale, compresi gli intervalli fra le varie visite, i test tossicolo-
gici necessari, e la “dose” di counselling da somministare. È probabile che il
trattamento debba essere individualizzato, e che alcuni pazienti richiedano un
approccio terapeutico più intensivo di altri con un più attento monitoraggio e
con un forte supporto psicosociale.

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Legame tra cannabis e disturbo mentale

              Cannabis Use and Earlier Onset of Psychosis.
                     A Systematic Meta-analysis

Large M. Sharma S., Compton MT., Slade T., Nielssen O

Arch Gen Psychiatry, February 7, 2011

       Uno studio recentissimo ha fornito la prima prova non confutabile che
l’uso di cannabis accelera in modo statisticamente significativo l’insorgenza
di malattie psicotiche durante gli anni critici dello sviluppo del cervello con
possibili conseguenze per tutta la vita.
       La meta-analisi fatta su 83 studi con oltre 20.000 pazienti aruolati di-
mostra che il fumo di cannabis è associato con un esordio di 2,7 anni più pre-
coce della malattia psichica.
       L’analisi è stata condotta da un team internazionale della Università del
New South Wales di Sydney ed è stata pubblicata solo in febbraio 2011 sulla
prestigiosa rivista Archives of General Psychiatry.
       Lo studio è riuscito a stabilire in quale misura l’uso di cannabis, alcol e
altre sostanze psicoattive influenza l’età di insorgenza di malattie psichiche
come la schizofrenia. La cannabis è la droga illecita ampiamente più usata in
Europa, in Italia e da noi con percentuali di varie decine di consumatori spe-
cie, ma non soltanto, fra i giovani.
       Basandosi su diversi decenni di ricerca, la scoperta è un importante pas-
so avanti nella comprensione della relazione che c’è tra l’uso di cannabis e
le psicosi. Molti studi ormai avevano dimostrato un’associazione tra psicosi
e l’uso di droghe come cannabis, alcol, cocaina ed altre sostanze psicoattive.
Tuttavia da oggi si sa che la cannabis espone ad un rischio maggiore di tutte
le altre droghe di facilitare la apparizione di un disturbo mentale.
       I risultati attuali consentono di ritenere che l’uso di cannabis può fare
precipitare il consumatore in schizofrenia o altri disturbi psichici, magari at-
traverso una interazione tra vulnerabilità genetiche e ambientali, come chia-
riscono i ricercatori.
       I risultati inoltre dimostrano con forte evidenza che l’interruzione o la
riduzione del consumo di cannabis possono ritardare o addirittura impedire
in alcuni casi la psicosi. Lo studio tuttavia mantiene aperta la questione se in
questi ultimi casi si possono sviluppare disturbi psichici anni dopo. Tuttavia
anche se l’insorgenza di disturbi mentali era inevitabile, interrompere l’uso
fa guadagnare almeno due-tre anni di buon funzionamento mentale consen-

♦ Segnalazioni Commenti                                                      321
tendo così di raggiungere importanti traguardi di sviluppo, specie per chi è in
tarda adolescenza o in prima età adulta.
      I risultati di questo studio confermano la necessità di mantenere elevata
l’attenzione alla prevenzione del consumo di cannabis sostenendo i genitori e
gli insegnanti ad assumere un atteggiamento attivo.

                                                             Umberto Nizzoli

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Integrating Addiction Medicine Into Graduate Medical Education in
                Primary Care: The Time Has Come

Patrick G. O’Connor, Julie G. Nyquist, A. Thomas McLellan

Annals of Internal Medicine 2011; 154 56-59

      È venuto il momento di inserire le Dipendenze Patologiche nei Corsi di
laurea di Medicina generale
      I disturbi da uso di sostanze creano un enorme carico di problemi medi-
ci, comportamentali e sociali e rappresentano una grande e costosa sfida alla
salute pubblica.
      Nonostante l’elevata prevalenza del consumo di sostanze e le sue con-
seguenze, i medici spesso non rilevano queste condizioni e, di conseguenza,
forniscono cure insufficienti al paziente. Al centro di questo fallimento è l’in-
sufficiente formazione dei medici sui disturbi correlati all’uso di sostanze.
Per far fronte a questo deficit, il Betty Ford Institute ha convocato una riunio-
ne di esperti che ha implementato le 5 seguenti Raccomandazioni incentra-
te sul miglioramento della formazione sull’abuso di sostanze nelle cure pri-
marie nei reparti e le residenze di medicina interna e nella medicina di fami-
glia: 1) integrare la formazione in materia di abuso tra le competenze della
formazione di base 2) dare all’insegnamento sull’abuso di sostanze la stessa
prioritа dell’insegnamento delle altre malattie croniche, 3) potenziar lo svi-
luppo della facoltа 4) creare reparti, divisioni o programmi per le addiction
nei centri medici accademici, e 5), rendere routinari nella pratica di cure pri-
marie sia lo screening delle addiction che il loro trattamento.
      Questa implementazione della formazione avanzata per i medici di cure
primarie dovrebbe rappresentare un importante passo avanti nel migliorare il
sistema di cura.

♦ Segnalazioni Commenti                                                      323
ISAJE/ WHO young scholars award 2011

International Society of Addiction Journal Editors (ISAJE)
World Health Organization (WHO)

Purpose of the award

      The award aims to provide appropriate recognition for the contributions
to addiction science of young scholars from developing countries and to pro-
mote their involvement in research and publication in the field.

      Eligibility for the award
      The criteria for eligibility will be as follows:

--    The applicant should be less than 35 years old
--    He/she should be the lead author in the published paper being submit-
      ted for the award
--    He/she should hold a current academic or research position in a low
      or middle income country (as defined by the World Bank, see attached
      list); or should have held such a position at the time the research for the
      paper was being carried out
--    The research reported should have been carried out predominantly in a
      low or middle income country
--    The paper should be based on a topic of relevance to the country or re-
      gion of origin, or should have broad implications for the field of addic-
      tion research
--    The paper submitted for the award should have been published either
      online or in print form in a peer-reviewed scholarly journal between 1
      July 2008 and 30 June 2011.
      Successful applicants will be required to submit proof of age and of
their current institutional affiliation.

The application procedure

      The award is for the best paper on any topic related to addiction pu-
blished the previous year by a young scholar working in a developing coun-
try. The decision will be made by an award committee selected with the ap-
proval of the ISAJE Board of Directors.

324                                                                     Nizzoli ♦
Each application should include:
--    a copy of the paper being presented for the award; or URL or DOI;
--    a full CV of the applicant including current position and affiliation, qua-
      lifications held, publications and other research outputs and details of
      relevant research training;
--    a letter of support from a senior colleague (this may be sent separa-
      tely).

The award

      The successful applicant will receive a certificate and financial support
of up to USD $2000 from the sponsors of the award to attend an international
scientific or clinical meeting in the addiction/ substance abuse field. The mee-
ting will be chosen in consultation with ISAJE. The sponsors of the award are
ISAJE and WHO.

Submission procedure

      The full application for this year’s award must reach ISAJE by 31 July
2011. Submit to: Jean O’Reilly, ISAJE Executive Officer, National Addic-
tion Centre PO48, Institute of Psychiatry, London SE5 8AF, United Kin-
gdom. The letter of support must also be received by this date if sent separa-
tely. Electronic applications in the form of an MS Word or a pdf file are ac-
ceptable and should be submitted to jean@addictionjournal.org

(NdR) P/D in quanto Socio Fondatore di ISAJE ha il piacere di diffondere questa am-
bita possibilità tra il pubblico dei giovani ricercatori italiani.

♦ Segnalazioni Commenti                                                       325
Comorbilità ed età I insorgenza dei Disturbi Alimentari
                        nei gay, lesbiche, bisex

            Comorbidity and age of onset of eating disorders
                 in gay men, lesbians, and bisexuals

Matthew B. Feldman, Ilan H. Meyer

Psichiatry Research, Page: 205-210 Vol/Issue: 2010; VOL 185; PART 1-2

       Questo studio esamina la prevalenza di disturbi psichiatrici tra gli uo-
mini e le donne con disturbi alimentari gay, lesbiche e bisessuali (LGB). Un
campione di 388 uomini e donne bianchi, neri e latinos LGB è stato selezio-
nate tra le persone che rivolgevano una prima domanda di cura e servizi di
comunità.
       Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, (DSM-IV)
le diagnosi di anoressia, bulimia (e disturbo Binge eating, BED) sono valuta-
te utilizzando la Composite International Diagnostic Interview dell’Organiz-
zazione Mondiale della Sanità.
       Gli uomini gay e bisessuali con disturbi del comportamento alimentare
avevano una maggiore probabilità di avere in modo concomitante un disturbo
d’ansia o l’abuso di sostanze rispetto agli uomini gay e bisessuali senza disor-
dini alimentari, mentre le donne lesbiche e bisessuali con disturbi alimentari
avevano più probabilità di avere un disturbo dell’umore delle donne lesbiche
e bisessuali senza un disturbo alimentare.
       Per i soggetti con diagnosi di disturbo dell’alimentazione congiunto a
disturbo di ansia o disturbo depressivo maggiore, l’insorgenza del disturbo
psichiatrico era più probabile cheprecedesse l’insorgenza del disturbo ali-
mentare.
       I ricercatori dovrebbero studiare ulteriormente le possibili spiegazioni
del rapporto tra l’alimentazione ed i disturbi psichiatrici tra gli uomini e le
donne LGB.

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Prevalenza della comorbilità nei giocatori d’azzardo problemativci
             e patologici: review sistematica e meta-analisi
                     delle indagini epidemiologiche

    Prevalence of comorbid disorders in problem and pathological
 gambling: systematic review and meta-analysis of population surveys

Felicity K. Lorains, Sean Cowlishaw & Shane A. Thomas

Addiction, marzo 2011 volume 106 issue 3

Scopi
Questo studio opera la review delle evidenze relative alla prevalenza dei comuni di-
sordini comorbili, come il consumo problematico di alcol, la depressione, i distur-
bi da uso di sostanze, la dipendenza da nicotina, i disturbi di ansia ed il disturbo di
personalitа antisociale, in campioni di popolazione rappresentativi di giocatori di az-
zardo problematici e patologici.

Metodi
è stata condotta una ricerca sistematica degli articoli peer-reviewed o ancora inediti
riportati tra il primo gennaio 1998 ed il 20 settembre 2010. Sono stati inclusi solo gli
studi che hanno esaminato la prevalenza di comorbilità nei giocatori d’azzardo pro-
blematici e / o patologici all’interno di un campione di popolazione generale formato
utilizzando metodi di campionamento randomizzato e strumenti di misurazione stan-
dardizzati.
Sono stati poi eseguite tecniche di meta-analisi per sintetizzare gli studi inclusi e per
stimare la media ponderata dall’effetto di scala e dalla eterogeneitа tra gli studi.

Risultati
sono stati individuati dalla letteratura undici studi eleggibili.
I risultati derivanti da tutti gli studi indicano che i giocatori problematici e quelli pa-
tologici hanno tassi elevati di altri disturbi comorbili.
La più alta prevalenza media è stata riscontrata per dipendenza da nicotina (60,1%),
seguita dal disturbo da uso di sostanze (57,5%), da disturbo dell’umore di qualsiasi
forma (37,9%) e da disturbo di ansia (37,4%).
Tuttavia, si è rilevata una moderata eterogeneitа tra gli studi, il che suggerisce che le
percentuali stimate non convergono necessariamente se riferite ad una singola popo-
lazione, gruppo target, e che le medie pesate vanno utilizzate con cautela.

Conclusioni
i giocatori d’azzardo problematici e patologici hanno alti livelli di altri disturbi mentali
comorbili; perciò si raccomanda che al momento dell’accesso in trattamento per proble-
mi di gioco è consigliato un approfondito screening per disordini mentali comorbili.

♦ Segnalazioni Commenti                                                                327
I confine del BED e la sua, frequente, comorbilità psichiatrica

              Clarifying boundaries of binge eating disorder
                       and psychiatric comorbidity

Anja Hilbert, Kathleen M. Pike, Denise E. Wilfley, Christopher G. Fairburn,
     Faith-Anne Dohme, Ruth H. Striegel-Moore

A latent structure analysis, Behaviour Research and Therapy 49 (2011) 202-211

       Il disturbo alimentare di tipo Binge (BED) si presenta con notevole co-
morbilità psichiatrica. Si è perciò cercato di delineare i confini del BED usan-
do un campione di 151 donne con BED, 102 donne con disturbi affettivi o di
ansia, e 259 donne senza disturbi psichiatrici che è stato valutato con collo-
qui clinici e con questionari self-report. L’analisi tassonomica è stata condot-
ta utilizzando i criteri per il BED ed il disturbo affettivo e di ansia del DSM-
IV. I risultati hanno mostrato una struttura tassonomica del BED e dei distur-
bi affettivi e di ansia.
       Entrambi i profili tassonomici si presentano con un livello sopra-me-
dia in modo concomitante. All’interno del profilo tassonomico del BED, la
diagnosi concomitante indica una maggiore esposizione generale a disturbi
di ordine psicopatologico, un minore adattamento sociale, ed una maggio-
re esposizione premorbosa a disturbi dell’umore dei genitori ed a loro abu-
so di sostanze, ma non a una loro maggiore psicopatologia per disturbo ali-
mentare.
       Il disturbo alimentare di ordine psicopatologico discrimina individui
nella tassonomia BED da individui nella tassonomia per disturbi affettivi e
di ansia.
       I criteri diagnostici del BED sono più indicativi della tassonomia che
i criteri per disturbo affettivo e di ansia. I risultati dimostrano che, a livello
sub-clinico, il BED è concomitante, benché distinto, dai disturbi affettivi e
di ansia e non è espressione caratteristica di un sottostante disordine affetti-
vo o di ansia.

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In memoria di Charles (Bob) Schuster

       È morto prematuramente Charles (Bob) Schuster, molto ammirato e ri-
spettato membro della comunità scientifica e direttore del NIDA prima del-
la d.ssa Volkow.
       La prodigiosa carriera di Bob Schuster include contributi fondamentali
che continueranno ad illuminare il cammino delle generazioni future di far-
macologia comportamentale e di neuroscienze. I suoi risultati sarebbero trop-
pi da elencare. Schuster era un vero visionario: ben prima di altri del suo tem-
po, ha visto il potenziale delle immunoterapie nella cura della dipendenza;
per esempio, quasi tre decenni prima di altri ricercatori si impegnò in quel-
la che ora è una strategia di trattamento in rapida maturazione e con risultati
molto promettenti. Ci ha lasciato non solo una miriade di scoperte e di con-
quiste da cui trarre ispirazione, ma anche la memoria di un uomo gentile e
generoso che ha saputo fare la differenza nella vita di milioni di persone at-
traverso il lavoro che lui tanto amava. Bob ha fatto il suo Ph.D. in Psicolo-
gia nel 1962, dopo essere stato mentore del Professor Joseph V. Brady pres-
so l’Università del Maryland. Dopo aver ricoperto numerosi e prestigiosi in-
segnamenti, fondò all’Università di Chicago il Drug Abuse Research Cen-
ter. Dal 1986 al 1992 ha prestato servizio come direttore del National Insti-
tute on Drug Abuse, il NIDA, appunto, una posizione da cui ha supervisio-
nato lo sviluppo dei programmi di ricerca scegliendo cosa sovvenzionare e
stipulando i contratti per finanziare la ricerca sulla prevenzione, sulla eziolo-
gia e sul trattamento dell’abuso di droghe, con i suoi correlati medici e socia-
li. Nel 2000, divenne direttore del Research Institute delle tossicodipenden-
ze presso la Wayne State University, carica che ha mantenuto fino alla mor-
te prematura. Lui è un ex Presidente del Collegio per i problemi delle tossi-
codipendenza, CPDD. Da segnalare che è stato vincitore di un premio Eddy.
Charles (Bob) Schuster è stato uno scrittore prolifico, essendo autore o co-
autore di oltre 200 articoli su riviste scientifiche, oltre a numerosi capitoli di
libri e diversi libri.

♦ Segnalazioni Commenti                                                      329
In memoria di b. Rousanville

       Il Dr. Bruce Rounsaville è morto improvvisamente il 9 gennaio 2011;
ha lavorato instancabilmente per migliorare la vita dei suoi pazienti ma è noto
nel mondo per essere stato un grande innovatore ed un leader nel campo delle
droghe. I suoi studi hanno alimentato un numero enorme di ricercatori.
       Dal 1978 Rounsaville era membro della Facoltà di Medicina della Yale
School, dove insegnava come professore di psichiatria e dove dirigeva il Cen-
tro di ricerca in Psicoterapia ed il Programma di Formazione sulle Dipenden-
ze.
       È stato tra i principali collaboratori del NIDA, pioniere come altri,
Herbert Kleber, Myrna Weissman, Thomas Kosten, Richard Schottenfield,
Kathleen Carroll, Stephanie O’Malley e Rajita Sinha. Assieme a costoro ha
focalizzato le innovazioni dello sviluppo della ricerca sulla terapia comporta-
mentale e sulla relazione tra farmaci e psicoterapia. Il suo contributo ha con-
tribuito ad elevare la Divisione per la Ricerca sull’Abuso di Sostanze della
Yale tra i programmi più importanti. Rounsaville è stato anche membro del
gruppo di lavoro dell’APA incaricato per la revisione del DSM-IV; ha fatto
parte del comitato editoriale di numerose riviste.
       L’eredità che lascia è notevole: il pubblico italiano lo ricorda particolar-
mente per il suo contributo sulla comorbilità. (NdR)

330                                                                      Nizzoli ♦
Prefazione di Umberto Nizzoli

“IL GRUPPO TERAPEUTICO”.

Katia Quintino, Roberto Campovecchi, Francesco Berti

Mucchi Editore, Modena, Settembre 2010. Pag 184. Euro 12,00
WWW.MUCCHIEDITORE.IT

      La terapia di gruppo, nei suoi diversi approcci teorici e metodologici, è
considerata uno strumento terapeutico molto efficace. Diverse ricerche e re-
views confrontando la terapia di gruppo sia con gruppi di controllo che con
altre modalità di psicoterapia ne hanno messo in evidenza i vantaggi (Bednar,
Kaul, 1994, Luborsky, Singer,1995). In una review internazionale volta a va-
lutare l’efficacia dei gruppi terapeutici, i risultati hanno messo in evidenza
che il gruppo terapeutico risulta essere efficace con un’ampia gamma di di-
sturbi e tipo di pazienti (Burlingame, Fuhriman, Mosier, 2003).
      Nonostante in Italia non sia diffusa come in altri Paesi, la terapia di
gruppo riceve molti consensi. La psicoterapia di gruppo viene utilizzata per
un’ampia gamma di pratiche terapeutiche e si avvale di differenti campi del
sapere come la fisica, la filosofia, la poesia, le neuroscienze, la psicologia e
la psichiatria.
      Le prime applicazione del gruppo come strumento di terapia risalgono
ai primi anni del secolo scorso e sono dovute a Joseph H. Pratt (1907).
      Secondo Kaes (1999) il gruppo attiverebbe processi e dimensioni della
soggettività in maniera differente rispetto al classico setting psicoterapeutico
individuale in quanto nel setting gruppale e in quello individuale vengono se-
lezionate configurazioni differenti della vita psichica.
      Lo spazio all’interno del gruppo è sia uno spazio fisico che mentale in
cui possono essere messi in atto differenti fattori terapeutici quali la condivi-
sione cognitiva ed emotiva della propria esperienza e/o sofferenza, il rispec-
chiamento reciproco, l’attivazione di risonanze inconsce, l’identificazione re-
ciproca e la diminuzione dell’ansia. Nel gruppo è possibile avere una miglio-
re comprensione degli atteggiamenti personali difesivi e disadattativi, una
migliore conoscenza degli aspetti caratteriali che ostacolano la creazione e il
mantenimento di relazioni sane. Quindi il gruppo promuove lo sviluppo del-
la funzione riflessiva che permette ai membri di comprendere come i propri
comportamenti disadattativi non siano casuali ma che siano generati e man-
tenuti da sentimenti, credenze e conflitti spesso inconsci.

♦ Segnalazioni Commenti                                                      331
All’interno del gruppo è possibile sperimentare un incontro multiplo e
intenso con l’Altro, ogni membro del gruppo diventa oggetto di investimenti
pulsionali, di emozione, di affetti, di rappresentazioni differenti in dissonan-
za od in assonanza con gli altri membri. L’individuo, nel gruppo o in grup-
po, può raggiungere la coscienza dei propri comportamenti e dei propri atteg-
giamenti, dell’influenza che questi esercitano sugli altri e delle relazioni che
provocano, in un modo più diretto e naturale rispetto alla terapia individuale.
      Il gruppo è, usando le parole di Lo Verso (2010), “un’organizzazione
mentale, un operatore psichico, un sentimento di appartenenza, un vissuto,
e insieme e contemporaneamente a tutto ciò anche un complesso reticolo di
interrelazioni psichiche fra persone da osservare da un punto di vista cogni-
tivo e fenomenologico”.
      All’interno del gruppo l’individuo può constatare di non essere il solo
ad avere problemi e difficoltà ed in questo modo viene favorito un ridimen-
sionamento della sofferenza che appare sempre più generale e sempre meno
vissuta con sentimenti di colpevolezza.
      Nasce quindi anche l’opportunità di scoprire e ritrovare in sé stessi doti
nascoste e inaspettate, capacità di ascolto e di comprensione degli altri da cui
può derivare un aumento dell’autostima e della fiducia nei propri mezzi e nei
propri modelli relazionali che non sarebbe possibile in una terapia di tipo in-
dividuale.
      Il testo accanto ad un’analisi storica e metodologica della terapia di
gruppo offre due saggi su esperienze concrete diametralmente opposte per ti-
pologia di frequentanti.
      Nella prima esperienza viene illustrato il trattamento di gruppo con pa-
zienti con disturbo mentale ed in trattamento residenziale mentre la seconda
descrive un progetto territoriale volto a dare una risposta alle criticità connes-
se alla fase del reinserimento sociale di persone che hanno terminato un per-
corso comunitario.
      La chiarezza espositiva facilita la lettura del testo che è concepito per
stare sempre “sul tavolo” dell’operatore.
      (NdR, Personalità/Dipendenze)

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