ECONERRE - Il Tecnopolo di Parma oltre il Food

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ECONERRE - Il Tecnopolo di Parma oltre il Food
ECONERRE - Il Tecnopolo di Parma oltre il
Food

Droni, sostenibilità, digitalizzazione,
start up: questo è il Tecnopolo di Parma, finanziato
con il contributo dei Fondi europei Por Fesr nell’ambito della Rete regionale dell’alta
tecnologia. Nella “Silicon valley” emiliana,
fioriscono progetti e competenze in ambiti chiave per l’economia

di Thomas Foschini

Attraversando il Campus universitario di Parma si può facilmente incrociare una delle auto che si
guidano da sole, sviluppate dal VisLab di Alberto Broggi e dal suo team, oggi acquisito da
Ambarella: per una volta non sono stati gli innovatori italiani a dover scegliere la Silicon Valley, ma
è stata la Silicon Valley a stabilire il quartier generale di uno dei suoi colossi proprio nel cuore
dell’Emilia.
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Vislab

Ad
attirarle, con ogni probabilità, le caratteristiche del Campus di Parma dove si concentrano
quotidianamente circa 1.000
ricercatori, 6mila studenti, quindi numerose aziende che – come Ambarella –
hanno scommesso su questa struttura, pienamente integrata nell’ecosistema
dell’innovazione dell’Emilia-Romagna, dove si trovano anche una delle sedi
dell’Imem del Cnr, la Scuola europea emanazione dell’Autorità Europea per la
Sicurezza Alimentare, e importanti strutture di supporto come centri congressi,
mense, palestre e campi sportivi.

Il Tecnopolo di Parma: identikit

Tecnopolo Parma

Il Tecnopolo di Parma è parte integrante di questo ambiente fervido di conoscenza e di ricerca.
Nato inizialmente, come molte altre strutture regionali, come struttura dove studiare le applicazioni
tecnologiche della ricerca, oggi il Tecnopolo di Parma è sufficientemente maturo per riunire le
competenze industriali dell’ateneo, da una parte, offrire al settore produttivo consulenze e progetti
di ricerca multidisciplinari, dall’altra. Oltre ad ospitare le numerose imprese partner, il Tecnopolo
offre servizi di supporto all’innovazione, tra i quali un vero e proprio “access point” che, in sinergia
con lo sportello Aster Area S3, offre un primo banco di prova ed orientamento alle idee di impresa di
studenti e ricercatori. Gli ampi spazi comuni facilitano poi le attività di incontro e networking tra
personale delle aziende, ricercatori universitari, studenti ed esperti del Tecnopolo, che trovano qui
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le occasioni giuste per confrontarsi e gettare le basi per nuove proficue collaborazioni.

Le strutture di ricerca Tecnopolo di Parma

Protagonisti
della spinta all’innovazione generata dal Tecnopolo sono i Centri
interdipartimentali per la ricerca industriale di Ateneo, che spaziano dalle
immancabili tecnologie alimentari (Siteia.Parma),
al packaging (Cipack), dalla ricerca
farmaceutica (Biopharmanet-tec e Comt) a quella orientata alla
sostenibilità ambientale e all’efficientamento energetico (Cidea). Si aggiunge il supporto
nell’applicazione delle tecnologie
per la digitalizzazione dell’impresa garantito dal Future Technology Lab e quello delle consulenze
nelle analisi e
nelle misurazioni offerto dal Centro Interdipartimentale Misure “G. Casnati”.
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“Parma non è più solo sinonimo di Food Valley in senso stretto – spiega Barbara Panciroli, manager
del Tecnopolo – i legami con il settore agroalimentare, le tecnologie per la trasformazione e il
packaging restano di centrale importanza, ma si sono arricchite di nuove e rilevanti aree di sapere al
passo coi tempi”.

Tecnopolo di Parma, Virtual Tour 3D

Con il progetto Aladin, l’irrigazione 4.0

È ad esempio sotto il coordinamento del Cidea che è nato il progetto Aladin: si parla di campi
agricoli tradizionali, che però vengono “scansionati” con l’ausilio di dati satellitari e droni automatici
al fine di ottimizzarne l’irrigazione: le rilevazioni sullo stato delle coltivazioni recepite durante il
sorvolo dei terreni si traducono in precise istruzioni trasmesse a irrigatrici evolute che dosano le
quantità di acqua da irrorare. “I benefici per l’azienda agricola sono evidenti, se si pensa che – dopo
l’implementazione della tecnologia – non sarà necessario fare altro che posizionare la macchina
irrigatrice all’estremità del campo e fare un clic sull’applicazione che governa il sistema per avviare
rilevazioni e irrigazioni”, osserva il professor Renzo Valloni, che ha coordinato il team di ricerca
dell’Università di Parma dedicato al progetto.
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Il
progetto Aladin-Agroalimentare
Idrointelligente è finanziato dal Programma
Fesr 2014-2020, nell’ambito dei “progetti di ricerca industriale strategica
in tema di gestione della risorsa idrica – agricoltura di precisione integrata
nella filiera agroalimentare”.

Aladin
punta a raggiungere avanzamenti concreti per ottimizzare l’irrigazione delle
colture intensive di pieno campo, mais e pomodoro in particolare. “Su queste colture – osserva il
professor
Stefano Caselli, che ha coordinato
la progettazione informatica e robotica di ALADIN – le carenze idriche possono rappresentare
importanti fattori di stress
capaci di ridurre in modo significativo la quantità e la qualità dei prodotti,
sino a comprometterne la commestibilità nei casi più gravi”.

Attraverso una sperimentazione biennale, sia in laboratorio che in pieno campo, Aladin ha sviluppato
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“una nuova piattaforma tecnologica multisensoriale per il rilievo delle condizioni di stress idrico
delle colture, da impiegare su velivoli autonomi come i droni, per la produzione di mappe irrigue di
dettaglio da utilizzare nell’irrigazione a rateo variabile”. Il risultato, uno strumento concreto ed
evoluto per agevolare in agricoltura, settore chiave dell’economia regionale, un utilizzo sostenibile
della risorsa idrica.

Aladin, l’agroalimentare idrointelligente: il video

X-lite, l’ultima frontiera della fluidodinamica

Si resta ancora in volo con la startup Difly, nata da un’idea di un ex studente di Ingegneria
industriale dell’ateneo di Parma e parte della rete EmiliaRomagnaStartUp. La passione per gli
aerei e gli studi di fluidodinamica sono diventati una scelta di vita e di business per Marco Pesci,
che, affiancato dagli esperti di materiali del Cnr e appoggiandosi alle competenze e alle strutture del
Tecnopolo di Parma, è riuscito a raccogliere attorno alla propria idea un team affiatato con il quale
ha creato X–lite: un gioiello di tecnologia che è nei fatti il primo drone per applicazioni professionali,
leggero (sotto i 300 grammi), stampato in 3d e con autonomia di volo superiore ai 25 minuti.
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“X-lite è il nuovo drone professionale inoffensivo
secondo il regolamento Enac per applicazioni di monitoraggio inquinamento
ambientale, fotogrammetria aerea, agricoltura di precisione, rilievi
architettonici, telerilevamento, rilievo veloce di incidenti stradali”,
osserva l’ideatore, Marco Pesci.
Autonomia di volo maggiorata ed estrema semplicità di utilizzo ne fanno uno
strumento utilizzabile in sicurezza anche da personale alla prima esperienza di
volo. Facilmente programmabile da tablet direttamente sul campo, l’applicazione
DIFLY Automission Pad, “una volta impostati i parametri, genererà
automaticamente la missione di volo più efficiente grazie all’utilizzo del GPS
di bordo. A questo punto X-lite decollerà in completa autonomia e una volta
conclusa la missione ritornerà al punto di partenza senza che l’operatore debba
mai intervenire”.

Soprattutto, X-lite non è un prototipo a scatola chiusa, ma un prodotto professionale
personalizzabile dagli ingegneri Difly in base delle specifiche esigenze del committente.

Difly, “Semplicemente X-lite”

      Semplicemente Xlite…

      Pubblicato da Difly Srl su Giovedì 11 ottobre 2018
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“Econerre-economia Emilia-Romagna” (Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6285 del 27 aprile 1994 – Iscrizione ROC – Registro Operatori
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