Dichiarazione di Firenze Heritage and Landscape as Human Values (2014)
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Dichiarazione di Firenze Heritage and Landscape as Human Values (2014) 1 Dichiarazione di principi e le raccomandazioni circa il valore dell’Eredità Culturale e del Paesaggio per la costruzione di una Società di pace e democrazia Preambolo Circa 1650 partecipanti riuniti a Firenze dal 9 al 14 Novembre 2014 in occasione della 18° Assemblea Generale 2014 dell’ICOMOS, provenienti da 94 paesi del mondo e che hanno inoltrato 1300 proposte, adottano, come singoli o gruppi, la seguente Dichiarazione di principi e raccomandazioni circa il valore dell’Eredità Culturale e del Paesaggio per la costruzione di una società di pace e democrazia. La collettività, nella sua sfera individuale o di comunità, ha il diritto di beneficiare dell’Eredità Culturale e del Paesaggio, e nella stessa misura ha l’obbligo di preservarne l’autenticità e la diversità culturale come diritto dell’uomo. Questa dichiarazione incoraggia una profonda riflessione sull’etica e sulle metodologie di gestione del patrimonio, attraverso una visione condivisa in grado di esplorare le sfide che le generazioni attuali e future dovranno affrontare, che ICOMOS può indirizzare attraverso una visione integrata di uno sviluppo armonioso centrato sul potenziale del patrimonio culturale, in quanto testimone di pace e coesione. Ancora una volta, ICOMOS celebra la sua 18° Assemblea Generale 2014 e Simposio Scientifico, che quest’anno ha per tema “Eredità culturale e Paesaggio come diritto dell’uomo”. Questa dichiarazione risponde agli scopi di ICOMOS e alla sua cooperazione con l’UNESCO nella valutazione dei siti Patrimonio Mondiale (materiali e immateriali), rappresentando un momento di sintesi delle competenze specialistiche dell’organizzazione. Tra i temi del simposio scientifico di Firenze, si è proposto di considerare che il compito di valutazione di un sito - culturale, naturale, immateriale - come Patrimonio dell’Umanità, assume la funzione di un impegno etico orientato alla tutela e al rispetto dei “valori” umani 2 volti a garantire lo spirito del luogo e l’identità delle persone al fine di migliorare la qualità della vita. Si tratta di una straordinaria occasione - come comunità ICOMOS - anche per celebrare il 50° anniversario della Carta di Venezia e del 20° anniversario del Documento di Nara. Così, da un lato celebriamo, confermandone le sue potenzialità, l’atto fondativo della nostra creazione, e dall’altro, un documento 3 fondamentale, il risultato di numerosi dibattiti scientifici e filosofici circa l’autenticità , che hanno 4 consolidato la diversità delle espressioni culturali . Come risposta alle problematiche odierne, l’obiettivo del simposio 2014 è stato quello di agevolare l’inclusione e la partecipazione di persone e gruppi provenienti da varie culture e di progredire nella definizione di principi, strategie, norme e pratiche che possano guidare sia il riconoscimento dei valori umani del patrimonio culturale, che la salvaguardia e la promozione della diversità culturale, collaborando 5 allo sviluppo delle infrastrutture e delle competenze necessarie . Inoltre, i principi richiamati sono 6 efficacemente espressi da documenti internazionali di indirizzo e da quelli contenenti i principi fondanti 7 mirati alla salvaguardia e protezione dei diritti dell’uomo e dell’eredità culturale . 1 Il termine cultural heritage è stato volutamente tradotto come eredità culturale, per evitare confusioni o sovrapposizioni con la definizione di patrimonio culturale di cui all’art.2 del DLgs 22 gennaio 2004, n.42 – Codice dei beni culturali e del paesaggio. 2 ICOMOS, Dichiarazione sul mantenimento dello spirito del luogo (QUEBEC, 2008). 3 ICOMOS, NARA +20: Sulle pratiche del Patrimonio, il valore culturale, e il concetto di autenticità. (2014). 4 UNESCO, Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (Parigi, 2005). 5 ICOMOS, Heritage as a driver for development (Paris Declaration 2011). 6 Hangzhou Declaration - Placing Culture at the Heart of Sustainable Development Policies (2013). UNESCO, Recommendation on Historic Urban Landscape (2011).
ICOMOS include le tematiche del Simposio nel contesto dello sviluppo sostenibile (UN- Sustainable Development Goals, SDG), al fine di concorrere a recuperare il gap determinato dall’esclusione della cultura tra i principali obiettivi del Millennio (Millennium Goals). In questo è attualmente impegnato l’UNESCO, in vista del programma di sviluppo di programmazione Agenda di Sviluppo Post-2015, 8 discussa nel mese di ottobre 2014 a Firenze . ICOMOS, insieme con le altre organizzazioni culturali più grandi del mondo, intergovernative e ONGs, ha discusso questi argomenti, anticipando le proprie riflessioni sulle questioni oggetto del presente simposio scientifico. Dichiarazione del Simposio La Dichiarazione di Firenze ICOMOS 2014 promuove un ampio dibattito che permetterà a ICOMOS di fornire spunti per incoraggiare lo sviluppo sostenibile, armonioso e interculturale, ponendo l’uomo nella centralità del dibattito culturale in cui i valori del patrimonio e del paesaggio rappresentano espressione della diversità culturale. Riconosciamo la nostra responsabilità per la piena integrazione della cultura nella vita sociale e la necessità di strumenti condivisi, necessari per attuare questo impegno etico di ICOMOS attraverso azioni concrete. Riconosciamo la responsabilità dei membri ICOMOS a collaborare attivamente nella creazione di risoluzioni, documenti e convenzioni per migliorare la qualità della vita umana attraverso la gestione del patrimonio culturale mondiale, producendo atti e documenti condivisi di contenuto tecnico e scientifico, finalizzati anche all’integrazione tra i popoli nel rispetto dell’interculturalità. Riconosciamo che Paesaggio, quale parte integrante del Patrimonio, è la memoria vivente delle generazioni passate che fornisce un collegamento materiale e immateriale con le generazioni future. Eredità culturale e Paesaggio sono riferimenti essenziali per l’identità delle comunità, che devono essere conservati attraverso tecniche e conoscenze, insieme alla salvaguardia della biodiversità tradizionali. Attualmente il paesaggio si trova ad affrontare minacce impreviste che devono essere risolte con nuovi concetti per tutelare il rapporto tra Eredità Culturale e Natura Attraverso la condivisione di esperienze pratiche, occorre adottare un approccio basato sulla tutela dei diritti dell’uomo, sul rafforzamento delle conoscenze (innovative e tradizionali) e dei poteri locali (governance). Barbados Declaration - Global Conference on the Sustainable Development of Small Island Developing States (1994). 7 Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società - FARO (2005), riferimento del Simposio Scientifico e della 18° Assemblea Generale, art 1, comma 4 "(…) i diritti relativi al patrimonio culturale sono inerenti il diritto di partecipare alla vita culturale, come definito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani". 8 UNESCO, Dichiarazione di Firenze 4 Ottobre 2014 “ Cultura, creatività e sviluppo sostenibile. Ricerca, innovazione, opportunità”, Terzo Forum Mondiale dell’UNESCO sulla Cultura e le Industrie Culturali (2014). 2
I partecipanti della 18° Assemblea Generale rivolgono questa Dichiarazione alle organizzazioni intergovernative, alle autorità nazionali e locali, a tutte le istituzioni e gli specialisti, e raccomandano le seguenti azioni: 1. Condividere e sperimentare l’identità delle comunità attraverso il turismo e l’interpretazione 1.1 Condivisione dell’identità culturale: opportunità per promuovere il ruolo delle comunità e dei 9 turisti a. L’Identità delle comunità può essere raramente considerato un concetto uniforme o statico, bensì “vivente” ed in continua evoluzione, grazie ad un’interazione tra passato e presente, nel contesto delle circostanze geopolitiche attuali. In tutto il mondo, a contrasto - e spesso in conflitto - le identità si esprimono attraverso (e possono essere modellate negativamente o positivamente) la gamma di attività e la di fornitura di servizi offerti alle destinazioni turistiche culturali, che hanno lo scopo di approfittare dei benefici economici, sociali e culturali del turismo. b. L’impegno delle comunità nel settore turistico, attraverso la fornitura di servizi, di imprenditorialità e di attività di produzione culturale o di volontariato, può condurre alla rivalutazione del patrimonio culturale e fornire opportunità (supportate dal capacity building) per promuovere positivamente le diverse identità delle comunità residenti. c. Le tradizioni e i valori delle comunità – ad esempio festival, balli tradizionali ed enogastronomia – devono essere condivise con i visitatori e devono essere salvaguardate nel tempo per conservarne l’autenticità, attraverso la consapevolezza culturale sia dei residenti, che dei visitatori. Una comunità con consapevolezza culturale altamente sviluppata e con capacità di individuare l’unicità dei propri valori culturali, è in grado di proteggere al suo interno l’integrità, l’autenticità e la continuità del patrimonio culturale riconosciuto. d. Attraverso il coinvolgimento delle comunità, il turismo rappresenta un’opportunità di riconciliazione e di rilancio nei territori interessati da conflitti, disastri ed emarginazione. A fronte di ricordi dolorosi e nel tentativo di ricostruire il tessuto della propria vita, le comunità conservano o creano nel paesaggio memorie fisiche degli eventi, registrando il danno psicologico dei “crimini contro l’umanità” o delle devastazioni e dei disastri in termini di vite umane perse. A sua volta, nuove opportunità si presentano, in termini di attrazioni turistiche, volte a creare una serie di interpretazioni e un dialogo costante con i turisti. e. Aumentare lo scambio di conoscenza e la consapevolezza del patrimonio culturale - materiale e immateriale - di un luogo, nel rapporto tra una comunità ospitante e visitatori, favorisce la nascita di un dialogo interculturale significativo e genera il rispetto per le differenze culturali, migliorando la qualità dell’esperienza turistica legata al concetto di viaggio per la conoscenza. Questa è la base per una convivenza pacifica tra i popoli. 1.2 Interazioni tra cultura e comunicazione: la costruzione di conoscenza e l’evoluzione della percezione attraverso l’esperienza a. La conservazione sostenibile e la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale in un contesto turistico locale, si può ottenere solo favorendo la mutua consapevolezza, la conoscenza approfondita e la comprensione tra le comunità locali del significato del loro patrimonio e delle diverse influenze unitesi nel tempo per creare - e continuare a creare - una cultura unica. b. Il Capacity Building intergenerazionale tra i membri di una comunità locale, in particolare nei giovani, ha il doppio vantaggio sia di migliorare le esperienze dei visitatori che di rafforzarne il senso di autostima e di identità, concorrendo nell’obiettivo di incrementare nelle nuove generazioni l’impegno nel settore culturale, a migliorare l’interpretazione del patrimonio culturale e a comunicarlo con successo con i visitatori. 9 Secondo il glossario ufficiale della World Tourism Organization e le International Recommendations for Tourism Statistics 2008 (IRTS 2008), si defisce turista chiunque visiti un paese diverso da quello di residenza abituale e vi rimanga per almeno 24 h, pernottando almeno una notte. 3
c. Una comunicazione bidirezionale e reciproca tra i visitatori e le comunità può stimolare la curiosità, permettendo molteplici interpretazioni (quando appropriate), e consente alle comunità ospitanti di raccontare le proprie storie in modo personale. d. Le reti turistiche locali eticamente collaborative rispondono alle crescenti aspettative dei visitatori che richiedono esperienze sempre più personalizzate, e sono il veicolo principale per uno sviluppo turistico basato sul coinvolgimento della comunità. e. Esperienze autentiche, olistiche e coinvolgenti del patrimonio culturale sono una componente fondamentale del dialogo interculturale e rendono possibile per le comunità oggetto di migrazioni a lungo e breve termine, di riconnettersi con il proprio passato come visitatori. f. Gli eventi culturali sono strumenti strategici per molte comunità che desiderano attirare flussi turistici. Attraverso i festival culturali, se ben gestiti, si può promuovere una graduale valorizzazione del territorio, mediante un intrattenimento basato sulla mutua conoscenza e sulla condivisione emozionale, con un approccio inclusivo attentamente strutturato per i riti locali - religiosi o secolari. 1.3 Spazi e luoghi culturali: la gestione per lo sviluppo del turismo culturale a. Nella gestione del turismo culturale e nei processi di pianificazione devono essere incentivate soluzioni basate sulla creatività, al fine di instaurare un rapporto simbiotico più profondo con i siti culturali, sia per i visitatori che per le comunità. I “corridoi culturali”, per esempio, mostrano il valore della ricerca storica e del significato culturale per un ripristino sensibile dei percorsi tradizionali. b. L’accesso ai luoghi del patrimonio culturale nelle destinazioni turistiche, per essere efficace richiede un approccio alla pianificazione e all’interpretazione su più livelli. Occorre garantire l’accessibilità fisica, economica e culturale al patrimonio; è altresì necessario assicurare la diffusione di strategie e procedure per l’interpretazione del patrimonio culturale attraverso un processo validato che garantisca la qualità delle informazioni al turista. c. Gli spazi creativi - reali e virtuali - dipendono dalle interrelazioni tra il patrimonio culturale materiale e immateriale. Il progetto e la memoria del temporaneo/effimero è esso stesso parte integrante dell’esperienza del visitatore e devono essere individuate nuove metodologie per la loro salvaguardia e valorizzazione nel tempo. d. La coerenza delle strategie per lo sviluppo del turismo culturale basate sul coinvolgimento delle comunità, dipende dal riconoscimento del nesso significativo tra luoghi e evoluzione delle tradizioni culturali. e. Le politiche di salvaguardia, tutela e gestione del patrimonio culturale delle destinazioni turistiche, richiedono la definizione un set olistico di piani integrati, politiche, regolamenti e pratiche (che abbracciano e superano la pianificazione della conservazione). f. La pianificazione territoriale e il turismo integrato sono in grado di: promuovere il ruolo delle comunità; impostare un’agenda per la co-creazione di prodotti e di esperienze culturali di qualità; sostenere l’innovazione e l’adattamento delle priorità in fieri del turismo e dell’industria culturale, in un determinato tempo e luogo, rafforzando così l’identità delle comunità. 2. Il paesaggio come habitat culturale 2.1 Approccio su base comunitaria a. Il paesaggio, urbano o rurale, si sta rapidamente affermando come nuovo paradigma per lo sviluppo armonizzato, offrendo una prospettiva in grado di integrare I processi sociali, economici e ambientali. b. Ci sono molteplici interrelazioni fra paesaggi urbani e rurali che riguardano processi culturali, socioeconomici e ambientali, nonché il benessere della popolazione. c. Il coinvolgimento delle comunità locali, e il riconoscimento e il rispetto del loro patrimonio culturale, i processi di innovazione e le pratiche tradizionali, possono favorire una più efficace 4
gestione e la governance dei paesaggi multifunzionali, contribuendo alla loro resilienza e adattabilità. 2.2 Il paesaggio come fusione di cultura e natura a. I paesaggi culturali devono essere interpretati non solo come luoghi di conservazione ma anche come casi di successo nell’applicazione di strategie di sviluppo sostenibile. b. In molti paesaggi, concetto quale naturale e culturale hanno perso molto del loro significato a favore del riconoscimento di una dimensione bioculturale dove non solo gli insediamenti e le colture agricole, ma anche le specie e gli habitat sono determinati e conservati dall’azione dell’uomo. c. E’ arrivato il momento di sfidare l’artificiale separazione fra conservazione ed innovazione, presentando I paesaggi culturali come lezioni che devono essere apprese in vista di nuovi modelli di sviluppo economico, di adattamento al cambio climatico, di gestione del rischio, conservazione della biodiversità e del benessere della popolazione. 2.3 Il paesaggio come meccanismo per la crescita a. Per meglio comprendere l’interazione fra la diversità biologica e culturale alla scala del paesaggio e le sue implicazioni per il sostentamento ed il benessere, è necessario sviluppare la ricerca interdisciplinare e transdisciplinare. b. Devono essere affrontate importanti problematiche e divisioni accademiche legate alla distinzione fra le scienze naturali e le scienze sociali ed umanistiche. E’ necessaria una cooperazione di ampio respiro fra gli studiosi di tali discipline per lo sviluppo di nuovi strumenti per la pianificazione, la gestione e la conservazione del paesaggio. c. La consapevolezza del pubblico e azioni a livello politico sono necessarie per sviluppare efficacemente impegni nazionali ed internazionali riguardanti i paesaggi culturali. 3. Sostenibilità attraverso la conoscenza tradizionale 3.1 Qualità della vita quotidiana prodotta dalla conoscenza tradizionale a. Studiare ed aumentare la consapevolezza del ruolo delle conoscenze tradizionali per uno sviluppo fondato sui lasciti delle civiltà antiche. b. Riconoscere l’importanza delle identità, della coesione sociale, dell’impegno della comunità e della qualità della vita quotidiana prodotta dalla conoscenza tradizionale. c. Ricercare ulteriormente il significato, simbolismo e rituali legati con le tecniche e le procedure tradizionali. d. Identificare i sistemi di benessere, di alimentazione e gli stile di vita tradizionali nelle comunità. e. Sostenere i diritti delle comunità locali e dei popoli indigeni, che sono i detentori delle conoscenze e sistemi scientifici tradizionali ed indigeni. 3.2 Valore di conoscenze e pratiche tradizionali come base per i programmi di sviluppo equilibrati tecnologiche innovative e lo sviluppo sostenibile a. Valorizzare l’apprendimento e la conoscenza dei sistemi tradizionali al fine di promuovere un nuovo paradigma tecnologico. b. Costruire un sistema di identificazione tipologico per le conoscenze tradizionali e creare un database di casi di studio e buone pratiche. c. Promuovere un uso equilibrato delle tecniche tradizionali e delle tecnologie e moderne, attraverso un approccio olistico non invasivo e sostenibile. 5
3.3 Il rispetto per i siti e per i processi decisionali che tutelano le comunità e le persone a. Valutare metodologie per la protezione delle conoscenze tradizionali, che possono essere implementate da individui, comunità, divulgatori e innovatori di tecniche tradizionali. b. Promuovere in ogni nazione le tecniche tradizionali resilienti e il loro uso, per affrontare le sfide e rischi globali, come il cambiamento climatico, le catastrofi naturali, la migrazione e la povertà; identificare le tecnologie resilienti e promuovere l’uso delle conoscenze tradizionali per raggiungere l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di CO2. c. Incoraggiare l’emersione di una risposta collettiva virtuosa e di azioni partecipative per la prevenzione delle catastrofi, al fine di garantire una maggiore tutela nei confronti dei siti e dei beni maggiormente esposti a rischi naturali e antropici. d. Facilitare la comunicazione e l’interpretazione al fine di creare politiche e programmi sostenibili sostenuti da sistemi di istruzione e tradotti nella legislazione. 4. I processi di conservazione guidati dalle comunità e la responsabilizzazione locale 4.1 Impegno comunitario nella valorizzazione del patrimonio a. Riconoscere il legame tra le comunità e il loro patrimonio, rispettando il diritto delle comunità di identificare i valori e i sistemi di conoscenza contenuti nel loro patrimonio. I luoghi del patrimonio, siano essi siti o paesaggi, possono assumere valori diversi per più comunità ad essi associati e il processo di identificazione del valore deve prendere atto di ogni gruppo. b. Attivare reti di cooperazione a diversi livelli tra più soggetti interessati, al fine di affrontare le problematiche del patrimonio e creare nuove catene del valore attraverso sinergie innovative. c. Impiegare processi di coinvolgimento dinamici, adattabili, inclusivi e integrati per valutare gli impatti sociali a lungo termine dei programmi di conservazione del patrimonio. 4.2 Approccio bottom-up per la conservazione e la gestione efficace del patrimonio a. Stabilire per le comunità delle pratiche generali di azione all’interno dei sistemi formali di pianificazione / gestione, conferendo alla comunità una voce all’interno dei processi decisionali per la conservazione. b. Riconoscere il ruolo del professionista del patrimonio culturale come quello di un consulente tecnico nelle iniziative di conservazione community driven e come facilitatore laddove il coinvolgimento tra la comunità ed il proprio patrimonio sia frammentato. c. Ripristinare uno sviluppo su scala “umana”, come base per approcci creativi bottom-up. 4.3 Collegamento tra la conservazione del patrimonio e lo sviluppo locale socio-economico e sostenibile a. Assicurarsi che la conservazione del patrimonio contribuisca agli obiettivi dello sviluppo sostenibile. b. Promuovere, sulla base di prove empiriche, le buone pratiche legate al contributo che patrimonio culturale apporta alla qualità della vita, alla coesione sociale e allo sviluppo economico sostenibile. c. Combinare approcci innovativi e strumenti, come i crowd-funding, in grado di stimolare un ruolo proattivo per le reti di comunità, trasformando le auspicabili visioni future in realtà. 6
5. Strumenti emergenti per la pratica della conservazione 5.1 Gli obiettivi dei Beni Culturali devono guidare lo sviluppo di strumenti emergenti innovativi e non viceversa, così contribuendo a riaffermare la centralità del patrimonio culturale a. Garantire che i nuovi strumenti e le nuove tecnologie siano di supporto ai diversi segmenti del processo di conservazione, come mezzi e non come fine, promuovendo la centralità del patrimonio culturale come diritto dell’umanità. b. Definire e condividere linee guida e reti per obiettivi e applicazioni, teorici e metodologici, che garantiscano l’autenticità nelle pratiche di conservazione. c. Promuovere in modo collaborativo linee guida per ricerche interdisciplinari (anche in termini di politiche di finanziamento) al fine di colmare il divario, tecnologico ma soprattutto culturale, tra tecnologi e conservatori, tra gestori (di sistemi e di tecniche) e utilizzatori finali di dati e di informazioni. 5.2 Promuovere nuove tecnologie che siano accessibili, inclusive, per una crescita culturale condivisa a. Rispettare le conoscenze locali e tradizionali al fine di garantire un giusto e proficuo equilibrio tra culture, conoscenze, materiali e tecnologie tradizionali ed innovative. b. Riconoscere l’importanza e la centralità dei settori non governativi nel ruolo di partenariato strategico per l’ottimizzazione dei risultati nella conservazione. c. Consolidare e condividere piattaforme e strumenti per la disseminazione delle conoscenze al fine di superare le ineguaglianze culturali e sociali. d. Contribuire attivamente allo scambio diffuso di best-practice nel processo di conservazione mediante il dibattito e la discussione nella comunità scientifica, anche al fine di evitare la duplicazione degli sforzi. 5.3 Facilitare, in forme collaborative, la standardizzazione e la semplificazione collaborative di procedure e strumenti a. Sviluppare strumenti che siano internazionalmente riconosciuti e applicabili, al fine di assicurare accuratezza, affidabilità, certezza e verificabilità degli esiti, e la confrontabilità degli stessi in termini geografici e temporali. b. Dare priorità alle tecnologie cosiddette user-friendly e low-cost per assicurare la diffusione degli strumenti appositamente creati per la documentazione, la conservazione e il monitoraggio del patrimonio culturale, intesi come circolo virtuoso. c. Sviluppare prioritariamente strumenti e piattaforme on-line in modo di fornire democraticamente l’accesso a standard e procedure di riferimento nella pratica della conservazione dei Beni Culturali. d. Garantire che le applicazioni delle tecnologie per i Beni Culturali rispondano a ben definiti obiettivi precipui dell’ambito disciplinare, evitando il rischio di assicurare solamente avanzamenti di conoscenze nei settori tecnologici e non nelle pratiche della conservazione. Firenze, 14 Novembre 2014 7
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