N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi

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N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
nuova
                                        serie   n.  3-4
                                           luglio-dicembre 2017

             in questo numero Pag.   3
                              Presentata la Lettera Pastorale

                               Pag. 48
                               La nostra Settimana dei Poveri

                               Pag. 84
                               Un anno speciale con il beato Lentini

Quando la fede
cambia la vita
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Periodico della diocesi di Tursi-Lagonegro
Reg. Trib. Lagonegro (Pz) n. 1/95 del 22/02/1995

Anno XVII, nuova serie, n. 3-4 Luglio-Dicembre 2017

Direttore Responsabile Francesco Addolorato

Direttore di Redazione don Giovanni Lo Pinto

Redazione:
don Gianluca Bellusci, don Antonio Caputo,
don Vincenzo Iacovino, don Paolo Pataro,
Pasquale Crecca, Cristina Libonati,
Cosimo Stigliano, Pino Suriano,
Antonietta Zaccara

Impaginazione, Grafica e Stampa
Tipografia GAGLIARDI
Via P. Marsicano, 15 - 85042 Lagonegro (Pz)
tel. e fax 0973.22744 - tipogagliardi@tiscali.it

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                                  nuova
                                  serie   n.   3-4
                                      lugl io-d icem
                                                    bre 2017

                             Pag. 3                    Pastorale
                                          la Lettera
                             Presentata

            Quando la fede
            cambia la vita
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Parola del Vescovo                                                              di Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino

                                      è Natale!
                                      e duratura. Dio, Onnipotente ed         ripartire, di rialzarsi, di ritrovare
                                      Eterno, invisibile e ineffabile, si     il senso della mèta della propria
«Oggi, nella città di Davide,         è fatto “bambino” per stare per         esistenza.
è nato per voi un Salvatore,          sempre con noi. Quale grande                 Dobbiamo essere sempre
che è Cristo Signore»                 dono! Quale immensa promes-             in cammino, poiché possiamo
                                      sa di speranza nel Natale del           trovare Dio solo andandogli in-
       “O Dio, tu sei il mio Dio,     Signore! Dio è con noi e per noi.       contro come a colui che viene,
dall’aurora io ti cerco, ha sete      Per sempre. Colui che il nostro         come a colui che attende e vuo-
di te l’anima mia, desidera te la     cuore desidera più di ogni altra        le che ci mettiamo in cammino.
mia carne, in terra arida, asse-      persona è con noi e ha posto la         «La fede ci apre il cammino e
tata, senz’acqua” (Salmo 63, 2).      sua dimora tra noi: “qui”, “oggi”,      accompagna i nostri passi nel-
     Il bisogno più intimo del        nelle nostre case.                      la storia. È per questo che, se
cuore dell’uomo, di ogni uomo,             «Dal momento in cui il Ver-        vogliamo capire che cosa è la
del nostro cuore, è quello di co-     bo si è fatto carne – ha detto          fede, dobbiamo raccontare il
noscere, vedere, incontrare e         Benedetto XVI nel suo “Messag-          suo percorso, la via degli uo-
amare Colui che è origine e com-      gio al XXXIII Meeting per l’Amici-      mini credenti. La fede “vede”
pimento della propria esistenza,      zia tra i Popoli” (Rimini 19 – 25       nella misura in cui cammina»
Dio. Sempre il nostro cuore cer-      agosto 2012) – è cancellata             (FRANCESCO, Lettera enciclica
ca Dio, poiché la nostra stessa       l’incolmabile distanza tra finito e     Lumen fidei, n. 9).
natura è fatta per l’Assoluto,        infinito: il Dio eterno e infinito ha        La liturgia del Natale ci edu-
per l’Infinito, per Colui che tutto   lasciato il suo Cielo ed è entrato      ca a vivere la nostra condizione
ha fatto e non è stato fatto da       nel tempo, si è immerso nella           battesimale come definitiva e
nessuno. La ricerca di Dio non        finitezza umana. Nulla allora           totalizzante. Tutta la nostra vita
scompare mai dal nostro cuore,        è banale o insignificante nel           è sua, in tutti i suoi aspetti e
neanche quando lo abbiamo già         cammino della vita e del mondo.         per tutte le sue dimensioni, per
trovato, poiché fin quando non        L’uomo è fatto per un Dio infinito      sempre. Tutto del Signore, per
lo vedremo “faccia a faccia” il       che è diventato carne, che ha           sempre del Signore: questa è la
nostro cuore è inquieto e la no-      assunto la nostra umanità per           formula della vita di ogni battez-
stra sete di Dio non è appagata.
     Cerchiamolo sempre, il Si-
                                      attirarla alle altezze del suo
                                      essere divino».
                                                                              zato. Questa consapevolezza
                                                                              deve diventare autocoscienza
                                                                                                                      Parola del Vescovo
gnore! Troveremo noi stessi.               Ecco il motivo della gioia del     di noi stessi, modo di percepirci
Anche la nostra “carne” deside-       Natale: le domande più radicali         e non sforzo volontaristico. Una
ra Dio, anche quando la nostra        e profonde del cuore dell’uomo          consapevolezza viva e vigile, per
vita è “terra arida e senz’acqua”.    hanno trovato la risposta esau-         niente automatica, che ci deve
Sempre il nostro cuore cerca Dio.     riente e definitiva nel “Bambino”       portare ad assaporare la dol-
     A Natale questo desiderio        della “grotta” di Betlemme.             cezza dell’essere del Signore e a
è pienamente appagato: “Oggi,              Una gioia da conquistare e         stare per sempre con Lui.
nella città di Davide, è nato per     rinnovare continuamente, ogni                Santo Natale e felice Anno
voi un Salvatore, che è Cristo Si-    giorno, in ogni circostanza, poi-       Nuovo a tutti.
gnore” (Lc 2,11). Il “Bambino av-     ché il cammino della fede non è                           Il vostro vescovo
volto in fasce” è la risposta alla    mai concluso. Nella vita di ognu-
nostra domanda di felicità piena      no di noi c’è sempre bisogno di

                                                                                                                              1
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Editoriale                                                                                         di Francesco Addolorato
                                                                                              ni, ma la grandezza della bontà

             Una Chiesa povera                                                                di Dio che veste i gigli dei campi.
                                                                                              Ma per fare questo la Chiesa
                                                                                              deve essere anch’essa povera in

                  per i poveri
                                                                                              spirito. Come Maria e Giuseppe,
                                                                                              come Simeone e Anna, come
                                                                                              Zaccaria ed Elisabetta, attraver-

             S
                                                                                              so i quali la Buona Novella del
                  i narra nei Fioretti che San Francesco, il più                              Vangelo ha fatto la sua irruzione
                  povero dei poveri, nel momento della sua mor-          nella storia della salvezza e ha dato inizio al Nuovo
                  te, facesse scrivere un biglietto a una nobil-         Testamento. In loro c’è la grandezza di chi è pic-
             donna romana, chiedendole di portare un panno               colo, che si esprime magnificamente nelle parole
             nel quale avvolgere il suo corpo dopo la morte, i           di Santa Teresa di Lisieux, quando ripeteva che un
             ceri per la sepoltura e “quei dolci, che tu eri solita      giorno sarebbe arrivata davanti a Dio a mani vuote,
             darmi quando mi trovavo malato a Roma” (Fonti               per protenderle verso di Lui e riceverne la ricchez-
             Francescane 253-255).                                       za eterna.
             La persona a cui Francesco si rivolge non è uno             È ciò che dà valore alla povertà materiale, che da
             dei suoi tanti poveri, ma Giacomina dei Settesoli,          sola non salva. Lo sapeva bene Francesco d’Assisi
             donna appartenente a una ricca famiglia di Roma             per il quale povertà significava innanzitutto liber-
             che, pur agiata, condusse una vita austera e acco-          tà. Essere povero per essere libero, ed essere libe-
             gliente verso i poveri. Francesco si rivolgeva a lei        ro per poter obbedire a Dio. Il valore della povertà
             chiamandola frate Jacopa e nel momento ultimo               materiale non è da ricercarsi nella condizione in
             le chiese di portargli i dolci per la festa finale che lo   sé, ma nel potenziale di libertà che da essa si spri-
             avrebbe visto abbracciare sorella morte.                    giona. Senza questa indispensabile premessa non
             Nella nobildonna romana e nel suo rapporto con              si capirebbe la scelta del Santo di spogliarsi delle
             Francesco ritroviamo quella povertà evangelica              proprie vesti e restituirle al legittimo proprietario,
             che consiste nel distacco dalle cose terrene e nel          cioè il padre.
             loro uso rivolto alla gloria di Dio, e che è apprezzato     Da questa premessa nasce anche l’Ordine dei Fra-
             dal Santo al pari della povertà materiale al punto          telli e Sorelle della Penitenza, noto come Terz’Or-
             da chiedere la presenza di frate Jacopa nell’ora so-        dine francescano, del quale Jacopa dei Sette Soli
             lenne della sua morte.                                      viene indicata come una delle fondatrici, cioè di
             Si tratta della povertà di spirito, di cui parla Gesù       fedeli laici che, pur vivendo nel mondo contem-
             nelle beatitudini e che è il presupposto, e non la          poraneo, con le sue esigenze e le sue necessità,
             conseguenza, della povertà dei beni terreni. È Cri-         conservano l’intima spiritualità del Poverello d’As-
             sto stesso, che manifesta nella sua persona la              sisi e il suo dono di povertà spirituale. Di fronte ai
             scelta di Dio di umiliarsi fino ad accettare la natura      beni terreni, coloro che aspirano alla santità, si
             umana, che dà senso alla povertà, e non il contra-          comportano secondo l’indicazione di San Paolo di
             rio. È questo che vuol significare la scelta radica-        “avere come se non si avesse”.
             le di Francesco, che non avrebbe senso cristiano            Certo, il valore del segno della povertà per la Chie-
             se non avvenisse contemporaneamente alla sua                sa è fondamentale, e la povertà di Francesco parlò
             scelta di ubbidienza al vescovo d’Assisi.                   al suo tempo così come oggi la povertà della Chie-
             Il gesto simbolico della spoliazione nella piazza di        sa deve parlare a una società che ha confuso l’es-
             Assisi è da leggere nella sua completezza, e può            sere con l’avere e l’uomo con ciò che possiede.
Editoriale

             essere compreso fino in fondo solo se si riconosce          È solo da questa prospettiva evangelica che si può
             l’importanza del vescovo che avvolge quel giovane           capovolgere l’idea di povertà con quella di ricchez-
             nudo nel proprio mantello. È la Chiesa che riveste          za. “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno
             di Cristo la povertà materiale, è la Chiesa che, con        dei cieli”. Non è concepibile nella mentalità di que-
             il suo mantello, raccoglie il poco della povertà e lo       sto mondo che un povero possa ereditare un re-
             trasforma nel molto della Grazia perché quel man-           gno. E invece è proprio così. Se la povertà è Cristo
             tello che non simboleggia ricchezza e fasto terre-          e il regno è la casa di Dio.

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N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Vita della Diocesi                                                                       di don Giovanni Lo Pinto

Nella libertà la propria scelta:
stare con la Chiesa
La lettera pastorale di Mons. Vincenzo Orofino
indica l’impegno della Diocesi per il triennio

P
      er il secondo anno consecutivo l’appunta-        di Ernesto Oliviero e i quattro laboratori del Con-
      mento dell’Assemblea diocesana diventa il        vegno residenziale di Paestum, oltre a quanto è
      momento di presentazione e lancio del per-       venuto fuori dalla riflessione del Consiglio pa-
corso di lavoro annuale che si intende realizzare      storale diocesano e del Consiglio presbiterale...
in Diocesi e nelle parrocchie. Ormai questo non è      Al Vescovo è toccata la sintesi e la proposta lun-
solo nella mente del Vescovo, del Consiglio epi-       gimirante: ecco come arriva tra le nostre mani,
scopale e degli altri organismi di partecipazione      insieme allo strumento dell’Agenda diocesana, la
alla vita ecclesiale ma nel vissuto comune delle       lettera pastorale che guarda al triennio 2017-2018.      Vita della Diocesi
comunità parrocchiali c’è il desiderio di acco-        Titolo: “Al fine di edificare il Corpo di Cristo” (Ef
gliere dal Vescovo, maestro, pastore e guida del       4,12). Sottotitolo, che prende le coordinate da EG
Popolo di Dio che è nella Diocesi, le indicazioni      25: “Per una conversione pastorale e missiona-
programmatiche per vivere da figli operosi, da         ria”. Tutto nella luce del discernimento comunita-
membra vive.                                           rio (EG 30.33.43.50), auspicato dal Papa e realiz-
L’Assemblea del 9 settembre è stato un momen-          zatosi con fervore e impegno a livello parrocchiale
to di “ritorno”, di restituzione da parte del vesco-   e locale. Un po’ come se ciascuno, sfogliando e
vo Orofino del percorso vissuto durante lo scorso      leggendo la lettera pastorale, abbia la possibilità
anno pastorale: il lavoro sinodale sulla esorta-       di rispecchiarsi nell’analisi e nella proposta: non
zione apostolica Evangelii gaudium, l’impegno          calate dall’alto ma frutto dell’ascolto del territorio
zonale di condivisione e di sintesi dei laboratori     e della “base”.
parrocchiali, la sintesi di don Gianluca, la rela-     Non si tratta dunque di ricette preconfezionate
zione di don Carmelo Torcivia, la testimonianza        ma “una lettera programmatica, che vuole sti-

                                                                                                                        3
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Vita della Diocesi
                     molare tutti a cercare l’essenziale: Gesù Cristo e         no indicazioni e impartiscono ordini ma “un corpo
                     tutto ciò che viene da lui, che si può gustare ap-         ben compaginato e connesso che faccia propria
                     partenendo al Suo Popolo che è la Chiesa, aman-            la missione evangelizzatrice della Chiesa”, speri-
                     do la Sua Sposa che è la Chiesa, edificando il Suo         mentando, ciascuno in ragione dei ministeri e dei
                     tempio che è la Chiesa, lasciandoci condurre nel           carismi che gli sono propri, il senso della materni-
                     Suo Gregge che è la Chiesa, lavorando nella Sua            tà e della premura. Queste due ultime virtù pos-
                     Vigna che è la Chiesa, adornando il Suo Corpo che          sono manifestare il volto della Chiesa “esperta in
                     è la Chiesa” (n. 2). Nella prima delle tre parti in        umanità”, misericordiosa e compassionevole.
                     cui si articola tutto il documento (116 pagine, 52         Alla base del rinnovamento non ci sono delle scel-
                     numeri) viene anzitutto presentato il desiderio di         te umane ma l’esigenza di ripartire dall’incontro
                     autenticità scritto nel cuore della gente che vive         con Cristo che tutto rinnova e rende bello, “una
                     nei 39 comuni della Diocesi, con la positività che         fede illuminata e vissuta che renda visibile e cre-
                     contraddistingue l’impegno pastorale e civico              dibile Dio nel mondo” (cfr. n. 27), attraverso una
                     delle comunità e delle loro guide, partendo dal-           testimonianza di fedeli laici, religiosi e sacerdoti
                     la questione antropologica che è in primo luogo            che, guardando al beato Domenico Lentini, di cui
                     istanza irrinunciabile, passando per le tentazioni         celebriamo quest’anno il ventesimo anniversario
                     che porge il tempo presente (individualismo, laici-        della beatificazione, sappiano essere innamorati
                     smo, cultura dello scarto...) e i rischi che corrono       di Gesù Cristo e dei poveri, uomini di preghiera ed
                     gli operatori pastorali (EG 76-108). La prospettiva        educatori solerti. Per vivere tutto questo è neces-
                     del Papa è assunta dal Vescovo che la rilancia al          sario non solo ripartire dal protagonismo ecclesia-
                     Popolo di Dio che vive in Tursi-Lagonegro: “Le sfi-        le e missionario dei fedeli laici ma riconoscere che
                     de esistono per essere superate. Siamo realisti,           proprio attraverso la loro formazione permanente
                     ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedi-          passa il rinnovamento dell’evangelizzazione. Una
                     zione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la          prospettiva nuova e avvincente che apra a fare
                     forza missionaria!” (EG 109).                              bene e con uno spirito nuovo le cose di sempre, i
                     La presenza materna e premurosa della Chiesa               gesti ordinari capaci di mostrare il volto familiare
                     nel territorio che prospetta Mons. Vincenzo Orofi-         e confidente della Chiesa.
                     no guarda alla fede come sfida capace di trasfor-          Ambiti privilegiati di dialogo e di alleanza pastora-
                     mare la realtà nella quale si vive, di andare oltre        le sono da riconoscere nei rapporti tra parrocchie,
                     il vivere quieto, solito, alla luce del “si è sempre       scuola e famiglia. Non solo sinergia ma condivi-
                     fatto così”, assuefatti e appagati dalla piccola           sione di vita, di attese, di speranze: farsi carico
                     soddisfazione del vivere tranquillamente e spen-
                     sieratamente...
                     Qui si tratta di voler bene all’uomo per prospettar-
                     gli la “irriducibile novità della vita in Cristo e nella
                     Chiesa” perché, citando il Vescovo, “il program-
                     ma riguarda la nostra vita, la nostra conversione,
Vita della Diocesi

                     il compimento dell’altissima vocazione di ciascu-
                     no”. In sintesi: la santità a cui il Signore ci chiama,
                     in una Chiesa “casa e scuola di comunione”, una
                     Chiesa col “volto di mamma che comprende, ac-
                     compagna, accarezza” (n. 22), non può più legarsi
                     alla soddisfazione di stare bene nel proprio orti-
                     cello, all’ombra del proprio campanile, ma va cer-
                     cata e realizzata aprendosi alla vita della Diocesi,
                     per respirare l’aria nuova della fraternità tra le co-
                     munità che appartengono a questa Chiesa locale,
                     “realizzando ciascuno la propria parte” (n. 24).
                     Non più una Chiesa che guardi al Vescovo o al
                     parroco come a “rigidi funzionari” che dispensa-

   4
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
della fragilità e della sconfitta oggi non può esse-    gliere perché la fede diventi cultura nella vita del-
re più da legare a slogan e proclami perché l’ora       la nostra gente. “La cultura, in quanto dimensione
delle alleanze per far fronte all’emergenza edu-        unificante delle attività educative e missionarie,
cativa, ci ricorda Orofino, è scoccata da un pez-       deve essere assunta come quarto pilastro della
zo. Perciò parrocchia e famiglia sono chiamate          nostra struttura pastorale” (n. 36), insieme alla Li-
a una collaborazione stretta e fattiva (n. 32) e gli    turgia, alla Evangelizzazione e alla Carità, perché
organismi di partecipazione alla vita parrocchiale      le azioni della Chiesa giungano al cuore delle per-
devono programmare avendo i “tempi della fami-          sone a cui ci si rivolge e queste scoprano il gusto
glia”, proporre attività e appuntamenti a “misura       di sentirsi protagoniste della vita della Chiesa che
di famiglia” (n. 31), consapevoli dell’essenziale e     appartiene a loro, sia per la fase progettuale sia
naturale reciprocità tra parrocchia e famiglia.         quanto al percorso di realizzazione dell’impegno
L’accoglienza, il servizio e la testimonianza della     che ci si prefigge. Ripartendo dal “primo annun-
carità saranno sempre più coraggiosi ed efficaci        cio”, evangelizzare è la grazia e la vocazione pro-
quanto più sarà organico e sistematico il percorso      pria della Chiesa, la sua stessa identità”, ricorda
di pedagogia dell’amore portato avanti non solo         ancora Orofino ai fedeli della Diocesi che oggi
dalle Caritas parrocchiali ma scegliendolo come         guida in quanto padre, senza dimenticare che di
stile abituale della Comunità cristiana.                questa Chiesa locale egli è anche figlio. “Evange-
La terza parte del documento del Vescovo di Tur-        lizzazione e Catechesi dunque non siano attività
si-Lagonegro guarda alla novità perenne dell’a-         che conoscano confusioni o riduzioni: è impensa-
zione ecclesiale che è capace di rifarsi a secoli di    bile oggi che ci si riduca a corsi di preparazione ai
tradizione e di adeguare i suoi passi alle esigenze     sacramenti dell’iniziazione cristiana o al matrimo-
concrete di un territorio specifico e di un momen-      nio”. È da scegliere la via della formazione perma-
to storico preciso. Si tratta, afferma ancora la let-   nente per sostenere in modo continuativo la vita
tera pastorale “di una fedeltà creativa e feconda       dei cristiani, “in particolare degli adulti, perché
ai gesti e agli insegnamenti della Chiesa” (n. 34).     siano educatori e testimoni per le nuove genera-
La Chiesa non ha mai realizzato riforme in rottu-       zioni” (n. 39).
ra con la tradizione, creando discontinuità, bensì      La formazione dei catechisti deve conservare una
riformandosi nella continuità del fluire ininterrotto   priorità rilevante, a livello parrocchiale e zonale,
e ordinario della sua vita. Quindi il Vescovo rileva    perché abbia una connotazione esperienziale.
come siano i gesti ordinari a rendere ancora oggi       L’Azione Cattolica, gli altri movimenti e le aggre-
affascinante la vita della Chiesa e il modo da sce-     gazioni laicali, insieme alle esperienze di oratorio
                                                        nelle parrocchie, favoriscano – ancora a detta del
                                                        Vescovo – l’opera di formazione integrale perché
                                                        la Chiesa educa con tutta la sua vita. Ancora nella
                                                        lettera si caldeggia una prassi pastorale ordinaria
                                                        che tenga conto dell’insegnamento della Dottri-
                                                        na sociale della Chiesa che guarda a tutto l’uomo         Vita della Diocesi
                                                        nella sua interezza in vista della sua piena realiz-
                                                        zazione.
                                                        Ribadita l’importanza fondamentale della Litur-
                                                        gia, e in particolare dell’Eucaristia, colta anche nel
                                                        suo aspetto educativo come scuola permanente
                                                        di formazione attorno al Signore risorto, viene ri-
                                                        chiamato il bisogno di curare la bellezza e la so-
                                                        brietà di ogni celebrazione, in particolare quella
                                                        del Giorno del Signore. Si passa quindi ad indicare
                                                        a sacerdoti e laici le due oasi di spiritualità, attive
                                                        da settembre a San Giorgio Lucano nel Santuario
                                                        del Pantano e a Lagonegro nel convento di Santa
                                                        Maria degli Angeli, luogo in cui è iniziata l’espe-

                                                                                                                          5
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Vita della Diocesi
                rienza di discernimento di due giovani in vista di        E, dalla relazione che si riannoda, viene evidenzia-
                una nuova “fraternità spirituale”. Segue l’annuncio       ta la necessità di “tornare a scuola”. Una Scuola di
                dell’Anno lentiniano a partire dal 12 ottobre.            Cristianesimo che approfondisca l’ambito espe-
                Ai nn. 43-45 troviamo prospettato il lavoro di ani-       rienziale, dogmatico, biblico ed ecumenico della
                mazione delle Caritas che, a livello parrocchiale e       Chiesa con alcuni eventi unitari sulla dottrina so-
                diocesano, sono chiamate a vivere nella fedeltà           ciale diventa la proposta alta che il Vescovo rivol-
                l’impegno educativo e di sostegno ai poveri, col-         ge alla Diocesi come “atto di amore verso i fedeli
                laborando con le istituzioni presenti, per far fronte     laici”. In particolare, consapevole che “nel tempo
                alle tante richieste che giungono. I centri di ascolto,   del disorientamento ideale sia fondamentale ridirci
                i magazzini dei viveri e di abbigliamento, gli incontri   l’essenziale e farci educare dalla Chiesa” e non cer-
                di formazione e la settimana di riflessione in vista      care complicate programmazioni e dei tecnicismi
                della Giornata mondiale del Povero, le esperienze         pastorali (n. 51). La Lettera pastorale presentata a
                di Scuola di Carità proposte ai giovani hanno più         Francavilla in Sinni si conclude con l’invito alla pre-
                valore se di queste esperienze la Comunità tutta si       ghiera per il Vescovo perché, a immagine di Cristo
                sente protagonista e partecipe.                           buon Pastore, possa manifestare l’amore e la mise-
                Per l’ambito della Cultura il Vescovo richiama l’esi-     ricordia di Dio Trinità.
                genza di assumere il “pensiero di Cristo”, facendolo      Tante proposte da scegliere nella libertà e nella re-
                proprio. Oggi non ci si può più fermare alla pietà po-    sponsabilità perché un padre è contento che i figli
                polare e alle devozioni, alle pie pratiche: ripensando    crescano e siano a loro volta educatori, fidandosi di
                il credo e le ragioni della appartenenza alla Chiesa      Cristo e della Chiesa, per vivere la gioia di apparte-
                è possibile ricomporre la frattura tra fede e vita, tra   nere lietamente alla Comunità cristiana come figli
                esperienza religiosa e vita sociale. Il periodico dio-    e fratelli che non vivano da fruitori di un servizio ma
                cesano Dialogo e gli altri canali di comunicazione        sappiano essere davvero soggetto della evangeliz-
                della Diocesi (sito internet, pagine Facebook...) de-     zazione, educatori alla vita buona del Vangelo, forti
                vono rappresentare mezzi importanti per entrare in        di aver incontrato Cristo e averlo scelto come unico
                relazione tra credenti.                                   Signore della propria vita.
Vita della Diocesi

   6
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
di Vito Salinaro

     La prima
     Festa di

in Basilicata
Matera e Tursi le città scelte
   per le manifestazioni

Q
            uella di Matera e Tur-
            si, andata in scena          «La Festa, organizzata tra l’altro     valsa la pena soprattutto perché
            nell’ultima settimana        nella settimana delle celebrazioni     il salotto di piazza Duomo è sta-
            di giugno e all’inizio del   per la patrona di Matera, Maria        to occupato in ogni posto, mo-
luglio scorso, aperta dal segre-         Santissima della Bruna, ha riem-       strando un’attenzione e parteci-
tario generale della Conferenza          pito di contenuti questo evento        pazione fuori dal normale. Non
episcopale italiana, monsignor           religioso ma, soprattutto, ha dato     siamo abituati a questo tipo di
Nunzio Galantino, e sostenuta da         l’opportunità alla città di confron-   ascolto che diventa dialogo. La
tutte le diocesi lucane, è stata la      tarsi pubblicamente, con serenità      cultura e la fede passano attra-
prima Festa di Avvenire in Basili-       e determinazione, su tematiche         verso questi nuovi “aeropaghi”,
cata.                                    che affliggono l’oggi del nostro       luoghi d’incontro, di scambio,
Ma, sia pur da “matricola”, si è         Sud ma anche del Sud del mon-          di crescita culturale, morale, ri-
rivelata come uno degli appun-           do». Così l’arcivescovo di Mate-       assaporando il gusto della fede
tamenti più significativi andati in      ra-Irsina, Antonio Giuseppe Ca-        cristiana». Quasi scontato chie-
scena nell’ormai ricco palinse-          iazzo, spiega il perché dell’even-     dere al presule se rifarebbe la
sto estivo che mette al centro, in       to, sostenuto dalla Cooperativa        scelta: «Quando si apprezzano
ogni angolo d’Italia, il quotidia-       sociale Auxilium, dalla Banca di       i frutti di un albero bisogna col-
no dei cattolici italiani. Sia per la    credito cooperativo di Alberobel-      tivare lo stesso meglio di prima.
qualità degli ospiti saliti sul palco    lo e Sammichele di Bari, e dall’a-     Il 2018 è già alle porte: bisogna
della suggestiva piazza Duomo            zienda Bawer: «Ritengo che ne sia      programmare con più entusiasmo
della città dei Sassi – i cardina-
li Gualtiero Bassetti (presidente
della Cei) e Lorenzo Baldisseri                                                                                      Vita della Diocesi
(segretario generale del Sinodo
dei Vescovi), l’ex premier Enrico
Letta, Giulio Tremonti, il procura-
tore distrettuale Antimafia Nicola
Gratteri, e il sindaco di Palermo,
Leoluca Orlando (collegato in vi-
deoconferenza dal capoluogo si-
ciliano), sono alcuni dei nomi – sia
per i dibattiti apprezzati non solo
in “presa diretta” ma anche attra-
verso le dirette televisive (man-
date in onda da Trm Matera) e in
streaming.

                                                                                                                             7
N.3-4 - Quando la fede cambia la vita - Diocesi di Tursi
Vita della Diocesi                                                                                   di don Guido Barbella

                     e determinazione.
                     È una scelta condivisa dalle dio-
                     cesi lucane per stare in mezzo
                                                           Don Vincenzo Cozzi, un uomo povero
                     alla gente e parlare a tutti. Que-
                     sta strada aperta bisogna conti-
                     nuare a percorrerla».
                     La prima Festa di Avvenire in
                     Basilicata si è conclusa con la
                     Celebrazione eucaristica nella
                     Rabatana e poi nella Cattedra-
                     le dell’Annunziata a Tursi, dove
                     il cardinale Baldisseri ha tenuto
                     un applauditissimo concerto per
                     pianoforte.
                     Per il presule della diocesi dei
                     due mari, monsignor Vincenzo
                     Orofino, «la Festa del Quotidia-
                     no dei Cattolici è stata l’occa-
                     sione preziosa per ribadire che
                     la Chiesa abita e serve, anche
                     sul piano dell’informazione della
                     cultura nazionale, questo terri-
                     torio, ponendo al centro la per-      Le radici ci parlano dell’albero
                     sona, destinataria dell’annuncio           Così è anche per le persone. Sono le origini a dirci chi sono:
                     cristiano e soggetto attivo di una    dove sono nati, i bambini che sono stati, i giochi che hanno fatto, i
                     pastorale che guarda la terra lu-     sogni che hanno coltivato. E quello che alla fine diventeranno.
                     cana in maniera attiva e propo-            Così è per don Vincenzo. La sua carta d’identità è rimasta sem-
                     sitiva. Non ci si può fermare alla    pre la stessa: la mamma con il rosario in mano a custodire i propri
                     denuncia di ciò che non va ma         bambini dagli assalti subdoli della povertà, il papà sarto a cucirgli
                     serve rimboccarsi le maniche ed       addosso umili vestiti di dignità, e quella casa a due piani dove i loro
                     essere propositivi.                   quattro figli giocavano su e giù per le scale sotto gli occhi attenti
                     Con lo stupore di chi sa ricono-      e amorevoli dei genitori, e sotto lo sguardo del beato Lentini, prete
                     scere che, con la grazia divina       di paese, la cui immagine in quella casa era dappertutto – come
                     e le forze umane di cui la Chie-      dovunque a Lauria – e il cui stile di vita santa ha impregnato l’ado-
                     sa dispone, si compie l’opera di      lescenza di Vincenzo, ha accompagnato la sua scelta vocazionale,
                     Dio che rende partecipe del suo       ha segnato il suo sacerdozio.
                     amore. Il cristiano è come un              Quella casa non è stata solo la culla del carattere semplice e
Vita della Diocesi

                     cercatore di oro, che vuole tro-      umile di monsignor Cozzi che per tutti sarà solo e sempre don Vin-
                     vare in mezzo al fango il metal-      cenzo, ma anche officina di speranza per un’umanità che ha dovu-
                     lo prezioso che può cambiare la       to fare i conti con le ristrettezze economiche e con i tempi difficili
                     sua vita: l’incontro con Dio è per-   della guerra.
                     sonale e accade nelle circostan-
                     ze della vita vissuta nel mondo       Povero come Cristo povero
                     perciò, parafrasando la Lettera            Ogni singolo mattone di questa sua piccola Nazareth ha tra-
                     a Diogneto, il cristiano è per il     smesso a don Vincenzo il desiderio di essere prete come Gesù che
                     mondo ciò che l’anima è per il        “non ha avuto neanche una pietra dove posare il capo”.
                     corpo. Così la fede diventa cul-           Una povertà non come condizione subita per le circostan-
                     tura e quindi criterio di giudizio    ze della vita – quella si chiama miseria ed è antievangelica – ma
                     delle vicende della storia».          come cosciente e deliberata scelta; come segno di distacco da
                                                           ciò che è effimero, inutile, superfluo, come segno di chi nella vita

       8
punta solo a ciò che davvero conta. E cioè “Gesù
Cristo il mio tutto”, come amava ripetere il beato
Lentini, e come di fatto accadrà nella vita di don
Vincenzo. “La povertà – scriveva don Vincenzo – è
il linguaggio della trasparenza: più (Gesù) è pove-
ro, umile, semplice, più viene riconosciuto come
Dio, più gli uomini comprendono il messaggio di
Dio; più il prete è povero, più è trasparenza di Gesù
che salva”.
      Ecco, essere prete per don Vincenzo signifi-
cava amare Cristo e seguirlo totalmente, imitan-
dolo completamente. E povertà significava non ri-
cercare mai qualcosa per se stesso se prima non
poteva soddisfare l’esigenza dei tanti bisognosi
che bussavano alla sua porta.
      Figuriamoci allora se il suo conto in banca po-
teva andare oltre una certa soglia che si era rigi-
damente imposto; figuriamoci se ciò che riteneva
come eccedenza non trovava il modo per spedirlo
a missionari, amici o organizzazioni benefiche in
giro per il mondo. Per non parlare del suo intero
stipendio del mese di novembre che puntualmen-
te ogni anno versava alla sede centrale di Roma
per il Sostentamento Clero.
      Un prete così, insomma, come poteva non
avere come modelli di vita in san Francesco d’As-
sisi, a cui si ispirava l’Istituto Secolare dei Sacer-
doti Missionari della Regalità con i tre voti di po-     all’abitazione del Vescovo ma una suora lo mandò
vertà, castità ed obbedienza a cui don Vincenzo          via dicendo che il vescovo era impegnato e che
aveva aderito, san Vincenzo de’ Paoli che aveva          doveva ripassare più tardi. Chissà come si sarà
conosciuto attraverso le suore Vincenziane che           sentito in cuor suo don Vincenzo, quando seppe
frequentava già da piccolo a Lauria, e il beato Do-      cosa era accaduto. Chissà se gli venne in men-
menico Lentini, presso la cui tomba quando pote-         te quella frase di Gesù, “avevo fame, avevo sete”,
va si fermava continuamente a pregare? La verità         fatto sta che non ci pensò neanche un attimo e
è che alla scuola di santi come questi si è solo de-     dopo aver rimproverato aspramente la suora, cor-
stinati a percorrere le stesse orme.                     se giù per le scale dell’enorme Palazzo per por-
                                                         tare a Raffaele una parte di quel pasto caldo che        Vita della Diocesi
Povero con i poveri                                      già stava sulla sua tavola. E chissà se risentì di
     Gli indigenti, che prima di essere poveri sono      quest’episodio quando scriverà nel 1984 nella let-
persone, rappresentano il breviario quotidiano di        tera pastorale Il prete nella comunità: “In un mon-
don Vincenzo parroco e poi vescovo. Se li andava         do che sa costruire così facilmente gli idoli del
a cercare per i vicoli stretti del centro storico di     benessere e dell’orgoglio il sacerdote deve saper
Lagonegro, entrava nelle loro case, cercava di ca-       imitare Gesù che non visse in un ascetismo che
pire di cosa avessero bisogno e poi un modo per          facesse colpo, ma in una povertà semplice che
fargli arrivare quella che lui chiamava “la provvi-      è fiducia totale nella Provvidenza, indicando che
denza” lo trovava sempre. A Melfi non si ricorda         il cuore può essere tentato da altra ricchezza: Là
mai che un povero abbia bussato invano alla sua          dov’è il vostro tesoro, sarà pure il vostro cuore” (Mt
porta. Lo ricorda bene Raffaele, un povero che di        6,27), mentre la povertà cristiana annunzia il Re-
fatto aveva come mura di casa gli alti muri ester-       gno dei Cieli come prima ricchezza perché “tutto
ni dell’episcopio; un giorno all’ora di pranzo bussò     il resto sarà dato dal Padre” (Mt 6,33).

                                                                                                                      9
Vita della Diocesi                                               di don Giovanni Messuti

                     Povero in una Chiesa povera
                           Ai suoi tempi era spesso alla base di
                     questa scelta, in tempi recenti è diventata
                     spesso la conseguenza della scelta: e cioè
                     l’essere prete come possibilità di acquisire
                     un status onorifico che ti permetta di essere
                     onorato e riverito. E ti allontana dai poveri.
                           Don Vincenzo, invece, prima da par-
                     roco e poi da vescovo, si è sempre speso
                     nell’annunciare una Chiesa povera, e non
                     solo come opzione fondamentale a favore
                     dei poveri, ma anche come comunità che
                     avesse il coraggio di spogliarsi di ogni or-
                     pello e di quant’altro – anche vestendosi di
                     solennità – avesse la capacità di adombrare
                     la crudezza e la nudità della croce. Sull’alta-
                     re si vestiva sobrio ma non sciatto, semplice
                     ma non trascurato, perché fossero anche gli
                     abiti della liturgia a parlare del Gesù povero
                     fra i poveri, piuttosto che ostentare una so-
                     lennità che anziché farti entrare nel mistero
                     bello della misericordia di Dio diventa auto-
                     celebrazione che parla solo della terra.
                           Lo diceva spesso don Vincenzo: la trop-
                     pa solennità e lo sfarzo non fanno incontrare
                     il Mistero che si celebra. E non posso non ri-
                     cordarlo felice quando venendo a vivere con
                     me a Trecchina ormai in pensione scelse di
                     abitare in quel modesto appartamento che
                     abbiamo in canonica, rifiutando una casa di
                     pregio in piazza. Una difficoltà che invece si
                     trovò a vivere quando appena arrivato a Mel-
                     fi all’inizio del suo ministero episcopale gli
                     “toccò” trasferirsi dalla casa del clero, nel-
                     la quale aveva vissuto per un po’ di tempo,
                     all’Episcopio i cui lavori di ristrutturazione
                     erano finalmente terminati.
Vita della Diocesi

                           Ecco, vivere gli ultimi anni della sua vita
                     in una piccola canonica di paese di appena
                     tre stanze, piuttosto che in un “Palazzo”,
                     sarà stata per lui come ritornare alla sem-
                     plicità di quella casa su due piani della sua
                     infanzia a Lauria. E la gioia finale sarà sta-
                     ta per lui la certezza di essere stato sepolto
                     nella Cattedrale di Melfi come aveva chiesto
                     nel Testamento: per ritornare dalla Sposa
                     che aveva tanto amato, fra la gente per la
                     quale si era tanto prodigato. Vescovo nella
                     sua chiesa, ma soprattutto uomo, povero fra
                     i poveri.

  10
C
           he ci fanno 130 giovani, una decina di
           preti e un vescovo in estate sulle Do-
           lomiti? Non è l’inizio di una barzelletta
           ma la descrizione di una storia inizia-
ta l’anno scorso e già sognata e pianificata per
l’anno che verrà. Dicono che i cristiani sono quel-
li che vanno controcorrente… beh sì, ma stavol-
ta abbiamo proprio esagerato. In piena estate in
montagna. Perché? Semplice! Le cose belle non
hanno logiche sempre compresibili, si vivono,
si assaporano e poi si raccontano. È per questo
che oggi raccontiamo questa magnifica avven-
tura. Un bel viaggio in pullman, la messa nella
chiesetta dove San Giovanni XXIII è cresciuto e
via verso Arabba, paesino nel cuore delle Dolo-
miti, che fino a quel giorno nessuno di noi aveva
mai sentito nominare. La vacanza non è solo un
tempo vuoto da riempire - ha ribadito, a mò di
mantra, il Vescovo, nei giorni precedenti la par-      le serate trascorse in compagnia, giocando,
tenza - ma il momento gioioso e libero in cui far      cantando, scherzando sembravano ricordarci:
                                                                                                               Vita della Diocesi
crescere e maturare una compagnia bella, quel-         guardatevi negli occhi, la vostra gioia è quella di
la della Chiesa. E se la Chiesa mostra il volto gio-   chi ha vinto la morte e inneggia alla vita vera.
vane, beh la vacanza diventa un’esperienza di          Il lago di Braies, le tre cime di Lavaredo, Passo
vita e la vita esige bellezza.                         Pordoi, tutti posti di una bellezza mozzafiato che
Le mattinate iniziano con la preghiera delle lodi,     credo abbiano sorpreso tutti ma che posso te-
insieme, all’aperto, davanti ai nostri occhi lo sce-   stimoniare hanno suscitato in noi una profonda
nario dei monti e nel nostro cuore la preghiera        unità. Di fronte alla bellezza la reazione più im-
dei salmi che ci introduce alle escursioni, un tri-    mediata e forse meno scontata è quella della ri-
pudio di bellezza potremmo dire.                       conciliazione, con noi stessi e con gli altri. A par-
Il leitmotiv di tutta la vacanza è stato: guardatevi   tire da noi preti giovani, insieme a testimoniare
intorno, la bellezza del creato parla del suo Auto-    ai ragazzi la bellezza di una vita donata per loro,
re. I pomeriggi all’insegna del riposo, la messa e     per tutti.

                                                                                                                  11
Vita della Diocesi
                             È stato bello ogni tanto condividere de-
                             gli stralci di cammino con gli adulti (i
                             quali alloggiavano poco distanti da noi),
                             interessante e stimolante raccontare le
                             emozioni e le sensazioni che i luoghi di
                             volta in volta suscitavano.
                             Tanti ingredienti hanno composto la ri-
                             cetta perfetta di questa esperienza: la
                             gioia, la passione educativa, l’armonia,
                             la semplicità, la bellezza. Ingredienti che
                             durante l’anno proviamo a preparare con
                             cura e dovizia di particolari, ingredienti di
                             prima scelta e di prima qualità che pro-
                             viamo in tutti i modi a tenere vivi median-
                             te i percorsi di Pastorale Giovanile che in
                             tutto l’anno proponiamo ai ragazzi.
                             Ma si sa, perché la torta riesca bene non
                             servono solo gli ingredienti, c’è bisogno
                             di qualcuno che li metta insieme e poi,
                             pazientemente aspetta che la torta cre-
                             sca. E speriamo che anche quest’anno
                             sia una bella sorpresa.
Vita della Diocesi

 12
Famiglie sulle Dolomiti nell’estate 2017
                                                                               di Caterina Battafarano
 “Vacanze di comunità, in famiglia, con gli amici. Al mare o in montagna. Non uno stacco da se stes-
si, ma un’occasione per andare ancora di più a fondo di quello che uno vive. Perché è lì, nel tempo
libero, che si capisce cosa uno vuole veramente...” (Don Giussani).

Q
            uando l’estate arriva, si sa, c’è la voglia di li-   la possibilità di andare a “vedere”. Forse, non sarebbe
            berarsi dalle fatiche del lungo inverno e con        stata la stessa cosa, sicuramente il solito “pellegrinag-
            i suoi ritmi ci dà l’opportunità di quel tempo       gio”, con gruppi di anziani un po’ noiosi e i bambini poi,
            chiamato “libero” che ci avvolge con la fre-         con i loro capricci che non avrebbero permesso di go-
nesia di voler fare chissà che cosa, di riposarsi, di diver-     dere appieno della vacanza.
tirsi o semplicemente non fare e non pensare a nulla.            E invece... il tutto è stato, un piacevole, tuffo nel pas-
Eppure ogni tanto accade che qualcuno o qualcosa ti              sato.
possa destare dal quel torpore, da quel senso di mono-           Il primo incontro con tutti gli altri “vacanzieri” è stato
tona quotidianità.                                               un dolce riaffiorare di emozioni, ricordi e sensazioni as-
Accade infatti che qualcuno ti proponga di fare una va-          sopite e mai dimenticate; piacevolmente riscoperte in
canza, tutti insieme, tra amici, in montagna, sulle Do-          quei volti, di poco cambiati per qualche filo d’argento
lomiti… e lì, pensi, chissà, sarà opportuno, i bambini si        nei capelli (per dirla con Ranieri…) o per qualche ruga
stancheranno, tanti chilometri; eppure c’è un qualcosa           in più; gli occhi però erano gli stessi, gli abbracci pure
che ti chiama, che ti attira. Ripensi a quando avevi se-         e la medesima felicità e spensieratezza del cuore era
dici anni e la voglia di andare in quei posti, con la tanta      tornata come un tempo, forse ancora più intensa per-
amata “scalcagnata” comunità, ai no di tuo padre, alle           ché adesso più matura era la consapevolezza di quegli
cartoline dei tuoi amici, alle immagini di quei posti da         insegnamenti.
ammirare solo da lontano; proprio quei posti lì, c’era           Per una settimana… il rituale delle lodi mattutine, della

                                                                                                                              Vita della Diocesi

                                                                                                                                  13
Santa Messa, i giochi, i canti alpini, i pasti in comune e
                     le lunghe passeggiate in posti dove ti si ferma il fiato,
                     in posti dove ti rendi conto non della grandezza della
                     natura ma della grandiosità di un progetto, “un corre-
                     do” divino per i suoi figli. Una tale maestosità e bellezza
                     ci ha fatto riconsiderare il fatto che, nella quotidianità
                     frettolosa delle nostre azioni, fermarsi a godere della
                     pioggia scrosciante all’improvviso, delle nubi dissolte
                     per far posto al più bello degli arcobaleni, alle cime al-
                     tissime e imbiancate, “al panino e birretta” consumati
                     velocemente “perché in montagna il tempo è mutevo-
                     le”, la vita ha senso solo se la si vive con la gioia nel
                     cuore; ha senso solo lo stare insieme; ha senso se ci si
                     dà la possibilità di vivere e condividere insieme la stes-
                     sa esperienza.
                     A fine vacanza, quel senso di smarrimento iniziale si è
                     mutato in un rinnovato senso di appartenenza. I saluti
                     finali non hanno lasciato posto alla malinconia ma alla
                     voglia di continuare su questa strada.
                     Giussani scriveva: “…il valore più grande dell’uomo, la
                     virtù, il coraggio, l’energia dell’uomo, il ciò per cui vale la
                     pena vivere, sta nella gratuità, nella capacità della gra-
                     tuità. E la gratuità è proprio nel tempo libero che emer-
                     ge e si afferma in modo stupefacente. Il modo della
                     preghiera, la fedeltà alla preghiera, la verità dei rapporti,     verso le cose, tutto questo lo si vede molto più in va-
                     la dedizione di sé, il gusto delle cose, la modestia nell’u-      canza che durante l’anno. Che cosa ne viene in tasca, a
                     sare della realtà, la commozione e la compassione                 vivere così? La gratuità, la purità del rapporto umano”.
Vita della Diocesi

 14
di don Mario La Colla

Rimane vivo il ricordo di
don Tommaso Latronico

N
                 onostante siano trascorsi ormai quasi 25 anni
                 dalla sua morte, il ricordo di don Tommaso La-
                 tronico rimane vivo e indelebile nel cuore di tut-
                 ti coloro che lo hanno conosciuto. Ogni angolo
dell’intero territorio di Nova Siri ne ricorda la sua presenza
come se fosse ancora in vita. La straordinaria partecipazione
di popolo e di tanti amici, provenienti da molti paesi della Ba-
silicata e non solo, alla celebrazione della Santa Messa che si
celebra ogni anno in sua memoria nell’Anfiteatro comunale la
domenica più prossima alla data della sua morte, il 20 luglio,
ne costituisce un’evidente conferma.
          Il Signore mi ha riservato l’onore e la responsabilità,
come parroco, di raccogliere la ricca eredità che ha lasciato
nella parrocchia che gli ha dato i natali, che ha visto nascere
e svilupparsi la sua vocazione e dove ha anche, per circa dieci
anni, esercitato il suo ministero sacerdotale. Uomo di illumi-
nata e convinta fede, Sacerdote carismatico, grande trasci-
natore e formatore di giovani. Ha consumato la sua vita, come
amava spesso ripetere, non per un suo progetto, ma per l’ope-
ra di un Altro. Mi sono più volte chiesto in questi anni perché
il Signore gli abbia riservato solo 20 anni di vita sacerdotale.
Chissà quanto bene spirituale avrebbe potuto ancora compie-
re se fosse vissuto più a lungo. I disegni di Dio sono imperscru-
tabili. Il Signore ha ritenuto la sua esistenza già completa. Il
suo ministero sacerdotale non si è comunque interrotto con
la morte perché continua attraverso l’eredità spirituale che ha
lasciato nel cuore di tanti.
          Durante l’anno pastorale in corso, dedicato al beato
Domenico Lentini, Sacerdote di Lauria, è auspicabile la risco-
                                     perta e riproposta di modelli esemplari di vita sacerdotale, come don
                                     Tommaso, don Egidio Guerriero e altri ancora che pochi conoscono
                                     perché vissuti nel nascondimento ma che costituiscono la preziosa          Vita della Diocesi
                                     ricchezza. Siamo stanchi di sentir parlare di preti pedofili e preti che
                                     si servono della Chiesa anziché servirla. Non sono mancati, non man-
                                     cano e, spero, non mancheranno nella nostra amata Diocesi figure
                                     di Sacerdoti che professano e vivono con coraggio la loro fede e che
                                     sanno essere vicino a tutti e, in particolare ai più bisognosi come im-
                                     magine vivente di Cristo.

                                  Note biografiche
                                  Don Tommaso Latronico è nato a Nova Siri (MT) il 17 novembre 1948 e
                                  deceduto, dopo atroci sofferenze, a Roma il 20 luglio 1993, stroncato
                                  da una leucemia mieloide acuta, nonostante il trapianto di midollo os-
                                  seo fosse ben riuscito. Battezzato nella Chiesa di Santa Maria Assun-
                                  ta, in Nova Siri, l’8 dicembre 1948 da don Giuseppe Pastore e cresi-

                                                                                                                    15
Vita della Diocesi
                     mato l’11 febbraio 1961 da Mons.     razione alla sua Ordinazione           stato nominato parroco di Nova
                     Augusto Bertazzoni a Potenza.        Sacerdotale prese parte anche          Siri paese, insegnando Religio-
                     Ha compiuto gli studi ginnasiali     l’Onorevole Aldo Moro, allora do-      ne nel Liceo Classico “E. Duni”
                     nel Seminario Regionale di Po-       cente all’Università La Sapien-        di Matera e, successivamente,
                     tenza e quelli liceali nel Semina-   za, che ha incontrato più volte        nel Liceo Scientifico “E. Fermi”
                     rio Interregionale di Salerno.       don Tommaso, apprezzando-              di Policoro e nel Liceo Classico
                     A Roma ha frequentato gli stu-       ne l’intelligenza e la passione        “G. Fortunato” di Nova Siri. Ha
                     di di Teologia fino alla Licenza     per la fede. I primi due anni di       insegnato Teologia Dogmatica
                     presso la Pontificia Universi-       vita sacerdotale li ha trascorsi       presso l’Istituto di Scienze Re-
                     tà Gregoriana, come alunno           a Roma come Assistente Spiri-          ligiose della Diocesi di Tursi-La-
                     dell’Almo Collegio Capranica.        tuale degli universitari di Comu-      gonegro. Ha fatto parte del Con-
                     È stato ordinato Sacerdote a         nione e Liberazione. Dal 1975 la       siglio Nazionale di Comunione e
                     Roma, dal Cardinale Ugo Po-          sua missione continua in mez-          Liberazione e ha svolto il ruolo di
                     letti, il 28 giugno del 1973. Con    zo ai giovani della Basilicata e       Assistente della Fraternità di CL
                     i giovani di Comunione e Libe-       dell’Università di Bari. Nel 1982 è    nelle Diocesi della Basilicata.

                     Dagli scritti
                     “Nell’esperienza dell’uomo tut-
                     to passa e finisce, soprattutto
                     le cose belle (l’infanzia, l’amo-
                     re...) sono destinate a finire nel
                     rimpianto, nella nostalgia e nel
                     ricordo. C’è una sola esperienza
                     che inizia e non finisce, e con il
                     tempo cresce: è l’incontro con
                     Cristo. È unico perché inizia in
                     modo inimmaginabile, impre-
                     visto e interessante, ti corri-
                     sponde e poi - se si rimane, se
                     lo si guarda - è destinato con
                     il tempo a crescere: non sei tu      presente e invece in Giuda pre-        Dalle testimonianze
                     che cresci; che anzi invecchi,       valevano immagini, pensieri,           “Tutta la vita di don Tommaso
                     sei fragile e pieno di peccati, ma   progetti. Non si stupiva più, non      è stata plasmata e illuminata
                     quell’avvenimento che cresce         si stupiva di Zaccheo, della Mad-      dal Mistero di Cristo e in esso
                     perché guardato attentamente,        dalena... La differenza tra gli uo-    ha trovato unità. Un mistero ce-
                     corrisponde, non censura, per-       mini non è allora tra chi è santo      lebrato, investigato, adorato e
                                                          e chi è peccatore, ma tra coloro       vissuto nell’appartenenza doci-
Vita della Diocesi

                     dona. L’unica condizione per
                     essere cristiani è guardare a Cri-   che Lo guardano e coloro che Lo        le, fedele e incondizionata alla
                     sto come si è fatto riconosce-       tradiscono (“con gli occhi rivol-      Sposa di Cristo. Uomo di Dio e
                     re. Qui è tutta la differenza tra    ti a fuggire”). È solo il paragone     di fede, dotato di viva e acuta
                     l’esperienza cristiana e le altre    che garantisce la libertà della        intelligenza, don Tommaso è
                     religioni: che il Cristianesimo ti   persona”.                              stato anche uomo di cultura, re-
                     dice “guarda”. Anche Giuda ha                                               alizzando nella sua vita una feli-
                     fatto un incontro vero (un giorno    “Il sacrificio più grande è dare la    ce sintesi tra la conoscenza e la
                     venne quest’uomo), anche lui si      propria vita per l’opera di un Al-     fede. Una fede pensata e vissu-
                     è stupito di un accento unico, lo    tro… Lo scopo è costruire l’opera      ta, la sua, che è diventata cultura
                     ha seguito, “ma poi passavano i      di un Altro. L’Altro non è Cristo in   alta, modo specifico di essere e
                     giorni e il Regno suo non veniva”.   senso generico, ma sono delle          di vivere, criterio di giudizio degli
                     Perché non veniva quel Regno?        persone storiche che ti hanno          eventi che viveva o che interpre-
                     Perché era già presente, era Lui     raggiunto, con le quali vivi.”         tava. In don Tommaso cultura

   16
di don Giovanni Messuti

                                            Un passo oltre…
                                       la marcia francescana a Tursi
                                       L
                                             a XXXVII marcia francescana          gruppo christian rock che i nostri
                                             della provincia Salernitano-Lu-      giovani hanno apprezzato in oc-
                                             cana dei Frati Minori quest’an-      casione della GMG a Lagonegro lo
                                       no fa tappa a Tursi. L’esperienza,         scorso aprile.
                                       nata ormai diversi anni fa, coinvol-       Il passo oltre è reso visibile dalle
                                       ge giovani tra i 18 e i 32 anni e si       meditazioni che ogni tappa pre-
                                       nutre della spiritualità di san Fran-      vede, nel nostro caso con sosta al
e fede si sono intrecciate in
                                       cesco e santa Chiara di Assisi.            Santuario di Anglona, dal cammino
profonda e feconda armonia, in
                                       La marcia è una bella metafora del-        silenzioso e carico di suggestioni,
modo tale che la cultura in lui
                                       la vita, tra difficoltà, fatica, gioia e   dalla contemplazione della bellez-
non è stata mai solo erudizione,
                                       speranza: guardando la meta insie-         za che circonda i marciatori ma
ma sempre autentica sapienza.
                                       me si giunge al traguardo.                 anche dall’ospitalità che essi rice-
Quella sapienza che tiene in-
                                       Nel caso specifico la meta in que-         vono nelle parrocchie.
sieme tutti i fattori e gli aspetti
                                       stione è Santa Maria degli Angeli in       Da parte nostra donare ospitalità
della vita perché derivante dalla
                                       Assisi, dove migliaia di ragazzi da        a quasi 80 ragazzi provenienti dal-
conoscenza come esperienza
                                       tutta Italia, dopo aver camminato          la Campania e dalla Basilicata ha
di Dio. Nessuna nostalgia nel-
                                       nelle proprie terre di origine, con-       dato un’enorme gioia e ha unito i
la sua vita e nel suo pensiero,
                                       vogliano nella città del poverello in      nostri giovani nell’esperienza del
sempre la chiara consapevo-
                                       occasione della festa del Perdono,         servizio.
lezza che “non siamo fatti per
                                       il 2 Agosto.                               Alle 11 del mattino la scena in via
vivere del passato, ma di una
                                       Marciare significa stare al pas-           Roma era bellissima: giovani stan-
gioia presente” e che la fortuna
                                       so giusto ma anche fare “un pas-           chi ma felici, cantando con le ban-
dei credenti “non è solo nella fe-
                                       so oltre” come recitava l’inno di          diere in mano, una croce e tanta
deltà ad una storia iniziata, ma
                                       quest’anno scritto e musicato ma-          voce entrano a Tursi quasi per con-
negli inizi nuovi capaci di muta-
                                       gistralmente dal Cantiere Kairòs,          quistare la città con la bellezza del-
re il contenuto del presente e la
domanda nel presente” (Mons.
Vincenzo Orofino).

“L’eroico in lui era proprio il quo-
tidiano, vissuto con verità e con                                                                                          Vita della Diocesi
passione, sia nel rapporto do-
minante col mistero di Cristo
presente, sia nel rapporto con
la realtà, con le persone e con
le circostanze piccole e grandi.
Perciò le virtù eroiche si defini-
vano nella intensità della pre-
ghiera come memoria di Cristo,
nella carità come dono di sé
intenso e vivo e nella missione
come annuncio a tutti di ciò che
gli riempiva il cuore” (Mons. Fi-
lippo Santoro)

                                                                                                                             17
Vita della Diocesi
                     la fede e la forza dell’amore.
                     Una breve animazione sul sagrato
                     della Chiesa fa da scenario alla per-
                     manenza dei marciatori, l’adorazio-
                     ne silenziosa davanti al Santissimo
                     Sacramento, invece, ne costituisce
                     la ragione profonda. Un momento di
                     relax per il corpo e per lo spirito.
                     Segue il pranzo preparato da alcune
                     signore volontarie della parrocchia,
                     il saluto e la benedizione del vesco-
                     vo e poi subito la catechesi guidata
                     da fra Pietro Isacco sul personag-
                     gio di Zaccheo, guidata dal frate
                     ma vissuta a pieno dai ragazzi che
                     hanno avuto tempo sufficiente per
                     la meditazione personale.
                     La giornata prosegue con la Messa
                     presieduta dal Vescovo e animata
                     dai frati e dalle suore francescane       Dopo qualche resistenza iniziale (il       i marciatori hanno lasciato il segno
                     insieme ai ragazzi muniti di chitarre     luogo era occupato anche da un al-         nel cuore dei nostri ragazzi, un se-
                     e tamburelli. Al termine della Messa      tro evento), la piazza si scalda: balli,   gno che speriamo di condividere
                     una cena “al volo” e poi tutti in piaz-   canti, animazioni il cui tema princi-      con altra gente nella stessa moda-
                     za a stendere cavi e montare casse,       pale era la bellezza e la gioia di aver    lità o in qualcosa che gli assomigli.
                     di lì a poco sarebbe iniziata la serata   incontrato il Signore e di aver ac-        Come Pastorale Giovanile diocesa-
                     di animazione per tutti i giovani e i     cettato la sua grandezza nella vita        na possiamo solo dire: per l’anno
                     meno giovani della città di Tursi.        di ciascuno. Con molta semplicità          che verrà aspettatevene delle belle!

                     “Eccomi, manda me”
                                                                                                                      di don Antonio Lo Gatto

                                                                                                                                        (Is 6,8)

                     25 anni di Sacerdozio di don Enzo Appella
                     D
                               omenica 6 agosto scorso si è                                        con il tema “vocazione delle vocazioni”;
Vita della Diocesi

                               celebrato a Francavilla in Sinni                                    S. E. Mons. Pasquale Cascio, arcivesco-
                               il venticinquesimo anniversario                                     vo di S. Angelo dei Lombardi, “vocazione
                     dell’ordinazione presbiterale di don Enzo                                     della Parola”; S. E. Mons. Francesco Siru-
                     Appella, presbitero della nostra Chiesa                                       fo, arcivescovo di Acerenza, “vocazione e
                     diocesana. Concelebrazione presieduta                                         martirio”; S. E. Mons. Francesco Nolè, ar-
                     dal nostro vescovo S. E. Mons. Vincenzo                                       civescovo di Cosenza, “vocazione all’es-
                     Orofino. Un dono e un evento di grazia per                                    senzialità”; S. E. Mons. Francesco Marino,
                     la comunità francavillese ma anche per                                        vescovo di Nola “vocazione di casta bel-
                     tutta la Diocesi.                                                             lezza”; S. E. Mons. Rocco Talucci, arci-
                     Ci si è preparati a tale giorno con una set-                                  vescovo emerito di Brindisi, “vocazione
                     timana di catechesi, riflessioni sulla vo-                                    e castità”; S. E. Mons. Vincenzo Orofino,
                     cazione sacerdotale, iniziando con S. E.                                      “vocazione al compimento”. Per me sono
                     Mons. Arturo Aiello, vescovo di Avellino,                                     stati giorni molto arricchenti visto la mia

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