DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice
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123 Un lavoro di famiglia di madre in figlia La villarese Monique Piston EE Nathalie Rostagnotto L’attività portata avanti, a Villar Pellice, da alle prese con il cucito. EE Daniele Arghittu Piera Barolin, Monique Piston e Nicole Ayassot – rispettivamente nonna, mamma e C valentina costantino P iera, Monique e Nicole parlano in figlia – nasce nel 1992, quando la seconda sta Confermazione francese tra loro, creando un’atmo- preparandosi alla propria dichiarazione di Atto liturgico con cui si diven- sfera antica, altrove quasi dimentica- fede. «Già allora si faticava a trovare qualcu- ta membri di chiesa, alla vigilia ta. Vederle insieme scalda il cuore: sembrano no che sapesse creare un costume valdese da dell’età adulta. Consiste in una eredi – e per certi versi lo sono – di una zero – racconta Piera, una donna vivace che dichiarazione di fede persona- tradizione secolare che passa di generazione porta i suoi settant’anni con leggerezza –. le del catecumeno, nella gra- in generazione. Così mi sono messa all’opera, dedicandomi zia annunciata dal Battesimo. È Le ragazze delle valli che desiderano farsi dapprima allo scialle e, successivamente, alla usanza, per le ragazze, indossa- confezionare il costume valdese per la cuffia, aiutata dai consigli di mia sorella». re nella circostanza il costume «In quegli anni frequentavo un corso di tipico delle valli. Confermazione – oppure adattare l’abito della mamma, magari aggiungendo un sartoria a Pinerolo – interviene Monique –, abito elemento nuovo e personale – sanno che così mi sono occupata in prima persona Si intende la parte principale possono contare sulla loro abilità: il giusto dell’abito. Oltre a confezionarlo per me, del costume valdese, che può mix di saperi del passato e di competenze provvidi a realizzare quello di una coetanea. essere un pezzo unico oppure sartoriali di oggi. L’aspetto più complesso? Reperire i materiali composto da gonna e giacchina. A Villar Pellice Piera Barolin, Monique Piston e Nicole Ayassot portano avanti la tradizione dei costumi valdesi, unendo antichi saperi alle moderne tecniche sartoriali. A Bobbio Pellice l’allevamento è ancora una passione che si trasmette DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE: i Melli-Gonnet, nonostante la scomparsa di Giovannino, mantengono viva un’antica vocazione
124 Economia e lavoro Pedussia giusti. Trovammo il filo ideale per fare le ci si dedichi esclusivamente a quello. Basti Storico negozio di tessuti e frange dello scialle in una vecchia merceria di pensare che, solo per le frange dello scialle, biancheria per la casa, nel cuo- Pinerolo. Per le stoffe ci rivolgemmo a Pedus- sono necessarie cinque ore. È un lavoro che si re di Pinerolo. Nato nel 1909, sia, che offriva un’ampia scelta di colori». fa per passione, non certo per il guadagno». oggi si definisce “centro tessi- L’iniziativa di Monique – per sé e per Realizzare i vestiti in serie per abbattere i le”. In passato vendeva stoffe l’amica – ebbe tale successo da diventare, costi sarebbe impossibile: «Operiamo solo su ideali per i costumi valdesi, poi ha cambiato tipo di mercato. subito, un lavoro: «Dalla mia Confermazione richiesta, perché ogni capo è su misura». non ho trascorso un anno senza preparare merceria almeno un costume», sottolinea, portandosi DA NONNA A NIPOTE Si chiama Le magie del filo. dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi. L’intervista si svolge nel pieno dell’autunno, in casa di Piera, a pochi passi dalla merceria. È abbattere i costi NEL CUORE DI VILLAR un’abitazione piena di personalità: su ogni Indicativamente, un costume Monique Piston ha lavorato da sarta, per mobile è appoggiata una bambolina, oppure completo costa circa 700 euro. qualche anno, a casa propria. «Poi si è presen- un ricamo. tata l’occasione di rilevare la merceria in «Ho avuto la grande fortuna di poter la gonna e la giacchina Che, come abbiamo già detto, piazza Willy Jervis, nel cuore di Villar Pellice, osservare mia nonna e mia mamma alle prese possono essere sostituite da un e l’ho colta. Ci occupiamo anche di riparazioni con stoffe e tessuti sin da quando ero bambina abito intero. e sartoria. Quella legata ai costumi valdesi è – dice Nicole Ayassot, 17 anni –. Nonna mi ha una parte rilevante dell’attività». insegnato a lavorare al telaio per produrre il bordeaux Il problema dei materiali non si è ridimen- pizzo delle cuffie o le frange degli scialli». Particolare tonalità tra il sionato: al contrario. «Il mercato dei tessuti si Mentre parla, le sue mani di ragazza si viola e il marrone, che ricorda è ridotto drasticamente. Se in passato muovono già tra i ferri del mestiere con la quella del vino tipico dell’omo- riuscivamo ad aiutarci tra piccole realtà della rapidità che solo l’esperienza può assicurare. nima città francese. valle, ora sono costretta ad acquistare la Cuffia e scialle sono due degli elementi maggior parte di stoffe e materiali all’ingros- caratterizzanti del costume valdese, che si so, a Torino», evidenzia amareggiata. completa con i guanti, il grembiule, la gonna «Certo, si potrebbero anche ordinare le stoffe e la giacchina, la borsa e le scarpe. su internet – aggiunge –, ma sono un po’ scettica «Il tessuto varia in base alle preferenze delle a riguardo: credo che il tessuto vada toccato e clienti – precisa Monique –. È interessante osservato, prima di essere acquistato». come i gusti mutino di valle in valle. In Val Confezionare cinque o sei costumi ogni Pellice, solitamente, il vestito è nero o blu anno è un bell’impegno: «Indicativamente, scuro ed è un pezzo unico; il grembiule si lega per ciascuno, servono più di cinquanta ore. dietro la schiena. In Val Germanasca, invece, si Come a dire una settimana bella piena in cui tende a preferire abiti bordeaux, o comunque Tre donne, tre esperte di sartoria con particolare attenzione alla tradizione del costume valdese: da sinistra, Monique Piston, Piera Barolin e Nicole Ayassot, di fronte alla merceria di famiglia in piazza Jervis a Villar Pellice. C valentina costantino
Lavoro di famiglia 125 colorati; si prediligono, inoltre, abiti a due comune, non patisce nulla e si può realizzare taffetà pezzi o con l’aggiunta di una o due tasche, in tutti i colori, senza bisogno di tingere la È un tessuto pregiato, un tem- mentre il grembiule viene legato su un fianco». materia prima», spiega Monique Piston. «A po molto utilizzato per confe- Il grembiule è l’elemento su cui è possibile volte utilizzo dei broccati – aggiunge –: zionare eleganti abiti femminili lasciare più spazio alla fantasia e alla dipende un po’ da cosa riesco a trovare!». o raffinati tendaggi. Ha partico- personalizzazione: «Le tinte classiche sono lari caratteristiche di lucidità e l’azzurro, il rosa, il lilla e il viola, ma negli TRADIZIONE E FUTURO luminosità. ultimi anni, sempre più spesso, ci vengono Le tre generazioni si amalgamano perfetta- tinture necessarie chiesti colori più vivaci, come l’arancione e il mente. Piera garantisce il legame con la La pezza arriva bianca. giallo. In questo modo si perde un po’ la tradizione, Monique è nel pieno della sua tradizione, ma la moda ha il suo prezzo da attività professionale, Nicole la proiezione broccati pagare…», scherza verso il futuro. Tessuti caratterizzati da tra- Monique. «Dopo aver frequen- me complesse che formano di- «Spesso il colore del grembiule viene «Ho avuto la fortuna tato per tre anni l’Engim a Pinerolo, segni colorati. ripreso nelle di poter osservare ha da poco iniziato Engim Istituto professionale di Pine- fantasie dello scialle, che storica- mia nonna e mia un corso di sartoria professionale e ne rolo, con sede in via Regis 34. Al mente è bianco – mamma alle prese siamo tutte entusia- termine del triennio di studio ri- lascia un attestato di qualifica puntualizza Piera –. C’è, però, una con stoffe e tessuti ste – spiega la madre –. Abbiamo preferito professionale (nel caso di Ni- cole, quella di operatrice com- variazione: le fin da bambina» che frequentasse merciale). È una realtà nata nel ragazze non ancora anche delle lezioni 1981, con i primi corsi di mecca- confermate usano esterne, anziché nica ed elettromeccanica, inse- la cuffia nera accompagnata, solitamente, da imparare tutto da noi, in modo che possa rendosi nel solco dell’esperien- uno scialle altrettanto nero oppure colorato, formarsi dei punti di vista diversi e imparare za dei Giuseppini del Murialdo. ma di sicuro non bianco». metodi e tecniche più moderni. Crediamo che L’evoluzione non riguarda solo i colori: «In questo sia positivo per lo sviluppo della nostra sartoria professionale Presso l’istituto di taglio e passato veniva utilizzato soprattutto il attività, anche per la suddivisione del lavoro. Il confezione Ferrero Floriana, in taffetà, la stoffa più leggera. Oggi i tessuti tempo a mia disposizione è sempre di meno, via del Pino 41: un’attività che più richiesti sono lana e seta, anche se, ma ci dispiacerebbe dover abbandonare il ha quasi 25 anni di storia, essen- purtroppo, si fatica a trovare le tinture confezionamento dei costumi, soprattutto do stata lanciata nel febbraio necessarie. Quindi ci si orienta più spesso perché, in valle, siamo le uniche che si occupa- 1997. Il corso frequentato da su lana e poliestere: è un materiale più no della produzione nel suo complesso». Nicole ha una durata triennale. Piera mostra alcuni dei lavori: «Solo per le frange dello scialle sono necessarie cinque ore. È un lavoro che si fa per passione, non certo per il guadagno», afferma la figlia Monique. C valentina costantino
126 Economia e lavoro Ogni componente di questa squadra tutta al femminile ha un ruolo preciso, che svolge con dedizione. «Il nostro punto di riferimen- to è il negozio, dove le clienti si rivolgono a noi, spiegandoci le loro esigenze – premette Piera –. Da quel momento, ci dividiamo i compiti: io mi occupo delle cuffie e degli scialli, su cui ricamo le fantasie richieste, mentre Monique, oltre a occuparsi del negozio, si dedica all’abito». «Mia mamma mi aiuta con le rifinizioni manuali, ad esempio con i bottoni», aggiunge Monique sottolineando l’importanza dell’esperienza di Piera. E Nicole? «Ci aiuta un po’ in tutto, in particolare con le frange degli scialli». Nel frattempo, cerca di carpire alla nonna ogni segreto per quanto riguarda le cuffie: «Spero che presto impari a essere completamente indipendente. C’è da dire che sto invecchiando!», sospira Piera, con tono scherzoso. Sotto l’occhio RICHIESTE INTERNAZIONALI vigile di nonna Le richieste sono tutt’altro che in calo: al Piera (in alto), contrario! «L’anno scorso ho completato Nicole diciassette cuffie», conferma Piera Barolin, che poi aggiunge un elemento: «Capita sperimenta sempre più di frequente che qualcuna si la produzione faccia fare il costume in età adulta. Magari, a delle cuffie. 17 anni, non se lo poteva permettere, ma ci Serve molta tiene comunque ad averlo. Da quattro anni, pazienza inoltre, lavoriamo molto con la Germania, da (si veda la foto dove arriva una grande richiesta di cuffie e a destra), grembiuli, rigorosamente grigi». ma il risultato C’è qualche giovane che vorrebbe imparare il (in basso) ripaga mestiere? «Sì, succede che si facciano avanti di tanta fatica. con entusiasmo e sono sempre molto felice C valentina quando accade. Spesso, però, si rendono conto costantino di non avere il tempo per praticare». Piera, prima che Monique rilevasse la merceria e trasformasse il confezionamento dei costumi in una delle attività professionali della famiglia, si occupava di scialli e cuffie nei ritagli di tempo: «Prima della pensione facevo la babysitter. Ma dedicavo almeno tre ore, ogni giorno, ai costumi valdesi. Non è un lavoro che puoi prendere e posare di conti- nuo: richiede dedizione e tranquillità. E poi, come ogni lavoro manuale, più ti alleni e migliore è il risultato. All’inizio può sembra- re difficile: quindi serve pazienza e la forza di non arrendersi». Piera è talmente appassionata che continua a ricamare anche la sera, a casa, alla luce della sua lampada preferita: «Mio marito, a volte, mi chiede: “Ma non la smetti mai?”. L’unica risposta possibile è “no!”, perché adoro il lavoro, mi rilassa e non mi pesa, neppure quando sono stanca». D’altro canto, anche la passione di Piera è molto simile al mestiere: «Nel tempo libero…
Lavoro di famiglia 127 mi dedico alla creazione di costumi in miniatura per le bambole. Anche questo, a mio avviso, fa parte della tradizione. E mi mette allegria». ALLEVAMENTO, UNA STORIA DI FAMIGLIA L’Alta Val Pellice ha una caratteristica peculiare: tutti gli alpeggi sono ancora affittati a famiglie del posto. La cura degli animali in montagna, come la produzione del formag- gio, è un patrimonio culturale condiviso. E basta guardare gli occhi orgogliosi dei ragazzini che portano le mandrie al pascolo per capire che sarà così ancora a lungo. L’azienda agricola Melli-Gonnet è nata trentadue anni fa, unendo la tradizione professionale di due famiglie che, storica- mente, già si occupavano di allevamento. «Noi Gonnet abbiamo sempre fatto questo mestiere – conferma Sabina –. E lo stesso si può dire del ramo familiare di mio marito. Suo nonno, in borgata Costa, aveva tre Madre e figlia dietro pecore e una mucca… Giovannino si era appassionato così, osservando il nonno fin da La giornata del bergè il bancone dei formaggi: per la famiglia Melli-Gonnet piccolo e sognando di mettere in piedi, un giorno, un’attività tutta sua». DALLE 7 ALLE 21 l’allevamento in quota e la produzione casearia Oggi Giovannino non c’è più, scomparso troppo presto alla fine del 2020. «Ha lasciato (SALVO IMPREVISTI) sono tradizioni da generazioni. un grande vuoto dentro ognuno di noi», dice «Giornate tranquille? Non ne abbiamo C valentina costantino Sabina con la voce rotta dall’emozione. «Nonostante le difficoltà, cerchiamo di farci mai! Spunta sempre qualche imprevisto ed forza e andare avanti con l’azienda nel è impossibile annoiarsi!». Deborah Melli miglior modo possibile, sperando che lui, lo dice con il sorriso sulle labbra, ma solo ovunque sia, veda i nostri risultati», aggiunge chi ama davvero questo lavoro può sob- famiglie del posto la figlia Deborah. barcarsi certi ritmi. La giornata lavorati- In altre valli, anche vicine, i Ci vuole una forza straordinaria, ma va della famiglia inizia di solito alle 7 – a Comuni devono mettere all’asta Giovannino sarebbe orgoglioso della sua meno che sia tempo di mercati, in quel gli alpeggi. Talvolta vengono famiglia. Lo è sempre stato, con piena caso si anticipa alle 5 – e non finisce pri- presi in carico da grandi azien- ragione, perché basta poco per rendersi conto ma delle 21. «Le mansioni da “incastrare” de della pianura, che impiegano sono diverse. Normalmente al mattino si in quota manodopera salariata, di come questa sia – per i Melli-Gonnet – spesso di origine straniera. molto di più di una professione. munge e si dà il fieno agli animali, poi si Nel punto vendita all’ingresso di Bobbio va al pascolo e la sera si munge di nuovo. borgata Costa Pellice, colmo di formaggi di produzione Al pomeriggio, in negozio, finita la lavora- Si trova poco a monte del con- propria, le fotografie alle pareti testimoniano zione del formaggio, ci si dedica alla puli- centrico di Bobbio, sull’indritto, lo spirito di unità e di rispetto con cui è svolto zia e alla creazione di yogurt e burro. La raggiungibile da via Villanova il lavoro. Sembra che sorridano perfino gli sera, inoltre, si preparano i prodotti per i svoltando a destra poco dopo animali, fotografati come se fossero membri mercati del giorno successivo. Chi resta la diga. della famiglia. a casa, invece, si occupa della legna, nel giusto periodo concima i prati, fa il fieno, latteria sociale «In passato questo locale ospitava la sede Esperienza cooperativistica della latteria sociale di Bobbio, operativa tosa le pecore…». che ha caratterizzato per circa fino al 2010. Noi lo abbiamo acquistato un sessant’anni, con alterne fortu- anno dopo, per volere di mia figlia», racconta UN’AZIENDA DA ORGANIZZARE ne, la realtà di Bobbio Pellice. Sabina Gonnet indicando Deborah, dietro al Deborah ha un fratello, Giuseppe, che si La società cooperativa Latteria bancone. occupa del pascolo e della fienagione. «Per sociale Alta Val Pellice, con se- «Ho da sempre preferito il lavoro allo de in via Maestra 9, fu fonda- far funzionare un’azienda familiare come la ta nel 1953, tra le prime in Ita- studio – conferma l’interessata –. Il mio nostra, è indispensabile una buona organiz- lia (fruendo della Legge 991 sogno sin da bambina era gestire un negozio zazione e la collaborazione di tutti – sottoli- del 25 luglio 1952 sulla mon- di formaggi. Così, quando abbiamo avuto la nea Sabina, orgogliosa dei suoi figli –. Le tagna). Raccoglieva, lavorava possibilità di comprare la ex latteria, mi sono stalle sono in borgata Costa: me ne occupo io, e promuoveva il latte conferi- entusiasmata. Ed eccomi qui». insieme a mia nuora Elisa, con cui condivido to dai soci.
128 Economia e lavoro Sopra, un ricordo prezioso: Sabina e il marito Giovannino festeggiano l’anniversario. Il regalo è una bella campana. A sinistra, Giuseppe Melli con la compagna Elisa Stallè e la piccola Emily. Sotto, Isabel, l’ultima arrivata in famiglia, gioca con un vitellino. f MELLI-GONNET mercati l’impegno della vendita ai mercati. Al battito del tuo cuore da bambino, quando Sono diversi i mercati setti- caseificio e al negozio, entrambi presso la ex solo, devi portare il latte dalla stalla alla manali dov’è possibile trovare latteria sociale, pensa Deborah, che funge an- cantina, il lento e monotono ruminar delle il banco della famiglia Melli- che da jolly nelle altre mansioni. L’assenza di mandrie, giù nella stalla...». Sono parole Gonnet: i più frequentati sono mio marito si fa sentire un po’ ovunque, non tratte dal libro Lassù gli ultimi, ma quelli di Cavour, Saluzzo e Lu- solo sul piano umano: era un grandissimo potrebbe averle scritte la stessa Deborah serna San Giovanni. lavoratore e si occupava della parte burocra- Melli, che le ha pubblicate qualche tempo fa Lassù gli ultimi tica, dei banchi al mercato, del fieno…». sulla sua pagina Facebook. Di Sandrino Bechaz, con im- Portare avanti un’azienda così grande, La vita in alpeggio è così anche al Pis della magini di Gianfranco Bini. È con- senza di lui, non è facile. «Con sacrificio e Rossa, dove la famiglia Melli-Gonnet sale siderata una specie di “bibbia” impegno, siamo arrivati a 180 bovini e 1.007 ogni estate da 22 anni. «La baita originaria del margaro: pubblicato per la pecore… E dire che all’inizio avevamo solo era del nonno di Giovannino. Siamo riusciti a prima volta nel 1972, ha avuto sei mucche!», ricorda con orgoglio Sabina riprenderla e a risistemarla. In passato diverse riedizioni, alcune anche Gonnet. l’abbiamo usata anche come caseificio in epoca recente. d’alpeggio». Pis della Rossa VITA D’ALPEGGIO Durante la stagione estiva, lassù, nelle Località alpestre a pochi me- «Vivere cento giorni lassù è incontrarsi con vicinanze del rifugio Barbara Lowrie, passano tri dal rifugio Barbara Lowrie, il silenzio, è trovarsi faccia a faccia con la moltissimi turisti: «Abbiamo un piccolo in fondo alla comba dei Car- solitudine, con la grandezza della natura punto vendita anche in alpeggio. Gli escur- bonieri. opera di Dio, è imparare ad ascoltare il sionisti si fermano a guardare gli animali, fischio della marmotta, il sibilo del vento, il constatano che vivono sereni e, incuriositi picchiettio della pioggia, la fredda voce della dal sapore dei prodotti che nascono in quel nebbia che tutto avvolge e copre, il chiacchie- contesto, vogliono portarsi a casa un gustoso rio dell’acqua sorgiva, il ronzio del tafano, il ricordo del nostro mondo», racconta Sabina.
Lavoro di famiglia 129 A Bobbio ci sono diverse realtà simili, quasi sue mucche e i suoi terreni, ma siamo specificità tutte produttrici di formaggi e di prodotti comunque sotto la stessa azienda». L’azienda Melli-Gonnet, ad derivati dal latte, ma la concorrenza non esempio, lavora in alpeggio lat- sembra essere un problema: «Ogni azienda LE SPERANZE, IL FUTURO te vaccino, ovino e caprino, pro- ha i propri clienti e tutte hanno una maniera «Il nostro obiettivo? È quello di andare ducendo prodotti a latte vacci- diversa di produrre formaggio – sottolinea avanti», dicono Sabina e Deborah con uno no, caprino oppure misto. Deborah Melli –. Il sapore del prodotto sguardo d’intesa. «Ci piacerebbe mantenere igiene e pulizia cambia a seconda della lavorazione: le al meglio ciò che abbiamo costruito». Si usano, ad esempio, appa- differenze si percepiscono facilmente, ecco La scomparsa di Giovannino ha reso più recchiature interamente in ac- perché i negozi offrono spesso alla loro difficili le cose: «Quando papà stava ancora ciaio, facili da mantenere pulite. clientela formaggi e ricotte di produttori bene pensavamo di allargare il punto vendita diversi». e di offrire nuovi prodotti, come ad esempio lattodotto il gelato», osserva Deborah. Non è un Conduttura tipica delle zone CAMBIAMENTO progetto accantonato per sempre: «Sarebbe montane che trasporta il latte Ognuno ha il suo piccolo segreto, la sua bello portare a termine quest’idea condivisa dai luoghi di produzione ai cen- tri di raccolta. specificità. Certo, i metodi di produzione con lui», aggiunge, mentre gli occhi s’inumi- sono sempre quelli di una volta. «Al giorno discono. tank d’oggi, però, l’impiego dei macchinari facilita In famiglia c’è già una nuova generazione: Termine inglese che significa il lavoro e garantisce igiene e pulizia. Nella pur essendo ancora piccole, le figlie dei serbatoio. Nel settore caseario stalla, oggi, il latte appena munto finisce nel fratelli Melli vivono a modo loro il quotidia- è la cisterna di raffreddamento lattodotto, viene subito filtrato e finisce nel no professionale della famiglia. «Sarebbe del latte, dotata di un gruppo tank, dove viene refrigerato. Una volta, bellissimo se Emily e Isabel continuassero frigorifero. invece, si metteva in un bidone: prima che questo lavoro: già adesso cominciano ad potesse essere portato alla cisterna per il aiutare, per quanto è loro possibile. Adorano bergè Così sono chiamati, in diverse raffreddamento trascorreva del tempo». stare in mezzo alla natura e sono molto valli piemontesi, i margari. È un La tecnologia aiuta il bergè, riducendo, appassionate sia agli animali che alla termine di probabile derivazio- almeno in parte, la fatica e migliorando la produzione di formaggi. Ovviamente, per lo ne francese: oltralpe si usa la qualità del prodotto. Al contrario, la burocra- più giocano, come è giusto che sia alla loro parola berger. zia è diventata più pesante e complessa: età. Ma si comincia così», suggerisce Debo- «Ricordo che mio papà aveva una valigetta rah. Che poi aggiunge sottovoce, quando la Emily verde che conteneva solamente un blocco madre non può sentire: «Anche per me e Otto anni, è figlia di Giuseppe. delle fatture, il timbro dell’azienda, il libretto Giuseppe l’amore per questa vita è sbocciato della mutua e il quaderno dei corrispettivi – quando eravamo piccoli. Ma se non fosse Isabel Figlia di Deborah, è nata un sorride Sabina Gonnet –. Se si ricordava, stato per i nostri genitori, non saremmo mai anno e mezzo fa. scriveva. Altrimenti… andava bene lo stesso». riusciti ad arrivare dove siamo. E per questo Oggi gli adempimenti richiesti sono non li ringrazieremo mai abbastanza». rigorosi e portano via molto tempo. Ma un buon formaggio ha bisogno anche di questo, oltre che di materie prime di qualità, sapien- za artigiana e… voglia di sperimentare. «Produciamo principalmente la tipica toma di Bobbio, fresca e stagionata. Poi la toma d’alpeggio, molto ricercata, in quanto l’alimentazione degli animali comprende solo erba e fiori; il sairas fresco, la ricotta fresca, i tomini freschi e le nostre tomette golose – elenca Deborah Melli –. Per crearle aggiungiamo diversi elementi, quali finoc- chio, erbe, peperoncino, pepe e paté di ginepro, oppure miele e lavanda. Quest’ulti- ma variante l’ho inventata da poco», aggiun- ge con un certo orgoglio. Il compagno di Deborah ha un’azienda agricola sua e, a sua volta, produce formag- gio: «Lui è molto bravo con quelli freschi, noi siamo più esperti in quelli stagionati. Così cerchiamo sempre di aiutarci a vicenda». La cognata di Deborah, Elisa Stallè, si è invece appassionata al lavoro quando, fidanzatasi con Giuseppe, ha cominciato a Deborah Melli: «Sognavo questo negozio fin da bambina». dare una mano nel tempo libero: «Ora ha le C valentina costantino
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