DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice

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DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice
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                                                                                      Un lavoro di famiglia

                                                                 di madre
                                                                  in figlia
                                                                                                       La villarese Monique Piston
EE Nathalie Rostagnotto                             L’attività portata avanti, a Villar Pellice, da
                                                                                                            alle prese con il cucito.
EE Daniele Arghittu                               Piera Barolin, Monique Piston e Nicole
                                                  Ayassot – rispettivamente nonna, mamma e            C valentina costantino

 P
         iera, Monique e Nicole parlano in        figlia – nasce nel 1992, quando la seconda sta
                                                                                                      Confermazione
         francese tra loro, creando un’atmo-      preparandosi alla propria dichiarazione di            Atto liturgico con cui si diven-
         sfera antica, altrove quasi dimentica-   fede. «Già allora si faticava a trovare qualcu-     ta membri di chiesa, alla vigilia
ta. Vederle insieme scalda il cuore: sembrano     no che sapesse creare un costume valdese da         dell’età adulta. Consiste in una
eredi – e per certi versi lo sono – di una        zero – racconta Piera, una donna vivace che         dichiarazione di fede persona-
tradizione secolare che passa di generazione      porta i suoi settant’anni con leggerezza –.         le del catecumeno, nella gra-
in generazione.                                   Così mi sono messa all’opera, dedicandomi           zia annunciata dal Battesimo. È
  Le ragazze delle valli che desiderano farsi     dapprima allo scialle e, successivamente, alla      usanza, per le ragazze, indossa-
confezionare il costume valdese per la            cuffia, aiutata dai consigli di mia sorella».       re nella circostanza il costume
                                                    «In quegli anni frequentavo un corso di           tipico delle valli.
Confermazione – oppure adattare l’abito
della mamma, magari aggiungendo un                sartoria a Pinerolo – interviene Monique –,         abito
elemento nuovo e personale – sanno che            così mi sono occupata in prima persona                Si intende la parte principale
possono contare sulla loro abilità: il giusto     dell’abito. Oltre a confezionarlo per me,           del costume valdese, che può
mix di saperi del passato e di competenze         provvidi a realizzare quello di una coetanea.       essere un pezzo unico oppure
sartoriali di oggi.                               L’aspetto più complesso? Reperire i materiali       composto da gonna e giacchina.

            A Villar Pellice Piera Barolin, Monique Piston e Nicole
        Ayassot portano avanti la tradizione dei costumi valdesi,
         unendo antichi saperi alle moderne tecniche sartoriali.
             A Bobbio Pellice l’allevamento è ancora una passione
                   che si trasmette DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE:
          i Melli-Gonnet, nonostante la scomparsa di Giovannino,
                             mantengono viva un’antica vocazione
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Pedussia                              giusti. Trovammo il filo ideale per fare le         ci si dedichi esclusivamente a quello. Basti
  Storico negozio di tessuti e        frange dello scialle in una vecchia merceria di     pensare che, solo per le frange dello scialle,
biancheria per la casa, nel cuo-      Pinerolo. Per le stoffe ci rivolgemmo a Pedus-      sono necessarie cinque ore. È un lavoro che si
re di Pinerolo. Nato nel 1909,        sia, che offriva un’ampia scelta di colori».        fa per passione, non certo per il guadagno».
oggi si definisce “centro tessi-        L’iniziativa di Monique – per sé e per            Realizzare i vestiti in serie per abbattere i
le”. In passato vendeva stoffe        l’amica – ebbe tale successo da diventare,          costi sarebbe impossibile: «Operiamo solo su
ideali per i costumi valdesi, poi
ha cambiato tipo di mercato.
                                      subito, un lavoro: «Dalla mia Confermazione         richiesta, perché ogni capo è su misura».
                                      non ho trascorso un anno senza preparare
merceria                              almeno un costume», sottolinea, portandosi          DA NONNA A NIPOTE
 Si chiama Le magie del filo.         dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi.       L’intervista si svolge nel pieno dell’autunno,
                                                                                          in casa di Piera, a pochi passi dalla merceria. È
abbattere i costi                     NEL CUORE DI VILLAR                                 un’abitazione piena di personalità: su ogni
  Indicativamente, un costume           Monique Piston ha lavorato da sarta, per          mobile è appoggiata una bambolina, oppure
completo costa circa 700 euro.        qualche anno, a casa propria. «Poi si è presen-     un ricamo.
                                      tata l’occasione di rilevare la merceria in           «Ho avuto la grande fortuna di poter
la gonna e la giacchina
  Che, come abbiamo già detto,
                                      piazza Willy Jervis, nel cuore di Villar Pellice,   osservare mia nonna e mia mamma alle prese
possono essere sostituite da un       e l’ho colta. Ci occupiamo anche di riparazioni     con stoffe e tessuti sin da quando ero bambina
abito intero.                         e sartoria. Quella legata ai costumi valdesi è      – dice Nicole Ayassot, 17 anni –. Nonna mi ha
                                      una parte rilevante dell’attività».                 insegnato a lavorare al telaio per produrre il
bordeaux                                Il problema dei materiali non si è ridimen-       pizzo delle cuffie o le frange degli scialli».
  Particolare tonalità tra il         sionato: al contrario. «Il mercato dei tessuti si     Mentre parla, le sue mani di ragazza si
viola e il marrone, che ricorda       è ridotto drasticamente. Se in passato              muovono già tra i ferri del mestiere con la
quella del vino tipico dell’omo-      riuscivamo ad aiutarci tra piccole realtà della     rapidità che solo l’esperienza può assicurare.
nima città francese.                  valle, ora sono costretta ad acquistare la          Cuffia e scialle sono due degli elementi
                                      maggior parte di stoffe e materiali all’ingros-     caratterizzanti del costume valdese, che si
                                      so, a Torino», evidenzia amareggiata.               completa con i guanti, il grembiule, la gonna
                                        «Certo, si potrebbero anche ordinare le stoffe    e la giacchina, la borsa e le scarpe.
                                      su internet – aggiunge –, ma sono un po’ scettica     «Il tessuto varia in base alle preferenze delle
                                      a riguardo: credo che il tessuto vada toccato e     clienti – precisa Monique –. È interessante
                                      osservato, prima di essere acquistato».             come i gusti mutino di valle in valle. In Val
                                        Confezionare cinque o sei costumi ogni            Pellice, solitamente, il vestito è nero o blu
                                      anno è un bell’impegno: «Indicativamente,           scuro ed è un pezzo unico; il grembiule si lega
                                      per ciascuno, servono più di cinquanta ore.         dietro la schiena. In Val Germanasca, invece, si
                                      Come a dire una settimana bella piena in cui        tende a preferire abiti bordeaux, o comunque

                       Tre donne,
           tre esperte di sartoria
                  con particolare
      attenzione alla tradizione
            del costume valdese:
    da sinistra, Monique Piston,
 Piera Barolin e Nicole Ayassot,
          di fronte alla merceria
     di famiglia in piazza Jervis
                  a Villar Pellice.
                  C valentina
                   costantino
DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice
Lavoro di famiglia                                                                                                                125

colorati; si prediligono, inoltre, abiti a due     comune, non patisce nulla e si può realizzare        taffetà
pezzi o con l’aggiunta di una o due tasche,        in tutti i colori, senza bisogno di tingere la         È un tessuto pregiato, un tem-
mentre il grembiule viene legato su un fianco». materia prima», spiega Monique Piston. «A               po molto utilizzato per confe-
  Il grembiule è l’elemento su cui è possibile     volte utilizzo dei broccati – aggiunge –:            zionare eleganti abiti femminili
lasciare più spazio alla fantasia e alla           dipende un po’ da cosa riesco a trovare!».           o raffinati tendaggi. Ha partico-
personalizzazione: «Le tinte classiche sono                                                             lari caratteristiche di lucidità e
l’azzurro, il rosa, il lilla e il viola, ma negli  TRADIZIONE E FUTURO                                  luminosità.
ultimi anni, sempre più spesso, ci vengono           Le tre generazioni si amalgamano perfetta-         tinture necessarie
chiesti colori più vivaci, come l’arancione e il   mente. Piera garantisce il legame con la               La pezza arriva bianca.
giallo. In questo modo si perde un po’ la          tradizione, Monique è nel pieno della sua
tradizione, ma la moda ha il suo prezzo da         attività professionale, Nicole la proiezione         broccati
pagare…», scherza                                                              verso il futuro.           Tessuti caratterizzati da tra-
Monique.                                                                       «Dopo aver frequen-      me complesse che formano di-
  «Spesso il colore
del grembiule viene
                                     «Ho avuto la fortuna                      tato per tre anni
                                                                               l’Engim a Pinerolo,
                                                                                                        segni colorati.

ripreso nelle                           di poter osservare                     ha da poco iniziato      Engim
                                                                                                          Istituto professionale di Pine-
fantasie dello
scialle, che storica-
                                         mia nonna e mia                       un corso di sartoria
                                                                               professionale e ne       rolo, con sede in via Regis 34. Al
mente è bianco –                       mamma alle prese                        siamo tutte entusia-
                                                                                                        termine del triennio di studio ri-
                                                                                                        lascia un attestato di qualifica
puntualizza Piera –.
C’è, però, una
                                       con stoffe e tessuti                    ste – spiega la madre
                                                                               –. Abbiamo preferito
                                                                                                        professionale (nel caso di Ni-
                                                                                                        cole, quella di operatrice com-
variazione: le                           fin da bambina»                       che frequentasse         merciale). È una realtà nata nel
ragazze non ancora                                                             anche delle lezioni      1981, con i primi corsi di mecca-
confermate usano                                                               esterne, anziché         nica ed elettromeccanica, inse-
la cuffia nera accompagnata, solitamente, da       imparare tutto da noi, in modo che possa             rendosi nel solco dell’esperien-
uno scialle altrettanto nero oppure colorato,      formarsi dei punti di vista diversi e imparare       za dei Giuseppini del Murialdo.
ma di sicuro non bianco».                          metodi e tecniche più moderni. Crediamo che
  L’evoluzione non riguarda solo i colori: «In     questo sia positivo per lo sviluppo della nostra     sartoria professionale
                                                                                                          Presso l’istituto di taglio e
passato veniva utilizzato soprattutto il           attività, anche per la suddivisione del lavoro. Il   confezione Ferrero Floriana, in
taffetà, la stoffa più leggera. Oggi i tessuti     tempo a mia disposizione è sempre di meno,           via del Pino 41: un’attività che
più richiesti sono lana e seta, anche se,          ma ci dispiacerebbe dover abbandonare il             ha quasi 25 anni di storia, essen-
purtroppo, si fatica a trovare le tinture          confezionamento dei costumi, soprattutto             do stata lanciata nel febbraio
necessarie. Quindi ci si orienta più spesso        perché, in valle, siamo le uniche che si occupa-     1997. Il corso frequentato da
su lana e poliestere: è un materiale più           no della produzione nel suo complesso».              Nicole ha una durata triennale.

      Piera mostra
  alcuni dei lavori:
«Solo per le frange
 dello scialle sono
 necessarie cinque
   ore. È un lavoro
           che si fa
      per passione,
          non certo
 per il guadagno»,
   afferma la figlia
          Monique.
    C valentina
     costantino
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                                            Ogni componente di questa squadra tutta al
                                          femminile ha un ruolo preciso, che svolge
                                          con dedizione. «Il nostro punto di riferimen-
                                          to è il negozio, dove le clienti si rivolgono a
                                          noi, spiegandoci le loro esigenze – premette
                                          Piera –. Da quel momento, ci dividiamo i
                                          compiti: io mi occupo delle cuffie e degli
                                          scialli, su cui ricamo le fantasie richieste,
                                          mentre Monique, oltre a occuparsi del
                                          negozio, si dedica all’abito».
                                            «Mia mamma mi aiuta con le rifinizioni
                                          manuali, ad esempio con i bottoni», aggiunge
                                          Monique sottolineando l’importanza
                                          dell’esperienza di Piera. E Nicole? «Ci aiuta
                                          un po’ in tutto, in particolare con le frange
                                          degli scialli». Nel frattempo, cerca di carpire
                                          alla nonna ogni segreto per quanto riguarda
                                          le cuffie: «Spero che presto impari a essere
                                          completamente indipendente. C’è da dire che
                                          sto invecchiando!», sospira Piera, con tono
                                          scherzoso.

    Sotto l’occhio                        RICHIESTE INTERNAZIONALI
  vigile di nonna                           Le richieste sono tutt’altro che in calo: al
   Piera (in alto),                       contrario! «L’anno scorso ho completato
            Nicole
                                          diciassette cuffie», conferma Piera Barolin,
                                          che poi aggiunge un elemento: «Capita
       sperimenta
                                          sempre più di frequente che qualcuna si
   la produzione                          faccia fare il costume in età adulta. Magari, a
      delle cuffie.                       17 anni, non se lo poteva permettere, ma ci
      Serve molta                         tiene comunque ad averlo. Da quattro anni,
         pazienza                         inoltre, lavoriamo molto con la Germania, da
  (si veda la foto                        dove arriva una grande richiesta di cuffie e
         a destra),                       grembiuli, rigorosamente grigi».
   ma il risultato                          C’è qualche giovane che vorrebbe imparare il
(in basso) ripaga                         mestiere? «Sì, succede che si facciano avanti
   di tanta fatica.                       con entusiasmo e sono sempre molto felice
  C valentina                             quando accade. Spesso, però, si rendono conto
   costantino                             di non avere il tempo per praticare».
                                          Piera, prima che Monique rilevasse la
                                          merceria e trasformasse il confezionamento
                                          dei costumi in una delle attività professionali
                                          della famiglia, si occupava di scialli e cuffie
                                          nei ritagli di tempo: «Prima della pensione
                                          facevo la babysitter. Ma dedicavo almeno tre
                                          ore, ogni giorno, ai costumi valdesi. Non è un
                                          lavoro che puoi prendere e posare di conti-
                                          nuo: richiede dedizione e tranquillità. E poi,
                                          come ogni lavoro manuale, più ti alleni e
                                          migliore è il risultato. All’inizio può sembra-
                                          re difficile: quindi serve pazienza e la forza di
                                          non arrendersi».
                                            Piera è talmente appassionata che continua
                                          a ricamare anche la sera, a casa, alla luce
                                          della sua lampada preferita: «Mio marito, a
                                          volte, mi chiede: “Ma non la smetti mai?”.
                                          L’unica risposta possibile è “no!”, perché
                                          adoro il lavoro, mi rilassa e non mi pesa,
                                          neppure quando sono stanca».
                                            D’altro canto, anche la passione di Piera è
                                          molto simile al mestiere: «Nel tempo libero…
DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice
Lavoro di famiglia                                                                                                                127

mi dedico alla creazione di costumi in
miniatura per le bambole. Anche questo, a
mio avviso, fa parte della tradizione. E mi
mette allegria».

ALLEVAMENTO,
UNA STORIA DI FAMIGLIA
   L’Alta Val Pellice ha una caratteristica
peculiare: tutti gli alpeggi sono ancora affittati
a famiglie del posto. La cura degli animali
in montagna, come la produzione del formag-
gio, è un patrimonio culturale condiviso. E
basta guardare gli occhi orgogliosi dei
ragazzini che portano le mandrie al pascolo
per capire che sarà così ancora a lungo.
   L’azienda agricola Melli-Gonnet è nata
trentadue anni fa, unendo la tradizione
professionale di due famiglie che, storica-
mente, già si occupavano di allevamento.
   «Noi Gonnet abbiamo sempre fatto questo
mestiere – conferma Sabina –. E lo stesso si
può dire del ramo familiare di mio marito.
Suo nonno, in borgata Costa, aveva tre                                                                           Madre e figlia dietro
pecore e una mucca… Giovannino si era
appassionato così, osservando il nonno fin da          La giornata del bergè                               il bancone dei formaggi:
                                                                                                       per la famiglia Melli-Gonnet
piccolo e sognando di mettere in piedi, un
giorno, un’attività tutta sua».                        DALLE 7 ALLE 21                                        l’allevamento in quota
                                                                                                           e la produzione casearia
   Oggi Giovannino non c’è più, scomparso
troppo presto alla fine del 2020. «Ha lasciato         (SALVO IMPREVISTI)                                             sono tradizioni
                                                                                                                      da generazioni.
un grande vuoto dentro ognuno di noi», dice
                                                         «Giornate tranquille? Non ne abbiamo          C valentina costantino
Sabina con la voce rotta dall’emozione.
«Nonostante le difficoltà, cerchiamo di farci          mai! Spunta sempre qualche imprevisto ed
forza e andare avanti con l’azienda nel                è impossibile annoiarsi!». Deborah Melli
miglior modo possibile, sperando che lui,              lo dice con il sorriso sulle labbra, ma solo
ovunque sia, veda i nostri risultati», aggiunge        chi ama davvero questo lavoro può sob-           famiglie del posto
la figlia Deborah.                                     barcarsi certi ritmi. La giornata lavorati-        In altre valli, anche vicine, i
   Ci vuole una forza straordinaria, ma                va della famiglia inizia di solito alle 7 – a    Comuni devono mettere all’asta
Giovannino sarebbe orgoglioso della sua                meno che sia tempo di mercati, in quel           gli alpeggi. Talvolta vengono
famiglia. Lo è sempre stato, con piena                 caso si anticipa alle 5 – e non finisce pri-     presi in carico da grandi azien-
ragione, perché basta poco per rendersi conto          ma delle 21. «Le mansioni da “incastrare”        de della pianura, che impiegano
                                                       sono diverse. Normalmente al mattino si          in quota manodopera salariata,
di come questa sia – per i Melli-Gonnet –                                                               spesso di origine straniera.
molto di più di una professione.                       munge e si dà il fieno agli animali, poi si
   Nel punto vendita all’ingresso di Bobbio            va al pascolo e la sera si munge di nuovo.       borgata Costa
Pellice, colmo di formaggi di produzione               Al pomeriggio, in negozio, finita la lavora-       Si trova poco a monte del con-
propria, le fotografie alle pareti testimoniano        zione del formaggio, ci si dedica alla puli-     centrico di Bobbio, sull’indritto,
lo spirito di unità e di rispetto con cui è svolto     zia e alla creazione di yogurt e burro. La       raggiungibile da via Villanova
il lavoro. Sembra che sorridano perfino gli            sera, inoltre, si preparano i prodotti per i     svoltando a destra poco dopo
animali, fotografati come se fossero membri            mercati del giorno successivo. Chi resta         la diga.
della famiglia.                                        a casa, invece, si occupa della legna, nel
                                                       giusto periodo concima i prati, fa il fieno,     latteria sociale
   «In passato questo locale ospitava la sede                                                             Esperienza cooperativistica
della latteria sociale di Bobbio, operativa            tosa le pecore…».
                                                                                                        che ha caratterizzato per circa
fino al 2010. Noi lo abbiamo acquistato un                                                              sessant’anni, con alterne fortu-
anno dopo, per volere di mia figlia», racconta       UN’AZIENDA DA ORGANIZZARE                          ne, la realtà di Bobbio Pellice.
Sabina Gonnet indicando Deborah, dietro al             Deborah ha un fratello, Giuseppe, che si         La società cooperativa Latteria
bancone.                                             occupa del pascolo e della fienagione. «Per        sociale Alta Val Pellice, con se-
   «Ho da sempre preferito il lavoro allo                                                               de in via Maestra 9, fu fonda-
                                                     far funzionare un’azienda familiare come la
                                                                                                        ta nel 1953, tra le prime in Ita-
studio – conferma l’interessata –. Il mio            nostra, è indispensabile una buona organiz-        lia (fruendo della Legge 991
sogno sin da bambina era gestire un negozio          zazione e la collaborazione di tutti – sottoli-    del 25 luglio 1952 sulla mon-
di formaggi. Così, quando abbiamo avuto la           nea Sabina, orgogliosa dei suoi figli –. Le        tagna). Raccoglieva, lavorava
possibilità di comprare la ex latteria, mi sono      stalle sono in borgata Costa: me ne occupo io,     e promuoveva il latte conferi-
entusiasmata. Ed eccomi qui».                        insieme a mia nuora Elisa, con cui condivido       to dai soci.
DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice
128                  Economia e lavoro

                                                                                       Sopra, un ricordo prezioso: Sabina e il marito
                                                                                       Giovannino festeggiano l’anniversario. Il regalo
                                                                                       è una bella campana. A sinistra, Giuseppe Melli
                                                                                       con la compagna Elisa Stallè e la piccola Emily.
                                                                                       Sotto, Isabel, l’ultima arrivata in famiglia, gioca
                                                                                       con un vitellino.              f MELLI-GONNET

mercati                             l’impegno della vendita ai mercati. Al             battito del tuo cuore da bambino, quando
   Sono diversi i mercati setti-    caseificio e al negozio, entrambi presso la ex     solo, devi portare il latte dalla stalla alla
manali dov’è possibile trovare      latteria sociale, pensa Deborah, che funge an-     cantina, il lento e monotono ruminar delle
il banco della famiglia Melli-      che da jolly nelle altre mansioni. L’assenza di    mandrie, giù nella stalla...». Sono parole
Gonnet: i più frequentati sono      mio marito si fa sentire un po’ ovunque, non       tratte dal libro Lassù gli ultimi, ma
quelli di Cavour, Saluzzo e Lu-     solo sul piano umano: era un grandissimo           potrebbe averle scritte la stessa Deborah
serna San Giovanni.
                                    lavoratore e si occupava della parte burocra-      Melli, che le ha pubblicate qualche tempo fa
Lassù gli ultimi                    tica, dei banchi al mercato, del fieno…».          sulla sua pagina Facebook.
  Di Sandrino Bechaz, con im-          Portare avanti un’azienda così grande,            La vita in alpeggio è così anche al Pis della
magini di Gianfranco Bini. È con-   senza di lui, non è facile. «Con sacrificio e      Rossa, dove la famiglia Melli-Gonnet sale
siderata una specie di “bibbia”     impegno, siamo arrivati a 180 bovini e 1.007       ogni estate da 22 anni. «La baita originaria
del margaro: pubblicato per la      pecore… E dire che all’inizio avevamo solo         era del nonno di Giovannino. Siamo riusciti a
prima volta nel 1972, ha avuto      sei mucche!», ricorda con orgoglio Sabina          riprenderla e a risistemarla. In passato
diverse riedizioni, alcune anche    Gonnet.                                            l’abbiamo usata anche come caseificio
in epoca recente.                                                                      d’alpeggio».
Pis della Rossa
                                    VITA D’ALPEGGIO                                      Durante la stagione estiva, lassù, nelle
  Località alpestre a pochi me-        «Vivere cento giorni lassù è incontrarsi con    vicinanze del rifugio Barbara Lowrie, passano
tri dal rifugio Barbara Lowrie,     il silenzio, è trovarsi faccia a faccia con la     moltissimi turisti: «Abbiamo un piccolo
in fondo alla comba dei Car-        solitudine, con la grandezza della natura          punto vendita anche in alpeggio. Gli escur-
bonieri.                            opera di Dio, è imparare ad ascoltare il           sionisti si fermano a guardare gli animali,
                                    fischio della marmotta, il sibilo del vento, il    constatano che vivono sereni e, incuriositi
                                    picchiettio della pioggia, la fredda voce della    dal sapore dei prodotti che nascono in quel
                                    nebbia che tutto avvolge e copre, il chiacchie-    contesto, vogliono portarsi a casa un gustoso
                                    rio dell’acqua sorgiva, il ronzio del tafano, il   ricordo del nostro mondo», racconta Sabina.
DI MADRE IN FIGLIA Un lavoro di famiglia - L'Ora del Pellice
Lavoro di famiglia                                                                                                              129

  A Bobbio ci sono diverse realtà simili, quasi      sue mucche e i suoi terreni, ma siamo            specificità
tutte produttrici di formaggi e di prodotti          comunque sotto la stessa azienda».                 L’azienda Melli-Gonnet, ad
derivati dal latte, ma la concorrenza non                                                             esempio, lavora in alpeggio lat-
sembra essere un problema: «Ogni azienda             LE SPERANZE, IL FUTURO                           te vaccino, ovino e caprino, pro-
ha i propri clienti e tutte hanno una maniera           «Il nostro obiettivo? È quello di andare      ducendo prodotti a latte vacci-
diversa di produrre formaggio – sottolinea           avanti», dicono Sabina e Deborah con uno         no, caprino oppure misto.
Deborah Melli –. Il sapore del prodotto              sguardo d’intesa. «Ci piacerebbe mantenere       igiene e pulizia
cambia a seconda della lavorazione: le               al meglio ciò che abbiamo costruito».              Si usano, ad esempio, appa-
differenze si percepiscono facilmente, ecco             La scomparsa di Giovannino ha reso più        recchiature interamente in ac-
perché i negozi offrono spesso alla loro             difficili le cose: «Quando papà stava ancora     ciaio, facili da mantenere pulite.
clientela formaggi e ricotte di produttori           bene pensavamo di allargare il punto vendita
diversi».                                            e di offrire nuovi prodotti, come ad esempio     lattodotto
                                                     il gelato», osserva Deborah. Non è un              Conduttura tipica delle zone
CAMBIAMENTO                                          progetto accantonato per sempre: «Sarebbe        montane che trasporta il latte
   Ognuno ha il suo piccolo segreto, la sua          bello portare a termine quest’idea condivisa     dai luoghi di produzione ai cen-
                                                                                                      tri di raccolta.
specificità. Certo, i metodi di produzione           con lui», aggiunge, mentre gli occhi s’inumi-
sono sempre quelli di una volta. «Al giorno          discono.                                         tank
d’oggi, però, l’impiego dei macchinari facilita         In famiglia c’è già una nuova generazione:       Termine inglese che significa
il lavoro e garantisce igiene e pulizia. Nella       pur essendo ancora piccole, le figlie dei        serbatoio. Nel settore caseario
stalla, oggi, il latte appena munto finisce nel      fratelli Melli vivono a modo loro il quotidia-   è la cisterna di raffreddamento
lattodotto, viene subito filtrato e finisce nel      no professionale della famiglia. «Sarebbe        del latte, dotata di un gruppo
tank, dove viene refrigerato. Una volta,             bellissimo se Emily e Isabel continuassero       frigorifero.
invece, si metteva in un bidone: prima che           questo lavoro: già adesso cominciano ad
potesse essere portato alla cisterna per il          aiutare, per quanto è loro possibile. Adorano    bergè
                                                                                                        Così sono chiamati, in diverse
raffreddamento trascorreva del tempo».               stare in mezzo alla natura e sono molto          valli piemontesi, i margari. È un
   La tecnologia aiuta il bergè, riducendo,          appassionate sia agli animali che alla           termine di probabile derivazio-
almeno in parte, la fatica e migliorando la          produzione di formaggi. Ovviamente, per lo       ne francese: oltralpe si usa la
qualità del prodotto. Al contrario, la burocra-      più giocano, come è giusto che sia alla loro     parola berger.
zia è diventata più pesante e complessa:             età. Ma si comincia così», suggerisce Debo-
«Ricordo che mio papà aveva una valigetta            rah. Che poi aggiunge sottovoce, quando la       Emily
verde che conteneva solamente un blocco              madre non può sentire: «Anche per me e            Otto anni, è figlia di Giuseppe.
delle fatture, il timbro dell’azienda, il libretto   Giuseppe l’amore per questa vita è sbocciato
della mutua e il quaderno dei corrispettivi –        quando eravamo piccoli. Ma se non fosse          Isabel
                                                                                                        Figlia di Deborah, è nata un
sorride Sabina Gonnet –. Se si ricordava,            stato per i nostri genitori, non saremmo mai     anno e mezzo fa.
scriveva. Altrimenti… andava bene lo stesso».        riusciti ad arrivare dove siamo. E per questo
   Oggi gli adempimenti richiesti sono               non li ringrazieremo mai abbastanza».
rigorosi e portano via molto tempo. Ma un
buon formaggio ha bisogno anche di questo,
oltre che di materie prime di qualità, sapien-
za artigiana e… voglia di sperimentare.
   «Produciamo principalmente la tipica toma
di Bobbio, fresca e stagionata. Poi la toma
d’alpeggio, molto ricercata, in quanto
l’alimentazione degli animali comprende
solo erba e fiori; il sairas fresco, la ricotta
fresca, i tomini freschi e le nostre tomette
golose – elenca Deborah Melli –. Per crearle
aggiungiamo diversi elementi, quali finoc-
chio, erbe, peperoncino, pepe e paté di
ginepro, oppure miele e lavanda. Quest’ulti-
ma variante l’ho inventata da poco», aggiun-
ge con un certo orgoglio.
   Il compagno di Deborah ha un’azienda
agricola sua e, a sua volta, produce formag-
gio: «Lui è molto bravo con quelli freschi, noi
siamo più esperti in quelli stagionati. Così
cerchiamo sempre di aiutarci a vicenda».
   La cognata di Deborah, Elisa Stallè, si è
invece appassionata al lavoro quando,
fidanzatasi con Giuseppe, ha cominciato a            Deborah Melli: «Sognavo questo negozio fin da bambina».
dare una mano nel tempo libero: «Ora ha le                                                            C valentina costantino
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