CRISTIANO FINI - INCLUSIVO ed INNOVATIVO CANDIDATO PRESIDENTE tante SFIDE, percorsi da affrontare INSIEME - Agricolae
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CRISTIANO FINI CANDIDATO PRESIDENTE PROGRAMMA di governo 2022 a supporto della candidatura a Presidente Nazionale Cia Agricoltori Italiani: tante SFIDE, percorsi da affrontare INSIEME con un approccio INCLUSIVO ed INNOVATIVO 1
Indice Premessa…………………………………………………………………………………......……3 1-L’ANNO “0” IL RESTART!................................................................................................4 2- ANALIZZARE GLI SCENARI, IL MERCATO, I DATI ED ELABORARE STRATEGIE!..5 3- LA SFIDA E L’INCLUSIVITA’ …………………………………………………………..........7 4-ESSERE INNOVATIVI ……………………………………………………………………..….8 5-STRATEGIE…………………………………………………………………………………......9 6-INCLUSIONE………………………………………………………………………..….….…...10 7- SENSO DI APPARTENENZA………………………………………………………….….....12 8- CONTINUITA’ E CAMBIAMENTO………………………………………………….…….....12 9-SISTEMA…………………………………………………………………………………..……13 10-COMPETENZE…………………………………………………………………………….….13 11-FORMAZIONE……………………………………………………………………………..….14 12-COMUNICAZIONE…………………………………………………………………….……..15 13-TANTE AGRICOLTURE UN TERRITORIO UNICO……………………………….……..15 14- ALLEANZE……………………………………………………………………………….…..16 15- LA LOBBY A LIVELLO EURPEO………………………………………………………….18 16-LINK CON IL MONDO: RELAZIONE INTERNAZIONALI……………………………......18 17- I TARGET……………………………………………………………………………………..19 18-CONCLUSIONI PER PARTIRE CON IL PIEDE GIUSTO!............................................22 2
PREMESSA Alleanza Nazionale dei Contadini (1955), CIC-Confederazione Italiana Coltivatori (1977), Cia – Confederazione italiana Agricoltori (1992), Cia-Agricoltori Italiani (2015). L’evoluzione nella storia contemporanea dell’Organizzazione, interpretata nel tempo dalle sue stesse denominazioni, incarna i cambiamenti importanti di una categoria, quella agricola, e di una società intera, quella italiana, in un’epoca via via contrassegnata dal primato dei bisogni e dalla frenesia delle ambizioni, ma più cosciente e pronta ad autodeterminarsi. Non a caso, nel percorso fatto da Cia in 40 anni dalla sua fondazione, troviamo l’emancipazione dei braccianti, dei coloni e dei piccoli proprietari dal latifondo, ma anche la battaglia per l’accesso alla terra e il riscatto sociale dell’uomo per il lavoro, per la sua dignità di agricoltore, allevatore e cittadino. E ancora, l’autonomia alimentare e la tutela del prodotto rispetto al singolo gruppo di produttori e la fine, per le organizzazioni agricole, di una dipendenza forte dai partiti e dai governi, verso una concezione laica e più moderna della rappresentanza. Di grande valore strategico, infine, la teorizzazione, poi divenuta realtà, della necessità di produrre meno e produrre meglio (dalla quantità alla qualità), nonché il valore, per il reddito degli agricoltori e della società nel complesso, della multifunzionalità in agricoltura. Si tratta di passaggi chiave, presi ad esempio perché cruciali, che hanno caratterizzato l’azione della Confederazione e contrassegnato scelte coraggiose e sfide decisive per il progresso, a tutela degli imprenditori agricoli, le loro famiglie e con essi dell’agricoltura, il cui ruolo e valore, troppo spesso sottovalutato, è diventato estremamente rilevante per quella sostenibilità ambientale, economica e 3
sociale che, oggi, il Pianeta, attraverso i suoi abitanti più lungimiranti, si è prefissato più lucidamente di raggiungere. É ancora lunga la strada da percorrere, ardua l’evoluzione da compiere. Eppure necessaria e vincente se si inquadrano con chiarezza e responsabilità, contesto e protagonisti, strategie, relazioni e asset su cui investire per affrontare il cambiamento in profondità e con effetti duraturi nel tempo. 1- L’ANNO “0” IL RESTART! Come punto di partenza è evidente che abbiamo appena affrontato un “anno zero” uno spartiacque tra il prima e dopo la pandemia con effetti devastanti sulla salute dell’umanità e con impatto rivoluzionario su quell’idea di sicurezza, anche alimentare e stabilità che si era andata consolidando nella società a partire dall’ultimo dopoguerra. Saltati, in virtù dello stato emergenziale e della guerra in corso, gli schemi del vivere quotidiano e la scala delle priorità emblematiche di questo ventesimo secolo, lo scenario in cui, da quasi due anni, ci siamo trovati a operare come comparto agricolo è decisamente senza precedenti con margini importanti di crescita radicale. E a questi che dobbiamo guardare con attenzione, quali confini di un contesto nuovo in cui l’agricoltura ha straordinariamente, non senza difficoltà, visto riconosciuta quella centralità e rilevanza sempre auspicata e motivo di tante lotte sindacali, prima tra tutte quella per il reddito degli agricoltori. 4
2 - ANALIZZARE GLI SCENARI, IL MERCATO, I DATI ED ELABORARE STRATEGIE! È tempo, dunque, per il mondo agricolo e le sue imprese, di incidere in modo nuovo sull’economia, la politica e la vita sociale del Paese, valutando gli effetti prodotti da i due ostacoli di questo tempo: Covid , guerra e cambiamenti climatici . L’agricoltura, ancora una volta, è nel focus. Con oneri e onori, è parte del cambiamento, necessario per la salute globale e l’obiettivo della sostenibilità ambientale, economica e sociale, richiesta dall’Europa anche con il Green Deal. L’agricoltura è stata in grado di ridurre le sue emissioni (-25%), limitare il consumo di acqua e il ricorso alla chimica (-27%) e accrescere le superfici ad agricoltura biologiche (+56%). L’agricoltura, cruciale nell’assorbimento di C02, sequestrando 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno, e custode del paesaggio, come di boschi e foreste che assorbono fino al 40% delle emissioni di gas serra a livello mondiale e, solo in Italia, trattengono circa 90 mln di tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Più consapevoli di ciò, sono i nuovi equilibri nazionali, europei e internazionali a dover richiamare, ora, la nostra attenzione di Organizzazione agricola improntata alla rappresentanza, ma anche capace di evolvere insieme alla società, facendo del protagonismo una strategia, del climate change una sfida per innovare nei campi, superando il mero compito della produzione di commodity, puntando sul confronto come occasione di crescita per migliorare anche sul piano delle competenze e delle professionalità per consolidare il valore delle persone impegnate in agricoltura, tutelare gli interessi delle imprese del settore e garantire cibo di qualità, cultura e innovazione, impegno sociale e a salvaguardia della terra. Solo così l’imprenditore agricolo può contribuire al cambiamento del settore e beneficiarne. Solo così Cia- 5
Agricoltori Italiani può compiere la sua evoluzione dall’interno per diventare una più illuminata Organizzazione di categoria. Il processo parte da Cia, con umiltà e responsabilità, lavorando sulla mappatura dell’esistente, l’analisi dei fabbisogni interni e degli associati in relazione alla società e alle altre organizzazioni di settore, sul consolidamento della struttura nella sua capillarità territoriale, la valorizzazione delle risorse e delle competenze, la formazione e la comunicazione. Sul metodo e le strategie per definire obiettivi raggiungibili nel tempo, misurabili e da misurare. Sulla evoluzione dell’identità, della mission e dei valori confederali necessari a un nuovo posizionamento di Cia nello scenario globale. Portiamo in dote “Il Paese che Vogliamo” progetto Cia presentato nel 2019 e anticipatore di un cambiamento dell’Italia che andava già fatto prima ancora che la pandemia e la guerra facessero saltare il tappo della precarietà e della crisi, evidenziando il potenziale delle aree interne, ma anche gli scarsi e deboli investimenti, fatti negli anni, per salvaguardarle soprattutto nei servizi essenziali, dalle infrastrutture ai presidi sanitari. Il piano messo in campo da Cia in 5 azioni è la base per un agire politico moderno, improntato all’ascolto e all’efficacia. In questa prospettiva, la qualità delle idee e delle proposte prescinde dalla dimensione della rappresentanza. Inoltre, 8 anni fa, Cia-Agricoltori Italiani ha dato il via all’autoriforma per affidare direttamente all’imprenditore agricolo, la guida dell’Organizzazione. Una scelta radicale e carica di ostacoli legati alle radici storiche della Confederazione, 6
realizzata con grande consapevolezza e orgoglio da agricoltori e funzionari, e che ora, allo scadere del mandato 2018-2022, richiede l’impegno di un bilancio responsabile per rilanciarne il valore. Va fatto col pragmatismo che contraddistingue gli agricoltori, gli uomini e le donne del mondo CIA, abituati a sporcarsi le mani di terra, a fare i conti con migliaia di problematiche portatrici di tante sofferenze, ma sempre con la schiena dritta e legati profondamente a Cia così come al lavoro nei campi e negli ambiti confederali. Oggi quella scelta, non può bastare a sé stessa, ma necessità di una crescita costante e continua, in primis dei suoi attori. Rappresentanza e gestione devono, rafforzando la complementarietà, far progredire omogeneamente il corpo Cia sia nel contribuire a interpretare e determinare le politiche del settore e del comparto nel quadro economico, sia nell'offrire alle imprese e ai cittadini supporto nell'adempiere alle ottemperanze e nella capacità di cogliere le opportunità di sviluppo e il riconoscimento dei diritti, individuali e collettivi. Ecco che la transizione ecologica dell’economia, la pandemia e la guerra come acceleratori dei processi di cambiamento sociali ed economici, l’era digitale e la crisi delle rappresentanze, il cibo commodity o la cultura dei popoli, possono emergere quali spunti per un approfondimento nel dialogo congressuale utile a traghettare la Confederazione oltre la pandemia, ma anche a porla al timone di un nuovo assetto della rappresentanza sindacale. 3 - LA SFIDA E L’INCLUSIVITA’ Dunque, Cia-Agricoltori Italiani deve essere, innanzitutto, un’Organizzazione forte perché presente su tutto il territorio nazionale. Per farlo serve avviare una fase 7
di riordino organizzativo ed economico della Confederazione, consapevoli dei diversi sistemi organizzativi e di realtà territoriali in difficoltà economica e di tenuta patrimoniale, certi della necessità di una struttura solida in ogni suo singolo elemento da Nord a Sud Italia. “serve un passo diverso e una diversa velocità” Bene, quindi, che da recenti modifiche statutarie, siano stati introdotti principi di corretta gestione e di monitoraggio delle Confederazioni sul territorio e delle società partecipate. Male, se li si applicano come la soluzione e non come lo strumento utile a fare emergere criticità su cui lavorare per capitalizzare il valore interno che può risolverle. Fermarsi solo a quanto sancito dallo Statuto, vuol dire mettere in atto una sorta di contenimento dell’infezione”, seppur utile, un limitarsi a indossare una Ffp2. 4 - ESSERE INNOVATIVI Cia, invece, deve andare oltre e creare professionalità interne che supportino i territori nel superamento di situazioni di squilibrio. Nell’ambito di una sempre corretta e ferrea pratica gestionale, occorrono comunque strumenti finanziari (es. fondi destinati a costituire garanzie su fondi rotativi di emergenza) che facciano lavorare insieme esperti e mondo Cia in ambito regionale e provinciale, proprio con l’obiettivo di trasformare la crisi in opportunità e non in mera liquidazione. Quest’ultima, amplifica problematiche di tipo amministrativo-gestionale e lede l’immagine della Confederazione, tra gli associati e l’opinione pubblica, con ricadute pesanti in termini di credibilità e autorevolezza che tanto hanno sostenuto l’azione politica e il complesso sistema dei servizi offerti alle persone e alle imprese. 8
Occorre rafforzare le azioni di sistema, occorre che i livelli, nazionale, regionale e delle province Cia, siano permeabili, interagiscano, siano osmotici, concorrano a determinare la dinamicità dell'azione confederale, nella rappresentanza come nei servizi, necessari l'uno all'altro, che si riconoscano, con l'unico obiettivo del rafforzamento, consolidamento e sviluppo della Cia. Occorre valorizzare lo straordinario valore della banca dati in nostro possesso, non solo ai fini delle analisi e delle comparazioni, ma anche nell'individuazione di nuovi servizi, per gli agricoltori e per i cittadini, autonomamente, ove possibile, ma anche in compartecipazione con altri fornitori. Le esigenze degli agricoltori e dei cittadini devono rappresentare, sempre e comunque, il punto di partenza della nostra programmazione, il punto di caduta delle nostre azioni. Resta, quindi, fondamentale puntare sulla fiducia alla base del principio solidaristico che è cardine irrinunciabile della Confederazione, spirito guida per ripartire e dare nuovi input all’Organizzazione puntando sui territori in difficoltà, in realtà campi fertili per investire su nuove sfide e ambire a buone pratiche. Oltre alla fiducia, occorre il rispetto di regole condivise e comuni. 5 – STRATEGIE Intorno a quanto fin qui evidenziato va, dunque, rafforzare la mappa valoriale di Cia-Agricoltori Italiani, necessaria a fare ricognizione sull’identità, la mission e il 9
posizionamento dell’Organizzazione. Appuntamento importante che dovrebbe coincidere con lo scadere di ogni mandato e l’inizio di un nuovo corso. Bisogna, quindi, iniziare a rafforzare i principi fondativi e a mettere in evidenza precisi e ben definiti asset strategici perché, appunto, individuati come più in linea con il posizionamento di Cia nel nuovo contesto socioeconomico nazionale ed internazionale. Da una parte, sul fronte “politico-organizzativo” occorre lavorare su: inclusione, senso di appartenenza e sistema; territorio e agricolture; alleanze agricole ed extra-agricole; Europa e relazioni internazionali. Dall’altra, sul fronte più “tecnico” serve fare il punto su: conoscenze e competenze; ricerca e digitalizzazione; formazione continua e comunicazione. Protagonisti: i giovani, le donne e i pensionati in un percorso di crescita condivisa che li avvicina pur rispettandone la distintività. 6 - INCLUSIONE “ L’Organizzazione nasce inclusiva e deve restarlo con abnegazione”. Lo dove ai padri costituenti e alle future generazioni. L’obiettivo dell’inclusività deve guidare l’azione di Cia al suo interno, nel rapporto con gli associati e i cittadini. Necessario procedere senza lasciare indietro nessuno e mantenendo vivo e aperto il dialogo con gli interlocutori esterni, da quelli istituzionali in Italia (Parlamento, Governo, Ministerio Regioni, Comuni, etc) e in Europa (Parlamento, Commissione) a quelli del mondo associativo (agricoli, extra-agricoli e società civile). La consapevolezza delle difficoltà legate a questo percorso, a partire dal limite di essere una grande forza, deve essere motivo di sempre maggiore compattezza da ricercare e alimentare sempre e verso obiettivi condivisi. 10
In un’epoca di grandi contrapposizioni e ancora troppi ostacoli alla libera espressione del pensiero e delle idee, ricercare il dialogo nelle differenze, a partire dalla conoscenza di quest’ultime, dall’agire per e non contro, resta un propulsore importante per la crescita e lo sviluppo del Paese. Per questo, Cia deve partire dall'inclusione al suo interno, nei territori, oltre che per legittimi interessi di parte. Deve aprirsi alla società civile, alle sue istanze, non demonizzarle, ma accoglierle nell’interesse generale e non del “mors tua vita mea”. Serve un confronto in grado di alzare l’asticella, uno sguardo umile e illuminato da condividere con menti non convenzionali, capaci di andare in profondità con metodo e competenza, di guardare oltre l’isolamento sociale e culturale in cui a volte la categoria è stata relegata. Occorre stabilire un nuovo dialogo e definire un nuovo equilibrio con tutte le altre rappresentanze agricole, agroalimentari ed economiche, superando contrapposizioni ideologiche. Cia-Agricoltori Italiani deve anticipare e interpretare il cambiamento anche in questo senso. Può agevolare una svolta della rappresentanza, meno provinciale, più europeista e internazionale. Più matura e aperta. 11
7- SENSO DI APPARTENENZA L’identità di Cia si chiarisce, si tutela e si rafforza alimentando il senso di appartenenza e, prima ancora, relazioni di fiducia, rispetto e stima. Il processo comune all’interno dell’Organizzazione tra associati, dirigenti e poi con i dipendenti, deve essere il filo conduttore su un nuovo assetto organizzativo basato sull’onestà intellettuale tra le parti, il riconoscimento reciproco e la valorizzazione delle competenze in quanto emblema di valori forti e condivisi. Il senso di appartenenza si concretizza e manifesta con l'adesione alla Confederazione, che non è un atto formale bensì sostanziale, che è condivisione del progetto. Lavorare, dunque, sul “brand” Cia vuol dire, prima di tutto, farlo a partire dal carattere identitario riconosciuto tra le persone dell’Organizzazione, testimonial unici e insostituibili. Serve rafforzare l’immagine per essere riconoscibili in modo asciutto e chiaro, integrato, credibile e coerente in tutti i contesti. Esserci, ancora prima, vuol dire utilizzare il logo Cia con dignità e fierezza, accrescendo la nostra visibilità e comunicando i nostri valori. 8 - CONTINUITÀ E CAMBIAMENTO In quest’ambito questi due valori devono dialogare. Il passaggio che Cia deve prefiggersi non supera il passato, ma lo rispetta, rimarcando il ruolo cardine del sindacato, ma plasmato su una nuova società. Un processo complesso per uscire definitivamente da fasi e spazi di stagnazione, possibile solo nel dialogo con tutte le organizzazioni sindacali ed il confronto, con le istituzioni e le rappresentanze politiche. 12
Lavorando su solidarietà e rispetto, responsabilità e riconoscenza, all’interno di Cia non solo si recupera chiarezza su identità e carattere di un’Organizzazione che ha saputo fare storia nel coinvolgimento di soci e dipendenti, ma la si migliora. 9 - SISTEMA Cia deve fare Sistema e renderlo immediatamente sostenibile, perché il lavoro di squadra ha sempre fornito ottimi risultati, senza lasciare indietro nessuno e condividendo i processi virtuosi dei territori. La vera forza di Cia è il radicamento su tutto il territorio nazionale; Dunque, deve riconoscerlo concretamente come patrimonio da rivalutare per l’evoluzione della Confederazione verso una nuova fase con strutture più sostenibili. Sono da valorizzare, innovare e rafforzare i servizi alle imprese e quelli alla persona, si può e si deve investire su entrambi, in ogni parte d’Italia, in modo organico, sistemico e altamente professionale, chiamando a raccolta i saperi e le esperienze dei territori, parlando la stessa lingua. 10 - COMPETENZE Il sistema Cia vanta circa 3 mila dipendenti e collaboratori patrimonio, in tanti campi, di conoscenze e competenze importanti, esperienze distintive ed innovative, dati e saperi che l’Organizzazione deve ascoltare, conoscere e riconoscere per valorizzarli, metterli in condivisione, farne davvero patrimonio comune. Nel rispetto dell’autonomia associativa dei territori Cia deve, senza ulteriori indugi, adottare un unico linguaggio e uniche piattaforme, con il coraggio di sostituire strumenti vetusti e inadeguati, al fine di poter gestire e utilizzare l’enorme patrimonio dei dati in possesso. 13
I progetti già avviati di rivisitazione delle piattaforme, vanno accelerati e portati a meta su tutto il territorio, declinandoli alle specifiche esigenze, ma tenendo alto l’obiettivo di interconnessione semplice, intuitiva e funzionale. Mappare l’esistente, i sistemi organizzativi, i livelli di erogazione dei servizi, ovvero le competenze interne, ma anche il patrimonio associativo di Cia è un processo non più rinviabile. Su questo poggia l’effettiva qualità delle attività messe in campo da Cia. Specie in un momento storico come quello in corso, l’alta formazione continua deve essere un requisito fondamentale, per portare competenze e professionalità al centro dei nuovi processi. Occorre, parimente per la rappresentanza, investire su tutto il gruppo dirigente, sulle tante risorse dell’Organizzazione, affidando loro incarichi specifici, soprattutto in enti, consorzi e gruppi di contatto con le istituzioni. Il gruppo dirigente Cia deve avere un atteggiamento critico, ma costruttivo, portando all’esterno i problemi, ma anche le possibili soluzioni, ricercando mediazioni laddove è possibile e prendendo posizioni nette e intransigenti qualora l’accordo non sia raggiungibile. L’accrescimento delle competenze offre opportunità per uscire da posizioni dubbie e migliorare nella soluzione dei problemi, attivando strategie in grado di incidere in modo decisivo e produttivo. 11 - FORMAZIONE L’autoriforma si consolida, anche, attraverso la formazione e il supporto in termini di conoscenze del nuovo gruppo dirigente. 14
La formazione continua dei gruppi dirigenti, e dei funzionari di CIA, è necessaria al fine di utilizzare vocabolari comuni, adottare strategie condivise nei confronti degli interlocutori istituzionali ad ogni livello, e non da ultimo per consolidare un gruppo dirigente che opera nell’associazione ma che è gruppo dirigente del Nostro Paese. 12 - COMUNICAZIONE La comunicazione va organizzata, soprattutto in questa fase storica, concentrandoci sui destinatari di riferimento della Confederazione, senza anteporre la preponderanza e il fascino del mezzo all’obiettivo da raggiungere. Occorre recuperare l’asse dell’azione su contenuti e scopi del messaggio e del linguaggio da usare, dell’immagine che vogliamo trasmettere. Ognuno è “testimonial” del proprio territorio: la visibilità, proprio perché siamo in un processo “inclusivo” è gestita in una “governance” che parte dal presidente ma capace di dare voce e volto a chi porta avanti le azioni sui territori. 13 -TANTE AGRICOLTURE UN TERRITORIO UNICO Occorre una riflessione approfondita intorno a questo termine, e soprattutto una strategia nazionale per il sostegno alle aree interne, agricolture urbane e periurbane, agricoltura sociale la programmazione per prodotti a maggior valore aggiunto e accordi di filiera per le commodity. Per quanto riguarda il sostegno alla ruralità delle aree interne e svantaggiate, l’azione è sempre più cruciale al mantenimento di quei territori, contro l’abbandono e il dissesto idrogeologico e per la salvaguardia della biodiversità. 15
Favorire lo sviluppo delle attività economiche che i territori offrono come opportunità, tenuta e resilienza delle imprese non ancora strutturate. L’aggregazione può rappresentare un valido strumento per garantire reddito degli agricoltori che mantengono vivo il nostro territorio. Per le aree interne la sfida è quella di mantenere ed accrescere adeguati servizi per la popolazione, diventando essi stessi nuove fonti di reddito essendo attrattivi anche per i non agricoltori. Sostegno all’agricoltura competitiva, che deve affrontare quotidianamente le sfide dei mercati, ma anche le sfide dei rincari delle materie prime e quelle legate ai cambiamenti climatici. Moderne tecnologie, ricerca in campo biologico, ammodernamento delle infrastrutture anche idriche e una vera aggregazione d’impresa e di prodotto devono essere obiettivi sfidanti al Nord come al Sud. Infine, la programmazione produttiva per i prodotti a maggior valore aggiunto (certificati, DOP, IGP) e gli accordi di filiera per le commodity, devono essere centrali per aumentare la marginalità di tutte le aziende agricole. 14 - ALLEANZE Il tema delle alleanze rimane fondamentale per l’efficacia delle azioni che intendiamo mettere in campo in futuro, in particolare occorre rilanciare il ruolo centrale di Cia Agricoltori italiani nel panorama delle rappresentanze. Dobbiamo partire dalla centralità dell’agricoltore nelle aree rurali, introducendo un modello flessibile di rappresentanza in grado di cogliere le esigenze delle varie agricolture e dei territori. 16
Non possiamo omologare la complessità in formule od in strategie semplicistiche, ma dobbiamo accogliere la complessità dei bisogni elaborando risposte coerenti. In presenza di una forte frammentazione della rappresentanza agricola, Sarebbe presuntuoso immaginare di essere unici portatori, o peggio, cadere in autoreferenzialità. Tra i nostri valori fondanti vi è sempre stato quello dell’unità sindacale del settore, dobbiamo rimetterlo al centro della nostra azione politica e chiamare tutti ad un confronto sulle idee e sulle proposte, consapevoli della nostra reale forza nel paese, senza presunzione, ma con la consapevolezza che il valore della proposta non si misura con la sola “forza muscolare” ma soprattutto con la qualità delle idee e la capacità di trovare alleanze intorno a queste. Quando parliamo di un modello flessibile della rappresentanza, non intendiamo disconoscere l’intuizione di Agrinsieme, ma dobbiamo responsabilmente affrontare con onestà, le difficoltà che questa formula sta attraversando sui territori, dove gli interessi di parte, spesso, prevalgono sulla visione strategica. Occorre essere aperti al confronto con tutti, ricercare alleanze, ma soprattutto sfidare gli interlocutori, senza esclusioni o preconcetti, sul piano delle idee e delle proposte. - Cia deve continuare il cammino intrapreso da tempo, nel porsi come forza economica e sociale capace di aggregare. Quindi, sono strategiche le alleanze col mondo cooperativo, industriale, dell’artigianato, del commercio e dei servizi: Il mondo agricolo deve aprirsi al concetto di sistema, non solo di filiera, e Cia deve creare i percorsi più adeguati che sappiano agevolarle 17
15 - LA LOBBY a livello EUROPEO Declinare nuovo ordine derivante dalla guerra L'Europa continuerà a proporre sfide importanti che interesseranno direttamente e indirettamente il sistema agroalimentare. Cia deve continuare ad investire per migliorare il proprio impegno e protagonismo per essere un interlocutore riconosciuto a livello europeo, in grado di divulgare le proprie idee e posizioni per favorire lo sviluppo del settore attraverso norme lungimiranti e adeguate. Cia deve continuare ad investire nel migliorare e rafforzare il dialogo con le organizzazioni di rappresentanza europee, a partire da quelle nelle quali è associata, favorendo sinergie e rapporti utili allo sviluppo di progettualità a sostegno della futura agricoltura italiana ed europea. 16 - LINK CON IL MONDO: RELAZIONI INTERNAZIONALI Cia opera in un contesto globale e ciò sarà ancora più evidente in futuro. Occorre, quindi, fare il punto anche sulla definizione di una strategia precisa anche in questo senso. Agricoltura e cibo sono il core business delle prossime generazioni è, quindi, importante aprire nuovi canali diplomatici, lavorare in modo integrato e multisettoriale, continuando a mantenere elevato lo standard del Made in Italy che tutto il mondo ci invidia. Bacino mediterraneo, Medio Oriente, India, Cina e America del Nord dovranno essere al centro di una strategia pluriennale di azioni, intenti, partenariati, accordi, partnership e collaborazioni. 18
Cia non può attendere che siano le istituzioni ad aprire la strada ma, deve essere capace di farlo in autonomia per permettere alle aziende associate di guardare oltre con il supporto dell’Organizzazione. Devono poterlo fare insieme, come reti di aziende e panieri di prodotti che non hanno eguali nel mondo per qualità, proprietà organolettiche e nutrizionali. Questo nella piena consapevolezza che le produzioni dei nostri associati sono in linea con i principi di base della Farm to Fork, della sana alimentazione e della promozione della Dieta Mediterranea, senza rivali quanto a varietà e proprietà benefiche per il corpo e per la salute delle persone. Anche l’anima internazionale di Cia, dunque, deve assumere un volto nuovo, rivolto alla promozione estera, con una mission e una vision rinnovata, più specifica e ambiziosa, pronta a pianificare l’internazionalizzazione dei rapporti dell’Organizzazione oltre i confini europei, senza dimenticare lo storico ruolo sindacale a livello del bacino del Mediterraneo di CIA. 17 - I TARGET PUNTIAMO SU: GIOVANI - Il ruolo dei giovani sarà cruciale nei prossimi anni. In dieci anni, il numero degli imprenditori agricoli laureati è raddoppiato (dal 10 al 20%) e le aziende del settore condotte da giovani, in controtendenza rispetto ad altri settori produttivi, sono aumentate del 5% negli ultimi 5 anni, portando i giovani agricoltori e allevatori a superare quota 50 mila e a rappresentare, nel settore, il 20% dei più interessati investitori in chiave sostenibile e innovativa. C’è un ritorno alla terra importante e molti intravedono nell’agricoltura e in tutte le attività a essa connesse, una seria e concreta possibilità di fare impresa e costruire 19
futuro. É necessario però, e Cia deve porsi in prima linea, attivare un processo di accompagnamento professionale al settore, soprattutto nel contesto odierno estremamente complesso. Occorre incontrare i giovani, lavorare con il mondo dell’istruzione e della formazione, costruire percorsi in grado di ricucire il tessuto tra mondo del sapere e mondo del fare, credere nell’alternanza scuola-lavoro, alimentare una cultura onesta e sfidante dell’imprenditoria agricola. Accelerare piuttosto un vero meccanismo di aggregazione tra giovani, stimolare politiche e sistemi inclusivi in grado di fornire supporto formativo e informativo, sostegno costante nel tempo e strumenti concreti e declinati di accesso prima di tutto a terra e credito. Oggi, spesso, siamo di fronte ad avvicendamenti aziendali in ambito familiare. Cia, con oltre 37 mila giovani soci iscritti ad Agia, Associazione giovani imprenditori agricoli, sta sperimentando sul campo quanto potenziale ci sia tra gli under 40 in termini di approccio innovativo alla professione e deve incoraggiarne lo sviluppo con progetti incentrati su sperimentazione e ricerca, working group a livello europeo e visione internazionale. DONNE - Il ruolo femminile nel comparto agricolo è una risorsa fondamentale in cui occorre dimostrare di credere concretamente, mettendo a fuoco tutte le opportunità per le donne imprenditrici agricole derivanti in primo luogo da PNRR, nuova Pac e Green Deal Ue. 20
Cia, con l’associazione Donne in Campo in rappresentanza delle oltre 200.000 imprenditrici agricole italiane e del 40% della forza lavoro del comparto - 10 mila quelle associate - deve riconoscere costantemente, in tutti gli ambiti e a tutti i livelli, la centralità delle donne. Vuol dire, più concretamente, rispettarne il valore distintivo e non ostacolarne la crescita e il successo in posizioni strategiche e decisive. Le qualità imprenditoriali femminili, la determinazione e competenza delle donne, fanno sì che il loro ruolo continui ad accrescere il bagaglio di competenze e cultura, all’interno delle aziende agricole e del sistema Cia. PENSIONATI - Quasi due anni di pandemia hanno squarciato il velo sui deficit nazionali nel campo dell’assistenza agli anziani e ai pensionati, portando sotto gli occhi del mondo quanto Cia già sosteneva con il progetto “Il Paese che Vogliamo” in merito alla necessità di servizi e attenzione dedicati, soprattutto nelle aree interne d’Italia. Il sistema sanitario nazionale come quello pensionistico, richiedono una seria presa di posizione e un intervento sindacale costante, unitario e forte a difesa di categorie fragili e svantaggiate. Salute e pensione al primo posto, requisiti fondamentali per Cia che da sempre si batte su questo fronte, rappresentando con l’associazione Anp 400 mila pensionati e chiamando a raccolta anche giovani e donne in una cordata di alleanze fondate sulle diversità e l’interesse condiviso per il bene comune. Occorre Valorizzare le conoscenze dell’anziano come patrimonio e memoria storica della confederazione e riconosciuto il ruolo fondamentale di tenuta sociale nei momenti di difficoltà economica. 21
18 - CONCLUSIONI PER PARTIRE CON IL PIEDE GIUSTO! La fine di un mandato è, dunque, l’occasione per guardarsi allo specchio e, per rinnovare un impegno e ridefinire i tratti con i quali è proficuo andare avanti e su quale tracciato. Un atto di consapevolezza e responsabilità per guardare con onestà e integrità all’Organizzazione e alle sue persone, Dagli associati ai dipendenti. Questo percorso e processo, che richiede volontà condivisa e pianificazione nel tempo, è sempre più fondamentale al posizionamento esterno e all’azione sindacale e di rappresentanza nel Paese. É tempo per Cia di aprirsi in modo nuovo alla società, mantenendo FERMA ED IMPREGIUDICATA L’UNITA’ DELLA CONFEDERAZIONE. Se è vero che occorre cambiare prospettiva per garantire la sopravvivenza dei sistemi agricoli e degli agricoltori, serve assolutamente dialogare con la società civile, uscire dalla reale o presunta autosufficienza e autoreferenzialità. L’isolamento politico, sociale e culturale conduce, invece, solo all’oblio. Cia non deve essere esclusiva, ma inclusiva. Deve rifuggire da rappresentazioni semplicistiche e divisive: grandi imprese alternative alle piccole imprese, aziende cooperative in contrapposizione dell’imprese private, interessi di parte di territori a discapito di altri territori e potremmo andare avanti ancora. Cia non può farsi prendere da questi modi di ragionare. Non è questa la scelta che Cia è chiamata compiere. Cia-Agricoltori Italiani, deve piuttosto elaborare un pensiero politico e un posizionamento inclusivo che tenga conto della complessità e della eterogeneità dell’agricoltura. Bisogna essere capaci di tenere insieme tutte le 22
diversità per non sparire come strumento di rappresentanza di un settore e di una categoria. Bisogna applicare questo principio a partire dal proprio interno, superando semplificazione in classi: buoni e cattivi; chi è con me o contro di me. Basta delegittimare il pensiero divergente. Evitare categoricamente le divisioni su pseudo-appartenenze a territori, simpatie e antipatie. Tutto questo contribuisce solo a creare disvalore e a danno di tutti. Le energie che Cia è in grado di mettere in gioco servano, invece, a costruire, a prendersi la responsabilità di un metodo e della sua applicazione, di una strategia e delle sue conseguenze, dell’analisi costante prima e dopo ogni azione per lavorare quotidianamente su presupposti concreti. È fondamentale che le decisioni politiche siano esse stesse processi chiari e definiti e che tali decisioni siano supportate da analisi puntuali e competenti. In poche parole dobbiamo mettere al centro del nostro agire quotidiano (in un mondo che sta cambiando velocemente e dove non ci è permesso rimanere indietro), queste 7 parole chiave: VALORI VISIONE POLITICA APPARTENENZA PROGRAMMAZIONE INNOVAZIONE COMPETENZA INCLUSIVITA’ 23
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