Perché abbiamo bisogno di un welfare dei servizi

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Perché abbiamo
bisogno di un
welfare dei servizi
                                  Come non arrendersi
                                  a un Paese che sembra non
                                  voler più fare le politiche sociali

Intervista a                      I tagli dei fondi statali di carattere
Nerina Dirindin
a cura di                         sociale, decisi con la manovra finanziaria
Roberto Camarlinghi               2011, mettono fortemente in discussione
                                  il futuro dei servizi e degli interventi
                                  sociali. Proprio nel momento in cui
                                  i cittadini dovrebbero poter contare
                                  su una rete di servizi territoriali
                                  per affrontare le conseguenze della crisi
                                  economica, lo Stato comunica la volontà
                                  di smantellare il welfare dei servizi,
                                  mantenendo in vita solo un welfare
                                  monetario, spesso inefficace oltre che
                                  scarsamente equo. A preoccupare,
                                  oltre all’impatto dei tagli sulle vite delle
                                  persone più fragili e sul futuro del lavoro
                                  sociale, è il silenzio in cui tutto questo
                                  avviene. Si può rompere questo silenzio?
4 | Animazione Sociale aprile | 2011 intervista

  I
       l millennio si era aperto con l’emanazio-       dieci anni, prevale tra gli operatori sociali
       ne di una legge, la 328 («Legge quadro          un senso di affaticamento rispetto alla pro-
       per la realizzazione del sistema integrato      fessione e al proprio lavoro.
  di interventi e servizi sociali»), preparata         Il mondo dei servizi e degli interventi sociali
  da un intenso dibattito e investita di grandi        è oggetto non più di attenzioni, ma di tagli.
  attese. Dieci anni dopo, gli stessi interventi       Le cifre del 2011 fanno impressione: ridotto
  e servizi sociali al centro di quella riforma        a 275 milioni euro il Fondo nazionale per le
  sono fatti oggetto di drastici tagli nel più         politiche sociali (quello che serve a finan-
  assoluto silenzio. Come ha scritto Sergio            ziare la rete integrata dei servizi sociali ter-
  Pasquinelli, «colpisce il silenzio che regna         ritoriali), erano più del triplo solo tre anni
  intorno a questi tagli... Non c’è stato un vero      fa; completamente azzerato il Fondo per la
  dibattito sui tagli possibili: in quale modo         non autosufficienza (finalizzato a garantire
  esercitarli, chi preservare dalle scelte più         su tutto il territorio nazionale l’attuazione
  difficili, che cosa mantenere e che cosa sa-         dei livelli essenziali delle prestazioni assi-
  crificare» (I tagli che non fanno rumore, 10         stenziali in favore delle persone non auto-
  febbraio 2011, www.lavoce.info).                     sufficienti); pesantemente ridimensionate
  La legge 328/2000 era la legge che riformava         (-71,3% rispetto al 2010) le risorse per il
  il sistema dei servizi sociali nel nostro Pae-       Fondo per le politiche della famiglia (52,5
  se. Nello stesso periodo in varie città d’Italia     milioni annui) e quelle per il Fondo affitti
  prendeva avvio la sperimentazione del Red-           (destinate a integrare il pagamento dei ca-
  dito minimo di inserimento (Rmi). Quella             noni di locazione per le fasce più deboli;
  fase, a scavalco tra fine anni ’90 e inizi 2000, è   da notare che la «cedolare secca sugli af-
  stato l’ultimo grande momento in cui il lavo-        fitti», introdotta quest’anno, comporterà
  ro sociale è stato posto al centro di un’agenda      un risparmio per i proprietari immobiliari
  politico-culturale. Alcuni comuni del sud,           pari a ben 852 milioni annui...); ridotto a
  addirittura, per la sperimentazione dell’Rmi         cifra simbolica il Fondo per le politiche gio-
  assunsero per la prima volta un assistente           vanili (-65% rispetto al 2010, 32,9 milioni
  sociale. Mai l’avevano assunto prima, nono-          annui).
  stante la legge già allora prevedesse che ce ne      Queste cifre (fonte A. Misiani, Finanziaria
  doveva essere uno ogni tot abitanti.                 2011: fine delle politiche sociali, documen-
  La 328 fu l’esito di un intenso dibattito            to facilmente reperibile su internet) sono
  durato due anni. Il mondo del sociale si             il segno incontestabile – afferma Nerina
  appassionava, scopriva che c’era un altro            Dirindin in quest’intervista – che «le po-
  modo di pensare i servizi alle persone, fatto        litiche sociali questo Paese non vuole più
  di alleanze, interconnessioni, progettuali-          farle». Abbiamo incontrato Nerina Dirin-
  tà territoriali. L’impatto della legge fu poi        din, docente di economia pubblica presso
  indebolito dallo stesso governo di centro-           l’Università di Torino, assessore della sanità
  sinistra che l’aveva approvata, perché con           e dell’assistenza sociale della Sardegna ai
  la riforma del titolo v della Costituzione la        tempi della Giunta presieduta da Renato
  competenza del welfare passò alle Regioni            Soru (2004-2009), a margine del seminario
  e ai Comuni, che diedero di quella legge             La legge 328: dopo il decennale, la prospetti-
  attuazioni profondamente diverse da terri-           va. Una riforma mancata o un’opportunità da
  torio a territorio. Anche la sperimentazione         incrementare? promosso dalla Bottega del
  dell’Rmi non proseguì. E oggi, a distanza di         Possibile a Torino il 23 marzo 2011.
Animazione Sociale aprile | 2011 intervista | 5

                                                   intraprendere anche senza la legge – tant’è
Perché i tagli                                     vero che qualcuno aveva cominciato a farle
avvengono nel silenzio?                            già prima della 328. La 328 è stata certa-
Vorremmo con te capire quali sono                  mente una luce di riferimento per chi faceva
le prospettive delle politiche sociali             fatica a disegnare politiche di sistema, però
nel nostro Paese. Partendo da un                   molte cose avrebbero potuto disegnarle le
interrogativo che nei bilanci di questi            Regioni autonomamente in questi anni e
ultimi dieci anni si sente aleggiare:              anche prima. Quindi l’altro quesito – sul
sono stati dieci anni di aspettative               quale sarebbe interessante discutere – è:
deluse e progetti disattesi oppure no?             perché il sociale è così poco capace di al-
                                                   zare la voce, come invece fanno la sanità o
Se ci ragioniamo, ci accorgiamo che la storia      la giustizia? Perché il sociale si autolimita
d’Italia è molte volte una storia di buone         nella sua capacità di esporre i problemi?
leggi non applicate. Capita spesso – per for-      D’accordo che non abbia da sé la capacità
tuna non sempre – di vedere buone leggi            di risolverli, ma perché non riesce neanche
che faticano a essere tradotte. Ho in men-         a farli sentire?
te la legge istitutiva del servizio sanitario      È ovvio poi che dieci anni difficili per tante
nazionale: per oltre dieci anni non venne          ragioni hanno messo ancora più in difficoltà
applicata. E non a caso, se pensiamo che           il sociale, che finisce sempre più con il resta-
fu promulgata nel ’78 con un parlamento            re prigioniero – chiedo scusa se uso immagi-
ampiamente favorevole – unico partito che          ni un po’ estreme – di un cliché riduttivo, da
votò contro fu il partito liberale – e negli       «cenerentola delle politiche». È come se si
anni ’80 il Ministero della sanità venne dato      vergognasse di questa sua situazione e non
proprio a un ministro liberale! Voleva dire,       avesse il coraggio di esporre a nome degli al-
evidentemente, mettere il coperchio sopra          tri i problemi che vive. Che sono i problemi
l’attuazione della legge. Solo a partire da-       che riguardano la vita delle persone.
gli anni ’90 c’è stato un forte rilancio della
legge istitutiva del servizio sanitario nazio-
nale. Ma non è l’unico caso di legge che per       La 328, l’ultimo
anni è rimasta inapplicata e forse la storia       grande momento
della 328 può essere una storia che ripete         Prima di entrare nel merito delle questioni
esperienze già vissute. Questo ovviamente          che poni, proviamo a riattraversare le
non ci conforta, anzi dovrebbe portarci a          parole chiave della 328. In fondo quella
chiedere come mai in Italia il legislatore fa      legge quadro è stata l’ultimo grande
fin troppe leggi e poi non ne accompagna           momento in cui il lavoro sociale è stato
l’applicazione.                                    posto al centro dell’agenda politica...
Questa domanda ne porta con sé una se-
conda, probabilmente più interessante per          La legge diceva tre cose principalmente. La
noi: perché nel sociale chi ha la responsabi-      prima: le politiche sociali sono universali-
lità delle politiche è così poco capace di far     stiche. Un salto epocale dal punto di vista
valere le argomentazioni che potrebbero            dell’impianto teorico. Le politiche socia-
portare alla loro implementazione? Anche           li sono le politiche fatte per tutti, perché
al di là di quello che dice la legge. Molte        accompagnano le persone nel loro ciclo di
scelte di politica sociale infatti si potrebbero   vita (dall’infanzia alla vecchiaia); non sono
6 | Animazione Sociale aprile | 2011 intervista

  le politiche fatte per gli ultimi soltanto. An-    Dall’assistenza ai servizi alla persona, ecco
  che perché ultimi possiamo diventarlo tutti.       allora il passaggio concettuale e operativo
  Questo è del resto ciò che ci insegna questo       che la legge si proponeva. Si potrebbe an-
  momento di crisi purtroppo: tutti noi pos-         che parlare di tentativo di qualificare meglio
  siamo trovarci a vivere una forma di povertà       l’assistenza, se non fosse che assistenza è
  che non avremmo mai immaginato di subire.          una parola che in Italia ha sempre avuto un
  Se non altro per questa ragione dovremmo           significato riduttivo.
  essere più sensibili a politiche che non si
  limitano in via residuale a occuparsi degli
  ultimi, di una categoria ben circoscritta e sta-   L’irresistibile attrazione
  tica («sono sempre loro»), ma si occupano          per il welfare monetario
  delle persone che nelle vicende sempre più         Questo passaggio dall’assistenza mo-
  imprevedibili della vita possono trovarsi in       netaria ai servizi alla persona è stato
  difficoltà e avere bisogno di aiuto. Politiche     uno dei punti fondamentali che in questi
  universalistiche dunque, ovviamente con            anni si è cercato di realizzare, ma con
  l’introduzione di elementi di selettività.         risultati insoddisfacenti.
  Il secondo concetto contenuto nella legge
  è che le politiche sociali perseguono obiet-       Purtroppo a tutt’oggi, come ha osservato
  tivi di ben-essere sociale, attraverso – e qui     Paolo Bosi, «in Italia osserviamo una irre-
  arriviamo al terzo punto – un sistema inte-        sistibile attrazione dei trasferimenti mo-
  grato di interventi e servizi sociali. L’idea      netari». Le stesse elaborazioni dell’Ocse
  di costruire una rete integrata di servizi         (l’Organizzazione per la cooperazione e lo
  e di interventi è fondamentale per capire          sviluppo economico) fanno vedere bene
  l’innovazione rispetto a ciò che c’era pri-        come l’Italia, complessivamente, non spen-
  ma. Prima c’era soprattutto un sistema di          da meno della media dei Paesi europei per il
  assistenza sociale non strutturato, fatto          welfare. La spesa pubblica sociale italiana è
  principalmente di trasferimenti monetari.          sì inferiore a quella di Svezia, Francia, Da-
  E infatti nel Documento di programmazio-           nimarca, Germania e altri Paesi, soprattut-
  ne economico-finanziario del ’99 si diceva         to del nord Europa, ma è sostanzialmente
  espressamente che occorreva «potenziare            allineata alla media europea. Il problema
  i servizi alla persona a completamento e in        qual è? Che spendiamo troppo in trasferi-
  alternativa ai trasferimenti monetari». Era il     menti economici (ossia pensioni e indennità
  clima culturale e politico della seconda metà      di accompagnamento, che costituiscono la
  degli anni ’90. Nel 1997 c’era stata infatti la    voce più grossa del welfare, oltre 16 punti
  Commissione Onofri che aveva cercato di            percentuali di Pil), e troppo poco in ser-
  capire quali fossero le debolezze e i pochi        vizi sociali (solo 0,9 punti di Pil, ai quali
  punti di forza presenti nel nostro sistema.        si aggiunge la spesa sanitaria). E anche nei
  E una delle criticità individuate era proprio      servizi sociali ciò che l’Italia fa è perlopiù
  questa: il nostro welfare – chiamiamolo wel-       trasferimento monetario e non servizi in
  fare, insomma quel poco di assistenza che          care come negli altri Paesi.
  si fa in Italia – è quasi tutto trasferimenti      Allora questo è il terzo quesito: perché gli
  monetari, mentre invece abbiamo bisogno            enti, sia a livello locale che centrale, si fanno
  di potenziare in alternativa o a completa-         attrarre in maniera così irresistibile dall’idea
  mento i servizi alla persona.                      di fare trasferimenti monetari? La mia ri-
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sposta è: perché paga di più ed è più facile.     vanno bene per tutto. E d’altra parte ce lo
Paga di più perché con i trasferimenti mo-        ricorda l’Ocse: in Italia si fanno troppi tra-
netari si fanno le clientele, con i servizi no.   sferimenti monetari e troppo pochi servizi.
Ed è più facile perché disegnare una politi-      In questo senso rimane quanto mai attuale
ca, seguirne l’attuazione e metterla a punto      la sfida di costruire una rete integrata di
cammin facendo, correggendone le mille            interventi e servizi sociali, come la 328 invi-
imperfezioni, è molto più difficile che non       tava a fare. Chi si occupa di politiche sociali
distribuire un po’ di risorse. Soprattutto in     dovrebbe riuscire a rilanciare la necessità
un Paese in cui si ha ancora l’impressione        di questa sfida.
che avere due soldi in più in tasca renda più
liberi, anche se poi non si sa che cosa farne
di quei pochi soldi in più e non è detto che      Il nord e il sud
le persone riescano a comprare esattamente        dei diritti sociali
ciò che serve loro.                               Proviamo a esaminare i fattori che in
                                                  questi anni hanno ostacolato la costru-
A questo proposito nel seminario hai              zione di una diffusa rete di servizi alla
proiettato una slide che ritraeva una             persona nel nostro Paese. Un Paese
anziana donna ricurva su se stessa nella          che, come tu spesso sottolinei, rimane
propria casa. Accanto, la scritta: «La            fortemente diseguale sia nei livelli di
giornata di questa donna dura 86.400              povertà e disagio sia nella capacità di
secondi». Come a dire: una solitudine             farvi fronte...
infinita...
                                                  L’Italia, lo sappiamo, non è tutta eguale. In
Ho voluto proiettare quell’immagine per-          particolare nel settore sociale i divari fra le
ché quando ci si domanda «bonus/voucher           regioni sono elevatissimi. Molto più che nel
o servizi?» non possiamo sostenere, di fron-      settore sanitario. Mentre la sanità è riuscita
te ad alcuni problemi, che dare le risorse        in questi anni ad attenuare i divari dal punto
economiche alle persone le liberi dai vin-        di vista delle risorse disponibili e dell’of-
coli e dalle asimmetrie informative che esse      ferta complessiva – certamente abbiamo
hanno. Una persona sola quali asimmetrie          ancora tanti divari da superare, come testi-
informative riesce a superare nella scelta        moniano le migrazioni dalle regioni del sud
dei servizi di cui può aver bisogno quando        a quelle del nord per farsi curare – invece le
ha in mano un bonus per andarli a com-            politiche sociali rimangono profondamente
prare sul territorio? Semmai ha bisogno di        differenziate. Sintetizzo solo alcuni dati.
relazioni, ha bisogno di una rete di servizi      In Italia ci sono comuni della Calabria dove
a cui poter fare riferimento, ha bisogno di       la spesa sociale media pro capite è di 26 euro
qualcuno che vada a trovarla a casa, non ha       all’anno e ci sono comuni del nord, penso
certo bisogno (solo) di un bonus.                 alla provincia di Trento, dove la stessa spesa
Credo che di questi tempi occorra essere          è di 268 euro. Ma anche escludendo le par-
attenti a non avere posizioni pregiudiziali       ticolarità delle regioni a statuto speciale, nel
perché altrimenti non riusciamo a dialogare       centro-nord si spende in media procapite
con chi ha idee delle politiche sociali diver-    oltre due volte e mezzo in più rispetto al
se dalle nostre. Però certamente dobbiamo         sud. Difatti nel Mezzogiorno la quota di
riuscire ad argomentare che i bonus non           spesa corrente dei bilanci comunali dedi-
8 | Animazione Sociale aprile | 2011 intervista

  cata al sociale raggiunge appena il 6%, nel      capitaria. Questo fa sì che i livelli essenziali
  nord è intorno al 15-20%.                        delle prestazioni sociali, a differenza della
  Le regioni più ricche spendono di più quin-      sanità, ancora manchino nel nostro Paese.
  di per le politiche sociali non solo in valore   Il che significa che i diritti sociali non sono
  assoluto, ma anche in percentuale di Pil.        esigibili.
  Questo vuol dire che con la crescita del         Un altro fattore che ha finora ostacolato
  benessere c’è una maggiore attenzione alle       l’applicazione della 328 è stato sicuramen-
  politiche sociali. E che al sud il problema      te la frammentazione delle responsabilità.
  non è solo che le risorse sono poche, ma che     Questo è un tema molto delicato perché,
  quelle poche dovrebbero essere riallocate        mentre la sanità ha responsabilità concen-
  per utilizzarle in maniera migliore di quanto    trate (a livello regionale), il sociale ha re-
  si faccia adesso. Questo dato ci dice che        sponsabilità molto frammentate (a livello
  ciò che in alcune realtà dà più spinte ad        dei comuni). È vero che ormai i Comuni
  attivare politiche sociali è anche la qualità    cominciano a lavorare in unione, in consor-
  delle amministrazioni comunali, oltre che        zi, più o meno in tutta Italia, però la fram-
  la sensibilità dei cittadini nei confronti di    mentazione delle responsabilità persiste e
  questi problemi.                                 indebolisce ulteriormente le politiche socia-
  Le differenze territoriali nella spesa locale    li. Come ovviare a questa frammentazione è
  socioassistenziale sono ancora più marcate       una domanda che bisogna sempre più porsi.
  se si entra nel merito delle aree di interven-   Soprattutto in prospettiva, dal momento
  to. Ad esempio, per l’assistenza domiciliare     che tutta la partita del federalismo fisca-
  degli anziani, un’area che assorbe oltre un      le si sta portando dietro una visione della
  terzo della spesa sociale, si spendono circa 4   solidarietà fra territori certamente diversa
  euro procapite nel sud, contro 29 euro nelle     da quella che dovrebbe essere propria di
  regioni a statuto speciale del nord. Sul piano   un Paese che è ancora unitario, anche se è
  dell’assistenza residenziale agli anziani, i 2   un Paese che non ha mai risolto i profondi
  euro procapite del Mezzogiorno si scon-          divari fra le diverse realtà.
  trano contro gli 89 delle regioni a statuto
  speciale del nord e i 37 euro delle regioni
  a statuto ordinario del nord. L’assistenza       Dove si taglia
  socio-sanitaria agli anziani ricade al sud di    è sui servizi
  fatto principalmente sui bilanci della sanità,   Mai come oggi siamo in una situazione
  come dimostrano gli alti tassi di ospeda-        di stallo delle politiche sociali. Qualcuno
  lizzazione che sono appunto indice della         addirittura parla di fine delle politiche
  mancata attivazione di percorsi alternativi      sociali in Italia.
  sul teriritorio.
  La spesa sociale dei Comuni è dunque mol-        Condivido. Definire «stallo» la situazione
  to più diseguale della spesa sanitaria delle     attuale è essere generosi. Il rischio oggi è
  Regioni (la spesa sanitaria varia mediamente     più radicalmente quello di destrutturare il
  del 10-12% fra le diverse regioni). Il motivo    sistema.
  principale è che nel sociale la definizione di   Anzitutto i livelli essenziali, come dicevo,
  un fabbisogno macroeconomico non esiste,         non sono definiti e ormai sono derubricati.
  diversamente dalla sanità dove tale fabbi-       Nel decreto sul federalismo fiscale, quello
  sogno è determinato e ripartito per quota        appena licenziato dal Governo, i diritti es-
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senziali compaiono nella rubrica «classifi-          dovrebbe essere più diffuso. Specie tra gli
cazione delle spese». Le parole sono pietre,         operatori sociali, che sono quelli che poi si
vogliono dire qualcosa. Se il livello essen-         trovano fisicamente di fronte la persona che
ziale è diventato una semplice classificazio-        ha bisogno di servizi.
ne delle spese, vuol dire che non è più un
diritto, è un modo contabile per sommare
cifre: questa è la profonda incultura che ci         Un Paese che rinuncia
sta dietro.                                          alle politiche sociali
Secondo, il fabbisogno finanziario è grave-          Soffermiamoci un istante sui tagli ai
mente inadeguato. I recenti tagli al sociale         servizi sociali e sulle loro conseguenze.
delineano un futuro a tinte nere. Soprattut-         I tagli infatti colpiscono non tutto il
to per la rete dei servizi a livello territoriale,   welfare. Ad esempio l’indennità di ac-
che è l’ambito a rischio di destrutturazione.        compagnamento in questi cinque anni
Le prestazioni monetarie, gestite a livello          è aumentata, le pensioni non sono state
statale e preponderanti in termini di spesa          toccate al pari del fondo sanitario. Dove
(penso qui non solo alle pensioni ma ai vari         si taglia è sul sociale.
assegni familiari per l’assistenza e l’invali-
dità), non sono state infatti minimamente            I fondi statali per il sociale sono oggetto di
toccate.                                             pesantissime riduzioni. In totale nel 2008 i
Terzo, quel che è peggio, stiamo dando               fondi per le politiche sociali erano due mi-
ormai per scontato che non si possa fare             liardi e mezzo (per l’esattezza 2.526 milioni
nient’altro. Ormai anche i cittadini non             di euro). Nel 2013, secondo le previsioni
chiedono ai loro rappresentanti – che pure           contenute nelle ultime manovre, saranno
hanno votato – più servizi per la prima in-          271 milioni. Già oggi, intanto, anno 2011,
fanzia, più servizi per gli anziani... Prevale       i finanziamenti ammontano a 538 milioni.
una sorta di rassegnazione a un welfare fai-         Non solo. Ma se andiamo a vedere nel det-
da-te, dove centrale rimane la solidarietà           taglio le voci di cui è composta questa spesa,
interna alla famiglia, per chi ce l’ha.              scopriamo che alcune sono letteralmente
Infine c’è un elemento di grande amarezza.           azzerate. È scomparso il fondo per la non
Tutta l’integrazione sociosanitaria, che sa-         autosufficienza, è scomparso il fondo per gli
rebbe fondamentale – perché consentirebbe            immigrati, è scomparso il fondo per la prima
al sociale di fare alleanze con la sanità che è      infanzia, di fatto si riducono gradualmente
più forte e alla sanità di avvalersi del sociale     quello per le politiche giovanili e quello per
nel far fronte ai problemi dei cittadini – fatica    il sostegno a pagare l’affitto.
enormemente a realizzarsi. E fatica a realiz-        Insomma, in cinque anni si ridurrà a un
zarsi non solo per via dello squilibrio verso i      decimo quello che lo Stato mette per le
trasferimenti monetari di cui abbiamo detto,         politiche sociali. E siccome gli Enti locali
ma anche per via di una diffusa autoreferen-         – Regioni, Comuni, Province – con la rivo-
zialità che è del mondo sanitario non meno           luzione delle entrate legata al federalismo
che di quello sociale. La sanità difende le          fiscale difficilmente avranno garantito in
proprie competenze e rifiuta contaminazion           futuro ciò che ricevevano in precedenza,
non strettamente sanitarie; il sociale è spesso      né certamente possono compensare con
rigido, ideologico, compassionevole. Un ten-         risorse proprie ai tagli che provengono dal
tativo di superare questo modo di ragionare          livello nazionale, questa è la dichiarazione
10 | Animazione Sociale aprile | 2011 intervista

   che le politiche sociali questo Paese non le
   vuole fare.
   Allora credo davvero che bisogna trovare                   Al contribuotosi
   gli strumenti che ci consentano di alzare la               economicffia   ncare
                                                              devo   n o a
   voce. Bisogna essere più ambiziosi dentro
                                                              i servizi alla
   le politiche sociali. Essere ambiziosi vuol                persona. rso
   dire avere fiducia in quello che si può fare                è attrave he
   e che si chiede di poter fare. E non restare                i servizi c o
   segregati nella nicchia di chi accetta di dar               si posson eglio
   per scontato che difficilmente si possa fare                tutelare m
   qualcosa di diverso.                                         i diritti.

   Che cosa può dire
   oggi il sociale?
   Da dove si può partire ≠per cercare di           care i servizi alla persona, ossia: i servizi di
   rilanciare una nuova stagione di politiche       cura per anziani e bambini, i servizi sociali
   sociali? Quali argomentazioni far valere         contro il disagio e la povertà, i servizi per
   per rompere anche il silenzio che regna          l’impiego, quelli formativi o educativi. È
   intorno a questi tagli?                          attraverso i servizi che si possono tutelare
                                                    meglio i diritti.
   Anzitutto occorre ribadire che il welfa-         Terzo, si tratta di dare valore al lavoro di
   re è fattore di coesione e sviluppo. Può         cura. Viviamo in un Paese in cui il lavoro di
   sembrare una frase fatta e utilizzabile da       cura è il lavoro che accetta di fare chi non
   qualunque coalizione politica, perché chi        ha trovato altro. Perché c’è questa idea?
   si direbbe contrario al welfare come fattore     Perché è pagato poco e perché è conside-
   di coesione e sviluppo? Nessuno. Però forse      rato come un lavoro non solo di serie b, ma
   bisogna perlomeno dirci che, se si crede in      di serie c. Allora è necessario promuovere
   quest’affermazione, allora non si deve poi       la consapevolezza che prendersi cura de-
   considerare il welfare un costo da conte-        gli altri non solo è un lavoro, ma è uno dei
   nere. Questa è la cartina di tornasole. Se si    lavori più importanti che si possano fare.
   tolgono le risorse al sociale, vuol dire che     E che per poterlo svolgere bisogna intanto
   non si crede nel valore strategico del welfa-    formare le persone in modo adeguato, e non
   re. Attenzione: non tutto quello che si fa nel   chiudere i corsi di formazione per operatori
   sociale va bene. Abbiamo molta necessità         sociali come invece sta avvenendo oggi nel-
   di razionalizzare, di rivedere, di ridisegna-    le università. E bisogna anche valorizzare
   re, di rafforzare alcune realtà rispetto ad      tutto quel lavoro di cura che ognuno di noi
   altre. Però certamente se si tolgono i soldi,    fa. Come? Non lo so. Sicuramente non dal
   non si può pensare che le politiche sociali      punto di vista economico. Però è importan-
   migliorino.                                      te che sia riconosciuto valore al lavoro che
   Secondo punto, occorre privilegiare i ser-       le singole famiglie, le singole persone fanno,
   vizi rispetto ai trasferimenti monetari. Lo      non perché lo fanno con spirito caritatevole
   abbiamo già detto, ma occorre ripeterlo.         ma perché è un ruolo fondamentale nella
   Al contributo economico si devono affian-        società.
Animazione Sociale aprile | 2011 intervista | 11

In questa valorizzazione del lavoro di cura      faccio a competere con quelli che vogliono
c’è un aspetto, quello dei rapporti con la       soldi per il turismo o per le sagre». Allora
vecchiaia, che secondo me è emblematico.         bisogna dare forza affinché in quella sede
Uso la parola «vecchiaia» senza timore, anzi     gli assessori alzino la voce e prendano più
dando ad essa un valore molto positivo.          capacità di rivendicare risorse ma anche di
Oggi rischiamo di pensare che diventare          disegnare politiche di intervento.
vecchi sia una colpa. Perché i vecchi pesano
troppo sulla società, perché fanno saltare i
conti della finanza pubblica, perché siamo       Dare per diritto,
anche un po’ bruttini quando diventiamo          non per carità
vecchi e roviniamo l’estetica di questo          Hai parlato di diritti prima. È una parola
nostro mondo e quindi forse dovremmo             che oggi ha ancora un senso?
modificarci, farci qualche lifting, metterci
qualche capello in testa... Questa è la cultu-   Oggi, ahimè, si fa l’elogio della carità come
ra che si sta diffondendo. Chi non risponde      risposta ai bisogni. Trovo molto difficile
ai canoni dell’efficienza e del giovanilismo     accettare che il Libro Bianco per il futuro
del consumatore sfrenato va segregato,           del welfare, scritto dall’attuale governo, si
possibilmente in istituti. Sta ritornando        chiuda facendo un’invocazione alla carità,
infatti prepotentemente la residenzialità        al dono, per risolvere i problemi delle per-
a discapito della domiciliarità. Perché c’è      sone. Ricordo sempre a questo proposito
l’interesse a costruire strutture da far ge-     una frase di Paolo vi, che certamente non
stire agli «amici», mentre la domiciliarità      era un pericoloso statalista, il quale disse:
dà molta meno possibilità di farsi amici e       «Non sia dato alle persone per carità ciò
farsi clientele. Per contrastare queste de-      che dovrebbero avere per diritto». Vorrei
rive culturali è importante ridare valore        che questa frase arrivasse al ministro del
alla vecchiaia, anche perché l’alternativa al    welfare Sacconi. Sta nei fondamenti del
diventare vecchi è quella di morire giovani      rispetto della persona riconoscerle diritti
e non mi pare migliore.                          e non farle la carità.
Insomma, quello di cui abbiamo bisogno è         Allora, certo, meno solidarietà e più diritti.
veramente che le politiche sociali diventi-      Oggi si tratta di puntare a declinare i diritti
no più ambiziose e alzino la voce. In primo      delle persone. Non siamo ancora arrivati
luogo affermando una cultura del rispetto        neanche a declinarli nell’essenziale. Questo
di tutte le persone, comprese quelle che per     è quello che non solo la 328 ci diceva di
alcuni periodi della loro vita hanno bisogno     fare, ma anche la nuova Costituzione del
di essere aiutate e, in assenza di sostegni      2001 con il riferimento ai livelli essenziali
garantiti, si trovano a dover dipendere dalla    delle prestazioni concernenti i diritti civili e
propria famiglia. Come cittadini ed elettori     sociali. Un welfare che certamente deve far
dobbiamo imparare a chiedere ai nostri am-       crescere la dimensione comunitaria, fatta
ministratori locali che non trascurino questi    di partecipazione, corresponsabilità, pro-
aspetti quando distribuiscono il budget del      grammazione locale, integrazione.
Comune o dei consorzi di Comuni. Spes-
so incontro assessori alle politiche sociali
                                                 Nerina Dirindin è docente di economia pub-
che dicono: «Quando si decide quanti sol-        blica alla Facoltà di economia dell’Università
di dare alle politiche sociali, io non ce la     di Torino: dirindin@econ.unito.it
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