Cosa fare per ridurre la disoccupazione e sviluppare il Sud?
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Cosa fare per ridurre la disoccupazione e sviluppare il Sud? Discussione aperta da Paolo Borrello il 23 Febbraio 2016 (fino al 7 maggio 2016) In questo forum si discute di argomenti importanti, l'Europa, le banche, la politica economica. Ritengo però necessario che ci si occupi specificamente di come ridurre la disoccupazione, che è soprattutto giovanile, femminile e che è soprattutto presente nelle regioni meridionali, e quindi anche, come appena rilevato, di come promuovere lo sviluppo del nostro Sud. Certamente per ridurre la disoccupazione e per promuovere lo sviluppo delle regioni meridionali sono importanti gli interventi da parte dell'Unione europea, sono importanti i cambiamenti del sistema bancario nazionale, e, ancora più evidentemente, la politica economica, a livello macroeconomico, che si attua. Però io credo che siano necessari anche interventi specifici rivolti ad aumentare gli occupati, proprio per le specificità della disoccupazione italiana (appunto soprattutto giovanile, femminile e "meridionale") . Altrettanto necessari sono interventi specifici per promuovere lo sviluppo del Meridione. Non a caso il governo ha ritenuto opportuno approvare il cosiddetto jobs act e introdurre agevolazioni di varia natura per favorire le assunzioni. Non a caso il governo aveva preannunciato un piano per promuovere lo sviluppo del Sud. Siete d'accordo sulla necessità di interventi specifici? E quali potrebbero essere? Oppure non siete d'accordo e ritenete che siano invece determinanti interventi di carattere generale che interessano il sistema economico nazionale? A voi, se lo ritenete, le risposte. Io nel corso della discussione proverò ad esprimere alcune mie valutazioni. Visualizzazioni: 788 Risposte a questa discussione Risposto da giorgio varaldo su 23 Febbraio 2016 a 18:52 Risposta a caldo. Fare le riforme di titolo V e giustizia. Almrno si salva il quasi 1% di PIL e la relativa occupazione prodotti da ILVA tarsnto Risposto da Paolo Borrello su 25 Febbraio 2016 a 17:05 Poichè non mi sembra che l'argomento oggetto di questa discussione che ho iniziato interessi a molti, sperando di stimolare gli interventi, espongo in sintesi il mio pensiero in proposito. Io credo che per ridurre considerevolmente la disoccupazione e per ridurre il sottosviluppo economico del nostro Meridione sia indispensabile, inizialmente, promuovere una politica economica più espansiva di quanto lo sia attualmente, puntando soprattutto su una politica fiscale espansiva - la politica monetaria non può essere più espansiva di quanto non lo sia già ora - basata soprattutto su uno sviluppo degli investimenti pubblici. In questo modo peraltro dovrebbe aumentare considerevolmente la domanda di lavoro, al fine di accrescere gli occupati e ridurre i disoccupati. In questo modo si svilupperebbe in una certa misura anche il Pil delle regioni meridionali. Ovviamente si dovrebbe continuare a realizzare le riforme strutturali, necessarie per aumentare il prodotto potenziale. Però contemporaneamente mi sembra indispensabile far funzionare meglio il mercato del lavoro, principalmente ma non solo realizzando davvero un'agenzia nazionale per la disoccupazione, che quanto meno coordini le agenzie regionali già esistenti. Ma occorre anche prevedere interventi specifici per agevolare le assunzioni di giovani e donne, interventi non solo di natura finanziaria ma anche, prealentemente per contrastare la disoccupazione femminile, per migliorare il sistema di welfare, anche per aumentare il tasso di natalità. Come dimostrano gli studi fin qui realizzati da Banca d'Italia e Istat dovrebbero essere più efficaci gli sgravi contributi rispetto agli interventi simili a quelli contenuti nel jobs act. Per incidere sull'offerta di lavoro giovanile, intervenire sul sistema formativo è indispensabile.
Per il Sud occorre soprattutto attuare soprattutto un piano specifico di investimenti pubblici rivolto alle regioni meridionali, soprattutto tendente a realizzare infrastrutture di varia natura. Ovviamente si pone il problema del finanziamento di tali interventi, ma questo è un altro problema, sebbene molto importante. Comunque siete d'accordo sull'impostazione da me seguita, sulla tipologia di interventi da me proposti, che ovviamente non esauriscono gli interventi che si dovrebbero e che si potrebbero realizzare? Risposto da Giuseppe Ardizzone su 25 Febbraio 2016 a 18:41 Paolo ti ringrazio per il tema che hai posto e per il tuo intervento . Non pensare che il tema non interessi . Abbiamo tentato più volte, insieme , a percorrere questa strada e cercato soluzioni molto simili a quelle che proponi : Puoi trovare nelle nostre discussioni passate gran parte del dibattito ed un interessante articolo di Francesco Cuppone su alcune possibili iniziative nel Mezzogiorno all'interno di "Pensiero Democratico": Detto questo mi sembra che le tue osservazioni ci pongano due problemi : .a) qualità e direzione della spesa pubblica nel Mezzogiorno b) ricerca delle risorse necessarie per gli investimenti La prima questione riguarda anche tutto il nostro Paese : Riguarda cioè quello che potremmo definire un pano di sviluppo organico all'interno del quale è poi inquadrabile l'azione sul Mezzogiorno Quali possono essere le linee portanti per il Mezzogiorno ? Cultura e turismo? Agricoltura e pesca? Energia? Come si lega a tutto questo la gestione della possibile forte ondata migratoria di cui saremo oggetto? Il primo aspetto che credo vada sottolineato è la necessità di operare una rifondazione e riqualificazione dell'attuale spesa pubblica .Questo comporta una lotta senza quartiere alla corruzione ed al malaffare ma non solo . Comporta anche la capacità di spostare risorse umane da un settore all'altro delle amministrazioni . Ne saremo capaci? Quali spese , Quali investimenti realizzare? con quali risorse? umane e finanziarie? a quali condizioni? Personalmente non sono fra quelli che pongono ancora oggi la ripresa economica nelle mani di un abbassamento generalizzato del carico fiscale : No ,semmai per il trasferimento del carico dalla produzione alla rendita ed in ogni caso dai redditi più elevati a quelli più bassi.In modo da dare risorse nelle mani del consumo e dell'investimento . C'è poi il problema Europa. Possiamo utilizzare in maniera più organizzata i fondi strutturali? Possiamo essere in grado di attirare capitali stranieri? Ad esempio localizzando nelle aree meridionali iniziative importanti relative alla realizzazione d'impianti di produzione d'energia o della costruzione di auto elettriche cercando di organizzare consorzi internazionali? la mia impressione è che il peggior danno che la cattiva politica e la corruzione hanno lasciato a questo Paese è la sfiducia nell'azione pubblica vista come covo della burocrazia , del parassitismo e del privilegio. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere la gestione del " bene comune " . Sapremo osare liberarci da questa narrazione culturale? Potremo immaginare ed osare interventi pubblici in sinergia con le migliori imprenditorialità private per la realizzazione di progetti che trasformino il nostro Mezzogiorno ed il nostro Paese? Riusciremo a realizzarli nei tempi previsti senza i blocchi coscienti o meno delle varie organizzazioni , associazioni ed amministrazioni locali? Senza il ricatto delle organizzazioni criminali? L'autostrada Salerno -Reggio Calabria le vicende dell'ILVA, il destino degli ex stabilimenti automobilistici di Termini Imerese ecc ecc. stanno li a chiedere un nostro cambio di passo . Paolo Borrello ha detto: Poichè non mi sembra che l'argomento oggetto di questa discussione che ho iniziato interessi a molti, sperando di stimolare gli interventi, espongo in sintesi il mio pensiero in proposito. Io credo che per ridurre considerevolmente la disoccupazione e per ridurre il sottosviluppo economico del nostro Meridione sia indispensabile, inizialmente, promuovere una politica economica più espansiva di quanto lo sia attualmente, puntando soprattutto su una politica fiscale espansiva - la politica monetaria non può essere più espansiva di quanto non lo sia già ora - basata soprattutto su uno sviluppo degli investimenti pubblici. In questo modo peraltro dovrebbe aumentare considerevolmente la domanda di lavoro, al fine di accrescere gli occupati e ridurre i disoccupati. In questo modo si svilupperebbe in una certa misura anche il Pil delle regioni meridionali. Ovviamente si dovrebbe continuare a realizzare le riforme strutturali, necessarie per aumentare il prodotto potenziale.
Però contemporaneamente mi sembra indispensabile far funzionare meglio il mercato del lavoro, principalmente ma non solo realizzando davvero un'agenzia nazionale per la disoccupazione, che quanto meno coordini le agenzie regionali già esistenti. Ma occorre anche prevedere interventi specifici per agevolare le assunzioni di giovani e donne, interventi non solo di natura finanziaria ma anche, prealentemente per contrastare la disoccupazione femminile, per migliorare il sistema di welfare, anche per aumentare il tasso di natalità. Come dimostrano gli studi fin qui realizzati da Banca d'Italia e Istat dovrebbero essere più efficaci gli sgravi contributi rispetto agli interventi simili a quelli contenuti nel jobs act. Per incidere sull'offerta di lavoro giovanile, intervenire sul sistema formativo è indispensabile. Per il Sud occorre soprattutto attuare soprattutto un piano specifico di investimenti pubblici rivolto alle regioni meridionali, soprattutto tendente a realizzare infrastrutture di varia natura. Ovviamente si pone il problema del finanziamento di tali interventi, ma questo è un altro problema, sebbene molto importante. Comunque siete d'accordo sull'impostazione da me seguita, sulla tipologia di interventi da me proposti, che ovviamente non esauriscono gli interventi che si dovrebbero e che si potrebbero realizzare? Risposto da giorgio varaldo su 25 Febbraio 2016 a 19:12 Negli anni passati nel sud sono stati fatti enormi investimenti sia pubblici che privati. Vorrei focalizzare l'attenzione sull'industria . Nel sud attualmente vi sono alcuni poli caratterizzati da forte crescita . Sono quelli FCA di pomigliano d'arco termoli e melfi. Ma solo sino a qualche anno fa erano a rischio chiusura. Poi sappiamo tutti quale è stata l'evoluzione . Come fare affinchè non rimangano casi isolati? Altri investimenti pubblici? ed in quale campo? Un investimento pubblico ha senso se crea una filiera produttiva attorno a se o se favorisce insediamenti produttivi . Altrimenti è danaro sprecato che serve solo a foraggiare le mafie locali. Altri investimenti industriali? si ne abbiamo alcuni anche di punta . Ma sono limitati e con un relativamente basso impatto sull'occupazione. Ma ha senso costruire industrie in posi nei quali la più grande risorsa è il clima? Ha senso costruire stabilimenti produttivi su un mare sfruttabile turisticamente per almeno 9 mesi all'anno? Ha senso costruire fabbriche in zone con un enorme patrimonio archeologico ed artistico ? In quale zona d'europa c'è una concentrazione così elevata di storia e di monumenti come nel nostro sud italia? Eppure se si vanno a consultare le statistiche vediamo che il flusso turistico Turisti stranieri nelle regioni italiane 2013 2014 Variazione % Regione Arrivi Presenze Regione Arrivi Presenze Arrivi Presenze 1 Veneto 10.471.016 40.877.288 1 Veneto 10.597.803 41.306.004 1,2 1,0 2 Lombardia 6.989.200 19.300.473 2 Lombardia 7.297.664 19.677.303 4,4 2,0 3 Toscana 6.747.165 23.166.029 3 Toscana 6.821.947 23.154.147 1,1 -0,1 4 Lazio 6.664.244 20.516.459 4 Lazio 6.758.348 20.675.157 1,4 0,8 Trentino Alto Trentino Alto 5 5.299.763 26.039.520 5 5.479.355 26.242.808 3,4 0,8 Adige Adige 6 Emilia-Romagna 2.504.803 9.838.480 6 Emilia-Romagna 2.524.689 9.822.981 0,8 -0,2 7 Sicilia 2.003.018 7.148.069 7 Sicilia 2.042.506 7.107.368 2,0 -0,6 8 Campania 1.876.610 8.115.338 8 Campania 1.949.634 8.176.727 3,9 0,8 9 Liguria 1.685.872 5.230.950 9 Liguria 1.808.941 5.321.684 7,3 1,7 10 Piemonte 1.490.737 5.054.548 10 Piemonte 1.570.864 5.151.959 5,4 1,9 Friuli-Venezia 11 1.027.529 4.141.763 11 Sardegna 1.095.489 5.316.299 9,3 8,3 Giulia Friuli-Venezia 12 Sardegna 1.002.046 4.908.201 12 1.049.572 4.132.771 2,1 -0,2 Giulia
13 Umbria 633.083 2.072.217 13 Umbria 687.215 2.136.726 8,6 3,1 14 Puglia 607.990 2.446.689 14 Puglia 663.713 2.547.305 9,2 4,1 15 Marche 389.313 1.960.732 15 Marche 399.459 2.065.448 2,6 5,3 16 Valle d'Aosta 344.385 1.117.940 16 Valle d'Aosta 377.245 1.211.654 9,5 8,4 17 Calabria 254.330 1.663.416 17 Calabria 241.268 1.618.710 -5,1 -2,7 18 Abruzzo 188.658 980.193 18 Abruzzo 174.171 870.288 -7,7 -11,2 19 Basilicata 70.550 172.223 19 Basilicata 81.576 215.011 15,6 24,8 20 Molise 12.924 42.854 20 Molise 14.041 42.157 8,6 -1,6 ITALIA 50.263.236 184.793.382 ITALIA 51.635.500 186.792.507 2,7 1,1 vediamo che regioni come puglia basilicata sicilia e calabria non riescono neanche ad arrivare alle presenze del veneto e che la puglia ha meno turisti del friuli venezia giulia. Il turismo è il vero oro del sud. Ma non servono solo investimenti. Serve una mentalità diversa. Servono collegamenti rapidi e moderni. Servono strutture ricettive non basate sulle seconde e terze case ma su resort tipo mar rosso o spagna. Ma quando ci si trova di fronte a questi fattacci come si può pensare che qualcuno sano di mente investa nel sud? http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_12/super-manager-fuga-... Risposto da Fabio Colasanti su 25 Febbraio 2016 a 21:16 Paolo, la disoccupazione più alta nel Mezzogiorno è dovuta al fatto che nessuno crea attività economiche di qualsiasi tipo. Purtroppo i problemi del Mezzogiorno sono molto più "strutturali" di quelli dell'insieme dell'Italia. Se qualcuno apre un'attività economica nel Mezzogiorno deve lottare contro una burocrazia che è peggio di quella del resto del paese, deve lottare con criminalità organizzata e corruzione, deve lottare con infrastrutture di qualità scarsa. Il problema delle attività economiche nel sud non dipende tanto dalla domanda, quanto dal fatto che le condizioni in cui le imprese operano sono difficilissime. Oltre a tutto c'è anche, in parte, un problema culturale. Chi apre un'attività economica nel sud viene spesso visto come un profittatore, che chissà quali mazzette avrà pagato. Non viene certo visto come qualcuno che fa qualcosa nel suo interesse e in quello della comunità. Ricorda le mille storie di grossi progetti stranieri abbandonati dopo anni di lotta con la burocrazia. Ma rifletti un attimo al problema della politica espansiva. I tre quarti della popolazione italiana vivono nel cetro- nord. Una olitica più espansiva, se fosse possibile e non lo è, darebbe più soldi a tutta la popolazione italiana. Con le maggiori risorse che si ritroverebbero in tasca cosa comprerebbero gli italiani che venga dal Mezzogiorno? Quali potrebbero essere le ricadute per l'occupazione del Mezzogiorno di maggiori consumi nel centro-nord? Per di più ci sono dubbi già sulla politica attuale. Ho postato un articolo apparso su La Voce, un sito certo non reazionario. L'autore ne era Francesco Daverio. indicava, in attesi di dati più precisi sulla composizione del PIL nel 2015 che l'aumento dei consumi non si è tradotto in un aumento della produzione industriale italiana. L'aumentato potere di acquisto se ne sareebbe andato via attraverso le importazioni. No, una politica di bilancio più espansiva, non è possibile. Per di più siamo troppo vicini al baratro. In tutti i paesi, le zone con il clima migliore (di solito il sud, nell'emisfero settentrionale) sono zone di turismo e, soprattutto sono zone dove i pensionati vanno a vivere per godersi il clima e il costo della vita spesso più basso. Negli Stati Uniti decine di milioni di persone si sono trasferite nella "Sun belt". In Spagna e Portogallo ci sono centinaia di miglaia di pensionati del nord Europa. Mallorca viene spesso definita come il 17esimo Land tedesco. Perfino a CIttà del Capo ci sono migliaia di pensionati europei. Dove vedi i pensionati del nord Europa (o dell'Italia) nel nostro Mezzogiorno. Gli stessi problemi strutturali che fanno scappare gli imprenditori, fanno si che pochissimi vogliano andare a vivere nel Mezzogiorno. L'aspirina di un po di consumiinpiù nel resto d'Italia non avrebbe nessun effetto sul "cancro" rappresentato dai problemi strutturali del nostro Mezzogiorno. Non dimentichiamo che ci sono larghe parti di alcune regioni del sud dove lo stato di diritto è un sogno. Mio cognato è di Reggio Calabria. Mi racconta che se si costruisce una casa nella zona, è consigliabile andare a fare gli acquisti dei materiali in certi negozi. Si evitano i vandalismi notturni sul cantiere. Ma chi puo' mai pensare di andare ad aprire un'attività economica o di andare a vivere in posti del genere? E come pensionato, se poi hai bisogno di andre in un ospedale che fai? Prendi l'aereo per Padova o Milano? Guardiamo in faccia la realtà del nostro tristissimo problema del Meridione. Quello che servono sono tanti interventi strutturali a cominciare da legalità e
ordine in tutto, compreso anche nel codice della strada. Nella discussione che abbiamo avuto tempo fa, quelcuno aveva anche suggerito di sopprimere l'autonomia regionale, ma non mi sembra possibile. E' un fatto che quasi tutte le amministrazioni locali sono tremende. Risposto da mariella alois su 26 Febbraio 2016 a 9:55 Paolo Il tema che tu poni sta a cuore a molti qui del Circolo. È stato già proposto e dibattuto a lungo, abbiamo esaminato alcune proposte di Romano Prodi, avevamo riconosciuto come il tema non fosse al centro delle campagne elettorali dei vari partiti. Unanimi, riconoscevamo che se non riparte il Sud non riparte nemmeno l'Italia. Io, da parte mia, ho sempre fatto rilevare che bisogna fare una distinzione tra le regioni del Sud, poiché la realtà della Calabria non è certo simile a quella della Puglia. Oppure la Campania, che con Napoli e le sue isole, i tesori artistici e culturali che racchiude, potrebbe veramente essere il fiore all'occhiello di tutta l'Italia. Il recente annuncio della Apple di effettuare un importante investimento nella zona di Napoli, la creazione di migliaia di posti-lavoro, l'avvio di programmi di formazione per i giovani, oltre di grande effetto psicologico, spero mobiliti tutti a far sì che si trasformi in un grande successo, che sia il boomerang per un nuovo sviluppo. La Calabria, dove non abito più, ma mi reco regolarmente, manca terribilmente di infrastrutture, strade, aeroporti. Senza questi non riusciremo mai a dare impulso all'industria del turismo. Un settore questo che ha potenzialità di sviluppo e creazione di occupazione molto alte, ma ancora ben lontano da un margine di successo. Dei successi ottenuti si parla anche poco,vengono alla ribalta solo fatti di cronaca nera e criminalità (faccio notare che il Nord Italia vende e difende meglio la sua immagine). Così si parla poco dell'Universita di Cosenza, dove, unica in Italia, si effettuano studi sulla ricerca di nuovi materiali. Una donna, di cui mi sfugge il nome, e'stata di recente nominata a capo di questo laboratorio di Ricerca. Attività che potrebbero risolversi nella creazione di varie startup, creando così una piccola SiliconValley. Mentre se ne parla e se ne discute il divario tra Nord e Sud Italia aumenta. Allego in formato foto una scheda riassuntiva di questo divario. Le ricette ci sono, i politici impegnati pure. l'on Pittella, vice presidente del Parlamento europeo, e' all'origine di varie iniziative, l'on. Barca pure, bisogna continuare a mobilitare sopratutto le autorità locali, politiche e economiche, a dare più risalto a queste iniziative. Allegati: image.jpeg, 270 KB Risposto da Ezio Ferrero su 26 Febbraio 2016 a 22:32 concordo in pieno. Fabio Colasanti ha detto: Paolo, la disoccupazione più alta nel Mezzogiorno è dovuta al fatto che nessuno crea attività economiche di qualsiasi tipo. Purtroppo i problemi del Mezzogiorno sono molto più "strutturali" di quelli dell'insieme dell'Italia. Se qualcuno apre un'attività economica nel Mezzogiorno deve lottare contro una burocrazia che è peggio di quella del resto del paese, deve lottare con criminalità organizzata e corruzione, deve lottare con infrastrutture di qualità scarsa. Il problema delle attività economiche nel sud non dipende tanto dalla domanda, quanto dal fatto che le condizioni in cui le imprese operano sono difficilissime. Oltre a tutto c'è anche, in parte, un problema culturale. Chi apre un'attività economica nel sud viene spesso visto come un profittatore, che chissà quali mazzette avrà pagato. Non viene certo visto come qualcuno che fa qualcosa nel suo interesse e in quello della comunità. Ricorda le mille storie di grossi progetti stranieri abbandonati dopo anni di lotta con la burocrazia. Ma rifletti un attimo al problema della politica espansiva. I tre quarti della popolazione italiana vivono nel cetro- nord. Una olitica più espansiva, se fosse possibile e non lo è, darebbe più soldi a tutta la popolazione italiana. Con le maggiori risorse che si ritroverebbero in tasca cosa comprerebbero gli italiani che venga dal Mezzogiorno? Quali potrebbero essere le ricadute per l'occupazione del Mezzogiorno di maggiori consumi nel centro-nord? Per di più ci sono dubbi già sulla politica attuale. Ho postato un articolo apparso su La Voce, un sito certo non reazionario. L'autore ne era Francesco Daverio. indicava, in attesi di dati più precisi sulla composizione del PIL nel
2015 che l'aumento dei consumi non si è tradotto in un aumento della produzione industriale italiana. L'aumentato potere di acquisto se ne sareebbe andato via attraverso le importazioni. No, una politica di bilancio più espansiva, non è possibile. Per di più siamo troppo vicini al baratro. In tutti i paesi, le zone con il clima migliore (di solito il sud, nell'emisfero settentrionale) sono zone di turismo e, soprattutto sono zone dove i pensionati vanno a vivere per godersi il clima e il costo della vita spesso più basso. Negli Stati Uniti decine di milioni di persone si sono trasferite nella "Sun belt". In Spagna e Portogallo ci sono centinaia di miglaia di pensionati del nord Europa. Mallorca viene spesso definita come il 17esimo Land tedesco. Perfino a CIttà del Capo ci sono migliaia di pensionati europei. Dove vedi i pensionati del nord Europa (o dell'Italia) nel nostro Mezzogiorno. Gli stessi problemi strutturali che fanno scappare gli imprenditori, fanno si che pochissimi vogliano andare a vivere nel Mezzogiorno. L'aspirina di un po di consumiinpiù nel resto d'Italia non avrebbe nessun effetto sul "cancro" rappresentato dai problemi strutturali del nostro Mezzogiorno. Non dimentichiamo che ci sono larghe parti di alcune regioni del sud dove lo stato di diritto è un sogno. Mio cognato è di Reggio Calabria. Mi racconta che se si costruisce una casa nella zona, è consigliabile andare a fare gli acquisti dei materiali in certi negozi. Si evitano i vandalismi notturni sul cantiere. Ma chi puo' mai pensare di andare ad aprire un'attività economica o di andare a vivere in posti del genere? E come pensionato, se poi hai bisogno di andre in un ospedale che fai? Prendi l'aereo per Padova o Milano? Guardiamo in faccia la realtà del nostro tristissimo problema del Meridione. Quello che servono sono tanti interventi strutturali a cominciare da legalità e ordine in tutto, compreso anche nel codice della strada. Nella discussione che abbiamo avuto tempo fa, quelcuno aveva anche suggerito di sopprimere l'autonomia regionale, ma non mi sembra possibile. E' un fatto che quasi tutte le amministrazioni locali sono tremende. Risposto da mariella alois su 27 Febbraio 2016 a 16:28 http://www.svimez.info/rapporto-2015 Nel sito web della SVIMEZ sono fornite notizie e dati sullo Stato dell'economia del Mezzogiorno. Come ogni anno, anche il rapporto presentato il 27 ottobre 2015 a Roma alla Camera dei Deputati ,presenta alcune proposte ben dettagliate e precise per il rilancio del Sud. Ora, prima di addentrarci nell'esame delle singole proposte che mi sembrano tutte valide e idonee a raggiungere sia l'obiettivo di creare occupazione che slancio dell'economia mi /vi chiedo che fine fanno questi rapporti ? e' dal 2001 che sono pubblicati ogni anno, chi sarebbero i principali destinatari? chi finanzia questa Associazione ? Risposto da mariella alois su 27 Febbraio 2016 a 16:50 Questa é una sintesi del Rapporto 2015 e le principali proposte contenute http://www.svimez.info/images/RAPPORTO/materiali2015/2015_10_27_rap... che penso possa essere ottima base di discussione in questo ambito e non solo..... Risposto da Fabio Colasanti su 27 Febbraio 2016 a 20:16 Mariella, lo SVIMEZ è un ente pubblico. Destinatari dei suoi rapporti sono l'opinione pubblica che si interessa poco del problema del Sud (perché lo considera irrisolvibile?) e una classe politica e un governo che sembrano anche loro poco interessati. mariella alois ha detto: http://www.svimez.info/rapporto-2015 Nel sito web della SVIMEZ sono fornite notizie e dati sullo Stato dell'economia del Mezzogiorno. Come ogni anno, anche il rapporto presentato il 27 ottobre 2015 a Roma alla Camera dei Deputati ,presenta alcune proposte ben dettagliate e precise per il rilancio del Sud.
Ora, prima di addentrarci nell'esame delle singole proposte che mi sembrano tutte valide e idonee a raggiungere sia l'obiettivo di creare occupazione che slancio dell'economia mi /vi chiedo che fine fanno questi rapporti ? e' dal 2001 che sono pubblicati ogni anno, chi sarebbero i principali destinatari? chi finanzia questa Associazione ? Risposto da Fabio Colasanti su 27 Febbraio 2016 a 20:38 Mariella, il rapporto cita alcune cose logiche che andrebbero fatte. Ma rimane prigioniero di una contraddizione di fondo. Come ente pubblico (quindi controllato dalla politica) che vuole aiutare il sud si sente obbligato a non essere troppo critico nei confronti del Mezzogiorno. Quindi propone alcuni correttivi che servono a "compensare gli svantaggi competitivi del Mezzogiorno", ma nella sintesi che hai pubblicato non c'è nulla su come ridurre questi svantaggi competitivi, su come far si che andare a fare investimento nel sud Italia sia meno folledi quanto sia adesso. Questo condanna lo Svimez a rimanere nella logica dell'aumento degli aiuti al Mezzogiorno (aumento che è comunque necessario), senza dire nulla sui mille problemi che fanno si che nessuna persona sana di mente voglia investire nel nostro Mezzogiorno. In più c'è il fatto che le mille ragioni per i quali nessuno investe al Sud, e quindi la disoccupazione è tanto alta, sono sempre le stesse da decenni. Chi deve scrivere un rapporto ogni anno non puo' ripubblicare sempre lo stesso testo anno dopo anno. Le uniche cose originali che puo' scrivere nel nuovo rapporto sono sul tipo di medicine palliative da prescrivere. I problemi del Sud sono una versione al cubo dei problemi italiani. Le soluzioni sono strutturali e manifesteranno i loro effetti (duraturi) dopo anni. Ma l'opinione pubblica e la classe politica non hanno tempo e non vuole accettare il carattere strutturale di tantiproblemi e quindi si discute dell'aspirina di un po' di spesa pubblica in più che riduca l'intensità dei dolori senza far nulla per la malattia. Questo non significa che non si debba spendere di più per il Mezzogiorno, ma che bisognerebbe spendere di più in interventi che risolvano i problemi. Si dovrebbe far si che la Calabria abbia infrastrutture di trasporto che permettano di farne una destinazione turistica; si dovrebbero aumentare le forze di polizia stazionate al sud; si dovrebbero rinforzare i tribunali; si dovrebbe ridurre l'autonomia regionale di cui le regioni del sud hanno fatto un pessimo uso e si dovrebbe, per esempio, far si che le autorizzazioni per l'apertura di una nuova attività commerciale siano concentrate in un nuovo ente centralizzato che esautori la miriade di enti locali incompetenti e corrotti. Per me la sintesi dei problemi del Mezzogiorno è nella risposta alla domanda su perché non vediamo milioni di pensionati italiani e europei andare a vivere nel nostro sud come in America i pensionati vanno a vivere in Florida, in Arizona, nel Nevada e in tutta la cosiddetta "Sun Belt". L'Algarve, l'Andalusia e Maiorca sono pieni di centinaia di miglaia di pensionati del nord Europa. Oggi ben poche persone vogliono vivere stabilmente nel nostro Mezzogiorno o in Grecia. Perché? mariella alois ha detto: Questa é una sintesi del Rapporto 2015 e le principali proposte contenute http://www.svimez.info/images/RAPPORTO/materiali2015/2015_10_27_rap... che penso possa essere ottima base di discussione in questo ambito e non solo..... Risposto da giorgio varaldo su 27 Febbraio 2016 a 21:16 A proposito di pensionati tedeschi che vogliono trascorrere la terza eta' nel nostro meridione. Qualche anno fa una conoscente siciliana dopo aver trascorso la vita lavorstiva in germania andando in pensione decide di ritornare nella natia sicilia in un paesino sulle montagne attorno ad enna. Si trasferisce e poi decide di farsi accreditare la pensione sul suo conto presso la locale posta. Impossibile. Occorre espletare la procedura on line e nell'ufficio postale ne gli impiegati ne il direttore sono in grado di svolgere la procedura. Si reca piu' volte negli uffici del capoluogo di provincia ma non si riesce a far nulla. Risparmio le vicissitudini riguardo la sanita' risparmio i commenti piuttosto pesanti quando e' venuta a conoscenza che le cure dentarie gratuite in germania avrebbe dovuto pagarsele tutte igiene ortodontico compreso..
Nel frattempo ci sarebbe da far lavori di ristrutturazione della vecchia casa di famiglia .. processione negli uffici ma senza gli interventi dei mammasantissima locali tutto fermo. Per la cronaca lei ed il consorte sono tornati in germania. Non ho piu' avuto notizie ma non mi stupirei ora fossero in spagna. Risposte a questa discussione Risposto da Paolo Borrello su 27 Febbraio 2016 a 23:03 Quanto avete scritto sulla situazione del Sud mi sembra molto interessante e mi riservo, quando avrò più tempo a disposizione, di esprimere le mie valutazioni quanto meno su alcune delle cose scritte. All'inizio della discussione proposta alla vostra attenzione, però, mi riferivo anche ai possibili interventi rivolti a ridurre la disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, che è soprattutto presente nelle regioni meridionali ma non solo in quelle. Volete scrivere qualcosa su questi possibili interventi? A mio avviso, oltre alle considerazioni che ho svolto in precedenza, quando ho iniziato questa discussione, mi sembra che la domanda più importante da porsi sia la seguente: è sufficiente - o comunque non ci sono altre cose da fare - il verificarsi di un consistente aumento del Pil, ottenuto nel modo che riteniamo più efficace (politica economica espansiva e/o riforme strutturali) per ridurre la disoccupazione, in modo consistente, soprattutto, mi ripeto, quella giovanile e quelle femminile, oppure no? Vi interessa provare a rispondere a questa domanda? Risposto da Fabio Colasanti su 28 Febbraio 2016 a 1:11 Paolo, l'occupazione la creano le attività economiche che sono create o quelle esistenti che si espandono. Non esiste altra possibilità di creare occupazione (se si lascia fuori quella dell'impiego nel settore pubblico che nel sud è stata già usata e abusata fin troppo). Quindi il problema della disoccupazione non è un problema che si puo' affrontare indipendentemente da quello della creazione ed espansione delle attività economiche. Fino a quando non faremo qualcosa perché al sud le condizioni per l'apertura ed espansione delle attività economiche migliorino non vedremo nessuna riduzione della disoccupazione. Non esiste un problema "disoccupazione" distinto da quello "creazione ed espansione delle attività economiche". Paolo Borrello ha detto: Quanto avete scritto sulla situazione del Sud mi sembra molto interessante e mi riservo, quando avrò più tempo a disposizione, di esprimere le mie valutazioni quanto meno su alcune delle cose scritte. All'inizio della discussione proposta alla vostra attenzione, però, mi riferivo anche ai possibili interventi rivolti a ridurre la disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, che è soprattutto presente nelle regioni meridionali ma non solo in quelle. Volete scrivere qualcosa su questi possibili interventi? A mio avviso, oltre alle considerazioni che ho svolto in precedenza, quando ho iniziato questa discussione, mi sembra che la domanda più importante da porsi sia la seguente: è sufficiente - o comunque non ci sono altre cose da fare - il verificarsi di un consistente aumento del Pil, ottenuto nel modo che riteniamo più efficace (politica economica espansiva e/o riforme strutturali) per ridurre la disoccupazione, in modo consistente, soprattutto, mi ripeto, quella giovanile e quelle femminile, oppure no? Vi interessa provare a rispondere a questa domanda? Risposto da Saverio UVA su 28 Febbraio 2016 a 12:26 Buongiorno, Innanzitutto vi ringrazio per l'opportunità di fare parte del circolo e di crescere attraverso i tanti temi sui quali ci si confronta in questo spazio.
In relazione alla situazione del Sud del nostro Paese credo sarebbe necessario un piano integrato di sviluppo sul medio lungo periodo che non ripeta gli errori commessi nel passato, in particolare evitando di cadere un mero assistenzialismo che ha alimentato solo lo spreco di denaro pubblico senza produrre alcun effetto. In primo luogo sarebbe necessario un intervento sulle infrastrutture, senza le quali è impossibile rendere qualsiasi luogo attrattivo e propenso ad una crescita socio-economica. In secondo luogo bisognerebbe investire nella scuola e nelle università meridionali che dovrebbero sviluppare percorsi virtuosi di relazione con aziende e imprese in modo da consentire ai giovani laureati di entrare in contatto con il modo del lavoro. Altro aspetto importante sarebbe la valorizzazione delle risorse naturali e ambientali che troppo spesso vengono mal sfruttate senza produrre alcun beneficio concreto. Risposto da Fabio Colasanti su 1 Marzo 2016 a 10:48 Un contributo de La Voce su di un tema un po' diverso (gli spostamenti degli studenti universitari dal sud al nord), ma che mostra l'importanza delle condizioni in cui si vive e si opera nel Mezzogiorno sulla volontà di rimanerci e di aprire un'attività economica, creando occupazione. http://www.lavoce.info/archives/39972/perche-gli-studenti-si-sposta... Risposto da Antonino Andaloro su 1 Marzo 2016 a 13:57 L'occupazione al meridione, vista con l'occhio del visitatore disincantato non è incoraggiante se ci si ferma ad osservare ad esempio quello che offre il turismo.Vi sono località balneari della Calabria e della Sicilia, che per soli 3/4 mesi all'anno registrano il triplo delle presenze, mentre per i rimanenti si notano gli esercizi commerciali vuoti e chiusi. E ' molto ricorrente che le catene alberghiere ad esempio non hanno la sede legale in Sicilia o in Calabria e parte dei versamenti fiscali finiscono nelle casse di altre regioni. Trovo interessante, la differenza tra l'imprenditore turistico che ha una mentalità vincente e che di solito non appartiene al meridione, che sà ricavare il massimo mettendo in vendita una pietra, ricostruendone l'origine, l'utilità, mettendo in condizioni l'acquirente di scegliere con coscienza.Tutto questo per l'imprenditore commerciale meridionale non è una regola, è un optional e quindi tutto quello che ruota attorno all'economia del turismo diventa improvvisazione o limitazione.. Risposto da Alessandro Bellotti su 1 Marzo 2016 a 14:10 Quoto 100%. Aggiungo che per creare occupazione al Sud occorrerebbe analizzare meglio di come sia stato fatto da sempre, cosa il Sud può offrire. Poi occorrerebbe investire in istruzione, magari passando dal creare strutture scolastiche e universitarie che siano in grado di garantire appunto istruzione. Partendo dalla scuola dell'infanzia e magari prendendo esempio da realtà che anche in Italia funzionano benissimo. Si possono creare al Sud professionalità proprie del territorio. Il Sud si presta tantissimo per gli investimenti nell'energia rinnovabile e poco, pochissimo, visto il territorio, ad investimenti industriali o peggio... Quindi si potrebbero incentivare al Sud la creazione di aziende che si occupino di energia rinnovabile, di sistemi intelligenti per la distribuzione dell'energia (smart grid). Poi, visto il turismo, si potrebbero incentivare le imprese che si potrebbero creare sul fronte del risparmio energetico, dell'automazione degli edifici, della gestione dell'illuminazione pubblica. Quanti posti di lavoro abbiamo perso nel fotovoltaico per le politiche assurde dei governi Monti, Letta e Renzi ? Centomila ? Invece al Sud faremo altro: buchi in Adriatico, gasdotti....Che avranno un costo di in termini di immagine ed ecologico ancora tutto da valutare. In Salento passerà il gasdotto che trasporterà il gas Azero.... Ci vuole una visione del Sud che non sia sempre e solo quella di dar da mangiare ai soliti noti. Magari si potrebbe cominciare mettendo la parola fine al ponte sullo stretto che anche Renzi vuole fare.... E si potrebbe cominciare a dirottare i miliardi che serviranno all'impresa del ponte per costruire un mondo nuovo al Sud... A Catania abbbiamo già eccellenze in elettronica....Perchè non sfruttarle per creare in loco una enclave tecnologica che guardi all'energia del futuro ?
La sparata di Renzi sull'utilizzo dell'area dismessa Expo dovrebbe far meditare sopratutto chi vede in Renzi il salvatore della patria.... Si pensa ancora di buttare soldi in un posto (Rho) dimenticato da Dio....Irragiungibile da noi comuni mortali che abitiamo a Sud del Po... Spesso faccio prima da casa mia (Modena) e spendo meno a raggiungere Trapani o Catania che Rho... Fabio Colasanti ha detto: Paolo, l'occupazione la creano le attività economiche che sono create o quelle esistenti che si espandono. Non esiste altra possibilità di creare occupazione (se si lascia fuori quella dell'impiego nel settore pubblico che nel sud è stata già usata e abusata fin troppo). Quindi il problema della disoccupazione non è un problema che si puo' affrontare indipendentemente da quello della creazione ed espansione delle attività economiche. Fino a quando non faremo qualcosa perché al sud le condizioni per l'apertura ed espansione delle attività economiche migliorino non vedremo nessuna riduzione della disoccupazione. Non esiste un problema "disoccupazione" distinto da quello "creazione ed espansione delle attività economiche". Paolo Borrello ha detto: Quanto avete scritto sulla situazione del Sud mi sembra molto interessante e mi riservo, quando avrò più tempo a disposizione, di esprimere le mie valutazioni quanto meno su alcune delle cose scritte. All'inizio della discussione proposta alla vostra attenzione, però, mi riferivo anche ai possibili interventi rivolti a ridurre la disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, che è soprattutto presente nelle regioni meridionali ma non solo in quelle. Volete scrivere qualcosa su questi possibili interventi? A mio avviso, oltre alle considerazioni che ho svolto in precedenza, quando ho iniziato questa discussione, mi sembra che la domanda più importante da porsi sia la seguente: è sufficiente - o comunque non ci sono altre cose da fare - il verificarsi di un consistente aumento del Pil, ottenuto nel modo che riteniamo più efficace (politica economica espansiva e/o riforme strutturali) per ridurre la disoccupazione, in modo consistente, soprattutto, mi ripeto, quella giovanile e quelle femminile, oppure no? Vi interessa provare a rispondere a questa domanda? Risposto da mariella alois su 1 Marzo 2016 a 14:52 molti giovani temo siano mossi dalla convinzione che troveranno più facilmente lavoro una volta terminati gli studi nelle Città del Nord. Il che è vero,ci sono più possibilità in grandi città da Roma in su che non in Calabria ,ad es. In tal modo stiamo depauperando Il Sud di forze nuove e meglio educate. Perciò penso ,in linea con le raccomandazioni del Rapporto Svimez,sia necessario tra l'altro continuare con misure di incentivi e sgravi fiscali alle imprese che assumono.Creare anche quelle sinergia tra imprese e Università del Sud che possano aiutare i giovani a meglio orientare i propri studi. Fabio Colasanti ha detto: Un contributo de La Voce su di un tema un po' diverso (gli spostamenti degli studenti universitari dal sud al nord), ma che mostra l'importanza delle condizioni in cui si vive e si opera nel Mezzogiorno sulla volontà di rimanerci e di aprire un'attività economica, creando occupazione. http://www.lavoce.info/archives/39972/perche-gli-studenti-si-sposta... Risposto da Alessandro Bellotti su 1 Marzo 2016 a 17:34 Di solo turismo non può vivere il nostro bellissimo Sud. Occorre però scegliere di puntare su attività industriali che siano compatibili con il territorio. Evidentemente sviluppare tecnologie per le rinnovabili darebbe un'impronta diversa al Sud Italia da quella che oggi abbiamo. Non sto parlando di impianti, magari costruiti dall'impresa tedesca di turno.. In India hanno da qualche anno ci sono corsi di laurea e di specializzazione che riguardano le energie rinnovabili, solare in primis. Mostri come l'Ilva di Taranto non devono essere più costruiti. A Taranto si faccia altro. Il gasdotto per il gas azero è un mostro inutile per lo sviluppo del paese. Le perforazioni davanti al Gargano e alle Tremiti sono mostri da non fare.
Come ho già detto, in armonia con il territorio, punterei su poli tecnologici che sviluppino tecnologia per le energie rinnovabili. A Catania c'è la ST Micro con annessi e connessi. Sfruttiamola con precisi progetti legati alle rinnovabili. Magari così in ST fanno meno cassa integrazione... In Danimarca hanno un sacco di vento e oggi i danesi sono i maggiori produttori al mondo di pale eoliche... Facciamo al Sud la tecnologia del futuro. Al Sud abbiamo il sole. Sfruttiamolo per crescere. Diciamolo magari anche a Renzi.....Che magari non lo sa che il Sud è pieno di sole...Ci vuole portare il gas al Sud.. Antonino Andaloro ha detto: L'occupazione al meridione, vista con l'occhio del visitatore disincantato non è incoraggiante se ci si ferma ad osservare ad esempio quello che offre il turismo.Vi sono località balneari della Calabria e della Sicilia, che per soli 3/4 mesi all'anno registrano il triplo delle presenze, mentre per i rimanenti si notano gli esercizi commerciali vuoti e chiusi. E ' molto ricorrente che le catene alberghiere ad esempio non hanno la sede legale in Sicilia o in Calabria e parte dei versamenti fiscali finiscono nelle casse di altre regioni. Trovo interessante, la differenza tra l'imprenditore turistico che ha una mentalità vincente e che di solito non appartiene al meridione, che sà ricavare il massimo mettendo in vendita una pietra, ricostruendone l'origine, l'utilità, mettendo in condizioni l'acquirente di scegliere con coscienza.Tutto questo per l'imprenditore commerciale meridionale non è una regola, è un optional e quindi tutto quello che ruota attorno all'economia del turismo diventa improvvisazione o limitazione.. Risposto da Antonino Andaloro su 1 Marzo 2016 a 17:52 E invece il sud viene scelto come base logistica per la NATO, come pattumiera per i veleni della terra dei fuochi, come luoghi da contaminare con i poli industriali e petroliferi, antenne Nato a Niscemi, come luogo ideale per costruire centri di accoglienza profughi.Sono d'accordo con Alessandro, facciamola una politica vera sulle rinnovabili, facciamola una politica di pressing sulla Fiat per la la RICONVERSIONE DEGLI IMPIANTI di Termini Imerese e di Pomigliano. http://www.iltarlo.info/la-sicilia-guerra-doppio-fronte-droni-cio-s... Risposto da giorgio varaldo su 1 Marzo 2016 a 18:20 Antonino non deformare la realta'. E' il sud e' la sua parte peggiore costituita dal binomio mafie/politica che ha scelto di far diventare le proprie terre immani discariche avvelenate. E riguardo alle energie rinnovabili ti dimentichi ( ed anche alessandro si dimentica) che in meridione sono state ghiotte occasioni per le mafie. Riguardo alle installazioni anche qui siamo in presenza di incapacita' di gestire a favore del territorio quest fatti come il MUOS che al sud suonano come disgrazie ed al centro nord come occasioni. Prova a proporre di chiudere camp darby a livorno o la base di aviano. Ti prenderai un sacco di male parole da chi ha trasformato simili casi in ricchezza per il territorio Se il sud vuole uscire dalla disoccupazione deve essere in grado di esprimere una classe politica nuova. Ma deve essere anche coerente. Se ti prostituisci al mammasantissima per chiedere il posto di lavoro per il congiunto non puoi pretendere una politica pulita. E neanche sviluppo. Come diceva quel parlamentare DC tarantino cento posti di lavoro fissi ti costano e basta. Cento assegni all'anno ti portano i voti di cento famiglie Risposto da Alessandro Bellotti su 1 Marzo 2016 a 18:37 Chi può faccia pressioni su Renzi.. E' evidente che se i sostenitori di Renzi plaudono alle scelte dello stesso Renzi di continuare a investire denaro pubblico per fare altro (non dico cosa perchè ripeterei le solite cose...), questo non si schioda dalle solite politiche che hanno caratterizzato i nostri governi da sempre. Antonino Andaloro ha detto:
E invece il sud viene scelto come base logistica per la NATO, come pattumiera per i veleni della terra dei fuochi, come luoghi da contaminare con i poli industriali e petroliferi, antenne Nato a Niscemi, come luogo ideale per costruire centri di accoglienza profughi.Sono d'accordo con Alessandro, facciamola una politica vera sulle rinnovabili, facciamola una politica di pressing sulla Fiat per la la RICONVERSIONE DEGLI IMPIANTI di Termini Imerese e di Pomigliano. http://www.iltarlo.info/la-sicilia-guerra-doppio-fronte-droni-cio-s... Risposto da Saverio UVA su 1 Marzo 2016 a 19:19 Anche io credo che da un lato bisignerebbe investire nelle energie rinnovabili, promuovendo azioni amministrative finalizzate allo sviluppo sostenibile e alla valorizzazione delle risorse ambientali presenti in gran parte del sud Italia ma dall'altro è necessario un profondo rinnovamento culturale che determini un sostanziale cambiamento nelle logiche, spesso contaminate, che guidano le scelte della politica locale. Non si può derogare da una profonda riorganizzazione delle strutture politiche del meridione ancora troppo legate ad una visione clientelale, cosa che porta a scelte amministrative orientate al rafforzamento del consenso immediato e alla tutela della ''propria cerchia'' e non ad uno sviluppo strutturato nel medio-lungo periodo. Risposto da Antonino Andaloro su 1 Marzo 2016 a 21:43 Negli anni 70/80 vi erano aeree della Sicilia, molto produttive e i cittadini che potevano lavoravano tutti e non avevano bisogno del posto fisso della P.A.. Mi riferisco alla produttività nel settore dei privati, dell'artigianato, dell'agricoltura, pochissime erano le industrie. Ricordo, che dalla zona in cui vivevo partivano giornalmente vagoni di prodotti ortofrutticoli per la Germania, erano fiorenti le coltivazione per le essenze di gelsomini, vi era una fabbrica dei contatori elettrici , con circa 200 dipendenti, vi era un mulino con 100 dipendenti, al porto vi era sempre movimento d'estate e inverno, insomma, vi erano anche coloro che emigravano, ma quel meridione rimarrà stampato nei nostri cuori, perchè era la grande risposta all'assistenzialismo, al clientelismo, e non capisco i nostri interrogativi di adesso su come come e da dove ripartire se Risposto da francesco de angelis su 1 Marzo 2016 a 21:48 Sono del Sud anche se di Ischia che ha fortuna di essere separata da Napoli dal 'provvidenziale' mare. Attenzione Napoli é una città stupenda che ha e avuto nel tempo gloriosa storia e grandezza ma anche 'monnezza' che avrebbe piu' di tutto inondata l'isola. Mi permettero'' domani di citare un filosofo che della 'questione meridionale si é grandemente occupato. Nel frattempo porto a vostra conoscenza un articolo di mio fratello Giovanni che si sfoga sul degrado del suo territorio. Mi chiamo Giovanni de Angelis e molti di voi mi conoscono. Circa 20 anni fa, sono tornato sull'Isola dopo aver vissuto in Italia Centrale per 15 anni, perché non riuscivo a immaginarmi il resto della mia vita lontano da Ischia. Come sapete, appartengo a una nota famiglia di pittori isolani, ma io mi sento prevalentemente scultore. Avverto il bisogno di condividere quello che provo quando osservo ciò che mi accade intorno, e lo avverto da quando sono tornato a vivere con voi. La lontananza da Ischia (la prima volta a 11 anni in Svizzera) per tanti anni, mi ha permesso di avere uno sguardo più distaccato e quindi più neutrale verso ciò che avviene fra di noi, in termini amministrativi, sociali, paesaggistici, determinanti per gli aspetti qualitativi della vita isolana e turistica. A volte avrei avuto voglia di urlare il mio disappunto davanti a certe realtà, ma poi ha prevalso la mia riservatezza. Le situazioni all'origine del mio sconcerto sono troppe per poterle elencare tutte in questa sede. Ma una domanda antica mi incalza di continuo: gli Ischitani credono di amarla l'isola su cui vivono? Si sono mai chiesti com'era una volta e se fosse proprio inevitabile che diventasse cosi com'é? Amare, nel caso, lo sappiamo tutti, significa accettare e proteggere ciò che ci è stato affidato, ma spesso la percezione dell'operare umano sull'isola mi ricorda più un rapporto utilitaristico e parassitario verso ciò che ci è stato donato, e non quello di una amorevole cura. Certo una volta eravamo di meno, poche case, poco impatto ambientale. Ma il flagello dell'abusivismo edilizio, l'assenza di una rete fognaria efficiente collegata ai depuratori, un'apatia e una assenza di un progetto, almeno mentale, su come gestire il patrimonio estetico e culturale ereditato, e in che modo immaginarsi il futuro, è proprio un'utopia pretenderlo?
Abbiamo degli Ischitani che decidono di presentarsi candidati a gestire, riconosciamolo, la complessità della cosa pubblica. Diamo loro fiducia, li votiamo per dargli quel potere che serve a risolvere ciò che per lo più rimane irrisolto. Non è il turismo il motore economico di Ischia? E' cosa si offre ai turisti, questi nostri benefattori? Il mare su cui galleggia di tutto, il modo di interpretare la mobilità al volante è affidato all'anarchia totale, o a un girovagare insensato, (come quello che subisce il pittoresco borgo di Ischia Ponte), ed affrontato in modo del tutto approssimativo. I pedoni maltrattati da traballanti e sconnesse pavimentazioni, lo sviluppo dell'uso delle bici ignorato da una qualsiasi pista ciclabile. La spiaggia del Lido di Ischia abbandonata ai maldestri interventi di presunti tecnici, i cui misfatti, dopo 35 anni, sono ancora riconoscibili nei loro mucchietti di scogli. Il gioiello che era il nostro porto, guardatelo ora cosa è diventato! Pontili realizzati con criteri più che discutibili, sono da anni diventati carcasse ingombranti recintate da pannelli pubblicitari senza soluzione di continuità. E il nuovo pontile con la sua assurda inefficienza? Via, via quelle offese da quel cratere di poesia che era il porto d'Ischia. E allora, cosa dovrebbe spingere il turista a raggiungerci? Certo il sole ce l'abbiamo, l'acqua termale anche, qualche spiaggia (che nei mesi invernali sono abbandonate a un miserevole degrado) e anche gli alberghi abbiamo, ma basteranno? Da quello che ascolto in giro e in privato da amici cosmopoliti, sembra di no, mi dicono che ci sono sempre più località al mondo che offrono di più e di meglio. E allora, perché noi ischitani non dimostriamo a noi stessi e agli altri di amarla quest'Isola, che per destino genetico è affidata solo a noi, e non di usarla come fosse una meretrice? Frequento da anni il bar "da Cocò", è un luogo che sembra possedere una forza magnetica, un crocevia di energie positive che attrae inspiegabilmente. Ma ogni giorno mi chiedo perche' non si riesce ad autorizzare una struttura architettonica degna di quel luogo, sullo sfondo del nostro meraviglioso Castello, esempio fulgido e lampante di come e con quale intelligenza imprenditoriale si può manipolare e modellare e rispettare una località? E ancora, le continue inondazioni del Piazzale Aragonese sono proprio inevitabili? Non ci credo! La strozzatura del traffico attraverso i "Pilastri", non sarebbe risolvibile con un minimo ed elementare intervento di ingegneria edile, allargando in basso, l'arcata principale di due metri? Oggi, la cultura è un affare riconosciuto in tutto il mondo, ma dov'é? Solo eventi piccoli e ripetitivi. Dov'é il museo degli artisti e letterati che hanno frequentato l'isola e influenzato la formazione di valenti artisti locali? Quanti scultori ha generato Ischia nell'arco della sua storia, e quanti ne rimangono? Forse uno o due, ma per poco. E ne nasceranno ancora? Su, forza cari Ischitani, si può e si deve poter fare di più. C'è tanta gente sensibile e colta che senza scopo di lucro potrebbe suggerire interventi anche minimi, come la tinteggiatura dei centri storici, e annesse problematiche paesaggistiche. La politica dei "gazebo" (a parte la loro praticità) non è lungimirante, i nostri figli li gestiranno vuoti, perché il prezzo da pagare al paesaggio è alto, i turisti cercano anche i sapori del luogo oltre a quelli nel piatto. Dove sono i nostri amministratori? I luoghi di cui si occupano, e spero con intima partecipazione, reclamano la loro attiva e ambiziosa presenza sul territorio. Il turismo è l'unica risorsa per l'Isola? Il passato a vocazione agricola ci dichiara il contrario, e allora, scrollandoci di dosso l'indolenza acquisita dal benessere, è ora di riconsiderare tutta la strategia economica dell'isola: dall'agricoltura con tecniche avanzate, alle fonti energetiche rinnovabili che ribollono sotto i nostri sordi piedi. Si puo' sviluppare una visione alternativa e compensativa al turismo. Perdonatemi questo sfogo da "artista", specie umana considerata dai miei conterranei come una spinosa presenza, ora me ne ritornerò ai silenzi creativi del mio lavoro. Giovanni de Angelis Questo é quanto accade su uno 'scoglio', ma é proiettabile ingigantito sul vasto territorio del Sud Italia. (Che non siate dissuasi di venire ad Ischia per, nonostante tutto, un gradevole soggiorno!) Risposto da Fabio Colasanti su 2 Marzo 2016 a 5:18 Antonino, non sogniamo. Negli anni 70 forse alcune zone specifiche stavano un pochino meglio di oggi (forse quelle dove erano state create le famose "cattedrali nel deserto", prime che ne apparisse pienamente la loro inutilità), ma nell'insieme i problemi del Mezzogiorno sono oggi gli stessi di allora. Nel periodo del boom economico italiano c'era la fuga in massa dal Mezzogiorno. Non c'è mai stato un periodo d'oro in cui il Mezzogiorno sarebbe stato ricco e felice. Già al momento dell'unità d'Italia il Mezzogiorno era molto, ma molto più arretrato del resto del paese.
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