APPROCCIO AL BENESSERE ANIMALE NELL'ALLEVAMENTO DEL BOVINO DA LATTE
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APPROCCIO AL BENESSERE ANIMALE NELL’ALLEVAMENTO DEL BOVINO DA LATTE Il benessere degli animali d’allevamento è stato definito da Hughes nel 1976 come “lo stato di completa salute, sia fisica, sia mentale, in cui l’animale è in armonia con il proprio ambiente”. Lo scopo per cui vengono affrontate le tematiche relative al benessere animale non è puramente etico, ma si fa ciò anche con l’obiettivo di ottenere animali più sani, in grado quindi di fornire alimenti più salubri. Bisogna innanzitutto chiarire che discutere di benessere animale dal punto di vista zootecnico e produttivo è cosa diversa rispetto a parlarne sotto l’aspetto prettamente etologico. Il rapporto di Brambell sul benessere degli animali tenuti in sistemi intensivi d’allevamento ha introdotto il concetto del benessere degli animali e delle “cinque libertà” per la tutela del benessere, così espresse: “Ogni animale dovrebbe avere almeno sufficiente libertà di movimento per essere in grado, senza difficoltà, di girarsi (1), pulirsi (2), alzarsi (3), sdraiarsi (4) e stendere gli arti (5)”. Tale lavoro ha il merito di avere identificato molti dei concetti sul benessere animale che saranno poi ripresi da numerosi studi successivi e ha indirizzato il Farm Animal Welfare Council (FAWC) nella definizione delle nuove CINQUE LIBERTÀ, più volte riprese e modificate e così riproposte nella forma attuale: • libertà dalla sete, dalla fame e dalla malnutrizione, mediante il facile accesso ad acqua fresca e pulita e un’adeguata alimentazione che garantisca piena salute e vigore; • libertà dal disagio, mediante la predisposizione di un ambiente appropriato alla specie, con adeguati ripari e aree di riposo confortevoli; • libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie, mediante la prevenzione o una rapida diagnosi e il trattamento; • libertà dalla paura e dal dolore, garantendo condizioni di vita e trattamenti che evitino sofferenze. 1
• libertà di esprimere comportamenti normali, mediante la predisposizione di spazi sufficienti, strutture adeguate e contatti sociali con animali della stessa specie; A proposito delle “cinque libertà” è bene precisare che mentre sulle prime quattro si è giunti a un’ampia condivisione di opinioni, sull’ultima è opportuno fare due osservazioni: la prima è che una sua interpretazione “rigida” la renderebbe incompatibile con qualsiasi forma di allevamento, la seconda è che bisognerebbe riferirsi alle esigenze “naturali” di animali addomesticati, quindi ben diverse dai selvatici (Bertoni e Calamari, 2005)1. Le tematiche relative al benessere animale vanno valutate anche considerando le esigenze degli allevatori, in quanto la zootecnia è un’attività che deve fornire un reddito a chi la pratica, pena l’impossibilità di sostenerla e renderla competitiva. Il benessere dell’animale “zootecnico” può essere uno strumento nelle mani degli allevatori nel momento in cui garantisce un migliore stato di salute e migliori prestazioni produttive, con un aumento accettabile dei costi di produzione rispetto a soluzioni di minore comfort. Le vacche che godono di un livello adeguato di benessere sono più sane, più fertili, più longeve e più produttive; in termini qualitativi e quantitativi sono quindi le più efficienti, con soddisfazione anche economica dell’allevatore. Una visione assai più pragmatica e “tradizionale” è esemplificata dall’ affermazione che “finchè non siano individuati criteri migliori, la produttività può essere presa come la miglior misura dello stato di comfort e benessere degli animali” (Bertoni e Calamari, 2005). Esiste un diverso approccio mentale da parte di chi si pone il problema del benessere animale, che ne rende controversa la valutazione: certo è che “il benessere animale è uno stato soggettivo dell’animale che richiede una valutazione oggettiva da parte dell’uomo” (Bertoni e Calamari, 2005). LA VALUTAZIONE DEL BENESSERE ANIMALE I parametri che hanno effetto sul benessere animale sono molteplici e non facilmente controllabili nelle loro interrelazioni. Il benessere degli animali da reddito può essere valutato secondo approcci e modalità differenti: 1 2
• Un approccio basato sulle sensazioni degli animali (dolore, sofferenza, piacere, eccetera...), che chiaramente non è applicabile nella pratica, in quanto di difficoltosa rilevazione • Un approccio di tipo funzionale, vale a dire basato sulla buona espressione delle principali funzioni biologiche, che si concretizza nello stato di salute, nell’integrità fisica degli animali, nella fertilità, nella longevità, nella mancanza di comportamenti anomali (quali atteggiamenti aggressivi, stereotipie, modifiche nell’assunzione del cibo), nell’assetto fisiologico (presenza di determinati ormoni nel sangue) e in sostanza anche nelle performance produttive (accrescimento, indice di conversione alimentare, fecondità, prolificità, ecc.) • Un approccio rivolto a comparare la realtà dell’allevamento con la situazione degli animali in natura • Un approccio, dai più ritenuto rispondente alle attuali esigenze, basato sulla valutazione dell’ambiente d’allevamento nel suo complesso. L’ambiente d’allevamento può essere definito come l’insieme degli elementi esterni all’animale che ne condiziona la vita e il comportamento. Fra gli elementi più rilevanti possiamo elencare il microclima (temperatura, umidità relativa, velocità dell’aria), la concentrazione di gas e polveri, il rumore, la tipologia di stabulazione (singola o collettiva, fissa o libera, all’aperto o al chiuso), lo spazio vitale attribuito ad ogni capo, il tipo di pavimento (pieno, fessurato, con lettiera), la conformazione e la reciproca distribuzione delle superfici d’allevamento, le condizioni igieniche e l’ambiente microbico, il sistema di alimentazione (dimensione e forma delle attrezzature per la somministrazione dell’alimento, collocamento dei punti di alimentazione), il sistema di distribuzione dell’acqua di bevanda, le attrezzature e il management aziendale. Un altro aspetto di grande rilevanza per il benessere è rappresentato dal rapporto fra gli animali allevati e chi li accudisce, in particolare per quanto concerne la cura e la movimentazione. E’ opinione comune che anche a fronte di un management aziendale idoneo e di strutture d’allevamento adeguate, la presenza di operatori poco competenti e scarsamente diligenti può rendere il livello di benessere degli animali del tutto insufficiente. Questi elementi, com’è ovvio, sono spesso interagenti, rafforzando o limitando potenziali effetti negativi di uno o più di loro, cosa che complica in modo rilevante le ricerche finalizzate alla definizione delle relazioni fra ambiente e prestazioni produttive o fra ambiente e benessere degli animali. 3
INTRODUZIONE Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti 1976, articolo 3: “Ogni animale deve beneficiare di un alloggio, di un’alimentazione e delle cure che – tenuto conto della sua specie e del suo grado di sviluppo, d’adattamento e di addomesticamento – sono appropriate ai suoi bisogni fisiologici ed etologici, conformemente all’esperienza acquisita e alle conoscenze scientifiche”. Questo documento ha come obiettivo quello di stimolare e incoraggiare tutti gli addetti agli animali nel settore lattiero caseario a perseguire elevati standard di management aziendale. Senza una corretta gestione degli animali e un buon management aziendale, non è possibile aspirare od ottenere un buon livello nel loro stato di benessere. Le raccomandazioni incluse in questo documento sono applicabili a bovine da latte allevate secondo differenti i sistemi di stabulazione e hanno lo scopo di agevolare il perseguimento di elevati standard di benessere degli animali. La prima sezione del documento riporta le raccomandazioni inerenti la valutazione del benessere animale attraverso l’esame approfondito dell’ambiente d’allevamento nel suo complesso, inteso come l’insieme dei fattori esterni all’animale che ne condizionano la vita e il comportamento. Questa sezione è suddivisa in 5 aree funzionali, con un approfondimento dettagliato per le diverse categorie di bovini – bovine in lattazione, bovine in asciutta, manze gravide, bovine da rimonta fino all’ingravidamento e vitelli. La sezione 2 include le raccomandazioni riguardanti la valutazione del benessere attraverso l’esame diretto dell’animale - la sua salute, la sua integrità fisica e il suo comportamento. Queste raccomandazioni hanno lo scopo di fornire uno strumento atto a perseguire il benessere dei bovini negli allevamenti da latte. I box colorati riportano gli estratti pertinenti della legislazione vigente in materia di benessere animale alla data di redazione di questo documento. Gli allevamenti di bovine da latte che attuano un metodo di produzione biologico sono obbligati a rispettare norme addizionali. 4
SEZIONE 1 – VALUTAZIONE AMBIENTALE I requisiti sono suddivisi per aree tematiche. I parametri tecnici di riferimento sono stabiliti in funzione dei vincoli posti dalla normativa, ove presenti, oppure sulla base della bibliografia tecnico-scientifica di settore. 5
Area 1 – MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE La produzione del latte in Italia ha vissuto nell’ultimo decennio importanti cambiamenti che hanno coinvolto le aziende agricole, talvolta in modo talmente radicale da comprometterne la sopravvivenza. La pressione normativa per una gestione dei pericoli igienico sanitari, focalizzata in precedenza principalmente a livello dell’industria di trasformazione, si è estesa progressivamente all’allevamento, secondo il moderno approccio alla filiera alimentare “ dal campo alla tavola”. In questo contesto la redditività ed il futuro dell’azienda agricola dipendono dalla capacità di produrre una materia prima con elevate caratteristiche igienico– sanitarie e merceologiche in modo economicamente competitivo. In altre parole, la gestione della azienda zootecnica deve ispirarsi ai principi dell’autocontrollo e di assicurazione della qualità, così come già avvenuto per gli stabilimenti di trattamento e di trasformazione; per le aziende zootecniche diventa quindi importante conoscere gli obiettivi reali di un sistema di gestione impostato secondo i principi dell’autocontrollo, al di là degli obblighi normativi o contrattuali. Lo strumento, che comincia a diventare comune a qualunque sistema di gestione basato sulla documentazione è la codifica delle attività aziendali che assumono rilevante importanza ai fini della qualità delle produzioni. L’utilizzo dello strumento apre infine le porte ai successivi sviluppi, definendo in maniera chiara e documentata i principi da rispettare per mantenere da un lato la qualità raggiunta, obiettivo della costanza di qualità, ed evidenziando dall’altro gli ambiti di miglioramento attraverso l’analisi dei dati raccolti. Una volta identificati i punti di fortza ed i punti di debolezza dell’allevamento, l’intervento, mirato a ridurre eventuali sprechi e ad ottimizzare le procedure produttive, si tradurrebbe in una maggior redditività e competitività dell’allevamento stesso. L’impostazione di un sistema documentato di produzione del latte può successivamente essere utilizzato per ottenere riconoscimenti di vario livello, dalla certificazione di processo alla certificazione di prodotto o di rintracciabilità. Una ipotesi di documentazione, in un allevamento di bovine da latte, per il raggiungimento dell’obiettivo “qualità del latte”, potrebbe essere: – Introduzione, movimentazione, vendita e controllo sanitario della mandria – Manutenzione e pulizia degli ambienti di stabulazione 6
– Manutenzione e pulizia delle attrezzature – Mungitura – Alimentazione – Messa in asciutta – Trattamenti in lattazione. Tali attività sono quelle ritenute generalmente “determinanti “ per il raggiungimento dell’obiettivo di prevenire condizioni che possano diventare critiche per la salubrità del prodotto. Non bisogna tuttavia trascurare l’allevamento della rimonta a partire dallo svezzamento e la preparazione al parto quali elementi cardine della preparazione alla produzione. PERSONALE DIRETTIVA 98/58/CE, articolo 3: “Gli Stati membri provvedono affinché i proprietari o i custodi adottino le misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e per far sì che a detti animali non vengano provocati dolori, sofferenze o lesioni inutili”. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 1: “Gli animali siano accuditi da un numero sufficiente di addetti aventi adeguate capacità, conoscenze e competenze professionali”. Le relazioni che si instaurano tra operatore aziendale ed animali sono un fattore chiave nelle moderne produzioni animali e recenti ricerche hanno dimostrato che la qualità di queste interazioni può influenzare in modo sorprendente la produttività della mandria ed avere un impatto sostanziale sull’uomo e sulla qualità del suo lavoro. Un operatore aziendale ben preparato può avere un ruolo decisivo nella gestione di un allevamento di bovine, poiché è in grado di prevedere e risolvere la maggior parte dei potenziali problemi legati al benessere animale. Qualsiasi sistema di allevamento, anche se ben progettato da un punto di vista strutturale, può dimostrare numerosi punti deboli se non viene gestito correttamente. Gli operatori aziendali dovrebbero essere a conoscenza del funzionamento di tutti i macchinari che vengono utilizzati nella routine quotidiana (es.: impianto di 7
mungitura, autoalimentatore, ecc…), in modo da poter facilmente riconoscere un malfunzionamento degli stessi e provvedere alla loro regolare manutenzione. L’allevatore deve garantire che gli animali siano accuditi da un numero sufficiente di addetti aventi capacità, conoscenze e competenze professionali per svolgere correttamente le seguenti attività: • mungitura • assistenza al parto e cura dei neonati • rilevazione dei calori e fecondazione atrificiale • uso di farmaci e assistenza agli animali malati • gestione dell’ambiente d’allevamento • alimentazione • marcatura e altre operazioni cruente • movimentazioni Il personale dovrebbe seguire corsi di formazione che prevedano preferibilmente il rilascio di un certificato su tematiche che influiscono sul benessere degli animali. Il personale dovrebbe poter anticipare i problemi o riconoscerli ad uno stadio precoce. Nella maggior parte dei casi, il personale dovrebbe poter identificare le cause e risolvere immediatamente la situazione. Se non si riesce a risalire alla causa, oppure se l’animale non risponde al trattamento immediato, è opportuno consultare un medico veterinario. Il personale deve trattare i bovini con calma e tranquillità, mantenendo una routine di lavoro la più costante possibile ed evitando atteggiamenti aggressivi e violenti. Come si vedrà anche nel capitolo sulla mungitura, il comportamento del mungitore può avere forti ripercussioni sulla produttività di una bovina. Infine, è essenziale ricordare che gli animali che sviluppano reazioni di paura nei confronti dell’uomo diventano difficili e talvolta pericolosi da gestire. È preferibile la presenza nell’azienda di un’assistenza alimentaristica professionale e di specifici addetti alla preparazione e distribuzione degli alimenti, al fine di fornire ad ogni categoria di animali un’alimentazione bilanciata e adeguata allo stato fisologico in cui si trova. REGISTRI DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 5: 8
“Il proprietario o il custode degli animali tiene un registro di ogni trattamento medico effettuato e del numero di casi di mortalità constatati ad ogni ispezione. Se dati equivalenti devono essere registrati per altri scopi, siffatta registrazione è considerata sufficiente ai fini della presente direttiva”. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 6,: “I registri sono conservati per un periodo di almeno tre anni e sono messi a disposizione dell'autorità competente al momento delle ispezioni o su richiesta”. Un dato che rivela un buon livello di attenzione all’interno dell’azienda è la presenza di registri regolarmente e correttamente compilati, che riportino gli aspetti salienti dell’attività dell’allevamento, come le nascite e le morti, tutto ciò che riguarda le patologie (mastiti, zoppie, altri tipi di disordini metabolici), i trattamenti veterinari e i piani di mascalcia. È consigliabile analizzare spesso i dati relativi alla quantità di latte prodotta da ciascuna bovina e confrontarli con la curva di lattazione ritenuta ideale. È consigliabile utilizzare questi dati come uno strumento di management, in modo da poter identificare possibili problematiche delle vacche in lattazione in uno stadio precoce. L’acquisto di farmaci e la relativa somministrazione deve essere effettuata esclusivamente a seguito della prescrizione veterinaria e comunque in ogni caso in conformità alla normativa. Tutti i trattamenti terapeutici, farmacologici e ormonali devono essere registrati sull’apposito registro, secondo quanto indicato dalla normativa vigente. I registri devono documentare il tipo di farmaco usato, dove è stato acquistato, la quantità di farmaco usato, la data del trattamento, l’animale o il gruppo di animali trattato. Devono essere compilati correttamente e regolarmente i registri per il carico e lo scarico dei farmaci e degli animali. IMPIANTI AUTOMATICI O MECCANICI Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti 1976, articolo 7, paragrafo 2: 9
“Gli impianti tecnici nei sistemi moderni di allevamento intensivo devono essere oggetto, almeno una volta al giorno, di un’ispezione approfondita e qualsiasi difetto constatato deve essere eliminato nei termini più brevi. Quando un difetto non può essere eliminato immediatamente, devono essere subito prese le misure temporanee necessarie per preservare il benessere degli animali. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 13: “Ogni impianto automatico o meccanico indispensabile per la salute ed il benessere degli animali deve essere ispezionato almeno una volta al giorno. Gli eventuali difetti riscontrati devono essere eliminati immediatamente; se ciò non è possibile, occorre prendere le misure adeguate per salvaguardare la salute ed il benessere degli animali. Se la salute ed il benessere degli animali dipendono da un impianto di ventilazione artificiale, deve essere previsto un adeguato impianto di riserva per garantire un ricambio d'aria sufficiente a salvaguardare la salute e il benessere degli animali in caso di guasto all'impianto e deve essere previsto un sistema di allarme che segnali il guasto. Detto sistema d'allarme deve essere sottoposto a controlli regolari”. Gli impianti automatici che hanno influenza sul benessere animale (mungitura, alimentazione, abbeverata, ventilazione e asportazione dei reflui) devono essere controllati regolarmente e sottoposti a manutenzioni periodiche. È opportuno predisporre la registrazione dei controlli effettuati sugli impianti automatici e delle manutenzioni preventive e straordinarie effettuate. Gli eventuali difetti riscontrati devono essere eliminati immediatamente; se ciò non è possibile, occorre prendere le misure adeguate per salvaguardare la salute ed il benessere degli animali. Sarebbe opportuno prevedere sistemi di emergenza o alternativi per quegli impianti che, qualora si guastassero, avrebbero un impatto importante per il benessere degli animali (es.: generatore elettrico di emergenza per l’impianto di mungitura, fonte di approvvigionamento idrico alternativo per l’impianto di abbeverata…). 10
GESTIONE DEGLI ANIMALI L’allevamento deve essere organizzato e condotto in modo razionale ed efficiente, ponendo particolare attenzione alla suddivisione degli animali in gruppi, per categoria fisiologica o di accrescimento, e agli spostamenti di soggetti fra i diversi gruppi. MOVIMENTAZIONE Per la movimentazione delle vacche dovrebbe essere sfruttato il comportamento naturale degli animali, bisognerebbe evitare l’utilizzo della forza o di rumori intensi. Non si dovrebbe colpire o premere particolari zone sensibili del corpo della vacca (come ad esempio la testa o la coda). Qualsiasi strumento usato per la movimentazione degli animali (come ad esempio il bastone) dovrebbe essere usato solo a questo scopo e non deve presentare estremità appuntite o taglienti. Per la movimentazione degli animali non devono assolutamente essere impiegati barriere elettriche, pungoli elettrici o strumenti appuntiti non autorizzati. È da preferirsi la presenza di specifiche aree/attrezzature per la movimentazione dei bovini e per il carico/scarico dai mezzi di trasporto (box di raggruppamento, zona carico/scarico, cancello separatore all’uscita dalla zona di mungitura, corridoi di smistamento, ecc.). Le strutture di allevamento dovrebbero poter consentire la rapida evacuazione degli animali in caso di incendio. ISPEZIONE Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti 1976, articolo 7, paragrafo 1: “La condizione e lo stato di salute dell’animale devono essere oggetto di un’ispezione approfondita ad intervalli sufficienti per evitargli sofferenze inutili, ossia almeno una volta al giorno nel caso di animali custoditi in sistemi moderni di allevamento intensivo”. DIRETTIVA 91/629/CEE, allegato 1, paragrafo 6: “Tutti i vitelli allevati in gruppo o in recinti devono essere controllati almeno una volta al giorno dal proprietario o dal responsabile degli animali. Gli eventuali vitelli malati o feriti devono ricevere immediatamente le opportune cure”. 11
DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 2: Tutti gli animali tenuti in sistemi di allevamento, il cui benessere richieda un'assistenza frequente dell'uomo, siano ispezionati almeno una volta al giorno. Gli animali allevati o custoditi in altri sistemi siano ispezionati a intervalli sufficienti al fine di evitare loro sofferenze”. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 3: “Per consentire l'ispezione completa degli animali in qualsiasi momento, deve essere disponibile un'adeguata illuminazione (fissa o mobile)”. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 4: “Gli animali malati o feriti debbano ricevere immediatamente un trattamento appropriato e, qualora un animale non reagisca alle cure in questione, occorre chiedere al più presto il parere del veterinario. Ove necessario gli animali malati o feriti vengono isolati in appositi locali muniti, se del caso, di lettiere asciutte o confortevoli”. direttiva 97/2/CE allegato a): Tutti i vitelli allevati in locali di stabulazione devono essere controllati dal proprietario e dalla persona responsabile almeno due volte al giorno e quelli allevati all'esterno almeno una volta al giorno. I vitelli che presentano sintomi di malattie o ferite debbono ricevere immediatamente le opportune cure e, qualora un vitello non reagisca al trattamento dell'allevatore, dev'essere consultato al più presto un veterinario. Se necessario, i vitelli malati o feriti debbono essere isolati in locali appropriati con lettiera asciutta e confortevole" La salute e il benessere degli animali dipendono anche da una loro regolare ispezione. L’ operatore aziendale dovrebbe controllare attentamente gli animali, e in modo particolare i vitelli, almeno due volte al giorno. Ogni operatore dovrebbe essere a conoscenza del normale comportamento delle vacche, per poter identificare correttamente e precocemente qualsiasi segno di malattia o malessere. Lo sviluppo ed il miglioramento della formazione degli operatori aziendali darà modo a coloro che lavorano a contatto con gli animali di riconoscere non solo quelli in buono stato 12
di salute e con un comportamento normale, ma anche di intervenire nel caso si presentino segni patologici o di anomalie comportamentali all’interno della mandria. I principali segni di malessere possono essere evidenziati da : • allontanamento dal gruppo • comportamento anomalo • condizioni corporee scadenti • perdita dell’appetito • riduzione nella produzione del latte • stipsi o diarrea • scolo nasale o oculare, ipersalivazione, tosse persistente, respiro irregolare • articolazioni gonfie, zoppie • mastiti È particolarmente importante l’ispezione regolare dei vitelli, per identificare qualsiasi segno di malattie enteriche o respiratorie (come ad esempio diarrea, tosse, respiro irregolare) che possono diffondere rapidamente tra gli animali. In caso di acquisto di vitelli è essenziale ispezionarli appena arrivati in azienda , prima che vengano in contatto con gli altri. È importante valutare il loro stato di salute generale, ponendo particolare attenzione alla loro postura, al loro respiro e alle condizioni del musello, degli occhi, dell’ano e degli arti. All’atto dell’acquisto è importante assicurarsi che abbiano almeno due settimane di età e che abbiano assunto una adeguata quantità di colostro, che all’ispezione si presentino sani, con mantello brillante, pelle morbida e musello pulito. È vietato il trasporto di animali il cui cordone ombelicale non sia completamente cicatrizzato (prima di 12-14 giorni di età). INTERVENTI SUGLI ANIMALI DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 18: 13
“Nessuna altra sostanza, ad eccezione di quelle somministrate a fini terapeutici o profilattici o in vista di trattamenti zootecnici come previsto nell'articolo 1, paragrafo 2, lettera c), della direttiva 96/22/CE (1), deve essere somministrata ad un animale, a meno che gli studi scientifici sul benessere degli animali e l'esperienza acquisita ne abbiano dimostrato l'innocuità per la sua salute e il suo benessere”. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 20: “Non devono essere praticati l'allevamento naturale o artificiale o procedimenti di allevamento che provochino o possano provocare agli animali in questione sofferenze o lesioni”. Questa disposizione non impedisce il ricorso a taluni procedimenti che possono causare sofferenze o ferite minime o momentanee o richiedere interventi che non causano lesioni durevoli, se consentiti dalle disposizioni nazionali. DIRETTIVA 98/58/CE, allegato 1, paragrafo 21: “Nessun animale deve essere custodito in un allevamento se non sia ragionevole attendersi, in base al suo genotipo o fenotipo, che ciò possa avvenire senza effetti negativi sulla sua salute o sul suo benessere”. DIRETTIVA 97/2/CE allegato A punto a): “I vitelli non debbono essere legati, ad eccezione di quelli stabulati in gruppo che possono essere legati per un periodo massimo di un'ora al momento della somministrazione di latte e succedanei del latte. Se si utilizzano attacchi, questi non devono provocare lesioni al vitello e debbono essere regolarmente esaminati ed eventualmente aggiustati in modo da assicurare una posizione confortevole agli animali. Ogni attacco deve essere concepito in modo tale da evitare il rischio di strangolamento o ferimento e da consentire ai vitelli di muoversi" DIRETTIVA 97/2/CE allegato A punto d): “Ai vitelli non dev'essere messa la museruola” DIRETTIVA 97/2/CE allegato A punto f): “Ogni vitello deve ricevere colostro bovino quanto prima possibile dopo la nascita e comunque entro le prime sei ore di vita.." Lo svezzamento dei vitelli non dovrebbe essere di tipo precoce (prima dei 45 giorni di vita). 14
È obbligatorio che la cauterizzazione dell’abbozzo corneale avvenga entro 21 giorni di età. È vietato mantenere permanentemente legati i vitelli. È vietato mettere la museruola agli animali. È vietata la mutilazione, come ad esempio la decornazione, qualora questa non venga effettuata a scopi terapeutici. Il taglio della coda deve essere praticato solo a scopi terapeutici e non deve costituire un’operazione di routine. GRAVIDANZA E PARTO L’evento del parto è molto importante, in quanto è il momento “della vita” dove si costruisce il futuro dell’allevamento, ma occorre mantenere un elevato grado di attenzione durante l’intera fase del periparto. Durante tale periodo è necessario prestare attenzione alla frequente riduzione di assunzione di sostanza secca da parte delle bovine a pochi giorni dal parto, fattore che condiziona il bilancio energetico ed i problemi sanitari correlati. Occorre curare al massimo la qualità e la palatabilità della razione in questo periodo, istituendo se possibile appositi gruppi di asciutta da seguire con particolare cura. L’esperienza e la ricerca scientifica hanno dimostrato la validità dei seguenti interventi: aumento del valore e del contenuto energetico della dieta, aumento dell’ingestione, aumento del tenore di proteina e del contenuto di vitamine e minerali (Amadori e Bertocchi, 2005) La maggior parte delle difficoltà e dei casi di morte durante il parto possono essere prevenuti attraverso una corretta gestione della vacca durante la gravidanza, assicurando che arrivi in buone condizioni di salute al momento del parto. Al momento del parto è fondamentale prestare adeguate attenzioni sia al vitello che alla vacca: si tratta di un momento di stress e di conseguenza, è opportuno predisporre con l’alimentarista aziendale una integrazione particolare, per assicurare il corretto funzionamento del rumine senza razioni eccessivamente acidogene e garantire un apporto di energia by-pass elevato. È buona norma predisporre una specifica area per il parto delle bovine. Sarebbe preferibile disporre di un box individuale con lettiera, ma è considerato accettabile anche un box collettivo. In diverse realtà aziendali le vacche vengono fatte partorire nello stesso box delle vacche che sono in asciutta. In tali casi i rischi di mortalità sono superiori. La sala parto dovrebbe essere costituita da un box in cui viene posta 15
abbondante paglia pulita e che presenti una superficie tale che la vacca possa avere libertà di movimento. Il box deve essere attrezzato in modo che siano disponibili prontamente disinfettanti, saponi e medicinali per le prime cure al vitello, un cordino da tiro e un rotolo di carta per asciugarsi e pulirsi le mani. Nel caso in cui le vacche e i vitelli siano ospitati in un box collettivo, è bene prevedere un’area accessibile ai soli vitelli. Le vacche primipare andrebbero introdotte gradualmente nel gruppo di lattazione. Il personale addetto al parto dovrebbe essere formato per poterne riconoscere tutti i segni premonitori. Durante il parto è importante, sia per la vacca che per il vitello, la presenza dell’uomo. L’operatore ha la possibilità di rilevare l’avvicinarsi del parto dal rigonfiamento della mammella, dall’ arrossamento e dal rigonfiamento delle labbra vulvari, dal rilassamento dei legamenti che si estendono dalle vertebre caudali alle punte ischiatiche, dalla fuoriuscita di uno scolo filamentoso dalla rima vulvare e dall’irrequietezza dell’animale. È essenziale che vi sia una costante supervisione del parto in modo da poter intervenire in caso di bisogno e che sia assicurato un ambiente tranquillo alle vacche che stanno partorendo. Il personale in supervisione non dovrebbe disturbare il corso naturale del parto, salvo quei casi in cui sia davanti a distocie e risulti necessaria assistenza. Nel caso in cui sorga qualsiasi dubbio riguardo alla presentazione del vitello, allo stato di salute della madre o relativamente al decorso del parto è necessario consultare immediatamente un medico veterinario. Se il parto necessitasse di assistenza, è fondamentale rispettare buone norme igieniche. È necessario provvedere al lavaggio e alla disinfezione di tutti gli strumenti di assistenza al parto dopo ciascun uso. Le attrezzature e gli strumenti ostetrici devono essere usati solamente in caso di reale necessità e non per accelerare il decorso di un parto naturale. L’induzione al parto deve essere eseguita solo in caso di reale bisogno e sotto il controllo di un medico veterinario. È buona norma effettuare la disinfezione del cordone ombelicale subito dopo la nascita del vitello. Il vitello è un organismo giovane che necessita di cure attente al fine di assicurarne la sopravvivenza e la crescita. In un allevamento in cui si prestano le dovute attenzioni al 16
parto e alle cure neonatali le perdite di vitelli dovrebbero essere contenute al di sotto del 5%. La diarrea neonatale rappresenta la maggiore causa di mortalità dei vitelli, specialmente nelle prime due settimane di vita ed è dimostrato come la corretta gestione della colostratura e del management aziendale rivestano un ruolo centrale nel determinismo delle sindromi del giovane vitello, patologie ad eziologia combinata che coinvolgono batteri (Coliformi, Salmonelle), virus (Coronavirus, Rotavirus) e protozoi (Criptosporidium e coccidi) (Allodi, 2007). In natura la situazione ideale prevede che il vitello trascorra a stretto contatto con la madre le prime ore di vita e assuma al più presto il colostro. Area 2 - SISTEMI DI ALLEVAMENTO E STABULAZIONE Obiettivo del moderno allevamento è quello di far partorire una vacca con una cadenza di poco superiore all’anno (0,95 parti/anno costituiscono il valore ottimale) per ottenere la massima produzione di latte con il minor consumo di alimenti. La vacca viene fecondata a distanza di circa 60 gg dal parto precedente. Il tasso di rilevamento dei calori si attesta dal 40 al 45%. La lattazione dura circa 300 gg. Il periodo di asciutta, che precede il parto successivo, dura dai 45 a 60-80 gg. Il primo parto avviene all’età di 2,2-2,4 anni e la carriera produttiva dura indicativamente 5-6 parti. La rimonta (tasso di sostituzione degli animali) va dal 20 al 30% all’anno in relazione alle condizioni sanitarie, selettive ecc.. Al vitello appena nato viene somministrato il colostro per 3-4 giorni. Esso viene poi allattato con latte naturale o rigenerato e svezzato a 5-12 settimane in funzione della destinazione (se da ingrasso o da rimonta). Il toro inizia l’attività riproduttiva a 18 mesi e viene scartato a 7-8 anni. I sistemi di stabulazione utilizzati e le strutture presenti in allevamento hanno un ruolo estremamente importante nella determinazione del benessere delle bovine da latte. La stabulazione dovrebbe consentire ad ogni animale di avere un costante accesso all’alimento e all’acqua, di avere un’area di riposo confortevole e asciutta, un riparo in caso di cattivo tempo e spazio a sufficienza per muoversi e comportarsi secondo la normale gamma di comportamenti sociali specie-specifici (in particolare è necessario che 17
gli animali più in basso nella scala gerarchica abbiano lo spazio sufficiente per allontanarsi da quelli dominanti). Il sistema di stabulazione influisce significativamente anche su un aspetto cardine dell’allevamento della bovina da latte, quale quello riproduttivo. Studi scientifici dimostrano che il 65% di gravidanza ottenuto dopo un periodo di pascolo con toro in bovine con problemi riproduttivi, quasi irrisolvibili in allevamento, induce a ritenere che gran parte della sterilità delle bovine da latte oggi denunciata sia una sindrome disneuroendocrina funzionale e comunque reversibile con il miglioramento delle condizioni ambientali (Belluzzi e Matteuzzi, 1987). Qualsiasi sia il sistema di stabulazione utilizzato, è molto importante fornire all’animale un’area che sia il più confortevole possibile, in modo da far sì che la bovina possa rimanere in decubito per il tempo desiderato, ruminare ed alzarsi in modo normale. E’ essenziale conoscere le dimensioni degli animali e i loro requisiti di spazio per evitare problemi con poste, cuccette, gabbie ecc. Sono importanti sia le dimensioni statiche sia quelle degli animali in movimento. Le dimensioni statiche degli animali (altezza, lunghezza, larghezza) sono in relazione all’età, al sesso, al peso e alla razza (Tabella 1). Le dimensioni dinamiche si riferiscono al movimento per sdraiarsi, alzarsi, mangiare, defecare e per la deambulazione (Figure 1 e 2). Dato che le dimensioni degli animali variano in relazione alla razza e alla selezione, è evidente che le attrezzature andranno scelte partendo proprio dalla valutazione della loro compatibilità con le dimensioni degli animali. Va però fatto notare che, per le condizioni dinamiche, esiste la possibilità di adattamento del movimento naturale a quello imposto dalla particolare struttura. Ciò non significa che l’attrezzatura è buona ma che l’animale si adatta, e ciò può essere fonte di stress. 18
Figura 1 - Distanza raggiunta dalla bocca(da: Il benessere dei suini e delle bovine da latte – fondazione iniziative zooprofilattiche) Figura 2 - Principali movimenti compiuti dagli animali (da: Il benessere dei suini e delle bovine da latte – fondazione iniziative zooprofilattiche) 19
Tabella 1 - Caratteristiche dimensionali dei bovini (da: Il benessere dei suini e delle bovine da latte – fondazione iniziative zooprofilattiche) 20
Le tipologie costruttive dipendono in parte dall’ambiente (clima) in cui vengono allevate le bovine; dal tipo di produzione (biologica o meno), dalla disponibilità di foraggio nei diversi periodi dell’anno, dalle modalità di gestione dei reflui, dal costo della manodopera,, dal regime fondiario, ecc. Questo fa sì che a parità di condizioni climatiche si possano riscontrare soluzioni costruttive diverse e con diverso grado di sofisticazione a livello impiantistico. Così, in regioni a clima mite, le bovine possono essere stabulate sotto tettoie aperte con pareti ridotte al minimo; in altre regioni le stalle devono essere chiuse per conservare il calore e proteggere gli animali oltre che il sistema di abbeveraggio e di mungitura ecc. Nelle diverse tipologie di allevamento si possono riscontrare (non esclusivamente) le seguenti strutture: – recinzioni permanenti (zone temperato-calde in cui le vacche pascolano per tutto il corso dell’anno; vi può essere al massimo la somministrazione aggiuntiva di concentrato e fieno in luogo dedicato); – recinzioni permanenti e tettoie (zone calde; foraggio e concentrati vengono portati agli animali); – recinzioni temporanee di limitazione del pascolo (zone a clima temperato e pascolo intensivo); – recinzioni di confinamento temporaneo degli animali (zone calde, alpeggi; gli animali vengono rinchiusi di notte e portati al pascolo di giorno); – stalle a stabulazione libera permanente (zone a clima temperato; tutto l’alimento viene portato agli animali); – stalle a stabulazione libera temporanea (zone a clima temperato; gli animali vengono tenuti nelle stalle solo in inverno; in allevamenti di montagna o allevamenti biologici); – stalle a stabulazione permanente (piccoli allevamenti delle zone a clima temperato- freddo e allevamenti intensivi; l’alimento viene portato agli animali durante tutto l’anno); – stalle a stabulazione fissa temporanea (zone a clima temperato; gli animali vengono rinchiusi o per la stagione fredda o per una parte del giorno in stalle). Inoltre negli allevamenti si possono individuare le seguenti strutture complementari: – sale di mungitura e locali dove viene conservato il latte; – strutture per i trattamenti sanitari e l’isolamento degli animali; – tettoie per deposito del fieno e della paglia; 21
– sili per foraggi e cereali; – deposito di alimenti e concentrati. L’allevamento deve disporre di idonee strutture per: • le vacche in lattazione e asciutta; • le bovine da rimonta; • i vitelli fino a 8 settimane; • i tori da riproduzione; • box parto - È buona norma predisporre una specifica area per il parto delle bovine: la soluzione ideale è rappresentata dalla presenza di box individuali in un numero almeno pari al 5% delle vacche allevate, ma è accettabile un box collettivo con lettiera con capienza totale almeno pari al 5% delle vacche allevate, I box dovrebbero prevedere la lettiera e devono disporre di una superficie idonea ad evitare gli scivolamenti. Nel caso in cui le vacche e i vitelli siano ospitati in un box collettivo, è bene prevedere un’area accessibile ai soli vitelli. • isolamento/quarantena – è consigliabile la presenza di una struttura per la quarantena dei nuovi soggetti al fine di evidenziare i sintomi di eventuali malattie infettive che potrebbero essere trasmesse agli altri animali dell’allevamento ed effettuare i necessari accertamenti diagnostici. Come struttura di isolamento/infermeria è accettabile un box collettivo/individuale nella stalla delle vacche, ma è preferibile un box collettivo/individuale in un locale separato dalla stalla delle vacche. Per il box collettivo di isolamento sarebbe opportuno prevedere l’impiego di un sistema di cattura individuale. La capienza complessiva della zona di isolamento-infermeria non dovrebbe essere inferiore al 6% del numero di vacche allevate. Nel box di isolamento è necessaria la disponibilità di acqua in continuo e deve essere possibile mungere le vacche. TIPOLOGIA DI STABULAZIONE STABULAZIONE FISSA La stabulazione fissa è una soluzione ancora molto diffusa in Italia. Le condizioni di lavoro risultano più difficoltose rispetto alle soluzioni a stabulazione libera sia per quanto riguarda la mungitura che per quanto concerne le operazioni connesse all’alimentazione 22
e alla cura degli animali. La produttività del lavoro è inferiore e le condizioni di stabulazione predispongono a problemi sanitari. La stabulazione fissa è praticata prevalentemente nelle zone in cui il clima è molto rigido e/o per limitati periodi di tempo. Nelle stalle a stabulazione fissa possono essere adottate soluzioni a una o a due file di animali con disposizione groppa a groppa o testa a testa. Nelle stalle a una fila gli animali sono solitamente rivolti a Nord; da una parte vi è la piattaforma per il letame e dall’altra il locale per il latte. Se non vi è corsia di alimentazione il foraggio viene immesso in mangiatoia passando tra le vacche. La stalla che ne risulta è stretta e adatta per zone di montagna (la larghezza della stalla risulta di 4,5 m circa). La ventilazione naturale è resa difficoltosa a causa delle basse cubature. La larghezza della corsia di alimentazione (di solito presente nelle stalle che ospitano più di 20-22 capi) è ≥ 1,2 m in relazione al mezzo di distribuzione utilizzato. Nelle aziende con un numero di capi limitato il fieno e la paglia sono posti sopra alla stalla (soluzione oggi sconsigliata per problemi di sicurezza). Nelle stalle a due file, soluzione consigliata per un numero di capi superiore a 20 vacche, nelle soluzioni groppa a groppa la larghezza dell’edificio è superiore a 12,5 m se sono presenti corsie di alimentazione, mentre è superiore a 8,3 m nelle soluzioni senza la corsia. La disposizione testa a testa permette di ottenere un edificio più compatto (10,9 m circa ). La distribuzione degli alimenti avviene da unico corridoio centrale. L’asse principale delle stalle è orientato secondo la direzione Nord-Sud. STABULAZIOME LIBERA Si tratta del sistema più efficiente e rispettoso delle normative per allevare le bovine da latte. Le vacche sono tenute in aree recintate con zona coperta su paglia o in cuccette e vengono munte in ambienti (le sale di mungitura) caratterizzati da migliori condizioni igienico-sanitarie; le operazioni di mungitura sono facilitate; il lavoro necessario per la pulizia e la rimozione delle deiezioni ridotto al minimo o automatizzato. La stabulazione libera è adatta a ogni categoria di bovini. La tipologia dei fabbricati dipende dalle condizioni climatiche e dalla piovosità, che gioca un ruolo determinante sia quantità della paglia consumata, sia sullo spandimento del liquame. La pulizia degli animali è importante per facilitare la mungitura e l’igiene del latte. La stalla può essere a corpo unico o a corpi separati indifferentemente,purchè siano assicurate idonee condizioni ambientali. Nei grandi allevamenti è opportuno suddividere la mandria in gruppi (50-100 capi) per permettere un migliore controllo degli animali e un’alimentazione differenziata. 23
La stalla a lettiera permanente in genere è adatta per edifici aperti su almeno uno dei lati. Prevede una zona di riposo e una zona di esercizio. La zona di riposo può essere vicina a quella di alimentazione o separata da questa dalla zona di esercizio. Nella zona di riposo viene apportata paglia in ragione di 4-6 kg/giorno capo. La superficie può variare fra 4-5 m2/capo e 6-8 m2/capo; una minore superficie comporta un maggiore consumo di paglia e un minor livello di benessere degli animali. L’accesso all’area coperta dalla lettiera deve essere il più ampio possibile per consentire alle bovine il massimo sfruttamento della lettiera stessa. Al fine di mantenere pulita la lettiera e ridurre il consumo di paglia (3-5 kg/giorno per capo) è possibile realizzare un pavimento con pendenza del 6-8%. In questo caso la larghezza della zona destinata a lettiera non deve superare i 6-7 m. In ogni caso la pulizia frequente del corridoio permette di mantenere più pulita la lettiera. Il sistema è, però, poco idoneo per le vacche. La stalla a cuccette combina i vantaggi della lettiera con quelli della posta fissa. Con tale sistema di allevamento le vacche risultano più pulite e tranquille,, diminuisce il consumo di lettiera e si ha un minor impiego di manodopera; anche l’incidenza di inconvenienti sanitari risulta inferiore. La zona di riposo a cuccette può essere disposta secondo due schemi: a cuccette separate (groppa a groppa) o contrapposte (testa a testa). Inoltre, in relazione alla zona di alimentazione, queste possono essere direttamente confinanti o separate dall’area di esercizio, come già indicato nel caso della lettiera. La soluzione a “cuccette contrapposte” o “testa a testa” non prevede la realizzazione di pareti..Il pavimento delle cuccette ha un fondo in terra asciutta o calcestruzzo magro con finitura superficiale in altro materiale. Fra questi ad esempio il calcestruzzo: 1:2:4, spesso 75 mm su una base in sabbia posta sopra il magrone. È consigliabile inserire un foglio di politene a tenuta fra la sabbia e il calcestruzzo. Il pavimento ha una pendenza verso il corridoio fino al 3,5% . Nella cuccetta viene posta la lettiera: la paglia è il materiale ideale, ma si possono utilizzare sabbia, torba, cruschello, segatura, carta macinata o deiezioni disidratate. Molto apprezzati sono i tappetini in gomma rigida o “materassi” riempiti di ritagli di materiale elastomerico e con segatura posta sopra. La sabbia sarebbe un materiale ideale perché non permette la moltiplicazione dei batteri, assorbe l’umidità, fornisce un discreto appoggio e un altrettanto discreto attrito rendendo i pavimenti meno scivolosi. La sabbia ha lo svantaggio che ne occorrono da 20 a 30 kg/giorno per stallo e pone problemi per la gestione dei reflui. Per limitare il consumo di sabbia si può applicare al cordolo una 24
paretina di gomma. Anche la paglia è un ottimo materiale, ma presenta un costo di acquisto, stoccaggio e movimentazione elevato. Il gradino posteriore della cuccetta (che impedisce che il liquame asportato dal corridoio tracimi) è costituito da un cordolo in calcestruzzo largo 10 cm e alto 20-25 cm. Se il corridoio ha pavimento fessurato, il cordolo posteriore può essere alto 5-10 cm. In quest’ultimo caso però non si riesce ad impedire agli animali di entrare nella cuccetta all’indietro. I divisori o battifianchi sono il componente che più caratterizza la cuccetta e vengono generalmente costruiti in tubolare metallico di 50 mm di diametro (ma anche con tavole di legno, con robuste corde e piantane metalliche ecc.). L’altezza dei battifianchi varia fra 1,05-1,2 m e sono arretrati di 15-30 cm rispetto al cordolo posteriore. Il tubo orizzontale mediano è posto a 40-50 cm da terra. La stalla a cuccette richiede una attenta osservazione del comportamento delle bovine, che devono sdraiarsi regolarmente e non mostrare tracce di ferite o contusioni. La vacca che sta in piedi ha problemi, ma più vacche in piedi denotano problemi alle cuccette (almeno il 90% delle vacche dovrebbe star sdraiato nelle cuccette). Le deiezioni devono cadere nel corridoio e a questo provvede un tubo trasversale, detto anche allenatore o allineatore o tutore, posto a 30-45 cm dal muro, o a 1,65 m dal cordolo, sulla parte alta in cima ai battifianchi, che fa coricare gli animali correttamente. Le varie aree funzionali della stalla vanno collegate in maniera tale che le bovine seguano il seguente percorso: area di esercizio → area di mungitura → area di alimentazione. E’ importante mantenere questo tipo di circolazione perché è opportuno che le bovine, al termine della mungitura, rimangano in piedi fino alla completa chiusura del dotto del capezzolo. La possibilità per gli animali di sdraiarsi su superfici contaminate subito dopo la mungitura predispone alla colonizzazione del dotto e all’instaurarsi di mastiti ambientali. Per ogni gruppo di bovine vanno previsti almeno due passaggi per accedere e tornare dalla corsia di alimentazione senza creare strozzature. Nell’organizzare la divisione per gruppi occorre ricordare che le corsie a fondo cieco, anche se ottenute con cancelli, non sono gradite alle bovine. 25
VACCHE IN LATTAZIONE / VACCHE IN ASCIUTTA / MANZE GRAVIDE La stabulazione libera è, in ogni caso, preferibile a quella fissa, sia nelle soluzioni con cuccette che con lettiera in zona di riposo . Deve essere prevista un’adeguata superficie di stabulazione in funzione della tipologia di stabulazione (fissa, libera, libera con cuccette). Allevamento a stabulazione fissa: le dimensioni indicate di una posta “corta” sono 1,75 m di lunghezza e 1,15 m di larghezza, mentre le dimensioni minime di una posta “lunga” sono 1,95 m di lunghezza e 1,15 m di larghezza. Allevamento a stabulazione libera: Lo spazio di lettiera disponibile per ogni animale dovrebbe essere tale da garantire ad ogni bovina di potersi sdraiare e alzarsi senza difficoltà. I box che ospitano gli animali non dovrebbero essere in nessun caso sovraffollati, anche per evitare problemi quali lo schiacciamento della mammella da parte di altre bovine, con conseguenti ripercussioni sulla produttività. Il numero degli animali stabulati su lettiera deve essere quindi deciso su una base razionale, in funzione della superficie di lettiera disponibile. La superficie totale minima della zona di riposo dovrebbe essere di almeno 6 m2/capo, ma è preferibile disporre di una superficie di almeno 8 m 2/capo. È preferibile la presenza di un paddock, pavimentato o di terra battuta, di dimensioni minime di 3m2/capo e di 8m2/capo rispettivamente. Allevamento a stabulazione libera con cuccette: è indispensabile che il numero delle cuccette sia almeno pari al numero degli animali presenti; tuttavia sarebbe alquanto consigliabile programmare un numero di cuccette superiore al numero di animali, in modo da assicurare alle bovine subordinate una cuccetta lontana da quella della bovina dominante; la percentuale in eccesso consigliabile è del 5% in più rispetto al numero di animali presenti nel gruppo. In caso contrario, gli animali subordinati potrebbero trovarsi costretti a sdraiarsi nelle corsie di passaggio: questi animali non solo risulteranno molto sporchi, ma avranno anche maggiori probabilità di contrarre mastiti ambientali, procurarsi lesioni e avere problemi podali. 26
Di primaria importanza risultano anche le dimensioni delle cuccette. Cuccette ben dimensionate non solo permettono all’animale di avere il massimo comfort, ma aiutano anche a mantenere un livello igienico maggiore. Qualora infatti le cuccette siano troppo lunghe, le deiezioni possono rimanere nella parte posteriore invece che cadere nel canale di scolo; con cuccette troppo larghe, invece, la bovina può girarsi e depositare le deiezioni nella parte anteriore della cuccetta, dove in teoria dovrebbe appoggiare la testa. Cuccette troppo corte, infine, possono creare notevoli difficoltà all’animale nello sdraiarsi e, soprattutto, nel rialzarsi, prolungando il tempo normalmente necessario per effettuare il passaggio dalla posizione di decubito a quella di stazione e viceversa ed alterando i normali movimenti che l’animale impiegherebbe per effettuare tale operazione. La progettazione di un sistema a cuccette deve quindi tener conto delle dimensioni, della forma e del peso degli animali. Una progettazione non appropriata potrebbe portare infatti ad una riduzione dei tempi di decubito delle bovine, costituendo un fattore predisponente per le zoppie e potrebbe essere causa di danni ai capezzoli nel caso di una larghezza della cuccetta non adeguata. Un dimensionamento non corretto delle cuccette inoltre porta gli animali a trascorrervi meno tempo a riposo, elemento di stress e causa di minori produzioni. . La dimensione consigliata delle cuccette dipende dalla loro tipologia: per le cuccette singole contro muro sono indicate le misure minime 2,5 m di lunghezza e 1,3 m di larghezza. Per le cuccette singole libere anteriormente sono indicate le misure minime di 1,8 m di lunghezza e 1,3 m di larghezza. Per le cuccette contrapposte (testa-testa) sono indicate le misure minime di 4,4 m di lunghezza e 1,3 m di larghezza. I battifianchi delle cuccette devono essere del tipo ad appoggio anteriore. Le cuccette dovrebbero sempre essere dotate di materiale da lettiera che consenta all’animale di avere una superficie morbida su cui appoggiarsi. Il materiale di riempimento delle cuccette, preferibilmente lettiera su pavimento pieno, dovrebbe essere mantenuto in buono stato, rabboccandolo o sostituendolo quando necessario, anche per ragioni igieniche. L’utilizzo di una superficie dura, senza nessun tipo di materiale di riempimento, è sconsigliabile. Relativamente alle corsie di passaggio tra le cuccette è importante specificare che esse devono avere una larghezza sufficiente al fine di permettere agli animali di passare con facilità, senza ostacolarsi a vicenda . La larghezza minima dei passaggi fra le cuccette dipende dalla presenza o meno di abbeveratoi: un passaggio senza 27
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