COMUNE DI RIVOLTA D'ADDA - VARIANTE GENERALE al PIANO di GOVERNO del TERRITORIO - RELAZIONE
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COMUNE DI RIVOLTA D'ADDA PROVINCIA DI CREMONA VARIANTE GENERALE al PIANO di GOVERNO del TERRITORIO IL SINDACO DOTT. FABIO CALVI IL PROGETTISTA ARCH. PIER ERNESTO RIBOLI COLLABORAZIONE ARCH. SARA MAGENIS RELAZIONE
INDICE Capitolo 1 SUGGERIMENTI E PROPOSTE IN FASE INIZIALE 1 Capitolo 2 L’ABITATO DI RIVOLTA D’ ADDA - STORIA E SVILUPPI RECENTI 3 Capitolo 3 STRUTTURA DEL PAESAGGIO 8 Capitolo 4 STATO DI ATTUAZIONE DEL P.G.T. VIGENTE 16 Capitolo 5 L.R. 31/2014 18 Capitolo 6 ANALISI DEL PATRIMONIO RURALE 19 Capitolo 7 RIUTILIZZO DELLE CASCINE STORICHE 21 Capitolo 8 NUOVE NORME PER IL RIUSO DEL PATRIMONIO EDILIZIO RURALE 22 Capitolo 9 EDIFICI RESIDENZIALI IN ZONA AGRICOLA 23 Capitolo 10 TUTELA DEGLI EDIFICI DI INTERESSE STORICO E ARCHITETTONICO 25
CAPITOLO 1 SUGGERIMENTI E PROPOSTE IN FASE INIZIALE All’inizio della procedura per l’approvazione della Variante Generale al P.G.T. sono state fatte pervenire al Comune una serie di suggerimenti e proposte. Tenendo conto anche dei suggerimenti arrivati fuori termine si sono superate le trenta istanze. I suggerimenti pervenuti si possono raggruppare in alcuni sottogruppi: 1. Ripristino della destinazione agricola per terreni attualmente inclusi dal P.G.T. in ambiti di trasformazione sia residenziale che produttiva. (10 richieste); 2. Permettere la creazione di medie strutture di vendita nella zona artigianale consolidata posta nelle vicinanze della Rivoltana. (5 richieste); 3. Permettere un incremento della SLP (Superficie Lorda di Pavimento) esistente all’interno del Parco della Preistoria, in quanto gli edifici attuali sono insufficienti per le esigenze emergenti all’interno della struttura per ospitare i visitatori. 4. Richieste di correzione di schede in particolare riguardanti il centro storico in quanto quelle allegate al P.G.T. risultano errate; 5. Richieste varie, non raggruppabili in temi di interesse generale. Dei suggerimenti pervenuti in fase iniziale si possono considerare di interesse generale quelli relativi ai punti 1 – 2 – 3. Punto 1: in relazione alle richieste di riportare i terreni inseriti negli A.T.R alla destinazione agricola risulta essere una richiesta decisamente anomala, che va esattamente nella direzione opposta rispetto alle richieste che arrivavano puntuali nel passato ad ogni revisione del P.R.G. Le richieste di questo tipo sono motivate sia dalla mancanza di prospettive di commercializzazione di tali aree sia dalla contemporanea tassazione dei terreni (I.M.U.). A questo proposito l’art. 8 della L.R. 12/2005 al comma 3 afferma esplicitamente che “Il Documento di Piano non contiene previsioni che producano effetti diretti sul regime giuridico dei suoli”. Nella sostanza le previsioni contenute nel solo Documento di Piano non trasformano l’area agricola in area edificabile. Il passaggio avviene al momento dell’approvazione del piano attuativo (Piano di lottizzazione o altro). Poiché alla data odierna solo una parte dell’A.T. Commerciale ha ottenuto l’approvazione di un piano attuativo, gli A.T.R. verranno inseriti nel solo documento di piano, 1
risultando nel piano delle regole come ambiti agricoli speciali, dando la facoltà all’Amministrazione di non applicare l’I.M.U. Nel piano delle regole verranno inseriti quelle parti di A.T.R. che hanno ottenuto l’approvazione del piano attuativo. In questo modo si potrà mantenere all’interno degli A.T.R. l’edificabilità di tutti i terreni senza gravare economicamente sui proprietari che non intendono o non possono costruire a breve. Punto 2: molti artigiani che svolgono la propria attività nei pressi della S.S. Rivoltana chiedono una variazione normativa che permetta loro di trasformare e/o integrare la propria attività con medie strutture di vendita. Molte attività artigianali in questi anni di crisi hanno passato pesanti momenti di difficoltà ed è comprensibile il fatto che alcuni vogliano sfruttare la vicinanza della strada statale per diversificare l’attività e incrementare le entrate. Le richieste pervenute sono ritenute ammissibili. Punto 3: la presenza del Parco della Preistoria è senz’altro una presenza positiva per Rivolta d’Adda in quanto oltre che costituire un’attività economica che produce reddito e posti di lavoro, sia direttamente che indirettamente, ha la funzione di avvicinare molte persone, per lo più esterne al Comune, a un’esperienza di tipo culturale di approfondimento del mondo animale della Preistoria. Nel Parco vi sono inoltre animali vivi e il percorso dei visitatori diventa anche un’occasione per fare una passeggiata in un bosco naturale. La richiesta di adeguare la normativa del P.G.T. alla normativa già vigente per il parco Adda Sud appare quindi logica e del tutto condivisibile. L’inserimento nella variante delle norme già vigenti nel Parco Adda Sud permetterà un moderato aumento delle strutture fisse presenti nel Parco, realizzate in accordo con la modalità che l’inserimento in fascia P.A.I. A richiede. La realizzazione delle nuove strutture permetterà di accogliere in maniera più confortevole i numerosi visitatori che affluiscono soprattutto in primavera – estate. 2
CAPITOLO 2 L’ABITATO DI RIVOLTA D’ ADDA STORIA E SVILUPPI RECENTI La storia di Rivolta D’adda, in mancanza di documenti si perde nel lontano passato. Tracce sicure di insediamenti romani nella zona non sono stati rinvenuti. Si ipotizza un insediamento molto antico nella zona dell’oratorio del Corneanello. (FOTO 1-2) FOTO 1 FOTO 2 VISTA ESTERNA ORATORIO DEL CORNEANELLO CORNEANELLO – PORTICO CON AFFRESCHI La struttura del territorio ci offre comunque importanti spunti per ricostruire l’evoluzione dell’abitato e le logiche del suo sviluppo a partire perlomeno dall’alto medioevo. La struttura di base all’origine di Rivolta e dei suoi dintorni risiede nel “percorso di crinale” Nord-Sud che da tempo immemorabile è stato utilizzato per i collegamenti in questa parte di territorio lungo l’Adda, da sempre territorio di confine. Il percorso di crinale è il percorso posto a confine tra la zona “asciutta”, la pianura posta a Est e il corso dell’Adda che nei tempi passati formava un vero e proprio lago, il Lago Gerundo. Gli antichi abitanti utilizzavano questo percorso che, in quanto posto a confine tra il lago e la zona asciutta, permetteva di dominare visivamente entrambe le zone. Per migliaia di anni, finchè le acque dell’Adda non sono state contenute nell’alveo attuale, questo è stato di gran lunga il percorso più importante di tutto il territorio e su questa base si è strutturato l’intero territorio. Questo percorso esiste tuttora e coincide con la strada del Paladino e la vecchia strada per Cassano. A ovest vi era il lago, a est la pianura. Nel punto in cui il lago era più stretto vi era la possibilità di guadare il fiume a piedi o con barche, in base al livello del fiume. Nel punto più favorevole per il guado è sorta Rivolta chiamata anticamente Rivolta Secca proprio perché sorta su terreno asciutto. (FOTO 3) 3
FOTO 3 TERRITORIO DI RIVOLTA D’ADDA – SVILUPPI INIZIALI Rivolta si trovava all’incrocio tra un percorso di terra e un percorso fluviale, quindi in un punto estremamente favorevole. Nel periodo medievale questa collocazione “commercialmente” 4
molto favorevole ha fatto la fortuna degli antichi abitanti di Rivolta che hanno saputo sfruttare al meglio questa opportunità. L’abitato è sorto e si è sviluppato esattamente all’incrocio delle vie di terra con la via d’acqua e una delle attività prevalenti dei rivoltani era il traghettamento delle persone e delle merci che confluivano in questa zona sia dal percorso di crinale nord-sud, ma anche dalle strade provenienti dall’interno. (strade provenienti da Gradella, Agnadello, Casirate e Arzago) che servivano un territorio abbastanza vasto. Lo svilupparsi, a partire dall’alto medioevo e nei secoli successivi di attività commerciali ha reso Rivolta un centro con caratteristiche piuttosto diverse dagli altri comuni della zona, dediti quasi esclusivamente all’attività agricola. L’attività commerciale ha reso Rivolta un borgo piuttosto “ricco” rispetto ai centri confinanti, condizione testimoniata dalla possibilità di costruire una Basilica importante inaugurata ancora prima del 1.100. Il solo centro nella zona con una chiesa così antica è Palazzo Pignano ove le dimensioni sono però decisamente inferiori. La posizione di Rivolta ne faceva anche una importante zona di confine che come tale aveva la necessità di opere di difesa. Storicamente è documentata l’esistenza di diversi castelli: il castello del Paladino (FOTO 4) (il cui sedime è ora occupato dalla cascina Castello) il castello del Corneanello e il castello esistente nel centro abitato ove ora sorge il Palazzo dell’Oratorio. Di questi ultimi non rimangono tracce importanti. Tra le opere di difesa di un borgo ricco e con un’importante posizione strategica vi era una cinta muraria risalente al periodo medievale, realizzata con grossi sassi cementati provenienti dal greto dell’Adda. E’ probabile che nel tempo si siano succedute diverse cinte murarie. Dell’ultima cinta muraria rimangono tracce di una certa consistenza lungo il perimetro del nucleo antico. FOTO 4 VISTA ESTERNA ORATORIO DEL PALADINO La struttura del borgo si è via via ingrandita con l’aumento della popolazione e delle attività. L’attuale struttura urbana permette di riconoscere la presenza di un primitivo borgo compreso tra le vie: Cesare Battisti, Somaschi, San Francesco, Giuseppe Garibaldi, Roma e Menocchi. Successivamente l’abitato si è ingrandito fino a raggiungere l’attuale dimensione del nucleo antico compreso all’interno delle mura. 5
A partire dall’alto medioevo in poi si sono verificati dei cambiamenti strutturali che hanno radicalmente modificato la struttura del territorio e la sua economia. Il bacino dell’Adda a seguito di secoli di bonifiche e regimazione delle acque, della derivazione di rogge e canali a scopo irriguo si è notevolmente ristretto, liberando una notevolissima superficie agricola. In seguito al prosciugamento del vecchio lago sono rimaste come residuo del precedente assetto la presenza di fontanili e risorgive, soprattutto nelle vicinanze del dislivello tra la vecchia pianura e la nuova, strappata al corso dell’Adda. Il forte incremento della superficie (praticamente si è raddoppiata la superficie disponibile) ha spinto l’economia locale in direzione dell’agricoltura. Si può dire che lentamente il borgo ha ridimensionato la sua funzione commerciale di transito trasformandosi in un territorio con una forte vocazione agricola. La trasformazione è andata nel tempo radicandosi sempre più, come testimoniato anche dalle più antiche carte disponibili, che indicano come già nel ‘800 l’intero territorio era disseminato di numerosissime cascine agricole che assicuravano la completa coltivazione di tutto il territorio disponibile. Molte di queste cascine sono sorte in tempi più antichi anche se manca la documentazione. Nel tempo si è sviluppata una fitta rete di rogge e di fossi che insieme alle opere di bonifica e livellamento ha permesso all’agricoltura di diventare sempre più produttiva e ha permesso l’allevamento di un numero sempre crescente di bovini e altri animali. Al termine del periodo medievale Rivolta, in quanto territorio di confine, viene coinvolta nelle guerre tra Milano, la repubblica di Venezia e le altre potenze che in quel periodo si disputavano in possesso del nord Italia. Soldati e truppe invadono ripetutamente il borgo con gravi sofferenze per le persone e infinite distruzioni degli edifici e dei beni. Lo sviluppo di Rivolta come borgo si arresta, l’abitato rimane contenuto nelle cinta delle mura medievali e così rimarrà per secoli. Del resto le mappe disponibili e risalenti al ‘700 mostrano chiaramente che ancora a quella data tutto l’abitato era compreso all’interno delle mura medievali e non tutti gli spazi disponibili erano stati occupati. (FOTO 5) FOTO 5 CENTRO EDIFICATO ENTRO LE MURA STORICHE FONTE: “RIVOLTA D’ADDA DAL 1900 A OGGI” – GRAFICA GM – EUGENIO CALVI, MARIA ANTONIA MORONI 6
Il dinamismo medievale era scomparso e l’espansione in termini di ricchezza, abitanti e risorse si era trasferita nella campagna circostante, ove si costruivano molte cascine anche nei posti più sperduti e perfino nelle zone soggette a inondazione. Fino a metà del 1900 la situazione non subisce variazioni. Tutto resta fermo più o meno come era nei secoli passati. Anche l’industria ed il commercio risultano estremamente limitati. A partire dalla metà del ‘900 inizia un periodo di nuovo dinamismo che in pochi decenni porta a mutare radicalmente l’identità di Rivolta. Si inizia a costruire al di fuori del vecchio borgo in tutte le direzioni ed in poco tempo la superficie costruita e abitata supera di molte volte la superficie del nucleo antico. Sorgono nuove industrie soprattutto in zona sud-ovest che danno lavoro a diverse centinaia di persone. Ancora prima degli anni 50 del ‘900 con il miglioramento dei mezzi di trasporto inizia un importante fenomeno di pendolarismo in direzione di Milano, sia per motivi di studio che di lavoro. Le attività commerciali ed artigianali assumono via via un peso maggiore e l’agricoltura diminuisce in maniera drastica il numero degli occupati. A differenza di quanto avviene negli altri comuni della provincia la razionalizzazione delle aziende agricole, l’aumento della produttività e la diminuzione del numero degli addetti, non portano all’abbandono di un numero importante di cascine. Ancora oggi, nonostante tutte le difficoltà a portare avanti l’attività agricola su scala ridotta, solo in pochi casi le cascine sono state del tutto abbandonate. A Rivolta, diversamente che altrove, le aziende si ingrandiscono ma anche le piccole reggono e in alcuni casi diversificano la produzione. Nel caso di Rivolta la campagna non è diventata una zona marginale, ma ha mantenuto tutta la sua centralità e ha conservato un notevole numero di abitanti. 7
CAPITOLO 3 STRUTTURA DEL PAESAGGIO La struttura del paesaggio del territorio di Rivolta si compone di tre elementi che si completano, si fondono e si integrano. I tre elementi sono: 1. IL PAESAGGIO NATURALE 2. IL PAESAGGIO AGRICOLO 3. IL PAESAGGIO COSTRUITO IL PAESAGGIO NATURALE Il paesaggio naturale coincide in buona parte con il fiume Adda e le sue sponde, boscate per una profondità molto variabile. Il fiume attraversa da Nord a Sud tutto il territorio e fa da confine Ovest, verso il territorio lodigiano e milanese. Il paesaggio naturale di Rivolta che possiamo osservare è quanto rimane di un paesaggio che fino all’anno mille (secolo più secolo meno) era ben diverso dall’attuale. Il territorio di Rivolta che possiamo osservare attualmente era per circa metà sommerso dalle acque dell’Adda che formavano un vero e proprio lago, il lago Gerundo. Un lavoro di secoli degli abitanti ha trasformato un territorio naturale in un territorio agricolo, prosciugando il lago e ricavandone terreni agricoli. Il paesaggio naturale che possiamo osservare oggi è quanto rimane del paesaggio di mille anni fa. Per questo è particolarmente importante cercare di preservare tutto quanto non è stato trasformato. Tra quanto si è conservato oltre al fiume vi sono i boschi che contengono le specie di alberi autoctoni scomparsi nei campi coltivati. (FOTO 6-7) FOTO 6 FOTO 7 RISERVA NATURALE LOCALITA’ CANTACUCCA RISERVA NATURALE LOCALITA’ CANTACUCCA 8
Le lanche, le morte, i laghetti coincidono con i percorsi abbandonati dal fiume che in occasione delle piene costituiscono un primo, irrinunciabile sfogo delle acque in eccesso, che in qualche modo si riappropriano dell’antico letto del fiume. Oltre agli alberi in queste zone del fiume trovano la possibilità di crescere spontaneamente gli arbusti e gli alberelli autoctoni che le moderne pratiche colturali hanno definitivamente eradicato non solo dai campi ma anche dalle rive dei fossi, costantemente decespugliate e diserbate. In queste zone infine trova rifugio la fauna sopravvissuta fatta in gran parte di insetti e di uccelli, ma anche di bisce d’acqua, roditori, ricci e in qualche caso isolato anche di volpi e altri animali un tempo molto comuni. Al di fuori della “fascia naturale” posto lungo il corso dell’Adda le sopravvivenze “naturali” del territorio sono costituite dalle risorgive che un tempo contribuivano ad alimentare il lago e che ora danno vita a corsi d’acqua canalizzati e utilizzati a scopo irriguo. L’altra importante sopravvivenza “naturale” è costituita dalla scarpata morfologica, il dislivello che segna il confine tra la pianura più elevata e l’antico lago. Questo “orlo di scarpata” come viene definito dal punto di vista geologico, è ancora chiaramente visibile in tutta la sua lunghezza da Nord a Sud e oltre i confini del territorio comunale. Per la Regione e per la Provincia la presenza di questo “segno” marcato che testimonia l’antica conformazione del territorio deve essere mantenuta e valorizzata e quindi non può essere spianata, livellata o modificata. Il corso del fiume costituisce un corridoio ecologico di primaria importanza che permette alla fauna di potersi muovere liberamente all’interno del territorio regionale. È un’area compresa in un parco (Parco Adda Sud) in quanto il fiume è tra i maggiori della Lombardia e costituisce un’oasi ecologica di primaria importanza anche per le numerose specie vegetali e animali che prosperano lungo le sue rive. Costituisce un corridoio ecologico di primaria importanza in quanto corre ininterrotto dal Lago di Como e oltre fino al fiume Po. La conservazione e il miglioramento di questo corridoio ecologico è un obiettivo strategico per tutti i Comuni che si affacciano sulle sue rive. Costituisce a tutti gli effetti un’oasi di biodiversità, un rifugio per molte specie animali e una riserva di ossigeno per tutti gli abitanti della Pianura Padana. IL PAESAGGIO AGRICOLO Il paesaggio agricolo di Rivolta d’Adda si è strutturato a partire dagli elementi naturali presenti nel territorio. I principali elementi naturali sono: il fiume Adda, le risorgive presenti in modo capillare sul territorio e nei Comuni confinanti, i principali percorsi storici. L’area inizialmente coltivata coincideva con la zona più a Est, chiamata “livello fondamentale della pianura”, asciutta in quanto non allagata periodicamente dall’Adda. La zona più a Ovest, un tempo vero e proprio lago soggetta alle piene periodiche dell’Adda, a partire dall’alto medioevo, è stata via via bonificata ed è diventata coltivabile allo stesso modo dell’area posta ad Est, su un terreno più elevato. Il confine tra le due zone è l’orlo della “scarpata morfologica” ancora oggi chiaramente visibile anche se il tempo ha diminuito il dislivello originale, coincidente con la strada del Paladino e la vecchia strada per Cassano. Lungo questo percorso sono nate e si sono mantenute nel tempo le cascine più antiche, proprio perché questo era il 9
percorso più importante tra Rivolta e i territori circostanti. Le cascine sorte lungo questo percorso erano abitate da numerose famiglie che spesso coltivavano piccoli appezzamenti di terreno. Questo retaggio storico non si è del tutto perso. Ancora oggi le cascine poste lungo questo percorso sono molto numerose e in queste cascine più che altrove continua a vivere un notevole numero di famiglie, anche se in molti casi l’attività agricola è cessata a causa del fatto che le aziende, troppo piccole, hanno finito per trovarsi “fuori mercato”. Molte cascine poste lungo il percorso di crinale assolvono oggi una funzione esclusivamente residenziale. Le cascine sorte successivamente, quando il corso dell’Adda è stato contenuto entro gli argini e il Lago Gerundo è scomparso, hanno mediamente una maggior dimensione dal punto di vista del territorio coltivabile, hanno potuto ingrandirsi e, nella maggior parte dei casi continuano a svolgere la loro funzione produttiva. La maggior parte delle strade campestri si stacca dal percorso di crinale. In questo modo si è creata la struttura viaria che ha reso accessibile tutto il territorio agricolo. La creazione di una fittissima rete di fossi e rogge ha permesso, insieme al livellamento del terreno, di rendere irriguo tutto il territorio. Su questa base è stato costruito nel tempo un reticolo fittissimo di cascine, realizzate secondo uno schema che, con limitate varianti, caratterizza tutta la pianura lombarda. La creazione di un territorio completamente irriguo ha permesso la coltivazione di prati stabili e seminativi irrigui a rotazione, creando le basi per un allevamento soprattutto bovino, che si è diffuso in tutte le cascine. Nel tempo, fin oltre la prima metà del secolo scorso, l’agricoltura e l’allevamento hanno costituito la struttura base dell’economia di Rivolta che, non a caso, è diventata sede di una fiera agricola importante e conosciuta in tutto il territorio circostante. In sostanza il territorio di Rivolta è in gran parte frutto del lavoro dell’uomo che ha modellato il territorio creato dalla natura per adattarlo alle esigenze di un’economia agricola sempre più produttiva e in grado di rigenerarsi senza impoverire l’ambiente. Questo lavoro dell’uomo non ha caratterizzato solamente l’economia, ma ha anche dato forma al paesaggio che nel tempo è diventato il paesaggio tipico della pianura lombarda: cascine con abitazioni, porticati, stalle, fienili, costruite in forma chiusa con un’aia al centro, rogge, strade campestri, filari alberati, prati stabili e seminativi a rotazione. (FOTO 8-9) FOTO 8 FOTO 9 CASCINA MARSIGLIA CASCINA MORONZELLO 10
In anni recenti questo mirabile ed unico paesaggio frutto della saggezza, dell’iniziativa e del lavoro di secoli è messo a dura prova dai cambiamenti economici che si fanno sentire anche nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento. L’apertura del mercato agricolo a livello europeo e mondiale ha richiesto uno sforzo di ammodernamento e meccanizzazione per permettere ad ogni singolo agricoltore di poter competere sul mercato globale. Stalle moderne e sempre più grandi sono state costruite, oltre a silos, trincee, capannoni per il fieno e per i macchinari. Molti lavoratori hanno dovuto rinunciare all’attività agricola. Le vecchie cascine rischiano di venire trasformate radicalmente, demolite e sostituite da nuove costruzioni. Le vecchie stalle e i fienili sono ormai in buona parte abbandonati. In alcuni casi intere cascine sono ormai vuote. Se il processo già in atto continuerà a questi ritmi senza che venga trovato il modo di frenarlo, si rischia la perdita di un immenso patrimonio frutto di millenni di lavoro. Il riuso a fini agricoli di strutture ormai non più produttive è impensabile, compito del P.G.T. è trovare nuove strade per salvare un patrimonio che è di tutti, fatto di cascine, rogge, percorsi storici, oratori e edicole sacre, filari alberati, risorgive, boschi e quanto è il retaggio storico della campagna. 11
IL PAESAGGIO COSTRUITO Il paesaggio costruito di Rivolta è in gran parte contenuto all’interno delle mura che racchiudono il nucleo antico del borgo, con alcuni episodi importanti posti all’esterno e collocati nei pressi dei percorsi più antichi che hanno strutturato il territorio. Il nucleo antico di Rivolta può tranquillamente essere considerato uno dei borghi storici di cui è disseminata l’Italia, poco conosciuto, ma di alta qualità e di notevole interesse storico e artistico. Il nucleo antico è stato costruito su una sporgenza del terrazzo morfologico che caratterizza il territorio, sporgenza che si protendeva nel territorio fluviale/acquitrinoso circostante, di cui rimane ancora traccia, se si osservano i dislivelli del terreno tra il nucleo antico e il territorio circostante. Molte sono le emergenze significative del nucleo antico e vale la pena di esaminarle una per una. Ad un primo esame balza all’occhio la struttura compatta del borgo, tipica dei borghi medievali cinti da mura. In effetti il borgo di Rivolta è cresciuto e si è sviluppato nel periodo medievale e una parte delle mura, realizzate prevalentemente con grossi sassi dell’Adda, in alcuni punti sono ancora visibili. (FOTO 10-11) FOTO 10 FOTO 11 TRATTO MURA ANTICHE IMPRONTA TRATTO MURA ANTICHE CON TORRETTA OGGI MURO PERIMETRALE DI UN EDIFICIO. Al centro dell’abitato vi è la grande piazza, centro della vita cittadina in passato come oggi. Al centro della piazza vi è la Basilica di San Sigismondo (FOTO 12-13-14-15), splendido esempio di basilica romanica, restaurata in diverse fasi a partire dall’inizio del ‘900, quando si è iniziato il lavoro di riportarla alle sue forme originarie, liberandola dalle decorazioni barocche che nei secoli si erano accumulate, rendendo irriconoscibile la vera struttura. La chiesa è dotata di uno spettacolare campanile a base quadrata, sopralzato nell’800 che svetta con le sue merlature molto al di sopra degli edifici del centro storico. La basilica isolata al centro della piazza rettangolare rimanda a strutture simili di derivazione romana, riprese in molte città italiane anche in periodo medievale. La stessa presenza di un asse principale Nord-Sud e di un asse Est-Ovest, è derivata dalla classica struttura del Cardo e del Decumano di origine romana. 12
FOTO 12 FOTO 13 SCORCIO BASILICA SANTA MARIA E SAN SIGISMONDO RETRO – ABSIDE BASILICA SANTA MARIA E SAN SIGISMONDO FOTO 14 FOTO 15 FRONTE - PRONAO BASILICA SANTA AMRIA E SAN SIGISMONDO INTERNO – NAVATA CENTRALE BASILICA La forma irregolare dell’abitato storico è dovuta all’andamento della sporgenza del terrazzo morfologico su cui è stato realizzato il borgo. La presenza di una importante via del nucleo antico in direzione dell’Adda (via Cesare Battisti) testimonia il fatto che la presenza del lago, non costituiva un ostacolo, anzi certifica come vi fosse un collegamento costante e regolare di attraversamento del fiume che contribuiva in maniera determinante ad arricchire il borgo. Il fiume forniva anche il principale materiale da costruzione degli edifici di Rivolta d’Adda: i sassi raccolti sul greto erano la materia prima con cui costruire i muri, mentre gli alberi dei boschi circostanti fornivano il legname per i solai e i tetti. La basilica è stata realizzata in mattoni cotti, materiale considerato più nobile e più adatto per un luogo di culto. Nel tessuto urbano circostante oltre alle abitazioni vi erano numerosi edifici accessori, ancora oggi in parte visibili, destinati a depositi, fienili e probabilmente anche stalle. Con il passare del tempo molti di questi edifici sono stati trasformati in residenze. Nel centro storico sono presenti diverse chiese, oltre la basilica: la chiesa di S.Maria edificata proprio di fronte alla basilica, la chiesa di Sant’Alberto, la chiesa annessa al convento delle suore adoratrici. L’antica chiesa di Sant’Ambrogio posta nei pressi della piazza Cavour è stata demolita. 13
Oltre la piazza principale vi è la piazza Ferri, di fronte al Palazzo Celesia, ora sede dell’oratorio e la piazza Cavour, posta nelle vicinanze della porta San Michele. (FOTO 16-17) FOTO 16 PIAZZA VITTORIO EMANUELE II FOTO 17 PALAZZO CELESIA Oltre al Palazzo Celesia non vi sono nel nucleo antico palazzi nobiliari di una certa importanza, anche nella campagna circostante dopo le costruzioni alto-medievali e medievali non ve ne sono altre paragonabili a quanto realizzato nelle vicine Pandino, Palazzo Pignano, Arzago e altri centri. L’importanza strategica di Rivolta nel periodo rinascimentale risulta diminuita e il borgo perde importanza a favore di altri centri vicini. Le stesse mura realizzate nel periodo medievale non vengono rinnovate o ampliate. Perfino gli spazi liberi rimasti all’interno delle mura non vengono utilizzati per nuove edificazioni. Ad esempio sul lato Nord all’interno delle mura rimangono dei prati inedificati, presenti nelle tavole settecentesche che sono rimasti tali fino ad oggi. 14
La conformazione del nucleo antico con al centro la grande Piazza e al centro della stessa la basilica di S. Maria e San Sigismondo produce come effetto che dalle principali strade si crea una visuale ove la basilica o il campanile fanno da sfondo. Lo sfondo, ogni volta mutevole, mette in risalto i diversi aspetti della piazza e della chiesa. 15
CAPITOLO 4 STATO DI ATTUAZIONE DEL P.G.T. VIGENTE Il P.G.T. attuale è entrato in vigore nel 2009. L’entrata in vigore del P.G.T. è coincisa con l’inizio della crisi economica, molto sentita in tutti i settori, ma in particolar modo nel settore edilizio. A partire dal 2008 gli investimenti nell’edilizia e nelle opere pubbliche hanno subito un drastico ridimensionamento che si è via via accentuato e che continua tuttora. Le previsioni contenute nel P.G.T. in seguito a questa situazione non hanno potuto concretizzarsi se non in minima parte. Sostanzialmente in questi anni si sono completati gli interventi edilizi e le lottizzazioni in corso agli inizi della crisi, ma non sono partiti i nuovi interventi previsti, in particolare gli ambiti di trasformazione sono rimasti sulla carta. Anche l’approvazione degli ambiti è proseguita a rilento. È stato approvato e convenzionato un accordo di programma riguardante il 50% circa dell’A.T. commerciale posto a Nord, è stato approvato nel 2015 un Master Plan riguardante l’Ambito di Trasformazione Residenziale posto a Sud, mentre nulla è stato approvato riguardante l’ Ambito di Trasformazione Industriale posto sulla strada per Cassano. Nessuna costruzione negli ambiti è iniziata nemmeno a livello di opere di urbanizzazione. Sono proseguiti in questo periodo i lavori di completamento delle lottizzazioni residenziali poste a Sud nella zona compresa tra la strada per Pandino e quella per Spino. Anche dal punto di vista demografico dopo un iniziale periodo di incremento della popolazione, a partire dal 2011, si è avuta una fase di stabilizzazione. La dinamica demografica è molto importante per formulare previsioni nel settore urbanistico. I dati in nostro possesso sul numero dei residenti sono i seguenti: (GRAFICO 1) CRESCITA DEMOGRAFICA 8150 Al 31.12.2009: 7.950 8100 Al 31.12.2010: 8.056 Al 31.12.2011: 8.106 8050 Al 31.12.2012: 8.091 8000 Al 31.12.2013: 8.059 7950 Al 31.12.2014: 8.080 7900 Al 14.07.2015: 8.119 7850 01/12/2009 01/12/2010 01/12/2011 01/12/2012 01/12/2013 01/12/2014 GRAFICO 1 ANDAMENTO CRESCITA DEMOGRAFICA SU UNA FINESTRA TEMPORALE DI SETTE ANNI – DAL 2009 AL 2015 16
Risulta evidente che non vi è alcuna necessità di introdurre nuovi ambiti di trasformazione sia per quanto riguarda la residenza che le destinazioni commerciale e industriale. A riprova di quanto sopra esposto ci sono i dati in possesso dalle agenzie immobiliari e dei tecnici locali che concordemente valutano in oltre duecento gli alloggi attualmente costruiti e invenduti. In conseguenza del forte rallentamento dell’edilizia e dell’altrettanta forte diminuzione nelle entrate relative agli oneri di urbanizzazione non si sono potuti finora realizzare nemmeno i nuovi servizi che il Piano dei Servizi aveva individuato come obiettivo. Nella sostanza la situazione di crisi in atto ha di fatto rallentato in maniera considerevole l’attuazione del P.G.T. Per l’immediato futuro non ci sono segnali di cambiamento per cui è ipotizzabile che lo stato di attuazione del P.G.T. procederà a rilento anche nei prossimi anni. 17
CAPITOLO 5 L.R. 31/2014 La Regione Lombardia ha approvato nel Novembre dello scorso anno una legge avente come obiettivo il risparmio di suolo agricolo. Obiettivo della legge è di ridurre drasticamente il consumo di suolo agricolo e di incentivare in ogni modo il recupero dell’esistente, sia in ambito urbano che rurale, e puntare alla rigenerazione urbana. A partire dall’ elaborazione dei prossimi P.G.T. l’inserimento di nuovi ambiti di trasformazione sarà ammesso solo dimostrando sia l’esaurimento delle aree già precedentemente destinate all’edificazione, sia dimostrando che sono stati messi in atto tutti i meccanismi per agevolare il recupero dell’esistente. Da questo punto di vista la situazione nel comune di Rivolta d’Adda è abbastanza semplice: esiste molto poco da recuperare nel tessuto urbano, non esistono importanti realtà industriali dismesse che possono essere riconvertite, mentre esiste un enorme patrimonio rurale sparso nella campagna che potrebbe essere recuperato all’uso residenziale. Fino ad oggi si è fatto poco per il recupero del patrimonio rurale per diversi motivi riconducibili a scarso interesse e consapevolezza del problema, una totale carenza dal punto di vista normativo, a mancanza di stimoli in termini fiscali e di oneri. L’approvazione della L.R. 31 cambia completamente lo scenario e spinge i Comuni a concentrarsi sul recupero piuttosto che sulla nuova edificazione. Il Comune di Rivolta con l’approvazione della Variante al P.G.T. intende far proprio senza riserve lo spirito della L.R. 31 e modificare tutto l’apparato normativo in modo da mettere al centro della propria azione di pianificazione il recupero del patrimonio esistente. Il primo passo in questa direzione è stato un lavoro di analisi del patrimonio rurale storico per arrivare successivamente ad una pianificazione indirizzata al recupero. 18
CAPITOLO 6 ANALISI DEL PATRIMONIO RURALE Il patrimonio rurale di Rivolta è molto vasto e capillarmente diffuso su tutto il territorio comunale, è formato sia da cascine storiche sia da cascine ristrutturate o recenti. La dimensione è molto varia: ci sono complessi molto semplici formati da un solo corpo di fabbrica e qualche accessorio e cascine complesse costituite da molti edifici con diverse funzioni che occupano migliaia di metri quadri. Lo stato di conservazione e le funzioni risultano anch’essi molto diversificati. Ci sono alcuni casi (non molti) di cascine abbandonate e in cattivo stato di conservazione, ci sono cascine totalmente trasformate in residenza, situazioni con attività agricola di pura sussistenza e grandi aziende perfettamente in grado di stare sul mercato e di dare occupazione a parecchie persone. Ogni tipologia di cascina ha le sue problematiche che sono emerse dal rilievo effettuato e che hanno portato all’elaborazione di una tavola di sintesi per le cascine storiche. Il rilievo è stato effettuato sulle sole cascine storiche in quanto le cascine costruite di recente resteranno classificate in ambito agricolo e continueranno ad essere normate secondo le vigenti disposizioni di legge in materia. Per le cascine antiche che costituiscono un patrimonio storico a tutti gli effetti, il lavoro di rilievo e di analisi effettuato ha portato all’elaborazione di una tavola ove le cascine sono state individuate sulla base delle loro caratteristiche. Dal rilievo è emerso che il patrimonio storico costituito dalle cascine è molto esteso, più che in altri comuni limitrofi, e complessivamente si trova in uno stato di conservazione che permette, mettendo in campo una normativa adeguata, di recuperarne una parte considerevole. Un certo numero di cascine si trova in stato di abbandono per la perdita dell’attività agricola e dei residenti (9 cascine). In questi casi lo stato di conservazione non è buono e tende a degradarsi velocemente. La maggior parte delle cascine prosegue nell’attività produttiva che comprende generalmente anche l’allevamento bovino. I conduttori di queste cascine in grande maggioranza lamentano la difficoltà nel proseguire l’attività in termini redditizi in quanto la caduta dei prezzi che prosegue da molti anni erode costantemente i margini di guadagno. Da un confronto effettuato con le schede di rilevazione del 2009 emerge effettivamente che mediamente abbiamo una dismissione di una unità produttiva per ogni anno. L’età media degli addetti non è risultata particolarmente elevata e migliori condizioni di mercato permetterebbero a tante aziende di proseguire. Vi è un secondo gruppo di cascine che ha rinunciato all’attività agricola tradizionale con allevamento bovino. In questi casi si è cercato di diversificare per sopravvivere. La maggior parte dei soggetti che hanno rinunciato all’allevamento ora producono fieno e mais (generalmente fieno) da vendere ad altri agricoltori. La rinuncia all’allevamento ha comportato la dismissione delle vecchie stalle per bovini che ora risultano inutilizzate. Alcuni agricoltori hanno intrapreso attività diverse da quelle tradizionali sia nel settore dell’allevamento (struzzi, quaglie, cavalli, bovini da carne) con risultati in alcuni casi positivi, mentre in altri casi i risultati 19
devono ancora essere consolidati. Tra le attività alternative intraprese dagli agricoltori vi sono la creazione di strutture agrituristiche e di maneggi, strutture florovivaistiche, attività che quindi vanno oltre l’attività agricola in senso stretto. In effetti la vicinanza di città e centri abitati con un notevole numero di abitanti permette di intraprendere anche attività che si rivolgono al tempo libero e al turismo. Tutte queste attività che gli agricoltori si stanno inventando andrebbero valorizzate in quanto portano sviluppo e occupazione e mantengono le cascine abitate. Vi sono infine un numero consistente di cascine che hanno perso l’originaria destinazione agricola e sono utilizzate solo a fini residenziali. In molti comuni del cremasco l’abbandono dell’attività agricola è coinciso con l’abbandono delle cascine e il trasferimento altrove degli ex-agricoltori. A Rivolta questo fenomeno è avvenuto in misura più limitata. Il fatto che le cascine continuino ad essere abitate è importante perché ha permesso il mantenimento del patrimonio storico altrimenti destinato al crollo. Alla data odierna circa 18 cascine risultano destinate alla residenza pura, un numero rilevante. In alcuni casi la proprietà ha destinato la cascina a residenza di campagna, ristrutturata, abbellita con giardino, frutteto, e a volte piscina. (4-5 casi). In altri casi i residenti originali hanno sistemato la propria abitazione (quasi sempre una porzione della cascina) e pur svolgendo altre attività o essendo pensionati hanno mantenuto la residenza in cascina. In molti casi questo fenomeno è stato molto agevolato dalla proprietà frazionata delle strutture. La ristrutturazione è spesso avvenuta nel rispetto delle caratteristiche della cascina, mantenendo i porticati, i profili, le altezze e in generale anche i materiali tipici. Anche nei casi in cui le ristrutturazioni hanno coinvolto le ex stalle dei bovini, il recupero è generalmente avvenuto in termini corretti. Un caso emblematico è rappresentato dalla cascina Gorini. La parte storica della cascina è stata completamente ristrutturata a fini residenziali e attualmente vi abitano 13 famiglie. La cascina risale al 1700 come testimoniato da una scritta su uno dei pilastri. Due lati del quadrilatero originario sono destinati a residenza con il porticato antistante, altri due lati sono destinati ad autorimesse, legnaie e altri accessori. Il complesso si presenta ordinato e funzionante. (FOTO 18-19) FOTO 18 FOTO 19 VISTA ESTERNA CASCINA GORINI STRADA DI ACCESSO A CASCINA GORINI 20
CAPITOLO 7 RIUTILIZZO DELLE CASCINE STORICHE La situazione attuale delle cascine storiche impone delle scelte perché i cambiamenti strutturali del settore agricolo rischiano sempre più di portare all’abbandono e alla perdita definitiva del patrimonio storico costituito dalle cascine. Non introdurre dei cambiamenti significa inoltre perdere l’occasione storica di recuperare edifici esistenti per la residenza e risparmiare quindi terreno agricolo. Per poter puntare al recupero a fini residenziali delle cascine bisogna rimuovere gli ostacoli di tipo normativo che di fatto impediscono qualsiasi intervento. La legge 93/80 (legge vecchia di 35 anni) ha introdotto il principio che in ambito agricolo hanno titolo per intervenire solo i soggetti che svolgono attività agricola, per sé o per i propri salariati. Questa disposizione è stata applicata dai P.R.G. e dai P.G.T. in maniera indiscriminata, spesso senza un’analisi precisa del territorio su cui si andava ad intervenire. Con la legge regionale 12/2005 le cose sono cambiate. In prima istanza la creazione del quadro conoscitivo del territorio comunale comporta un rilevamento puntuale del patrimonio storico e la Regione prescrive di prendere a riferimento la prima levata I.G.M. del 1889. Gli edifici esistenti a quella data devono essere considerati patrimonio storico a tutti gli effetti e come tali vanno normati. Quasi tutte le cascine storiche di Rivolta risultano esistenti nella tavola I.G.M. del 1889. In seguito è arrivata anche la L.R. 31 del 2014 che entra ancor più nel merito del problema. All’art. 2 la legge prevede: “…gli strumenti comunali di governo del territorio prevedono consumo di suolo esclusivamente nei casi in cui il documento di piano abbia dimostrato l’insostenibilità tecnica ed economica di riqualificare e rigenerare aree già edificate, prioritariamente mediante l’utilizzo di edilizia esistente inutilizzata…”. All’Art. 4 prevede: “ Per l’attuazione delle finalità di cui all’art. 1, la Giunta regionale definisce , entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, misure di semplificazione, anche procedurale e incentivazione…per il recupero del patrimonio edilizio urbano e rurale esistente”. Uno degli obiettivi della presente variante è esattamente quello di mettere in atto misure di semplificazione per il recupero del patrimonio edilizio rurale. 21
CAPITOLO 8 NUOVE NORME PER IL RIUSO DEL PATRIMONIO EDILIZIO RURALE La semplificazione normativa che viene introdotta con la variante consiste nel modificare l’ambito in cui sono inseriti gli edifici storici rurali. Dall’ambito agricolo gli edifici vengono inseriti nel “nucleo antico rurale”. Questo diverso azzonamento punta a modifiche importanti riassumibili in: - Gli edifici posti all’interno del “nucleo antico rurale” non sono più in ambito agricolo e quindi tutti i cittadini e, non solo gli agricoltori, potranno liberamente acquistare, vendere, ottenere permessi di costruire e risiedere senza limitazioni all’interno di questi nuclei. È evidente che questa possibilità riguarda esclusivamente le cascine storiche e non le cascine di recente costruzione e all’interno delle cascine storiche solo quelle parti indicate nell’apposita tavola del Piano delle Regole, che esclude gli edifici di recente impianto. - All’interno del “nucleo antico rurale” potranno essere recuperati a residenza non solo le residenze sfitte, che comunque già ora rappresentano una quota molto rilevante del patrimonio pari a oltre 18.000 mq di superficie lorda, ma anche le vecchie stalle con sovrastante fienile. Queste ultime con le dovute cautele e sulla base delle indicazioni che verranno inserite nel Piano delle Regole potranno essere trasformate in residenza. I porticati e le logge dovranno essere mantenuti, e non potranno essere trasformati i silos, le barchesse, le trincee e comunque tutti i fabbricati non compresi nel nucleo antico e tutti i fabbricati che non costituiscono volume. - La trasformazione delle cascine storiche in ambito nucleo antico rurale permetterà un recupero anche dal punto di vista economico per gli agricoltori che attualmente posseggono degli edifici inutilizzati in quanto con la normativa attuale il loro valore è virtualmente pari a zero in quanto non sono riutilizzabili se non dallo stesso agricoltore. - Il recupero delle cascine storiche permetterà il risparmio di migliaia di metri quadri di terreno agricolo che diversamente si sarebbero dovuti destinare a nuovi ambiti di trasformazione residenziale. - Con la nuova normativa vi sarà la concreta possibilità di salvare dal crollo e dalla distruzione definitiva anche le cascine attualmente abbandonate che non hanno nessuna possibilità di tornare ad essere utilizzate per fini agricoli. In caso contrario assisteremo anche a Rivolta a quanto già è avvenuto nei comuni limitrofi con la scomparsa definitiva di numerose cascine. Attualmente le cascine vuote sono nove, ma dato il trend negativo che sta vivendo l’agricoltura sicuramente presto ne vedremo altre unirsi al gruppo. 22
CAPITOLO 9 EDIFICI RESIDENZIALI IN ZONA AGRICOLA Nel territorio di Rivolta esistono numerosi edifici posti in zona agricola che nulla hanno a che fare con l’agricoltura. Si tratta soprattutto di villette unifamiliari edificate 40-50 anni fa, in alcuni casi raggruppate, in altri casi totalmente isolate, sorte per lo più nelle vicinanze delle più importanti strade di collegamento con i centri vicini. Tutte queste costruzioni si trovano in zona agricola e quindi i proprietari non hanno nessun titolo per richiedere autorizzazioni o permessi per effettuare interventi sulle loro proprietà. Si tratta di una situazione anomala che deve essere sanata in quanto, in base all’attuale legislazione, in zona agricola devono stare solo gli agricoltori con le loro residenze, i fabbricati destinati all’attività agricola e i dipendenti delle aziende agricole. Poiché gli edifici di cui trattiamo non hanno nessuna di queste caratteristiche è evidente che dobbiamo trovare per gli stessi un’altra collocazione che permette di emergere dalla situazione di clandestinità in cui si trovano relegati attualmente. Per questo motivo si è provveduto ad effettuare un censimento puntuale di tutte queste situazioni per poterle individuare precisamente in planimetria. Una volta individuati, a questi edifici verrà applicata una normativa specifica che permette loro di effettuare tutti gli interventi edilizi con esclusione dell’incremento di volume e del cambio di destinazione d’uso. 23
DATI RIASSUNTIVI RELATIVI ALLE CASCINE STORICHE TOTALE CASCINE STORICHE RILEVATE: 71 TOTALE SUPERFICIE RESIDENZIALE IN ATTO: 40.147,17 MQ TOTALE SUPERFICIE RESIDENZIALE AMMESSA: 54.707,23 MQ TOTALE SUPERFICIE RESIDENZIALE SFITTA: 18.123,97 NUMERO CASCINE VUOTE: 9 SAN MARCO – GARBELLI – MORONZELLO – ORIGGIA ZIA – COLOMBIROLO – DIANA – BELLANA – SAN GIOVANNI INFERIORE NUMERO CASCINE PRETTAMENTE RESIDENZIALI: 18 GORINI – CARENZA – MORONE – CIOCCHERA – DOSSO – SAN MARTINO – MALEO – BOCCOLI – MEROSIA – BRUSA – DEL MONTE – PESCIA – BRUSADA – FACCENDINA – ROSA – SANTI – SOSTRA - VOLTA 24
CAPITOLO 10 TUTELA DEGLI EDIFICI DI INTERESSE STORICO E ARCHITETTONICO L’ analisi del P.G.T. vigente ha messo in evidenza la necessità di approfondire alcuni aspetti riguardanti la tutela degli edifici di interesse storico – architettonico. La soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio tutela i seguenti edifici presenti sul territorio rivoltano: - Chiesa di Sant’Alberto - Chiesetta del Paladino - Chiesa parrocchiale di S. Maria e S. Sigismondo - Chiesetta dei morti della Peste - Cimitero - Edificio comunale - Oratorio dell’Immacolata Concezione - Edificio in via Porta Adda via Monte di Pietà - Palazzo Celesia in P.zza Ferri - Ex caserma dei carabinieri Al di là degli edifici individuati dalla soprintendenza, si ritiene di dover approfondire la necessità di tutelare altri edifici e luoghi presenti nel territorio. Ad una prima analisi è emersa una carenza che va assolutamente e immediatamente colmata: la mancanza di tutela dei resti relativi alle antiche mura medievali. Tratti di queste mura si possono osservare in diversi punti del perimetro del nucleo antico, in altri punti risulta evidente anche ad un’analisi sommaria che risultano incorporati negli edifici sorti in prossimità delle mura stesse, in altri casi costituiscono divisorio tra diverse proprietà. Non esiste rilievo di alcun tipo per questi resti, di conseguenza tale lacuna va in assoluto sanata. Sulla base del rilievo sarà possibile proporre un’efficace tutela per un reperto storico di tale importanza. L’analisi del nucleo antico di Rivolta non può che partire dalla Piazza con la Basilica al centro. Il monumento è tutelato con vincolo della soprintendenza, ma è evidente che è l’intera piazza a costituire un unicum importante e irripetibile; pertanto anche tutti gli edifici che prospettano sulla stessa, molti dei quali porticati, andranno adeguatamente tutelati. Un’importante presenza storica è l’Oratorio del Corneanello, isolato nella campagna a confine con il territorio di Arzago d’Adda. Dai documenti storici risulta che la Chiesa esisteva già prima dell’anno 1100 e faceva parte di un complesso comprendente un Castello di cui non rimangono tracce. All’esterno della chiesa, sul lato Nord vi è un porticato parzialmente affrescato e di recente restaurato. A Sud dell’attuale ponte della Strada Statale rivoltana vi sono cospicui resti (6 campate) del ponte ottocentesco realizzato in pietra e distrutto dalle piene del fiume. 25
A Ovest dell’abitato vi è un lungo viale di tigli alternati a cippi riportanti i nomi dei caduti di Rivolta nella Prima e Seconda Guerra Mondiale. Al termine del Viale vi è una cappella dedicata ai caduti. (FOTO 20-21) FOTO 20 FOTO 21 VIALE ALBERATO CHIESETTA DEI MORTI DELLA PESTE 26
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