Commissione Sicurezza, lunedì - 25 novembre 2019 Presenti: Luca Biondi, Sabina Del Prete, Sergio De Santis. Presiede Vittorio Nessi. La seduta ...
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COMMISSIONE CONSILIARE SPECIALE Per la sicurezza urbana e i reati ambientali, le mafie e le ecomafie Commissione Sicurezza, lunedì - 25 novembre 2019 Presenti: Luca Biondi, Sabina Del Prete, Sergio De Santis. Presiede Vittorio Nessi. La seduta inizia alle ore 15,15 Dopo una breve introduzione del presidente Vittorio Nessi, prende la parola il Prof. Lorenzo Vidino. Il Prof. Vidino lavora a Washington DC da 20 anni, dove dirige un programma di ricerca sull'estremismo alla George Washington University. Presentando il suo intervento, l'ospite della Commissione ha esordito dicendo che avrebbe parlato più che di Islam, di islamismo. Islam = religione; islamismo = ideologia politica che utilizza il linguaggio della religione e lo strumentalizza per fini prettamente politici. L'islamismo, come molte ideologie, si divide in varie branche, ha vari modus operandi, vari gruppi ed è una realtà molto complessa. Da 30/40 anni, questo dibattito avviene anche in Europa e nel mondo occidentale. L'islamismo coinvolge una parte minima del mondo islamico, anche se i singoli episodi di terrorismo fanno molto più rumore della moltitudine tranquilla e non problematica. La piramide dell'islamismo. L'islamismo è suddiviso in tre fasce: La prima, quella più in alto, è quella di cui si parla più spesso ed è la parte più violenta dell'islamismo: lo Jihadismo, la punta dell'iceberg. Viene utilizzato un concetto che è proprio dell'islam, quello di Jihad, di conflitto armato, che però la maggior parte dei musulmani contestualizza in un momento storico dell'Islam, mentre gruppi come l'Isis, Al Qaeda, fanno un uso di questo concetto completamente decontestualizzato, letterale, estremista. Lo Jihadismo ha come obiettivo la creazione di stati islamici in cui viga la legge islamica, applicata in maniera estremamente letterale e utilizza la violenza come metodo principale per ottenere questo risultato, facendo proseliti in tutto l'Occidente, compresa l'Italia. Il Prof. Vidino riferisce che ha fatto parte di una Commissione voluta da Palazzo Chigi per comprendere perché in Italia non si siano verificati attentati come in altri paesi europei e se questa dinamica continuerà anche in futuro. Come numero di jihadisti, a livello nazionale, siamo molto bassi, osserva il prof. Vidino. Mentre sono partiti dalla Francia per unirsi allo Stato islamico circa 1600 combattenti; dalla
Germania circa 1000, dall'Inghilterra circa 1000, dall'Italia sono espatriati solo 129 combattenti. La Lombardia è la regione da cui partono di più, una ventina. Milano è da sempre un po' il cuore del radicalismo. Il Presidente Nessi domanda se i jihaidisti sono di origine araba, islamica o convertiti. Il Prof. Vidino risponde che c'è in effetti di tutto. La maggioranza sono di prima generazione, ma ci sono tutte le tipologie sociali, italiani e immigrati. Il Presidente Nessi chiede se in Europa, a differenza dell’Italia, siamo di fronte ad una seconda o terza generazione di immigrati. Il prof. Vidino risponde che c'è molta eterogeneità, ma sono di più quelli di seconda e terza generazione. Questo fenomeno inizia in maniera massiccia nei primi anni '90. Adesso in Italia cominciamo ad entrare in quella che negli altri paesi europei è stata la fase critica, cioè un numero importante di seconde generazioni che è risultato molto critico in Francia, Germania, Olanda, nei paesi Scandinavi e in Inghilterra. Il nostro Paese è stato bravo fino ad oggi nel contrasto dello jihadismo di prima generazione, utilizzando lo strumento delle espulsioni, strumento molto usato da tutti i governi nazionali, con circa 120 casi all'anno di soggetti espulsi. Questo strumento non potrà essere usato però sempre, in primo luogo perché non si può usare con i minorenni, mentre l'età dei radicalizzati va sempre più abbassandosi, e in secondo luogo per un numero sempre crescente di cittadini italiani, convertiti o che hanno preso la cittadinanza. Il compito della Commissione del Governo Italiano, cui ha partecipato il Prof. Vidino, era quello di attrezzarsi per contrastare questo cambiamento ed iniziare una attività di prevenzione della radicalizzazione. Cercare di lavorare con le comunità, con le scuole, con i servizi sociosanitari, fare rete e cercare di prevenire la radicalizzazione. Como non è al centro del problema, mentre esiste una moschea storicamente problematica a Milano, che è quella di viale Jenner, il faro del mondo jihadista italiano. Il fenomeno jihadista è comunque paradossalmente quello più facile da individuare. La seconda fascia di islamismo è rappresentato dal movimento salafita. I Salafiti sono un movimento transnazionale, globale. Adottano una posizione molto conservatrice e letterale dell'Islam, ma di per sé non sono violenti. La maggior parte dei Salafiti non accettano la democrazia, ma non utilizzano strumenti violenti per opporsi ad essa. Per lo più, nei paesi occidentali, vivono separati, predicano un auto isolamento dalla società. In Italia parliamo di comunità molto ridotte. In Francia esistono movimenti salafiti che creano delle comunità che si isolano volontariamente. Il Presidente Nessi fa l'esempio degli ebrei ortodossi, che il Prof. Vidino condivide. Il Presidente Nessi chiede dove nasca questo movimento. Il prof. Vidino risponde che nasce in Arabia Saudita. Diventa un movimento globale a partire dagli anni '60, perché beneficia di quantità spropositate di denaro saudita e viene esportato nel mondo cambiando quell'Islam moderato come lo era in Bosnia e in Indonesia, con questo Islam più aggressivo, anche se non necessariamente violento.
Il Presidente chiede di che numeri parliamo. Il Prof. Vidino risponde portando l'esempio della Germania, molto attenta a numeri e percentuali. I servizi segreti tedeschi ogni anno pubblicano un report in cui si parla di circa 10/15.000 di Salafiti presenti sul loro territorio, su una popolazione musulmana di 4/5 milioni. Sono fenomeni statisticamente molto ridotti. In Italia abbiamo numeri ancora più bassi di quelli tedeschi. La terza fascia, è rappresentata dal mondo dei Fratelli Musulmani. Gruppi che condividono l'ideologia islamista in generale, cioè vedono qualsiasi società in cui non viga la legge islamica, come non giusta, quindi aspirano a una società regolata dalla Sharia, la legge islamica. Quello che distingue i tre gruppi sono le modalità: violenza per i jihadisti; separazione dalla società per i Salafiti; partecipazione nella società per i Fratelli Musulmani. Secondo questi ultimi, bisogna cambiare la società dal di dentro, seguendo due schemi: uno è quello che loro chiamano Da'wa, cioè proselitismo. Tutta una serie di attività che vanno dalle feste religiose, all'aiutare i bambini, al fare i compiti, ad attrarre consenso. Azioni di per sé assolutamente non problematiche, anzi positive (anche se bisognerebbe interrogarci sul perché queste attività vengono davvero fatte, quale potrebbe essere il secondo fine). Il secondo metodo consiste nel partecipare in quella che è la vita politica, cioè alle elezioni, cercando di influenzare la società civile, presentandosi come i rappresentanti delle comunità islamiche, nonostante numeri molto ridotti (pur essendo forse un po' più numerosi dei Salafiti) ma statisticamente ugualmente non significanti. I Fratelli Mussulmani si propongono potendo contare su finanziamenti esteri molto più importanti di tutti gli altri gruppi. Con le primavere arabe, Arabia Saudita ed Emirati Arabi hanno smesso di finanziare i fratelli musulmani con i quali sono diventati nemici. I due paesi che adesso finanziano i Fratelli Musulmani, sono il Qatar e la Turchia. Gli jihadisti per lo più si autofinanziano. Questi tre movimenti operano sul nostro territorio in maniera diversa, essendoci anche una certa fluidità, e sono tutti e tre problematici per motivi diversi e gradi di intensità diversi. Per lo jihadismo è abbastanza chiaro quale sia il problema. Più difficile l'analisi degli altri due livelli. Il primo problema è come identificarli, perché nessun gruppo si presenterà ufficialmente come salafita o appartenente ai fratelli musulmani, e quindi bisognerà capire se l'interlocutore appartiene alla stragrande maggioranza musulmana tranquilla, non politica o se appartiene a uno di questi movimenti. La domanda da porsi è quello di comprendere se l’interlocutore rappresenta la maggioranza della comunità musulmana di una data città o regione. Il problema nasce dal fatto che non esiste una rappresentanza di natura elettiva, non si svolgono elezioni interne per eleggere i rappresentanti delle comunità. Seconda domanda: il tipo di Islam che queste organizzazioni diffondono all'interno delle comunità, è compatibile con i valori costituzionali, con i diritti civili ecc. ecc.? I servizi segreti tedeschi sono molto attenti ai gruppi islamisti non violenti perché la democrazia può essere infiltrata anche da organizzazioni non violente. Parlano quindi di gruppi "legalisti", quando parlano di
Salafiti o Fratelli Musulmani, cioè gruppi che per lo più operano nei confini della legge. La domanda principale quindi è come relazionarsi con queste organizzazioni. Certo le problematiche emergono chiaramente, come la posizione sulla libertà religiosa, sulla laicità dello Stato, sul rapporto uomo-donna, sulla posizione sull'omosessualità (i fratelli musulmani parlano ad esempio di pena di morte). Posizioni magari legittime, cioè non illegali, però sicuramente problematiche. Esiste questa zona grigia di organizzazioni islamiste che hanno attività legali ma che vanno studiate e ingaggiate ai fini di conoscenza perché esse spesso si pongono come interlocutrici a livello locale e arrivano con la pretesa ad esempio di costruire la moschea, di organizzare la festa del fine Ramadam, e con altre richieste, seppur legittime. La Costituzione Federale Tedesca dice che ogni Lander deve entrare in rapporto di partenariato con la comunità religiosa locale, per insegnare la religione nelle scuole pubbliche. Nessun problema con il cattolicesimo, con il protestantesimo, con la comunità ebraica; quando si arrivava all'Islam la dinamica si presenta sempre nella stessa maniera. La richiesta, infatti, non proviene da una sola comunità, ma da circa 25/30 organizzazioni, e ognuna rivendica di essere la più rappresentativa dell'intera comunità. La proposta migliore dal punto di vista burocratico, e in Germania è sempre un valore aggiunto, finisce sempre per essere quella dei Fratelli Musulmani, perché più professionali e meglio finanziati. Però in tutti questi incontri, seduto di fianco al responsabile del Lander tedesco, ci sono sempre i servizi segreti tedeschi, che meglio conoscono gli interlocutori. Solo i servizi segreti hanno la conoscenza e capiscono chi è quell'interlocutore. In Italia c'è stato il caso della richiesta di trasformare il Pala Sharp in moschea. Il prof. Vidino afferma, al proposito, che la sua posizione non fu quella di: moschea si, moschea no, ma moschea come o a chi. E, infatti, a suo dire, non è giusto negare e basta; spingere nel sottosuolo non è una scelta strategica. La moschea, inoltre, non deve essere affidata a organizzazioni altamente problematiche, che ogni anno, a fine Ramadam, portano una serie di predicatori che portano criticità. Predicatori che sistematicamente hanno posizioni fortemente antisemite e sostengono tesi inaccettabili circa i diritti delle donne, l'integrazione e via dicendo. Il problema resta chi lo gestisce, chi sceglie l'imam, chi scegli i predicatori, il tipo di pubblicazioni distribuite. E' questo il problema, non la moschea in sé. Il mondo dei Fratelli Musulmani ha la capacità di porsi come interlocutore privilegiato per due motivi: perché i Fratelli Musulmani hanno finanziamenti esteri (soldi che provengono dal Qatar, circa 150 milioni di euro all'anno), e l'Italia è il paese che ha ricevuto nel 2013, nel 2014 e nel 2015, più fondi tra tutti gli stati europei in misura pari a 25/30 milioni di euro all'anno, con ben 52 Moschee. I musulmani moderati ovviamente sono distanti anni luce da questi finanziamenti, e quindi non possono competere con le organizzazioni più ricche. Queste minoranze sono molto ben organizzate e molto ben finanziate e hanno la capacità di porsi come interlocutrici del mondo politico, dei media, della società civile. Quindi occorre fare attenzione – conclude il prof. Vidino - quando ci si confronta con una qualsiasi organizzazione islamica di Como. Bisogna analizzare il contesto e capire quale gente c'è dietro.
Il presidente Nessi e gli altri commissari intervengono per dire che in effetti a Como non si sa nulla della situazione riguardante la comunità islamica. La stessa rappresentanza della comunità turca in audizione in Commissione Sicurezza ha dichiarato di rappresentare circa 150 fedeli. Essi possiedono un immobile dove si ritrovano, fanno mutuo soccorso, ma sono pochi i giovani che partecipano attivamente. Per il resto sappiamo pochissimo. Il commissario De Santis afferma che sicuramente la Questura di Como è in possesso di dati più sensibili, ma in effetti si riscontrano difficoltà ad interloquire. Il Prof. Vidino afferma poi che in altre città italiane egli ha potuto riscontrare un dialogo importante tra Prefettura, Questura, AISI e comunità locale. Il Presidente Nessi ricorda come ogni anno si scateni la polemica per la messa a disposizione di uno spazio per celebrare il fine Ramadam tra musulmani e Lega. Circa il fatto che l'Italia sia rimasta ad oggi fuori da situazioni violente da parte del terrorismo, il Prof. Vidino parla di tentativi sventati, magari con un po' di fortuna e di prevenzione grazie alle espulsioni, che hanno colpito i "cattivi maestri" come i predicatori carismatici. I soggetti espulsi sono individui radicalizzati che ancora non hanno compiuto comportamenti penalmente rilevanti. Quando ad esempio si legge dai giornali "il soggetto era noto ai servizi di polizia", il problema è che non si ha lo strumento giuridico per intervenire, essendo cittadini di quegli Stati. La Francia ha un ottimo sistema antiterrorismo, un dossier che identifica i soggetti a rischio che sono circa 28.000. Come si fa a monitorare tutti? I francesi li dividono in fasce di soggetti pericolosi, in base a una valutazione soggettiva. In Italia abbiamo la fortuna, nell'ottica stretta dell'antiterrorismo, che la mancanza della cittadinanza dei soggetti radicalizzati consente la procedura di espulsione. La percezione generale è che l'estremismo stia aumentando, anche se è chiaro che molto dipende dagli avvenimenti geopolitici, come fu la morte di Bin Laden o il conflitto siriano con esplosione della radicalizzazione. Impossibile prevedere il futuro degli avvenimenti geopolitici. I picchi di criticità si sono sempre visti in funzione di qualcosa che è successo al di fuori dell'Europa: alla guerra in Afghanistan negli anni '80, a quella in Bosnia nel '93-'95, a quella in Iraq nel 2003 ed a quella in Siria nel 2015 è sempre seguito un picco di radicalizzazione. Il Presidente Nessi chiede informazioni sull'Iran. Il Prof. Vidino risponde che fino ad ora abbiamo parlato solo di Islam sunnita. L'Islam sciita in Italia è molto ridotto, ma esiste. Mentre questi movimenti sunniti hanno rapporti con gli Stati, ma sono indipendenti, l'Islam fondamentalista sciita è stretta emanazione dell'Iran ed è diretto e finanziato dallo stesso o da Hezbollah. Il terrorismo europeo comunque è tutto di matrice sunnita, in quanto strategicamente l'Iran non ha interessa a fomentare questo fenomeno. Dei circa 70/80 attentati in Europa, tra cui anche quelli molto limitati, quelli effettivamente eterodiretti dall'Isis sono stati solo due: Parigi (Batclan, Stade de France e Boulevard) e l'Aeroporto di Bruxelles. A Nizza agì un pazzo isolato.
Il Commissario De Santis chiede lumi circa le moschee Milli Gorus, che i rappresentanti turchi in audizione hanno riferito non esserci più a Como. Il Prof. Vidino riferisce che probabilmente esiste ancora ma opera con un altro nome. La Turchia era tradizionalmente l'unico paese laico del mondo islamico. Con l'avvento del Presidente Erdogan è diventato il paese che il mondo dei Fratelli Musulmani vede come modello. Erdogan si erge quindi a protettore e finanziatore dei Fratelli Musulmani. Milli Gorus è la versione turca dei Fratelli Musulmani fuori dalla Turchia, in occidente. Milli Gorus in Germania ha 300.000 aderenti. Milli vuol dire nazionale, Gorus vuol dire visione, Visione Nazionale. Milli Gorus, sotto esame dai servizi segreti tedeschi, è considerata legalista e autorizzata ad operare ma è monitorata continuamente. Partecipa a una serie di attività pubbliche, parla di integrazione, se però si traduce qualche pubblicazione dal turco si scopre che ha una serie di posizioni incompatibili con la nostra altamente problematiche. Per evitare di essere controllate le organizzazioni islamiche usano cambiare nome e quindi ora si presentano magari come Associazione Turca di Germania ma sono sempre formate dalle stesse persone. Negli ultimi anni, a livello milanese, l’organizzazione è diventata una realtà molto importante, molto ricca, perché finanziata dal Presidente Erdogan. Il Commissario Biondi chiede se queste organizzazioni, presenti in Italia, abbiano conflittualità tra di loro. Il prof. Vidino risponde affermativamente perché la maggioranza dei musulmani non ha simpatie verso queste organizzazioni. Molti musulmani addirittura non conoscono davvero queste organizzazioni e cosa vogliono. Terminato l'incontro, si conferma che la prossima riunione viene fissata per giovedì 5 dicembre alle ore 17.45, per l’audizione del Comandante della Polizia Provinciale, e del Comandante della Polizia Locale, o loro sostituti, circa l’attività di Polizia Ambientale riguardante i rifiuti illeciti svolta nel territorio del Comune di Como. Alle ore 16,30 null’altro da discutere la seduta viene sciolta. Il Presidente Il Commissario segretario Vittorio Nessi Sergio De Santis (originale sottoscritto agli atti del (originale sottoscritto agli atti del Comune di Como art.3 D.Lgs. n.39/1993) Comune di Como art. 3 D.L.gs. n. 39/1993)
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