Ciao cari, siamo tornati mercoledì da Vohidahy. Siamo andati proprio tutti. I 4 tecnici, io e anche padre Jean Marcel. Abbiamo realizzato ...
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Ciao cari, siamo tornati mercoledì da Vohidahy. Siamo andati proprio tutti. I 4 tecnici, io e anche padre Jean Marcel. Abbiamo realizzato un’ennesima formazione sulla vaniglia. 48 i partecipanti che per 3 giorni hanno alloggiato al centro.
Abbiamo realizzato anche le formazioni sul progetto caffè nei 5 villaggi selezionati. In tutto saranno circa 200 i contadini che hanno aderito, con un ordine di piante di caffè di circa 25.000 per gennaio 2021. Infine abbiamo realizzato un incontro con i 5 vivaisti e i 12 membri dei due comitati gestione dei VOI Taratura ed Ezaka (foto in basso a destra). Abbiamo assunto un responsabile locale (Leon di Maromandia) che farà da ponte tra noi di Tsiryparma e i 6 responsabili locali, scelti tra i 12 membri dei 2 VOI, che avranno il compito di monitorare i 5 vivai e i circa 200 campi dei contadini che vogliono piantare caffè e i 200 altri campi dei contadini che stanno piantando la vaniglia. Parecchi contadini aderiscono ad entrambi i progetti. I nostri 35 adottati rientrano nei numeri che vi ho scritto qui sopra. E’ stata la settimana forse più intensa e fruttuosa che abbiamo mai compiuto da quando operiamo a Vohidahy. Tutti, ma veramente tutti, ora vogliono piantare ed aderire ai nostri progetti. Tutto questo, sotto una pioggia ininterrotta per tutto il tempo della missione. Il ponte lungo di Amboajanahary, sulla strada che porta a Vohidahy, è stato gravemente danneggiato dalle piogge ed ora richiede una rapida riparazione. Ah dimenticavo, per Treedom abbiamo realizzato 1.600 georeferenziazioni di piante e per SEVA abbiamo acquistato un nuovo terreno. Stiamo poi preparando i documenti per il viaggio della delegazione che ad ottobre verrà in Italia, per un progetto promosso da Forum Solidarietà, in occasione dell’evento Parma Coltura 2020. L’equipe sarà composta da me, padre Jean Marcel, Roger uno dei nostri tecnici
ed Elisé un contadino di Vohidahy, che è anche direttore della scuola media. Prosegue la collaborazione con LOTO di Milano e forse ci invierà volontari a giugno-luglio. In questo 2020 dobbiamo poi impegnarci per la riparazione della strada, la costruzione della casa della diocesi a Vohidahy, la riparazione della scuola media e l’impianto dell’acqua per il villaggio di Tsarafidy a nord di Ambositra. Se qualcuno di voi fosse interessato a conoscere nei particolari tali progetti può scrivermi. Vi invio la foto del rubinetto che abbiamo messo nella sala parto dell’ospedale. E’ la prima richiesta che ci ha fatto l’infermiera che vedete nella foto, arrivata da solo un mese. Visto che, l’idraulico era a Vohidahy, per terminare l’impianto dell’acqua del villaggio di Fenomanta ne abbiamo approfittato per installare anche quel lavandino nella sala parto. Vedete che le necessità di tale ambulatorio sarebbero tante. Bisognerebbe intonacare, comprare un nuovo lettino ginecologico e migliorare l’igiene del tutto. E se queste sono tutte necessità che balzano chiaramente alla nostra vista per loro non sono bisogni immediati. Se vi invio altre foto della condizione delle scuole, delle loro capanne, dei loro wc, della strada che porta a Vohidahy, del mercato, ecc, ecc, potreste notare lo stesso tipo di degrado.
In quella capanna, ad esempio, per dormire, penso in non meno di 7 persone, basta tirare giù la stuoia appesa con le corde e sdraiarcisi sopra. La cucina a fianco è munita del solo essenziale. Nascere su quel lettino ginecologico non ha nulla di diverso o scandaloso rispetto a quello che ti aspetta in seguito. Il giorno dopo che sei nato vai a vivere in una capanna sporca e affumicata, con topi e pulci e se arrivi all’età giusta per andare a scuola devi uscire al mattino scalzo, con i piedi nudi nel fango e una plastica che ti copre dalla pioggia e resti bagnato tutto il tempo seduto su un banco di scuola con il freddo che entra dalle finestre e la polvere sotto i piedi. Poi alla fine ti stanchi di andare a scuola in quelle condizioni e allora vai a lavorare la canna da zucchero, sempre nel fango e con sforzi fisici disumani che non riesco neanche a spiegarvi….e però…..però sono felici, genuini e i loro sorrisi mi fanno venire le lacrime agli occhi…… L’altro giorno siamo saliti nella nostra base in foresta per far una formazione sul caffè. E’ stato deciso di fare la formazione non alla base, ma nei pressi di un villaggio per permettere a molti di partecipare. Siamo partiti alle 14 dopo il pranzo, in direzione della valle ad est di quella di Vohidahy e per arrivarci ci abbiamo impiegato 2 ore sotto la pioggia, il fango e attraversando un torrente almeno 10 volte, mettendo i piedi sui sassi scivolosi e a volte infilando tutto lo stivale nell’acqua. All’incontro erano presenti 18 persone che ancora mi hanno chiesto di quali garanzie gli do sul fatto che dopo che hanno piantato il caffè io non mi impossessi delle loro terre. Fuori pioveva a dirotto e io continuavo a pensare di come fare a tornare indietro se l’acqua del torrente sarebbe salita. Per fortuna l’acqua non era aumentata, il ritorno era tutto in salita, loro a piedi nudi ridevano e se la raccontavano. Siamo arrivati alla base con il buio. Il giorno dopo io ero raffreddato, loro uguali come sempre!
Viviamo sulla stessa terra in due dimensioni completamente diverse. Le nostre sofferenze non sono le loro, quello che per noi sembra necessario non lo è per loro….. Andrebbe fatto tutto da zero, certo, se lo paragoniamo al nostro modello, ma noi siamo lì per fare un pezzo di strada con loro, un po’ nel fango, un po’ nei disagi, un po’ alla giornata. Tutti noi abbiamo le nostre “fortune” e le nostre gioie. Noi siamo la loro “fortuna”. Con noi possono andare un po’ più lontano di quello che a loro era stato concesso….. La foto dei 48 partecipanti all’ultimo corso sulla vaniglia, sotto la scritta “Centre Fanantenana” è forse l’unica verità che ci da la forza per andare avanti. Non l’ho scelto io quel nome, l’hanno scelto loro, e Fanantenana significa speranza, perché quello è l’unico ideale con cui noi possiamo lavorare a contatto con loro. Al di là di quello che stiamo realizzando e facendo, ci resta la speranza……la speranza di andare avanti, pur sapendo di essere a zero….e se poi con la speranza ci sono anche i sorrisi e la gioia non so se è veramente importante il contorno in cui si vive……. Con affetto, Nicola
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