Carmilla di J. Sheridan Le Fanu

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Carmilla di J. Sheridan Le Fanu
Carmilla di J. Sheridan Le
Fanu
Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu
del 1872 è uno dei racconti gotici
per     eccellenza,       sia    per
ambientazione che per trama e stile.
Carmilla costituisce la prima donna
vampiro lesbica della storia
letteraria, traguardo non da poco
considerando che ha anticipato di
molti anni la pubblicazione del
Dracula di Bram Stoker.

Lo scrittore irlandese Le Fanu (1814-1873) fu per la sua epoca
un importantissimo scrittore di ghost stories e di racconti
gotici.
Possiamo notare che ci sono molte influenze di Carmilla
nell’oggi più celebre Dracula: entrambe le storie sono narrate
in prima persona, Carmilla e Lucy si somigliano e sono
sonnambule, i sintomi del vampirismo e la figura dell’esperto
in vampiri sono molto simili.
Anche se il conte transilvano ha superato negli anni la
contessa di Le Fanu, Carmilla rimane un importantissimo
contributo alla definizione del modello del vampiro gotico
(ovvero, di Dracula stesso), assieme al Lord Ruthven di
Polidori.

Carmilla è un personaggio enormemente innovativo, per non dire
scandaloso, in epoca vittoriana. Innanzitutto è il primo
esempio di vampira lesbica (le sue vittime sono sempre donne e
stringe con loro un rapporto passionale) e inoltre rifiuta
apertamente i dogmi della religione. Il racconto può essere
interpretato sotto diversi punti di vista: il conflitto tra
eterosessualità e omosessualità, tra laicità e religione, tra
la natura inglese e quella irlandese dell’autore.

Nel corso degli anni Carmilla è diventata sinonimo stesso di
vampira. Compare in tantissimi prodotti di intrattenimento,
cito ad esempio gli anime: Vampire Hunter D – Bloodlust,
Hellsing del 2001, Kemono Michi: Rise Up. La storia è stata
adattata in maniera libera in vari film, in primi la trilogia
dei Karnstein della Hammer che comprende Vampiri Amanti,
Mircalla l’amante immortale e Le figlie di Dracula.
Nei videogiochi Castlevania è uno dei principali servitori di
Dracula.
Esiste anche una webserie intitolata Carmilla che rinarra la
storia ai giorni nostri.

Carmilla – La trama
Il Dottor Hesselius – poi classificato come vero e proprio
detective dell’occulto – introduce il caso di Carmilla.
Il romanzo viene raccontato 8 anni dopo gli avvenimenti da una
giovane donna inglese, Laura, all’epoca diciannovenne.
Ai tempi della storia, suo padre ha comprato per poco una
tenuta feudale in Stiria, in Austria, su una collina in
prossimità di una foresta, isolata e immersa in una distesa di
alberi.
Oltre alla servitù vi vivono Laura e suo padre, ormai anziano.
Anni prima, quando è ancora una bambina, sogna una donna
introdursi nella sua camera mentre dorme, la vede stendersi
nel letto con lei e morderla sul petto. I domestici non
trovano nessuno nella camera, ma in effetti le coperte sono
calde come se qualcuno vi si fosse adagiato sopra.
Un giorno un loro conoscente, il generale Spielsdorf, che
dovrebbe pernottare presso la loro dimora con la nipote che ha
cresciuto con sé, comunica per lettera una notizia tragica.
Il generale, sull’orlo dell’isteria, scrive che sua nipote –
per lui come una figlia – è morta a causa di un’ospite che
incautamente ha fatto pernottare nella sua dimora. Per questo
deve rimandare la visita a un momento successivo.
In seguito Laura e il padre vengono coinvolti in un incidente
con una carrozza che coinvolge una donna e sua figlia. Siccome
la donna deve partire, Laura e il padre si offrono di ospitare
la figlia Carmilla, fino al suo ritorno. Negli occhi di
Carmilla, Laura riconosce quelli della ragazza apparsale in
sogno tanti anni prima, e anche Carmilla riconosce di averla
sognata.
Carmilla ha un atteggiamento piuttosto languido verso di lei,
giungendo ad abbracciarla e a baciarla frequentemente, con
grande perplessità della ragazza. Carmilla si riferisce a lei
affermando che sono legate e che lei le appartiene per sempre,
aumentando la confusione e la preoccupazione della giovane.
Oltretutto, l’ospite assomiglia in maniera incredibile al
dipinto di Mircalla, contessa di Karnstein, che regnò su
quelle terre due secoli or sono.
Nel frattempo si viene a sapere di una serie di decessi
presumibilmente dovuti a una epidemia. Varie donne sono morte
pur essendo in precedenza sane e hanno parlato di fantasmi e
di qualcosa che le stringeva al collo.

Carmilla appare molto turbata dall’idea della morte, e la
ragazza allarmata la vede incupirsi di botto. Quando il padre
della narratrice parla con il dottore di questa ipotetica
malattia, la ragazza coglie che quest’ultimo abbia accennato a
una possibile origine soprannaturale del morbo.
Una notte, mentre dorme, Laura avverte nella sua stanza un
enorme gatto nero e sente un forte dolore al petto. Poi scorge
una figura femminile al suo posto che lascia rapidamente la
stanza, anche se la porta è ancora chiusa dall’interno.
Il giorno dopo Carmilla racconta di avere vissuto esattamente
la stessa esperienza. Altre testimonianze riportano di una
figura femminile che la nonna attraverserebbe proprio il
sentiero sotto la camera di Carmilla.
Nei giorni successivi il sogno si ripete e la ragazza si sente
spossata, con conseguenti pensieri deprimenti e di morte.
A un tratto Carmilla risulta scomparsa e riappare
misteriosamente, come se fosse stata spostata nel sonno: si
pensa quindi che sia nottambula. Da un esame medico inoltre
risulta che Laura ha una macchia di sangue sotto il collo.
Laura e suo padre, per circostanze fortuite, incontrano il
generale Spielsdorf la cui figlia avrebbero dovuto ospitare in
precedenza. Il generale si reca con Laura e il padre alla
ricerca della tomba di Mircalla di Karnstein e racconta loro
le circostanza dietro la morte della sua figliuola.
Un giorno questi partecipò a un ballo in maschera con la
nipote, la quale attirò l’attenzione di due donne, in
particolare di quella giovane del duo, che si faceva chiamare
Millarca.
La donna mascherata più anziana – anche se dall’aspetto non lo
sembrava affatto – dimostrò di conoscere il generale da tempo,
ma questi non la riconobbe affatto. Subito dopo affermò di
doversene andare e fece in modo di fare ospitare Millarca a
casa del generale.
Da allora la nipote del generale cominciò ad accusare gli
stessi sintomi e gli stessi incubi di Laura, mentre Millarca
misteriosamente spariva la notte dalla sua camera. Il medico
consultato affermò che i segni sul corpo della giovane erano
stati sicuramente lasciati da un vampiro.
Il generale, seppure incredulo, una notta sorvegliò la nipote
e trovò una bestia nera che la aggrediva. Una volta attaccata,
questa si rivelò MIllarca, che si dette alla fuga, mentre la
giovane morì per il dissanguamento.
Vicino alla sua tenuta sorge la casata dei Karnstein, estinta
da secoli, dalla quale la moglie del generale discendeva.
Mentre la esplorano appare Carmilla e il generale si scaglia
contro di lei, ma invano, siccome la donna lo disarma
facilmente e fugge. Mircalla, Millarca e Carmilla sono dunque
la stessa persona!

La compagnia – grazie all’aiuto del barone Vordenburg
appassionato del tema dei vampiri – trovano la tomba della
contessa Mircalla, morta oltre 100 anni prima. Viene avviato
un procedimento legale e la bara è scoperchiata.
Al suo interno trovano il corpo di Carmilla, non decomposto e
che mostra segni di respirazione. Il corpo viene estratto e vi
viene conficcato un paletto nel petto. Si ode un urlo
fortissimo.
Il capo viene tagliato e il corpo bruciato.
Da allora quella contea non venne più infestata dai vampiri,
anche se Laura non avrebbe mai dimenticato l’amica.

Carmilla spiegata
Carmilla – il cui vero nome è contessa Mircalla di Karnstein –
è una donna alta, bella e aggraziata, dalla carnagione
brillante. I grandi occhi sono scuri e lucenti e possiede
folti e lunghi capelli bellissimi di un castano scuro con
sfumature dorate. Il suo bellissimo volto ha qualcosa di
magnetico che attrae indissolubilmente.
Visivamente le sue caratteristiche riconducibili al colore
nero sono l’opposto di quelle angeliche – i capelli biondi e
gli occhi azzurri – di Laura.
I suoi movimenti sono oltremodo languidi; ha un atteggiamento
molto riservato e contenuto.
Mircalla di Karnstein risulta morta da oltre 100 anni e si
dice appartenesse a una famiglia molto malvagia.
Viene rivelato che un antenato del barone Vordenburg, che
amava Carmilla in vita, ne aveva nascosto i resti per salvarla
dal processo di vampirismo, dopo la sua morte in giovane età.
Tempo dopo si pentì del suo gesto e lasciò delle indicazioni
affinché qualcuno potesse ritrovare la sua tana.

Carmilla viaggia con una donna che dichiara di essere sua
madre e che viene chiamata Contessa, anche se pare essere più
autorevole di quanto non denoti la sua carica. Dal fatto che
parli molte lingue, che sembra più giovane della sua età e che
pare avere conosciuto l’anziano generale molti anni, prima
possiamo intuire che anch’ella sia una vampira.
In più occasioni la Contessa abbandona Carmilla a casa di
qualcuno (forse contro la volontà della figlia, siccome questa
sembra triste, a meno che non reciti): si tratta sempre di
famiglie nelle quali vi è una donna, che la vampira inizia a
tormentare languidamente per depredarne il sangue.
Accenna in maniera molto vaga ad avere sofferto gravemente di
malattia tantissimo tempo prima. I suoi ricordi del passato
sono molto vaghi. Cita il fatto di essere stata ferita durante
un ballo da un amore che stava per rubarle la vita.
Nel corso del racconto, Carmilla manifesta per la protagonista
una attrazione sessuale nemmeno troppo velata: si fanno
continui riferimenti a baci e carezze che le rivolge, ma Laura
trova in lei aspetti che le piacciono e altri che rifugge.
Psicologicamente, la narratrice prova per lei sensazioni
conflittuali di libido latente e di repulsione, quando
Carmilla la ghermisce e ne abbassa la resistenza con la sua
voce suadente, potenzialmente ipnotica. Più in generale, Laura
prova per lei amore e odio allo stesso tempo.
Carmilla specifica che si sente legata intimamente all’amica,
a un livello praticamente morboso.
Turbata dalle attenzione languide che le riserva, Laura arriva
persino a pensare che Carmilla possa essere un ipotetico uomo
innamorato travestito.
Mentre Laura è una giovane mite che agisce in accordo con le
convenzioni dell’epoca, Carmilla è una persona più
indipendente e che rifiuta le credenze religiose date per
assodate, non perché deve assecondare la propria natura
diabolica, ma perché nutre una visione laica che attribuisce
il corso degli eventi all’azione della natura anziché a Dio.
Mircalla viene descritta come appartenere a una famiglia molto
malvagia, ma nel romanzo sembra essere malvagia più per natura
che per indole, mostrandosi piuttosto malinconica e solitaria
anziché compiaciuta delle proprie efferatezze.
Come rivela appunto Carmilla, nella sua natura non esiste
l’indifferenza, perciò esige che Laura provi per lei affetto
od odio, ma l’importante è che sia qualcosa.
Come da tradizione ha i canini lunghi e affilati. Viene vista
soltanto bere, non mangiare, si alza molto tardi, e sembra
stancarsi presto camminando all’aperto.
Come vampiro, ha i classici poteri della tradizione: l’eterna
giovinezza, la capacità di tramutarsi in animale (in questo
caso, un gatto nero, mentre Dracula in un cane nero), una
forza sovrumana, ed è in grado di attraversare le pareti come
un fantasma senza essere vista. La sua stretta lascia un
intorpidimento dal quale ci si libera solo dopo tempo.
In questa versione, i vampiri possono restare fuori dalla
tomba per molto tempo e anche con la luce del sole, ma prima o
poi devono tornarvi. In particolar modo, i giovani che muoiono
tragicamente hanno alte chance di tornare come nosferatu per
il loro legame con il mondo terreno non ancora reciso.
I vampiri come Carmilla si fissano su determinati obiettivi –
come una vittima designata – e sono disposti a sopportare
molte privazioni pur di raggiungerli, anche se questo a conti
fatti è molto rischioso per loro. Non possono privarsi del
nome che avevano in vita ma possono soltanto storpiarlo o
anagrammarlo.
Mentre Lord Ruthven di Polidori è un maniaco depravato,
incarnazione del vizio, e Dracula di Bram Stoker è un
compiaciuto predatore, vera e propria personificazione della
peste, Carmilla ha un carattere più malinconico e appare quasi
dispiaciuta per la propria natura (parla della morte come di
una liberazione anziché di un dramma).
Anziché dal vizio e dalla crudeltà, sembra mossa dal reale
amore, una forza passionale che la spinge a stipulare un
legame mentale con la vittima anni e anni prima di conoscerla
di persona, la quale diventa l’oggetto della sua brama di
sangue.
Dal suo punto di vista l’amore è bilanciato dal sacrificio,
perciò il furto del sangue è il male necessario per potere
amare qualcuno. Infatti, man mano che prosciuga il sangue
della protagonista si comporta come se fosse ancora più
innamorata di lei.
E con questo, credo di averti spiegato tutto in merito a
questo racconto. Noi ci vediamo alla prossima!

a cura di Ilario Gobbi
(https://www.ilariogobbi.it)
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