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Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Caporedattrice: Francesca Bonfigli Copertina a cura di Daniele Guidotti VE 1
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Samuele Vernia VF NOVITÀ In questa edizione sono GIORNALISTI ROBOT presenti indovinelli, oroscopo, giochi matematici, memes e È proprio vero che quello che leggiamo è articoli di cultura generale. sempre più spesso frutto di intelligenza artificiale? Se pensiamo all’importanza che storicamente ha avuto la divulgazione delle notizie nella formazione dello spirito critico delle diverse generazioni, nella determinazione delle preferenze politiche dei popoli, nelle convinzioni delle masse, non può lasciare indifferenti l’affermazione che l’intelligenza artificiale comincia ad essere utilizzata anche nel mondo giornalistico. Ma in che termini e soprattutto in quali ambiti ad oggi il robot giornalista scrive articoli? È un dato di fatto che i software di intelligenza artificiale sono ormai in grado di scrivere autonomamente articoli di giornale, 24 ore su 24, senza richiedere uno stipendio, senza mai stancarsi e senza nemmeno fare un errore di battitura. Secondo quanto riporta il New York Times, circa un terzo del contenuto pubblicato da Bloomberg News viene prodotto da un software. Il sistema usato dalla società si chiama Cyborg ed è in grado di sfornare migliaia di articoli su tutti i report finanziari che ogni trimestre invadono le redazioni. L’Associated Press è stata una delle prime aziende ad utilizzare giornalisti – robot: infatti già dal 2014 ha stretto una partnership con Automated Insight, azienda il cui algoritmo produce articoli su match sportivi e, anche in questo caso, report finanziari. 2
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Il New York Times sostiene che “I robot reporter” hanno scritto moltissimi articoli “anche sulle leghe minori di baseball per Associated Press, sul football scolastico per il Washington Post e sui terremoti per il Los Angeles Times”. Ma ragioniamo: che cos’hanno in comune gli articoli prodotti da algoritmi? Terremoti, risultati sportivi, report economici: tutti questi articoli si basano su cifre, dati e percentuali; il mondo naturale delle intelligenze artificiali. Inoltre, diversamente da quanto si potrebbe pensare, questi brevi articoli non sono prodotti integralmente dai software: infatti il più delle volte utilizzano scheletri di articoli predisposti da giornalisti umani, che possono essere riutilizzati dagli algoritmi come dei moduli da riempire con nomi e numeri. Articoli brevi, pieni di dati e noiosissimi da scrivere. Articoli che gli stessi cronisti finanziari sono ben contenti di lasciare ai robot “Ogni trimestre passavamo il 25% del nostro tempo a scrivere report sull’andamento finanziario delle aziende”, ha spiegato Lou Ferrara, cronista finanziario di AP. “Un lavoro che odiavamo tutti. Ora che è automatizzato, possiamo utilizzare il nostro tempo in modo migliore”. Infatti il lavoro giornalistico è creativo, richiede curiosità, capacità critica, abilità narrativa, è pensiero critico e giudizio. Così mentre gli algoritmi si occupano di cifre e dati, giornalisti e redattori possono svolgere il “vero” lavoro giornalistico Ma le intelligenze artificiali si occupano anche di altri ambiti, ad esempio quando si analizzano dati, l’intelligenza artificiale diventa un utilissimo strumento per trovare correlazioni e anomalie, che un giornalista umano si occuperà poi di comprendere e approfondire. Immaginiamo per esempio un reporter di cronaca nera che sta seguendo il caso di un omicida seriale. Un software potrebbe diventare incredibilmente utile per scovare, negli articoli di giornale o in testimonianze o atti processuali che siano stati oggetto di pubblicazione, altri omicidi compiuti nella stessa zona, con lo stesso modus operandi o che hanno coinvolto vittime simili. Il mantra, quindi, è quello che spesso si sente quando si affronta il tema del lavoro nell’epoca dell’automazione: le macchine non sostituiranno l’uomo, ma lo affiancheranno. Probabilmente nel mondo dell’editoria questa affermazione, ad oggi, corrisponde a verità: questi algoritmi possono per ora soltanto combinare dati e cifre e comporre articoli semplici e con schemi rigidamente predefiniti. 3
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Qualsiasi articolo che richieda un minimo di indagine, approfondimento, interviste, riflessioni ed elaborazione può essere svolto, per ora, solo ed esclusivamente da un essere umano. Per quanto tempo sarà ancora così? Sushi Pacinotti CHIARA DOMENICI IIIF Come girano … gli appartamenti! Avete mai sognato di avere una casa in grado di muoversi a vostro comando? Beh, se la risposta è sì, allora i vostri sogni stanno per realizzarsi! Diciamo che da qui a poco non sarà più possibile definire un edificio un bene “immobile”! Secondo il sito di news Whatson.ae , nel 2020, a Dubai, proprio in concomitanza con l’Expo, verrà inaugurato Dynamic Architecture, il primo grattacielo dinamico, progettato dall’architetto italo-israeliano David Fisher. Sarà alto 420 m e comprenderà 80 piani indipendenti, ciascuno in grado di ruotare di 360° attorno alla struttura centrale, se attivato attraverso dei comandi vocali, per seguire il movimento del Sole o del vento o, più semplicemente, per offrire panorami diversi. Ogni minuto ciascun appartamento si può spostare di 6 metri facendo un giro completo in 180 minuti: “Gli spostamenti” ha spiegato Fisher “avranno una velocità molto lenta, così da non risultare fastidiosi per gli occupanti”. All’interno ci saranno un hotel a sei stelle, uffici e appartamenti e, negli ultimi piani, cinque ville da 1.500 metri quadrati ciascuna. Ogni villa avrà un posto auto al piano con ascensore. Per consentire di raggiungere più velocemente la residenza, la Rotating Tower sarà dotata di un eliporto a scomparsa. Ogni piano sarà formato da moduli prefabbricati, comprensivi di impianti, suddivisione degli interni e finiture a scelta del cliente, che verranno costruiti con processi industriali in stabilimenti saranno assemblati tra loro in loco e agganciati alla struttura portante in cemento armato all’interno della quale si trovano tutti i meccanismi necessari alla rotazione, gli ascensori, le scale e gli impianti centrali. L’utilizzo di prefabbricati permetterà di accorciare i tempi di costruzione, che risulteranno addirittura del 30% inferiori rispetto all’edilizia tradizionale, e ridurrà i costi totali alla modica cifra, se così si può dire, di 700 milioni di dollari (con prezzi fino a 30 milioni per ogni appartamento). 4
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Anche la scelta dei materiali, leggeri e resistenti, come alluminio, acciaio e fibra di carbonio permetterà di ottimizzare i tempi, la manodopera e i costi e allo stesso tempo aumenterà la resistenza sismica dell’edificio. Oltre a essere sicuro per chi ci abita, questo grattacielo è anche amico dell’ambiente: il palazzo sarà dotato di turbine eoliche posizionate orizzontalmente tra un piano e l’altro e di tetti solari che garantiranno ad ogni piano, e quindi a tutto l’edificio, la totale autonomia energetica. L’architetto Fischer spera di poter realizzare questo tipo di opere in tutto il mondo, in particolare a Londra, Parigi, New York e Mosca. L’idea di una casa rotante, però, non nasce da Fisher, che decide solo di farla più in grande e con più tecnologia. Il primo edificio di questo genere è Suite Vollard, un palazzo composto da 15 piani circolari, di cui 11 in grado di ruotare su se stessi di 360° in un’ora di tempo, realizzato nel 2001, a Curitiba, in Brasile. Ma la vera precorritrice fu proprio l’Italia con Villa Girasole, costruita tra il 1929 e il 1935 dall'ingegner Angelo Invernizzi e dall'architetto Ettore Fagiuoli, a Mercellise, vicino a Verona. L’edificio, a forma di V, ruotava attorno alla torretta centrale lungo speciali binari d'acciaio che hanno un diametro di 44 metri. Purtroppo a causa di un cedimento del terreno e alla conseguente deformazione delle rotaie, ora non si può più muovere. La decadenza di questo sito, purtroppo, rispecchia la condizione attuale di tutta la nostra Penisola. Siamo il paese con più patrimonio artistico-culturale al mondo ma non siamo in grado di mantenerlo e tanto meno di innovarlo. La distanza tra l’Italia, che ancora oggi fa parte del G7 (le sette nazioni definite dal Fondo Monetario Internazionale come le 7 maggiori economie avanzate), e i Paesi di recente sviluppo, come gli Emirati Arabi, si sta accentuando sempre di più, di certo non a nostro favore! Speriamo che lo spirito innovativo non abbandoni l’Italia e che, anzi, i giovani, il vero motore del mondo, riescano a farlo riemergere attraverso qualche idea geniale che faccia “girare la testa” in tutti i sensi. Quello che mi fa sperare che ciò sia possibile è che i moduli che serviranno per la realizzazione degli appartamenti saranno costruiti negli stabilimenti della Tower Industries Italia di Altamura, in Puglia. 5
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 TOMMASO BIAVA IIIE Come somministrare la pillola al vostro Gatto È giunto il momento della vostra vita in cui dovete far deglutire una pillola di dubbia composizione chimica al vostro beneamato animale da compagnia. Sembrerebbe un’operazione semplice, la cui unica fatica è trovare il povero animale; basterebbe dunque inserire la pillola sbriciolata nel cibo, e sperare che il soggetto abbia fame. Facile no? NO! Perché questo nostro soggetto non è altro che l’incarnazione di un demone, una bestia di Satana, comunemente denominata gatto. Per cui questa semplice operazione si trasforma in una missione suicida che terminerà con molte probabilità all’ospedale. Ma niente paura! Seguendo questa simpatica guida a quindici passaggi, riuscirete ad ottenere… un… ‘’risultato‘’ circa… Iniziamo: 1) Prendete il gatto e sistematelo in grembo tenendolo col braccio sinistro come se fosse un neonato. Posizionate pollice e indice sui rispettivi lati della bocca del gatto ed esercitate una pressione delicata ma decisa finché il gatto apre la bocca. Appena il gatto la apre, inserite la pillola in bocca più velocemente possibile. Consentite al gatto di chiudere la bocca, tenetela chiusa e con la mano destra massaggiate la gola per invogliare la deglutizione. 2) Cercate la pillola in terra, recuperate il gatto da dietro il divano e ripetete il punto n° 1. 3) Recuperate il gatto dalla camera da letto e buttate la pillola ormai molliccia. Essendosi rivelato inutile il punto n° 1, cambiamo strategia 4) Prendete una nuova pillola dalla confezione, sistemate il gatto in grembo tenendo le zampe anteriori ben salde nella mano sinistra. Forzate l'apertura delle fauci e spingete la pillola in bocca con il dito indice della mano destra. Tenetegli la bocca chiusa e contate fino a dieci. Ma anche questo terzo tentativo è inutile 6
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 5) Recuperate la pillola dalla boccia del pesce rosso e cercate il gatto nel guardaroba. Chiamate quindi qualcuno ad aiutarvi. 6) Inginocchiatevi a terra con il gatto ben incastrato tra le gambe, tenete ben salde le zampe anteriori e posteriori. Ignorate il leggero ringhiare del gatto. Dite al vostro aiutante di tenere ben salda la testa con una mano mentre inserisce un abbassalingua di legno in bocca. Inserite la pillola, togliete l'abbassalingua e sfregate vigorosamente la gola del gatto. Se non siete ancora riusciti a somministrare la pillola all’essere, continuate 7) Convincete il gatto a scendere dalle tende. Annotate di farle riparare. Spazzate con attenzione i cocci di statuine e vasi rotti cercando di trovare la pillola. Mettete da parte i cocci con la nota di re-incollarli più tardi e, se non avete trovato la pillola, prendete un'altra pillola dalla confezione. 8) Avvolgete il gatto in un lenzuolo e chiedete al vostro aiutante di tenerlo fermo usando il proprio corpo in modo che si veda solo la testa del gatto. Mettete la pillola in una cannuccia, forzate l'apertura delle fauci del gatto aiutandovi con una matita (preferibilmente non appuntita) e usando la cannuccia come cerbottana posizionate la pillola in bocca al gatto. 9) Leggete il foglietto illustrativo del farmaco per controllare che non sia dannoso per gli esseri umani. Bevete un succo di frutta per mandare via il saporaccio. Medicate il braccio del vostro aiutante e lavate il sangue dal tappeto usando acqua fredda e sapone. Dato il fallimento delle buone maniere, passiamo alle maniere forti 10) La quinta volta è quella buona, giusto? Recuperate il gatto dal garage dei vicini. Prendete un'altra pillola. Incastrate il gatto nell'anta dell'armadio in modo che si veda solo la testa. Forzate l'apertura delle fauci con un cucchiaino. Ficcategli la pillola in gola usando un elastico a mo' di fionda. 11) Cercate un cacciavite tra i vostri attrezzi e rimettete a posto l'anta dell'armadio. Medicatevi la faccia e controllate quando avete fatto l'ultima antitetanica. Buttate la maglietta e indossatene una pulita e intatta. 12) Telefonate ai pompieri per recuperare il gatto dall'albero del dirimpettaio. Chiedete scusa al vostro vicino di casa che rincasando ha sbandato e ha fracassato la macchina 7
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 contro il muro per evitare di investire il vostro gatto impazzito che attraversava la strada di corsa. Prendete l'ultima pillola dalla confezione. Ultimo tentativo… 13) Legate le zampe anteriori e posteriori del gatto con una corda e legatelo ad un piede del tavolo. Cercate i guanti da lavoro e indossateli. Inserite la pillola nella bocca del gatto facendola seguire da un grosso pezzo di filetto di manzo, precedentemente preparato dal vostro aiutante. Tenete la testa del gatto in posizione verticale e inserite due bicchieri d’acqua in modo da assicurarvi che abbia ingoiato la pillola. 14) Dite al vostro aiutante di portarvi al pronto soccorso, restate seduti pazientemente mentre i dottori ricuciono le vostre dita alla mano ed estraggono i frammenti di pillola dall'occhio destro. Sulla strada per tornare a casa fermatevi al negozio di arredamento per comprare un tavolo nuovo. 15) Telefonate alla Protezione Animali per vedere se possono prendersi cura di codesto essere. Telefonate al più vicino negozio di animali per vedere se ci sono in vendita dei criceti. E con questo avete completato la guida, complimenti! Contenti voi… [rumore di gioia] \ 8
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Vendendo Shakespeare un tanto al chilo SIMONE DELLE PIANE VF SPLENDORE DI UN GIORNO FESTIVO Com’è profondo lassù il celeste oggi! Com’è vivido il colore dei lati illuminati e persino delle ombre! Le rarissime nubi non turbano il cheto spettacolo della luce né il sussurro del vento o dei passeri incide il freddo calore dell’aria che sembra immobile, quasi di vetro. E non vorrei sapere che oggi è festa ma domani sarà un giorno diverso e quand’anche tutto ciò ritornasse, rimarrei bandito dallo splendore. La Spezia, 19 marzo 2019 LUDOVICA BENEDETTA CECCHI IIID Shakespeare in sardo: L’urlo di Macbettu per scavare nella natura umana Macbettu è il capolavoro visionario del regista Alessandro Serra rappresentato al Teatro Civico di La Spezia il 22 gennaio Macbettu è il Macbeth di William Shakespeare recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. Tutto nasce dallo sguardo del regista che ha trovato nella lingua sarda una lingua cruda, eppure incredibilmente musicale, con un suono aspro, asciutto e tagliente che si rivela estremamente efficace nell’esprimere la tragedia dell’uomo che, per una profezia, cede 9
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 alla terribile seduzione del male e alla vertigine per la sete di potere, arrivando a macchiarsi le mani e l’animo del sangue di parenti e amici innocenti. La lingua sarda non limita la fruizione, ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scivolare in letteratura. E anche quando chi ascolta ignora il significato delle parole, la parola recitata diventa “cosa” e ascoltando quei canti qualcosa nel profondo si muove e si insinua, scavalcando qualsiasi barriera linguistica. Macbettu è ambientato in Barbagia, una terra meravigliosa e allo stesso tempo arcaica, violenta, in cui non è difficile imbattersi in certi archetipi presenti nell’opera di Shakespeare “ L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia” racconta il regista Alessandro Serra: “Mi hanno affascinato I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di animali, le corna, il sughero, la potenza dei gesti e della voce, le forze della natura domata dall’uomo. Ma soprattutto il buio inverno. La Sardegna ha così fornito la materia, la cenere, il sughero, il ferro, le cortecce degli alberi, e poi le pietre che si fanno arma”. La trama è ben nota: due valorosi condottieri, fedeli al re Duncan, Macbeth, barone di Glamis, e Banquo, s’imbattono improvvisamente, di ritorno dal campo di battaglia, in alcune strane creature che predicono loro un avvenire glorioso. La promessa del trono accende nell’animo del primo, e specialmente della sua consorte, che ne diviene complice e istigatrice, un’ambizione sfrenata. Macbeth diverrà sovrano di Scozia, ma il potere conquistato con il sangue, a costo di tradimenti e delitti, e difeso con nuove stragi di nemici reali e immaginari, si rivelerà effimero e le stesse streghe che gli avevano annunciato la corona, annunceranno, con parole ambigue, la sua sventura. Sedotto dalla profezia, Macbeth, sfida le leggi umane e divine e infrange le leggi dell’ospitalità, tradisce l’amicizia, ordina la strage di donne e bambini, ottenendo in cambio una lunga notte insonne, visitata dai fantasmi delle sue vittime, mentre colei che aveva architettato il delitto, l’indomita regina, precipita in un abisso lasciandolo infine solo davanti al destino. Alessandro Serra reinterpreta il dramma elisabettiano in chiave contemporanea con una scrittura scenica rigorosa ed essenziale, ricreando un’atmosfera irreale ed onirica. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna, così dalle nebbie scozzesi ci ritroviamo tra le asperità arcaiche e pietrose di 10
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 una Sardegna senza tempo e mentre la vicenda rimane intatta, si arricchisce di tradizioni, richiami ancestrali di cui la cultura sarda è fonte inesauribile. Gli uomini vestiti da donna del carnevale di Bosa si trasfigurano nelle streghe shakesperiane in una visione che restituisce il cupo inverno scozzese, dove la lingua sarda appare come quella più adatta a raccontare la vicenda di potere e di sangue. Macbettu è una pièce visionaria e avvincente sull’irresistibile ascesa al trono di un uomo ambizioso e temerario, sedotto dalle ambigue profezie delle sorelle fatali, con una scrittura drammaturgica elegante ed essenziale, che mette l’accento sulla folle vertigine del potere e sui segni arcani di un mondo soprannaturale. La regia, precisa e serrata, evidenzia la metafora insita nel capolavoro Shakespeariano, quello della violenza fine a se stessa. Macbeth pensa incessantemente al futuro, al domani, si proietta terribilmente avanti e non riesce a vivere il presente, impazzisce dunque per questo. Macbeth è senza dubbio l’opera più sovrannaturale di Shakespeare. Il protagonista non riesce a confrontarsi totalmente con questa realtà più profonda e trascendente perché come dice Simone Weil“Quando il sovrannaturale entra in un essere che non ha sufficiente amore per riceverlo, diventa un male”. Così avviene in Macbettu, che mostra l’incapacità dell’uomo di sostenere e accogliere il sovrannaturale, così come dell’incapacità di vivere il presente: Macbeth vive e brucia il futuro. Le streghe che predicono a Macbeth un futuro di gloria, sono foriere di prosperità, ma Macbeth non sa aspettare e di conseguenza uccide il re. Non c’è alcun motivo per cui debba compiere questo atto orrendo e inutile e Macbeth ne è perfettamente consapevole. Le streghe non sono entità malvagie, foriere di morte ma, manifestazioni sovrannaturali della natura. Così, anche quando Macbettu raggiunge la regalità conquistata con il sangue, più che un re appare come un uomo messo di fronte alla sua caducità e alla sua imminente sconfitta. Seduto su una piccola sedia, la stessa usata dalle donne sarde sulla porta di casa, è solo un’ombra che cammina, un uomo che si dimena sopra un palcoscenico per il tempo assegnato per la sua parte e poi di lui nessuno saprà più 11
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 nulla: è un racconto narrato da un pover’uomo pieno di grida, strepiti, furori, tutti privi di significato. Sassi, legno, suoni duri e cupi, un permanere del nero, luci di taglio che definiscono uno spazio claustrofobico, indefinito e astratto fanno di questo Macbettu una discesa negli inferi, un racconto in cui l’atto violento è il disperato urlare la caducità dell’umano, la sua cieca condanna a non essere, se non sa mettersi in contatto con il mondo, con la natura, con le profezie che arrivano dalle tre streghe, quelle donne fatali che nei loro rituali, nei loro sberleffi dicono della parola segreta del rito e del mito. Macbettu di Alessandro Serra è uno di quegli spettacoli che impressiona e affascina nello stesso tempo, regala suggestioni iconiche e di atmosfera che coinvolge ed emoziona chi vi assiste, al di là della piena comprensione del testo. Pacì Hebdo ALESSIA TEDESCO IIIB 12
Anno 5/ numero 4/ maggio 2019 Uno speciale ringraziamento alla prof.sa Imbriani, LA REDAZIONE coordinatrirce del progetto. Alessia Tedesco, Arturo Grant Chiappini, Beatrice Bertirotti, Camilla Vaccarini, Chiara Domenici, Davide Fabbri, Francesca Bonfigli, Elisa Celsi, Filippo Venturini, Ivan Del Bianco, Jacopo Viola, Laura Caputo, Lorenzo Dalmiani,Leonardo Andreotti, Ludovica Benedetta Cecchi, Mirko Barbati, Nicolò Lusardi, Petra Scarparo Piergiorgio Cozzani, Samuele Mantani, Samuele Vernia, Simone Dellepiane, Sofia Olivari, Tommaso Biava, Antonio Troisi, Walter Antonini, Xiomara Diaz. 13
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