Bioparco Scuola Vedere, Sentire, Toccare
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
S C I M M I A S A R A I T U A cura di Fondazione Bioparco di Roma e MIUR Testi Riccardo Scalera Coordinamento Scientifico Myrta Mafai Settore Scientifico Fondazione Bioparco di Roma Metodologia didattica Manuela Scolavino Settore Scientifico Fondazione Bioparco di Roma Coordinamento Editoriale Manuela Scolavino Settore Scientifico Fondazione Bioparco di Roma Progetto Grafico e impaginazione Alfacomunicazione Srl Stampa Alfacomunicazione Srl - Roma “Scimmia Sarai Tu” progetto didattico per le scuole. © Copyright 2012. Fondazione Bioparco di Roma. V.le del Giardino Zoologico, 20 - 00197 Roma Tel. 063608211 - fax 063207389 www.bioparco.it Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale. Volume non in commercio Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 Foto: Archivio Bioparco, Archivio Alfacomunicazione © G. Marcoaldi - Pag.7 (Jane Goodall) © M. Di Giovanni - Pag. 6, 7, 14, 15, 18 (Sanguinus imperator e Mandrillus sphinx), pag 19 (Pongo pygmaeus), 24, 35, 38, 39, 42, 44 (Lemur catta), 45. 2
INDICE 1. Introduzione 1.1 Obiettivi del progetto pag. 4 2. Le foreste 3. Il mondo dei e la perdita primati di biodiversità 3.1 Le “nuove” scimmie del vecchio mondo 3.2 Una sbirciatina al mondo dei primati 3.3 Breve storia evolutiva dei primati pag. 8 pag. 14 4. Il posto dell’uomo 5. La conservazione nella natura dei primati 4.1 Sei milioni di anni 5.1 Un menù a base fa, o forse più... di scimmie 4.2 L’era degli 5.2 Zoo a australopitecini cinque stelle 4.3 La comparsa dei primi “uomini” pag. 24 pag. 32 6. Lo studio del 7. Le schede sui comportamento primati animale. 7.1 Cebo dai cornetti 6.1 Cosa e come 7.2 Gibbone dalle osservare mani bianche 7.3 Lemure catta 7.4 Macaco del Giappone 7.5 Scimpanzé pag. 38 pag. 42 3
I 1. INTRODUZIONE l 2011 è stato l’anno internazionale Hainan (Nomascus hainanus) di cui sfruttamento agricolo: tutto ciò mette delle foreste promosso dall’Orga- sono rimasti appena una ventina di in- a repentaglio non solo l’esistenza dei nizzazione delle Nazioni Unite dividui distribuiti in diverse popolazio- primati, ma anche delle altre specie (ONU) per stimolare tra tutti i Paesi ni negli ultimi lembi di foresta protetti animali e vegetali che vi coesistono. membri l’impegno a favorire la ge- nell’isola cinese da cui prende il no- stione, la conservazione e lo sviluppo me. Ma il numero di primati “in peri- Il Ministero dell’Istruzione e la Fon- sostenibile delle foreste di tutto il colo critico” di estinzione è quasi il dazione Bioparco di Roma, da sempre mondo. Le diverse tipologie di foresta doppio se consideriamo anche le sot- sensibili a queste tematiche ed impe- esistenti che si estendono su circa il tospecie. Ad esempio, con circa 250- gnati nel promuovere azioni di sensi- 31% della superficie del Pianeta, for- 300 individui rimasti in natura, il gorilla bilizzazione verso il pubblico niscono acqua, nutrimento e riparo a di Cross River (Gorilla gorilla diehli), scolastico, hanno voluto aderire con una grande varietà di specie animali una sottospecie che vive nelle foreste grande entusiasmo all’appello del- e contengono un patrimonio unico di al confine fra Camerun e Nigeria è una l’ONU avviando questo progetto edu- biodiversità. Le foreste tropicali, ad delle scimmie antropomorfe mag- cativo su scala nazionale rivolto agli esempio, coprono appena il 7% della giormente minacciate al mondo. studenti delle scuole secondarie di superficie del pianeta ma contengono secondo grado, dal titolo “Scimmia una biodiversità che supera quella di Purtroppo, al di là delle specie, i pro- sarai tu”. qualsiasi altro ecosistema terrestre, blemi sono sempre gli stessi. Come stimata in circa l’80%. Secondo la sottolineato dal gruppo specialistico Al fine di garantire il raggiungimento FAO, tuttavia, ogni anno vengono di- sui primati (il Primate Specialist degli obiettivi previsti nel progetto, il strutti 13 milioni di ettari di foreste. Group) dell’IUCN e da altre organizza- Ministero dell’Istruzione e la Fonda- zioni, c’è un denominatore comune zione Bioparco di Roma si sono avval- Fra i gruppi più rappresentativi degli dietro le principali cause di minaccia si della collaborazione dell’Unità di ecosistemi forestali ci sono i primati, per la sopravvivenza dei primati: la de- Primatologia Cognitiva dell’Istituto di che comprendono le scimmie e le forestazione e la distruzione dell’ha- Scienze e Tecnologie della Cognizio- proscimmie. Le scimmie, in partico- bitat naturale di cui l’uomo, sempre ne del CNR e di alcune prestigiose lar modo quelle antropomorfe, sono più prepotentemente, continua ad ap- strutture zoologiche dislocate sul ter- delle cosiddette specie bandiera: pro- propriarsi. Inoltre si parla anche di ritorio italiano: Parco Natura Viva teggerle ed avviare azioni di conserva- sfruttamento insostenibile , di caccia (Bussolengo, VR) ed il Parco Zoo Fal- zione finalizzate alla loro salvaguardia e commercio illegale, di incendi e conara (Falconara Marittina, AN). significa proteggere l’intero ecosiste- ma. Un compito comunque tutt’altro che facile. Tra i primati, secondo l’Unione Internazionale per la Con- servazione della Natura (IUCN) su un totale di circa 720 specie e sottospe- cie, 345 (tra cui 44 scimmie antropo- morfe) rischiano l’estinzione. Un rischio che potrebbe accomunare il loro destino a quello del lemure “bra- dipo” del Madagascar (Palaeopropi- thecus ingens) scomparso tra il 1300 e il 1620, o della scimmia giamaica- na (Xenothrix mcgregori), scompar- sa tra il 1500 e il 1700 dall’omonima isola caraibica. Secondo l’IUCN, infat- ti, le specie “in pericolo critico” di estinzione sono addirittura 40 (tra cui 6 scimmie antropomorfe). Una di queste è il gibbone di 5
S C I M M I A S A R A I T U 1.1 Obiettivi del progetto mati attraverso lo studio del loro com- gico che è alla base del metodo scien- portamento: la presa di coscienza che tifico: gli studenti, infatti, saranno af- La scelta di dedicare l’attenzione ai molte abitudini che caratterizzano fiancati da esperti primatologi nella primati nasce dall’esigenza di sensibi- questi animali — come le reazioni di realizzazione di un vero e proprio la- lizzare gli studenti alle tematiche di gioia, di rabbia o i comportamenti le- voro di ricerca scientifica. conservazione delle foreste attraverso gati alla sfera sessuale — sono così si- Nello specifico, il progetto si propone lo studio e l’osservazione diretta di al- mili ai comportamenti umani, favorirà di perseguire le seguenti finalità: cune specie di primate presenti nelle il processo di empatia verso queste - divulgare le conoscenze relative alla strutture zoologiche partner del pro- specie. conservazione delle foreste, con getto. La conoscenza diretta, l’osserva- Il bagaglio di conoscenze acquisite ed particolare riferimento a quelle zione, l’approfondimento scientifico, il legame “affettivo” stabilito con gli equatoriali, e delle specie di primate l’acquisizione di informazioni rispetto animali contribuiranno a renderli non ad esse associate; alle specie studiate ed osservate, sono dei semplici nomi inseriti in un elenco - sensibilizzare sulle cause che hanno solo alcune delle attività che il pro- di specie in via di estinzione, ma un portato molti primati sull’orlo del- getto intende promuovere al fine di sti- problema di cui farsi carico. l’estinzione, affrontando gli aspetti molare una maggiore consapevolezza Inoltre, l’osservazione diretta degli relativi allo sfruttamento delle fore- nei confronti delle tematiche del pro- animali e dei loro comportamenti ste ed al commercio illegale di ani- getto. avrà risvolti positivi sull’educazione mali e piante ed invitando a riflettere In particolare, il progetto si propone di dei ragazzi in senso più ampio, con- sull’uso sostenibile delle risorse na- avvicinare i ragazzi al mondo dei pri- tribuendo a sviluppare il pensiero lo- turali; 6
1. INTRODUZIONE - avvicinare le persone al mondo dei primati riflettendo sulla loro e sulla propria storia evolutiva, attraverso l’osservazione del comportamento animale; - spiegare l’importanza delle diverse strategie di conservazione “in situ” ed “ex situ”, attraverso la coopera- zione internazionale fra strutture zoologiche. Il progetto è finalizzato a veicolare i temi proposti attraverso le seguenti attività: - la ricostruzione della storia evolu- tiva dei primati; - la raccolta di informazioni sulla bio- logia e l’ecologia di questi animali; - l’osservazione diretta del compor- L'antropologa inglese Jane Goodall, che ha dedicato tutta la sua vita allo tamento degli animali in cattività. n studio degli scimpanzé, nel 2002, in visita al Bioparco di Roma 7
L 2. LE FORESTE E LA PERDITA DI BIODIVERSITÀ e foreste sono habitat diffusi in viali tropicali hanno in genere uno menti climatici, fornendo il 40% del- numerose aree del mondo, di- scarso sottobosco, in quanto la luce l’ossigeno globale, regolando l’assor- versificati a seconda delle re- del sole raggiunge il suolo con diffi- bimento e lo stoccaggio di oltre 1000 gioni climatiche occupate. Si va dalla coltà. Nel sottobosco possono essere miliardi di tonnellate di anidride car- foresta tropicale pluviale dell’Amaz- presenti anche le giovani piante delle bonica e bilanciando l’umidità del- zonia alle foreste temperate del Me- specie arboree dominanti, pronte a l’aria 8-10 volte più di quanto non diterraneo, alle foreste boreali del crescere non appena le grosse piante facciano gli oceani a parità di superfi- nord Europa. La caratteristica co- cadono al suolo, permettendo così alla cie. mune è rappresentata dalla presenza luce di filtrare e consentendo in tal di alberi quale forma predominante di modo il rinnovamento del bosco. Inoltre giocano un ruolo vitale nel ga- vegetazione, ma l’effettivo insieme di Le specie animali e vegetali che vivono rantire la disponibilità delle risorse idri- specie presenti è in genere unico in negli ambienti di foresta variano enor- che e possono aiutare le trasformazioni ogni foresta. memente quanto a “nicchie” occupate, necessarie allo sviluppo della green È per questo che qualsiasi generaliz- in funzione delle diverse strategie adot- economy, ad esempio supportando zazione su questo tipo di habitat ri- tate per nutrirsi, per sfuggire ai preda- nuovi modelli di produzione dell’ener- schia di essere approssimativa e tori e, più in generale, per soddisfare gia e di realizzazione delle infrastrut- fuorviante. Nonostante ciò, esistono tutte le necessità ecologiche di base. In ture. Soprattutto, le foreste giocano un delle caratteristiche strutturali di generale, alcuni scienziati ritengono ruolo fondamentale nei confronti della base che sono condivise dalla mag- che le grandi foreste pluviali ospitano conservazione della biodiversità, la cui gior parte delle foreste, e che pos- più specie di tutti gli altri habitat messi perdita è una delle crisi mondiali più sono aiutare a comprendere le insieme. Al contrario, le foreste medi- pressanti. Negli ultimi 500 anni è stata relazioni che esistono tra questi am- terranee si presentano come boschi documentata l’estinzione di quasi 900 bienti e gli animali che ci vivono. Ad completamente chiusi, con alberi a specie, di cui oltre l’80% appartenente esempio, le foreste mature sono in portamento colonnare e sottobosco ge- al regno animale. I primati sono uno dei genere caratterizzate da diversi neralmente povero di specie. gruppi più minacciati di estinzione, so- strati: il suolo, il sottobosco (talvolta prattutto a causa della distruzione delle distinto in strato erboso e strato ar- Oltre 300 milioni di persone nel foreste. A loro volta, però, la scomparsa bustivo), i tronchi e le radici, la volta mondo sono strettamente legate alle dei primati può avere forti ripercussioni delle fronde e lo strato emergente. foreste da cui, più in generale, di- sullo stato di salute delle foreste. Essi Tutti questi strati forniscono un mo- pende il benessere di oltre 1,6 miliardi infatti sono importanti agenti di disper- saico di habitat che consente alle di persone: infatti, oltre a fornire ri- sione dei semi e con le loro attività aiu- varie specie animali e vegetali di di- sorse vitali per le popolazioni umane tano a sostenere i processi biologici che versificare la propria “nicchia” ecolo- locali, le foreste svolgono importanti consentono la sopravvivenza di nume- gica e arricchire in tal modo la servizi ecosistemici: hanno un ruolo rose specie animali e vegetali nelle fo- diversità di ogni singola foresta. sostanziale nel mitigare i cambia- reste tropicali. n Il suolo è spesso coperto di foglie, Le estinzioni nel mondo rami, tronchi marcescenti, muschi, detrito e materia organica in decom- L’estinzione delle specie selvatiche non è un evento isolato, bensì posizione che viene riciclato da funghi, l’espressione di una vera e propria pericolosa trasformazione am- bientale di portata globale. Secondo quanto riportato nella lista insetti, batteri, lombrichi e tutti gli altri rossa dell’IUCN (il più autorevole inventario dello stato di conser- organismi che rimettono in circolo il vazione delle specie di fauna e flora selvatiche di tutto il mondo) materiale organico necessario a ga- le specie a rischio di estinzione nel mondo sono quasi 20.000 (di rantire la produttività del sistema “fo- cui oltre la metà animali). Ad esempio, ad essere minacciate di estinzione a livello globale sono circa un quarto delle specie di mammiferi conosciute e un terzo di quelle degli anfibi (di resta”. Il sottobosco è caratterizzato cui quelle estinte sono già diverse decine, perfino centinaia nel caso degli anfibi). In termini da piante erbacee, fiori e felci, nonché percentuali, l’impatto sugli altri gruppi di organismi viventi non è molto diverso. Delle stime piante arbustive, ma solo nella misura prudenti indicano infatti che il numero di specie che si estingueranno nei prossimi 25 anni sia dell’ordine di grandezza di un milione. Ciò è evidenziato chiaramente dal fatto che molte spe- in cui gli strati superiori consentano cie sembrano condannate all’estinzione prima ancora di essere scoperte, come nel caso del un sufficiente apporto di luce al livello cercocebo degli altopiani (Rungwecebus kipunji), una scimmia recentemente scoperta in del suolo. Per esempio le foreste plu- Africa - la prima negli ultimi 20 anni – ma già considerata in pericolo critico di estinzione in quanto il suo habitat è seriamente minacciato dal taglio del legname. 9
S C I M M I A S A R A I T U Attività didattica n.1 Alla scoperta della biodiversità delle foreste Obiettivo: Osservare e analizzare la diversità di specie animali e ve- getali presenti in un ecosistema di foresta. Attività: Ogni bosco, piccolo o grande che sia, può offrire l’oppor- tunità di analizzare gli elementi tipici di una foresta (suolo, sottobosco, chioma, ecc.) e degli organismi viventi che vi abitano. Per osservare animali e piante è necessario tenere gli occhi ben aperti e soprattutto saper interpretare tracce e segni di presenza. Con un po’ di pazienza e entusiasmo – eventualmente con l’aiuto di manuali e operatori didattici - sarà senz’altro possibile verificare di persona, dal vivo, la grande ricchezza di biodiversità che caratterizza i boschi e le foreste del nostro paese. Si consiglia durante l’anno scolastico di organizzare escur- sioni in natura, oltre a quelle già organizzate nell’ambito del progetto “Scimmia sarai tu” , con lo specifico obiettivo di studiare la biodiversità delle foreste. Ogni studente deve annotare scrupolosamente tutte le specie osservate e le eventuali nozioni comunicate dagli insegnanti . Successi- vamente, a casa o a scuola, gli studenti (da soli o in gruppo) potranno condurre una ricerca finalizzata a descrivere l’in- sieme delle specie osservate focalizzando l’attenzione sugli 10
LE ATTIVITÀ aspetti principali della loro storia naturale, del loro posto nell’ambiente (vivono nel sottobosco, nei tronchi, ecc.) e soprattutto delle relazioni ecologiche tra loro (sono preda- tori, prede, detritivori, ecc.). Inoltre, è possibile approfon- dire - ad esempio tramite internet - quali siano gli utilizzi che vengono fatti dall’uomo delle varie specie di piante e animali osservati e, sulla base delle informazioni acquisite, le problematiche associate allo sfruttamento di queste ri- sorse naturali, lo stato di conservazione, ecc. Prodotto finale: Una relazione sulle attività svolte corredata di immagini e fotografie. Tempi: Almeno una uscita in un’area naturale. Due ore per le ricer- che su internet. Due ore per la sistemazione degli appunti. Due ore per la discussione in classe. 11
S C I M M I A S A R A I T U Attività didattica n.2 Mostra “la foresta perfetta” Obiettivo: Evidenziare la grande diversità biologica che caratterizza gli ambienti di foresta. Attività: Il fulcro centrale di questa attività consiste nel realizzare una mostra nella propria scuola (classe), con espositori, diorami, poster, disegni e oggetti vari che richiamano le specie og- getto di interesse. Per la realizzazione dei diorami – che sono riproduzioni in scala di particolari ambientazioni, anche preistoriche - è possibile utilizzare elementi raccolti nell’ambiente naturale (pietre, rami, paglia, foglie, che permetteranno di ottenere effetti quanto più possibile realistici) insieme a modellini di animali (o ominidi) realizzati in resina, creta, legno o altri ma- teriali adatti allo scopo. Si suggerisce di allestire la sala della mostra anche con po- ster, disegne una moltitudine di fotografie che ritraggono specie di piante e animali che caratterizzano gli ambienti di foresta, utilizzando come sfondo la gigantografia di un’im- magine della foresta tratta da una foto o da un disegno. Gli studenti possono produrre i loro elaborati sia individual- mente sia in gruppo, eventualmente su computer con l’au- silio di un software di grafica. Si suggerisce il supporto dell’insegnante nell’indirizzare gli studenti su specifici am- bienti di foresta (temperata, tropicale, mediterranea, ecc.) e/o gruppi di specie (insetti, uccelli, mammiferi, ecc) incluse quelle vegetali prestando attenzione ad allestire i vari ele- menti della mostra in maniera corretta (ad esempio met- tendo tutti gli elementi che caratterizzano la struttura di una foresta, come suolo, sottobosco, tronco, fronde, chioma, ecc. nella giusta relazione tra loro e con le specie animali che ci vivono). 12
LE ATTIVITÀ È possibile realizzare una mostra incentrata unicamente sui primati (per esempio prestando particolare attenzione a ri- spettare la loro effettiva coesistenza nella medesima re- gione zoogeografica e nel medesimo ambiente) o sugli uomini primitivi. A questo scopo è possibile anche prevedere la realizza- zione di modelli dei crani di primati utilizzando ad esempio, la cartapesta. I modelli potrebbero essere realizzati previa visita presso un museo di zoologia dove poter osservare e possibilmente misurare i reperti osteologici. Tale attività avendo una forte componente manuale, è di sicuro suc- cesso e stimola gli studenti ad utilizzare “metodi scientifici” (osservare, misurare, comparare, ecc.). I vari elementi della mostra possono essere presentati in vario modo, lasciando libertà di composizione agli studenti, ma si suggerisce di metterli in relazione tra loro per tema, ad esempio in funzione delle relazioni sulla catena alimentare, oppure per categoria di conservazione. In alternativa è pos- sibile decorare le pareti della propria classe con foto, poster, cartelloni o sagome ritagliate, creando in tal modo una sorta di fantasioso “diorama”. Le pareti decorate possono essere utilizzate come scenografia per ulteriori attività in classe, come l’attività n. 4. Prodotto finale: Una mostra che evidenzia la diversità di specie da mostrare a fine anno a tutta la scuola. Il materiale prodotto può altresì essere utilizzato a vari scopi, ad esempio come copertina della rivista di cui all’Attività didattica n.3 Tempi: Tempistica da definire in base alla disponibilità (almeno due settimane) 13
S C I M M I A S A R A I T U 3. IL MONDO DEI PRIMATI 14
N 3. IL MONDO DEI PRIMATI el mondo esistono oltre 400 Altre caratteristiche significative sono: l’attaccamento del piccolo e mag- specie di primati, fra scimmie - una maggiore dipendenza dalla vi- giori cure parentali; e proscimmie che abitano le sione, rispetto agli altri mammiferi - un paio di mammelle nel petto regioni equatoriali di Africa, Asia e solitamente con olfatto molto svi- (nella maggior parte dei primati); America: dall’Africa sub-sahariana ai luppato (da cui nasi ridotti, musi più - un’organizzazione sociale com- margini del Sudafrica (inclusa le re- piccoli e appiattiti, perdita di vibrisse plessa. gione del Maghreb), dal grande arcipe- e orecchie relativamente piccole e lago dell’Indonesia alle montagne della senza pelo); In generale la morfologia poco spe- Cina sudorientale, dalle foreste pluviali - una struttura dell’arto primitiva, con cializzata ed il comportamento estre- nel Messico meridionale alla frontiera un osso nella parte superiore e due mamente flessibile che caratterizza i settentrionale dell’Argentina. Con la ossa nella parte inferiore (molti or- primati hanno consentito loro di oc- sola eccezione dei macachi del Giap- dini di mammiferi hanno perso le cupare molte nicchie e adattarsi ai pone e delle bertucce del Nord Africa e varie ossa, in particolare con la fu- cambiamenti ambientali. di Gibilterra (dove però la specie è stata sione delle due ossa nella parte in- Sotto il nome di scimmie antropo- introdotta dall’uomo), la maggior parte feriore degli arti); morfe sono raggruppati quei primati dei primati vive dunque in climi caldi - una progressiva espansione e svi- con caratteristiche morfologiche e in- sub-tropicali e la loro sopravvivenza è luppo del cervello, in particolare tellettive più simili all’uomo: bonobo, principalmente legata alla presenza di della corteccia cerebrale; scimpanzé, gorilla, orango e gibboni. foreste o savane boscose. - una riduzione del prognatismo ed Con alcune eccezioni, le differenze Dei primati esiste un’incredibile varietà un muso più accorciato rispetto agli più evidenti rispetto alle altre scim- di specie, dal microcebo pigmeo, altri mammiferi, con un cranio volu- mie sono l’assenza di coda e le di- grande quanto il palmo di una mano, al minoso rispetto alla faccia; mensioni generalmente maggiori. gorilla, che può pesare fino a 180 chili. - una maggiore mobilità del viso ed Inoltre, le scimmie antropomorfe Alcune sono molto familiari, come i le- un più ampio repertorio vocale; confidano più sulla vista che sull’ol- muri del Madagascar, complice l’omo- - uno sviluppo progressivo e sempre fatto, con nasi corti e larghi, da cui un nimo capolavoro Disney, altre sono più efficiente dei processi di gesta- muso meno pronunciato, e sono in meno note, come gli artocebi, i gala- zione con un prolungamento del pe- grado di creare strumenti e usare un goni e i tarsi. riodo di vita postnatale; linguaggio più articolato. Infine hanno La maggior parte, comunque, condi- - un basso tasso riproduttivo, di solito una vita sociale molto complessa e vide una serie di caratteristiche, quali: una sola nascita per parto, che con- sono ottimi animali “pensanti”, capaci - la presenza di 5 dita su ogni zampa, sente una maggiore mobilità con di risolvere vari problemi. molto mobili e prensili (capacità di tenere salda la presa); - il pollice opponibile e unghie corte per assicurare una presa salda (per aggrapparsi sui rami) e precisa (per afferrare cibo e oggetti di piccole di- mensioni); - unghie appiattite a protezione delle dita (al posto degli artigli), con svi- luppo di cuscinetti tattili alle estre- mità (polpastrelli) molto sensibili; - una dentatura non specializzata, in- dice di una dieta opportunista, per- lopiù onnivora (inclusa la perdita di alcuni denti tipici dei mammiferi pri- mitivi, come i premolari dell’uomo); - una visione a colori e occhi frontali per una visione binoculare (da cui la percezione della profondità). Particolare dell’arto anteriore di Lemur catta 15
S C I M M I A S A R A I T U 3.1 Le “nuove” scimmie così una classificazione più precisa. del vecchio mondo Recente è l’annuncio del ritrova- È ancora possibile mento di una nuova specie di scim- scoprire nuove Negli ultimi anni sono stati raccolti mia, il rinopiteco di Stryker specie? molti dati che hanno dimostrato l’esi- (Rhinopithecus strykeri), che vive ad La scoperta di una nuova specie è ancora stenza di molte più specie di quante altitudini elevate nella parte setten- più sensazionale se si tratta di vertebrati. ne fossero state riconosciute poche trionale del Myanmar ed in Asia. La Un fenomeno alquanto raro al giorno d’oggi, considerato il livello di esplora- decine di anni fa. Dal 1990 sono state nuova specie è isolata dalle altre zione del nostro pianeta e la sofisticatezza scoperte circa 70 nuove specie di cui scimmie con cui è imparentata da due dei moderni sistemi di monitoraggio. At- una ventina solo nel 2006. Il merito è importanti barriere geografiche, i tualmente sono state descritte circa 1.800.000 specie tra piante e animali, ma soprattutto dei sempre più numerosi grandi fiumi del Mekong e del Sal- secondo alcuni esperti il numero potrebbe studiosi che conducono ricerche sul ween (Thanlwin). È stata descritta nel aggirarsi sui 10-30 milioni. campo, nonché delle nuove tecniche 2010, ma è già in pericolo critico di È bene pertanto ricordarsi che quando operiamo massicce modificazioni am- d’indagine molecolare che hanno estinzione a causa della pressione ve- bientali, soprattutto negli ecosistemi tro- consentito lo studio e il confronto del natoria su una popolazione totale di picali o in zone remote del nostro pianeta, DNA di molti primati, permettendo circa 300 individui. potremmo provocare la repentina scom- parsa di numerose specie ancora scono- Purtroppo non si tratta di un caso iso- sciute. RINOPITECO DI STRYKER lato. Eventi analoghi, relativi alla sco- (Rhinopithecus strykeri) perta di nuove specie di primati, altitudine, nel vulcano del monte minacciati di estinzione ancor prima Rungwe e nell’adiacente Kitulo Natio- di aver avuto modo di essere scoperti, nal Park. non sono poi così rari. Ad esempio, Anche in questo caso, la popolazione nel 2005 una nuova specie di scim- selvatica di cercocebo degli altopiani mia, il cercocebo degli altopiani, è sembra contare non più di un migliaio stata scoperta in Africa. La scimmia, di individui: è considerata in pericolo appartenente alla famiglia dei bab- critico di estinzione anche perché il buini, vive negli altopiani della Tanza- suo habitat è seriamente minacciato nia meridionale ad oltre 2000 m di dal taglio del legname. CATARRINE, Lori, Ilobatidi CATARRINE CATARRINE PLATIRRINE CATARRINE Lemuri Lori, CATARRINE, Antropomorfe, Antropomorfe , Lori Tarsi SCIMMIE DEL NUOVO MONDO SCIMMIE DEL VECCHIO MONDO 16
3. IL MONDO DEI PRIMATI 3.2 Una sbirciatina nel SOTTORDINE STREPSIRRINI mondo dei primati La maggior parte dei tassonomi ha riclassifi- cato le proscimmie come sottordine degli I primati appartengono al regno Ani- Strepsirrini che presentano alcune delle carat- male, al phylum dei Cordati (animali teristiche più “primitive” dell’ordine dei Primati. con struttura di sostegno dorsale), al Gli Strepsirrini sono suddivisi in due principali subphylum dei Vertebrati (animali infraordini: i Lemuriformi, che includono le- muri, microcebi, sifaka e aye-aye, e i Lorisi- con una spina dorsale ossea), alla formi, che includono lori e galagoni. Le classe dei Mammiferi e all’ordine dei principali caratteristiche degli Strepsirrini Primati, appunto. sono: - presenza del rihinarium, un cuscinetto sof- fice privo di peli, presente all’estremità del In passato l’ordine dei Primati era muso, caratterizzato da un solco mediano che suddiviso in due sottordini: Proscim- va dal margine inferiore del naso all’estre- mie e Antropoidi. mità anteriore dell’osso mascellare (a livello degli incisivi superiori mediali), generalmente associato al senso dell’olfatto che è prepon- Questa suddivisione è stata recente- derante rispetto alla vista; mente sostituita da una classifica- - zone nasale umida; zione più moderna, basata sulla - muso sporgente; cladistica, un metodo che prende in - labbro superiore diviso, attaccato alle gen- give tramite una membrana; considerazione il grado di parentela - - pettine dentale formato da incisivi e canini in- ovvero la distanza nel tempo dall’ul- feriori; timo progenitore comune - ed è per- - baffi prominenti; tanto più aderente alla realtà. - orecchie grandi e mobili; - abitudini perlopiù notturne: i grandi occhi GALAGONE DEL SENEGAL presentano il cosiddetto tapetum lucidum, (Galago senegalensis) Secondo questa classificazione, l’or- uno strato di tessuto , dietro la retina, che ri- dine dei Primati è suddiviso in due flette la luce verso la pupilla, rendendo visi- sottordini: Strepsirrini - lemuri e lori bili gli occhi al buio, similmente a quelli del gatto; - e Aplorrini — tarsi, scimmie e scim- SOTTORDINE APLORRINI - ghiandole odorifere specializzate, per con- Gli Aplorrini sono considerati primati “superiori” mie antropomorfe, uomo incluso. La sentire la comunicazione non-visiva; e sono suddivisi in tre infraordini: i Tarsiformi, o principale distinzione è basata sul- - barra ossea orbitaria laterale; tarsi, un gruppo molto controverso, i Platirrini, o l’anatomia nasale (“rino”, in greco, si- - specializzazioni locomotorie: si aggrappano scimmie del Nuovo Mondo, e i Catarrini, o scim- e saltano in posizione verticale e hanno un gnifica naso). Gli Strepsirrini hanno mie del Vecchio Mondo, che includono anche quadrupedismo lento; l’uomo. un naso ricurvo e umido, simile a - artiglio sul secondo dito dei piedi e unghie Gli scienziati ritengono che gli Aplorrini siano quello dei cani, mentre gli Aplorrini piatte in tutte le altre dita. comparsi per la prima volta nell’Eocene, circa 50 hanno un naso semplice e secco. milioni di anni fa. AYE-AYE Alcune caratteristiche degli Aplorrini compren- I termini proscimmie e scimmie non (Daubentonia madagascariensis) dono: - narici più arrotondate e continue, con rhina- sono più usati come vere e proprie rium coperto dai peli e asciutto; categorie tassonomiche, ma sono - labbro superiore continuo e non collegato alle spesso utilizzati al posto di Strepsir- gengive, che consente una maggior espres- rini e Aplorrini quando si parla di sività del volto; - occhi privi del tapetum lucidum, che quindi non morfologia di base. Nell’ambito del riflettono la luce; progetto “Scimmia sarai tu”, partico- - visione binoculare e stereoscopica; lare attenzione è rivolta al sottordine LORI - muso di dimensioni ridotte e minore impor- degli Aplorrini, che viene presentato (Loris tardigradus) tanza dell’olfatto rispetto alla vista; con maggiore dettaglio (ad esempio - cervello di grandi dimensioni; - maturità sessuale ritardata; presentando anche gli infraordini e le - di solito un solo figlio cui vengono dedicate famiglie) al fine di evidenziare le com- estese cure parentali; plesse relazioni di parentela con - maggiore longevità; l’uomo. - braccia generalmente più lunghe rispetto alle gambe. 17
S C I M M I A S A R A I T U S O T T O R D I N E A P L O R R I N I INFRAORDINE TARSIFORMI INFRAORDINE PLATIRRINI INFRAORDINE CATARRINI. Il solo genere in questo gruppo è quello dei Le scimmie platirrine sono anche conosciute tarsi. Si tratta di fossili viventi, in quanto sono come scimmie del Nuovo Mondo. Questo COLOBO ROSSO considerati i parenti più prossimi agli ante- gruppo include tutte le specie che vivono in (Piliocolobus kirkii ) nati degli Aplorrini. Hanno caratteristiche in America centrale e meridionale, come uistitì, comune sia alle proscimmie sia alle scimmie tamarini, scimmie ragno e scimmie urlatrici. che sono cambiate molto poco nel corso del- Anche il termine “platirrini” si riferisce alla l’evoluzione. Come le proscimmie, hanno un morfologia del naso: infatti tutti i Platirrini con- tratto digestivo semplice, sono insettivori e dividono nasi larghi e appiattiti, con le aperture notturni, hanno le gambe atte a saltare e nasali dirette verso l’esterno. I Platirrini sono usano gli artigli per la pulizia. Come le scim- suddivisi in due famiglie principali: i Cebidi e i mie, hanno un’orbita oculare completa, una Callitricidi, tra cui uistitì, tamarini e callimico. placenta più sviluppata, la mancanza sia del Il Sud America è stato isolato dal resto del pettine dentale sia del tapetum lucidum. mondo nell’Eocene e Oligocene, 40 e 25 milioni Hanno anche un cervello relativamente più di anni fa, e sembra essere stato colonizzato sviluppato delle proscimmie. dalle prime scimmie dall’Africa o dal Nord America circa 40 milioni di anni fa attraverso dei ponti continentali o delle zattere alla deriva. Da quel momento queste scimmie si sono evo- lute in modo indipendente. Le principali caratteristiche dei Platirrini sono: - naso piatto e asciutto, con narici larghe ri- Le scimmie catarrine comprendono le cosid- volte verso l’esterno; dette scimmie del Vecchio Mondo (diffuse dun- - presenza di tre premolari; que in Africa e nel continente Euroasiatico) e - mancanza di tubo osseo tra timpano e orec- l’uomo. chio esterno; Il nome rimanda alla forma del naso e significa - cervello di grandi dimensioni e visione forte- “naso rivolto verso il basso”. Questo infraordine mente sviluppata; è suddiviso in due superfamiglie, quella dei - particolari ghiandole odorifere; Cercopitecoidi, e quella degli Ominoidi, o scim- - mancanza di callosità ischiatiche (zona di mie antropomorfe. Alcune caratteristiche dei cute callosa, priva di pelo, localizzata sulle Catarrini comprendono: TARSIO DELLE FILIPPINE natiche); - naso corto e secco, con narici strette e rivolte (Tarsius syrichta) - opponibilità del pollice imperfetta e impu- verso il basso; gnatura poco sviluppata; - mancanza di baffi prominenti; - alluce grande e fortemente opponibile; - presenza del tubo osseo tra timpano e orec- - nei Cebidi, presenza di unghie al posto degli chio esterno; artigli, per aiutare nella presa; - nei Callitricidi, presenza di unghie modificate - cervello di grandi dimensioni; in artigli, che aiutano l’arrampicata sui tron- - presenza di due premolari, di cui un premo- chi d’albero; lare settoriale (che rinforza il canino supe- - coda lunga, ben sviluppata e prensile in al- riore); cuni gruppi; - presa ben sviluppata con pollice e alluce op- - abitudini diurne (con l’esclusione del genere ponibili (ad eccezione dell’uomo); degli aoti, anche noti come scimmie gufo); - coda corta o assente; - abitudini arboree incredibilmente sviluppate - abitudini diurne; anche grazie alla coda che viene utilizzata - presenza di dimorfismo sessuale: grandi ca- come un quinto arto; nini, grandi dimensioni e accentuata colora- - assenza di abitudini terragnole tra le scimmie zione nei maschi; del Nuovo Mondo; - struttura sociale complessa; - presenza frequente di strutture sociali e - abitudini terragnole tipiche di molte specie. gruppi familiari sviluppati. CALLIMICO (Callimico goeldii) TAMARINO IMPERATORE MANDRILLO (Saguinus imperator) (Mandrillus sphinx) 18
3. IL MONDO DEI PRIMATI SUPERFAMIGLIA OMINOIDI Questa superfamiglia comprende l’uomo e le scimmie antropomorfe. La mag- GORILLA gior parte dei primatologi divide la superfamiglia degli Ominoidi in due fa- (Gorilla gorilla) miglie: quella degli IIobatidi, definiti anche scimmie antropomorfe “minori” e quella degli Ominidi, che include l’uomo e le grandi scimmie antropomorfe. Questa suddivisione è ancora in discussione. Alcuni ritengono invece che le somiglianze tra il DNA degli essere umani e delle grandi scimmie antropo- morfe giustifichino la loro inclusione in una stessa famiglia. Altri ritengono che le abilità sociali e cognitive degli esseri umani giustifichino la loro inclusione in una famiglia separata da quella delle scimmie antropomorfe. FAMIGLIA ILOBATIDI Questa famiglia include gibboni e siamanghi, esclusivi delle foreste tro- picali del Sud-Est asiatico. Sono le scimmie antropomorfe più piccole e numerose (escludendo l’uomo). Essi mostrano poco dimorfismo ses- suale, anche se in alcune specie, come i gibboni dalle guance bianche, la colorazione sesso-specifica è pronunciata (i maschi sono quasi tutti neri, mentre le femmine sono bionde). Le principali caratteristiche degli Ilobatidi sono: FAMIGLIA OMINIDI • cervello grande e ampie orbite oculari; Questa famiglia comprende scimpanzé, oranghi, gorilla, bonobo e es- • avambracci e braccia lunghe, relativamente alle dimensioni del corpo, seri umani. I primi ominidi sono apparsi circa 20 milioni di anni fa in che li rendono di gran lunga migliori nella brachiazione, una modalità Africa e in Asia e sono attualmente diffusi in tutto il mondo. Alcune ca- di locomozione che sfrutta principalmente gli arti anteriori; ratteristiche degli Ominidi sono: • braccia e cingoli scapolari atti alla sospensione; - cervello molto grande; • callosità ischiatiche o pelle nuda sulle natiche; - comportamenti sociali molto sviluppati, comprese le complesse vo- • abitudini onnivore, sebbene mangino perlopiù frutta; calizzazioni; • abitudini territoriali e monogame; - corporatura di grandi dimensioni, con peso variabile da 48 a 327 Kg; • abitudini spiccatamente arboree; - abitudini perlopiù terragnole (solo gli oranghi sono davvero arborei); • presenza, in molte specie, di sacche ingrossate sulla gola utilizzate - accentuato dimorfismo sessuale, con maschi più grandi delle fem- per vocalizzare; mine; • presenza di canini, i più grandi tra le scimmie antropomorfe, e molari - presenza di pollici e alluci opponibili (tranne che negli esseri umani, primitivi. in cui gli alluci non sono opponibili); - dita con unghie appiattite; GIBBONE DALLE MANI BIANCHE - callosità ischiatiche poco sviluppate; (Hylobates lar) - postura verticale/semi-eretta (da cui le molte differenze scheletri- che rispetto agli altri primati); - presenza di 32 denti, tra cui due premolari; - ottime capacità di arrampicamento (tranne che negli esseri umani); - costruzione e utilizzo di nidi; - prolungato periodo di cure parentali; - un solo figlio per parto. La sottofamiglia Ominini comprende il genere Homo (l’uomo insieme a gorilla e scimpanzé) che apparve circa 5 milioni di anni fa in Africa. ORANGO DEL BORNEO (Pongo pygmaeus) 19
S C I M M I A S A R A I T U Fossili più antichi dei primati Formazione della Terra 50-55 milioni di anni fa 45 miliardi di anni fa Scomparsa dei dinosauri 65 milioni di Prime forme di vita anni fa 4 miliardi di anni fa 3.3 Breve storia evolutiva miliardi di anni fa. Attualmente si ritiene Nord America, Europa, Africa e Asia, dei primati che il gruppo che potrebbe aver dato ori- erano notturne ed arboree: dovevano già gine ai primati sia quello dei Plesiadapi- ricordare in qualche modo lemuri, lori e I primati sono apparsi sul nostro Pianeta formi, proto-primati apparsi circa 65 tarsi, e hanno avuto una grande radia- in tempi geologicamente “recenti”: i fos- milioni di anni fa, simili ad uno scoiattolo zione adattativa, con decine di specie. sili più antichi risalgono infatti a 50-55 o un toporagno, probabilmente adattati Già allora colonizzarono il Madagascar, milioni di anni fa (Eocene), mentre la vita alla vita arborea in ambienti caldo- dove molte specie sono potute soprav- sulla Terra pare si sia formata circa 4 umidi. Le prime proscimmie, diffuse in vivere fino ad oggi. Evoluzione SCIMMIE DEL SCIMMIE DEL LEMURI LEMURI E E TARSI TARSISCIMMIE NUOVO DEL NUOVO VECCHIO La grande diversità biologica che caratte- LORI MONDO MONDO MONDO LORI rizza la vita sul nostro Pianeta è una conse- OGGIOGGI guenza delle complesse e imprevedibili pressioni selettive che stanno alla base del- l’evoluzione degli organismi viventi. L’evo- luzione delle specie è un processo lento, stimolato principalmente dai cambiamenti ambientali che avvengono in un determi- 8 MILIONI nato ecosistema. Tali cambiamenti agi- DI ANNI FA scono sul patrimonio genetico di una popolazione selezionando, come risultato di 8 MILIONI una riproduzione differenziale tra gli indivi- dui, solo quelli più adatti a sopravvivere alle DI ANNI FA condizioni ambientali cui sono esposti. 23 MILIONI Dunque, le specie che oggi si presentano ai DI ANNI FA nostri occhi, soggette a vari fattori di isola- mento geografico, ecologico o comporta- mentale a garanzia dell’identità delle 23 MILIONI diverse popolazioni, sono fisse e immutabili solo in apparenza. DI ANNI FA 33 MILIONI DI ANNI FA 65 MILIONI 33 MILIONI DI ANNI FA DI ANNI FA 20 65 MILIONI
3. IL MONDO DEI PRIMATI Le scimmie sono apparse solo 33-23 cane 21-14 milioni di anni fa: il Pro- milioni di anni fa (Oligocene) e sono consul. Poi, circa 14 milioni di anni fa, presto divenute i primati dominanti, un gruppo di primati si adattò alla vita da cui la conseguente estinzione di delle savane dell’Europa meridionale: molte proscimmie (forse dovuta si trattava di quello che un giorno sa- anche a un generalizzato raffredda- rebbe stato il progenitore di tutte le mento del clima). Le scimmie del scimmie antropomorfe moderne e Nuovo Mondo si sono evolute circa 30 degli esseri umani, il Dryopithecus. milioni di anni fa, probabilmente pro- Alla fine del Miocene, poi, sono ap- venienti dal Vecchio Mondo, da cui parsi anche i primi ominidi, che con la hanno colonizzato l’America attra- loro linea di discendenza hanno por- verso dei ponti continentali o delle tato all’uomo. Di fatto, 8-9 milioni di zattere alla deriva. anni fa alcuni discendenti dei dryopi- tecini in Africa diedero origine alle Le scimmie antropomorfe invece si due linee evolutive che avrebbero sono evolute circa 23 milioni di anni fa (Miocene) e hanno a loro volta por- portato ai gorilla da una parte e a uo- tato alla scomparsa di molte altre mini, scimpanzé e bonobo dall’altra. specie di scimmie. Uno dei primi in- La successiva separazione del ramo dividui con caratteristiche intermedie che portò all’evoluzione dell’uomo da tra scimmie e scimmie antropomorfe una parte, e di scimpanzé e bonobo — dalle abitudini arboricole e privo di dall’altra avvenne appena 7 milioni di coda, ma con cervello relativamente anni fa, ed è qui che l’uomo cominciò "I think", incipit al primo abbozzo dell’“ Albero grande - è apparso nelle foreste afri- la sua peculiare avventura. n dell’evoluzione” annotato da Darwin sul suo tac- cuino nel 1837. SCIMMIE DEL VECCHIO SCIMMIE SCIMPANZE’ E SCIMMIE ORANGHIE SCIMPANZE’ GORILLA UOMO MONDO ORANGHI MINORI MINORI GORILLA BONOBO UOMO BONOBO 21
S C I M M I A S A R A I T U Attività didattica n.3 La rivista SCIMMIA SARAI TU Obiettivo: Raccogliere il materiale realizzato per il progetto “Scimmia sarai tu” creando un prodotto da divulgare a un pubblico più ampio, ad esempio le altre classi della scuola, la fami- glia e gli amici. Attività: Quest’attività rappresenta il coronamento delle esperienze maturate nell’ambito del progetto, ed offre la possibilità di creare un prodotto che resterà in mano allo studente anche alla fine del corso di studi. La rivista può consistere in un numero unico, oppure avere una cadenza bimestrale o trimestrale, a seconda del mate- riale raccolto ed elaborato durante l’anno scolastico in re- lazione alle attività didattiche proposte nell’ambito del progetto “Scimmia sarai tu”. Ogni studente può contribuire scrivendo un articolo a proposito di un particolare argo- mento, oppure si può effettuare una scelta finale dei migliori elaborati da inserire nella rivista. Un indice indicativo è il seguente: - Introduzione (ampia descrizione del progetto e delle atti- vità condotte dalla classe) - La visita presso una struttura zoologica (descrizione delle attività svolte e riflessioni). - Il comportamento dei primati (riassunto delle attività svolte in funzione dello studio del comportamento e discussione delle nozioni acquisite). - Una specie da salvare (descrizione di una specie di pri- mate scelta tra quelle in via di estinzione; in alternativa, realizzazione di una carta d’identità sintetica). 22
LE ATTIVITÀ - Giochiamo insieme con gli origami (inserto con un origami relativo a una scimmia – da scegliere tra le pubblicazioni disponibili sull’argomento) corredato dal disegno con in- dicate le piegature del foglio da ritagliare, e relative spie- gazioni. - Cinque piccoli cebi (breve poesia o filastrocca con rime semplici, incentrata su cinque piccole scimmie protago- niste). Con un po’ di fantasia è possibile allegare foto e disegni, e allestire la grafica del numero da pubblicare. È possibile sal- vare il lavoro in formato pdf e metterlo a disposizione online, ad esempio nel sito web della scuola. In alternativa è pos- sibile utilizzare dei software per l’impaginazione e la stampa al fine di ottenere un prodotto rifinito e di grande pregio (ad esempio con copertina rigida). Di fatto la pubblicazione è finalizzata a far sentire gli stu- denti parte attiva nelle azioni di sensibilizzazione dell’opi- nione pubblica nei riguardi delle problematiche di conservazione delle foreste e dei primati, mentre il ruolo dell’insegnante è chiaramente quello di “direttore” edito- riale. Prodotto finale: Uno o più numeri di una rivista sulla biodiversità delle fore- ste e sui primati. Tempi: Tutto l’anno. Tempistica da valutare a seconda degli obiet- tivi e della disponibilità . 23
S C I M M I A S A R A I T U 4. IL POSTO DELL’UOMO NELLA NATURA 24
L 4. IL POSTO DELL’UOMO NELLA NATURA e somiglianze morfologiche e Le differenze anatomiche con le scimmie temente confrontato con quello del- genetiche mostrano che i mo- antropomorfe sono da ricondurre prin- l’uomo e i risultati sono stati sorpren- derni Homo sapiens sono pa- cipalmente al nostro marcato bipedi- denti. Le differenze in termini di geni renti molto prossimi di un altro smo. L’evoluzione di questa forma di responsabili per la struttura e le fun- gruppo di primati, le scimmie antro- locomozione ha fatto sì che le nostre zioni del nostro corpo sono pari ad ap- pomorfe. In entrambi i gruppi le mani braccia fossero relativamente più corte pena l’1,2%. Tenendo conto di quelle hanno un pollice separato dalle altre e meno robuste delle gambe, con modi- sequenze di DNA che sono andate dita per consentire una presa di pre- fiche sulla spina dorsale e sulle ossa pel- perse o che sono state aggiunte, le dif- cisione. Come scimpanzé e bonobo, viche per favorire una postura eretta. Di ferenze salgono a circa il 4% e riguar- l’uomo ha un’alimentazione onnivora conseguenza, abbiamo perso la capacità dano principalmente i geni che e i maschi sono più grandi delle fem- di afferrare oggetti con i piedi e abbiamo controllano il linguaggio, l’olfatto, mine con una muscolatura più svilup- anche perso il pelo dalla maggior parte l’udito, le proteine della digestione e la pata. L’anatomia interna dei due del corpo per facilitare la sudorazione e suscettibilità a determinate malattie. gruppi è caratterizzata da similitudini migliorare così le prestazioni per cam- Tali differenze si spiegano con la sepa- ancor più marcate, come la stessa minare e correre. razione da un antenato comune avve- struttura scheletrica e la medesima I nostri “parenti” più prossimi sono gli nuta 6-8 milioni di anni fa, periodo in cui organizzazione degli organi interni, la scimpanzé e i bonobo, con i quali con- siamo stati soggetti a diverse pressioni condivisione di molti gruppi sanguigni dividiamo moltissime caratteristiche. Il evolutive da parte della selezione natu- e le medesime malattie. genoma dello scimpanzé è stato recen- rale (ad esempio, quelle che hanno Le evidenze scientifiche documentano portato al bipedismo, a una maggior di- che la maggior parte dei tratti morfolo- mensione del cervello e al linguaggio). gici e comportamentali che tutti gli omi- Può sembrare incredibile dal punto di nidi condividono tra loro hanno avuto vista biologico, ma gli scimpanzé sono origine da antenati comuni. molto più simili agli uomini che ai go- Da qui la ricca iconografia utilizzata rilla, al punto che, tenendo conto di tali spesso per deridere e ridicolizzare le ri- somiglianze, diversi scienziati hanno voluzionarie teorie di Darwin, che per correttamente proposto di includere gli primo documentò l’evoluzione dei viventi scimpanzé nello stesso genere degli e dell’uomo. In effetti, per motivi filoso- uomini, chiamandoli Homo troglodytes. fici o religiosi, non è mai stato facile per Una delle principali caratteristiche l’uomo accettare l’idea di non essere il degli uomini moderni è la dimensione centro dell’universo, il fine ultimo di tut- del cervello, che è 3 volte più grande di te le cose, o peggio ancora di non esse- quello delle scimmie antropomorfe, re altro che un prodotto casuale con una corteccia celebrale più svilup- dell’evoluzione, perdipiù con una di- pata e una maggiore concentrazione di scendenza diretta in comune con le Una vignetta che ridicolizza neuroni. Non sorprende dunque la pe- scimmie. culiarità dell’uomo in termini di capa- il famoso naturalista Charles Darwin PRINCIPALI SOMIGLIANZE PRINCIPALI DIFFERENZE Marcato bibedismo dell’uomo rispetto alle scimmie B 25
S C I M M I A S A R A I T U cità mentali: abbiamo un linguaggio 4.1 Sei milioni di anni fa, per esempio, i primi ominidi hanno verbale che non ha paragoni e siamo i o forse più... sviluppato la capacità di camminare soli animali che utilizzano un linguag- in posizione eretta prima di comin- gio simbolico per comunicare. Per non L’evoluzione dell’uomo è stato un ciare a creare strumenti. Questo parlare della complessa organizza- lungo processo caratterizzato dallo processo ha avuto una durata di zione sociale e della capacità di svilup- sviluppo di diverse specie di ominidi circa 6 milioni di anni, per la maggior pare sempre nuove idee e sofisticate che si sono succedute nel tempo, parte dei quali più specie di ominidi tecnologie. Grazie alle indagini geneti- evolvendosi in altre specie - e in sono coesistite nello spazio e nel che, che hanno affiancato lo studio molti casi coesistendo e probabil- tempo. In questo periodo il clima morfologico dei fossili, oggi sappiamo mente incrociandosi - fino alla defi- della Terra è stato oltremodo insta- che il bipedismo si è evoluto circa 4 mi- nitiva estinzione di tutte le specie bile, fluttuando sensibilmente tra lioni di anni fa. Altre importanti carat- tranne una: Homo sapiens, l’essere caldo e freddo, umido e secco, e po- teristiche, come la presenza di un umano così come lo conosciamo. trebbe essere proprio ciò ad aver cervello grande e complesso, il lin- Man mano che gli ominidi andavano dato la giusta spinta all’intero pro- guaggio e la capacità di fare e utilizzare adattandosi ai cambiamenti ambien- cesso evolutivo. strumenti, si sono sviluppate più re- tali, hanno evoluto alcune delle ca- centemente. Molte caratteristiche ratteristiche preminenti che aiutano Riprendendo l’efficace metafora avanzate, come l’espressione simbo- a definire quella che è la nostra spe- adottata da Stephen Jay Gould nella lica, l’arte e la diversità culturale, sono cie attuale. Queste caratteristiche si sua Vita meravigliosa, proviamo a emerse solo negli ultimi 100.000 anni. sono sviluppate nel corso del tempo: riavvolgere il nastro della vita fino ad 26
4. IL POSTO DELL’UOMO NELLA NATURA arrivare a quel periodo che va tra i 6 4.2 L’era degli milioni e gli 11 mila anni fa, quando australopitecini un gruppo di primati cominciò a do- minare il fuoco, a seppellire i propri I primi australopitecini probabilmente morti e a domesticare il cane. È la apparvero all’inizio del Pliocene, circa storia di Edward che, ne Il più grande 5 milioni di anni fa nell’Africa orientale. uomo scimmia del Pleistocene di Prima di allora non si sa esattamente Roy Lewis, romanzo ormai entrato a quali specie siano vissute, in quanto c’è pieno titolo tra i classici moderni, ri- carenza di fossili. Una delle prime spe- percorre la storia evolutiva del- cie di ominidi potrebbe essere stata l’uomo nell’eterna lotta per la Australopithecus anamensis, che ha sopravvivenza, tra la necessità di vissuto nell’Africa orientale 4,2-3,9 mi- mangiare e di non essere mangiato, lioni di anni fa. Questa specie sembra in un ambiente dominato da grandi e sia discesa da Ardipithecus ramidus, insoliti mammiferi, come i mammut che ha vissuto intorno ai 4,4 milioni di e i rinoceronti lanosi, gli orsi delle anni fa, oppure da una specie ancora caverne e le tigri dai denti a sciabola. più antica vissuta all’inizio del Plio- cene. Questa specie è stata seguita da Gli ominidi sono apparsi inizialmente Australopithecus afarensis che ha vis- Ricostruzione delle possibili sembianze di in Africa: i fossili degli Australopite- suto nell’Africa orientale 3,7-3 milioni Australopithecus afarensis cini e dei primi ominidi che hanno di anni fa. Dal punto di vista schele- vissuto tra i 6 e i 2 milioni di anni fa trico, come evidenziato dalle gambe Poi, 2,5 milioni di anni fa — in coinci- provengono tutti da questo conti- relativamente corte, era ancora vicina denza con un periodo di prolungata in- nente. La maggior parte degli scien- alle scimmie antropomorfe. Anche il stabilità climatica in Africa - a partire ziati ha riconosciuto nei fossili Kenyanthropus platyops e l’Australo- dai primi australopitecini si sono diver- ritrovati finora tra le 15 e le 20 specie pithecus garhi potrebbero essere delle sificate almeno 2 linee evolutive di di ominidi, anche se non tutte hanno varianti dell’A. afarensis. L’Australopi- ominidi piuttosto divergenti: gli austra- vissuto nello stesso periodo. Non thecus africanus vissuto nell’Africa lopitecini “robusti” (un ramo morto de- tutti gli scienziati sono d’accordo orientale e meriodinale intorno ai 3,3- finitivamente intorno agli 1,4 milioni di sulle relazioni di “parentela” di que- 2,5 milioni di anni fa dal punto di vista anni fa) e i primi “uomini”. Gli austra- ste specie e su quali rappresentano i scheletrico era il meno simile alle lopitecini “robusti”, generalmente ca- rami che non hanno avuto alcuna di- scimmie antropomorfe rispetto agli ratterizzati da una vistosa cresta scendenza. Sempre accesi sono poi i altri australopitecini. sagittale sul cranio, sono così chiamati dibattiti su come identificare e clas- È ormai chiaro che nonostante alcune in contrapposizione ai primi australo- sificare alcune particolari specie di considerevoli differenze anatomiche pitecini spesso indicati come “gracili”. ominidi e su quali fattori possono tra i primi ominidi, alcune caratteristi- aver influito sull’evoluzione e l’estin- che erano già acquisite e ampiamente Gli australopitecini erano molto simili zione di ognuna di esse. condivise. Ad esempio, a partire da 3 agli uomini moderni dal collo in giù. Il milioni di anni fa, probabilmente erano capo invece era significativamente di- I primi antenati diretti degli esseri già tutti efficienti nella locomozione bi- verso dal nostro. Il loro cervello era umani sono stati i rappresentanti del pede, quanto i moderni esseri umani. appena 1/3 di quello degli uomini di genere Australopithecus. Gli austra- La locomozione bipede sembra essere oggi e, in proporzione, il loro viso era lopitecini erano specie intermedie stato un adattamento fondamentale molto più largo. Inoltre avevano denti tra uomini e scimmie antropomorfe, per la vita negli ambienti di savana e più grandi, mandibole più larghe e po- sufficientemente simili dal punto di savana alberata, dove era necessario tenti muscoli della mascella, oltre che vista biologico da essere considerati coprire lunghe distanze per scovare dalla presenza di una cresta sagittale. membri della medesimo gruppo tas- prede ed evitare i predatori, ma anche In base alle nostre conoscenze, è ra- sonomico degli Ominidi (entrambi per dissipare il calore corporeo e ri- gionevole ritenere che alcuni di que- caratterizzati da locomozione bipede durre l’assorbimento di calore e raggi sti primi ominidi siano stati i e postura eretta). UVA dal sole. progenitori del genere Homo. 27
Puoi anche leggere