Bioparco Scuola Vedere, Sentire, Toccare

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Bioparco
  Scuola
Vedere, Sentire, Toccare
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                     A cura di
        Fondazione Bioparco di Roma e MIUR

Testi
Riccardo Scalera

Coordinamento Scientifico
Myrta Mafai
Settore Scientifico Fondazione Bioparco di Roma

Metodologia didattica
Manuela Scolavino
Settore Scientifico Fondazione Bioparco di Roma

Coordinamento Editoriale
Manuela Scolavino
Settore Scientifico Fondazione Bioparco di Roma

Progetto Grafico e impaginazione
Alfacomunicazione Srl

Stampa
Alfacomunicazione Srl - Roma

“Scimmia Sarai Tu” progetto didattico per le scuole.
© Copyright 2012.
Fondazione Bioparco di Roma.
V.le del Giardino Zoologico, 20 - 00197 Roma
Tel. 063608211 - fax 063207389
www.bioparco.it

Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale.
Volume non in commercio

Finito di stampare nel mese di ottobre 2012

Foto:
Archivio Bioparco, Archivio Alfacomunicazione
© G. Marcoaldi - Pag.7 (Jane Goodall)
© M. Di Giovanni - Pag. 6, 7, 14, 15, 18 (Sanguinus imperator e Mandrillus sphinx),
pag 19 (Pongo pygmaeus), 24, 35, 38, 39, 42, 44 (Lemur catta), 45.

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INDICE

                               1. Introduzione
                               1.1 Obiettivi
                                   del progetto

                                pag. 4
2. Le foreste                  3. Il mondo dei
   e la perdita                    primati
   di biodiversità             3.1 Le “nuove”
                                   scimmie del
                                   vecchio mondo
                               3.2 Una sbirciatina al
                                   mondo dei primati
                               3.3 Breve storia
                                   evolutiva dei
                                   primati

 pag. 8                         pag. 14
4.  Il posto dell’uomo         5. La conservazione
    nella natura                   dei primati
4.1 Sei milioni di anni        5.1 Un menù a base
    fa, o forse più...             di scimmie
4.2 L’era degli                5.2 Zoo a
    australopitecini               cinque stelle
4.3 La comparsa dei
    primi “uomini”

 pag. 24                        pag. 32
6. Lo studio del               7.    Le schede sui
    comportamento                    primati
    animale.                   7.1   Cebo dai cornetti
6.1 Cosa e come                7.2   Gibbone dalle
    osservare                        mani bianche
                               7.3   Lemure catta
                               7.4   Macaco del
                                     Giappone
                               7.5   Scimpanzé

 pag. 38                        pag. 42
                                                         3
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        1. INTRODUZIONE

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                                             1. INTRODUZIONE

    l 2011 è stato l’anno internazionale   Hainan (Nomascus hainanus) di cui             sfruttamento agricolo: tutto ciò mette
    delle foreste promosso dall’Orga-      sono rimasti appena una ventina di in-        a repentaglio non solo l’esistenza dei
    nizzazione delle Nazioni Unite         dividui distribuiti in diverse popolazio-     primati, ma anche delle altre specie
(ONU) per stimolare tra tutti i Paesi      ni negli ultimi lembi di foresta protetti     animali e vegetali che vi coesistono.
membri l’impegno a favorire la ge-         nell’isola cinese da cui prende il no-
stione, la conservazione e lo sviluppo     me. Ma il numero di primati “in peri-         Il Ministero dell’Istruzione e la Fon-
sostenibile delle foreste di tutto il      colo critico” di estinzione è quasi il        dazione Bioparco di Roma, da sempre
mondo. Le diverse tipologie di foresta     doppio se consideriamo anche le sot-          sensibili a queste tematiche ed impe-
esistenti che si estendono su circa il     tospecie. Ad esempio, con circa 250-          gnati nel promuovere azioni di sensi-
31% della superficie del Pianeta, for-     300 individui rimasti in natura, il gorilla   bilizzazione verso il pubblico
niscono acqua, nutrimento e riparo a       di Cross River (Gorilla gorilla diehli),      scolastico, hanno voluto aderire con
una grande varietà di specie animali       una sottospecie che vive nelle foreste        grande entusiasmo all’appello del-
e contengono un patrimonio unico di        al confine fra Camerun e Nigeria è una        l’ONU avviando questo progetto edu-
biodiversità. Le foreste tropicali, ad     delle scimmie antropomorfe mag-               cativo su scala nazionale rivolto agli
esempio, coprono appena il 7% della        giormente minacciate al mondo.                studenti delle scuole secondarie di
superficie del pianeta ma contengono                                                     secondo grado, dal titolo “Scimmia
una biodiversità che supera quella di      Purtroppo, al di là delle specie, i pro-      sarai tu”.
qualsiasi altro ecosistema terrestre,      blemi sono sempre gli stessi. Come
stimata in circa l’80%. Secondo la         sottolineato dal gruppo specialistico         Al fine di garantire il raggiungimento
FAO, tuttavia, ogni anno vengono di-       sui primati (il Primate Specialist            degli obiettivi previsti nel progetto, il
strutti 13 milioni di ettari di foreste.   Group) dell’IUCN e da altre organizza-        Ministero dell’Istruzione e la Fonda-
                                           zioni, c’è un denominatore comune             zione Bioparco di Roma si sono avval-
Fra i gruppi più rappresentativi degli     dietro le principali cause di minaccia        si della collaborazione dell’Unità di
ecosistemi forestali ci sono i primati,    per la sopravvivenza dei primati: la de-      Primatologia Cognitiva dell’Istituto di
che comprendono le scimmie e le            forestazione e la distruzione dell’ha-        Scienze e Tecnologie della Cognizio-
proscimmie. Le scimmie, in partico-        bitat naturale di cui l’uomo, sempre          ne del CNR e di alcune prestigiose
lar modo quelle antropomorfe, sono         più prepotentemente, continua ad ap-          strutture zoologiche dislocate sul ter-
delle cosiddette specie bandiera: pro-     propriarsi. Inoltre si parla anche di         ritorio italiano: Parco Natura Viva
teggerle ed avviare azioni di conserva-    sfruttamento insostenibile , di caccia        (Bussolengo, VR) ed il Parco Zoo Fal-
zione finalizzate alla loro salvaguardia   e commercio illegale, di incendi e            conara (Falconara Marittina, AN).
significa proteggere l’intero ecosiste-
ma. Un compito comunque tutt’altro
che facile. Tra i primati, secondo
l’Unione Internazionale per la Con-
servazione della Natura (IUCN) su un
totale di circa 720 specie e sottospe-
cie, 345 (tra cui 44 scimmie antropo-
morfe) rischiano l’estinzione. Un
rischio che potrebbe accomunare il
loro destino a quello del lemure “bra-
dipo” del Madagascar (Palaeopropi-
thecus ingens) scomparso tra il 1300
e il 1620, o della scimmia giamaica-
na (Xenothrix mcgregori), scompar-
sa tra il 1500 e il 1700 dall’omonima
isola caraibica. Secondo l’IUCN, infat-
ti, le specie “in pericolo critico” di
estinzione sono addirittura 40 (tra
cui 6 scimmie antropomorfe).
Una di queste è il gibbone di

                                                                                                                                5
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1.1 Obiettivi del progetto                  mati attraverso lo studio del loro com-    gico che è alla base del metodo scien-
                                            portamento: la presa di coscienza che      tifico: gli studenti, infatti, saranno af-
La scelta di dedicare l’attenzione ai       molte abitudini che caratterizzano         fiancati da esperti primatologi nella
primati nasce dall’esigenza di sensibi-     questi animali — come le reazioni di       realizzazione di un vero e proprio la-
lizzare gli studenti alle tematiche di      gioia, di rabbia o i comportamenti le-     voro di ricerca scientifica.
conservazione delle foreste attraverso      gati alla sfera sessuale — sono così si-   Nello specifico, il progetto si propone
lo studio e l’osservazione diretta di al-   mili ai comportamenti umani, favorirà      di perseguire le seguenti finalità:
cune specie di primate presenti nelle       il processo di empatia verso queste        - divulgare le conoscenze relative alla
strutture zoologiche partner del pro-       specie.                                      conservazione delle foreste, con
getto. La conoscenza diretta, l’osserva-    Il bagaglio di conoscenze acquisite ed       particolare riferimento a quelle
zione, l’approfondimento scientifico,       il legame “affettivo” stabilito con gli      equatoriali, e delle specie di primate
l’acquisizione di informazioni rispetto     animali contribuiranno a renderli non        ad esse associate;
alle specie studiate ed osservate, sono     dei semplici nomi inseriti in un elenco    - sensibilizzare sulle cause che hanno
solo alcune delle attività che il pro-      di specie in via di estinzione, ma un        portato molti primati sull’orlo del-
getto intende promuovere al fine di sti-    problema di cui farsi carico.                l’estinzione, affrontando gli aspetti
molare una maggiore consapevolezza          Inoltre, l’osservazione diretta degli        relativi allo sfruttamento delle fore-
nei confronti delle tematiche del pro-      animali e dei loro comportamenti             ste ed al commercio illegale di ani-
getto.                                      avrà risvolti positivi sull’educazione       mali e piante ed invitando a riflettere
In particolare, il progetto si propone di   dei ragazzi in senso più ampio, con-         sull’uso sostenibile delle risorse na-
avvicinare i ragazzi al mondo dei pri-      tribuendo a sviluppare il pensiero lo-       turali;

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1. INTRODUZIONE

- avvicinare le persone al mondo dei
  primati riflettendo sulla loro e sulla
  propria storia evolutiva, attraverso
  l’osservazione del comportamento
  animale;
- spiegare l’importanza delle diverse
  strategie di conservazione “in situ”
  ed “ex situ”, attraverso la coopera-
  zione internazionale fra strutture
  zoologiche.

Il progetto è finalizzato a veicolare i
temi proposti attraverso le seguenti
attività:
- la ricostruzione della storia evolu-
  tiva dei primati;
- la raccolta di informazioni sulla bio-
  logia e l’ecologia di questi animali;
- l’osservazione diretta del compor-
                                           L'antropologa inglese Jane Goodall, che ha dedicato tutta la sua vita allo

  tamento degli animali in cattività. n
                                           studio degli scimpanzé, nel 2002, in visita al Bioparco di Roma

                                                                                                                        7
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        2. LE FORESTE E LA PERDITA
           DI BIODIVERSITÀ

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L
                2. LE FORESTE E LA PERDITA DI BIODIVERSITÀ

       e foreste sono habitat diffusi in        viali tropicali hanno in genere uno               menti climatici, fornendo il 40% del-
       numerose aree del mondo, di-             scarso sottobosco, in quanto la luce              l’ossigeno globale, regolando l’assor-
       versificati a seconda delle re-          del sole raggiunge il suolo con diffi-            bimento e lo stoccaggio di oltre 1000
gioni climatiche occupate. Si va dalla          coltà. Nel sottobosco possono essere              miliardi di tonnellate di anidride car-
foresta tropicale pluviale dell’Amaz-           presenti anche le giovani piante delle            bonica e bilanciando l’umidità del-
zonia alle foreste temperate del Me-            specie arboree dominanti, pronte a                l’aria 8-10 volte più di quanto non
diterraneo, alle foreste boreali del            crescere non appena le grosse piante              facciano gli oceani a parità di superfi-
nord Europa. La caratteristica co-              cadono al suolo, permettendo così alla            cie.
mune è rappresentata dalla presenza             luce di filtrare e consentendo in tal
di alberi quale forma predominante di           modo il rinnovamento del bosco.                   Inoltre giocano un ruolo vitale nel ga-
vegetazione, ma l’effettivo insieme di          Le specie animali e vegetali che vivono           rantire la disponibilità delle risorse idri-
specie presenti è in genere unico in            negli ambienti di foresta variano enor-           che e possono aiutare le trasformazioni
ogni foresta.                                   memente quanto a “nicchie” occupate,              necessarie allo sviluppo della green
È per questo che qualsiasi generaliz-           in funzione delle diverse strategie adot-         economy, ad esempio supportando
zazione su questo tipo di habitat ri-           tate per nutrirsi, per sfuggire ai preda-         nuovi modelli di produzione dell’ener-
schia di essere approssimativa e                tori e, più in generale, per soddisfare           gia e di realizzazione delle infrastrut-
fuorviante. Nonostante ciò, esistono            tutte le necessità ecologiche di base. In         ture. Soprattutto, le foreste giocano un
delle caratteristiche strutturali di            generale, alcuni scienziati ritengono             ruolo fondamentale nei confronti della
base che sono condivise dalla mag-              che le grandi foreste pluviali ospitano           conservazione della biodiversità, la cui
gior parte delle foreste, e che pos-            più specie di tutti gli altri habitat messi       perdita è una delle crisi mondiali più
sono aiutare a comprendere le                   insieme. Al contrario, le foreste medi-           pressanti. Negli ultimi 500 anni è stata
relazioni che esistono tra questi am-           terranee si presentano come boschi                documentata l’estinzione di quasi 900
bienti e gli animali che ci vivono. Ad          completamente chiusi, con alberi a                specie, di cui oltre l’80% appartenente
esempio, le foreste mature sono in              portamento colonnare e sottobosco ge-             al regno animale. I primati sono uno dei
genere caratterizzate da diversi                neralmente povero di specie.                      gruppi più minacciati di estinzione, so-
strati: il suolo, il sottobosco (talvolta                                                         prattutto a causa della distruzione delle
distinto in strato erboso e strato ar-          Oltre 300 milioni di persone nel                  foreste. A loro volta, però, la scomparsa
bustivo), i tronchi e le radici, la volta       mondo sono strettamente legate alle               dei primati può avere forti ripercussioni
delle fronde e lo strato emergente.             foreste da cui, più in generale, di-              sullo stato di salute delle foreste. Essi
Tutti questi strati forniscono un mo-           pende il benessere di oltre 1,6 miliardi          infatti sono importanti agenti di disper-
saico di habitat che consente alle              di persone: infatti, oltre a fornire ri-          sione dei semi e con le loro attività aiu-
varie specie animali e vegetali di di-          sorse vitali per le popolazioni umane             tano a sostenere i processi biologici che
versificare la propria “nicchia” ecolo-         locali, le foreste svolgono importanti            consentono la sopravvivenza di nume-
gica e arricchire in tal modo la                servizi ecosistemici: hanno un ruolo              rose specie animali e vegetali nelle fo-
diversità di ogni singola foresta.              sostanziale nel mitigare i cambia-                reste tropicali. n

Il suolo è spesso coperto di foglie,
                                                 Le estinzioni nel mondo
rami, tronchi marcescenti, muschi,
detrito e materia organica in decom-
                                                 L’estinzione delle specie selvatiche non è un evento isolato, bensì

posizione che viene riciclato da funghi,
                                                 l’espressione di una vera e propria pericolosa trasformazione am-
                                                 bientale di portata globale. Secondo quanto riportato nella lista
insetti, batteri, lombrichi e tutti gli altri    rossa dell’IUCN (il più autorevole inventario dello stato di conser-
organismi che rimettono in circolo il
                                                 vazione delle specie di fauna e flora selvatiche di tutto il mondo)

materiale organico necessario a ga-
                                                 le specie a rischio di estinzione nel mondo sono quasi 20.000 (di

rantire la produttività del sistema “fo-
                                                 cui oltre la metà animali). Ad esempio, ad essere minacciate di estinzione a livello globale
                                                 sono circa un quarto delle specie di mammiferi conosciute e un terzo di quelle degli anfibi (di
resta”. Il sottobosco è caratterizzato
                                                 cui quelle estinte sono già diverse decine, perfino centinaia nel caso degli anfibi). In termini

da piante erbacee, fiori e felci, nonché
                                                 percentuali, l’impatto sugli altri gruppi di organismi viventi non è molto diverso. Delle stime

piante arbustive, ma solo nella misura
                                                 prudenti indicano infatti che il numero di specie che si estingueranno nei prossimi 25 anni sia
                                                 dell’ordine di grandezza di un milione. Ciò è evidenziato chiaramente dal fatto che molte spe-
in cui gli strati superiori consentano           cie sembrano condannate all’estinzione prima ancora di essere scoperte, come nel caso del

un sufficiente apporto di luce al livello
                                                 cercocebo degli altopiani (Rungwecebus kipunji), una scimmia recentemente scoperta in

del suolo. Per esempio le foreste plu-
                                                 Africa - la prima negli ultimi 20 anni – ma già considerata in pericolo critico di estinzione in
                                                 quanto il suo habitat è seriamente minacciato dal taglio del legname.

                                                                                                                                               9
Bioparco Scuola Vedere, Sentire, Toccare
S   C   I   M   M     I     A           S      A      R      A      I             T   U

             Attività didattica n.1
             Alla scoperta della biodiversità
             delle foreste

                 Obiettivo:
                 Osservare e analizzare la diversità di specie animali e ve-
                 getali presenti in un ecosistema di foresta.

                 Attività:
                 Ogni bosco, piccolo o grande che sia, può offrire l’oppor-
                 tunità di analizzare gli elementi tipici di una foresta (suolo,
                 sottobosco, chioma, ecc.) e degli organismi viventi che vi
                 abitano. Per osservare animali e piante è necessario tenere
                 gli occhi ben aperti e soprattutto saper interpretare tracce
                 e segni di presenza. Con un po’ di pazienza e entusiasmo
                 – eventualmente con l’aiuto di manuali e operatori didattici
                 - sarà senz’altro possibile verificare di persona, dal vivo, la
                 grande ricchezza di biodiversità che caratterizza i boschi e
                 le foreste del nostro paese.
                 Si consiglia durante l’anno scolastico di organizzare escur-
                 sioni in natura, oltre a quelle già organizzate nell’ambito del
                 progetto “Scimmia sarai tu” , con lo specifico obiettivo di
                 studiare la biodiversità delle foreste. Ogni studente deve
                 annotare scrupolosamente tutte le specie osservate e le
                 eventuali nozioni comunicate dagli insegnanti . Successi-
                 vamente, a casa o a scuola, gli studenti (da soli o in gruppo)
                 potranno condurre una ricerca finalizzata a descrivere l’in-
                 sieme delle specie osservate focalizzando l’attenzione sugli

10
LE ATTIVITÀ

aspetti principali della loro storia naturale, del loro posto
nell’ambiente (vivono nel sottobosco, nei tronchi, ecc.) e
soprattutto delle relazioni ecologiche tra loro (sono preda-
tori, prede, detritivori, ecc.). Inoltre, è possibile approfon-
dire - ad esempio tramite internet - quali siano gli utilizzi
che vengono fatti dall’uomo delle varie specie di piante e
animali osservati e, sulla base delle informazioni acquisite,
le problematiche associate allo sfruttamento di queste ri-
sorse naturali, lo stato di conservazione, ecc.

Prodotto finale:
Una relazione sulle attività svolte corredata di immagini e
fotografie.

Tempi:
Almeno una uscita in un’area naturale. Due ore per le ricer-
che su internet. Due ore per la sistemazione degli appunti.
Due ore per la discussione in classe.

                                                                  11
S   C   I   M   M     I     A             S      A      R      A      I              T   U

             Attività didattica n.2
             Mostra “la foresta perfetta”
                 Obiettivo:
                 Evidenziare la grande diversità biologica che caratterizza gli
                 ambienti di foresta.

                 Attività:
                 Il fulcro centrale di questa attività consiste nel realizzare una
                 mostra nella propria scuola (classe), con espositori, diorami,
                 poster, disegni e oggetti vari che richiamano le specie og-
                 getto di interesse.
                 Per la realizzazione dei diorami – che sono riproduzioni in
                 scala di particolari ambientazioni, anche preistoriche - è
                 possibile utilizzare elementi raccolti nell’ambiente naturale
                 (pietre, rami, paglia, foglie, che permetteranno di ottenere
                 effetti quanto più possibile realistici) insieme a modellini di
                 animali (o ominidi) realizzati in resina, creta, legno o altri ma-
                 teriali adatti allo scopo.
                 Si suggerisce di allestire la sala della mostra anche con po-
                 ster, disegne una moltitudine di fotografie che ritraggono
                 specie di piante e animali che caratterizzano gli ambienti di
                 foresta, utilizzando come sfondo la gigantografia di un’im-
                 magine della foresta tratta da una foto o da un disegno.
                 Gli studenti possono produrre i loro elaborati sia individual-
                 mente sia in gruppo, eventualmente su computer con l’au-
                 silio di un software di grafica. Si suggerisce il supporto
                 dell’insegnante nell’indirizzare gli studenti su specifici am-
                 bienti di foresta (temperata, tropicale, mediterranea, ecc.)
                 e/o gruppi di specie (insetti, uccelli, mammiferi, ecc) incluse
                 quelle vegetali prestando attenzione ad allestire i vari ele-
                 menti della mostra in maniera corretta (ad esempio met-
                 tendo tutti gli elementi che caratterizzano la struttura di una
                 foresta, come suolo, sottobosco, tronco, fronde, chioma,
                 ecc. nella giusta relazione tra loro e con le specie animali
                 che ci vivono).

12
LE ATTIVITÀ

È possibile realizzare una mostra incentrata unicamente sui
primati (per esempio prestando particolare attenzione a ri-
spettare la loro effettiva coesistenza nella medesima re-
gione zoogeografica e nel medesimo ambiente) o sugli
uomini primitivi.
A questo scopo è possibile anche prevedere la realizza-
zione di modelli dei crani di primati utilizzando ad esempio,
la cartapesta. I modelli potrebbero essere realizzati previa
visita presso un museo di zoologia dove poter osservare e
possibilmente misurare i reperti osteologici. Tale attività
avendo una forte componente manuale, è di sicuro suc-
cesso e stimola gli studenti ad utilizzare “metodi scientifici”
(osservare, misurare, comparare, ecc.).
I vari elementi della mostra possono essere presentati in
vario modo, lasciando libertà di composizione agli studenti,
ma si suggerisce di metterli in relazione tra loro per tema, ad
esempio in funzione delle relazioni sulla catena alimentare,
oppure per categoria di conservazione. In alternativa è pos-
sibile decorare le pareti della propria classe con foto, poster,
cartelloni o sagome ritagliate, creando in tal modo una sorta
di fantasioso “diorama”. Le pareti decorate possono essere
utilizzate come scenografia per ulteriori attività in classe,
come l’attività n. 4.

Prodotto finale:
Una mostra che evidenzia la diversità di specie da mostrare
a fine anno a tutta la scuola. Il materiale prodotto può altresì
essere utilizzato a vari scopi, ad esempio come copertina
della rivista di cui all’Attività didattica n.3

Tempi:
Tempistica da definire in base alla disponibilità (almeno due
settimane)

                                                                   13
S   C   I   M   M   I   A   S   A   R   A   I   T   U

     3. IL MONDO DEI PRIMATI

14
N
                                      3. IL MONDO DEI PRIMATI

          el mondo esistono oltre 400        Altre caratteristiche significative sono:              l’attaccamento del piccolo e mag-
          specie di primati, fra scimmie     - una maggiore dipendenza dalla vi-                    giori cure parentali;
          e proscimmie che abitano le          sione, rispetto agli altri mammiferi               - un paio di mammelle nel petto
regioni equatoriali di Africa, Asia e          solitamente con olfatto molto svi-                   (nella maggior parte dei primati);
America: dall’Africa sub-sahariana ai          luppato (da cui nasi ridotti, musi più             - un’organizzazione sociale com-
margini del Sudafrica (inclusa le re-          piccoli e appiattiti, perdita di vibrisse            plessa.
gione del Maghreb), dal grande arcipe-         e orecchie relativamente piccole e
lago dell’Indonesia alle montagne della        senza pelo);                                       In generale la morfologia poco spe-
Cina sudorientale, dalle foreste pluviali    - una struttura dell’arto primitiva, con             cializzata ed il comportamento estre-
nel Messico meridionale alla frontiera         un osso nella parte superiore e due                mamente flessibile che caratterizza i
settentrionale dell’Argentina. Con la          ossa nella parte inferiore (molti or-              primati hanno consentito loro di oc-
sola eccezione dei macachi del Giap-           dini di mammiferi hanno perso le                   cupare molte nicchie e adattarsi ai
pone e delle bertucce del Nord Africa e        varie ossa, in particolare con la fu-              cambiamenti ambientali.
di Gibilterra (dove però la specie è stata     sione delle due ossa nella parte in-               Sotto il nome di scimmie antropo-
introdotta dall’uomo), la maggior parte        feriore degli arti);                               morfe sono raggruppati quei primati
dei primati vive dunque in climi caldi       - una progressiva espansione e svi-                  con caratteristiche morfologiche e in-
sub-tropicali e la loro sopravvivenza è        luppo del cervello, in particolare                 tellettive più simili all’uomo: bonobo,
principalmente legata alla presenza di         della corteccia cerebrale;                         scimpanzé, gorilla, orango e gibboni.
foreste o savane boscose.                    - una riduzione del prognatismo ed                   Con alcune eccezioni, le differenze
Dei primati esiste un’incredibile varietà      un muso più accorciato rispetto agli               più evidenti rispetto alle altre scim-
di specie, dal microcebo pigmeo,               altri mammiferi, con un cranio volu-               mie sono l’assenza di coda e le di-
grande quanto il palmo di una mano, al         minoso rispetto alla faccia;                       mensioni generalmente maggiori.
gorilla, che può pesare fino a 180 chili.    - una maggiore mobilità del viso ed                  Inoltre, le scimmie antropomorfe
Alcune sono molto familiari, come i le-        un più ampio repertorio vocale;                    confidano più sulla vista che sull’ol-
muri del Madagascar, complice l’omo-         - uno sviluppo progressivo e sempre                  fatto, con nasi corti e larghi, da cui un
nimo capolavoro Disney, altre sono             più efficiente dei processi di gesta-              muso meno pronunciato, e sono in
meno note, come gli artocebi, i gala-          zione con un prolungamento del pe-                 grado di creare strumenti e usare un
goni e i tarsi.                                riodo di vita postnatale;                          linguaggio più articolato. Infine hanno
La maggior parte, comunque, condi-           - un basso tasso riproduttivo, di solito             una vita sociale molto complessa e
vide una serie di caratteristiche, quali:      una sola nascita per parto, che con-               sono ottimi animali “pensanti”, capaci
- la presenza di 5 dita su ogni zampa,         sente una maggiore mobilità con                    di risolvere vari problemi.
  molto mobili e prensili (capacità di
  tenere salda la presa);
- il pollice opponibile e unghie corte
  per assicurare una presa salda (per
  aggrapparsi sui rami) e precisa (per
  afferrare cibo e oggetti di piccole di-
  mensioni);
- unghie appiattite a protezione delle
  dita (al posto degli artigli), con svi-
  luppo di cuscinetti tattili alle estre-
  mità (polpastrelli) molto sensibili;
- una dentatura non specializzata, in-
  dice di una dieta opportunista, per-
  lopiù onnivora (inclusa la perdita di
  alcuni denti tipici dei mammiferi pri-
  mitivi, come i premolari dell’uomo);
- una visione a colori e occhi frontali
  per una visione binoculare (da cui la
  percezione della profondità).                  Particolare dell’arto anteriore di Lemur catta

                                                                                                                                       15
S       C       I          M          M        I      A               S        A       R       A         I                T         U

3.1 Le “nuove” scimmie                           così una classificazione più precisa.
    del vecchio mondo                            Recente è l’annuncio del ritrova-
                                                                                              È ancora possibile
                                                 mento di una nuova specie di scim-
                                                                                              scoprire nuove
Negli ultimi anni sono stati raccolti            mia, il rinopiteco di Stryker
                                                                                              specie?
molti dati che hanno dimostrato l’esi-           (Rhinopithecus strykeri), che vive ad
                                                                                              La scoperta di una nuova specie è ancora

stenza di molte più specie di quante             altitudini elevate nella parte setten-
                                                                                              più sensazionale se si tratta di vertebrati.

ne fossero state riconosciute poche              trionale del Myanmar ed in Asia. La
                                                                                              Un fenomeno alquanto raro al giorno
                                                                                              d’oggi, considerato il livello di esplora-
decine di anni fa. Dal 1990 sono state           nuova specie è isolata dalle altre
                                                                                              zione del nostro pianeta e la sofisticatezza

scoperte circa 70 nuove specie di cui            scimmie con cui è imparentata da due
                                                                                              dei moderni sistemi di monitoraggio. At-

una ventina solo nel 2006. Il merito è           importanti barriere geografiche, i
                                                                                              tualmente sono state descritte circa
                                                                                              1.800.000 specie tra piante e animali, ma
soprattutto dei sempre più numerosi              grandi fiumi del Mekong e del Sal-           secondo alcuni esperti il numero potrebbe

studiosi che conducono ricerche sul              ween (Thanlwin). È stata descritta nel
                                                                                              aggirarsi sui 10-30 milioni.

campo, nonché delle nuove tecniche               2010, ma è già in pericolo critico di
                                                                                              È bene pertanto ricordarsi che quando
                                                                                              operiamo massicce modificazioni am-
d’indagine molecolare che hanno                  estinzione a causa della pressione ve-       bientali, soprattutto negli ecosistemi tro-
consentito lo studio e il confronto del          natoria su una popolazione totale di
                                                                                              picali o in zone remote del nostro pianeta,

DNA di molti primati, permettendo                circa 300 individui.
                                                                                              potremmo provocare la repentina scom-
                                                                                              parsa di numerose specie ancora scono-
                                                 Purtroppo non si tratta di un caso iso-      sciute.
                      RINOPITECO DI STRYKER      lato. Eventi analoghi, relativi alla sco-
                      (Rhinopithecus strykeri)   perta di nuove specie di primati,           altitudine, nel vulcano del monte
                                                 minacciati di estinzione ancor prima        Rungwe e nell’adiacente Kitulo Natio-
                                                 di aver avuto modo di essere scoperti,      nal Park.
                                                 non sono poi così rari. Ad esempio,         Anche in questo caso, la popolazione
                                                 nel 2005 una nuova specie di scim-          selvatica di cercocebo degli altopiani
                                                 mia, il cercocebo degli altopiani, è        sembra contare non più di un migliaio
                                                 stata scoperta in Africa. La scimmia,       di individui: è considerata in pericolo
                                                 appartenente alla famiglia dei bab-         critico di estinzione anche perché il
                                                 buini, vive negli altopiani della Tanza-    suo habitat è seriamente minacciato
                                                 nia meridionale ad oltre 2000 m di          dal taglio del legname.

                                                                               CATARRINE, Lori,
                                                                               Ilobatidi

                                           CATARRINE
                                                                                                               CATARRINE

               PLATIRRINE

                                                                                                 CATARRINE
                                                                               Lemuri
                                                                                                 Lori,
                                                         CATARRINE,                              Antropomorfe,
                                                         Antropomorfe , Lori                     Tarsi

          SCIMMIE DEL NUOVO MONDO                                           SCIMMIE DEL VECCHIO MONDO

16
3. IL MONDO DEI PRIMATI

3.2 Una sbirciatina nel
                                           SOTTORDINE STREPSIRRINI
    mondo dei primati                      La maggior parte dei tassonomi ha riclassifi-
                                           cato le proscimmie come sottordine degli
I primati appartengono al regno Ani-       Strepsirrini che presentano alcune delle carat-
male, al phylum dei Cordati (animali       teristiche più “primitive” dell’ordine dei Primati.
con struttura di sostegno dorsale), al
                                           Gli Strepsirrini sono suddivisi in due principali
subphylum dei Vertebrati (animali
                                           infraordini: i Lemuriformi, che includono le-
                                           muri, microcebi, sifaka e aye-aye, e i Lorisi-
con una spina dorsale ossea), alla         formi, che includono lori e galagoni. Le
classe dei Mammiferi e all’ordine dei      principali caratteristiche degli Strepsirrini
Primati, appunto.
                                           sono:
                                           - presenza del rihinarium, un cuscinetto sof-
                                             fice privo di peli, presente all’estremità del
In passato l’ordine dei Primati era          muso, caratterizzato da un solco mediano che
suddiviso in due sottordini: Proscim-        va dal margine inferiore del naso all’estre-
mie e Antropoidi.
                                             mità anteriore dell’osso mascellare (a livello
                                             degli incisivi superiori mediali), generalmente
                                             associato al senso dell’olfatto che è prepon-
Questa suddivisione è stata recente-         derante rispetto alla vista;
mente sostituita da una classifica-         - zone nasale umida;
zione più moderna, basata sulla
                                           - muso sporgente;
cladistica, un metodo che prende in
                                           - labbro superiore diviso, attaccato alle gen-
                                             give tramite una membrana;
considerazione il grado di parentela -     - pettine dentale formato da incisivi e canini in-
ovvero la distanza nel tempo dall’ul-        feriori;
timo progenitore comune - ed è per-
                                           - baffi prominenti;
tanto più aderente alla realtà.
                                           - orecchie grandi e mobili;
                                           - abitudini perlopiù notturne: i grandi occhi         GALAGONE DEL SENEGAL
                                             presentano il cosiddetto tapetum lucidum,           (Galago senegalensis)

Secondo questa classificazione, l’or-        uno strato di tessuto , dietro la retina, che ri-
dine dei Primati è suddiviso in due
                                             flette la luce verso la pupilla, rendendo visi-
sottordini: Strepsirrini - lemuri e lori
                                             bili gli occhi al buio, similmente a quelli del
                                             gatto;
- e Aplorrini — tarsi, scimmie e scim-
                                                                                                 SOTTORDINE APLORRINI
                                           - ghiandole odorifere specializzate, per con-         Gli Aplorrini sono considerati primati “superiori”
mie antropomorfe, uomo incluso. La
                                             sentire la comunicazione non-visiva;                e sono suddivisi in tre infraordini: i Tarsiformi, o
principale distinzione è basata sul-
                                           - barra ossea orbitaria laterale;                     tarsi, un gruppo molto controverso, i Platirrini, o
l’anatomia nasale (“rino”, in greco, si-
                                           - specializzazioni locomotorie: si aggrappano         scimmie del Nuovo Mondo, e i Catarrini, o scim-
                                             e saltano in posizione verticale e hanno un
gnifica naso). Gli Strepsirrini hanno
                                                                                                 mie del Vecchio Mondo, che includono anche
                                             quadrupedismo lento;                                l’uomo.
un naso ricurvo e umido, simile a
                                           - artiglio sul secondo dito dei piedi e unghie        Gli scienziati ritengono che gli Aplorrini siano
quello dei cani, mentre gli Aplorrini
                                             piatte in tutte le altre dita.                      comparsi per la prima volta nell’Eocene, circa 50
hanno un naso semplice e secco.
                                                                                                 milioni di anni fa.
                                            AYE-AYE                                              Alcune caratteristiche degli Aplorrini compren-

I termini proscimmie e scimmie non
                                            (Daubentonia madagascariensis)                       dono:
                                                                                                 - narici più arrotondate e continue, con rhina-
sono più usati come vere e proprie                                                                  rium coperto dai peli e asciutto;
categorie tassonomiche, ma sono                                                                  - labbro superiore continuo e non collegato alle
spesso utilizzati al posto di Strepsir-
                                                                                                    gengive, che consente una maggior espres-
rini e Aplorrini quando si parla di
                                                                                                    sività del volto;
                                                                                                 - occhi privi del tapetum lucidum, che quindi non
morfologia di base. Nell’ambito del                                                                 riflettono la luce;
progetto “Scimmia sarai tu”, partico-                                                            - visione binoculare e stereoscopica;
lare attenzione è rivolta al sottordine     LORI                                                 - muso di dimensioni ridotte e minore impor-
degli Aplorrini, che viene presentato
                                            (Loris tardigradus)                                     tanza dell’olfatto rispetto alla vista;
con maggiore dettaglio (ad esempio
                                                                                                 - cervello di grandi dimensioni;
                                                                                                 - maturità sessuale ritardata;
presentando anche gli infraordini e le                                                           - di solito un solo figlio cui vengono dedicate
famiglie) al fine di evidenziare le com-                                                            estese cure parentali;
plesse relazioni di parentela con
                                                                                                 - maggiore longevità;
l’uomo.
                                                                                                 - braccia generalmente più lunghe rispetto alle
                                                                                                    gambe.

                                                                                                                                                  17
S          C         I         M           M           I           A                     S          A             R           A          I                   T          U

S          O          T        T         O       R      D          I         N        E                 A        P         L       O     R      R     I                 N           I
    INFRAORDINE TARSIFORMI                                      INFRAORDINE PLATIRRINI                                         INFRAORDINE CATARRINI.
    Il solo genere in questo gruppo è quello dei                Le scimmie platirrine sono anche conosciute
    tarsi. Si tratta di fossili viventi, in quanto sono         come scimmie del Nuovo Mondo. Questo                                                          COLOBO ROSSO
    considerati i parenti più prossimi agli ante-               gruppo include tutte le specie che vivono in                                             (Piliocolobus kirkii )
    nati degli Aplorrini. Hanno caratteristiche in              America centrale e meridionale, come uistitì,
    comune sia alle proscimmie sia alle scimmie                 tamarini, scimmie ragno e scimmie urlatrici.
    che sono cambiate molto poco nel corso del-                 Anche il termine “platirrini” si riferisce alla
    l’evoluzione. Come le proscimmie, hanno un                  morfologia del naso: infatti tutti i Platirrini con-
    tratto digestivo semplice, sono insettivori e               dividono nasi larghi e appiattiti, con le aperture
    notturni, hanno le gambe atte a saltare e                   nasali dirette verso l’esterno. I Platirrini sono
    usano gli artigli per la pulizia. Come le scim-             suddivisi in due famiglie principali: i Cebidi e i
    mie, hanno un’orbita oculare completa, una                  Callitricidi, tra cui uistitì, tamarini e callimico.
    placenta più sviluppata, la mancanza sia del                Il Sud America è stato isolato dal resto del
    pettine dentale sia del tapetum lucidum.                    mondo nell’Eocene e Oligocene, 40 e 25 milioni
    Hanno anche un cervello relativamente più                   di anni fa, e sembra essere stato colonizzato
    sviluppato delle proscimmie.                                dalle prime scimmie dall’Africa o dal Nord
                                                                America circa 40 milioni di anni fa attraverso
                                                                dei ponti continentali o delle zattere alla deriva.
                                                                Da quel momento queste scimmie si sono evo-
                                                                lute in modo indipendente.
                                                                Le principali caratteristiche dei Platirrini sono:
                                                                - naso piatto e asciutto, con narici larghe ri-                Le scimmie catarrine comprendono le cosid-
                                                                   volte verso l’esterno;                                      dette scimmie del Vecchio Mondo (diffuse dun-
                                                                - presenza di tre premolari;                                   que in Africa e nel continente Euroasiatico) e
                                                                - mancanza di tubo osseo tra timpano e orec-                   l’uomo.
                                                                   chio esterno;                                               Il nome rimanda alla forma del naso e significa
                                                                - cervello di grandi dimensioni e visione forte-               “naso rivolto verso il basso”. Questo infraordine
                                                                   mente sviluppata;                                           è suddiviso in due superfamiglie, quella dei
                                                                - particolari ghiandole odorifere;                             Cercopitecoidi, e quella degli Ominoidi, o scim-
                                                                - mancanza di callosità ischiatiche (zona di                   mie antropomorfe. Alcune caratteristiche dei
                                                                   cute callosa, priva di pelo, localizzata sulle              Catarrini comprendono:
     TARSIO DELLE FILIPPINE                                        natiche);                                                   - naso corto e secco, con narici strette e rivolte
     (Tarsius syrichta)                                         - opponibilità del pollice imperfetta e impu-                     verso il basso;
                                                                   gnatura poco sviluppata;                                    - mancanza di baffi prominenti;
                                                                - alluce grande e fortemente opponibile;                       - presenza del tubo osseo tra timpano e orec-
                                                                - nei Cebidi, presenza di unghie al posto degli                   chio esterno;
                                                                   artigli, per aiutare nella presa;
                                                                - nei Callitricidi, presenza di unghie modificate              - cervello di grandi dimensioni;
                                                                   in artigli, che aiutano l’arrampicata sui tron-             - presenza di due premolari, di cui un premo-
                                                                   chi d’albero;                                                  lare settoriale (che rinforza il canino supe-
                                                                - coda lunga, ben sviluppata e prensile in al-                    riore);
                                                                   cuni gruppi;                                                - presa ben sviluppata con pollice e alluce op-
                                                                - abitudini diurne (con l’esclusione del genere                   ponibili (ad eccezione dell’uomo);
                                                                   degli aoti, anche noti come scimmie gufo);                  - coda corta o assente;
                                                                - abitudini arboree incredibilmente sviluppate                 - abitudini diurne;
                                                                   anche grazie alla coda che viene utilizzata                 - presenza di dimorfismo sessuale: grandi ca-
                                                                   come un quinto arto;                                           nini, grandi dimensioni e accentuata colora-
                                                                - assenza di abitudini terragnole tra le scimmie                  zione nei maschi;
                                                                   del Nuovo Mondo;                                            - struttura sociale complessa;
                                                                - presenza frequente di strutture sociali e                    - abitudini terragnole tipiche di molte specie.
                                                                   gruppi familiari sviluppati.
                                                                  CALLIMICO
                                                                  (Callimico goeldii)

TAMARINO IMPERATORE                                                                                                             MANDRILLO
(Saguinus imperator)                                                                                                            (Mandrillus sphinx)

18
3. IL MONDO DEI PRIMATI

SUPERFAMIGLIA OMINOIDI
Questa superfamiglia comprende l’uomo e le scimmie antropomorfe. La mag-                                                                            GORILLA
gior parte dei primatologi divide la superfamiglia degli Ominoidi in due fa-                                                                (Gorilla gorilla)
miglie: quella degli IIobatidi, definiti anche scimmie antropomorfe “minori” e
quella degli Ominidi, che include l’uomo e le grandi scimmie antropomorfe.
Questa suddivisione è ancora in discussione. Alcuni ritengono invece che le
somiglianze tra il DNA degli essere umani e delle grandi scimmie antropo-
morfe giustifichino la loro inclusione in una stessa famiglia. Altri ritengono che
le abilità sociali e cognitive degli esseri umani giustifichino la loro inclusione
in una famiglia separata da quella delle scimmie antropomorfe.

FAMIGLIA ILOBATIDI
Questa famiglia include gibboni e siamanghi, esclusivi delle foreste tro-
picali del Sud-Est asiatico. Sono le scimmie antropomorfe più piccole e
numerose (escludendo l’uomo). Essi mostrano poco dimorfismo ses-
suale, anche se in alcune specie, come i gibboni dalle guance bianche,
la colorazione sesso-specifica è pronunciata (i maschi sono quasi tutti
neri, mentre le femmine sono bionde).
Le principali caratteristiche degli Ilobatidi sono:                                  FAMIGLIA OMINIDI
• cervello grande e ampie orbite oculari;                                            Questa famiglia comprende scimpanzé, oranghi, gorilla, bonobo e es-
• avambracci e braccia lunghe, relativamente alle dimensioni del corpo,              seri umani. I primi ominidi sono apparsi circa 20 milioni di anni fa in
   che li rendono di gran lunga migliori nella brachiazione, una modalità            Africa e in Asia e sono attualmente diffusi in tutto il mondo. Alcune ca-
   di locomozione che sfrutta principalmente gli arti anteriori;                     ratteristiche degli Ominidi sono:
• braccia e cingoli scapolari atti alla sospensione;                                 - cervello molto grande;
• callosità ischiatiche o pelle nuda sulle natiche;                                  - comportamenti sociali molto sviluppati, comprese le complesse vo-
• abitudini onnivore, sebbene mangino perlopiù frutta;                               calizzazioni;
• abitudini territoriali e monogame;                                                 - corporatura di grandi dimensioni, con peso variabile da 48 a 327 Kg;
• abitudini spiccatamente arboree;                                                   - abitudini perlopiù terragnole (solo gli oranghi sono davvero arborei);
• presenza, in molte specie, di sacche ingrossate sulla gola utilizzate              - accentuato dimorfismo sessuale, con maschi più grandi delle fem-
   per vocalizzare;                                                                  mine;
• presenza di canini, i più grandi tra le scimmie antropomorfe, e molari             - presenza di pollici e alluci opponibili (tranne che negli esseri umani,
   primitivi.                                                                        in cui gli alluci non sono opponibili);
                                                                                     - dita con unghie appiattite;
                                          GIBBONE DALLE MANI BIANCHE                 - callosità ischiatiche poco sviluppate;
                                                        (Hylobates lar)              - postura verticale/semi-eretta (da cui le molte differenze scheletri-
                                                                                     che rispetto agli altri primati);
                                                                                     - presenza di 32 denti, tra cui due premolari;
                                                                                     - ottime capacità di arrampicamento (tranne che negli esseri umani);
                                                                                     - costruzione e utilizzo di nidi;
                                                                                     - prolungato periodo di cure parentali;
                                                                                     - un solo figlio per parto.
                                                                                     La sottofamiglia Ominini comprende il genere Homo (l’uomo insieme a
                                                                                     gorilla e scimpanzé) che apparve circa 5 milioni di anni fa in Africa.

                                                                                                                                      ORANGO DEL BORNEO
                                                                                                                                        (Pongo pygmaeus)

                                                                                                                                                                19
S        C         I        M          M           I       A                S        A        R       A       I               T        U

      Fossili più antichi dei primati                                                                   Formazione della Terra
      50-55 milioni di anni fa                                                                              45 miliardi di anni fa

      Scomparsa dei
      dinosauri 65 milioni di                                                                                    Prime forme di vita
      anni fa                                                                                                    4 miliardi di anni fa

3.3 Breve storia evolutiva                           miliardi di anni fa. Attualmente si ritiene    Nord America, Europa, Africa e Asia,
    dei primati                                      che il gruppo che potrebbe aver dato ori-      erano notturne ed arboree: dovevano già
                                                     gine ai primati sia quello dei Plesiadapi-     ricordare in qualche modo lemuri, lori e
I primati sono apparsi sul nostro Pianeta            formi, proto-primati apparsi circa 65          tarsi, e hanno avuto una grande radia-
in tempi geologicamente “recenti”: i fos-            milioni di anni fa, simili ad uno scoiattolo   zione adattativa, con decine di specie.
sili più antichi risalgono infatti a 50-55           o un toporagno, probabilmente adattati         Già allora colonizzarono il Madagascar,
milioni di anni fa (Eocene), mentre la vita          alla vita arborea in ambienti caldo-           dove molte specie sono potute soprav-
sulla Terra pare si sia formata circa 4              umidi. Le prime proscimmie, diffuse in         vivere fino ad oggi.

  Evoluzione                                                                                                                       SCIMMIE DEL
                                                                                                                                        SCIMMIE DEL
                                                                                           LEMURI
                                                                                           LEMURI E
                                                                                                    E        TARSI
                                                                                                                     TARSISCIMMIE
                                                                                                                             NUOVO
                                                                                                                                  DEL NUOVO
                                                                                                                                          VECCHIO
  La grande diversità biologica che caratte-                                                 LORI                            MONDO    MONDO
                                                                                                                                          MONDO
                                                                                             LORI
  rizza la vita sul nostro Pianeta è una conse-

                                                         OGGIOGGI
  guenza delle complesse e imprevedibili
  pressioni selettive che stanno alla base del-
  l’evoluzione degli organismi viventi. L’evo-
  luzione delle specie è un processo lento,
  stimolato principalmente dai cambiamenti
  ambientali che avvengono in un determi-                    8 MILIONI
  nato ecosistema. Tali cambiamenti agi-
                                                             DI ANNI FA
  scono sul patrimonio genetico di una
  popolazione selezionando, come risultato di       8 MILIONI
  una riproduzione differenziale tra gli indivi-
  dui, solo quelli più adatti a sopravvivere alle
                                                    DI ANNI FA
  condizioni ambientali cui sono esposti.                    23 MILIONI
  Dunque, le specie che oggi si presentano ai                DI ANNI FA
  nostri occhi, soggette a vari fattori di isola-
  mento geografico, ecologico o comporta-
  mentale a garanzia dell’identità delle            23 MILIONI
  diverse popolazioni, sono fisse e immutabili
  solo in apparenza.                                DI ANNI FA
                                                         33 MILIONI
                                                             DI ANNI FA

                                                         65 MILIONI
                                                    33 MILIONI
                                                         DI ANNI FA
                                                    DI ANNI FA

20                                                  65 MILIONI
3. IL MONDO DEI PRIMATI

    Le scimmie sono apparse solo 33-23          cane 21-14 milioni di anni fa: il Pro-
    milioni di anni fa (Oligocene) e sono       consul. Poi, circa 14 milioni di anni fa,
    presto divenute i primati dominanti,        un gruppo di primati si adattò alla vita
    da cui la conseguente estinzione di         delle savane dell’Europa meridionale:
    molte proscimmie (forse dovuta              si trattava di quello che un giorno sa-
    anche a un generalizzato raffredda-         rebbe stato il progenitore di tutte le
    mento del clima). Le scimmie del            scimmie antropomorfe moderne e
    Nuovo Mondo si sono evolute circa 30        degli esseri umani, il Dryopithecus.
    milioni di anni fa, probabilmente pro-
                                                Alla fine del Miocene, poi, sono ap-
    venienti dal Vecchio Mondo, da cui
                                                parsi anche i primi ominidi, che con la
    hanno colonizzato l’America attra-
                                                loro linea di discendenza hanno por-
    verso dei ponti continentali o delle
                                                tato all’uomo. Di fatto, 8-9 milioni di
    zattere alla deriva.
                                                anni fa alcuni discendenti dei dryopi-
                                                tecini in Africa diedero origine alle
    Le scimmie antropomorfe invece si
                                                due linee evolutive che avrebbero
    sono evolute circa 23 milioni di anni
    fa (Miocene) e hanno a loro volta por-      portato ai gorilla da una parte e a uo-
    tato alla scomparsa di molte altre          mini, scimpanzé e bonobo dall’altra.
    specie di scimmie. Uno dei primi in-        La successiva separazione del ramo
    dividui con caratteristiche intermedie      che portò all’evoluzione dell’uomo da
    tra scimmie e scimmie antropomorfe          una parte, e di scimpanzé e bonobo
    — dalle abitudini arboricole e privo di     dall’altra avvenne appena 7 milioni di
    coda, ma con cervello relativamente         anni fa, ed è qui che l’uomo cominciò
                                                                                            "I think", incipit al primo abbozzo dell’“ Albero

    grande - è apparso nelle foreste afri-      la sua peculiare avventura. n
                                                                                            dell’evoluzione” annotato da Darwin sul suo tac-
                                                                                            cuino nel 1837.

SCIMMIE DEL
  VECCHIO       SCIMMIE                                               SCIMPANZE’ E
SCIMMIE                             ORANGHIE
                                   SCIMPANZE’         GORILLA                                     UOMO
   MONDO ORANGHI MINORI
 MINORI
                    GORILLA
                                     BONOBO
                                                       UOMO             BONOBO

                                                                                                                                           21
S   C   I   M   M     I     A           S      A      R      A      I             T   U

             Attività didattica n.3
             La rivista SCIMMIA SARAI TU
                 Obiettivo:
                 Raccogliere il materiale realizzato per il progetto “Scimmia
                 sarai tu” creando un prodotto da divulgare a un pubblico
                 più ampio, ad esempio le altre classi della scuola, la fami-
                 glia e gli amici.

                 Attività:
                 Quest’attività rappresenta il coronamento delle esperienze
                 maturate nell’ambito del progetto, ed offre la possibilità di
                 creare un prodotto che resterà in mano allo studente anche
                 alla fine del corso di studi.
                 La rivista può consistere in un numero unico, oppure avere
                 una cadenza bimestrale o trimestrale, a seconda del mate-
                 riale raccolto ed elaborato durante l’anno scolastico in re-
                 lazione alle attività didattiche proposte nell’ambito del
                 progetto “Scimmia sarai tu”. Ogni studente può contribuire
                 scrivendo un articolo a proposito di un particolare argo-
                 mento, oppure si può effettuare una scelta finale dei migliori
                 elaborati da inserire nella rivista.

                 Un indice indicativo è il seguente:
                 - Introduzione (ampia descrizione del progetto e delle atti-
                   vità condotte dalla classe)
                 - La visita presso una struttura zoologica (descrizione delle
                   attività svolte e riflessioni).
                 - Il comportamento dei primati (riassunto delle attività svolte
                   in funzione dello studio del comportamento e discussione
                   delle nozioni acquisite).
                 - Una specie da salvare (descrizione di una specie di pri-
                   mate scelta tra quelle in via di estinzione; in alternativa,
                   realizzazione di una carta d’identità sintetica).

22
LE ATTIVITÀ

- Giochiamo insieme con gli origami (inserto con un origami
  relativo a una scimmia – da scegliere tra le pubblicazioni
  disponibili sull’argomento) corredato dal disegno con in-
  dicate le piegature del foglio da ritagliare, e relative spie-
  gazioni.
- Cinque piccoli cebi (breve poesia o filastrocca con rime
  semplici, incentrata su cinque piccole scimmie protago-
  niste).
Con un po’ di fantasia è possibile allegare foto e disegni, e
allestire la grafica del numero da pubblicare. È possibile sal-
vare il lavoro in formato pdf e metterlo a disposizione online,
ad esempio nel sito web della scuola. In alternativa è pos-
sibile utilizzare dei software per l’impaginazione e la stampa
al fine di ottenere un prodotto rifinito e di grande pregio (ad
esempio con copertina rigida).
Di fatto la pubblicazione è finalizzata a far sentire gli stu-
denti parte attiva nelle azioni di sensibilizzazione dell’opi-
nione pubblica nei riguardi delle problematiche di
conservazione delle foreste e dei primati, mentre il ruolo
dell’insegnante è chiaramente quello di “direttore” edito-
riale.

Prodotto finale:
Uno o più numeri di una rivista sulla biodiversità delle fore-
ste e sui primati.

Tempi:
Tutto l’anno. Tempistica da valutare a seconda degli obiet-
tivi e della disponibilità .

                                                                   23
S   C   I   M   M   I   A   S   A   R   A   I   T   U

     4. IL POSTO DELL’UOMO
        NELLA NATURA

24
L
                        4. IL POSTO DELL’UOMO NELLA NATURA

         e somiglianze morfologiche e          Le differenze anatomiche con le scimmie           temente confrontato con quello del-
         genetiche mostrano che i mo-          antropomorfe sono da ricondurre prin-             l’uomo e i risultati sono stati sorpren-
         derni Homo sapiens sono pa-           cipalmente al nostro marcato bipedi-              denti. Le differenze in termini di geni
renti molto prossimi di un altro               smo. L’evoluzione di questa forma di              responsabili per la struttura e le fun-
gruppo di primati, le scimmie antro-           locomozione ha fatto sì che le nostre             zioni del nostro corpo sono pari ad ap-
pomorfe. In entrambi i gruppi le mani          braccia fossero relativamente più corte           pena l’1,2%. Tenendo conto di quelle
hanno un pollice separato dalle altre          e meno robuste delle gambe, con modi-             sequenze di DNA che sono andate
dita per consentire una presa di pre-          fiche sulla spina dorsale e sulle ossa pel-       perse o che sono state aggiunte, le dif-
cisione. Come scimpanzé e bonobo,              viche per favorire una postura eretta. Di         ferenze salgono a circa il 4% e riguar-
l’uomo ha un’alimentazione onnivora            conseguenza, abbiamo perso la capacità            dano principalmente i geni che
e i maschi sono più grandi delle fem-          di afferrare oggetti con i piedi e abbiamo        controllano il linguaggio, l’olfatto,
mine con una muscolatura più svilup-           anche perso il pelo dalla maggior parte           l’udito, le proteine della digestione e la
pata. L’anatomia interna dei due               del corpo per facilitare la sudorazione e         suscettibilità a determinate malattie.
gruppi è caratterizzata da similitudini        migliorare così le prestazioni per cam-           Tali differenze si spiegano con la sepa-
ancor più marcate, come la stessa              minare e correre.                                 razione da un antenato comune avve-
struttura scheletrica e la medesima            I nostri “parenti” più prossimi sono gli          nuta 6-8 milioni di anni fa, periodo in cui
organizzazione degli organi interni, la        scimpanzé e i bonobo, con i quali con-            siamo stati soggetti a diverse pressioni
condivisione di molti gruppi sanguigni         dividiamo moltissime caratteristiche. Il          evolutive da parte della selezione natu-
e le medesime malattie.                        genoma dello scimpanzé è stato recen-             rale (ad esempio, quelle che hanno
Le evidenze scientifiche documentano                                                             portato al bipedismo, a una maggior di-
che la maggior parte dei tratti morfolo-                                                         mensione del cervello e al linguaggio).
gici e comportamentali che tutti gli omi-                                                        Può sembrare incredibile dal punto di
nidi condividono tra loro hanno avuto                                                            vista biologico, ma gli scimpanzé sono
origine da antenati comuni.                                                                      molto più simili agli uomini che ai go-
Da qui la ricca iconografia utilizzata                                                           rilla, al punto che, tenendo conto di tali
spesso per deridere e ridicolizzare le ri-                                                       somiglianze, diversi scienziati hanno
voluzionarie teorie di Darwin, che per                                                           correttamente proposto di includere gli
primo documentò l’evoluzione dei viventi                                                         scimpanzé nello stesso genere degli
e dell’uomo. In effetti, per motivi filoso-                                                      uomini, chiamandoli Homo troglodytes.
fici o religiosi, non è mai stato facile per                                                     Una delle principali caratteristiche
l’uomo accettare l’idea di non essere il                                                         degli uomini moderni è la dimensione
centro dell’universo, il fine ultimo di tut-                                                     del cervello, che è 3 volte più grande di
te le cose, o peggio ancora di non esse-                                                         quello delle scimmie antropomorfe,
re altro che un prodotto casuale                                                                 con una corteccia celebrale più svilup-
dell’evoluzione, perdipiù con una di-                                                            pata e una maggiore concentrazione di
scendenza diretta in comune con le                                Una vignetta che ridicolizza   neuroni. Non sorprende dunque la pe-
scimmie.                                                                                         culiarità dell’uomo in termini di capa-
                                                         il famoso naturalista Charles Darwin

               PRINCIPALI SOMIGLIANZE                                         PRINCIPALI DIFFERENZE
                                                                                                     Marcato bibedismo dell’uomo
                                                                                                             rispetto alle scimmie
                                                                                                 B

                                                                                                                                        25
S        C        I       M        M        I      A             S       A       R       A       I              T       U

cità mentali: abbiamo un linguaggio           4.1 Sei milioni di anni fa,              per esempio, i primi ominidi hanno
verbale che non ha paragoni e siamo i             o forse più...                       sviluppato la capacità di camminare
soli animali che utilizzano un linguag-                                                in posizione eretta prima di comin-
gio simbolico per comunicare. Per non         L’evoluzione dell’uomo è stato un        ciare a creare strumenti. Questo
parlare della complessa organizza-            lungo processo caratterizzato dallo      processo ha avuto una durata di
zione sociale e della capacità di svilup-     sviluppo di diverse specie di ominidi    circa 6 milioni di anni, per la maggior
pare sempre nuove idee e sofisticate          che si sono succedute nel tempo,         parte dei quali più specie di ominidi
tecnologie. Grazie alle indagini geneti-      evolvendosi in altre specie - e in       sono coesistite nello spazio e nel
che, che hanno affiancato lo studio           molti casi coesistendo e probabil-       tempo. In questo periodo il clima
morfologico dei fossili, oggi sappiamo        mente incrociandosi - fino alla defi-    della Terra è stato oltremodo insta-
che il bipedismo si è evoluto circa 4 mi-     nitiva estinzione di tutte le specie     bile, fluttuando sensibilmente tra
lioni di anni fa. Altre importanti carat-     tranne una: Homo sapiens, l’essere       caldo e freddo, umido e secco, e po-
teristiche, come la presenza di un            umano così come lo conosciamo.           trebbe essere proprio ciò ad aver
cervello grande e complesso, il lin-          Man mano che gli ominidi andavano        dato la giusta spinta all’intero pro-
guaggio e la capacità di fare e utilizzare    adattandosi ai cambiamenti ambien-       cesso evolutivo.
strumenti, si sono sviluppate più re-         tali, hanno evoluto alcune delle ca-
centemente. Molte caratteristiche             ratteristiche preminenti che aiutano     Riprendendo l’efficace metafora
avanzate, come l’espressione simbo-           a definire quella che è la nostra spe-   adottata da Stephen Jay Gould nella
lica, l’arte e la diversità culturale, sono   cie attuale. Queste caratteristiche si   sua Vita meravigliosa, proviamo a
emerse solo negli ultimi 100.000 anni.        sono sviluppate nel corso del tempo:     riavvolgere il nastro della vita fino ad

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4. IL POSTO DELL’UOMO NELLA NATURA

arrivare a quel periodo che va tra i 6      4.2 L’era degli
milioni e gli 11 mila anni fa, quando           australopitecini
un gruppo di primati cominciò a do-
minare il fuoco, a seppellire i propri      I primi australopitecini probabilmente
morti e a domesticare il cane. È la         apparvero all’inizio del Pliocene, circa
storia di Edward che, ne Il più grande      5 milioni di anni fa nell’Africa orientale.
uomo scimmia del Pleistocene di             Prima di allora non si sa esattamente
Roy Lewis, romanzo ormai entrato a          quali specie siano vissute, in quanto c’è
pieno titolo tra i classici moderni, ri-    carenza di fossili. Una delle prime spe-
percorre la storia evolutiva del-           cie di ominidi potrebbe essere stata
l’uomo nell’eterna lotta per la             Australopithecus anamensis, che ha
sopravvivenza, tra la necessità di          vissuto nell’Africa orientale 4,2-3,9 mi-
mangiare e di non essere mangiato,          lioni di anni fa. Questa specie sembra
in un ambiente dominato da grandi e         sia discesa da Ardipithecus ramidus,
insoliti mammiferi, come i mammut           che ha vissuto intorno ai 4,4 milioni di
e i rinoceronti lanosi, gli orsi delle      anni fa, oppure da una specie ancora
caverne e le tigri dai denti a sciabola.    più antica vissuta all’inizio del Plio-
                                            cene. Questa specie è stata seguita da
Gli ominidi sono apparsi inizialmente       Australopithecus afarensis che ha vis-           Ricostruzione delle possibili sembianze di
in Africa: i fossili degli Australopite-    suto nell’Africa orientale 3,7-3 milioni         Australopithecus afarensis
cini e dei primi ominidi che hanno          di anni fa. Dal punto di vista schele-
vissuto tra i 6 e i 2 milioni di anni fa    trico, come evidenziato dalle gambe           Poi, 2,5 milioni di anni fa — in coinci-
provengono tutti da questo conti-           relativamente corte, era ancora vicina        denza con un periodo di prolungata in-
nente. La maggior parte degli scien-        alle scimmie antropomorfe. Anche il           stabilità climatica in Africa - a partire
ziati ha riconosciuto nei fossili           Kenyanthropus platyops e l’Australo-          dai primi australopitecini si sono diver-
ritrovati finora tra le 15 e le 20 specie   pithecus garhi potrebbero essere delle        sificate almeno 2 linee evolutive di
di ominidi, anche se non tutte hanno        varianti dell’A. afarensis. L’Australopi-     ominidi piuttosto divergenti: gli austra-
vissuto nello stesso periodo. Non           thecus africanus vissuto nell’Africa          lopitecini “robusti” (un ramo morto de-
tutti gli scienziati sono d’accordo         orientale e meriodinale intorno ai 3,3-       finitivamente intorno agli 1,4 milioni di
sulle relazioni di “parentela” di que-      2,5 milioni di anni fa dal punto di vista     anni fa) e i primi “uomini”. Gli austra-
ste specie e su quali rappresentano i       scheletrico era il meno simile alle           lopitecini “robusti”, generalmente ca-
rami che non hanno avuto alcuna di-         scimmie antropomorfe rispetto agli            ratterizzati da una vistosa cresta
scendenza. Sempre accesi sono poi i         altri australopitecini.                       sagittale sul cranio, sono così chiamati
dibattiti su come identificare e clas-      È ormai chiaro che nonostante alcune          in contrapposizione ai primi australo-
sificare alcune particolari specie di       considerevoli differenze anatomiche           pitecini spesso indicati come “gracili”.
ominidi e su quali fattori possono          tra i primi ominidi, alcune caratteristi-
aver influito sull’evoluzione e l’estin-    che erano già acquisite e ampiamente          Gli australopitecini erano molto simili
zione di ognuna di esse.                    condivise. Ad esempio, a partire da 3         agli uomini moderni dal collo in giù. Il
                                            milioni di anni fa, probabilmente erano       capo invece era significativamente di-
I primi antenati diretti degli esseri       già tutti efficienti nella locomozione bi-    verso dal nostro. Il loro cervello era
umani sono stati i rappresentanti del       pede, quanto i moderni esseri umani.          appena 1/3 di quello degli uomini di
genere Australopithecus. Gli austra-        La locomozione bipede sembra essere           oggi e, in proporzione, il loro viso era
lopitecini erano specie intermedie          stato un adattamento fondamentale             molto più largo. Inoltre avevano denti
tra uomini e scimmie antropomorfe,          per la vita negli ambienti di savana e        più grandi, mandibole più larghe e po-
sufficientemente simili dal punto di        savana alberata, dove era necessario          tenti muscoli della mascella, oltre che
vista biologico da essere considerati       coprire lunghe distanze per scovare           dalla presenza di una cresta sagittale.
membri della medesimo gruppo tas-           prede ed evitare i predatori, ma anche        In base alle nostre conoscenze, è ra-
sonomico degli Ominidi (entrambi            per dissipare il calore corporeo e ri-        gionevole ritenere che alcuni di que-
caratterizzati da locomozione bipede        durre l’assorbimento di calore e raggi        sti primi ominidi siano stati i
e postura eretta).                          UVA dal sole.                                 progenitori del genere Homo.

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