AN INTEGRATED EUROPEAN MODEL TO PROTECT MEDITERRANEAN FORESTS FROM FIRE - FINAL PUBLICATION |COMMON MODEL
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AN INTEGRATED EUROPEAN MODEL TO PROTECT MEDITERRANEAN FORESTS FROM FIRE FINAL PUBLICATION | COMMON MODEL
UN MODELLO TRANSNAZIONALE COMUNE PER LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI BOSCHIVI FINAL PUBLICATION | COMMON MODEL
INDICE PREMESSA 4 1. OBIETTIVO 8 1.1 Obiettivo 8 2. QUADRO NORMATIVO 10 2.1 Quadro normativo di riferimento comunitario 10 2.2 Quadro normativo di riferimento nazionale 14 2.3 Quadro di riferimento regionale/provinciale 15 3. LA PREVISIONE 16 3.1 La previsione 16 3.2 Inquadramento territoriale, climatico e forestale 17 3.3 Definizioni 19 3.3.1 Fasi dell’incendio boschivo 19 3.3.2 Foresta 20 3.3.3 Incendio boschivo 21 3.3.4 Incendio controllato 21 3.3.5 Indice di pericolosità 21 3.3.6 Indice di rischio locale 21 3.3.7 Indice di rischio meteorologico 21 3.3.8 Indice di rischio storico 21 3.3.9 Indice di rischio strutturale 21 3.3.10 Periodo di rischio 22 3.3.11 Rischio di incendio 22 3.3.12 Rischio potenziale 22 3.3.13 Tipi di incendio boschivo 22 3.3.14 Vulnerabilità 23 3.4 Principi generali 25 3.4.1 Uso del fuoco 25 3.4.2 Le azioni necessarie 25 3.5 L’incendio boschivo: consistenza, cause ed effetti 26 3.6 Il sistema informativo 28 3.7 Individuazione delle aree esposte al rischio di incendio boschivo 30 3.7.1 La propensione al fuoco delle aree forestali 30 3.7.2 La carta del rischio di incendio 30 3.7.3 La vulnerabilità 44 3.8 Zonazione del territorio e scenari di riferimento 44 3.9 Periodi di rischio. Indici meteorologici di rischio di incendio forestale 45
4. LA PREVENZIONE 50 4.1 La prevenzione 50 4.2 La selvicoltura preventiva 52 4.3 Gli interventi colturali agro-pastorali 58 4.4 Gli interventi infrastrutturali sul territorio 59 4.5 L’attività di divulgazione e informazione 61 5. LE RISORSE 64 5.1 Le risorse 64 5.2 Risorse infrastrutturali 64 5.3 Risorse strumentali 65 5.4 Risorse umane 65 6. LA LOTTA ATTIVA 66 6.1 Il piano di intervento 66 6.2 Le Autorità Locali 69 7. DIVIETI E SANZIONI 70 7.1 Periodi a rischio di incendio, divieti e sanzioni 70 8. OBIETTIVI PRIORITARI DA DIFENDERE 71 8.1 Obiettivi prioritari da difendere 71 9. INTERVENTI DI RECUPERO E RIPRISTINO 72 9.1 Recupero dei boschi percorsi dal fuoco 72 10. LA FORMAZIONE 74 10.1 La formazione 74 11. PREVISIONE ECONOMICA-FINANZIARIA 75 11.1 Previsione economico-finanziaria 75 12. INTERVENTI DI SOSTEGNO 76 12.1 Gli interventi di sostegno 76 12.1.1 Sostegni comunitari 77 12.1.2 Sostegni nazionali 77 BIBLIOGRAFIA 78 SITOGRAFIA 80
PREMESSA Il progetto PROTECT nasce dalla necessità di diffondere, mediante un approccio condiviso a livello transnazionale, un modello integrato per la prevenzione degli incendi boschivi. Nell’ambito delle politiche comunitarie della prevenzione e mitigazione dei rischi naturali in via di sviluppo, l’obiettivo del progetto è quello di sviluppare un modello comune inte- grato per la prevenzione degli incendi boschivi, avvalendosi del contributo di tre gruppi di lavoro transnazionali appositamente formati. Le foreste sono di fondamentale importanza per un equilibrato sviluppo sociale ed econo- mico del continente europeo, poiché non comprendono solo gli alberi ma forniscono servizi ecosistemici inestimabili, tra cui la produzione di ossigeno, lo stoccaggio di carbo- nio, la difesa del suolo, la tutela del paesaggio, il mantenimento della fertilità del suolo, la depurazione delle acque superficiali, l’equilibrio del clima, inoltre rappresentano un fattore determinante nel controllo del ciclo idrologico, sono la casa della biodiversità, tutti elementi che rivestono una grande importanza per la qualità della vita dei cittadini euro- pei e del mondo. Oltre a svolgere un ruolo significativo nel favorire lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, le foreste rivestono un elevato valore nel sostegno alla sopravvivenza, costitui- sco patrimonio di saperi, sono fonte di energia, riserva di medicinali e dispensa di alimenti. Le foreste in Europa coprono attualmente oltre il 42 % della superficie delle terre emerse e si stima che forniscono circa 2 milioni di posti di lavoro. Solamente il 5 % delle foreste euro- pee è costituito da foreste primigenie non interessate dalle attività umane. Negli ultimi anni le foreste sono state interessate da un numero molto elevato di incendi che stanno diventando un problema sempre più importante per l’Europa e, in particolare, per i paesi dell’area mediterranea che, a causa delle loro condizioni climatiche, sono i più colpiti da questo fenomeno. Il cambiamento climatico in atto che sta interessando il nostro pianeta aumenterà vero- similmente la probabilità di innesco degli incendi boschivi. Il clima dell’area Mediterranea dell’Europa, particolarmente nella zona meridionale è in riscaldamento con un tasso di incremento superiore rispetto a quello medio globale. In questa area gli incendi boschivi rimangono la minaccia più grave per le foreste e per le aree urbane di interfaccia che sempre più frequentemente sono interessate da questo fenomeno. Con l’aumento del rischio di incendi e della loro entità sono aumentate enormemente 4 anche le superfici danneggiate. Alcuni esempi rendono bene l’idea del fenomeno: in Porto-
gallo nel 2003 sono andati distrutti oltre 400.000 ha di bosco, nel 2007, in Grecia, quando le temperature hanno raggiunto i 46°C, cinque incendi hanno distrutto 170.000 ha di fore- sta nel solo Peloponneso ed hanno causato la morte di 78 persone. Ogni anno nella regione mediterranea dell’UE si verificano in media 50.000 incendi boschivi, che distruggono più di mezzo milione di ettari di aree forestali, con la conse- guente emissione di CO2 , altri gas e particelle. Le analisi effettuate dalla Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali indicano una crescente vulnerabilità del territorio a tale fenomeno, che richiede un trattamento adeguato in tutti i suoi aspetti, in termini di previsione, di prevenzione, di lotta attiva e di interventi di recupero e di ripristino delle zone percorse dal fuoco. Il fenomeno degli incendi boschivi comporta ripercussioni rilevanti per l’ambiente e per l’economia e costituisce un serio problema per due ordini di motivi principali: a) perché produce un grave danno ad un patrimonio naturale di incalcolabile valore, di rilevanza ed interesse globale, difficilmente rinnovabile; b) perché genera situazioni di grave rischio, mina l’integrità del territorio, della biodiver- sità, con riflessi negativi sulla incolumità dell’uomo e ad lungo termine sulla sua stessa sopravvivenza. Gli incendi assumono spesso dimensioni tali da rendere assai difficile ed a volte impossi- bile per un singolo Stato affrontare da solo il problema dando una risposta adeguata. Ciò mette in evidenza la necessità di dovere fronteggiare questo rischio mediante un impe- gno comune transnazionale sia nella fase emergenziale di lotta attiva, sia per l’adozione 5
di politiche di prevenzione delle catastrofi. Nel contesto degli interventi da effettuare nella fase emergenziale, con decisione del Consiglio del 23 ottobre 2001 è stato istituito un Meccanismo europeo, che opera quale strumento dell’Unione Europea, al fine di agevo- lare e rafforzare la cooperazione della protezione civile negli interventi di soccorso, per lo sviluppo e la concreta attuazione dei principi di solidarietà e sussidiarietà tra gli Stati dell’Unione Europea. Lo scopo del Meccanismo è quello di rispondere tempestivamente ed in maniera efficace alle emergenze che si verificano su un territorio interno o esterno all’Unione Europea, attraverso la condivisione delle risorse di tutti gli Stati Membri. All’interno del meccanismo operano tre strumenti fondamentali, istituiti per facilitare un’adeguata risposta in caso di calamità a livello comunitario: • un Centro di Monitoraggio e Informazione (MIC), che rappresenta la componente operativa in grado di agire 24 ore su 24; • un Sistema Comune di Comunicazione e di Informazione attivo in caso di Emergenza (CECIS), che permette un dialogo immediato tra i centri operativi h 24 degli Stati ed il MIC; • un Programma di Formazione attivato per coordinare al meglio gli interventi di protezione civile europea in caso di disastri naturali ed antropici, assicurando compatibilità e complementarietà tra i differenti team degli Stati partecipanti. Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole incremento del numero degli interventi del Meccanismo di soccorso della protezione civile per fronteggiare varie emergenze connesse con il fenomeno degli incendi boschivi. A fronte di nuove e pressanti esigenze e di scenari emergenziali preoccupanti l’Unione Europea, con decisione del Consiglio dell’8 novembre 2007, ha ritenuto opportuno raffor- zare tale strumento (rifusione del meccanismo), affinché la solidarietà si traduca in attività ancora più visibili e tangibili per i cittadini europei e venga sviluppata una capacità di risposta fondata su nuclei di protezione civile degli Stati membri. Tale sistema operativo agevola la cooperazione degli Stati Membri negli interventi di soccorso, consentendone il coordinamento, secondo il principio della sussidiarietà, in base al quale le azioni dell’Unione devono essere sempre intraprese in coordinamento e su richiesta dello Stato colpito. Per sviluppare ulteriormente le politiche comunitarie di protezione civile la Commissione Europea ha adottato la Decisione del 29 luglio 2010, mediante la quale sono state riviste le 6 principali caratteristiche dei moduli di protezione civile.
In particolare sono stati ridefiniti i compiti assegnati ai moduli, in termini di capacità di intervento, tempi di predisposizione, di autonomia e di interoperabilità. Per quanto riguarda la lotta agli incendi boschivi è stata prevista l’operatività dei seguenti Moduli: • Modulo n. 5 : interventi di lotta agli incendi boschivi con mezzi aerei (elicotteri); • Modulo n. 6: interventi di lotta agli incendi boschivi con mezzi aerei (aerei); • Modulo n. 15 : lotta a terra con veicoli contro gli incendi boschivi. Insieme agli interventi di emergenza, tutti concordano che deve essere rafforzata anche le capacità di prevenzione, con lo sviluppo di metodologie e modelli integrati di protezione civile. L’UE e gli Stati Membri si sono impegnati ad affrontare l’aspetto della prevenzione degli incendi boschivi e hanno concentrato l’attenzione su ricerca, interventi strutturali, forma- zione e sensibilizzazione. Ci sono vari motivi per affrontare la problematica della prevenzione delle catastrofi a livello europeo: il primo e più evidente è che le calamità non rispettano i confini nazio- nali e possono avere una dimensione transnazionale (si pensi agli incendi del 2007). Le catastrofi possono avere inoltre impatti negativi sulle politiche comunitarie in vigore, ad esempio nel campo dell’agricoltura e delle infrastrutture. Le conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea, del 12 novembre 2009, del documento “progetto di conclusioni del Consiglio relative a un quadro comunitario sulla prevenzione delle catastrofi all’interno della UE”, propongono alla Commissione di creare, all’interno del Meccanismo Comunitario di protezione civile e dello Strumento finanziario per la protezione civile, una rete informale europea per la prevenzione delle catastrofi. L’intento è quello di contribuire alla elaborazione di raccomandazioni, alla diffusione delle migliori prassi e degli insegnamenti tratti dalle esperienze, allo scambio di informazioni su coordinamento e strategie nazionali nel settore della prevenzione delle catastrofi e alla circolazione dei risultati della ricerca per il miglioramento del “sistema protezione civile”. Il Consiglio dell’Unione Europea sulla base dei lavori presentati dalla Commissione si è occupato in modo specifico della prevenzione degli incendi boschivi con numerosi prov- vedimenti, rimarcando più volte la necessità di integrare in un quadro unitario virtuoso le azioni di previsione, di prevenzione, di lotta attiva e di recupero delle aree percorse dal fuoco. 7
1 OBIETTIVO 1.1. Obiettivo Nella logica della integrazione e del coordinamento delle azioni da intraprendere per la lotta contro gli incendi boschivi, il progetto Protect si è posto l’obiettivo di sviluppare un modello transnazionale comune condiviso per la prevenzione degli incendi boschivi, che possa essere adattabile alle singole esigenze organizzative ed amministrative degli Stati membri. Il modello contempla l’organizzazione ed il coordinamento delle attività di previ- sione, di prevenzione e lotta attiva, nonché di ripristino delle aree percorse dal fuoco con l’obiettivo di individuare azioni comuni per la tutela del patrimonio boschivo. Quadro M O D E LLO CO M U N E normativo Studio del Definizioni Studio del Identificazione territorio – comuni e Indice Previsione fenomeno delle aree a Clima, condizioni Meteorologico – cause, effetti rischio Vegetazione generali Sistema informatico Risorse Miglioramento Miglioramento Azioni logistiche Obiettivi Prevenzione del sistema del sistema Educazione infrastrutturali di difesa normativo vegetazionale PROHIBITIONS Protezione AND Civile SANCTIONS Lotta Attiva Centro Locale Piano d’Azione Operativo REGIONALE Addestramento NAZIONALE Addestramento Previsioni Economiche e Operazioni MIC 8 Finanziarie di supporto Schema 1: Modello Comune
Modello Comune Fig.1: Le componenti ↓ del modello comune previsione prevenzionE Lotta Attiva ripristino La presente proposta vuole collocare la prevenzione al centro dell’azione amministra- tiva ed operativa, finalizzandola alla conservazione di un bene insostituibile per la qualità della vita, quale è il patrimonio boschivo. Il modello proposto scaturisce da una attenta analisi delle situazioni amministrative ed organizzazioni esistenti nei vari paesi, dallo scambio delle informazioni ed esperienze avvenuto tra i partner nella implementa- zione del progetto, dallo studio dei report prodotti sulle buone prassi e di quelli realizzati per sviluppare le tre aree tematiche di cooperazione progettuali che hanno interessato i seguenti tematismi: • WP1: metodi e tecniche per la mappatura, la valutazione ed il monitoraggio dei rischi; • WP2: manutenzione sostenibile dei boschi valorizzando le biomasse per la produzione di energia rinnovabile; • WP3: strategie di informazione, formazione e sensibilizzazione per un comportamento ambientale responsabile nelle aree a rischio e nelle situazioni a rischio. La sintesi del lavoro svolto e le semplificazioni eseguite, in presenza di significative diffe- renziazioni organizzative, amministrative, legislative e giuridiche dei Paesi partner, evidenzia nel modello gli elementi ritenuti necessari ed indispensabili per dare concre- tezza ed una possibile operatività a tale strumento. La dimensione spaziale del modello proposto si riferisce al livello amministrativo regio- nale/provinciale presente nella maggior parte degli Stati membri dell’UE, in quanto entità politica vicina ai cittadini, con elevato grado di conoscenza del territorio, delle sue pecu- liarità, consapevolezza delle sue forze e debolezze, in grado di mettere in atto una politica attiva di prevenzione ed il coordinamento dei vari organismi ed istituzioni locali per il perseguimento degli obiettivi prefissati. Il modello prevede un approccio dal basso verso l’alto (bottom-up) valorizzando il ruolo, le responsabilità, le conoscenze, le competenze, le risorse delle comunità locali che ovunque costituiscono il primo autonomo valido presidio territoriale di protezione civile. Il modello si struttura in dodici capitoli. Gli argomenti relativi alle problematica della lotta attiva e del recupero dei boschi percorsi dal fuoco sono stati soltanto enunciati. Il modello è fondamentalmente ispirato alla protezione della vita e alla sicurezza dei cittadini, rispetto a qualsiasi altro bene o valore che può essere interessato dagli incendi boschivi. 9
2 QUADRO NORMATIVO 2.1 Quadro normativo di riferimento comunitario A livello globale l’importanza che rivestono la tutela delle foreste e la loro gestione soste- nibile è stata riconosciuta fin dal 1992, anno in cui la Conferenza delle Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo ha adottato “ i principi di Rio sulle foreste” (rapporto UNCED, alle- gato III,2b, Rio de Janeiro, 1992). Nel Trattato dell’Unione Europea non sono presenti di esplicite previsioni normative per le foreste e pertanto le relative politiche sono di diretta competenza dei 27 Stati Membri. Le misure di prevenzione che interessano le foreste sono basate fondamentalmente sui principi ambientali del Trattato dell’Unione Europea. La Commissione Europea nella sua azione supporta le politiche nazionali forestali attraverso una varietà di strumenti che in modo diretto o indiretto incidono con le foreste, come ad esempio provvedimenti ambien- tali, sul clima, sullo sviluppo rurale agricolo, sulle politiche regionali, la protezione civile e la ricerca. In tale contesto la strategia forestale comunitaria ed il relativo piano di azione definisce i principi comuni della silvicoltura UE – gestione sostenibile e multifunzionalità – ed elenca i processi e le attività internazionali da seguire. La prevenzione degli incendi boschivi nella sua eccezione più ampia è inserita in numerosi provvedimenti comunitari che nel tempo sono stati aggiornati ed integrati: • Regolamento (CEE) n. 1615/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, che istituisce un sistema europeo di informazione e di comunicazione forestale (EFICS); • Decisione 89/367/CEE del Consiglio mediante la quale è stato istituito un comitato permanente forestale di esperti; • Regolamento (CEE) n° 2158/92 del Consiglio, del 23 luglio 992, relativo alla protezione delle foreste nella Comunità contro gli incendi che ha apportato notevoli finanziamenti per il monitoraggio e le misure preventive negli Stati membri esposti al rischio; • Decisione (CE) n. C(93) 1619 del 24.06.1993 recante modalità di attuazione del regolamento n° 2158/92; • Regolamento (CE) n°804/94 della Commissione, dell’11 aprile 1994, recante modalità di applicazione del regolamento (CEE) n. 2158/92; • Risoluzione del Consiglio del 15 dicembre 1998 relativa ad una strategia forestale 10 per l’Unione Europea;
• Risoluzione del Consiglio del 26 febbraio 1999 su una strategia forestale dell’UE • Regolamento (CEE) n° 1727/1999 della Commissione, del 28 luglio 1999, recante modalità di applicazione del regolamento (CEE) n° 2158/92; • Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 22 luglio 2002 che istituisce il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente; • Regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio, dell’11 novembre 2002, che istituisce il Fondo di solidarietà dell’Unione Europea; aiuta gli Stati membri a far fronte ai danni provocati da gravi calamità naturali; • Regolamento (CE) N. 2152/2003 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 novembre 2003, relativo al monitoraggio delle foreste e delle interazioni ambientali nella Comunità (regolamento Forest Focus), mediante il quale è stato 11
istituito un sistema comunitario per il monitoraggio a lungo termine e su larga base armonizzato e completo delle condizioni delle foreste EFFIS – sistema di informazione sugli incendi forestali; • Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEARS). Titolo IV, Capo I, Sezione 2, Articolo 36 lettera b) punto vi). Sottosezione 2 Condizioni per le misure intese a promuovere l’utilizzazione sostenibile dei terreni forestali → Imboschimenti di terreni agricoli, (articolo 43) → primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli, (articolo 44) → Imboschimenti di superfici non agricole, (articolo 45) → ricostruzione del potenziale forestale e interventi preventivi (articolo 48) • Regolamento (CE) n. 1080/2006 del Consiglio del 5 luglio 2006 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale; • Regolamento (CE) N. 1737/2006 della Commissione del 7 novembre 2006, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 2152/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al monitoraggio delle foreste e delle interazioni ambientali nella Comunità, mediante il quale prosegue il monitoraggio sulla base del sistema EFFIS, nonché da altri dati raccolti dal Centro Comune di Ricerca nell’ambito del sistema europeo di previsione dei rischi di incendi forestali (EFFRFS) e del sistema europeo di valutazione dei danni causati dagli incendi forestali (EFFDAS); • La comunicazione della Commissione relativa ad un piano d’azione UE per le foreste e la sua valutazione intermedia e le attinenti conclusioni del Consiglio, del 24 ottobre 2006, relative al piano d’azione UE per le foreste (2007 – 2011); • Decisione del Consiglio, del 5 marzo 2007, che istituisce uno strumento finanziario per la protezione civile che stabilisce le norme per la concessione di un sostegno finanziario destinato a misure di prevenzione e riduzione degli effetti di un’emergenza; • Regolamento (CE) n. 614/2007, del 23 maggio 2007, riguardante lo strumento finanziario per l’ambiente (LIFE+), in particolare il suo programma strategico pluriennale; • La comunicazione della Commissione del 5 marzo 2008 relativa al potenziamento della capacità di reazione dell’Unione Europea alle catastrofi e le relative 12 conclusioni del Consiglio del 16 giugno 2008;
• La comunicazione della Commissione del 2 marzo 2009 avente ad oggetto “Un approccio comunitario alla prevenzione alle catastrofi naturali e di origine umana”; • La direttiva 2009/28/CE del 23 aprile 2009 riguardante la promozione dell’uso di energia da fonti rinnivabili; • La risoluzione del Parlamento europeo del 16 settembre 2009 sugli incendi boschivi dell’estate 2009; • Nota del Presidente del Consilio dell’UE, del 27 novembre 2009, avente ad oggetto “Rafforzamento della capacità dell’Unione Europea di prevenire catastrofi e di rispondere”; • Conclusioni del Consiglio del 30 novembre 2009 relative ad un quadro comunitario sulla prevenzione delle catastrofi all’interno della UE; • Conclusioni del Consiglio del 26 aprile 2010 sulla prevenzione degli incendi boschivi nell’UE; • Risoluzione del Parlamento Europeo del 11.05.2011 sul Libro verde della Commissione “La protezione e l’informazione sulle foreste nell’UE: preparare le foreste ai cambiamenti climatici. Protezione civile e prevenzione degli incendi 64. ritiene che la prevenzione degli incendi boschivi sia molto più vantaggiosa in termini di costi rispetto alla lotta contro tale fenomeno; 65. omississ; 66. ritiene che la prevenzione degli incendi boschivi mediante la pianificazione del paesaggio, l’interconnessione, le infrastrutture e la formazione debba essere parte integrante delle politiche dell ‘UE in materia delle foreste, di adeguamento e di protezione civile; 67. omississ; 68. sottolinea l’importanza indiscutibile, ai fini della sicurezza pubblica, delle aree forestali che proteggono gli habitat umani dall’impatto negativo dei fenomeni naturali. 13
2.2 Quadro normativo di riferimento nazionale Ogni Stato Membro ha un proprio quadro legislativo nazionale, regionale e regolamenti locali che rappresenta la base giuridica e amministrativa sulla quale occorre verificare la adattabilità del modello integrato. Le principali norme che interessano la tutela delle fore- ste e la protezione civile in Italia sono le seguenti: • R.D. 30 dicembre 1923, n. 3267 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e terreni montani”; • R.D. 16 maggio 1926 n. 1126 “Approvazione del regolamento per l’applicazione del R.D.L.30 dicembre 1923, n.3267 concernente il riordino e la riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”; • D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 11 “Trasferimento alle regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di agricoltura e foreste, di caccia e di pesca nelle acque interne e dei relativi personali e uffici; • D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 “Attuazione della delega di cui all’art.1 della legge 22 luglio 1975, n. 382”; • Legge 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree protette”; 14
• Legge 24 febbraio 1992 n. 225 “Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile”; • D.lgs. 31 marzo 1998 n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997 n. 59; • Legge 20 novembre 2000, n. 353 “Legge quadro in materia di incendi boschivi”; • D.Lgs. 18 maggio 2001 , n 227 “Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell’art. 7 della L. 5 marzo 2001, n. 57”; • D.M. 20 dicembre 2001 “Linee guida relative ai piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. 2.3 Quadro di riferimento regionale/provinciale Il modello deve contemplare ed illustrare i riferimenti normativi regionali/provinciali che dovrebbero essere ispirati ad un approccio bottom-up e tenere conto dei regolamenti comunali/locali. 15
3 LA PREVISIONE 3.1. La previsione Contrariamente ad alcuni rischi naturali (es. terremoti) gli incendi boschivi sono preve- dibili. Questo, in linea di principio, dovrebbe consentire le società moderne di mettere in atto misure e strategie di previsione e prevenzione efficaci. La previsione consiste nelle attività dirette allo studio ed alle determinazione delle cause del fenomeno degli incendi boschivi, alla identificazione del rischio ed alla individuazione delle zone del territorio soggette a tale pericolo. Con questa attività si mira a conoscere in anticipo la probabilità che in un determinato territorio avvengano gli incendi, la loro frequenza e possibilmente il loro comportamento. Per dare concretezza ed efficacia al modello vengono di seguito elencati i contenuti fondamentali degli studi previsionali che vanno a costituire il modello stesso, 16 rimandando gli approfondimenti tecnici alla letteratura tecnico-scientifica di settore.
3.2. Inquadramento territoriale, climatico e forestale A monte di qualsiasi pianificazione è essenziale conoscere nel dettaglio l’articolazione spaziale strutturale e funzionale del territorio, la copertura del suolo e del suo attuale uso ed il clima. L’ambito territoriale su cui calare il modello non deve essere troppo vasto, affinchè i dati da utilizzare non siano troppo generici. Nel nostro caso l’estensione geografica ottimale può essere quella di una regione/provincia. La speciale caratteristica del rischio incendio boschivo richiede informazioni territoriali reali ed attuali necessarie ed utilizzabili sia per le attività di previsione che di prevenzione e di lotta attiva La descrizione dell’ambito territoriale considerato, con la specificazione delle zone boscate, arborate, cespugliate, coltivate e delle specie presenti, delle aree Rete Natura 2000, dei parchi nazionali e riserve naturali, concorre a definire gli elementi indispensabili per individuare gli obiettivi da difendere. La descrizione delle condizioni meteo-climatiche e dell’assetto plano-altimetrico e morfo- logico dei versanti sono elementi essenziali per la conoscenza dei fattori determinanti e condizionanti lo sviluppo degli incendi boschivi. La descrizione dei principali parametri meteorologici che interagiscono con lo sviluppo della vegetazione e con la disponibilità di acqua nel suolo e nei tessuti vegetali, quali la tempe- 17
ratura e l’umidità relativa dell’aria, la pioggia, il vento, è di basilare importanza anche nel definire il rischio di incendio. Il vento è determinante per la diffusione ed il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti. È indispensabile indi- viduare per ciascuna regione/provincia i venti pericolosi nella loro tipologia predominante. In tale contesto devono essere individuate le aree di interfaccia urbano-foresta, in costante espansione areale. Tali fasce territoriali richiedono interventi particolari in quanto entrambi gli elementi (bosco ed area urbana) possono essere veicolo di innesco degli incendi. In tale fascia di terreno si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio di incendio, anche attraverso simulazioni del comportamento dei fronti di fiamma, per la valutazione della conservazione o meno del sistema forestale stesso. Nel processo di pianificazione locale tale porzione di territorio dovrà essere identificata e studiata nei particolari. Per la descrizione dell’andamento degli incendi e dei fattori predisponesti e per la indivi- duazione delle zone a rischio statico: alto, medio e basso (decisione CEE n° c(93) n°1619 del 24.06.1993, è necessario disporre di una serie di dati storici per effettuare analisi di carat- 18 tere sociale.
3.3. Definizioni Per condividere un modello è opportuno assentire su alcune definizioni e farle proprie inserendole nella terminologia tecnica ed amministrativa in uso. Per quanto riguarda la prevenzione degli incendi boschivi attualmente si registra l’assenza di definizioni comuni ed armonizzate, alcune di queste possono essere rilevate diretta- mente nei regolamenti comunitari, altre possono essere assunte ex novo per iniziare a colmare una lacuna. 3.3.1. Fasi dell’incendio boschivo Dall’inizio alla conclusione del fenomeno, possono essere individuate tre fasi ben distinte, anche se possono avvenire nel tempo e nello spazio sovrapposizioni di vario genere: 1. Fase di innesco, che prevede il contatto tra un’incandescenza e un’esca. È il principio dell’incendio ed è caratterizzata da una accelerazione contenuta (initial build-up). La bassa intensità del fronte, pur auto-mantenendo la fiamma, non è ancora in grado di fornire una sufficiente energia per il preriscaldamento di una grande quantità di combu- stibile e pertanto l’accelerazione risulta contenuta. La velocità evolutiva è molto variabile e dipende da molti fattori che influenzano la fiamma stessa, in funzione soprattutto delle caratteristiche del combustibile. Molti principi di incendio vengono bloccati in tale fase, spesso anche con necessità di forze esigue d’intervento. 2. Fase di propagazione, che riflette le modalità di diffusione delle fiamme. L’intensità del fronte è notevolmente incrementata e si individuano un aumento della larghezza del fronte di fiamma, nonché un’emanazione termica sufficiente ad un rapido preriscalda- mento del combustibile antistante, con l’inclinazione della fiamma protesa verso la zona incombusta. In questa fase, inoltre, iniziano a verificarsi moti convettivi che, a livello del suolo, rinfor- zano le correnti verso l’incendio. Caratteristici di questa fase sono alcuni comportamenti del fuoco evidenziabili in formazione di colonna convettiva organizzata, dotata di una propria individualità, e associata al verificarsi di fenomeni di vortici (spotting). In tali casi, le forze di intervento non sono in grado di fronteggiare l’avanzamento del fuoco. 3. Fase di spegnimento che descrive le modalità di estinzione del fenomeno. L’intensità del fronte decresce in relazione alla diminuzione di influenza dei fattori meteorologici, topo- grafici o alla variazione del carico d’incendio. La buona conoscenza della fase di innesco riveste una importanza capitale per gli Stati membri che hanno intrapreso una politica che da priorità alla prevenzione delle cause che determinano gli incendi boschivi e all’attacco 19
iniziale nel momento dell’insorgenza del fenomeno. L’innesco può essere spontaneo, natu- rale (fulmini, emissioni incandescenti naturali e/o antropiche), ma la quasi totalità degli incendi che si sono innescati dipende dall’azione volontaria o involontaria dell’uomo. Per quanto drastica possa apparire l’affermazione l’innesco dipende quasi esclusivamente dall’uomo. All’opposto, la propagazione delle fiamme dipende essenzialmente da fattori naturali. Lo spegnimento chiama in causa direttamente l’attività dell’uomo come fattore determi- nante per l’estinzione del fenomeno stesso. Prevenire il più possibile le motivazioni e le circostanze in base alle quali un fuoco diventa un incendio è il percorso obbligatorio da percorrere. Una ottimale azione preventiva dovrebbe collocare stabilmente l’azione di spegnimento tra la fase 1 e 2 ( intervento sull’iniziale focolaio). Fasi Origine Controllo Intervento dell’incendio delle cause Innesco Antropica Possibile Educazione, pronto intervento (prevenzione) Propagazione Naturale Parzialmente possibile Selvicoltura (prevenzione) Spegnimento Antropica Possibile Lotta attiva Tabella 1: Confronto fasi, cause e possibilità di controllo degli incendi boschivi (regione Emilia Romagna) 3.3.2. Foresta (regolamento CE n. 2152/2003) Terreni con copertura arborea (o densità equivalente) superiore al 10% e una superficie di oltre 0,5 ettari. Gli alberi dovrebbero raggiungere alla maturità un’altezza minima in sito di 5 m. Esse possono consistere in formazioni forestali chiuse, in cui una parte consistente del terreno è ricoperta da alberi di varia altezza e da vegetazione di sottobosco; oppure in formazioni forestali aperte con copertura vegetale continua dove la copertura delle chiome arboree supera il 10%. Sono considerati come foreste i giovani soprassuoli naturali e tutti i boschi artificiali creati ai fini di silvicoltura che non hanno raggiunto ancora una densità di chioma del 10% con una altezza arborea di 5 m., come lo sono le zone normalmente facenti parte di aree forestali temporane- amente scoperte a seguito dell’intervento umano o di cause naturali, ma di cui si prevede il rimboschimento. La definizione di “foreste” comprende vivai forestali e arborei da seme che costituiscono parte integrale della foresta; strade forestali, piste disboscate, strisce taglia fuoco 20 ed altre piccole radure all’interno della foresta; foreste dei parchi nazionali, riserve naturali ed
altre aree protette come quelle aventi uno speciale interesse ambientale, scientifico, storico, culturale o spirituale; frangivento e fasce di protezione degli alberi con una superficie di oltre 0,5 ettari e una larghezza di oltre 20 m. Sono incluse le piantagioni di alberi della gomma e le foreste di querce sughere. Tuttavia, la definizione di “foreste” non comprende terreni utilizzati prevalentemente per scopi agricoli. 3.3.3. Incendio boschivo (regolamento CE n. 2152/2003): Incendio che scoppia e si propaga alle superfici forestali e altre superfici boschive o che scoppia in altre superfici e si propaga alle foreste od ad altre superfici boschive. La definizione di incen- dio boschivo non comprende incendi controllati, normalmente al fine di ridurre o eliminare la quantità di combustibile accumulata sul terreno. Tale definizione non sempre coincide con quelle attualmente in vigore nei paesi partner di progetto. 3.3.4. Incendio controllato Incendio perimetrato da una linea di controllo costituita da una striscia di terreno senza vegetazione o con vegetazione già bruciata, al cui interno rimangono presenti punti di infiammabilità. 3.3.5. Indice di pericolosità La probabilità di propagazione di un incendio forestale una volta che è innescato, indipen- dentemente dalla frequenza. Dipende da fattori strutturali e dalle condizioni climatiche. 3.3.6. Indice di rischio locale Valore indicativo del rischio di incendio forestale in funzione dell’indice di pericolosità e dell’indice di rischio storico. 3.3.7. Indice di rischio meteorologico Valore indicativo del rischio di incendio forestale in una zona in funzione delle variabili meteorologiche che influenzano direttamente l’innesco e la propagazione di un incendio forestale (velocità del vento e deficit idrico della vegetazione). 3.3.8. Indice di rischio storico Valore indicativo del rischio di incendio che riflette la probabilità di incendio in funzione della frequenza storica in cui si è verificato. 3.3.9. Indice di rischio strutturale Valore indicativo che riflette la probabilità di propagazione di un incendio sulla base di fattori intrinseci al sistema forestale (es. topografia del terreno, il carico e la composizione dei combustibili). 21
3.3.10. Periodo di rischio Periodo dell’anno individuato in considerazione dei precedenti storici di comparsa degli incendi boschivi e delle variabili meteorologiche del territorio. 3.3.11. Rischio di incendio Probabilità che si inneschi un incendio in una zona in un determinato intervallo di tempo. 3.3.12. Rischio potenziale Classificazione degli incendi forestali in funzione delle condizioni topografiche della zona, della estensione e caratteristiche della massa forestale, delle condizioni del mezzo fisico e delle infrastrutture, delle condizioni meteorologiche e dei possibili rischi per le persone e pei i beni non direttamente relazionati con gli interventi di estinzione. 3.3.13. Tipi di incendio boschivo In base ai modi di inizio e di diffusione dell’incendio, possono essere individuati tre tipi di fuoco: 1. fuoco di superficie che brucia la lettiera, la sostanza organica morta che si trova sul terreno e la vegetazione bassa; 2. fuoco di chioma che in maniera indipendente dal fuoco di superficie passa da una chioma all’altra degli alberi; è il tipo più imprevedibile e causa i danni più gravi; 3. fuoco di terra che si diffonde al di sotto dello strato della lettiera, penetra alcuni centime- tri sotto terra e avanza con una combustione lenta ma duratura; anch’esso imprevedibile, 22 può causare riprese del fenomeno anche quando l’incendio sembra del tutto estinto.
Nella realtà ogni incendio boschivo presenta più di un tipo di fuoco che si sviluppa simul- taneamente ad altri oppure evolve in altre forme anche in tempi rapidi. È possibile definire la gravità di un incendio secondo una classifica basata sulla velocità di avanzamento del fuoco espressa in metri/minuto, per cui si ha: • da 0 a 2 = LENTA • da 2 a 10 = MEDIA • da 10 a 70 = ALTA • > 70 = ESTREMA Se si tiene conto sia della velocità di avanzamento che l’intensità lineare di fiamma si ha: Classe Gravità Velocità m/min. Intensità lineare Kw/m 1 Bassa < 0,762 346 2 Media 0,762 – 3,810 1730 3 Alta 3,810 – 7,620 3459 4 Estrema > 7,62 > 3459 Tabella 2: Classi di gravità dell’incendio Alcune espressioni empiriche consentono il calcolo della intensità lineare (I) che la legano alla lunghezza (L) della fiamma o all’altezza (H). Espressioni di Nelson ed altri: I = 511,07x L2 I = 213,93 x 1,5 I = 273x L 2,17 I= 3x(10xH)2 A seconda della gravità dell’incendio è opportuno intraprendere una giusta metodologia di intervento. 3.3.14. Vulnerabilità Grado di perdita o danni che possono soffrire, a causa di un incendio forestale, la popola- zione, i beni fisici e l’ambiente stesso. 23
Lunghezza Intensità lineare Descrizione Indicazioni della fiamma (m) KW /m del comportamento ed interpretazioni del fuoco Fiamma 0 – 10 Combustione senza Controllo mediante strumenti non visibile fiamma o incendio manuali. Può essere richiesto iniziale il rastrellamento e l’estinzione di incendi iniziali > 1.3 10 – 500 Incendio di superficie Attacco diretto sulla testa in fascia iniziale o sui fianchi dell’incendio con attrezzi manuali e impiego di acqua 1.4 – 2.5 500 – 2000 Incendio di superficie Impiego di mezzi pesanti rapido ed intenso (buldozer, elicotteri, etc.) e uso di acqua nell’attacco alla testa dell’incendio 2.6 – 3.5 2000 – 4000 Incendio di superficie L’attacco diretto potrebbe altamente pericoloso essere possibile da squadre a terra solo nella prima fase dell’innesco dell’incendio. Ogni intervento sul fronte di fiamma è limitato all’uso di mezzi aerei 3.6 + > 4000 Comportamento L’attacco diretto può violento dell’incendio essere effettuato mediante controfuoco. Si potrà ricorrere regolarmente a fasce tagliafuoco. 5.5 + > 10000 Comportamento Gli incendi sono praticamente estremo dell’incendio impossibili da controllare fino a che le condizioni non migliorano. Tabella 3: Metodologia di intervento 24
3.4 Principi generali La constatazione che la quasi totalità degli incendi boschivi è causata dal comportamento dell’uomo comporta la necessità di compiere alcune scelte condivise, che riguardano le attività antropiche che si interfacciano con l’ambiente naturale ed in speciale modo con il patrimonio boschivo. 3.4.1 Uso del fuoco Nell’ambiente agro-silvo-pastorale nel quale l’uomo svolge l’attività colturale l’uso del fuoco va limitato ai casi strettamente indispensabili o proibito e possibilmente va sostitu- ito con l’uso di mezzi meccanici. Si può affermare, infatti, che ogni fenomeno di combustione (fuoco), qualora non sia circo- scritto e controllato, tende a propagarsi e può estendersi a tal punto da non poter essere più spento con facilità. Nell’area mediterranea permangono, invece, memorie, tradizioni e usanze tuttora praticate di un utilizzo colturale del fuoco. Si tratta di regole non scritte anche se frequen- temente tollerate quali forme sbrigative di: • Rinnovazione dei soprassuoli erbacei o arbustivi destinati soprattutto allo sfalcio o al pascolo; • Eliminazione di residui seccaginosi di colture pregresse in campo o sommariamente raccolte; • Ripulitura i margini o incolti preventivamente ad un ripristino colturale. Al di là del rischio intrinseco di provocare incendi le motivazioni che sconsigliano l’uso del fuoco sono principalmente di ordine ambientale (sottrazione di carbonio ed emissione di anidride carbonica e spreco di biomassa) e di sicurezza delle persone che molte volte rimangono coinvolte nell’evento provocato. L’applicazione del fuoco prescritto o di quello controllato può costituire una eccezione, ad esempio per la riduzione del carico combustibile in particolari situazioni (zone di inter- faccia urbana), in interventi fitosanitari, nella estinzione degli stessi incendi boschivi e comunque deve essere autorizzata e gestita direttamente dall’autorità competente. 3.4.2 Le azioni necessarie È ormai riconosciuto da tutti che la previsione, la prevenzione, la lotta attiva ed il ripristino delle aree percorse dal fuoco costituiscono delle azioni indispensabili da armonizzare e da integrare per una efficace politica di contrasto al fenomeno degli incendi boschivi. 25
3.5 L’incendio boschivo: consistenza, cause ed effetti Le cause degli incendi sono da imputare pressoché totalmente all’azione dell’uomo, sia colposa che dolosa. Le eccezioni sono limitate a cause sconosciute, forse naturali (per esempio fulmini, emissioni incandescenti, eruzioni vulcaniche) per quanto poco probabili e, in ogni caso, non facilmente verificabili. La causa più frequente appare legata all’innesco volontario del fuoco che si propaga alle aree forestali in maniera colposa per irresponsabilità e negligenza. Un aspetto da tenere in particolare considerazione riguarda la correlazione diretta tra la presenza di viabilità e la localizzazione degli incendi. La rete viaria, infatti, rappresenta un mezzo importante per l’innesco di focolai d’incendio, in quanto nei periodi più caldi e siccitosi dell’anno, sembra essere tra le cause possibili di innesco i mozziconi di sigarette gettati dai veicoli in transito. Le cause di incendio possono essere distinte in conformità al regolamento (CE) n° 804/94 in una delle seguenti quattro categorie: 1. Incendio di origine ignota; 2. Incendio di origine naturale( fulmine, eruzione vulcanica); 3. Incendio di origine colposa (azione dell’uomo negligente o accidentale): 3.1. Uso del fuoco per la pulizia delle stoppie; 3.2. Uso del fuoco per attività agricole per la ripulitura di incolti; 3.3. Uso del fuoco per il rinnovo dei pascoli; 3.4. Emissione di incandescenze dei freni dei treni; 3.5. Linee elettriche difettose; 3.6. Azioni ricreative e turistiche; 3.7. Abbandono di mozziconi di sigaretta; 3.8. Fuochi pirotecnici; 3.9. Brillamento di mine; 3.10. Presenza di discariche di rifiuti incontrollate; 3.11. Uso incontrollato di apparecchi a motore; 4. Incendio di origine dolosa (volontaria); 4.1. Apertura o rinnovo del pascolo a mezzo del fuoco; 4.2. Intento di guadagnare aree da destinare a scopi agricoli; 4.3. Intento di guadagnare aree a scopo edilizio; 4.4. Conflitti interpersonali; 4.5. Conflitti contro l’amministrazione pubblica; 4.6. Svalutazione di aree turistiche; 4.7. Insoddisfazione e conflitti sociali; 26 4.8. Piromania.
Il fuoco che percorre il bosco produce danni alla vegetazione, all’ambiente ed al suolo, elimina i benefici ecologici, sociali, di difesa del suolo, ricreativi, ambientali e naturalistici costituiti dalla vegetazione forestale. Quando il fuoco distrugge il bosco, oltre ai danni quantificabili da un punto di vista econo- mico, provoca la scomparsa dei molteplici benefici che produce. In questa sezione del modello vanno elencati gli incendi registrati nel territorio in un determinato tempo (nel corso di un anno) con l’indicazione del periodo e la quantifica- zione delle superfici percorse dal fuoco. I dati vanno riportati su apposita cartografia per evidenziare i territori più frequentemente colpiti. In alcuni Stati membri esistono già modalità codificate per censire le aree percorse dal fuoco, anche ai fini dell’applicazione di misure restrittive per l’uso dei suoli coinvolti. L’individuazione di una modalità standard UE consentirebbe di disporre nel futuro di banche dati interleggibili e confrontabili. Una possibile applicazione potrebbe essere quella in uso in Italia ove le modalità di censimento delle aree percorse dal fuoco sono ben codificate e rese obbligatorie a livello legislativo. 27
3.6 Il sistema informativo Un modello deve essere supportato da un sistema informativo, sviluppato ed imple- mentato almeno a scala territoriale regionale/provinciale, per l’elaborazione dei dati, il monitoraggio ed il supporto alla lotta attiva. La basi informative essenziali da utilizzare per gestire il fenomeno degli incendi boschivi sono: 1. Cartografie tematiche di base: • Carta tecnica a livello regionale/provinciale per l’inquadramento territoriale (ortofotocarte, modello digitale del terreno); • Carta dell’uso del suolo (utilizzando la nomenclatura prevista dal programma CORINE Land Cover al IV° - V° livello); • Carta fitoclimatica; • Carta della vegetazione; • Carta delle tipologie forestali; • Carta geologico e geomorfologia; • Carta della viabilità forestale; • Carta delle aree a maggior valenza naturalistica (Parchi, Riserve, SIC e ZPS, aree pubbliche); • Carta paesaggistica; • Carta faunistica; • Carta delle infrastrutture e strutture (punti di avvistamento, punto idrici, piazzole di atterraggio elicotteri, aviosuperfici); • Carta delle aree di interfaccia urbana. 2. Individuazione degli elementi che possono dare luogo a situazioni di emergenza per effetto degli incendi boschivi: • Popolazione esposta al rischio; • Industrie particolarmente a rischio; • Aree ricreative, camping ed installazioni di uso pubblico in terreni forestali; • Patrimonio archeologico e storico; • Spazi protetti; • Infrastrutture. 3. Costruzione di banche dati specifiche: • Dati statistici sulla consistenza e distribuzione degli incendi; • Archivio georeferenziato dei punti di innesco; 28 • Banche dati relative ai mezzi e risorse umane disponibili
Comune e località Servono per predisporre una classifica generale delle aree più interessate dal fenomeno Data dell’evento Consente di ricostruire la distribuzione nel tempo del fenomeno Da chi è stato dato l’allarme Indica chi ha segnalato l’evento Personale intervenuto Indica le categorie di personale che hanno effettuato operazioni di intervento e, insieme al tempo elementare e (ovvero la durata dell’intervento), indica il numero di ore impiegate per lo spegnimento 1. Orario di inizio Consente di ricostruire la distribuzione nell’arco della giornata 2. Orario di segnalazione Indica l’orario in cui l’allarme è pervenuto al centro operativo 3. Orario di inizio intervento Indica l’orario in cui le operazioni di estinzione sono iniziate 4. Orario di fine intervento Indica l’orario in cui le operazioni di estinzione sono terminate Tempo elementare A (2-1) Tempo di segnalazione: tempo trascorso dall’inizio dell’evento alla segnalazione Tempo elementare B (3-2) Tempo di mobilitazione: tempo trascorso dalla segnalazione all’inizio dell’intervento Tempo elementare C (4-3) Durata dell’intervento: tempo trascorso dall’inizio alla fine dell’intervento A+B+C Durata complessiva dell’evento Tabella 4: Raccolta dati antincendio boschivo I sistemi informativi più recenti si avvalgono anche dei dati desunti dall’osservazione della terra con tecniche di telerilevamento satellitare. Ciò consente di disporre di un supporto in tempo reale nelle varie fasi della gestione degli incendi (missione Cosmo-SkyMed, SAOCOM/SIASGE, Pleiades). 29
3.7 Individuazione delle aree esposte al rischio di incendio boschivo 3.7.1. La propensione al fuoco delle aree forestali La propensione di un bosco ad essere percorso da un incendio rappresenta la base per l’analisi del fenomeno incendi boschivi e per la predisposizione di idonee misure di preven- zione e contenimento. Per determinare la propensione di un territorio ad essere percorso da incendi boschivi si possono utilizzare diversi metodi più o meno raffinati. Un sistema semplice, efficace e molto economico è quello di utilizzare i dati della carta forestale regionale/provinciale digitalizzata, attribuendo dei valori differenziati per specie e tipologia forestale. Occorre quindi predisporre una cartografia forestale regionale/provinciale digitalizzata, nella scala adeguata (es. 1:10.000) e attribuire valori differenziati per specie e tipologia forestale, ciò consente di individuare aree: • Con suscettività all’incendio scarsa; • Con suscettività all’incendio moderata; • Con suscettività all’incendio alta. 3.7.2 La carta del rischio di incendio Conoscere il rischio di incendi per le differenti zone di una regione/provincia contribuisce a sviluppare una politica di prevenzione e ad ottimizzare l’assegnazione di mezzi e di risorse in modo adeguato rispetto al livello di rischio presente. L’analisi del rischio può essere condotta a partire dalla conoscenza dei dati ed informa- zioni territoriali e degli altri fattori che influenzano l’inizio e la propagazione degli incendi forestali. In letteratura si rilevano numerose tecniche per la valutazione del rischio di incendio boschivo, alcune anche molto complesse. Se ne propongono due tra le più diffuse e speri- mentate nel territorio. Il rischio di incendio dipende da quei fattori che determinano il comportamento del fuoco: • Le caratteristiche della vegetazione e le condizioni dei combustibili; • Le caratteristiche orografiche; • Il clima e le condizioni meteo. Nella stessa misura incidono le attività umane, così come gli altri fattori capaci di scate- nare gli incendi, pertanto occorre tenere in considerazione anche il fattore casualità degli 30 incendi avvenuti nel territorio e la loro ricorrenza.
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Secondo alcuni autori (Anderson 1982) il combustibile può essere suddiviso in 13 modelli raggruppabili in quattro gruppi a seconda della propagazione di un eventuale incendio: 1. Strato erbaceo: pascoli, prati, incolti; 2. Cespugliato-macchia; 3. Lettiere; 4. Residui selvicolturali. I 13 modelli standard rappresentano le proprietà di tutti i combustibili superficiali presenti in natura, il loro diverso comportamento dipende: • Dal carico di combustibile; • Dalla sua distribuzione per classi dimensionali. Secondo Rothermel (1972) e Albini (1976) il materiale combustibile può essere suddiviso per tipologie standardizzate descrittive: • Pascoli (modelli 1, 2, 3); • Cespuglieti (modelli 4,5,6,7); • Lettiere di boschi (modelli 8,9,10); •Residui di utilizzazioni (11,12,13). I 13 modelli standard descrivono qualitativamente e quantitativamente le forme fisionomico-strutturali di vegetazione secondo i parametri di: • Potere calorico, • Contenuti di sali minerali; • Umidità di estinzione; • Carico combustibile vivo o morto per classi di dimensioni; • Rapporto superficie/volume; • Profondità media dello strato. 32
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ROTHERMEL - ALBINI Modello Peso 1h Secco 10 h PASCOLO 1 Pascolo basso 1.6 - 2 Pascolo con alberature e cespugliame sparso 4.5 2.2 3 Pascolo alto 6.7 - CESPUGLIATI 4 Macchie alte e continue 12.4 9.9 5 Macchie basse 2.2 1.1 6 Macchia in riposo 3.3 5.6 7 Alberature con sottobosco arbustivo 2.7 4.7 LETTIERE 8 Fogliame compatto in bosco 3.3 2.2 9 Fogliame non composto 7.2 1.0 10 Combustibile morto e rinnovazione sotto copertura 6.4 4.5 RESIDUI DI UTILIZZAZIONE 11 Residui leggeri 3.7 11.1 12 Residui medi 8.9 31.1 13 Residui grossolani 15.5 51.1 34 Tabella 5: Classificazione secondo modelli della tipologia vegetazionale
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