Bambini e social network: rischi e rimedi (smartphone giochi dipendenza) - Dott. Fabio Scannella - Psicologo Psicoterapeuta Servizio Cristiano ...

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Bambini e social network: rischi e rimedi (smartphone giochi dipendenza) - Dott. Fabio Scannella - Psicologo Psicoterapeuta Servizio Cristiano ...
Bambini e social network: rischi e rimedi
  (smartphone…giochi…dipendenza)

Dott. Fabio Scannella - Psicologo Psicoterapeuta
          Servizio Cristiano 14/5/2019
Bambini e social network: rischi e rimedi (smartphone giochi dipendenza) - Dott. Fabio Scannella - Psicologo Psicoterapeuta Servizio Cristiano ...
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https://youtu.be/ncnmeT9kdJU

          https://youtu.be/9nVndXnhDBQ?t=93

               https://youtu.be/dRv0H-cCuZM

                      https://youtu.be/ZJk3lswjC3I?t=1214

  https://youtu.be/_MqAudB--wE?list=PLWeF0BKer1DJMzBTOcGkJlBSKpJl_Pe2f&t=266

                      https://youtu.be/V9slJYgVElo?t=403
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Bambini e social network: rischi e
                rimedi…

•   Una volta c’erano le bambole, il pallone, le
    macchinine.

•   Poi si è fatta largo un’altra tipologia di gioco in grado
    stimolare allo stesso modo la mente dei bambini: i
    videogame.

•   L’ultima grande rivoluzione nel tempo libero dei più
    piccoli, infine, è stata l’arrivo di internet: i ragazzi oggi
    trascorrono molto tempo online davanti al pc, allo
    smartphone o al tablet. L’imperativo è partecipare,
    condividere le proprie esperienze, in due parole
    “essere social”. Con tutti i rischi del caso.
•   Lo studio più rilevante su questo tema è quello condotto dalla Commissione europea su
    25mila giovani.

•   Ebbene, il 77% dei ragazzi tra i 13 e i 16 anni gestisce un profilo su un social network.

•   Nonostante Facebook, il più popolare, vieti l’iscrizione (comunque facilmente aggirabile) ai
    minori di 13 anni, il 38% di quelli fra i 9 e 12 sono già utenti del web 2.0.

•   E gli effetti quali sono? ….Non proprio positivi, secondo una ricerca 2013 dell’Osservatorio SIP
    (la società italiana di pediatria), dal titolo “Abitudini e stili di vita degli adolescenti
    italiani”.

•   Lo studio lega la “dipendenza” da internet dei giovani con i loro aspetti comportamentali: si
    scopre che chi naviga più di tre ore al giorno (il 21,3%) ha abitudini alimentari peggiori, ne ha
    altre poco salutari come fumare o bere alcolici, legge poco e a scuola ottiene voti mediocri.
•   RISCHI?

•   Certo, la rete e i social network offrono senza dubbio anche grandi
    opportunità. Ma portano con sé anche pericoli reali. Quali? Partiamo dai
    più grossi:

    •   la condivisione e la diffusione di informazioni personali e foto.
        Lo fa il 55% degli adolescenti senza rendersi conto del pericolo di furto
        d’identità e adescamentI.

    •   il social network può utilizzare i dati dei minori per scopi commerciali,
        con un conseguente bombardamento pubblicitario

    •   la “dipendenza”: i ragazzi, dopo avere iniziato a utilizzarli, non
        riescono più a fare a meno dei socia
•   … e rimedi

•   Che cosa possono fare dunque i genitori per contrastare questi rischi

•   Innanzitutto, per essere credibili agli occhi dei figli, è bene che conoscano
    questi strumenti: è consigliabile quindi che imparino a utilizzarli, così da
    spingere i ragazzi a un uso consapevole.

•   In questo modo, inoltre, potranno chiedere l’amicizia ai figli o diventare
    loro follower, in modo da tenere monitorata la loro attività online.

•   Ma in futuro tutto questo potrebbe cambiare: secondo il Wall Street Journal,
    Facebook sta infatti studiando una tecnologia per “collegare” il profilo del
    minore a quello dei genitori, in modo che questi possano autorizzare le
    amicizie dei figli e le applicazioni da usare.
Gli smartphone e i bambini

• Smartphone, tablet, computer: ormai quasi
  tutti i bambini, sin da piccoli, sanno come si
  usano e ci trascorrono anche parecchio
  tempo, tra videogiochi, canzoncine e
  cartoni.
•   E’ inevitabile, anche perché siamo noi genitori i
    primi che ne fanno uso (e spesso abuso!).

•   Inutile impedirglielo o sequestrare l’oggetto del
    desiderio: è importante invece condividere con
    loro, almeno ogni tanto, le attività, così da
    trasformarle in un’occasione di gioco divertente
    e formativa al tempo stesso.
• Mamma e papà sono i primi ad usare il
  cellulare continuamente…“I bambini sono
  educati dall’esempio dei genitori, ovvero da
  tutto quello che noi facciamo e non ci
  rendiamo conto di far vedere ai nostri figli
  ma che loro registrano nella loro testa, sin
  da quando sono piccolissimi”.
• “E quel che vedono è un genitore che, una
  volta ogni tre minuti circa, prende in mano
  il cellulare, anche senza un motivo preciso,
  e se lo perde di vista sembra andare nel
  panico.

• Quindi i bambini assorbono da subito il
  valore che noi adulti diamo a questo
  oggetto”.
•   ... e vengono usati come un’ancora di salvezza…

•   Altro messaggio che il bambino recepisce è che
    cellulare e tablet gli vengono consegnati tra le
    mani quando fa i capricci e fallisce qualunque
    altro tentativo di placarlo, costringendo per
    giunta il genitore e giocare con lui proprio
    perché è un oggetto talmente prezioso che non
    si può rischiare di perderlo o rovinarlo.
• Un tempo era così con le chiavi di casa,
  oggi si è passati a qualcosa di più sofisticato.

• Ma identico è il significato che arriva al
  bambino: se mi lagno mamma e papà
  mi danno l’oggetto amato e per di
  più stanno con me. Meglio di così!
• ... affascinano…
• E poi c’è l’enorme fascino suscitato da un
  oggetto che sembra una sfera di cristallo:
  cellulare o tablet che sia, ci si può fare di
  tutto e si può vedere tutto: giochi, cartoni,
  musica, telefonate, tutto colorato e tutto in
  movimento.
•   Si possono fare più operazioni nello stesso
    momento: parlare al telefono e scrivere
    messaggi, ascoltare musica e giocare.

•   E per di più è un oggetto interattivo e portatile,
    un oggetto del desiderio sempre a portata di
    mano.

•   Noi genitori per primi ne siamo stati sedotti sin
    dal primo modello comparso sul mercato, come
    potrebbero non esserlo i nostri figli?
•   …e sono più efficaci di qualunque baby sitter!

•   Ammettiamolo: non esistono baby sitter
    formidabili come qualsiasi apparecchio digitale.

•   In casa, un figlio davanti al computer non si vede
    e non si sente; se durante un viaggio in auto ha il
    cellulare tra le mani è assicurata la totale
    tranquillità; in una qualunque sala d’attesa tutti i
    bimbi con il tablet stanno in religioso silenzio.
Il rovescio della medaglia?
•   Diminuiscono le occasioni di rispecchiamento emotivo
    con l’adulto.

•   “Di per sé queste caratteristiche dei vari strumenti digitali non
    sarebbero negative: il problema è che abbiamo messo in mano certi
    aggeggi ai nostri figli con una logica molto più ‘sostitutiva’, nel senso
    che i bambini interagiscono per più tempo con un
    video che con una persona fisica, che di fatto è stata
    sostituita da un monitor”.

•   “Ma questo ha fatto diminuire le occasioni di rispecchiamento
    emotivo, cioè quelle occasioni in cui ci si guarda negli
    occhi e ci si rispecchia nell’altro: un’esperienza fondamentale
    nella prima infanzia per saldare l’acquisizione di nuove competenze
    e sviluppare la consapevolezza della propria identità.
• Un bambino, quando cammina per la prima
  volta, dopo un po’ si ferma e cerca lo
  sguardo di un adulto; quando fa un disegno,
  lo mostra ai genitori: non lo fa per
  narcisismo, ma perché ha bisogno di
  essere visto e pensato e rispecchiarsi
  nell’adulto
•   Stare da solo davanti al video impedisce al
    bambino di sperimentare le sue emozioni…

•   “Un altro aspetto che abbiamo notato è che lo
    schermo ‘scherma’ anche le emozioni”.

•   “Se due ragazzi chattano al computer, nonostante siano
    visibili reciprocamente con una webcam, riescono a
    parlare di argomenti anche imbarazzanti senza che si
    attivino tutte quelle reazioni emotive come il rossore o
    la tachicardia, che sono normali in certe situazioni.
•   ogni schermo digitale è una barriera contro gli stimoli eccessivi,
    una difesa dalle emozioni, che invece devono essere vissute
    affinché il bambino impari ad affrontarle e gestirle”.

•   A lungo andare, infatti, questa mancata sperimentazione potrebbe
    indurre fenomeni di ritiro sociale:

    •   ci sono ragazzi che preferiscono chattare con amici virtuali
        piuttosto che uscire in comitiva o, nei casi più estremi,

    •   che abbandonano la scuola perché hanno difficoltà a reggere le
        emozioni, ad affrontare un’interrogazione, il confronto con gli
        insegnanti o con gli amici.
•   … E di sviluppare una sana aggressività.

•   Stare sempre da solo davanti ad un apparecchio digitale
    toglie al bambino la possibilità di sviluppare la cosiddetta
    sana aggressività, che non è desiderio di aggredire l’altro
    ma è il bisogno naturale che ha ognuno di noi di conquistare
    e di difendere uno spazio nel mondo: una sperimentazione
    che da piccoli è strettamente connessa al movimento e
    all’esplorazione dello spazio reale.

•   Il bambino capisce lo spazio quando urta contro
    un mobile, capisce i propri limiti quando li
    condivide fisicamente con un altro.
•   “Se questa aggressività non viene espressa, rimane
    dentro e si trasforma in rabbia, che col tempo può
    sfociare in due esiti opposti”:

    •   “o si riflette contro se stessi dando origine a
        forme depressive,

    •   o crea disturbi psicosomatici nelle occasioni
        di massima socialità, come la classica febbre il
        giorno prima della gita scolastica o il mal di pancia
        prima della cena di fine anno”
La soluzione? Cellulari e computer sì,
    ma insieme a mamma o papà

 • Al giorno d’oggi non è possibile rinunciare
   a internet, sequestrare la play station o
   vietare l’uso del telefonino. Ma è doveroso,
   almeno per una parte del tempo, stare
   insieme ai figli mentre li adoperano.
•   Se mamma o papà giocano insieme al bambino,
    l’esperienza digitale è un’occasione di divertimento, di
    condivisione, di confronto, formativa come qualunque
    gioco che potrebbero fare insieme.

•   Interessiamoci ai videogiochi, senza preconcetti,
    lasciamoci coinvolgere, giochiamoci insieme ma
    divertendoci autenticamente, perché i bambini se ne
    accorgono subito se siamo realmente partecipi o no (e
    quel punto è meglio non giocarci proprio!)
Computer addiction
• Si riferisce ai giochi virtuali (es. Second life,
  GTA - V) in cui i partecipanti giocano
  contemporaneamente e interagiscono tra
  di loro
• Consentono di nascondere la vera identità
 Consentono di nascondere la vera
 identità
•     Per i minori i nuovi mezzi di comunicazione presentano vantaggi
      e potenziali pericoli

•53% dei bambini naviga su Internet al di fuori della supervisione
    degli adulti

•52% frequenta abitualmente le chatline
•33% chatta non solo con i coetanei
•66% vorrebbe incontrare le persone con cui chatta (Società
    Italiana di Pediatria)
•   CONSEGUENZE

    •Riduzione dell’ansia tipica che si prova nella
     relazione faccia a faccia

    •Relazioni reali di scarsa efficacia e diminuita
     capacità nella gestione della sfera sociale

    •Sostituzione del contatto sociale faccia a faccia
     vs online

    •Sostituzione di identità vs identità virtuale
Dipendenza da WhatsApp: cause, sintomi
         e rimedi Tecnologia

 • Nuove tecnologie generano nuove malattie.
   E’ il caso della dipendenza da
   WhatsApp, una vera e propria mania che
   diventa patologia per il 50% degli utenti che
   usano questo tipo di servizio.
 • A rivelarlo è uno studio pubblicato sul The
   Social Science Journal.
•   La dipendenza da WhtasApp si manifesta in primo luogo con un uso quasi
    ossessivo dell’applicazione. Secondo lo studio, 1 persona su 3 (circa il
    33%) utilizza l’App più di 12 volte l’ora per inviare messaggi, foto o video.

•   Questo, come emerso da diverse indagini, può causare problemi alle
    relazioni sociali, in particolare quando in mezzo c’è l’amore.

•   Un uso esagerato di WhatsApp può portare ad ansie e insicurezza nella
    coppia.

•   Insieme a Facebook, è diventato uno dei primi ostacoli alla serenità dei
    partner.
Dipendenza da cellulare:
         game players
•   Game players

    •   Eccessivo interesse per i giochi da cellulare

        •   Trasformano il telefonino in una console

        •   Hanno difficoltà a smettere di giocare se non raggiunto il record

        •   Sindrome da cellulare acceso

        •   Hanno il terrore di avere il telefonino spento

        •   Hanno sempre una batteria carica di scorta

        •   Tengono il cellulare acceso anche la notte
WhatsApp: arriva l'incubo chiamato
Momo. Ecco cos'è e come evitarlo

• Momo non è pericoloso ma su
  Whatsapp sta creando il panico.

• In questo caso Momo non è altro che una
  nuova catena di Sant'Antonio, corredata da
  foto, la quale nelle ultime ore sta creando
  qualche grattacapo sul sistema di
  messaggistica più famoso al mondo e ai suoi
  utenti.
•   Viene presentata come una maledizione che sarà
    inflitta a chiunque non prosegua con la condivisione
    della stessa e purtroppo in tanti, per paura, non fanno
    che far girare la catena e dunque fare il gioco di chi
    realmente l'ha messa in origine in giro.
•   Dunque nel caso di Momo si viene invitati a rimandare un
    determinato messaggio contenente la foto raffigurante una
    donna deforme e mostruosa a tutti i contatti della rubrica,
    per evitare di essere contattati dalla stessa.

•   Lo scherzo al momento rimane tale e non porta
    virus o altro ma di fatto la catena sarebbe realmente
    partita dal numero (+31 345102539;+521
    6681734379) della ragazza della foto, chiaramente fasullo,
    ma soprattutto con la possibilità che richiamandolo venga
    prosciugato il credito del proprio conto.
• In questo caso, grazie ad alcune ricerche si
  è scoperto che l'immagine della
  ragazza inoltrata nei vari messaggi altro
  non è che una statua esposta al
  Vanilla Gallery di Tokyo
cosa fare?
•   Nello specifico basterà alla ricezione del
    messaggio da Momo:

•   Aprire la conversazione con Momo

•   Tappare sui tre puntini in alto

•   Tappare su Altro

•   Tappare su Blocca

•   Tappare su Segnala e Blocca
GTA 5 sempre più "vietato ai minori",
   nel videogame sesso con una

•   GTA5 sempre più coinvolgente e reale, da oggi nel videogame sarà possibile
    anche fare sesso con le prostitute.

•   In questo modo il gioco è ancora più vietato ai minori, dopo le immagini di
    violenza, omicidi, sparatorie, offese arriva anche il sesso nella forma più
    degradante ed esplicita.

•   Un utente ha caricato in rete la versione appena rilasciata del gioco
    disponibile su PS4 e Xbox One in cui si mostra il rapporto sessuale
    consumato con una prostituta. «Ho un bimbo di 5 anni», commenta il padre,
    «Non voglio veda queste scene in un videogioco».

•   La polemica sembra lasciare il tempo che trova visto che il gioco è indicato
    solo per i maggiori di 18 anni e quindi sconsigliato a bambini così piccoli.
•   GTA 5: critiche per il sesso in prima persona

•   GTA 5 next-gen offre un'inedita visuale in prima persona che sta
    scatenando nuove polemiche, soprattutto per le scene di sesso in
    auto con le prostitute.

•   GTA 5 in versione per PS4 e Xbox One ha debuttato da
    poco nei negozi con un’inedita modalità in prima persona
    e la prospettiva differente che offre sta già scatenando numerose
    polemiche: significa infatti che tutti i crimini e le attività
    previste dal gioco sono più coinvolgenti e con una grafica più
    realistica. Incluse le scene di sesso con le prostitute che si
    trovano per strada.
•   Le attività “ricreative” a disposizione sono infatti
    ancora più violente e più sessualmente
    esplicite che mai: si può rubare, torturare,
    uccidere e interagire con prostitute e
    stripper guardando il tutto con gli occhi
    del personaggio scelto. Inoltre il comparto
    sonoro, particolarmente esplicito anche durante le
    scene sessuali in auto, aggiunge un ulteriore
    livello di realismo e tutto ciò ha già scatenato
    una grande reazione in rete
•   Il New York Daily News ha definito GTA 5 per PS4 e Xbox One
    «una versione ancora più grafica». IB Times lo ha chiamato «da
    incubo». Il Daily Mail ha detto che «è scandaloso» e numerosissime
    altre testate lo hanno trovato eccessivamente offensivo e
    immorale.

•   Probabile che le associazioni dei genitori inizino a muovere presto
    ulteriori pesanti critiche al videogame di Rockstar Games, ma è
    importante sottolineare che Grand Theft Auto è da sempre
    stato indirizzato a un pubblico maggiore di 18 anni. La
    serie non ha mai avuto una morale e non esistono iterazioni di GTA
    per minorenni; è probabile che con la modalità in prima persona vi
    sia un maggiore coinvolgimento, ma il gioco è esattamente quello
    dello scorso anno – in terza persona.
•   Le caratteristiche “drammaturgiche” dei
    videogame, qui, vengono utilizzate al meglio:
    impersonare qualcun altro, calarsi in un
    ruolo, è un atto umanamente pieno di
    dignità e di gioia.

•   Quale che sia il ruolo, ciò comporta un distacco
    critico che in arti di antica tradizione, come il
    teatro ma anche il cinema, non lascia posto a dubbi:
    nessuno critica l’attore che ha interpretato
    splendidamente il ruolo del “cattivo”.
•   Questo è il “meccanismo culturale” che giustifica,
    narrativamente, anche un gioco come GTA.

•   Che a ciò aggiunge risorse e fattura da mille e una notte. Quindi, tutt’altro
    che una fesseria.

•   Restano due fatti. Il primo: un bambino o un ragazzino non ha,
    semplicemente, le risorse culturali per mantenere quel
    distacco critico nel “farsi un altro” che invece in un adulto è
    auspicabile ci sia.

•   Il secondo: se poi a un adulto non piace – come pure è molto possibile,
    perché davvero non c’è risparmio di contenuti sgradevoli – addossarsi il
    ruolo del delinquente per gioco, libero di non comprare GTA e di
    sconsigliarlo. Ma non di sottovalutarlo.
Hikikomori, la sindrome dei ragazzi che si
chiudono in camera e rifiutano ogni aiuto

• Molto diffusa in Giappone, colpisce tanti
   adolescenti anche in Italia. Non è
   depressione, non è dipendenza dai
   videogames, non è solo un disturbo d'ansia.
•   In giapponese significa “stare in disparte” e
    colpisce più adolescenti (anche italiani) di quanto
    si possa immaginare.

•   Non li vediamo perché la loro vita si
    svolge interamente in una stanza: la
    loro camera da letto. Si rifiutano di uscire, di
    vedere gente e di avere rapporti sociali. In quella
    stanza leggono, disegnano, dormono, giocano con
    i videogiochi e navigano su Internet.
•   Ma soprattutto proteggono loro stessi dal giudizio del
    mondo esterno.

•   Chi attribuisce la colpa del disagio alle nuove
    tecnologie sbaglia di grosso.

•   Le cause sono molteplici e il fenomeno è sorto prima
    dell’avvento del pc.

•   Di noto c’è che l’isolamento può durare alcuni mesi o anni,
    ma una cosa, sostengono gli esperti, è certa: non si risolve
    mai spontaneamente.
•   L’hikikomori è un meccanismo di difesa messo in atto come
    reazione alle eccessive pressioni di realizzazione sociale
    tipiche delle società capitalistiche economicamente più
    sviluppate.

•   “L’hikikomori è il frutto si una società che esercita sui ragazzi
    una serie di pressioni che vanno dai buoni voti scolastici, alla
    realizzazione personale, alla bellezza fino alla moda”.

•   Ragazzi e ragazze si trovano così a dover colmare
    virtualmente il gap che si viene a creare tra la realtà e le
    aspettative di genitori, insegnanti e coetanei.
•   Quando questo gap diventa troppo grande si
    sperimentano sentimenti di impotenza, perdita di
    controllo e di fallimento.

•   A loro volta questi sentimenti negativi possono portare ad un
    atteggiamento di rifiuto verso quelle che sono le fonti di tali aspettative
    sociali.

•   E siccome queste fonti sono rappresentate, come detto,
    dai genitori, dagli insegnanti, dai coetanei e, più in
    generale dalla società, il ragazzo tenderà
    spontaneamente ad allontanarsene e a rifugiarsi nella
    propria camera dove è immune al sentimento della
    vergogna.
• Come si riconoscono gli hikikomori?
•   I primi segnali arrivano generalmente dalla fase pre-adolescenza fino a
    quella adulta, don due passaggi chiave: l’inizio e la fine delle scuole
    superiori.

•   “Le prime perché il ragazzo a confrontarsi con insegnanti e compagni di
    classe nuovi.

•   La seconda perché è il momento in cui bisogna tracciare la strada che si
    vuole seguire nella vita”.

•   Spesso la chiusura non è netta: il primo segnale preoccupante sono le
    frequenti assenze a scuola, tanto che l’assenteismo – che può durare
    anche anni – è frequentissima nei casi di hikikomori.
•   Tra gli altri principali campanelli d’allarme ci sono:

    •   l’inversione del ritmo sonno-veglia

    •   l’auto-reclusione in camera da letto

    •   la preferenza per le attività solitari
•   in Giappone ci sono di oltre 500.000 casi accertati

•   Nel nostro Paese, secondo Hikikomori Italia, alcune stime (non ufficiali) riportano almeno 100.000 casi.

•   “La maggior parte dei ragazzi hanno tra i 15 e i 25 anni, ma non mancano casi più giovani o più adulti.

•   Provengono da famiglie benestanti e spessissimo sono figli unici in quanto subiscono le maggiori aspettative
    genitoriali.

•   In moltissimi casi sono figli di genitori separati.

•   Sono ragazzi molto intelligenti, che non hanno alcun problema a livello scolastico e che hanno poco in comune con
    i compagni di classe”.
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