AUSTRALIA - Ministero dello Sviluppo Economico

Pagina creata da Salvatore Graziani
 
CONTINUA A LEGGERE
Istituto nazionale per il Commercio Estero

                                       AUSTRALIA

1.   QUADRO MACROECONOMICO

a)   Andamento congiunturale e rischio Paese
L’Australia, membro dell’OCSE, si colloca al 14° posto mondiale per il Prodotto Interno Lordo.
Seppure partecipante per una percentuale assai modesta alle correnti di scambio mondiali
(appena lo 0,9% e in particolare l’1,1% per l’import), il Paese presenta un’economia
organizzata, competitiva ed agguerrita con un tenore di vita tra i più elevati al mondo.
L’economia australiana nell’ultimo decennio ha registrato i più alti tassi di crescita tra i Paesi
OCSE. La sua vigorosa performance economica –caratterizzata da una significativa crescita,
bassa inflazione e bassi tassi d’interesse– è il risultato di una gestione economica efficace e di
riforme strutturali che sono tuttora in corso, unitamente ad un settore privato dinamico e ad una
forza lavoro qualificata e flessibile. In un contesto, quale quello del 2003, non particolarmente
brillante, il sistema australiano ha dimostrato una rimarchevole capacità di tenuta. Un recente
Bollettino della Federal Reserve degli Stati Uniti, che ha confrontato i valori della produttività
negli USA con quelli di altri Paesi OCSE, indica che, dalla metà fin verso la fine degli anni ’90,
i tassi di crescita della produttività in Australia sono stati superiori a quelli registrati nei paesi
del G7, Stati Uniti compresi.
Da rilevare che la crescita annua dell’economia interna dal 1997 al 2002 è stata di circa del 4%,
mentre per quanto riguarda il 2002 e il 2003 si è attestata rispettivamente al 3,5% e al 2,8%.
Trattasi di un risultato comunque particolarmente positivo, considerata sia la grave siccità che
ha colpito soprattutto il Paese nell’ultimo anno, riducendo del 28,5% la produzione agricola
(con ripercussioni sul PIL di circa un punto percentuale), sia il calo del 9,05% delle
esportazioni, dovuto anche al continuo apprezzamento del dollaro australiano.
L’economia australiana continua a presentare un basso livello di inflazione, pari in media negli
anni ‘90 al 2,3% (rispetto al 3,2% registrato nell’Unione Europea e del 2,9% negli Stati Uniti).
Nel 2003, essa peraltro è salita al 3,1% (in linea con gli aumenti salariali), mentre nell’anno in
corso essa dovrebbe attestarsi tra il 2-3%. Inoltre, si fa presente che la politica di forte controllo
della spesa pubblica e la continuazione del programma di privatizzazioni hanno portato anche
nel 2003 al conseguimento di surplus di bilancio (pari a circa AU$4,7 miliardi).
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, nel 2003 esso è sceso al 6,1%, quota che gli
australiani considerano pressochè di piena occupazione. Gli ultimi dati disponibili relativi ai
primi mesi del corrente anno fanno comunque stato di un ulteriore ribasso (5,6%). Per quanto
riguarda gli interessi bancari, oggi attestatisi al 5,25%, dovrebbero nel breve periodo
ulteriormente salire, e ciò soprattutto al fine di frenare le tendenze speculative che da tempo si
registrano nel settore immobiliare.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                 2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

La Reserve Bank australiana non sembra, infatti, ritenere sufficiente il calo del 20% registratosi
nel febbraio scorso sul volume dei prestiti immobiliari, un effetto questo dei due modesti
ritocchi al tasso di sconto decisi alla fine del 2003, per un ammontare complessivo dello 0,5%.
Dopo quasi sei anni di deprezzamento continuo, il dollaro australiano nei confronti del dollaro
statunitense si è fortemente apprezzato, passando da US$0,56 nel dicembre 2002 a US$0,75 nel
dicembre 2003, con un andamento analogo, benché meno pronunciato, anche nei confronti
dell’euro, attualmente scambiato a poco più di AU$0,61.
Recentissimi sviluppi nello scenario economico internazionale (limiti al ricorso al credito in
Cina dovuto al surriscaldamento dell’economia interna e il prevedibile aumento dei tassi
d’interesse negli Stati Uniti) appaiono quali fattori suscettibili di incidere sul valore della valuta
australiana, attenuandone la spinta al rialzo. Positivo l’andamento del debito pubblico
complessivo che è sceso ai minimi storici e rappresenta il 3,9 % del PIL. Per quanto riguarda
invece il debito estero australiano se ne deve rilevare la continua crescita: da AU$171 miliardi
nel 1994 a AU$359 miliardi nel 2003 (pari a circa il 49% del PIL); trattasi peraltro di un
indebitamento costituito in larga misura da prestiti bancari effettuati dal settore privato.
Per quanto riguarda la composizione del PIL, i servizi ne rappresentano il 71%, l’industria il
25% e il settore agricolo circa il 4%. Nello specifico, tra i servizi quelli finanziari e immobiliari
contribuiscono al PIL per il 18%, quelli relativi alla distribuzione ed al dettaglio per il 10,2%,
mentre i settori dei trasporti e delle comunicazioni incidono per l’8,1%. Per quanto riguarda
l’industria, è interessante notare come il settore manifatturiero rappresenti solamente il 10,9%
del PIL (ovvero il 43,6% di tutto il comparto industriale), mentre il settore minerario ne
rappresenta il 5% (pari, comunque, al 20% di tutto il comparto industriale).
Nonostante il peso ridotto nella formazione del PIL, il settore minerario e quello agricolo
costituiscono quasi il 65% delle esportazioni australiane. Positive sono le previsioni per il
biennio 2004/2005 su di una crescita del PIL rispettivamente del 3,5% e del 3,6%, e ciò nel
presupposto di una ripresa dell’economia mondiale, rimanendo sempre alta la domanda di
materie prime da parte segnatamente dei Paesi asiatici (che assorbono circa il 50% dell’intero
export australiano). Tra i fattori negativi che potrebbero incidere sull’andamento favorevole
dell’economia australiana permangono le preoccupazioni per il continuo invecchiamento della
popolazione (con effetti in particolare sul sistema pensionistico) ed il crescente indebitamento
delle famiglie, in gran parte collegato alla bolla speculativa del settore immobiliare (il 65% del
patrimonio dei privati è costituito da investimenti immobiliari dei quali il 40% non è a scopo
abitativo).

b)   Grado di apertura del Paese al commercio internazionale e agli investimenti esteri
Il commercio internazionale
La bilancia commerciale australiana risulta deficitaria da diversi anni, effetto in buona misura
della struttura “coloniale” del commercio estero del Paese, che vende in misura preminente
materie prime minerarie, risorse energetiche e prodotti agricoli ed importa macchinari e beni di
consumo. Peraltro, la bilancia dei conti correnti soffre di un deficit cronico ancora maggiore a
causa dei dividendi ed interessi versati all’estero.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                 2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

Nello specifico, per quanto riguarda la bilancia commerciale relativa ai soli beni, è da segnalare
che nel 2003 essa ha riportato un deficit di circa AU$23 miliardi (il 3,08% del PIL), rispetto a
quello pari a AU$9,5 miliardi (1,31% del PIL) del 2002. Tale tendenza deficitaria è comunque
confermata anche dagli ultimi dati disponibili per i primi mesi del corrente anno. In particolare,
l’export dei beni, pari a AU$108,781 miliardi nel 2003, ha registrato una flessione del 9,05%
rispetto al 2002 (AU$119,614 miliardi), in gran parte attribuito alla forte siccità dell’anno
precedente, che ha penalizzato tutti i prodotti agricoli, ed al forte apprezzamento della valuta
locale.
Un’analisi geografica dell’interscambio mostra come l’export australiano (al 30 Giugno 2003)
registri variazioni negative verso tutti i principali partners, salvo l’EU, la Cina e la Nuova
Zelanda. Il Giappone è il principale mercato di destinazione delle merci australiane con una
quota del 18,81% sul totale dell’export, seguito da Unione Europea (13,73%) e dai Paesi Asean
(11,99%).

Destinazione geografica dell’export e relative variazioni percentuali tra il 2002 e il 2003
Giappone per un valore di AU$9,116 miliardi (-4,68%);
EU per un valore di AU$ 15,864 miliardi (+9,61%);
Paesi dell’Asean per un valore di AU$ 13,855 miliardi (-6,42 %);
USA per un valore di AU$10,365 (-13,68%);
Corea per un valore di AU$ 9,116 (-19,2%);
Cina per un valore di AU$ 8,803 (+12,62%);
NZ per un valore di AU$8,127 (+5,97%).

L’import dei beni, del valore di AU$131,876 miliardi, nel 2003 ha registrato un aumento del
2,08% rispetto all’anno precedente (AU$129,184 miliardi); al 30 Giugno 2003 gli scambi
avvenuti con i principali partner sono in crescita, salvo che con Hong Kong (-12,48%) e con
uno dei Paesi dell’UE e cioè il Regno Unito (-6,7%).

Destinazione geografica dell’import e relative variazioni percentuali tra il 2002 e il 2003
EU, primo fornitore dell’Australia, per un valore di AU$ 31,397 miliardi (+15,76%);
USA per un valore di AU$ 22,494 miliardi (+4,68%);
Paesi dell’Asean per un valore di AU$20,749 (+17,66%);
Giappone per un valore di 16,337 miliardi (+5,83%);
Cina per un valore di AU$ 13,789 (+22,29%)
NZ per un valore di AU$ 5,019 miliardi (+5,88%).

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                               2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

Investimenti Esteri Diretti
La situazione complessiva (stock) australiana degli Investimenti Esteri Diretti (IDE) a Dicembre
2003 è la seguente:
IDE IN                           AU$239.308 milioni
IDE OUT                          AU$167.704 milioni
Nonostante la crescita del flusso di investimenti australiani verso l’estero (dal 1988 ad oggi, gli
investimenti in uscita sono quintuplicati, mentre quelli in entrata triplicati), l’Australia -in
valore netto- presenta ancora un cospicuo saldo attivo. La competizione mondiale per
assicurarsi una crescente quota di investimenti diretti esteri è tuttavia sempre più forte e
nell’ultimo periodo l’Australia ha visto ridurre notevolmente la propria capacità di attirare gli
investimenti, con una constatata visibile contrazione della quota australiana sugli IDE mondiali.
Nel 2003, gli IDE in Australia, come conseguenza del rallentamento della congiuntura
mondiale, sono stati di soli AU$6,7 miliardi (ammontavano a AU$24,7 miliardi nel 2002, grazie
all’acquisizione dell’operatore telefonico australiano OPTUS da parte della “Singapore
Telecommunications”), con principali investitori gli USA (per il 28%), il Regno Unito (per il
23%) ed il Giappone (per l’8%).
Per quanto riguarda gli IDE australiani all’estero, nel 2003 essi sono ammontati a AU$6,255
miliardi, rispetto a un volume di disinvestimento pari a AU$16,08 miliardi del 2002 (collegato
alla flessione generale dei mercati borsistici mondiali nel 2001 con effetti sui bilanci australiani
del 2002). Permangono come principali beneficiari degli investimenti australiani i Paesi di
lingua e cultura anglosassone (USA 54%, Regno Unito 15% e Nuova Zelanda 9%), mentre i
Paesi dell’ASEAN e l’UE (escluso il Regno Unito) detengono rispettivamente circa il 5% ed il
2% del totale.

c)   andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti
     esteri bilaterali
Interscambio commerciale. Al 30 Giugno 2003 le esportazioni italiane in Australia (pari a
AU$4,1 miliardi) risultavano aumentate del 21,64% (nel 2002 la crescita è stata del 4,69%), un
dato questo decisamente superiore al solo 2,8% di aumento registrato dalle importazioni
australiane dal resto del mondo.
Nel 2003, l’Italia si posiziona per l’Australia come decimo fornitore mondiale (con una quota
del 3,11 %) mentre in ambito europeo come secondo (13,21%), dopo il Regno Unito.
Per quanto riguarda la composizione merceologica delle esportazioni italiane in Australia, essa
rispecchia l’andamento generale dell’import australiano con una forte propensione verso i beni
strumentali rispetto ai tradizionali settori di consumo del “Made in Italy”.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

A livello merceologico le prime voci dell’export italiano verso l’Australia sono:
Macchinari: AU$954 milioni;
Prodotti farmaceutici: AU$582 milioni;
Prodotti chimici: AU$366 milioni;
Macchinari elettrici: AU$335 milioni;
Mezzi di trasporto: AU$253 milioni;
Arredamento: AU$295 milioni;
Prodotti ceramica: AU$116 milioni;
Gioielleria: AU$99 milioni.
Per quanto riguarda invece le esportazioni australiane in Italia, al 30 Giugno 2003, esse
ammontavano a AU$1,861 miliardi, con una flessione del 14,04% rispetto all’anno precedente.
L’Italia si colloca come sedicesimo Paese di destinazione delle merci australiane (con una quota
dell’1,61%) e secondo Paese di destinazione in ambito europeo (11,73%), dopo la Gran
Bretagna. I principali prodotti australiani esportati in Italia sono: lana (AU$421 milioni),
prodotti energetici e prodotti minerari, tra cui carbone (AU$161 milioni) e zinco (AU$35
milioni). In forte crescita appaiono i prodotti farmaceutici, le attrezzature militari e parti
meccaniche per automezzi.
Da rilevare che il saldo in favore dell’Italia che al 30 Giugno 2002 ammontava a AU$1,246
miliardi, è risultato al 30 Giugno 2003 pari a AU$2,287 miliardi, con un aumento dell’83,54%. I
primi dati relativi al secondo semestre 2003 confermano la tendenza in atto, con un ulteriore
aumento del saldo commerciale del nostro Paese rispetto al primo semestre 2003 del 22,5%, per
un totale di AU$1,397 milioni.
Investimenti. Al 30 Giugno 2003, gli investimenti italiani in Australia ammontavano a AU$824
milioni (pari al 0,35% del totale degli “IDE IN” australiani). Da segnalare la recente
acquisizione di OPSM Group, la più importante catena australiana di negozi per ottica, da parte
di Luxottica.
Circa la metà degli investimenti italiani in Australia è costituita da investimenti diretti,
principalmente nel settore dei servizi, mentre la restante parte è rappresentata da investimenti di
portafoglio (investimenti azionari ed obbligazionari). Gli investimenti australiani in Italia
ammontavano al 30 Giugno 2003 a AU$2,5 miliardi (pari all’1,6% del totale degli IDE OUT
australiani; valore che include l’acquisizione da parte della Macquarie Bank Ltd del 42% della
società “Aeroporti di Roma”, con un investimento totale di AU$542 milioni). Da segnalare
l’investimento compiuto dalla NewsCorp, che ha comprato una significativa partecipazione
della rete TELE+, con il lancio di Sky Italia nel 2003.
Gli investimenti diretti australiani in Italia rappresentano solo il 9% di quelli effettuati in Italia,
con la maggior parte degli stessi concentrati principalmente nel settore dei servizi
(assicurazioni, servizi finanziari e media).
Overview della ricerca scientifica e della tecnologica australiana. I dati più recenti mostrano
che in Australia nel periodo 2000-2001 la spesa per la Ricerca e lo Sviluppo ammonta a circa
AU$10 miliardi (ovvero 1,40% del PIL) di cui il 47% speso nel settore privato e il restante 53%
nel settore pubblico.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                  2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

Rispetto alla media dei Paesi OCSE, la spesa per la R&S sostenuta dal settore pubblico risulta
essere superiore, mentre quella sostenuta dal settore privato è inferiore di circa il 50%. Ne
consegue quindi che la ricerca scientifica è più sviluppata nel sistema delle Università e nei
centri pubblici rispetto a quella applicata all’interno e per conto delle imprese.
Questo quadro influenza in modo significativo la cosiddetta commercializzazione di
innovazione, in quanto non sempre il settore pubblico è a conoscenza delle attuali esigenze
tecnologiche delle imprese private (mirate ad incrementare costantemente la propria
competitività), provocando quindi il rischio di non soddisfare gli effettivi bisogni d’innovazione
del mercato. Il Governo Australiano mira a risolvere tale situazione attraverso il recente
programma nazionale di ricerca (Backing Australia’s Ability), finanziando particolarmente il
settore delle biotecnologie agroalimentari, delle scienze legate ai nuovi materiali, e
l’informatica.
Per il 2004-2005 sono previsti eventi di promozione della cooperazione bilaterale scientifica e
tecnologica nel campo dei nuovi materiali (come il trattamento superficiale dei materiali con
tecniche di deposizione di film sottili via plasma), delle nuove tecnologie per il restauro di beni
culturali, delle biotecnologie sull’eredità transgenerazionale di modifiche genetiche del menoma
e della biosicurezza alimentare. In tutti gli eventi, organizzati dall’Ufficio dell’Addetto
Scientifico di questa Ambasciata, saranno coinvolte le Camere di Commercio italiane in
Australia e l’Ufficio ICE di Sydney.

2.   INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO
a)   Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
L’Australia, nonostante le dimensioni ridotte del mercato (19 milioni di abitanti), è un partner di
primo piano per l’Italia: terzo paese di destinazione delle merci italiane in Asia/Oceania, dopo
Cina (includendo Hong Kong) e Giappone (quarto, se consideriamo separatamente Hong Kong).
Tra le ragioni che lasciano ben sperare in merito ad un ulteriore sviluppo dei rapporti
commerciali con l’Italia, sono da menzionare il livello di PIL pro capite raggiunto dal Paese,
l’elevata propensione all’import (determinata da un livello assai sostenuto della domanda
interna) e il forte grado di penetrazione degli stessi prodotti italiani, espresso sia in termini
assoluti, ma, ancor più, quale quota percentuale sul totale delle importazioni (13,11% di quelle
europee). Da rilevare, su quest’ultimo punto, il ruolo importante che continua a svolgere la
comunità italo-australiana nella diffusione dell’apprezzamento dello stile italiano e del suo
livello qualitativo, grazie all’indubbia rilevanza di cui essa gode sia a livello economico che
culturale (il 6% della popolazione australiana ha un background italiano e la nostra lingua è il
secondo idioma per importanza dopo quella inglese).
I comparti di intervento. Come già detto, le esportazioni italiane verso l’Australia in passato
erano concentrate in settori tradizionali quali il cibo, le bevande alcoliche (il vino in particolare),
l’olio, la moda ed gli accessori (scarpe, borse, ecc), l’arredamento, la ceramica, i marmi e i
graniti. Negli ultimi anni tuttavia la concorrenza soprattutto dei Paesi asiatici sta in parte
ridimensionando le quote del “Made in Italy”.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                  2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

Per i nostri settori tradizionali, si tratta quindi di attuare azioni promozionali mirate, progettate e
realizzate insieme agli enti territoriali italiani (Regioni, Province, Consorzi Regionali), allo
scopo di mantenere le quote di mercato acquisite e valorizzare le nostre produzioni. Si tratta di
azioni di consolidamento ed allargamento del mercato da realizzare in collaborazione con il
sistema distributivo locale, da coinvolgere sin dalla fase progettuale delle iniziative. Si possono,
peraltro, riconoscere alcuni nuovi settori che offrono oggi buone prospettive di crescita e
maggiori opportunità per il sistema commerciale italiano, quali:
        medicinali e prodotti farmaceutici (inclusi i farmaceutici veterinari);
        materiali di costruzione;
        macchinari ed attrezzature mediche e dentistiche;
        macchinari ed attrezzature per l’agricoltura;
        tecnologie e servizi ambientali;
        attrezzature per l’irrigazione;
        accessori sportivi;
        impianti di telecomunicazione.
Per tali comparti occorrerà da un lato promuovere con seminari tecnici ed iniziative mirate il
livello tecnologico raggiunto dall’Italia e dall’altro individuare le specifiche esigenze del
mercato australiano per effettuare azioni di incrocio tra domanda locale e offerta italiana.

3.   POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO
L’Australia fa parte dal 1995 del WTO, ma non ha ancora formalizzato nessuno degli accordi
multilaterali previsti (nemmeno quello inerente agli appalti pubblici). Per quanto riguarda gli
accordi di libero scambio (Trade Agreement), l’Australia intrattiene tale tipo di intese con la
Nuova Zelanda, Singapore e la Tailandia.
L’accordo di libero scambio, che verrà firmato con gli Stati Uniti il prossimo 18 Maggio a
Washington dal Ministro del Commercio australiano Mark Vaile e dal suo omologo statunitense
Bob Zoellick, dovrebbe, secondo le ragionevoli previsioni, entrare in vigore per gli inizi del
prossimo anno. Da esso, sulla base di conclusioni raggiunte da una locale commissione di
esperti, la parte australiana conta di ottenere guadagni rilevanti per il proprio sistema
economico, considerando che nello spazio di un decennio potrebbe generare benefici dell’ordine
di AU$6,1 miliardi oltre a creare ulteriori 40.000 posti di lavoro e un aumento effettivo del
livello dei salari.
L’Australia, inoltre, sta portando avanti un negoziato per un accordo di libero scambio con la
Cina che ha registrato fino ad ora un positivo andamento. Per la parte australiana, esso
riguarderà in particolare il settore dei beni primari, visto il rilevante flusso di esportazioni di
questo Paese verso il mercato asiatico. Come ultimo elemento informativo nell’ambito degli
accordi di libero scambio, vi è da segnalare la possibilità che nei prossimi mesi prenda avvio il
negoziato tra l’Australia e l’Organizzazione regionale del sud est asiatico (Asean), mirato alla
conclusione di tale tipo di accordo tra le due parti.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                  2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

L’Australia continua a svolgere un ruolo leader nel cosiddetto “Gruppo di Cairns” (1986), che
riunisce i grandi produttori agricoli tradizionali oppositori del sistema di sussidi nel settore
agricolo. Essa figura anche tra i più strenui oppositori delle “protezioni dei marchi e delle
indicazioni geografiche per i prodotti agricoli e le derrate alimentari” provenienti dall’UE ed è
insieme agli USA uno dei firmatari della richiesta di una commissione per valutare la
conformità delle legislazioni vigenti in materia (tra le quali quella italiana) rispetto alle
normative WTO.
È membro dell’APEC (Asia Pacific Economic Cooperation) e risulta coinvolta nella rete di
scambio internazionale a livello economico con i Paesi dell’Asean (Associazione dei Paesi del
sud est asiatico). Negli ultimi anni il governo Howard ha portato avanti una forte politica di
riduzione del proprio sistema tariffario accompagnata da una graduale apertura del mercato,
secondo un percorso che dovrebbe completarsi entro l’anno 2005. Attualmente l’80% delle
tariffe doganali sono inferiori al 5% e solo il 7% sono superiori al 20%.
La protezione tariffaria concerne principalmente il settore degli autoveicoli e quello del
tessile/abbigliamento; mentre il settore agricolo è liberalizzato, con la sola esclusione di alcuni
prodotti (quali: formaggi, alcune specie di ortaggi -ad esempio gli spinaci e i funghi-, succhi e
marmellate di arancia, insaccati di carne suina). Da rilevare, in merito a ciò, che l’Australia
intrattiene accordi, contemplanti tariffe doganali agevolate, con la Nuova Zelanda (Australia-
New Zealand Closer Economic Relations).
Il nuovo sistema di protezione anti-dumping attivato dall’Australia nel 1998 prevede che
l’Ufficio Nazionale della Dogana sia l’unico ente incaricato all’accertamento e alla verifica per
quanto riguarda i problemi relativi al dumping e dazi compensativi. Secondo i dati forniti dalla
Dogana australiana, fino al 2002 le misure protettive verso l’Italia (inerenti all’anti-dumping
duties on air conditioners, split system caravan e countervailing duties on canned tomatoes)
risultavano attuate.
Il sistema di protezione non tariffario australiano continua invece a destare preoccupazioni.
Soprattutto sono sotto accusa gli standards fitosanitari per le importazioni di beni alimentari,
che risultano essere estremamente restrittivi. Il regime di quarantena è gestito, secondo gli
australiani, sulla base di criteri rigorosamente scientifici e con lo scopo di preservare il delicato
ecosistema dell’isola continente, ma affiorano periodicamente sospetti circa l’utilizzo di questi
“standards”, come strumento di protezione di natura commerciale del mercato interno.
Da notare la recente “apertura” del Governo australiano in materia di importazione di carne
suina con la pubblicazione di un rapporto che analizza i rischi legati all’esportazione di tale
prodotto in Australia. Tale rapporto, se dovesse entrare in vigore, consentirebbe l’esportazione
di prosciutto crudo disossato in Australia e lascerebbe interessanti spiragli per l’esportazione del
prosciutto cotto italiano. Da segnalare, peraltro, che in materia tariffaria il servizio della Dogana
ha deciso la sospensione delle indagini che stava conducendo per determinare la possibilità di
applicazione di dazi compensativi antisovvenzione nei confronti dei pomodori pelati in conserva
o derivati, importati dall’Italia.
Lo stesso servizio della Dogana ha avviato, inoltre, lo scorso novembre un’indagine sulle
esportazioni di olio d’oliva proveniente dall’Italia, Spagna e Grecia per accertare l’eventuale
esistenza di forme di sussidi all’esportazione a favore di tale prodotto. Nei confronti dell’Italia e
della Spagna è stata anche avviata un’indagine sul fronte antidumping.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                 2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

Infine, si evidenzia che la politica ufficiale delle autorità australiane è volta ad incoraggiare gli
investimenti esteri. Tale politica si basa sul “Foreign Acquisition and Takeover Act” del 1975,
che prevede che un contratto di investimento, che implichi la presenza di interessi stranieri, deve
essere notificato ad una speciale commissione governativa (la “Foreign Investment Review
Board”) per la relativa approvazione. Nella maggior parte dei casi tale approvazione viene
concessa senza eccessive difficoltà, rimanendo comunque inteso che, se l’investimento
considerato ha una consistenza inferiore ai AU$50 milioni, il suddetto passaggio può essere
evitato.

4.   POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO
     CONGIUNTO

a)   Mappatura delle iniziative di sostegno all’internazionalizzazione che                         la
     rappresentanza diplomatica e l’ICE intendono realizzare nel corso del 2004
Nel corso del 2004 sono state programmate le seguenti attività:
        Missione istituzionale/economica della Regione Lombardia (già avvenuta e dalla quale
         si attendono positivi seguiti)
        Missione istituzionale/economica della Regione Campania
        Workshop concernente il settore delle macchine e delle attrezzature agricole a
         Melbourne e Brisbane (Convenzione ICE/Regione Piemonte)
        Proseguimento del Progetto di Formazione PRUA (Convenzione ICE/Regione Toscana)
        Missione multisettoriale per le produzioni dell’area del Polesine a Sydney, Melbourne e
         Brisbane (Convenzione ICE/Regione Veneto)
        Missione plurisettoriale del Consorzio Conexport a Perth (Convenzione ICE/Regione
         Umbria)
        Presentazione in Italia dei risultati dell’indagine sui macchinari per la lavorazione di
         prodotti vinicoli (Piano Promozionale ICE)
        Seminario a Sydney e a Melbourne su “Certificazione di qualità su tecniche di
         commercializzazione” (Progetto ICE/Confcommercio)
        Workshop a Sydney e a Melbourne sul settore delle attrezzature dentistiche (Piano
         Promozionale ICE)
        Progetto formativo a favore delle produzioni vinicole italiane (Piano Promozionale ICE)
        Realizzazione a Sydney dell’ “Italian Festival” in occasione delle celebrazioni del 2
         giugno (Piano Promozionale ICE)
        Proseguimento nel 2004 delle attività di supporto allo ShowRoom di Melbourne
         “BellaItalia” della Regione Umbria (Convenzione ICE/Regione Umbria)

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

        Workshop vertente sul settore delle attrezzature alberghiere (Piano Promozionale ICE)
        Workshop sulle produzioni del distretto orafo della località Valenza Po (Convenzione
         ICE/Regione Piemonte)
        Proseguimento dell’atttività del Desk Australia della Regione Piemonte (Convenzione
         ICE/Regione Piemonte)
        Partecipazione della Regione Toscana al Perth Royal Show –fiera campionaria–
         (Convenzione ICE/Regione Toscana)
Tale elenco non può considerarsi esaustivo in quanto deve ancora essere definita una serie di
iniziative nell’ambito degli accordi di settore con le categorie di produttori interessate e delle
convenzioni esecutive con le Regioni.

b)   Proposte per iniziativepromozionali nel 2005
Vengono qui indicate alcune anticipazioni sulle iniziative per il prossimo anno che verranno
successivamente approfondite nell’ambito degli adempimenti previsti dal ciclo di pianificazione
del Programma Promozionale ICE il quale, come noto, prevede un confronto delle proposte
della rete estera con le aspettative delle categorie produttrici, un loro adeguamento alle “linee
direttrici” fissate dal MAP, nonché un allineamento delle voci di spesa con le risorse che
verranno messe a disposizione.
Nel 2003 è stato allestito a Melbourne un Punto Italia alla fiera ACE, l’unica fiera biennale
dedicata a macchinari e attrezzature per la costruzione, che si tiene una volta a Melbourne e la
successiva a Sydney. L’interesse per il mercato australiano delle ditte italiane è risultato molto
forte, e i risultati positivi della prima partecipazione inducono a riproporre la partecipazione
degli operatori italiani anche nel 2005, quando la manifestazione dovrà tenersi a Sydney.
Nel 2003 è stato attivato un progetto volto a creare legami diretti tra i distretti produttivi italiani
specializzati nei macchinari per l’enologia e le diverse zone a vocazione vinicola dell’Australia.
Si propone quindi, quale follow-up delle azioni già svolte (ovvero la missione a Cenellitaly e
l’indagine di mercato), l’organizzazione di un Punto Italia alla fiera specializzata settoriale
WINETECH prevista nella città di Adelaide nel luglio 2005.
Un altro settore da ritenersi prioritario è quello dei macchinari e delle attrezzature per
l’irrigazione, considerando la scarsità idrica che colpisce gravemente l’Australia. Al riguardo,
l’Italia è il terzo Paese fornitore del settore in Australia e ha ottenuto ottimi risultati in questi
ultimi anni soprattutto nella fornitura di pompe.
Il nostro Paese ha partecipato nel 2000 e nel 2002 alle Fiere biennali Irrigation Australia con
uno stand organizzato dall’ufficio ICE di Sydney. Si ritiene quindi opportuna un’ulteriore
partecipazione alla fiera Irrigation Australia 2005.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                  2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

Infine, i nostri operatori hanno una solida reputazione nel campo delle tecnologie di protezione
dell’ambiente. Fino ad ora le aziende italiane non si sono attivate in Australia in questo settore.
Si ritiene ora comunque opportuno valutare le strategie di penetrazione nei vari comparti del
mercato relativi alla tutela ambientale e promuovere adeguatamente le potenzialità che tale
settore offre alle aziende italiane. Come avvio di tale linea d’azione, si suggerisce una
partecipazione italiana, sia a livello commerciale sia istituzionale, alla Fiera e Convegno Enviro
2005 che è la principale manifestazione fieristica australiana per questo stesso settore.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                               2^ sem. 2003
Puoi anche leggere