Aspetti dell'edilizia residenziale alpina tra l'età classica e il medioevo: il caso trentino

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Cristina Bassi - Enrico Cavada                                                 115

Aspetti dell’edilizia residenziale alpina tra l’età
classica e il medioevo: il caso trentino

    L’ aver accettato di partecipare a questo IV                 Un’edilizia “povera”, marginale anche se non
Seminario ci ha posti di fronte ad un tema -                     esente dagli influssi tecnologici filtrati dalle
quello dell’edilizia residenziale - che, a onor del              realtà “colte” urbane che, in termini diacronici,
vero, se appare attuale non è altrettanto facile                 contribuiscono in maniera profonda alla defini-
da affrontare, soprattutto se - come nel caso                    zione di un funzionale modello edilizio, mante-
trentino - gli elementi da analizzare sono inseri-               nutosi sino alle soglie del presente, per quanto
ti in insediamenti “romani”, morfologicamente                    autorizzi il confronto con elementi della civiltà
abbastanza statici. A ciò si aggiunga lo stato di                contadina moderna.
conservazione dei resti, spesso profondamente                        Fondamentale, in termini di mutazione tec-
intaccati da interventi di età successiva a quelli               nica, ci pare essere la “resistenza” al degrado in-
d’uso oppure ridotti a pochi elementi attinenti                  sita nelle case di età romana, di gran lunga su-
la sola planimetria, e si comprende tra quali dif-               periore a quella di tutte le costruzioni della pre-
ficoltà si muove lo studio delle tipologie edilizie              cedente età del Ferro. Una resistenza garantita
in un ambiente dove l’innovazione si scontra con                 da murature rese solide dall’uso della calce, seb-
la tenace resistenza della tradizione, restia a                  bene taluni aspetti della tradizione perdurino
mutare applicazioni a lungo sperimentate e ca-                   nei nuovi tessuti per riemergere con tutta forza
pace di impiegare al meglio tutte le risorse di-                 nei momenti di maggior crisi.
sponibili, materiali ed esecutive, quale risposta                    I materiali impiegati restano quelli dell’età
prima a condizioni ambientali, climatiche, so-                   protostorica: pietra e legno, ampiamente dispo-
ciali ed economiche.                                             nibili, cui si aggiunge, ma non sempre, il lateri-
    Negli ultimi anni il quotidiano lavoro di tute-              zio nelle coperture o nella realizzazione di speci-
la ha posto una particolare attenzione non solo                  fiche infrastrutture. La differenza è nella quan-
al recupero di materiali ma, soprattutto, di se-                 tità e nei modi in cui tali materiali vengono mes-
quenze stratigrafiche relative alla vita delle                   si in opera nelle nuove costruzioni o nelle ri-
abitazioni via via scavate 1.                                    strutturazioni.
    Pur in presenza di molte carenze in termini                      La ricerca evidenzia altresì l’assenza di com-
di continuità orizzontale - che significa mancan-                plessi processi di lavorazione e di trasformazio-
za di informazioni su strutture primarie quali                   ne delle materie prime, salvo la cottura di pietre
strade, cortili, orti, recinti per animali, percorsi             carbonatiche per la calce o il concorso di forze di-
di collegamento, sistemi idraulici ecc. - si tenta               verse nel loro accaparramento in rapporto ai vo-
qui una panoramica, fors’anche lacunosa e biso-                  lumi che si intendono realizzare.
gnosa di ulteriori approfondimenti, che comun-
que val la pena offrire alla discussione e al con-                  Fatta questa premessa, appare chiaro come
fronto.                                                          un’analisi dei modelli edilizi di età classica e po-
    Per essere più attinenti alle condizioni geo-                stclassica non possa prescindere, in ambienti
grafiche del territorio considerato, prima di tut-               chiusi come quelli qui considerati, dal conside-
to montano e forestale, l’analisi è circoscritta ai              rare il problema come la sommatoria di tutte le
modelli presenti negli insediamenti vallivi.                     precedenti esperienze, valutando i parametri

1 Il contributo muove da una schedatura delle abitazioni di      (prof. D. Scagliarini Corlaita.) Esso altresì si giova ed è com-
età romana del Trentino - Alto Adige svolta da uno degli au-     pletato dai dati provenienti dalle ricerche e dagli scavi con-
tori (C.B.) nell’ambito dei programmi di studio per la Scuo-     dotti nell’ultimo decennio dall’Ufficio Beni Archeologici del-
la di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Bo-     la Provincia Autonoma di Trento.
logna - cattedra di Storia dell’arte e archeologia romana
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ambientali che - solo accennati - significano di-
sponibilità sul sito di materie prime e, soprat-
tutto, condizioni climatiche spesso caratterizza-
te da brevi periodi caldi alternati a più lunghe
stagioni fredde, condizionate dai rilievi montuo-
si. A puro titolo di esempio si ricorda che, se nel-
la parte centro-meridionale della Valdadige e
nell’area lacuale del Garda la temperatura me-
dia annua oscilla tra i 12/15°, il valore si riduce
di 6° nelle zone più interne della regione, al di
sopra dei 600/800 metri di altitudine.
    Le tecniche della tradizione sono quelle espe-
rite e adattate alle varie situazioni ambientali
nella fase protostorica, denominata “retica” sul-
la base di riscontri etno-geografici resi dalle fon-
ti, gruppo “Fritzens-Sanzeno” in termini ar-
cheologici 2. Per quanto concerne le tipologie edi-
lizie di questo periodo, indipendentemente dai
fattori che ne determinarono l’evoluzione, è sta-
to individuato un modello costruttivo apparen-
temente autonomo, distinto da quello di pianu-
ra, inizialmente ritenuto peculiare della regione
“retica” 3, ma successivamente riconosciuto co-
mune per larga parte del territorio alpino cen-
tro-orientale 4.
    In rapida sintesi - restando nel territorio ate-
sino - si tratta di edifici seminterrati di dimensio-
ne diversa (dai 6 ai 144 mq) 5, con pianta mono-
vano, generalmente quadrangolare anche se non
mancano esempi più articolati 6. L’accesso avvie-
ne tramite un corridoio che, protetto e talvolta           Fig. 1 - Edifici di età “retica” (VI-IV a.C.): A) Montesei
gradonato, può essere frontale e perpendicolare,           di Serso (da PERINI 1967), B) Sanzeno (da PERINI
oppure correre parallelo ad uno dei perimetrali            1967), C) Bressanone-Stufles (da DAL RI 1986).
ed essere integrato nella struttura (Fig. 1).
    I materiali impiegati nella costruzione sono           vi predisposti nel paramento delle pareti sia su
il legno, la pietra e l’argilla come intonaco 7. Il        plinti interni, normali all’asse delle pareti stes-
legno è messo in opera sia sotto forma di tronchi          se (Fig. 2). Pali che, oltre a sostenere la copertu-
che di semilavorati (tavole e intelaiature per             ra, servono da ancoraggio per il complesso telaio
graticci parietali). La pietra, lastre provenienti         degli alzati fuori terra, per le eventuali divisorie
da affioramenti presenti sul sito o trovanti               interne, per l’orditura di soppalchi aerei - là do-
estratti dai depositi fluvio-glaciali, è impiegata         ve attestati - e, da ultimo, per le capriate.
a secco, solo raramente con del legante in argil-              Significativo ci pare osservare come la quota
la. Quest’ultima assolve più la funzione di tam-           di posa dei muri perimetrali e quelle del piano
ponamento degli interstizi e di protezione delle           d’uso interno spesso coincidano, quando addirit-
superfici in legno, siano esse pareti perimetrali          tura le seconde non siano più basse.
o tramezze interne. Le parti in muratura defini-               A conferma dei condizionamenti ambientali
scono i tratti interrati dell’edificio, dove assu-         che intervengono nella realizzazione del model-
mono il ruolo di contenimento. La funzione por-            lo descritto, delle varianti si registrano nelle
tante è demandata ad una serie di palificazioni            quantità d’uso delle materie prime. Nell’inse-
progettualmente previste e dislocate sia in inca-          diamento di Tesero-Sottopedonda delle travatu-

2 Cfr. da ultimo MARZATICO 1992 e riferimenti bibliogra-   po diacronico tra l’età pre-protostorica e quellaromana.
fici ivi contenuti.                                        5 MIGLIAVACCA, RUTA SERAFINI 1992, p.372.
3 PERINI 1967.
                                                           6 È il caso di Fai della Paganella-Doss Castel con pianta ad
4 MIGLIAVACCA, RUTA SERAFINI 1992, p.77; talune            “L”; cfr. MARZATICO 1985.
considerazioni sulla diffusione del modello anche in       7 SÖLDER 1992.
GRIFFONI 1992, dove comunque non si considera lo svilup-
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                                                                presupposti di tutta la tradizione costruttiva in-
                                                                digena di età posteriore.
                                                                    Il primo abitato-campione è quello di Sanze-
                                                                no, in Val di Non nel Trentino occidentale, me-
                                                                glio noto nella letteratura archeologica per la
                                                                sua componente protostorica che per la conti-
                                                                nuità attraverso tutta l’età romana e quella tar-
                                                                doantica 12.
                                                                    L’abitato si sviluppa sulla sommità di un am-
                                                                pio terrazzo di origine glaciale, compreso tra i
                                                                650/680 m di altitudine ed isolato da due profon-
                                                                de incisioni torrentizie della sinistra orografica
                                                                del Noce. Complessivamente si tratta di una su-
                                                                perficie di oltre 21 ettari, ben esposta ed asciut-
                                                                ta, poco dinamica in termini di crescita strati-
                                                                grafica salvo le modifiche corografiche derivate
                                                                dalla riduzione a coltura, cui si deve la completa
                                                                obliterazione dei sedimi delle abitazioni (figg. 3-
                                                                4).
Fig. 2 - Casa “retica”: ipotesi ricostruttiva (da PERI-             Nel corso degli anni Ottanta, il sistematico
NI 1980).                                                       controllo dei cantieri edili ha premesso lo scavo
                                                                e l’esame di quattro distinti edifici costruiti e
                                                                utilizzati durante tutta l’età classica 13. Di altri
                                                                quattro restano solo pochi indizi sia per lo stato
re orizzontali sostituiscono o integrano la pietra              di conservazione delle strutture che per i limiti
nello zoccolo parietale seminterrato 8. Di costru-              imposti all’indagine archeologica dall’articola-
zioni interamente in legno, realizzate nel cosid-               zione fondiaria delle proprietà private oggetto
detto sistema a “Blockbau” e sorrette da plinti                 degli interventi. Sensibile è la concentrazione
lapidei quotati tra loro, si è parlato per l’inse-              delle informazioni relative all’epoca tardoanti-
diamento d’alta quota del Doss dei Pigui, presso                ca, al IV-V secolo sulla base del circolante mo-
Mazzin in Val di Fassa (m 1540 slm) 9, prospet-                 netale, fors’anche oltre se si considerano taluni
tando una funzione specifica delle costruzioni                  frammenti di olle decorate sulla spalla da linee
rinvenute, legata allo sfruttamento stagionale                  sinusoidali.
delle risorse pascolive della montagna e proba-                     In molti casi si tratta di costruzioni che sosti-
bilmente anche a occasioni di culto 10. Quando                  tuiscono, nella continuità residenziale, prece-
fattori morfologici lo hanno imposto, la parte se-              denti edifici protostorici ormai obsoleti. Pietra e
minterrata - che risulta essere una costante del                legno restano il materiale di base cui si aggiun-
modello - venne scavata nella roccia, non solo                  ge l’uso della malta di calce, mutuata e rapida-
come rettifica di eventuali affioramenti, ma di                 mente assimilata dall’esterno. Nel breve arco di
veri e propri tagli artificiali, talvolta assai                 due generazioni, a scavalco tra l’età repubblica-
profondi. Il caso più macroscopico è sicuramen-                 na e quella imperiale, l’antico modello protosto-
te quello offerto dall’abitato di Castel Tesino,                rico viene sostituito da più solide e durature co-
sorto sull’importante via di collegamento tra                   struzioni in muratura in cui perdurano comun-
l’angulus Venetorum e il territorio atesino. Una                que talune soluzioni e accorgimenti consolidati
serie di costruzioni monovano risultano affian-                 dall’uso e dalla tradizione, in qualche modo rico-
cate tra loro, realizzate in tempi diversi ma tut-              noscibili 14.
te interrate nella roccia calcarea e frequentate a                  Il tipo dominante diviene la casa in muratu-
partire dal V-IV secolo a.C. fino, senza partico-               ra, verosimilmente a destinazione plurifami-
lari innovazioni, all’età claudia 11.                           gliare sulla base della presenza, in taluni casi,
    È in queste premesse che vanno ricercati i                  di più ambienti-cucina. Assenti invece, a

8 PERINI 1991, p.530 ss. e figg.14-15. Disamina della cul -     12 GHISLANZONI 1931; FOGOLARI 1960; MARZATICO
tura materiale in MARZATICO 1991.                               1993.

9 LUNZ 1979; LUNZ 1981; LUNZ 1983.                              13 Edifici di cui in appendice sono le schede analitiche. Gli sca-
                                                                vi, di cui si utilizzano i dati inediti, sono stati condotti in tempi
10 Così recentemente si esprime LUNZ 1993, p.124                ed in luoghi diversi da uno degli scriventi (E.C.) e da F. Marza-
11 CAVADA 1985.                                                 tico, che si ringrazia per aver consentito l’accesso ai dati.
                                                                14 CAVADA 1989, pp.48-49.
118   EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

                                            Fig. 3 - Il terrazzo di Sanzeno: ve-
                                            duta aerea (foto Gruber da
                                            NOTDHURFTER 1978).

                                           Fig. 4 - Posizione planimetrica
                                           delle costruzioni di età romana
                                           rinvenute a Sanzeno (scavi 1983-
                                           1993).
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                                119

tutt’oggi, le realizzazioni interamente a secco o
totalmente lignee.
    La superficie complessiva delle case varia
tra i 70 ed i 500 mq. L’articolazione del loro pia-
no terra testimonia una pianta compatta, priva
di spazi scoperti ed interamente ripartita in am-
bienti di dimensioni e funzioni diverse. Le pla-
nimetrie più ampie e complesse sono il prodotto
finale non di un progetto unitario, ma di allar-
gamenti successivi che estendono, mascheran-
dolo, un nucleo che apparentemente - per la sua
forma quadrangolare, spesso bipartita - sembra
tradire il modello praticato dalla tradizione
(Fig. 5).
    Più sulla base di confronti con esempi rurali
di età bassomedievale e moderna, in cui ritorna-
no i medesimi materiali da costruzione, che su
prove dirette deducibili dal volume dei crolli,
spesso oggetto di manipolazioni legate al recu-
pero di materie prime o ad azioni di spianamen-
to, si ritiene che la parte in muratura definisse
soltanto il piano terra mentre lo sviluppo in al-
                                                                  Fig. 5 - Edifici romani: planimetrie. 1-2) Sanzeno; 3-
zato dell’edificio era completato da una sovra-
                                                                  4)Castello di Fiemme-Doss Zelor.
struttura lignea, anche complessa, contemplan-
te non solo la copertura, ma anche eventuali
piani intermedi 15.
    Le murature, dello spessore variabile tra i 40
e i 60 cm, impiegano il pietrame recuperato nel-
lo spoglio degli edifici protostorici oppure repe-
rito nel deposito glaciale di fondo. Questo, mai
lavorato, risulta solamente spaccato o sbozzato
in funzione della sua messa in opera (Fig. 6). Il
legante è dato da malta di calce, piuttosto pove-
ra con molta sabbie e ghiaino. Con lo stesso tipo
di malta vengono realizzati i piani pavimentali
di taluni ambienti, in prevalenza però contras-
segnati da battuti di terra e argilla - i locali di
servizio - oppure da assiti lignei quelli di sog-                 Fig. 6 - Sanzeno: fondo R.Paternoster. Scavo 1993:
giorno (Fig. 7). In quest’ultimo caso la determi-                 tessitura muraria.
nazione botanica di alcuni campioni 16 indica
l’impiego di assi di Picea excelsa (abete rosso)
rialzate ed isolate dal terreno tramite dei longa-                ambienti dotati di focolare. Solitamente questo
roni traversi di Pinus sylvestris, sbozzati su di                 è localizzato al centro del vano ed ha una di-
una faccia per l’appoggio, gli uni accanto agli al-               mensione di un metro/un metro e mezzo di lato.
tri, dei vari elementi dell’assito che avviene sen-               Il piano di cottura risulta notevolmente rialzato
za l’ausilio di chiodi.                                           da quello di calpestio tramite una struttura in
    La distribuzione planimetrica degli elementi                  lastre, verticali e squadrate, che trattengono un
lignei all’interno dei vani non esclude che altre                 riempimento di materiale inerte livellato e co-
assi, di minor spessore, fossero giustapposte an-                 perto - sulla superficie - da uno strato di argilla
che a ridosso delle pareti, a mascherare e coi-                   refrattaria. Nelle medesime stanze il telaio li-
bentare superfici altrimenti scabre, con pietra-                  gneo del soffitto è accuratamente protetto da
me a vista e molte irregolarità solo parzialmen-                  uno spesso strato di malta, ancorata alle travi
te colmate da malta rifluente, ripresa e livellata                tramite un graticcio (Fig. 8).
in corso d’opera.                                                     Della tradizione protostorica locale - cui s’è
    Una particolare attenzione si registra negli                  fatto cenno - sopravvive la tendenza ad interra-

15 Ipotesi suggerita per gli edifici del Doss Zelor in Val di     16 Analisi in corso presso il Laboratorio di Archeobiologia
Fiemme da TOSI, SALA MANSERVIGI 1971, pp. 24 - 25.                dei Musei Civici di Como. Si ringraziano i Drr. L. Castelletti,
                                                                  M. Rottoli ed E. Castiglione per le informazioni preliminari.
120   EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

                                                  Fig. 7 - Sanzeno:
                                                  fondo R.Paterno-
                                                  ster. Scavo 1993:
                                                  pavimento ligneo
                                                  carbonizzato (rilie-
                                                  vo di A.Bernardi e
                                                  M.Bersani)

                                                  Fig. 8 - Sanzeno:
                                                  fondo R.Defant.
                                                  Scavo 1988: parti-
                                                  colare con il crollo
                                                  del soffitto.
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                                 121

re i livelli di calpestio del pianoterra; un interro               nel terreno sottostante i piani di calpestio, col-
che raggiunge anche un metro di profondità ri-                     mate con il terreno di risulta tanto da rendere
spetto alle superfici d’uso esterne. In questo ca-                 non sempre facile la loro identificazione in fase
so la tecnica costruttiva associa nel perimetrale                  di scavo.
sia la funzione di contenimento del terreno                            Le sepolture rilevate a Sanzeno sono com-
esterno che quella portante.                                       plessivamente 52 partecipi di una ritualità e di
     In più casi - come nel passato - i muri risul-                una consuetudine antica affatto isolata, soprat-
tano privi di fondazioni e, in presenza di piani                   tutto dopo la crescita esponenziale delle segna-
pavimentali in battuto, questi vengono a collo-                    lazioni provenienti - limitando l’indicazione
carsi sulla medesima quota di posa delle mura-                     all’edito - dall’area altoatesina22, dal territorio
ture, quando non sono addirittura ribassati ri-                    veneto-friulano e lombardo 23. Zona di sepoltura
spetto ad essa (Fig. 9).                                           è la fascia prossima alla verticale dei muri peri-
    Ridotte, per non dire assenti, le informazioni                 metrali o delle divisorie interne. Le singole fos-
sulla copertura. Di travi lignee, divelte dal tetto,               se sono allineate le une accanto alle altre, paral-
si parla nelle due lettere inviate dal vescovo                     lele all’asse delle strutture con frequenti esempi
trentino Vigilio a S. Sempliciano 17 e a S.Gio-                    di sovrapposizione, indice della mancanza di in-
vanni Crisostomo 18 all’indomani del martirio,                     dicatori esterni.
nella primavera del 397, dei tre missionari cap-                       Tra quelli accertati nell’insediamento anau-
padoci in Anaunia. Un evento d’ampia risonan-                      ne, il caso più macroscopico ed articolato è offer-
za che larga parte della letteratura agiografica                   to da un edificio esaminato nel 1987 nel fondo
colloca proprio nell’antico abitato di Sanzeno 19.                 Defant, anche in virtù dell’estensione comples-
    Scarso e quantitativamente poco apprezza-                      siva dello scavo (Fig.10). Ben venti risultano le
bile risulta - tra i reperti - il laterizio. Nel caso              tombe con 25 soggetti, per lo più inumati in po-
specifico pur nel ridotto impiego di questo mate-                  sizione fetale, raramente supina. A questi si ag-
riale nell’intero territorio alpino 20, l’assenza ci               giungono le ossa disarticolate di altri tre indivi-
pare comunque imputabile più a spogli, poste-                      dui, raccolte dal terreno di scavo. Salvo una pic-
riori all’abbandono degli edifici (che in nessun                   cola chiave in bronzo deposta accanto ad uno dei
caso tra quelli scavati è repentino) piuttosto che                 sepolti, nessuno di essi presenta oggetti inten-
ad un’effettiva totale sua mancanza considerata                    zionalmente di corredo.
l’esistenza proprio nell’area anaune di afferma-                       Nel caso indicato la datazione, espressa sul-
ti officinatores 21.                                               la base dei rapporti stratigrafici, è circoscritta
    A margine dell’analisi strutturale ci sembra                   tra il IV e il V secolo 24. Infatti nessuna delle fos-
utile richiamare l’attenzione anche sull’uso ci-                   se taglia i livelli d’abbandono, ma - nel contem-
miteriale a cui molte costruzioni di Sanzeno                       po - la copertura delle stesse non pare sottopo-
vennero adibite. Nello specifico non si tratta di                  sta a prolungato calpestio o a consistenti feno-
occasionali sepolture, come spesso è dato da re-                   meni di crescita connessi con l’uso dei piani pa-
gistrare tra i resti di abitazioni romane ormai                    vimentali.
abbandonate, ma interventi razionali, ben arti-
colati, paralleli con l’uso residenziale degli edifi-                 Caratteristiche simili a Sanzeno presenta il
ci. I soggetti coinvolti sono esclusivamente dei                   secondo abitato vallivo da noi esaminato: quello
neonati, aborti o decessi perinatali, sepolti in                   del doss Zelor in val di Fiemme, già noto nella
semplici fosse terragne, poco profonde, scavate                    bibliografia archeologica 25.

17 “...preparatus est de sacris ecclesiae culminibus sive tra -    23 Per la seconda Età del Ferro si ricordano i ritrovamenti
bibus rogus...” (MENESTO’ 1985, pp 159-161; SIRONI                 di Castelrotto e di Colognola nel veronese (SALZANI 1985),
1989, pp. 78-89).                                                  di Santorso nel vicentino (LORA, RUTA SERAFINI 1992,
18 “...sacratis facta pyra de trabibus ...” (MENESTO’ 1985,        pp.251-253), di Padova-area ex Pilsen (MAIOLI 1980,
                                                                   pp.66-67). Posteriori e di età romana risultano i casi segna-
pp.162-170; SIRONI 1989, pp.93-113).                               lati a Castelraimondo, in Friuli (SANTORO BIANCHI
19 Da ultimo SIRONI 1989. Sulla collocazione del martirio          1992, pp.148-153), e a Longarone al Segrino e Pontelambro
dei tre missionari a Sanzeno e sul culto delle reliquie qui        in Lombardia (DE ANGELIS D’OSSAT 1989; FORTUNATI
sorto, si tengano presenti però le osservazioni formulate da       1990).
ROGGER 1992, p.337 ss.                                             24 In altri punti dell’insediamento si sono comunque accer-
20 RIGHINI 1970, p.34; MANSUELLI 1971, pp.109-116.                 tate anche sepolture di questo tipo in contesti della prima
                                                                   età imperiale.
21 Sicuramente attivo è L(ucius) Arre(nius) Maur(ianus)
                                                                   25 Tutti gli scritti relativi alle ricerche svolte in questo in-
documentato da numerosi bolli su tegole la cui area di dif-
fusione è circoscritta alla Val di Non (per lettura e diffusio-    sediamento sono state recentemente raccolte in un volume
ne di tali bolli BUCHI 1980).                                      curato da P. Leonardi (La Val di Fiemme nel Trentino dalla
                                                                   preistoria all’altomedioevo, Calliano-Trento 1991).
22 RIZZI 1985.
122                                    EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

                                                           prende forma, a meno di 500 metri di distanza,
                                                           un nuovo insediamento, con relativa necropoli,
                                                           che coincide con l’odierna Castello di Fiemme 26.
                                                               Tipologicamente le costruzioni possono esse-
                                                           re suddivise in due gruppi coevi nell’uso: costru-
                                                           zioni interamente in legno sostenute da allinea-
                                                           menti di pietre e costruzioni in muratura e le-
                                                           gno. Le prime si localizzano esclusivamente sul-
                                                           la sommità di un dosso, adattate anche alla
                                                           morfologia rocciosa del substrato. Queste co-
                                                           struzioni sono segnate da irregolari allineamen-
Fig. 9 - Sanzeno: fondo R.Defant. Scavo 1988: sezio-       ti di pietre di grossa pezzatura, talvolta accosta-
ne stratigrafica (particolare).                            te le una alle altre, ma anche staccate, che defi-
                                                           niscono dei monolocali segnati da livelli d’uso in
                                                           battuto, privi di ulteriori specificazioni e di
                                                           strutture accessorie (focolari, soglie ecc.). Scarsi
                                                           i manufatti di cultura materiale tanto da susci-
                                                           tare molti interrogativi sull’effettiva loro desti-
                                                           nazione (abitazioni, magazzini, ricoveri per ani-
                                                           mali, luoghi di culto ?).
                                                               Certamente residenziali sono invece le co-
                                                           struzioni del secondo tipo, sorte lungo il pendio
                                                           che dalla base del colle si alza verso nord, in po-
                                                           sizione certamente più favorita. Edifici che -
                                                           nella conformazione - abbinano la funzione abi-
                                                           tativa e quella di servizio.
                                                               Nella tecnica costruttiva predomina l’impie-
                                                           go del pietrame, semplicemente sgrossato come
                                                           nel caso di Sanzeno. Dalle relazioni di scavo edi-
                                                           te non è del tutto chiaro se questo fosse sempre
                                                           legato da malta oppure messo in opera anche a
                                                           secco. L’osservazione diretta delle strutture ha
                                                           rivelato comunque come la quantità e la qualità
                                                           delle malte fossero quantomai scadenti e friabi-
                                                           li tanto da rendere difficile il riconoscimento in
Fig. 10 - Sanzeno: fondo F.Defant. Scavo 1987: plani-      strutture in più casi dilavate dopo l’abbandono e
metria dell’edificio con la posizione delle sepolture di   ridotte al solo primo corso. Disomogenei anche
neonato.                                                   gli spessori, variabili da 40/50 cm a oltre un me-
                                                           tro nel caso di murature a sacco. La parte in fon-
                                                           dazione, quando accertata, è ridotta. Come a
   In questo caso si tratta di un insediamento di          Sanzeno i piani pavimentali sono dei semplici
versante esteso su di un’area di oltre 13 ettari           battuti d’argilla, anche se non si esclude il ricor-
compresa tra i 930 ed i 970 metri di altitudine,           so ad assiti, del tipo già descritto e sostenuti da
ora interamente ridotta a prato dopo esser stata           lastre orizzontali.
sfruttata come terreno campestre (Fig. 11).                    Nei vani dell’edificio di dimensioni maggiori,
   A tutt’oggi - con campagne di scavo iniziate            scavato tra gli anni Sessanta e Settanta, si è ri-
sul finire degli anni Quaranta - sono stati messi          levata la presenza, negli angoli interni, di plinti
in luce almeno 7 edifici o parte di essi. A diffe-         in pietra ritenuti funzionali all’appoggio di pali
renza del centro anaune, l’abitato del doss Zelor          verticali di sostegno (Fig. 12); pali che in altri
sorge ex novo nella primissima età imperiale,              casi sono presenti anche al centro delle stanze,
fors’anche nella tarda età del Ferro se si consi-          trattenuti nel terreno da una corona di pietre.
derano taluni manufatti ornamentali. Piuttosto                 L’alta incidenza del legno, maggiore rispetto al
isolato dalle principali direttrici, anche se per          caso anaune, trova riscontro nella povertà com-
questo non esente da contatti, esso è frequenta-           plessiva delle murature, in più casi lette come zoc-
to per oltre quattrocento anni, fino al V secolo           coli d’appoggio per alzati di travi orizzontali am-
quando viene progressivamente abbandonato.                 morsate per incastro (Blockbau), nell’abbondante
Fenomeno che si completa nel VI secolo quanto              quantità d’intonaco in argilla con chiare impronte

26 Per la necropoli LEONARDI 1958; LEONARDI, MAR-          BRAUER 1991, p.128.
COZZI 1963; AMANTE SIMONI 1984, pp.21-22; BIER-
Cristina Bassi - Enrico Cavada                              123

                                 Fig. 11 - Castello di Fiemme-
                                 Doss Zelor: posizione plani-
                                 metrica delle costruzioni di
                                 età romana rinvenute.

                                 Fig. 12 - Castello di Fiemme-
                                 Doss Zelor: edificio occidenta-
                                 le. Plinti angolari in pietra
                                 (da BAGOLINI-LEONARDI
                                 1969).
124                                         EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

Fig. 13 - Castello di Fiemme-Doss Zelor: planimetria degli edifici orientali (scavi Soprintendenza Archeologica
del Veneto 1981-1986; da Fiemme 1991).

sia di superfici convesse (tronchi) sia piane (as-                    Passando all’età tardoantica/altomedievale,
si)27, nella totale assenza di laterizi (salvo un uni-            in nessuno dei due siti-campione si registrano
co frammento sporadico) che implica il ricorso a                  particolari modifiche tipologiche, ma va precisa-
coperture di altro tipo (assi o paglia).                          to che l’età di riferimento risulta essere anche
    Nel villaggio la distribuzione delle case, a mo-              quella cui si data il loro graduale abbandono.
duli sparsi, non risponde a un piano preordinato,                     Per l’area fiemmese alcune informazioni
salvo la disposizione isorientata con la linea di                 vengono da un secondo insediamento, parzial-
pendio. Le singole unità sono piuttosto distanzia-                mente esaminato negli anni Sessanta e, più tar-
te tra loro, separate da superfici aperte interpre-               di, tra il 1981 e il 1982. L’area è quella del dosso
tabili come zone di collegamento e/o di coltivo.                  di S.Valerio a sud-ovest di Cavalese, morfologi-
Due edifici staccati tra loro da uno stretto pas-                 camente assai simile a quella del non lontano
saggio ci pare propongano, nella loro disposizio-                 doss Zelor. Anch’essa è caratterizzata da un ver-
ne, la partizione funzionale tra casa d’abitazione                sante prativo prospiciente un rialzo porfirico,
e fienile/stalla/magazzino consolidata nell’area                  affiorante a quota 925 m slm ed isolato da due
alpina in età medievale e moderna (Fig. 13). Uno                  profonde incisioni torrentizie della destra oro-
- pari a mq. 44 mq. - è suddiviso in tre ambienti,                grafica dell’Avisio. Sulla sommità del dosso roc-
il maggiore dotato di focolare e il minore - stretto              cioso insistono le fondazioni di una chiesa ad au-
e allungato - con funzioni di corridoio 28. Il secon-             la rettangolare ed abside semicircolare, innal-
do edificio, solo parzialmente esplorato, reca                    zata su delle preesistenze di età tardoromana e
tracce di divisorie interne ancorate ad un palo                   consacrata nel 1162 30. Ampie e più consistenti
centrale, elementi tutti trattenuti alla base da                  tracce dell’abitato antico sono localizzate nel de-
pietre infisse verticalmente nel terreno 29.                      clivio che dalla base del dosso raggiunge la peri-

27 DAL RI, LEONARDI 1975, fig.13.                                 dove chiaramente si osserva un piano “di argilla indurita
                                                                  dal fuoco” (MENGOTTI 1991, p.299).
28 Poco convincente è l’identificazione di un secondo focola-
                                                                  29 Quest’area è stata invece considerata un esterno da
re posto al centro del vano A. Esso infatti non solo insiste su
di una pietra, interpretata come plinto di sostegno per un        MENGOTTI 1991, p.301 che identifica gli allineamenti di
palo centrale nella stanza (US 20 MENGOTTI 1991, p.299),          pietre piatte, infisse nello sterile di fondo, come delle cana -
ma manca delle caratteristiche peculiari dei focolari rinve-      lette. In realtà, dato il loro andamento ortogonale con punto
nuti in questo insediamento. Soprattutto felice si rivela il      d’incontro nell’US27 (intrepretata come sede di un palo ver-
confronto tra questo manufatto, il cui fondo “non appare in       ticale) e la loro interruzione a ridosso del perimetrale set-
alcun modo indurito o cotto” (DAL RI, LEONARDI 1975,              tentrionale, quanto rinvenuto poco si addice al sistema
                                                                  ipotizzato..
col.109) e il focolare rilevato nell’attiguo ambiente B (US17),
                                                                  30 CIURLETTI, CAVADA 1979.
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                     125

Fig. 14 - Cavalese-dosso di S. Valerio: veduta della massicciata altomedievale.

feria di Cavalese 31. La continuità d’uso nella se-              grafica non si sono osservati battuti pavimenta-
conda metà del primo millennio è testimoniata                    li, dato che induce a ritenere probabile la pre-
da un orizzonte sovrappostosi alle murature li-                  senza di pavimenti in legno sollevati sulla mas-
vellate di un edificio di età romana, analogo a                  sicciata.
quelli visti al Doss Zelor.                                          Cospicua invece la quantità del materiale
   Per la fase altomedievale pensiamo ad una                     d’uso in ceramica, quasi esclusivamente grezza,
costruzione in legno che in parte sfrutta, appog-                e di resti faunistici 33. Nelle ceramiche i degras-
giandosi, i perimetrali della preesistente strut-                santi dell’impasto sono a vista. Le superfici ri-
tura la quale, in parte collassata per uno smot-                 sultano per lo più lisciate a crudo con pettini o
tamento del terreno, venne livellata tramite un                  spazzole cui si deve la fitta sequenza di striatu-
consistente riporto di pietrame che, nel nuovo                   re che le contrassegna, sia sulla faccia esterna
assetto, assume la funzione di piattaforma (Fig.                 sia in quella interna (Fig. 15). Singolare l’alta
14), dando vita ad una situazione molto simile a                 percentuale di due sole forme, differenti tra loro
quanto osservato in taluni insediamenti alto-                    per dimensioni e capacità. Nella tradizione è
medievali dell’Alto Adige 32.                                    l’olla-pentola con corpo preferibilmente globoso,
   Sulla costruzione lignea - per la verità - non                orlo esoverso e fondo piano sabbiato. Ad essa si
disponiamo di molti dati. Indizio della presenza                 affianca un ampio catino troncoconico ad orlo
di un edificio è un focolare con piano di cottura                piatto o ingrossato, arrotondato all’esterno. Al-
in argilla steso direttamente sulle pietre. Esi-                 cuni esemplari sono forniti di prese, più o meno
stono poi delle buche per palo, non tutte comun-                 sporgenti, saldate in prossimità del fondo rigi-
que in fase tra loro. Notevole anche la quantità                 damente piatto. A queste due forme si aggiun-
di grumi d’argilla con impronte, evidentemente                   gono alcuni frammenti in pietra ollare, altri in
dell’intonaco usato anche nella realizzazione di                 ceramica invetriata frutto di importazioni.
eventuali tramezze interne. Nella serie strati-                      Sulla base di riscontri con i materiali recupe-

31 LEONARDI G.1983; CIURLETTI, CAVADA 1986, pp.87-90.            33 RIEDEL 1987.
32 Cfr. in questo stesso volume il contributo di L. Dal Ri e
G. Rizzi.
126                                   EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

Fig. 15 - Cavalese-dosso di S. Valerio: scelta tipologica delle ceramiche altomedievali.
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                      127

        Fig. 16 - Lago di Ledro-Volta de Besta 1958: struttura quadrangolare in legno.

rati nell’area atesina 34 il materiale grezzo, dif-            giate sul terreno e affiancate da pozzetti per lo
ferente per lavorazione da quello presente negli               scarico di rifiuti 36.
insediamenti di età imperiale, rappresenta la                      La conferma della presenza nelle valli alpine
classe prodotta e in uso a partire dai sec. VI-VII             di questa tipologia di costruzioni nel periodo alto-
con un termine ultimo, per l’insediamento in                   medievale viene dal ritrovamento di un edificio
esame, nel X-XI secolo, epoca cui si data una                  in val di Ledro. L’area è l’insenatura semicircola-
piccola fibula a disco con smalti propria                      re che conclude l’omonimo lago verso Nord/Est
dell’orizzonte più tardo della cultura slava di                (detta “Volta di Besta”) e l’occasione della scoper-
Köttlac 35.                                                    ta la stessa che portò all’identificazione della più
    Analoghi recipienti vennero in luce in circo-              celebre palafitta dell’Età del Bronzo 37. Nel 1958,
stanze fortuite alla periferia orientale di Castel-            dopo alcuni saggi, la Soprintendenza alle Anti-
lo di Fiemme. Nei primi anni Sessanta l’apertu-                chità delle Venezie vi condusse un limitato scavo
ra di alcune trincee per la posa di fondazioni edi-            che rilevò l’esistenza di un regolare intreccio di
li esposero delle sezioni, esaminate da Piero                  pali perfettamente conservati grazie alle favore-
Leonardi che rilevò la presenza di uno strato di               voli condizioni offerte dall’ambiente umido in cui
“...terra grigia-bruna che in alcuni punti diven-              erano collocati. Ciò che maggiormente qui inte-
ta nerastra, carboniosa, con cocci fittili, scorie di          ressa è la disposizione, uno sull’altro, di alcuni
fusione di materiali ferrosi e molti grumi di ar-              tronchi del diametro di circa 30 cm, incastrati in
gilla con impronte di ramaglie...” interposto tra              prossimità delle teste a formare la pianta rettan-
la copertura agraria e lo sterile di fondo. Con-               golare di una costruzione di metri 4 x 5 circa, pa-
statata la differenza esistente con le situazioni              vimentata da un acciottolato e da un battuto d’ar-
strutturali esposte al Zelor, quanto rinvenuto                 gilla (Fig. 16). Un ulteriore saggio, condotto nella
venne interpretato come il piano d’uso di capan-               primavera del 1983 38 in corrispondenza del rin-
ne interamente in legno, direttamente appog-                   venimento succitato, evidenziò come le travature

3 4 Castelfeder-Ora (BAGGIO BERNARDONI, DAL RI                 36 LEONARDI, CAVADA 1991, pp.402.
1986), Sabiona-Chiusa (BIERBRAUER, NOTHDURFTER                 37 DAL RI, PIVA 1987.
1988), Ledro-Volta di Besta (DAL RI, PIVA 1987).
                                                               38 CAVADA, CIURLETTI 1986, pp.90-93.
35 CAVADA 1990.
128                                 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

Fig. 17 - Lago di Ledro-Volta de Besta: materiali (da DAL RI-PIVA 1987).
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                         129

                                                                                          Fig. 18 - Piante degli edifici
                                                                                          di età romana: 1) Castello di
                                                                                          Fiemme-Doss Zelor A; 2) Ca-
                                                                                          stello di Fiemme-Doss Zelor
                                                                                          B; 3) Cavalese- Dosso di
                                                                                          S.Valerio; 4) Sanzeno D; 5)
                                                                                          Sanzeno C.

fossero direttamente appoggiate sulle sabbie del-                 struttura e quindi la loro funzionalità. Diverso
la riva, talvolta su delle pietre piane. Di estremo               il caso laddove motivi contingenti hanno deter-
interesse i reperti mobili, attinenti sia le attività             minato la neccessità di costruire ex novo delle
domestiche (ferri, bronzi, vetri, contenitori in pie-             abitazioni. In queste si riscontra il ritorno ad
tra ollare) che l’ornamento. Tra essi fibule a di-                una tecnologia arcaica, vale a dire al riemergere
sco, a croce con bracci uguali, orecchini ad anelli               preponderante di aspetti propri della tradizione
multipli o ad apofisi laminare decorata, anche                    per effetto di una generalizzata crisi economica
realizzati sul posto come indicano alcune matrici                 che, nello specifico, sembra tradursi nell’assen-
per fusione bivalve (Fig. 17). Sulla base di questi               za di maestranze specializzate in grado di conti-
materiali, per lo più recuperati da privati sulla                 nuare le esperienze e le conquiste tecniche ma-
battigia, L. Dal Ri e G. Piva - che ne hanno cura-                turate durante l’età imperiale.
to l’edizione - indicano una datazione dell’inse-                     Quasi esclusivo è uso del legno, ampiamente
diamento al VII secolo, senza escludere - sulla ba-               disponibile e quindi economico in fase di messa
se di confronti tipologici - la sua esistenza già nel             in opera. Il ricorso al sistema rettangolare con
VI secolo.                                                        incastri a “castello” (Blockbau), che trasforma le
                                                                  componenti di spinta orizzontali generati dal
    Alla luce di questi ultimi dati, indubbiamen-                 carico in spinte verticali omogeneamente distri-
te più pertinenti agli ambiti cronologici dettati                 buite, risulta chiaramente attestato in val di
dal titolo di questo seminario, ci pare di poter                  Ledro, ma è ipotizzabile anche nell’insediamen-
concludere con alcune considerazioni generali.                    to di Cavalese/S.Valerio dove si è rilevato il solo
    Da un lato possiamo notare come nei centri                    sedime della costruzione.
abitati esaminati il patrimonio edilizio resti                        Accanto a questa tipologia altri interventi di
quello maturato in età romana. Nessuna so-                        scavo, eseguiti nelle aree limitrofe a quelle con-
stanziale modifica si registra infatti al Doss Ze-                siderate, restituiscono esempi di edifici in mu-
lor e a Sanzeno (Fig. 18). Proprio in quest’ultimo                ratura, o meglio di zoccoli realizzati con del pie-
caso, sede in questi anni di accurati interventi, è               trame legato da argilla destinati a sorreggere
difficile pensare ad un difetto di documentazio-                  degli alzati in legno. Così nel caso di Villandro
ne. I dati di scavo portano a ritenere che la po-                 39 e di S. Procolo 40 in Alto Adige, oppure in altri
polazione continui a sfruttare e ad abitare gli                   più limitati e meno databili esempi di Isera in
edifici costruiti in precedenza, perlomeno nei                    Vallagarina 41 e Riva del Garda loc.Pasina.
casi in cui questi mantengono inalterata la loro
                                                                                       (Cristina Bassi - Enrico Cavada)

39 Cfr. il contributo di L. Dal Ri e G.Rizzi in questo stesso     41 Scavi Museo Civico di Rovereto. Alcune indicazioni in
volume oltre a DAL RI, RIZZI 1989.                                CAVADA 1992, pp.62-65.
40 GEBAUER, KERSTING, NOTHDURFTER 1990, pp.51-57.
130                                                 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

CASTELLO DI FIEMME - Doss Zelor A (Fig.18 n.1)                                CASTELLO DI FIEMME Doss Zelor C (Fig.5 n.4)

Sito:                        Castello di Fiemme (TN) - Doss Zelor.            Sito:                        Castello di Fiemme (TN)-via Dolomiti.
Morfologia:                  dosso.                                           Morfologia:                  versante.
Anni di scavo:               1948-1949.                                       Anni di scavo:               1967-1971.
Corsi d’acqua:               assenti.                                         Corsi d’acqua:               paleoalveo di raccolta della risorgiva di
Orientamento edificio:       nord-est.                                                                     falda.
Adattamenti:                 seminterrata.                                    Orientamento edificio:       sud.
N. vani:                     1.                                               Adattamenti:                 no.
Focolare:                    no.                                              N. vani:                     4.
Dimensioni:                  22,62 mq.                                        Focolare:                    1.
Tecnica edilizia:            muri a secco su tre lati; il lato N/E pre        Dimensioni:                  almeno 186,78 mq.
                             senta invece un muro cementato con               Tecnica edilizia:            muri a secco.
                             malta biancastra.                                Materiale:                   pietre non lavorate.
Materiale:                   pietra non lavorata.                             Spessore muri:               40-45 cm.
Spessore muri:               cm. 40-45.                                       Soglia:                      filari di pietre (dimensioni: 0,75m 1,80 m).
Soglia:                      no.                                              Pavimenti:                   battuto.
Pavimenti:                   superficie porfirica pianeggiante del            Impianto di riscaldamento: no.
                             dosso.                                           Tegole:                      no.
Impianto di riscaldamento: no.                                                Rivestimento pareti interne: argilla.
Tegole:                      no.                                              Rivestimento pareti esterne: no.
Rivestimento pareti interne: no.                                              Elementi sostegno tetto:     pietre angolari per il sostegno dei pali.
Rivestimento pareti esterne: no.                                              Destinazione vani:           abitazione.
Elementi sostegno tetto:     no.                                              Cronologia:                  I-III sec.d.C.
Destinazione vani:           abitazione.
Cronologia:                  I-III d.C.                                       Descrizione:
                                                                              edificio a più vani aventi funzioni diverse. Le murature sono state in-
Descrizione:                                                                  terpretate come lo zoccolo sul quale si elevava la struttura lignea,
edificio costituito da un unico vano delimitato da muri per la maggior        protetta probabilmente da una intonacatura di argilla, di cui si sono
parte a secco e interpretati come base di sostegno di un alzato in le-        trovati abbondanti resti. Tracce di malta sono presenti in corrispon-
gno. Negli angoli N/E e S/W dell’edificio sono state trovate abbon-           denza di una delle soglie. Infine, sono documentate delle pietre an-
danti tracce di carboni. Sulla superficie pavimentale, corrispondente         golari per il sostegno del tetto (nel vano A).
alla roccia porfirica del dosso, si trovava scolpito un gruppo di cop-
pelle, per le quali però non si è potuta stabilire la contemporaneità o       Bibliografia:
meno alla costruzione dell’edificio. Interessante è notare la presenza        BAGOLINI-LEONARDI 1969; (così anche in BAGOLINI-LEONAR-
tra i materiali rinvenuti di oggetti riferibili all’Età del Ferro in stra-    DI 1991, pp.249-255); TOSI, SALA MANSERVIGI, 1971; LEONAR-
ti sicuramente datati all’età romana. Questo fatto dimostra la persi-         DI 1979, p.296-299; LEONARDI 1991d; TOSI 1991.
stenza sul Doss Zelor di elementi culturali pertinenti all’Età del Fer-
ro anche durante la piena età imperiale romana.

Bibliografia:
LEONARDI 1950; LEONARDI 1979, pp.294-295; LEONARDI
1991a, pp.176-177.

CASTELLO DI FIEMME Doss Zelor B (Fig.18 n.2)                                  CASTELLO DI FIEMME - Doss Zelor D (Fig.13)

Sito:                          Castello di Fiemme (TN- Doss Zelor.            Sito:                          Castello di Fiemme (TN)- via Dolomiti.
Morfologia:                    dosso.                                         Morfologia:                    versante.
Anni di scavo:                 1949.                                          Anni di scavo:                 1973; 1981-1982; 1986.
Corsi d’acqua:                 assenti.                                       Corsi d’acqua:                 paleoalveo di raccolta della risorgiva di
Orientamento edificio:         nord.                                                                         falda.
Adattamenti:                   parzialmente seminterrta.                      Orientamento edificio:         sud.
N. vani:                       1.                                             Adattamenti:                   parzialmente seminterrata.
Focolare:                      non documentato.                               N. vani:                       3.
Dimensioni:                    circa 5 mq.                                    Focolare:                      2 (?)
Tecnica edilizia:              muri a secco.                                  Dimensioni:                    41 mq.
Materiale:                     pietra non lavorata.                           Tecnica edilizia:              sassi legati con malta; tecnica “a saco”.
Spessore muri:                 50 cm circa.                                   Materiale:                     pietre non lavorate.
Soglia:                        battuto Dimensioni: circa 70 cm.               Spessore muri:                 52 cm; oltre un metro (il muro “a sacco”)
Pavimenti:                     battuto.                                       Soglia:                        filari di pietre (dimensioni: 1,20 m.-1m.).
Impianto di riscaldamento:     no.                                            Pavimenti:                     battuto.
Tegole:                        no.                                            Impianto di riscaldamento: no.
Rivestimento pareti interne:   no.                                            Tegole:                        sì.
Rivestimento pareti esterne:   no.                                            Rivestimento pareti interne: argilla.
Elementi sostegno tetto:       no.                                            Rivestimento pareti esterne: malta di calce.
Destinazione vani:             abitazione.                                    Elementi sostegno tetto:       basi in pietra per il sostegno dei pali.
Cronologia:                    I-IV d.C.                                      Destinazione vani:             abitazione.
                                                                              Cronologia:                    I-II sec.d.C.
Descrizione:                                                                  Descrizione:                   edificio di forma rettangolare costituito
edificio di forma rettangolare, per la cui costruzione è stata in parte       da tre vani di cui uno avente funzione di corridoio d’accesso. Agli an-
tagliata la roccia, che costituisce l’alzato di uno dei lati della struttu-   goli, così come al centro dei vani maggiori sono documentate delle
ra. Su questa parete, a circa 1,50 m dal suolo, è una scanalatura ar-         pietre quadrangolari. L’edificio risultava intonacato lungo la parete
tificiale orizzontale lunga quanto l’abitazione, interpretata come ba-        meridionale. All’esterno del muro orientale (US 7) sono stati invece
se d’appoggio per la parte posteriore del tetto.                              rinvenuti grossi pezzi di argilla, recanti sulla superficie tracce di as-
                                                                              si lignee. L’argilla serviva probabilmente come intonaco per proteg-
Bibliografia:                                                                 gere la superfici delle pareti che costituivano l’alzato. Si deve infatti
LEONARDI1950; LEONARDI1979, pp.295-296; LEONARDI1991c,                        ritenere che le parti in muratura superstiti debbano essere interpre-
pp. 188 -190.                                                                 tate come lo zoccolo su cui poggiava la parete lignea formata da tra-
                                                                              vi disposte orizzontalmente. Per quanto riguarda l’identificazione di
                                                                              uno dei focolari si vedano le osservazioni alla nota 29 del testo.
                                                                              Bibliografia:
                                                                              DAL RI, LEONARDI 1975; LEONARDI 1979, pp.298-299; BAG-
                                                                              GIO, LEONARDI 1981, cc.258-259; 1982; MENGOTTI 1991, pp.297-
                                                                              301; DAL RI, LEONARDI 1991, pp.281-292.
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                                       131

CASTELLO DI FIEMME -Doss Zelor E (Fig.5 n.3)                                SANZENO A (Fig.5 n.2)

Sito:                          Castello di Fiemme (TN)- Le Poze.            Sito:                          Sanzeno.
Morfologia:                    versante.                                    Morfologia:                    terrazzo.
Anni di scavo:                 1978-1979.                                   Anni di scavo:                 1987.
Corsi d’acqua:                 paleoalveo di raccolta della risorgiva di    Corsi d’acqua:                 Rio Malgolo e Rio Sanzeno.
                               falda.                                       Orientamento edificio:         ovest.
Orientamento edificio:         ovest.                                       Adattamenti:                   seminterrata.
Adattamenti:                   parzialmente seminterrata.                   N. Vani:                       almeno 6.
N. Vani:                       2.                                           Focolare:                      2.
Focolare:                      sì.                                          Dimensioni:                    almeno 480 mq.
Dimensioni:                    37 mq.                                       Tecnica edilizia:              pietre legate con malta.
Tecnica edilizia:              pietre legate con malta.                     Materiale:                     pietre non lavorate.
Materiale:                     pietre non lavorate.                         Spessore muri:                 dai 45 ai 55 cm.
Spessore muri:                 80 cm.                                       Soglia:                        2 Dimensioni: 130 cm.
Soglia:                        si.                                          Pavimenti:                     battuto; legno; malta.
Pavimenti:                     battuto.                                     Impianto di riscaldamento:     no.
Impianto di riscaldamento: no.                                              Tegole:                        sì.
Tegole:                        sì.                                          Rivestimento pareti interne:   malta di calce.
Rivestimento pareti interne: malta di calce.                                Rivestimento pareti esterne:   no.
Rivestimento pareti esterne: no.                                            Elementi sostegno tetto:       no.
Elementi sostegno tetto:       buca di palo.                                Destinazione vani:             abitazione.
Destinazione vani:             non determinabile.                           Cronologia:                    età romana.
Cronologia:                    II-III sec.d.C.
Descrizione:                                                                Descrizione:
edificio di forma trapezoidale, il cui spazio interno è suddiviso in due    edificio, non interamente conservato, costituito da più vani di forma
vani. All’interno del vano A si distingue un focolare, che prosegue an-     quadrangolare. L’accesso, individuato circa a metà del lato sud, da -
che nel vano B, interpretata come un archetipo delle stufe in sassi e       va direttamente su di un atrio (coperto), sul quale si affacciavano
calce, molto diffuse in Trentino durante il XV secolo, che avevano la       quattro vani; in due di questi, rispettivamente i primi sulla destra e
funzione di riscaldare più ambienti. Il volume del crollo dei muri in-      sulla sinistra dell’ingresso, si trovava un focolare situato al centro
duce a pensare che essi raggiungessero l’imposta del tetto, o del pri-      del vano.
mo piano anche se poco probabile viste le dimensioni complessive
dell’edificio. Nell’area esterna all’edificio sono documentate delle        Bibliografia:
massicciate artificiali. L’edificio insiste su di una precedente strut-     inedito.
tura, costruita con muri a secco, non rilevabile planimetricamente e
distrutta non prima del I secolo d.C.

Bibliografia:
CIURLETTI-CAVADA 1980; CAVADA-CIURLETTI 1991.

CAVALESE Dosso di S.Valerio (Fig.18 n.3)                                    SANZENO B (Fig.5 n.1)

Sito:                        Cavalese (TN) - Dosso di S.Valerio.            Sito:                          Sanzeno.
Morfologia:                  dosso.                                         Morfologia:                    terrazzo.
Anni di scavo:               1962-1966; 1981-1982.                          Anni di scavo:                 1988.
Corsi d’acqua:               ai piedi del dosso scorre il Rio Gambis.       Corsi d’acqua:                 Rio Malgolo e Rio Sanzeno.
Orientamento edificio:       est.                                           Orientamento edificio:         sud.
Adattamenti:                 parzialmente seminterrata.                     Adattamenti:                   seminterrata.
N. vani:                     almeno 4.                                      N. Vani:                       2.
Focolare:                    2.                                             Focolare:                      2.
Dimensioni:                  almeno 55,68 mq.                               Dimensioni:                    74,8 mq.
Tecnica edilizia:            pietre legate con malta                        Tecnica edilizia:              pietre legate con malta.
Materiale:                   pietre non lavorate.                           Materiale:                     pietre non lavorate.
Spessore muri:               cm. 50.                                        Spessore muri:                 45- 50 cm.
Soglia:                      sì.                                            Soglia:                        no.
Pavimenti:                   schegge di porfido e lastre sub-rettan         Pavimenti:                     battuto.
                             golari di travertino; battuto.                 Impianto di riscaldamento:     no.
Impianto di riscaldamento: no.                                              Tegole:                        sì.
Tegole:                      sì.                                            Rivestimento pareti interne:   calce di malta.
Rivestimento pareti interne: intonaco.                                      Rivestimento pareti esterne:   no.
Rivestimento pareti esterne: no.                                            Elementi sostegno tetto:       no.
Elementi sostegno tetto:     no.                                            Destinazione vani:             abitazione.
Destinazione vani:           abitazione.                                    Cronologia:                    età romana.
Cronologia:                  età romana.
                                                                            Descrizione:
Descrizione:                                                                edificio costituito da 2 vani di forma quadrangolare. Tutti e due ave-
edificio solo in parte scavato, costituito da almeno 4 vani. I muri han-    vano un accesso dall’ esterno; all’interno del vano di dimensioni mag-
no una fossa di fondazione poco profonda. Il muro perimetrale ester-        giori è stato rinvenuto un focolare.
no presenta, in corrispondenza del punto di innesto del muro che di-
vide due vani un contrafforte lungo m. 2,20. Sulla base della deposi-       Bibliografia:
zione del crollo si è potuto stabilire che l’intonaco- costituito da sem-   CAVADA 1989, pp.48-49.
plice malta- doveva rivestire solo il lato interno delle pareti. Dopo la
distruzione dell’edificio di età romana, su di esso viene ad impostar-
si una seconda struttura (VI/VII-X secolo), questa in legno, sfrutta i
muri perimetrali dell’edificio preesistente appoggiandosi su di una
massicciata realizzata livellando il materiale del crollo.

Bibliografia:
LEONARDI-BROGLIO, 1964, p.59; LEONARDI 1964-1966, p.213;
LEONARDI 1983; LEONARDI 1991e, pp.343-359; CIURLETTI-CA-
VADA 1979; CAVADA-CIURLETTI 1991; CAVADA 1991.
132                                                EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

SANZENO C (Fig.18 n.5)                                                       LEDRO B (Fig.16)

Sito:                          Sanzeno.                                      Sito:                          Volta de Besta.
Morfologia:                    terrazzo.                                     Morfologia:                    fondovalle.
Anni di scavo:                 1990.                                         Anni di scavo:                 1958; 1983.
Corsi d’acqua:                 Rio Malgolo e Rio Sanzeno.                    Corsi d’acqua:                 lago di Ledro.
Orientamento edificio:         N/W-S/E                                       Orientamento edificio:         non determinabile.
Adattamenti:                   seminterrata.                                 Adattamenti:                   nessuno.
N. Vani:                       1.                                            N. Vani:                       1.
Focolare                       sì.                                           Focolare:                      no.
Dimensioni::                   78,75 mq.                                     Dimensioni:                    20 mq.
Tecnica edilizia:              pietre legate con malta.                      Tecnica edilizia:              Blockbau.
Materiale:                     pietre non lavorate.                          Materiale:                     legno.
Spessore muri:                 da 60 cm a 1 m.                               Spessore muri:                 30 cm (diametro travi).
Soglia:                        no.                                           Soglia:                        no.
Pavimenti:                     battuto.                                      Pavimenti:                     acciottolato; battuto.
Impianto di riscaldamento:     no.                                           Impianto di riscaldamento:     no.
Tegole:                        no.                                           Tegole:                        no.
Rivestimento pareti interne:   calce di malta.                               Rivestimento pareti interne:   no.
Rivestimento pareti esterne:   no.                                           Rivestimento pareti esterne:   no.
Elementi sostegno tetto:       no.                                           Elementi sostegno tetto:       no.
Destinazione vani:             abitazione.                                   Destinazione vani:             abitazione.
Cronologia:                    IV - V sec.d.C. ?                             Cronologia:                    VI-VII d.C.

Descrizione:                                                                 Descrizione:
edificio di forma quadrangolare, parzialmente distrutto. La struttu-         edificio di forma rettangolare, realizzato con l’esclusivo impiego di
ra presenta dei muri realizzati in pietra legata con poca malta. Il pa-      travi.
vimento era sicuramente in battuto, anche se in un momento succes-
sivo, cronologicamente ancora non inquadrabile, è stato dotato di un         Bibliografia:
assito in legno, di cui sono state trovate le tracce carbonizzate. La        DAL RI-PIVA 1987; CAVADA 1987, p.91.
fossa centrale è stata dubitativamente interpretata come focolare; in
ogni caso quest’ultimo era in fase col solo battuto. Il pilastrino in pie-
tra legata con malta, che si trova collocato a metà di uno dei muri,
non aveva funzioni portanti. Il fatto che questo solo sia stato rivesti-
to con intonaco dipinto suggerisce l’ipotesi che si tratti del basamen-
to di un larario. Poiché i materiali sono tuttora in corso di studio non
è possibile trarre delle considerazioni definitive in merito alla fun-
zione dell’edificio.

Bibliografia:
inedito.

SANZENO D (Fig.18 n.4).

Sito:                          Sanzeno.
Morfologia:                    terrazzo.
Anno di scavo:                 1993.
Corsi d’acqua:                 Rio Malgolo e Rio Sanzeno.
Orientamento edificio:         N/W-S/E.
Adattamenti:                   seminterrata.
N.vani:                        4.
Focolare:                      no.
Dimensioni:                    almeno 35,54 mq.
Tecnica edilizia:              pietre legate con malta.
Materiale:                     pietre non lavorate.
Spessore muri:                 20-50 cm.
Soglia:                        no.
Pavimenti:                     assito in legno; battuto.
Impianto di riscaldamento:     no.
Tegole:                        no.
Rivestimento pareti interne:   no.
Rivestimento pareti esterne:   no.
Elementi sostegno tetto:       no.
Destinazione vani:             abitazione e bottega artigiana.
Cronologia:                    ultimo quarto I a.C.-IV d.C.

Descrizione:
edificio solo parzialmente scavato e distrutto da un incendio; uno dei
vani era dotato di un assito pavimentale ligneo, di cui si sono conser-
vate le assi carbonizzate in posto. Sono state inoltre rinvenute consi-
stenti tracce del soffitto costituito da un incannucciato legato con
malta; quest’ultima è stata anche impiegata per lisciare e regolariz-
zare in parte la superficie dei muri. In una fase successiva l’edificio è
stato ampliato con l’aggiunta di altri due vani e dotato di un portico.

Bibliografia:
inedito.
Cristina Bassi - Enrico Cavada                                              133

BIBLIOGRAFIA

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