ARCADI VOLODOS pianoforte - SALA VERDI - Fondazione La Società dei Concerti
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MER PROGRAMMA SERIE SMERALDO 22 FEB F. MOMPOU (Barcellona 1893 – Barcellona 1987) Scènes d’enfants 1. Cris dans la rue 2. Jeux sur la plage 3. Jeu II 4. Jeu III 5. Jeunes filles au jardin 10’ F. MOMPOU Música callada 1. Primer cuaderno - I. Angelico 2. Primer cuaderno - II. Lent 3. Cuarto cuaderno - XXVII. Lento molto 4. Cuarto cuaderno - XXIV. Moderato 5. Cuarto cuaderno - XXV. (untitled) 6. Segundo cuaderno - XI. Allegretto 7. Segundo cuaderno - XV. Lento-plaintif 8. Cuarto cuaderno - XXII. Molto lento e tranquilo 9. Segundo cuaderno - XVI. Calme 10. Primer cuaderno - VI. Lento 11. Tercer cuaderno - XXI. Lento 12. Cuarto cuaderno - XXVIII. Lento 25’ Intervallo 3
MER PROGRAMMA SERIE SMERALDO 22 FEB A. SCRIABIN (Mosca 1872 – Mosca 1915) Studio n. 2 in fa diesis min. op. 8 Studio n. 11 in si bem. min. op. 8 Preludio n. 14 in mi bem. min. op. 11 Preludio n. 1 in si magg. op. 16 Preludio n. 4 in mi bem. min. op. 16 Preludio n. 3 in si magg. op. 22 Preludio n. 1 in si bem. min. op. 37 Poème n. 1: Masque op. 63 Poème n. 2: Étrangeté op. 63 Poème n. 2 op. 71 Danse n. 2: Flammes Sombres op. 73 Sonata n. 10 op. 70 Vers la flamme op. 72 40’ 4
ARCADI VOLODOS pianoforte Volodos possiede immaginazione, sentimento e una tecnica fenomenale che gli permettono di realizzare a pieno le sue idee espressive al pianoforte. Il virtuosismo sconfinato, il senso del ritmo unico e l’uso poetico dei colori rendono Volodos narratore di storie intense dal linguaggio senza limiti! Nato a San Pietroburgo nel 1972, Arcadi Volodos ha cominciato i suoi studi musicali con lezioni di canto e di direzione orchestrale. A partire dal 1987 ha intrapreso lo studio serio e strutturato del pianoforte al Conservatorio di San Pietroburgo, perfezionandosi in seguito con Galina Egiazarova al Conservatorio di Mosca e successivamente a Parigi e Madrid. Sin dal debutto a New York nel 1996, Volodos ha lavorato con le maggiori orchestre tra cui Berliner Philharmoniker, Israel Philharmonic, Philharmonia Orchestra di Londra, New York Philharmonic, Munich Philharmonic, Royal Concertgebouw, Staatskapelle Dresden, Orchestre de Paris, Leipzig Gewandhausorchester, Zurich Tonhalle Orchestra, Boston e Chicago Symphony. Numerose le collaborazioni con i più importanti direttori tra cui Myung-Whun Chung, Lorin Maazel, Valery Gergiev, James Levine, Zubin Mehta, Seiji Ozawa, Jukka-Pekka Saraste, Paavo Järvi, Christoph Eschenbach, Semyon Bychkov e Riccardo Chailly. I recital per pianoforte sono sempre stati al centro della vita artistica di Volodos. Il suo repertorio include i grandi classici della tradizione pianistica tra cui Schubert, Schumann, Brahms, Beethoven, Liszt, Rachmaninov, Scriabin, Prokofiev e Ravel, assieme a opere meno note di Mompou, Lecuona e de Falla. Volodos si esibisce regolarmente nelle più prestigiose sale da concerto europee. Nel 2023 suonerà alla Philharmonie di Parigi, al Concertgebouw di Amsterdam, alla Konzerthaus di Vienna, alla Sala Flagey di Bruxelles, all’Auditorio Nacional di Madrid, alla Gulbenkian Foundation di Lisbona, al Konzerthuset di Stoccolma, al Conservatorio Verdi di Milano, al Teatro Petruzzelli di Bari assieme alla partecipazione ai Festival de La Roque d’Antheron, Klavier Festival Ruhr e al Festival di Salisburgo. Nel 1999 il disco del suo debutto alla Carnegie Hall di New York (Sony Classical) è stato premiato con il Gramophone Award. Da quel momento Arcadi Volodos ha inciso numerosi altri album tutti accolti calorosamente dalla critica internazionale. Tra questi spiccano Volodos – Schubert, solo piano works, un’interpretazione rivelatoria del compositore austriaco, Rachmaninov Concerto n. 3 con i Berliner Philharmoniker e James Levine e Tchaikovsky Concerto n. 1 con Seiji Ozawa e Volodos Plays Listz vincitore di numerosi premi discografici. Nel 2010 viene pubblicato il CD/DVD Volodos in Vienna e nel 2013 arriva un altro grande successo con l’album Volodos Plays Mompou, dedicato alla musica del compositore spagnolo Frederic Mompou, vincitore del Gramophone Award e dell’Echo Preis. Tra le più recenti registrazioni discografiche per SONY, Volodos Plays Brahms è considerato un punto di riferimento nel panorama musicale e premiato con tre tra i maggiori premi discografici: Edison Classical Award, Diapason d’Or e Gramophone Award. Il suo ultimo Cd è Volodos Plays Schubert, dedicato alla Sonata in la maggiore D959 ed ai Minuetti D334, D335 e D600. Il disco ha ricevuto l’Edison Classical Award 2020. 6
© Marco Borggreve
NOTE AL PROGRAMMA Mompou e la “musica taciuta” Federico Mompou nasce a Barcellona il 16 aprile 1893, in una Catalogna in rapida trasformazione, in cui artisticamente si affermano figure come Picasso, Miró e Gaudì. Studia pianoforte a Barcellona presso il Conservatorio Liceu con il professor Pedro Serra e, l’anno successivo, folgorato dalla musica di Gabriel Fauré, decide di diventare compositore. Nel 1911 arriva a Parigi con una lettera di raccomandazione di Granados per entrare al Conservatorio, ma la sua timidezza lo fa fuggire prima del suo turno. Entra quindi in Conservatorio come uditore e frequenta le lezioni di Louis Diémer (pianoforte) e di Émile Pessard (composizione), che giudica troppo formali. Si presenta quindi a Isidor Philipp, che lo raccomanda a Ferdinand Motte-Lacroix, con il quale si instaura una reciproca amicizia. Nel 1913 il servizio militare lo costringe a tornare a Barcellona, dove rimane fino al 1920. È in questo periodo che compone le sue prime opere per pianoforte: Impresiones íntimas, Cants Màgics, Scènes d’Enfants, Pessebres, Suburbis, Fêtes lointaines, Charmes, Trois variations e L’Hora grisa, oltre alla prima Canción y Danza. In questi anni prende forma la sua estetica: Mompou si oppone al “cerebralismo” e cerca chiarezza, naturalezza, sincerità e una semplicità che potrebbe ricordare il primitivismo di un pittore come Puvis de Chavannes. Nel 1923 si trasferì a Parigi, dove rimane fino al 1941, vivendo in modo assai poco mondano. Fu tuttavia in contatto con personalità delle arti e delle lettere come Paul Valéry, di cui utilizzò i testi in alcune composizioni, Heitor Villa- Lobos, Francis Poulenc e Darius Milhaud. Nel 1941 torna definitivamente a Barcellona, dove la sua creatività viene risvegliata dall’incontro con la pianista catalana Carmen Bravo, che sposa nel 1957. Nel 1978, un’emorragia cerebrale lo costringe a smettere di comporre. Nel 1980 gli viene conferita la Medaglia d’Oro al Merito delle Belle Arti. Muore il 30 giugno 1987 all’età di 94 anni. Le Scènes d’enfants (1918) sono emblematiche della poetica di Mompou: lontano da ogni accademismo, il compositore coglie l’immediatezza dell’infanzia a partire dal vociare dei bambini (Cris dans la rue), chiedendo addirittura all’interprete di cantare “un peu grossièrement” (un po’ grossolanamente) quando emerge un canto popolare di strada. Più che al mondo delle Kinderszenen di Schumann, in cui l’infanzia è fortemente filtrata dal punto di vista struggente dell’adulto, siamo vicini a quello di Déodat de Sévérac (si pensi al ciclo En vacances): ma se in Sévérac un certo amore per l’ingenuità genera una diffusa luminosità, dietro l’apparente semplicità di Mompou si cela un metafisico dolore, un senso di solitudine estrema che già il bambino – ben prima di diventare adulto – sperimenta. Non è un caso che, fra grida, cantilene, guizzi improvvisi (Giochi sulla spiaggia, quasi un’anticipazione di quelli britteniani in Death in Venice), Mompou faccia irrompere motivi dalla vena pensosa, indicati “triste” et “très triste”. Rispetto a Schumann, che sembra immedesimarsi nel punto di vista dell’infanzia, vi è in Mompou, in fondo, una distanza irrimediabile da quel mondo pur tanto vividamente evocato: simbolica l’indicazione “gai lointain” (felice, lontano), che mostra una 8
SALA VERDI 2022-2023 sorta di poetica della lontananza, sia in termini spaziali che temporali. Alcune sonorità e indicazioni evidenziano la coscienza della rivoluzione attuata da Debussy e Ravel nel liberare il timbro da ogni accademismo: Mompou va persino oltre, in termini di visionarietà e senso sinestetico, per esempio quando – in Jeunes filles au jardin – chiede: «Chantez avec la fraicheur de l’herbe humide» (“Cantate con la freschezza dell’erba umida”). Agli anni fra il 1959 e il 1967 risalgono i quaderni di Musica Callada (talvolta tradotto con musica “silenziosa”, ma più propriamente “taciuta” o addirittura “zittita”). Mompou trasse ispirazione dal mistico spagnolo San Juan de la Cruz (San Giovanni della Croce), che nel suo Cantico Spirituale parla di “soledad sonora” (solitudine sonora) oltre che di “Musica callada”, per dare un nome all’ineffabile divino (l’Amato). Rispetto alle Scènes d’enfants, il compositore rende ancora più essenziale il discorso musicale, quasi a incarnare quell’ossessione per l’interiorità che è uno fil rouge cruciale dell’arte spagnola (pensiamo a Calderón de la Barca o a Miguel de Unamuno, ma ancor più a certi dipinti di Velázquez o Zurbarán). Se nella Sehnsucht dei romantici l’espressione di un mondo che è “al di là” delle note non impediva la pienezza sonora e persino l’ipertrofia, Mompou scrive invece il minor numero di note possibili proprio per sottolineare che il suono è quel che resta del silenzio: e che solo il silenzio lascia percepire un mondo sonoro che si può intuire ma non esprimere concretamente. Skrjabin, rivoluzionario o decadente? Skrjabin fu un rivoluzionario o un decadente? I sovietici cercarono di promuovere l’immagine del compositore come profeta della Rivoluzione, ma questa mal si conciliava con il ritratto di uno Skrjabin decadente, esoterico, teosofico, e persino un po’ esaurito e folle. «Miniaturista messianico» lo definì Martin Cooper, «taumaturgo malato e nevrastenico» secondo Leonid Sabaneev. I più ferventi stalinisti lo considerarono un formalista degenerato, e perfino Šostakovič parlò di lui come di un «fenomeno malsano e negativo», pur lodando la sua fede nel potere di trasformazione dell’arte e nella sua capacità di arricchire l’anima dell’uomo. Cosa dava fastidio di Skrjabin, la sua musica o la sua personalità? Probabilmente soprattutto la seconda. Fra gli elementi disturbanti per il regime, vi era certamente il cicaleccio sulla sua bisessualità. Robert Craft, sul New York Times, scrisse che «Skrjabin si rivela emozionalmente ermafrodita» e Henry-Louis de la Grange arriva addirittura a parlare di un «complesso di impotenza invertita». Perché i sovietici cercarono comunque di non cancellare totalmente la figura di Skrjabin e di trasformarlo in “simbolo del progresso”? Innanzitutto perché la sua figura di musicista era ritenuta di prima grandezza. Mjaskovskij lo collocava sullo stesso piano qualitativo di Musorgskij e Čajkovskij; Svjatoslav Richter considerava l’ascolto della Decima Sonata interpretata da Heinrich Neuhaus come la più importante esperienza musicale della sua vita; Prokof’ev lo definì «un grande fiume». Il regime si ingegnò dunque su come far percepire Skrjabin come un “artista del popolo”. La Sovetskaya Kultura, organo ufficiale 9
SALA VERDI GEN-GIU 2022 del Ministero della Cultura, intitolò così un articolo monografico su di lui: «Sono venuto a dire al popolo che esso è potente e forte». Niente effeminatezza e decadenza, nessun’ombra, dunque, ma forza, orgoglio, patriottismo, trionfo della luce sull’oscurità. Se è vero che vi è nella musica e nel pensiero di Skrjabin una dimensione utopica, l’immagine data dai sovietici era decisamente parziale. Forse nessun altro compositore è sensuale e perfino erotico come Skrjabin (che nelle sue partiture inserisce spesso espressioni attinenti alla sfera dell’eros esplicito, come “con voglia”): eppure il realismo socialista non parlò mai di questa dimensione, su cui gravava un anatema. E così, rimase solo l’aspetto sano e progressista. Quando iniziò una sorta di rivalutazione veritiera della musica e della figura di Skrjabin? Certamente quando le monolitiche ideologie novecentesche iniziarono a sgretolarsi, aprendo la via a una lettura più sfaccettata di questa affascinante e complessa personalità. Dagli anni sessanta e settanta, i giovani iniziarono a non percepire il conflitto fra misticismo, sensualità e rivoluzione. La generazione post-sessantottina, con i suoi paradisi artificiali, iniziò a rileggere Skrjabin come colui che aveva aperto le porte di un’estasi trasversale a ogni etichetta. Marina Skrjabina, figlia del compositore, disse che la musica del padre incarnava «un tentativo di sfuggire alla mediocrità della vita quotidiana, una tormentata ricerca di vita spirituale assente dal mondo di oggi»; e, pur parlando di un’arte che vuole trasformare e sublimare, riprendeva le considerazioni sull’erotismo fatte da Schloezer affermando che «nella visione della fine dell’universo, Skrjabin immaginava una specie di grandioso atto sessuale». Oggi possiamo finalmente considerare Skrjabin senza smembrare la parte corporea da quella spirituale. «IO SONO IL MAGO DI UNA POTENTE ARMONIA CELESTE» scriveva il compositore a caratteri cubitali, «che profonde sogni amorevoli all’umanità». Con la «POTENZA DELL’AMORE» Skrjabin voleva creare quella “primavera della vita” a cui forse ogni essere umano aspira. Luca Ciammarughi Pianista, scrittore, conduttore radiofonico 10
I bis del concerto del 1 febbraio: I bis del concerto del 15 febbraio: Concerto pomeridiano: Chiara Sannicandro Seong-Jin Cho ha eseguito G.F.Händel, (violino), Giuseppe Russo Rossi (viola), Minuetto in sol min. HWV 434 Ludovica Rana (violoncello), Massimo Spada (arrangiamento di W.Kempff) (pianoforte) hanno eseguito J.Brahms, dal Quartetto n.1 in sol min. op.25: Rondò alla Zingarese Concerto serale: Davide Cabassi ha eseguito E. Delucchi, Lullaby for Chiara; R.Schumann, da Carnaval op.9, Chiarina, Chopin 13
I PROSSIMI CONCERTI 0RE 20:30 0RE 17:00 - SERIE ZAFFIRO POMERIDIANA AUDITORIUM LATTUADA SALA VERDI DEL CONSERVATORIO SUDWESTDEUTSCHE LUN ANTONIO ALESSANDRI pianoforte MER PHILHARMONIE 27 01 GABRIEL VENZAGO direttore FEB MAR ANTONIO CHEN GUANG pianoforte La meglio gioventù “Concerto Imperatore” F.Chopin, T.Adès, S.Rachmaninov L. van Beethoven 0RE 20:45 - SERIE RUBINO 0RE 20:30 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO AUDITORIUM LATTUADA SUDWESTDEUTSCHE MER PHILHARMONIE LUN CINZIA MILANI chitarra 01 GABRIEL VENZAGO direttore 06 MAR ANTONIO CHEN GUANG pianoforte MAR “Concerto Imperatore” Maestri! M. Del Soldà, J.Haydn, L. van Beethoven J.W. Duarte, A.Ramirez, A.Logoya, C.Milani….e altri… 0RE 20:30 0RE 20:45 - SERIE SMERALDO AUDITORIUM LATTUADA SALA VERDI DEL CONSERVATORIO LUN MATIAS ANTONIO GLAVINIC pianoforte MER PAUL LEWIS pianoforte 13 MASSIMO URBAN pianoforte 15 MAR MAR Serie Winners : Pianotalents “Dedicato a Schubert – parte 1°” F.Chopin, F.Liszt, C.Debussy, A.Ginastera F.Schubert Iscriviti alla nostra newsletter! Sulla home page di www.soconcerti.it Sarete aggiornati su tutte le attività della Fondazione: concerti, eventi straordinari, progetto educativo “Note... di scuola”, artisti in residenza, e altro ancora.
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