"Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo" - Anno Pastorale 2019/2020 - Parrocchia Galatro

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"Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo" - Anno Pastorale 2019/2020 - Parrocchia Galatro
Parrocchia San Nicola Maria SS della Montagna
             Galatro, Città Mariana

“Cerchiamo di crescere in ogni cosa
 verso di lui, che è il capo, Cristo”

    Anno Pastorale 2019/2020

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“Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo” (Ef
4,15) è questo lo scopo del cammino che si proporrà per l’anno pastorale
2019/2020. Come verrà specificato in seguito, la vita parrocchiale non può
essere a compartimenti stagni o per meglio dire la somma di tante occasioni
ma un cammino per incontrare Cristo nostro Signore e dall’esperienza di
questo incontro dovrà scaturire un maggiore coinvolgimento con la vita e una
chiara testimonianza delle ragioni che la animano.

       Si cercherà, a partire da quest’anno, di armonizzare tra loro catechesi,
liturgia e vita, e di favorire il coinvolgimento della comunità, in tutte le sue
componenti, nell’agire pastorale. Si tratterà cioè di vivere attraverso i riti, le
preghiere e altre proposte, l’incontro e il rapporto con Dio.

      Il cammino di quest’anno nasce dalla consapevolezza che questo è il
tempo delle grandi sfide, esse vanno accolte soprattutto per essere partecipi
dei cambiamenti che riguardano la vita di tutti.

       Questo semplice strumento, che propongo alla vostra attenzione, parte
dall’analisi generale della vita parrocchiale, quella che è sotto gli occhi di tutti.
Con uno stile a spirale passa poi a proporre la comunità come modello di vita;
specifica cosa si intende per comunità e, infine, comunica alcune proposte
per il nuovo anno pastorale. Il testo si conclude con alcuni aspetti pratici che
interesseranno la vita parrocchiale per l’anno pastorale 2019/2020.

    Con la speranza di aver fatto cosa gradita auguro a me e a voi un buon
cammino.

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1. La parrocchia tra passato e presente

       Il modello attuale di parrocchia aveva conosciuto il suo momento di
massimo splendore in un quadro di stabilità della vita delle persone. Quando
in paese c’era ciò che bastava alla quasi totalità delle necessità di vita delle
persone. Le famiglie restavano sullo stesso territorio per generazioni, o si
spostavano poco; i fenomeni migratori erano limitati. In quel contesto il
legame della parrocchia in rapporto al territorio era concepito in modo assai
materiale (una chiesa, un campanile, un sacerdote), tutto, nella parrocchia,
dipendeva dal parroco e da qualche collaboratore: vita sacramentale,
catechesi, organizzazione complessiva della comunità. Il parroco era una
figura istituzionalmente rilevante e, soprattutto, un riferimento e una
presenza importante nella vita delle persone e dell’intero paese. In quel
contesto la parrocchia doveva custodire la fede e la vita cristiana dei suoi
membri perciò era incentrata principalmente sulla vita sacramentale, da una
parte, con l’offerta di servizi, e sull’impegno morale dall’altra. Una convinzione
diffusa era quella di considerarsi tutti cristiani, cioè che si ‘nascesse’ cristiani
e, in un certo senso, lo si restasse per tutta la vita.

       Nel tempo la situazione del territorio è mutata e di conseguenza anche
il rapporto della Chiesa al territorio è cambiato e, considerate le grandi e veloci
trasformazioni, proprie di questo tempo, è in continua evoluzione. Oggi è sotto
gli occhi di tutti che la fede cristiana non è più l’unico elemento che unifica la
società civile. La fede, oggi, rappresenta una delle possibili opzioni che la
persona si trova ad avere davanti e forse nemmeno la più facile. Le persone
sono più sensibili al valore della libertà religiosa piuttosto che a quello
dell’appartenenza alla Chiesa. Di conseguenza si sono indeboliti i legami e le
relazioni che nascevano a partire dall’esperienza di fede perciò l’adesione e
l’appartenenza alla vita di comunità risultano deboli; le scelte di fede sono per
lo più relegate nel campo del privato e del singolo soggetto. L’esperienza di
fede degli adulti raramente riesce a raggiungere i più giovani. Le famiglie
risentono molto di modelli lontani dalla fede; si sperimentano nuove forme di
convivenza, diverse dal matrimonio come sacramento; non sempre si chiede
il battesimo per i figli e anche quando avviene il più delle volte rimane un
episodio isolato in attesa, poi, di altri momenti come può essere la Prima
Comunione e molto meno la Cresima. In passato, come già detto sopra, poteva
essere scontata, nelle persone, la ricezione dei sacramenti dell’iniziazione
cristiana e la celebrazione del matrimonio come sacramento, oggi non è così.

     Questa è in generale la situazione, tuttavia non serve rimpiangere il
passato con i suoi momenti di splendore e nemmeno pensare di riproporlo
perché, considerato il fatto, come già detto, che è cambiato proprio tutto
sarebbe anacronistico.

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2. Costruttori di comunità

2.1 Avviare processi

       L'origine della parrocchia, come istituzione, risale al IV-V secolo. La
parrocchia è nata per realizzare la missione della Chiesa in rapporto alla vita
quotidiana delle persone nelle campagne prima e nei centri urbani
successivamente. La parrocchia perciò è sempre in relazione al problema
dell’evangelizzazione ed è per questo che, come istituzione, nonostante tutti i
cambiamenti, ancora resiste. È ragionevole allora vedere come essa, oggi, può
rispondere alla sua vocazione.

      La Chiesa nasce e sempre rinasce grazie all’annuncio del Vangelo, che
continuamente ripropone la buona notizia del perdono e della salvezza di Dio
in Cristo, chiama alla conversione e genera la comunità. La parrocchia è parte
della Chiesa e la incarna nel territorio, perciò è il caso di assumersi qualche
responsabilità nel presente. È giunto il momento di avviare processi per
formare uno stile di vita improntato sulla Parola di Dio e sul Magistero attuale
della Chiesa che favorisca l’incontro con Cristo e sappia, in questo nostro
tempo, trovare nella fede le ragioni della vita.

2.2 Parrocchia/Comunità

       La parrocchia, come già detto, è l’espressione più immediata della
Chiesa come ‘popolo’. Essa è formata da persone diverse per età, sesso,
condizione sociale e intellettuale. Oggi, nella parrocchia, vanno riconosciuti
vari livelli di ‘appartenenza’: c’è chi vi si ritrova appieno, chi la frequenta
occasionalmente, chi vi cerca rifugio in alcuni momenti della vita, chi per vari
motivi ne è indifferente. Questo vuol dire che la parrocchia, per uscire dallo
status quo, deve prendere la forma di una Chiesa ‘aperta a tutti’ (battezzati,
fedeli, indifferenti, persone di altre religioni e culture...) con grande flessibilità
ed elasticità ed essere capillarmente presente nel territorio, prossima alla vita
delle persone: una comunità.

       C’è da dire che dal punto di vista sociologico e giuridico, la parrocchia,
è già comunità ma ciò non è sufficiente se questa non trova riscontro nella
vita e nelle relazioni tra i suoi membri ecco perché è importante, come scritto
prima, imparare a vivere uno stile evangelico, favorendo ove è necessario
scelte condivise, per assumere il volto riconoscibile di una comunità, aperta,
carismatica.

      Cosa si intende per comunità? Certamente la comunità non è
alternativa e nemmeno contrapposta alla parrocchia. La comunità non è

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nemmeno un circolo chiuso, escludente, un circolo ristretto di eletti, oppure
un gruppo di prescelti, magari in piena sintonia con il parroco.

       Parlare di comunità porta, piuttosto, a rafforzare la consapevolezza che
la chiamata cristiana va vissuta assieme ad altri, sostenendosi e rafforzandosi
reciprocamente in una circolarità di relazioni vitali e di testimonianze
evangeliche feconde, dove non c’è separazione tra ambito religioso e ambito
terreno ma si vive la gratuità di un impegno libero e appassionato.

       Una comunità non esiste per sé stessa, per salvaguardare la propria
esistenza e le strutture, ma solo in vista di un’esperienza di fede dentro un
territorio da abitare con passione. Se c’è comunità la parrocchia vive della
corresponsabilità di tutti, uomini e donne, laici e parroco perché tutti sono
chiamati e tutti possono dare il proprio contributo nella feriale e decisiva
testimonianza cristiana a tutti i livelli. È, in fondo, la natura carismatica della
Chiesa (cf. Lumen Gentium 10-12 (LG)), dove Dio stesso dona alla comunità
la varietà dei servizi e ministeri (cf. Ef 4, 11-13).

2.3 Doni e carismi per l’edificazione di tutti

       “Lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio
per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma
«distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui» (1 Cor 12, 11),
dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende
adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla
maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: «A ciascuno la
manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio» (1Cor
12, 7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più
largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità della Chiesa
e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione” (LG n.
12). [Compito dei pastori è quello di] “riconoscere i ministeri e i carismi propri
[dei fedeli], in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro
misura, al bene comune”. (LG n.30)

       Il discernimento dei carismi non è semplice né per chi li riceve né per
chi ha il compito di riconoscerli come autentici. È necessario perciò mettersi
all’ascolto, tutti, innanzitutto, della Parola di Dio unitamente all’ascolto del
territorio e delle persone che in esso vivono. Discernere e deliberare diventa
così un atto ecclesiale, ispirato dalla Parola di Dio, frutto dell’esame dei segni
dei tempi e porta al confronto fraterno necessario per arrivare a vivere e
operare scelte condivise per l’edificazione della chiesa a beneficio di tutti i
credenti. Si tratta di assumere quel profilo sinodale, tanto raccomandato da
Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (EG).

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È da superare la vecchia concezione: chiesa-campanile-parroco, per
arrivare ad avere coinvolto tutto il popolo di Dio che ne fa parte. Oggi siamo
invitati a camminare insieme perché tutti si possa sperimentare con quale
grande amore il Padre ami tutti in Cristo. Inoltre, mentre ci si sente compagni
degli uomini del nostro tempo, la parrocchia, unitamente a tutta la Chiesa di
cui ne è parte, si scopre proprio un popolo che cammina nella storia e che è
costituito da tutti i battezzati. «Essere discepolo significa avere la disposizione
permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene
spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una
strada» (EG 128).

      Un nuovo volto di parrocchia non si inventa ma si costruisce
gradualmente, con pazienza e perseveranza. Accettare le sfide e affrontarle è
osare di cambiare quanto può portare, come esito, ai risultati attuali.

       La vita della parrocchia non si può identificare ed esaurire nella somma
di tante belle o tristi occasioni come possono essere: le novene e i tridui; le
feste; la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana; la celebrazione
del matrimonio; la celebrazione delle esequie e conseguenti settimo, trigesimo
e anniversario, da celebrarsi, rigorosamente, nel luogo in cui maggiormente ci
si riconosce. Se la vita parrocchiale è la somma delle belle o tristi occasioni la
parrocchia è considerata alla stregua di un’agenzia di servizi dovuti. Le
occasioni nascono da un bisogno e si esauriscono con la sua soddisfazione di
conseguenza il resto delle proposte parrocchiali sono spesso considerate una
perdita di tempo e perciò vengono scartate creando così quel circolo vizioso
per il quale non si frequenta perché non si conosce e non si conosce perché
non si frequenta. È bene precisare che non si tratta di eliminare quanto
piuttosto di farlo diventare espressione della vita di una comunità che gioisce
con chi è nella gioia ed è solidale con chi è nella sofferenza e che sa celebrare
l’incontro con Cristo e la maturità acquisita.

       “Vi esorto… a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete
ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda
con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo
della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale
siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola
fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti,
agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti…

        È [Gesù Cristo] che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti,
altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a
compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti
all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo
perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo
affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da

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qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro
astuzia che tende a trarre nell'errore. Al contrario, vivendo secondo la verità
nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo,
Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la
collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve
forza per crescere in modo da edificare sé stesso nella carità.

      Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i
pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita
di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.
Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo
ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.

       Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete
dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la
quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si
corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della
vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella
santità vera. Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio
prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri… Siate invece benevoli gli uni
verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a
voi in Cristo” (Ef 4,1-32).

3 Piccoli passi e questioni pratiche

3.1 Conoscere per cambiare

       Galatro è uno dei 33 comuni della Piana di Gioia Tauro e una delle 64
parrocchie della Diocesi di Oppido Mamertina Palmi. Per la conformazione
geografica della Piana, molti dei comuni che la compongono sono distanti tra
loro e la comunicazione tra comuni e/o parrocchie il più delle volte è difficile.
Non sempre si conosce bene ciò che sta intorno. Sarebbe utile conoscere
alcune realtà, andando oltre quanto si apprende dai giornali, per un sano
confronto e per sorprendere la bellezza del volto di Cristo che alcune
parrocchie riverberano nonostante e a volte attraverso i limiti creaturali. Un
volto formato dalla risposta che esse sanno dare alle domande e ai bisogni del
territorio. Vale la pena conoscere alcune situazioni parrocchiali ma anche
qualche esperienza valida presente nella provincia di Reggio Calabria. Nello
specifico, per questo anno, penso alla parrocchia di santa Marina Vergine in
Polistena, alla Parrocchia di Sant’Antonio in Bosco di Rosarno al Banco
Alimentare in Reggio Calabria. Farà bene vedere come loro rispondono ai
bisogni reali e concreti del territorio.

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La proposta formativa aperta a tutti gli adulti, quest’anno non sarà
offerta solo nei tempi forti, Avvento e Quaresima, bensì durante tutto l’anno
pastorale, avrà una successione mensile e non settimanale come l’anno
scorso. Nella proposta di quest’anno pastorale saranno incluse le uscite per
la visita alle realtà sopra indicate, perché la loro conoscenza sarà parte
integrante del cammino che verrà proposto.

3.2 Famiglie

       La comunicazione tra istituzioni e famiglie non è mai stata problematica
come nel nostro tempo. Rimanendo nell’ambito ecclesiale è sotto gli occhi di
tutti che quasi sempre quanto, in parrocchia, viene comunicato ai bambini
non sempre trova continuità nella famiglia. Per tantissimi anni si è prestata
la totale attenzione ai piccoli convinti di formare bene le nuove generazioni.
Se si confrontano l’impegno profuso e le energie utilizzate, in tutti i sensi, con
i risultati ottenuti non si può non ammettere una enorme sproporzione e una
grave sconfitta. È giunto il momento di prestare maggiore attenzione alle
famiglie senza abbandonare i bambini e i ragazzi. In particolare, incominciare
da quelle che si sono formate negli ultimi dieci anni. Con queste si avvierà un
percorso che terrà conto delle loro esigenze e dei loro tempi e che servirà per
ravvivare la bellezza del sacramento che hanno celebrato.

       Anche quest’anno la domenica della Santa Famiglia, il 29 dicembre p.v.,
ringrazieremo il Signore con tutte le famiglie che nel 2019 hanno festeggiato
il loro 25° e 50° anniversario di matrimonio. L’evento sarà preceduto da un
momento comune per preparare al meglio la celebrazione della festa.

3.3 Catechismo e dintorni

       Come comunicato l’anno scorso, nel 2020 non ci sarà né la Prima
Comunione né la Cresima ma soltanto la Prima Confessione per i bambini
della IV elementare. Per quanto riguarda il cammino con i bambini/ragazzi,
se da una parte può essere comoda la loro divisione per classi scolastiche,
dall’altra è riduttivo identificare la maturità cristiana, automaticamente, con
l’avanzamento scolastico tenuto conto che alcuni bambini e ragazzi non sono
assidui né al catechismo né nella frequenza alla messa domenicale.
Comunque, quest’anno si cercherà di vivere anche con i bambini e i ragazzi
un cammino di fede nel senso pieno. Il cammino per sua natura è continuo
perciò sarà anche necessario non stabilire il suo tempo alla stregua di quello
scolastico, vacanze incluse.

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Volendo offrire un ambiente confortevole e caldo, durante tutto
l’inverno, il salone parrocchiale della chiesa San Nicola sarà adeguato perché
sia ben riscaldato, per questo motivo il catechismo si terrà solo a San Nicola.

      A partire dal nuovo anno liturgico il battesimo dei bambini sarà
preceduto da almeno tre incontri con i genitori dei battezzandi. Tali incontri
nascono dal desiderio di entrare maggiormente in relazione con le famiglie e
vogliono contribuire a celebrare il Battesimo all’interno di un cammino
ecclesiale, come già ampiamente specificato.

3.4 Giovanissimi

      Anche quest’anno continuerà l’attenzione al gruppo giovanissimi.
L’esperienza, nata per iniziativa di alcuni di loro, è stata una ventata di
ossigeno speranzoso. Continuare è un piacere oltre che un dovere. Si spera
che a essi si aggiungeranno quanti quest’anno iniziano le medie superiori.
      Il gruppo è aperto, nel senso che abbraccia la vitalità propria dei
giovanissimi e quanto verrà proposto terrà conto di questa identità multiforme
e dinamica.

3.5 Feste

      Entro la fine del 2019, insieme al Consiglio Pastorale Parrocchiale, al
Consiglio Parrocchiale per gli affari economici, ai Comitati Feste e ad alcuni
rappresentanti dei portatori, verrà analizzato il percorso di ogni processione e
se sarà il caso verrà modificato senza naturalmente intaccare la sua durata
che, com’è chiaro, non può superare le due ore. Quanto sarà stabilito avrà la
durata di cinque anni.

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