ANIEM Rassegna Stampa del 30/01/2015
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ANIEM Rassegna Stampa del 30/01/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE ANIEM Il capitolo non contiene articoli ANIEM WEB Il capitolo non contiene articoli SCENARIO EDILIZIA 30/01/2015 Corriere della Sera - Bergamo 6 Ora la causa con le ditte non pagate E chi ha costruito l'ospedale chiude 30/01/2015 Corriere della Sera - Brescia 7 La corsa contro il tempo dei mille colori di Expo 30/01/2015 Il Messaggero - Roma 9 Trevi, pronta la facciata restaurata 30/01/2015 Il Messaggero - Pesaro 10 Appalti a rischio con i massimi ribassie' 30/01/2015 Il Giornale - Nazionale 11 «Situazione delicata, dobbiamo puntare sulle ristrutturazioni» 30/01/2015 Il Giornale - Nazionale 12 Made expo sfida la crisi Così si anticipa il futuro 30/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Macerata 13 Il settore edile si piega alla crisi«Così non andiamo avanti» 30/01/2015 Il Mattino - Avellino 14 Contrada Baccanico, riqualificazione e Villa Del Franco rimessa a nuovo 30/01/2015 Il Secolo XIX - Imperia 15 Asl, blitz nel cantiere "ostaggio" 30/01/2015 Il Secolo XIX - Nazionale 16 PASSANTE FERROVIARIO DOVE METTO I DETRITI? E I L AVORI RALLENTANO 30/01/2015 Il Secolo XIX - Savona 17 Nuovo municipio, scatta la linea dura 30/01/2015 ItaliaOggi 18 Toscana, 3 mln € per abbattere le barriere
30/01/2015 QN - La Nazione - Livorno 19 Operazione da 350mila euroMa non ci saranno cantiertiné per Pasqua né in estate 30/01/2015 MF - Sicilia 20 Sull'edilizia timidi segnali di ripresa 30/01/2015 L'Espresso 21 MILANO non sa chi è 29/01/2015 RCI Riscaldamento Climatizzazione 26 Fonti rinnovabili per l'edilizia residenziale SCENARIO ECONOMIA 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 31 Export e case, perché l'Italia rivede la ripresa 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 33 Orlandi: dico no alle lobby sul modello 730 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 35 Padiglione Italia, inchiesta sulla ristorazione a Peck 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 36 Mps, maxi speculazione In due giorni perde il 12% 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 38 Bce: banche più prudenti sulle cedole 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 39 Addio a Genova, Costa Crociere porterà la «regia» ad Amburgo 30/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 40 Cucinelli colloca in Borsa il 5,15% di Cucinelli 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 41 A gennaio in risalita la fiducia di imprese e consumatori* 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 43 Se l'aiuto ad Atene serve a Eurolandia* 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 45 La «pazienza» della Fed può durare per tutto il 2015 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 47 Grecia, i mercati tirano il fiato 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 49 Piano nazionale ricerca: 4,6 miliardi nel 2014-2020
30/01/2015 Il Sole 24 Ore 51 Expo, un patto per calmierare i prezzi 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 52 Non c'è Qe senza investimenti 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 54 Serra: investiamo sulle Popolari da marzo 2014 30/01/2015 La Repubblica - Nazionale 55 Da Brescia a Verona la 'ndrangheta puntava agli appalti del Nord 30/01/2015 La Repubblica - Nazionale 57 Shell taglia 15 miliardi di spese per resistere al crollo del petrolio 30/01/2015 La Stampa - Nazionale 58 Banche, stretta Bce su bonus e dividendi 30/01/2015 MF - Nazionale 59 Il modello delle banche popolari è la strada verso un sistema creditizio più democratico 30/01/2015 L'Espresso 60 Così rinasce l'Italia 30/01/2015 L'Espresso 66 Draghi-Merkel cronaca di un divorzio SCENARIO PMI 30/01/2015 Il Sole 24 Ore 69 «Garanzie più forti alle piccole imprese» 30/01/2015 Il Giornale - Milano 70 Lombardia patria di invenzioni e brevetti 30/01/2015 Avvenire - Nazionale 71 «L'altro Pil serve anche in azienda» 30/01/2015 ItaliaOggi 73 Perché le banche si fermano quest'oggi 30/01/2015 MF - Nazionale 74 Anche il fondo di Mps investe nel rilancio di Lanificio Botto
SCENARIO EDILIZIA 16 articoli
30/01/2015 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ora la causa con le ditte non pagate E chi ha costruito l'ospedale chiude Dopo la sentenza a favore di Dec (7,6 milioni), in giudizio una richiesta da 8,5 milioni Simone Bianco La ricerca delle responsabilità di errori e ritardi nella costruzione del Papa Giovanni XXIII è un lavoro ancora lungo. Qualche paletto però inizia ad essere posto, a partire dalla sentenza che ha condannato l'Azienda ospedaliera a pagare 7,6 milioni di euro all'appaltatore Dec per maggiori costi sostenuti (l'ospedale ha già annunciato ricorso in appello). Il prossimo appuntamento in tribunale sarà invece fondamentale per le aziende che avevano lavorato sul cantiere della Trucca e, negli ultimi due anni (2010-2012), non erano riuscite a farsi pagare da Dec. Un debito di 8,5 milioni di euro (anche se il totale si aggirerebbe sui 20) che le aziende chiedono venga pagato direttamente dall'ospedale. La tesi è che Dec non pagasse i subappaltatori perché a sua volta nell'ultima fase di cantiere non veniva pagata dalla committenza, dunque chiamata in causa direttamente. Il tetto, le tinteggiature, i controsoffitti, le porte e le altre strutture antincendio, questo hanno realizzato nel nuovo ospedale le aziende che hanno portato in tribunale il Papa Giovanni XXIII, riunite e rappresentate dall'associazione d'impresa Lia. «Si tratta di coloro che hanno di fatto permesso l'apertura dell'ospedale, lavorando per portare a termine l'opera - dice il presidente della Lia, Marco Amigoni -. Nell'ultima fase la Dec era assente dal cantiere, il rapporto tra committenza, cioè l'ospedale, e queste ditte era diretto. Ora chiediamo che l'ente pubblico paghi. È comunque ancora in corso un lavoro di mediazione per ottenere i pagamenti prima di arrivare a sentenza». Un'ipotesi difficile perché la posizione della direzione ospedaliera è sempre stata chiara: il Papa Giovanni non pagherà i subappaltatori, tocca a Dec (con la quale i fronti legali aperti sono almeno tre, per decine di milioni). Per qualche azienda è già troppo tardi. Mediamente le imprese coinvolte nella causa, venti in tutto, vantano crediti per 400-500 mila euro, con una punta di 2 milioni di euro. Si tratta di ditte medio-piccole, 10-20 dipendenti. E un paio di queste oggi si trovano a fronteggiare delle istanze di fallimento. «Il peso di quei crediti non riscossi ha inciso negativamente sulla vita di tante imprese», dice Amigoni. E dietro le prime venti, la Lia ne annuncia altrettante, con crediti di entità minore, che sarebbero pronte - soprattutto in caso di sentenza favorevole - ad aprire un altro contenzioso con l'Azienda ospedaliera. sbianco@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidio Ottobre 2012: due mesi prima dell'apertura dell'ospedale di Bergamo imprenditori e dipendenti delle ditte non pagate manifestano davanti all'ospedale di Bergamo ( ne lla foto in alto il presidio in via King) Per due delle venti ditte in causa è stata depositata una istanza di fallimento I crediti non riscossi pesano sulla vita di piccole imprese Foto: Ritocchi La causa delle ditte contro l'ospedale riguarda 8,5 milioni di euro di arretrati per la fase finale del cantiere SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 6
30/01/2015 Corriere della Sera - Brescia Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La corsa contro il tempo dei mille colori di Expo I lavori proseguono nel cantiere che non dorme mai Novantun giorni all'alba, e i primi a finire sono i bresciani Conto alla rovescia Si inaugura il primo maggio ma ancora molti lotti non hanno le fondamenta Massimiliano Del Barba Milano «Questo non è un cantiere. Questi sono 149 cantieri, che si muovono in contemporanea, si sovrappongono, spesso si intralciano a vicenda in una corsa contro il tempo». Casco giallo, pettorina arancione fosforescente sopra il piumino d'oca, scarponi antinfortunistica macchiati di cemento, il professor Emilio Pizzi del Politecnico di Milano sovrintende ai lavori nella zona di Lake Arena, all'estremo nord del Cardo, uno dei due assi che compongono il grosso pescione allungato, che pulsa e si dibatte notte e giorno, ininterrottamente all'ombra della città. Al docente, che ufficialmente risponde alla carica di Quality controller di Palazzo Italia, girano attorno architetti, tecnici, operai, trattoristi, ruspisti e chi più ne ha più ne metta: il termine work in progress non rende giustizia a questa babele in costruzione che guarda al calendario come al nemico da battere. Mille lingue, tante quante le forme e le idee che si rincorrono fra il legno, l'acciaio e la polvere, tanta polvere,che sbianca le scarpe e le ciglia degli occhi di chi si ferma a guardare. Avanzano le colonne di camion, pompano le sospensioni dei mezzi che fanno andata e ritorno lungo il chilometro e mezzo del Decumano. Ogni paese, qui in un luogo che è ancora un non luogo e che pure, fra la ferrovia, la fiera e il tratto urbano dell'autostrada che porta a Torino, dista solo una manciata di chilometri a nord dall'ordinata frenesia milanese, cerca la sua ispirazione. Il legno chiaro, intrecciato come gli alveari nelle arnie, degli iraniani. Le travi ad ali larghe degli statunitensi che compongono una struttura simile ai drive-in nelle periferie del piatto e agricolo Sud. Poi i container impilati del Principato di Monaco, perché «non c'è nulla che giri il mondo come queste scatole d'acciaio». I vortici d'alluminio che compongono lo scheletro del gran drago portato in nave dai cinesi. La struttura a maglie strette che pare un bunker proposta da Intesa Sanpaolo. La sfera di cristallo sospesa dell'Azerbaijan. E le palle di neve della Bielorussia. Tutti in un'infilata che colpisce l'occhio, dall'alta struttura del Padiglione Zero, a ovest, scendendo lungo lo stradone ingombro di uomini e mezzi fino all'incrocio da dove si scorge, dietro le reti arancioni di sicurezza, il vetro e il cemento del padiglione Italia, proprio davanti allo spiazzo dove fra qualche settimana comincerà a crescere l'Albero della vita dei bresciani. Come pure da mani bresciane, quelle dei cento e più operai della Moretti Inteholz di Erbusco, sono stati eretti i dodici padiglioni che comporranno i Cluster del Riso e del Cacao, a un tiro di sasso dalla Cascina Triulza, patrimonio storico, architettonico e ambientale della Lombardia, sede del padiglione della Società civile. Novantun giorni all'alba. E ancora molti lotti non hanno le fondamenta. «Possibile qualcuno non ce la faccia» confida il responsabile della sicurezza di Moretti, Dario Tognali. Lo dice con un po' di sarcasmo. Perché di sicuro, se l'intento dei contractors bresciani era quello di onorare i luoghi comuni, l'obiettivo è stato centrato in pieno: «Siamo stati i primi a concludere, l'abbiamo fatto in tempo, come da accordi, e ora possiamo dedicarci ai lavori di fino, alle rifiniture» sorride l'ad del gruppo franciacortino, Paolo Bentivoglio. Bravi a lavorare, i bresciani. Forse meno a raccontarsi. Ed è un peccato, perché sono in tante le imprese della provincia che su Expo hanno puntato. «Un centinaio. E contando anche i subappaltati forse anche di più» abbozza il responsabile di Aib per l'Esposizione, Giancarlo Turati. Posatori, costruttori, carpentieri, elettricisti industriali, progettisti. Tutto un know how imbarcato in un'avventura che tutti sperano si concluda in primavera, appena in tempo per l'inaugurazione. Parla portoghese, ad esempio, la Wood Beton di Iseo, che si è aggiudicata la realizzazione del padiglione dell'Angola, 1.800 metri quadrati di legno e travi reticolari, e parla spagnolo, poco più in là, la Campana, alle prese con i rivestimenti in linoleum per l'Uruguay. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 7
30/01/2015 Corriere della Sera - Brescia Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un mondo intero che aspetta il primo maggio, qui alle porte di Milano . mdelbarba@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Sul Decumano Uno dei 149 cantieri attivi lungo l'asse principale di Expo SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 8
30/01/2015 Il Messaggero - Roma Pag. 41 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CANTIERE Trevi, pronta la facciata restaurata Già splendono lo stemma araldico, le quattro allegorie e il travertino settecentesco. Ora tocca al cocchio di Oceano Concluso l'intervento sul prospetto centrale della fontana è cominciato lo smontaggio dei tredici livelli di ponteggi IL RESTYLING FINANZIATO DA FENDI SI CHIUDE IN AUTUNNO MA ANCORA NON PARTE IL NUOVO CANTIERE DI PIAZZA DEL POPOLO Laura Larcan Il colossale stemma araldico di Clemente XII ora è libero. Un picco di vertigine che svetta dall'alto dei suoi ventisei metri. Poco sotto, splende ora l'imponenza statuaria delle quattro "allegorie". La Fontana di Trevi ha cominciato ieri a "scartarsi". Gli operai al lavoro hanno avviato lo smontaggio dei tredici livelli di ponteggi. Operazione che sta svelando in modo più nitido le nuance dell'originario travertino settecentesco. L'intervento di restauro sul prospetto centrale del monumento si è concluso. Vale a dire il "teatro" maestoso di architettura e scultura sulla parete di Palazzo Poli. Un primo traguardo per il cantiere della Sovrintendenza capitolina, avviato il 5 giugno del 2014, su impulso del sindaco Ignazio Marino, e finanziato da Fendi, con 2 milioni e 180mila euro. Lo smontaggio complessivo durerà circa tre settimane. Dal tredicesimo livello, dunque, si scenderà gradualmente verso il basso. «Lasceremo solo i primi due livelli - avverte Anna Maria Cerioni responsabile dei lavori - che serviranno da supporto sia a montare i ponteggi per il restauro del cocchio conchiglia di Oceano con i due cavalli alati trainati dai tritoni. Sia da supporto per i ponteggi che si innalzeranno sui prospetti laterali». Si comincia dal lato sinistro. Oceano sarà visibile tra dodici giorni. Man mano che il capolavoro di Nicola Salvi viene liberato, i restauratori interverranno dando le riequilibrature estetiche. Intanto è già pronto il nuovo sistema elettrico anti-piccioni. Da programma, il restyling della Fontana di Trevi si concluderà in autunno. Soddisfatto l'assessore alla Cultura Giovanna Marinelli, anche per quel milione e 600mila visitatori che hanno ammirato il cantiere della fontana dalla passerella. LEONI IN RITARDO Per un cantiere che cammina a buon ritmo, un altro ritarda. È il caso della Fontana dei Leoni di piazza del Popolo, il cui cantiere si sarebbe dovuto aprire a novembre scorso. Nulla di fatto. I ponteggi si vedranno forse a fine aprile, per avviare il lavoro a maggio. Anche i Leoni rientrano nel progetto di restauro con la concessione di spazi pubblicitari. Tutte da decifrare le motivazioni. Secondo la Sovrintendenza, mancano le autorizzazioni da parte della statale Soprintendenza ai beni architettonici. Ma dagli uffici del San Michele precisano che l'ok al progetto comunale del restauro è stato firmato il 24 giugno 2014, mentre quello per gli ingombri pubblicitari è stato protocollato l'8 gennaio scorso. Foto: TRITONI E CAVALLI Foto: Tra circa tre settimane comincia il restauro delle statue dei due tritoni e dei cavalli alati che trainano la conchiglia cocchio di Oceano Foto: (FOTO RINO BARILLARI) Foto: I ponteggi rimossi svelano già le sfumature ocra del travertino. Man mano che le statue vengono "scartate", i restauratori daranno gli ultimi ritocchi Foto: IL "DIO" DEL MARE Foto: I tredici livelli di ponteggi saranno smontati in circa 20 giorni, e la statua di Oceano sarà visibile tra due settimane Foto: IL COLORE DEL '700 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 9
30/01/2015 Il Messaggero - Pesaro Pag. 39 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Appalti a rischio con i massimi ribassie' I COSTRUTTORI Massimi ribassi, gli imprenditori edili chiedono qualità e la possibilità di privilegiare imprese locali per i piccoli appalti. Il momento non è roseo e il presidente dei costruttori di Confindustria Costanzo Perlini parla «di un settore in estrema difficoltà nel territorio. Solo nel periodo ottobre 2013 /settembre 2014 abbiamo perso il 25% delle ore lavorate dalle imprese e circa un 20% come numero di operai impiegati (2000 posti di lavoro persi dal 2008 a oggi). Ma come Ance Pesaro Urbino la nostra linea è estremamente chiara: i costruttori vogliono continuare a essere protagonisti dell'economica del nostro territorio, interpretando come sempre un'edilizia responsabile. Significa, innanzitutto, non occupare a tutti i costi nuovi spazi di territorio, ma lavorare anche sull'esistente, proprio a cominciare dalle riqualificazioni strutturali e quelle energetiche. Per quanto concerne, il comparto degli appalti pubblici, invece, siamo convinti che rendere cantierabili importanti progetti infrastrutturali significherebbe dare ossigeno non solo al nostro sistema, ma anche a tutta l'economia collegata alle costruzioni». Nei giorni scorsi la Cisl ha lanciato l'allarme sui massimi ribassi, portando a esempio appalti vinti col 40% in meno rispetto al prezzo di partenza. «Ci sono rischi fortissimi di non rispettare le misure di sicurezza nei cantieri, di tenere poco conto della qualità della forza lavoro e dei progetti, di non mettere la qualità - anche nella scelta dei materiali - come priorità assoluta. Il rischio non è tanto quello delle infiltrazioni malavitose, quanto quello di realizzare opere di scarso valore e di aggravare lo stato di un settore già in grave difficoltà». E le imprese continuano a chiudere tra concordati e fallimenti. Nel 2008 erano 6.488 (di cui 5.428 artigiane) e l'anno scorso 5.917 (di cui 4.565 artigiane). Ma c'è chi resiste. Perlini spiega come: «In parte sperimentando nuove forme di aggregazione, in parte indirizzandosi verso progetti di riqualificazione. Qualcuno ha anche iniziato ad esplorare mercati esteri, ma non ci si può improvvisare e i tempi sono lunghi e richiedono investimento di tempo e risorse». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 10
30/01/2015 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SQUINZI & SNAIDERO Pagina a cura di Antonio Risolo «Situazione delicata, dobbiamo puntare sulle ristrutturazioni» AR «Nel 2015 il mercato dell'edilizia perderà il 2,4% rispetto al 2014, con un 8,8% in meno di nuove costruzioni, pari a un valore di 20,5 miliardi di euro». Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo, dà i numeri della crisi. «Tuttavia - aggiunge - ci sono note positive sul fronte delle ristrutturazioni, un debole ma significativo +2% per un valore di 46 miliardi. Il settore delle costruzioni, fermo da troppo tempo, aspetta un chiaro sostegno da parte del governo. Dobbiamo puntare decisamente sulle ristrutturazioni. Insieme con Confindustria lavoreremo per sollecitare il presidente del Consiglio e il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Alcune aziende associate a FederlegnoArredo hanno intrapreso un percorso di internazionalizzazione con un primo esperimento ai Saloni WorldWide di Mosca. Credo che questa sia la strada giusta per riprenderci almeno i mercati più vicini». «Siamo in una situazione molto delicata gli fa eco Giorgio Squinzi, patron della Mapei e presidente di Confindustria - soprattutto perché mancano ancora molti regolamenti attuativi, mentre troppi decreti devono essere convertiti in legge. Mi riferisco in particolare alla riforma fiscale, fondamentale per gli investitori stranieri che guardano al nostro Paese. Confindustria e FederlegnoArredo eserciteranno una forte pressione sul governo. Abbiamo l'impressione, infatti, che l'esecutivo non sia cosciente della drammatica situazione in cui si trova il nostro settore. Allo stesso tempo sono convinto che Made expo può rappresentare uno strumento efficace di politica industriale per l'edilizia e le costruzioni più in generale». Squinzi ha poi ricordato come in Italia siano mancati anche gli investimenti nelle grandi opere. Risultato: «In fumo 500mila posti di lavoro e oltre 12mila chiuse». «Ad esempio - conclude Squinzi - sul mercato italiano Mapei è tornata ai livelli del 1998. A questo punto è necessaria una riflessione profonda. Come occorre riflettere sulla nuova realtà politica in Grecia, un chiaro segnale di disagio sulla gestione dell'Europa fino ad oggi». Foto: PRESIDENTI Da sinistra Roberto Snaidero (Federlegno) e Giorgio Squinzi (Confindustria) SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 11
30/01/2015 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TORNA LA BIENNALE DELL'EDILIZIA E DELLE COSTRUZIONI Pagina a cura di Antonio Risolo Made expo sfida la crisi Così si anticipa il futuro L'ad De Ponti: «Rassegna sempre più internazionale. Abbiamo rafforzato gli investimenti sul piano estero 2015» Riflettori su Made4 Contract Hotel Antonio Risolo In appena sette edizioni ha conquistato la leadership in Italia inserendosi tra le rassegne più prestigiose a livello internazionale. Parliamo di Made expo , la biennale dell'architettura, edilizia e costruzioni che torna a Milano-Rho dal 18 al 21 marzo. Con un ruolo fondamentale, nonostante un panorama macroeconomico ancora criptico. E con l'evento straordinario, «Building the Expo», la mostra che anticiperà progetti, soluzioni e materiali utilizzati per la realizzazione dei padiglioni self built e corporate di Expo 2015, mediante un ciclo di lezioni inerenti i manufatti selezionati. «Quattro saloni tematici, otto padiglioni occupati e cinque grandi eventi - dice Giovanni De Ponti, ad di Made Eventi Grazie alla forte specializzazione, alla verticalità della proposta, alla consapevolezza che progettare vuol dire tenere sempre presenti i canoni di innovazione, sostenibilità e bellezza, e alla scelta di passare alla biennalità, la rassegna è cresciuta di anno in anno diventando un punto di riferimento internazionale per i professionisti della progettazione». Mai riuniti, a oggi, ben quattro saloni tematici in un unico evento, sintesi del livello più alto di specializzazione: Made Costruzioni e Materiali, Made Involucro e Serramenti, Made Interni e Finiture, Made Software, Tecnologie e Servizi. Una scelta felice che propone la migliore sinergia tra prodotti e servizi utilizzati in edilizia per anticipare le dinamiche del mercato. Non a caso aziende italiane e straniere, leader nei rispettivi comparti, hanno scelto Made expo per presentare le proprie novità. Ma c'è grande attesa anche per i grandi eventi che caratterizzano la rassegna: Building the Expo, BuildSmart!, Forum Involucro Serramenti, Made4 Contract Hotel e Made4 Retail. «Il percorso verso l'internazionalizzazione - aggiunge De Ponti - è a buon punto. Dopo il grande successo dell'edizione 2013 (+14% di visitatori esteri) prosegue il grande progetto di relazioni e incontri internazionali per favorire l'export e la penetrazione sui nuovi mercati. Grazie anche alla collaborazione con Italian Trade AgencyIce, il piano estero 2015 conta sul rafforzamento degli investimenti, mirati a incrementare il numero di visitatori esteri qualificati e ad attivare i migliori contatti per gli incontri B2B. Per questo riproporremo lo spazio International Business Lounge che nell'ultima edizione ha ospitato più di 1.000 incontri fra gli espositori e delegazioni di progettisti, developer e contractor da tutto il mondo». Sono attesi, infatti, ben 160 delegati provenienti da Angola, Mozambico, Sudafrica, Arabia Saudita, Azerbaijan, Cina, Eau, Qatar, India, Iran, Israele, Kazakhstan, Libano, Polonia, Russia, Singapore, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Usa, Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto. Fari accesi soprattutto su Made4 Contract Hotel (organizzato da Made expo , FederlegnoArredo, Associazione Italiana Confindustria Alberghi con la collaborazione della rivista Suite di BeMa) che metterà gratuitamente a disposizione degli albergatori, dei contractor e dei professionisti impegnati a progettare i luoghi dell'ospitalità uno spazio specializzato in cui scoprire le soluzioni più innovative per la ristrutturazione e incontrare le eccellenze del made in Italy . Si tratta di uno spazio esclusivo dedicato agli incontri B2B - gratuiti e prenotabili in anticipo - tra tecnici, proprietari e gestori di hotel e gli imprenditori che producono il meglio del design e delle finiture. Con un ampio contorno di workshop e convegni gratuiti nel corso dei quali gli studi di progettazione illustreranno gli interventi di ristrutturazione, delle case history relative alla costruzione e al restyling di importanti strutture alberghiere. «Made4Contract Hotel - dice Giorgio Palmucci, presidente dell'Associazione Italiana Confindustria Alberghi - è un opportunità per le nostre aziende e arriva in un momento importante per il settore che vuole crescere con il nostro made in Italy ». Infine l'annuncio di De Ponti: «Con tutti questi presupposti, abbiamo deciso di aprire l'ultima giornata della rassegna, sabato 21 marzo, anche ai privati che avranno così l'opportunità di conoscere le ultime novità per costruire o ristrutturare la propria abitazione». Foto: CONTO ALLA ROVESCIA Qui sopra Giovanni De Ponti, ad di Made Eventi, la società di Federlegno Arredo che organizza «Made expo». Sopra la conferenza stampa alla Triennale SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 12
30/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Macerata Pag. 22 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PORTO RECANATI L'ALLARME DI LUCIO DI SALVO Il settore edile si piega alla crisi«Così non andiamo avanti» LAVORO e crisi. Il settore edile portorecanatese sempre più in difficoltà. «Non riusciamo più ad andare avanti- dichiara Lucio Di Salvo, imprenditore edile e promotore a Porto Recanati del gruppo politico Vento del sud . Fino a qualche anno fa con me hanno lavorato molte persone. Ora sono rimasto da solo e a stento riesco ad eseguire piccoli lavori di ristrutturazione. Tutti fuori a Porto Recanati. Qui si è fermato tutto. E la situazione non tende a migliorare. Anzi, peggiora. In più per riscuotere è sempre un problema. Ci sono molte famiglie con bambini piccoli che anni fa dal sud si sono trasferite qui perché si lavorava. Oggi non riescono nemmeno a pagare l'affitto né trovare un lavoro alternativo a quello di muratore». Per Di Salvo le istituzioni devono promuovere misure che facciano ripartire l'economia locale. «Per i muratori del sud non c'è più posto a Porto Recanati si lamenta Di Salvo . Siamo etichettati e ghettizzati. Durante il periodo dell'approvazione della lottizzazione del Burchio per aver espresso parere favorevole siamo diventati dei delinquenti e mafiosi. Ma durante tutti questi anni se c'è stato uno sviluppo generale è stato grazie anche alle nostre braccia». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 13
30/01/2015 Il Mattino - Avellino Pag. 34 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Contrada Baccanico, riqualificazione e Villa Del Franco rimessa a nuovo Marco Imbimbo Un nuovo intervento di riqualificazione della città, questa volta in un punto leggermente distante dai cantieri attuali e prossimi di Piazza Libertà e Corso Europa, ma che inevitabilmente andrà a incrementare la dose di disagio che vivranno i cittadini. Il Comune di Avellino è pronto a far partire un altro grande cantiere. Si tratta dell'area di contrada Baccanico che verrà interessata da una riqualificazione complessiva per un importo di circa 2,6 milioni di euro. Tra questi, quasi 900mila euro, saranno destinati al rifacimento di Villa Del Franco. Un intervento inserito nel grande calderone del Programma integrato urbano Europa e di quella rimodulazione che è stata approvata dalla Regione Campania lo scorso 17 luglio con l'intento di riqualificare buona parte della città, ma che sta dando vita a una vera e propria corsa contro il tempo a Palazzo di Città per non perdere il treno dei fondi europei. Dopo aver chiuso il capitolo Corso Europa con i lavori che prenderanno il via tra meno di un mese, l'ente di Piazza del Popolo ha indetto la procedura di gara per appaltare la riqualificazione di Contrada Baccanico. Il criterio per l'aggiudicazione sarà quello classico dell'offerta più bassa, al netto di quelle che presenteranno una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia. Anche in questo caso si prevedono tempi stretti: entro il 23 febbraio dovranno pervenire le offerte, dopo due giorni comincerà la valutazione delle stesse mentre non dopo metà marzo partiranno i lavori. Si tratta di tempi certi, anzi obbligati, perché sullo sfondo resta la scadenza del 31 ottobre entro cui rendicontare i lavori inseriti nel Piu Europa, mentre i 210 giorni calcolati per il cantiere di contrada Baccanico non consentono di andare oltre il mese di marzo per l'avvio dei lavori, se si vuole rispettare la scadenza autunnale. A sorprendere è la cifra stabilita per la riapertura di Villa Del Franco, interdetta da anni alla cittadinanza per motivi legati alla pubblica incolumità. La sua riqualificazione costerà quasi 900 mila euro con una piccola parte dei soldi che verrà destinata anche alla sistemazione del giardino nei pressi della scuola «Luigi Perna». L'intervento riguarderà una riqualificazione di Villa Del Franco e non un rifacimento totale come invece potrebbe far pensare la cifra stabilita. Per quanto riguarda l'intera area di contrada Baccanico, invece, la sistemazione riguarderà tutto quanto presente a cominciare dall'impianto di smaltimento delle acque meteoriche e della distribuzione idrica. L'impianto di illuminazione verrà sostituito con uno nuovo così come ci sarà un nuovo arredo urbano. Dato l'intervento, la riqualificazione comprende anche il rifacimento di tutte le pavimentazioni, dai marciapiedi alle strade. Un cantiere non di poco conto, dunque, simile a quello che verrà aperto a Corso Europa con cui ha in comune anche la durata: circa 200 giorni. Due cantieri che, da marzo fino al 31 ottobre, isoleranno parte della città, a cui si aggiunge quello di Piazza Libertà arrecando non pochi problemi agli avellinesi. «L'alternativa era rinunciare ai fondi per queste riqualificazioni. - ripetono da Piazza del Popolo - Purtroppo il programma è stato approvato dalla Regione solo lo scorso luglio, quindi ci ritroviamo con poco tempo a disposizione e costretti a far partire questi cantieri tutti nello stesso periodo». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 14
30/01/2015 Il Secolo XIX - Imperia Pag. 13 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AL SAINT CHARLES DI BORDIGHERA: INADEMPIENZE NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI PERICOLOSI NEGLI EX UFFICI SANITARI Asl, blitz nel cantiere "ostaggio" Carabinieri chiamati a liberare l'area al centro della contesa con la ditta in appalto LOREDANA DEMER BORDIGHERA. La gazzella dell'Arma arriva al Saint Charles intorno alle 11 chiamata dall'Asl dopo l'ennesima discussione con l'impresa costruttrice e ben decisa a reimpossessarsi dell'ormai noto "cantiere dell'amianto" dal quale ieri è rimasta fuori nonostante avesse informato la ditta che alle 10 avrebbe dovuto riconsegnare l'area. I carabinieri si fanno aprire la recinzione dal geometra e da un operaio della ditta "Tirrenia costruzioni G.C. Spa" di Roma che due anni or sono si aggiudicò l'appalto per la sistemazione della palazzina ex uffici sanitari, sistemazione mai avvenuta, i lavori bloccati da un contenzioso sorto tra le parti dovuto proprio alla presenza dell'asbesto nei detriti di risulta. Denuncia inoltrata, però, dalla stessa "Tirrenia". Carabinieri costretti a intervenire perché fuori dalla recinzione, ben visibili i cartelli "rifiuti pericolosi, state lontani", sono rimaste fuori nove persone, l'avvocato dell'Asl, i tecnici, diversi operai. La "Tirrenia", infatti, non ha alcuna intenzione di restituire le chiavi. A meno di un'ordinanza specifica del tribunale. Perché la risoluzione del contratto, secondo i legali della ditta romana, «è avvenuta unilateralmente». Una partita a scacchi che dura da lungo tempo ma che sta creando non pochi disagi agli utenti oggi privati di uffici sanitari e degli eventuali ambulatori che qui avrebbero dovuto essere aperti già da mesi. La "Tirrenia" non cede: rilancia con una richiesta di risarcimento danni per l'improvvisa rescissione del contratto, istanza depositata contro l'Asl al tribunale di Imperia e valutata dai suoi periti oltre un milione e mezzo di euro. L'Asl, ovviamente, resiste al braccio di ferro: sostiene di voler rientrare in possesso del cantiere per riaffidare subito i lavori attraverso una nuova gara d'appalto e così completarli. E, soprattutto, per bonificare l'intera area dalle ultime tracce di amianto, nonostante una bonifica precedente avrebbe dovuto invece eliminarlo tutto, costo dell'intervento dell'epoca oltre 114mila euro che l'Asl oggi non vuole pagare. Anzi: ha attribuito il debito alla "Tirrenia". E l'impresa fa muro di gomma. «Spetta al proprietario», ribadisce. L'Asl ritiene si tratti di un minimo residuo: la "Tirrenia" forte della relazione depositata il 25 novembre dal ctu del tribunale (l'ingegner Michele Canevello), sottolinea invece ancora la pericolosità della struttura, a due passi dall'ospedale, da alcuni edifici. Perito al quale i giudici hanno chiesto di esaminare la parte esterna del cantiere, quella visibile. «Il cumulo dei detriti risulta contaminato da pezzi di tubazione contenenti fibre di amianto, absesto da serpentino - si legge nella relazione- Le porzioni di tubo emergono da un cumulo di macerie ma è lecito presumere che parti di esse possano essere contenute anche all'interno. Le parti di edificio ancora da demolire con fibre d'amianto sono rappresentate dalle tubazioni di scarico dell'ex locale servizi igienici. Il quantitativo è pari a 3 porzioni di tubazione di scarico della lunghezza di circa 50 centimetri». E si sospetta che anche altre tubazioni interne ai muri possano contenere amianto, almeno è ciò che l'impresa continua a ribadire. La "Tirrenia" non intende restituire il cantiere intende sino a quando la questione non sarà chiarita del tutto in tribunale. Quando i tecnici Asl accompagnati dal legale sono stati lasciati fuori dal cantiere («è violazione di domicilio», hanno tuonato i dipendenti della "Tirrenia", «non c'è alcuna ordinanza del giudice che ci imponga di lasciare il cantiere») ai carabinieri, dopo il consueto sopralluogo per accertare la dinamica dei fatti, non è rimasto altro che verbalizzare quanto è avvenuto, convocando, comunque, in caserma le parti interessate per le eventuali querele di parte. Foto: I carabinieri intervenuti per "liberare" il cantiere davanti al Saint Charles Il cartello sulle recinzioni dell'area a rischio amianto SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 15
30/01/2015 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ESAURITI GLI SPAZI PASSANTE FERROVIARIO DOVE METTO I DETRITI? E I L AVORI RALLENTANO DANIELE GRILLO Nella nuova frenesia da grandi opere della Superba, l'importante è imbastire gallerie, allargarle, deliberarne di nuove. Quando si può scavare. Scavare comunque sia, anche in assenza di un piano definito che individui i "tappeti" sotto i quali nascondere la polvere, o meglio i detriti, che questi cantieri inevitabilmente producono. Dopo anni di sostanziale immobilismo, a Genova sono iniziati contemporaneamente i lavori per il Terzo valico e per il potenziamento del Nodo ferroviario. E assieme ai lavori, è partita anche la caccia. Caccia a tutti i luoghi di "conferimento" possibili per il cosiddetto "smarino", vale a dire i buchi - spazi di mare da riempire o ex cave - dove infilare ciò che le talpe meccaniche estraggono dai tunnel. Il problema, però, è la sostanziale impreparazione del territorio ad accogliere il suddetto materiale. Ad avere problemi, in questi giorni, è in particolare il Nodo: la chiusura della discarica di Scarpino rende impossibile sgomberare le aree di cantiere, e così i lavori stanno rallentando. Problemi rischia di averne anche il Terzo valico, che confida sull'atto autorizzativo del ribaltamento a mare di Fincantieri che non arriva mai. E sulla questione delle "terre" si è arenata anche la Gronda, con porto, Enac e aeroporto che ancora non hanno formalmente accettato la soluzione più fantasiosa: l'allargamento della pista di atterraggio. SERVIZI >> 18 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 16
30/01/2015 Il Secolo XIX - Savona Pag. 20 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SPOTORNO. PROVA DI FORZA CON IL COSTRUTTORE BLOCCATO DA UNA LITE CON LA DITTA SUBAPPALTATRICE Nuovo municipio, scatta la linea dura Opere in ritardo nonostante le proroghe: Comune pronto a mettere le mani sulla fidejussione SILVIA ANDREETTO SPOTORNO. L'amministrazione comunale Calvi ha dato incarico all'avvocato Mauro Vallerga di avviare la procedura per la riscossione della fidejussione da parte della Pastorino Costruzioni s.a.s. che, nonostante le proroghe richieste dal privato e accolte dal Comune, non ha più ripreso i lavori per completare il nuovo municipio. Il cantiere è fermo ormai da più di otto mesi, a seguito di un contenzioso tra la società Pastorino e la ditta subappaltatrice, a cui sono stati sequestrati buona parte dei beni. La realizzazione del nuovo municipio rientrava nelle opere di urbanizzazione nell'ambito dell'intervento di edificazione di un fabbricato residenziale che è stato completato a fronte del municipio rimasto incompiuto. «La società Pastorino aveva richiesto l'ennesima proroga per dilazionare ulteriormente i tempi dell'intervento nel tentativo, finora non ancora riuscito, di trovare un accordo con la ditta subappaltatrice, a cui sono stati sequestrati buona parte dei beni - spiega il sindaco Gian Paolo Calvi - Resta il fatto che, su consiglio del nostro legale, dopo numerosi incontri finalizzati a trovare un accordo e a numerose proroghe già rilasciate negli anni, abbiamo avviato le pratiche legali per la riscossione della fidejussione. Ci auguriamo che, nel frattempo, si possa trovare una soluzione anche se le speranze sono ormai poche». Il progetto in questione avrebbe dovuto riorganizzare la città sia nella zona a mare che in quella a monte dell'Aurelia. Infatti il trasferimento del municipio avrebbe liberato l'attuale edificio storico che, oggi, ospita gli uffici comunali, concentrando la zona a servizi sopra alla strada statale. Ma, purtroppo. l'iter è stato assai travagliato, ritardando, di anno in anno, il completamento dei lavori fino al contenzioso tra la società Pastorino e la ditta subappaltatrice che, di fatto, ha stoppato i lavori. Il permesso a costruire alla società Pastorino Costruzioni s.a.s. per la nuova sede comunale, l'autorimessa privata e il fabbricato residenziale con negozi e alloggi di edilizia convenzionata viene infatti rilasciato il 19 dicembre 2007. Il 27 febbraio è stipulata la convenzione urbanistica e il 21 maggio 2009 rilasciato il permesso a costruire in variante. Quindi il 30 luglio 2012 viene registrata la convenzione urbanistica, a parziale modifica della precedente. E proprio in quella convenzione è specificato che l'edificazione del municipio avrebbe dovuto essere completata entro 18 mesi dalla data del nuovo permesso a costruire, rilasciato il 29 gennaio 2013. E, proprio in considerazione del fatto che i tempi per la costruzione del Municipio sono scaduti nel gennaio 2015 e che il Comune non ha più avuto alcuna comunicazione dell'inizio dei lavori, nonostante il clamoroso ritardo rispetto ai tempi stabiliti dalla convenzione, il Comune ha ritenuto opportuno avviare il procedimento amministrativo per la riscossione della polizza fideiussoria e quindi per l'eventuale contenzioso con la società Pastorino. Foto: Il cantiere per la costruzione del nuovo municipio SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 17
30/01/2015 ItaliaOggi Pag. 32 (diffusione:88538, tiratura:156000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Toscana, 3 mln € per abbattere le barriere La Regione Toscana ha pubblicato il bando per l'assegnazione di contributi regionali a progetti volti all'eliminazione delle barriere architettoniche da edifi ci e spazi di proprietà pubblica, che insistono sul territorio toscano. Sono a disposizione 3 milioni di euro di risorse a favore di enti locali e pubblici della Toscana. Possono essere ammessi a contributo i progetti fi nalizzati all'eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto interventi di riqualifi cazione di edifi ci e spazi, interventi su strutture pubbliche residenziali e semiresidenziali, acquisto e messa in opera di impianti ed attrezzature idonee a favorire l'accessibilità e la fruibilità degli edifi ci e degli spazi. Inoltre, rientrano spese per adeguamento di postazioni di lavoro a seguito di assunzioni protette, nonché acquisto di beni durevoli (mezzi e/o attrezzature) destinate ai servizi alla persona, relativi all'attivazione di azioni strategiche, innovative e di buone pratiche. È previsto un contributo regionale in conto capitale a copertura del 50% delle spese ammissibili; pertanto è necessaria la compartecipazione obbligatoria, da parte dei soggetti titolari dei progetti, di almeno il 50% del costo complessivo di ogni progetto. Il contributo massimo ammissibile per ente presentatore è pari a 120 mila euro per comuni con popolazione fi no a 25 mila abitanti, 200 mila euro fi no a 100 mila abitanti e 350 mila euro oltre 100 mila abitanti. L'attivazione dei progetti dovrà avvenire entro il 2015 pena perdita del contributo. Le domande devono essere presentate entro il 20 febbraio 2015. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 18
30/01/2015 QN - La Nazione - Livorno Pag. 21 (diffusione:136993, tiratura:176177) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I COSTI E I TEMPI Operazione da 350mila euroMa non ci saranno cantiertiné per Pasqua né in estate CECILIA MORELLO di CECILIA MORELLO CECINA - «LA NUOVA pavimentazione per l'area pedonale in centro? L'impressione è che ormai si vada al prossimo anno». Roberto Bartoli, presidente del Centro commerciale naturale, attende insieme alle associazioni di categoria una convocazione da parte dell'amministrazione per definire il periodo dei lavori in modo da tutelare il lavoro dei negozianti. Ma all'annuncio del sindaco durante l'incontro di qualche mese fa non sono seguiti sviluppi, non ancora. «Ho ricevuto delle telefonate proprio in questi giorni da parte di alcuni operatori del centro che mi chiedevano aggiornamenti. Noi avevamo indicato febbraio come periodo ideale per aprire il cantiere spiega -. In ogni caso i commercianti non accetterebbero di andare oltre il 20 marzo. Pasqua è un periodo di grande lavoro in centro, poi cominciano i ponti e i primi arrivi della stagione, non è il caso di mettere sottosopra il centro per un mese, il tempo che sembra essere necessario per rifare la pavimentazione, in questi periodi». IL PROGETTO, inserito nel piano delle opere pubbliche per quello che riguarda il 2015, ha già le risorse, 350mila euro, e prevede la sostituzione delle mattonelle di pietra con una resina d'asfalto colorato, meno soggetta a rovinarsi rispetto all'attuale. «Purtroppo non ce la facciamo entro Natale, considerando i tempi della gara che dovremo fare aveva spiegato Lippi nel confronto con i commercianti del centro a inizio novembre, appena aperte le buste con le offerte per l'acquisto delle farmacie comunali -, ma nei primi mesi dell'anno sì». «Il restyling dell'area pedonale è legato al bilancio 2015, la gara la faremo una volta che lo avremo approvato» chiarisce l'assessora ai Lavori Pubblici Giamila Carli. «I soldi ci sono e il piano delle opere triennali lo prevede, ma per ora è prematuro parlare del cantiere dal momento che non è stata predisposta neanche la gara. Si tratterà di un asfalto di qualità assicura -, migliore di quello usato nel tratto finale di via Cavour ma su modalità e tempi dovranno essere fatte delle valutazioni insieme ai commercianti, il Ccn e le associazioni di categoria. Ora però ci stiamo concentrando sul bilancio». Su una cosa tutti d'accordo: il centro non sarà un cantiere a Pasqua, né in estate e di questo i commercianti sembrano poter essere tranquilli. Si tratterà di avere un'altro po' di pazienza per vedere il centro con un nuovo look e senza mattonelle a rischio caduta. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 19
30/01/2015 MF - Sicilia Pag. 1 (diffusione:104189, tiratura:173386) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sull'edilizia timidi segnali di ripresa Si registrano i primi timidi segnali di ripresa nel settore delle opere pubbliche siciliane: nel 2014 sono state appaltate gare per oltre 214 milioni di euro, sono in fase di avvio numerosi cantieri per la realizzazione di infrastrutture sul territorio e sono in corso di pianificazione diversi interventi per il rifacimento delle strade provinciali. Lo ha evidenziato l'assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pizzo incontrando Angelo Gallo, segretario generale della Feneal Uil Sicilia, Santino Barbera, segretario generale della Filca Cisl Sicilia e Graziana Stracquadanio, della segreteria regionale della Fillea Cgil siciliana. Le tre sigle sindacali di categoria hanno fatto il punto sulle drammatiche condizioni del comparto delle costruzioni nell'isola, con 80 mila disoccupati solo nell'ultimo anno e con un saldo negativo che cresce esponenzialmente di mese in mese. «Abbiamo ribadito all'assessore Pizzo», affermano Gallo, Barbera e Stracquadanio, «che dal rilancio dell'edilizia passa la complessiva ripresa economica siciliana». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 20
30/01/2015 L'Espresso - N.5 - 5 febbraio 2015 Pag. 50 (diffusione:369755, tiratura:500452) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Attualità il dibattito sulla città MILANO non sa chi è claudio Lindner Lucio Dalla l'ha scolpita in splendidi versi. «Milano vicino all'Europa Milano che banche che cambi... Milano a portata di mano ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano... Milano che fatica...». Un'ode scritta dal cantautore bolognese nel 1979, ritratto in agrodolce di una città cosmopolita, un po' moderna e un po' nostalgica, misteriosa, che fatica. Nell'ottobre 1981 "l'Espresso" pubblica una lunga inchiesta di Giorgio Bocca, "Milano dov'è? Lassù, in Europa": il racconto della capitale morale guidata dal sindaco socialista Carlo Tognoli («il vero padrone»), funzionante, compatta, omogenea che ha assorbito l'ondata migratoria e riesce a rendere effciente perfno la partitocrazia. Con le sue tante debolezze. Poi arrivano l'epopea della "Milano da bere" e il vortice Craxi-Mani pulite-LegaBerlusconi-Moratti. Portano rampantismo, liberismo senza limiti, commistione tra affari privati e poteri pubblici. Cambia il dna ambrosiano. Etica, solidarietà e sobrietà si perdono. Pian piano la città diventa frammentata, divisa, rancorosa e senza coesione sociale. Il Cardinale Angelo Scola, di tradizione ciellina, in dicembre ha denunciato l'assenza di una vera anima auspicando un ritorno dell'umanesimo tipico sotto la Madonnina. Il sindaco Giuliano Pisapia replica che l'anima ce l'ha: «È una città leader per assistenza - oltre 50 mila profughi di cui 11 mila bambini e oltre 2 mila senza tetto ogni giorno - della cultura e dell'arte con le mostre e i musei più visitati d'Italia, del dialogo interreligioso e interculturale, la capitale del volontariato, della moda e del design. Se questa non è un'anima, allora sono tante anime che, giorno dopo giorno, interloquiscono». Alla vigilia dell'Esposizione mondiale, grande scommessa dal percorso accidentato e gli esiti incerti (vedi box a pagina 55), e sull'onda di un'attualità che non lascia tregua, dagli scandali di 'ndrangheta e tangenti ai conti in affanno del Comune, cresce la curiosità di capire cosa succederà oltre questo 2015 così decisivo. «La nostra è una città ambiziosa che deve mettere assieme i cocci del passato, con tutte le sue divisioni, ma dotata di enormi potenzialità» fa notare il sindaco. Dunque, Milano alla ricerca di una nuova identità. Altre metropoli europee hanno addirittura una loro vocazione e la sanno raccontare, vedi Barcellona o Amsterdam, Berlino, Lione e Monaco, ma questo è chiedere troppo e forse non necessario. Nelle diverse classifche sulla qualità della vita, da quella del gruppo inglese "Economist" a quella dell'agenzia Mercier, (vedi box a pagina 53) Milano ha davanti a sé una ventina di metropoli europee. È la prima delle italiane, se ne riconosce il carattere internazionale e dinamico (pochi giorni fa il "New York Times" l'ha collocata al primo posto nel mondo tra le città da visitare quest'anno), per molti aspetti è addirittura in crescita però ha ancora molta strada da fare. Milano è ricca, lustrini e benessere si godono soprattutto nella Cerchia dei Navigli dove tutto è bello e funziona e i turisti sono entusiasti. Ma c'è anche una forte e crescente disuguaglianza, come dimostrano le elaborazioni utilizzate con il coeffciente Gini e le dichiarazioni Irpef per il 2012 rese pubbliche all'inizio di questo mese (a dichiarare oltre 120 mila euro di reddito è il 2,8 per cento dei milanesi che però si accaparrano il 25 per cento del totale), una disoccupazione salita in sette mesi di oltre un punto percentuale e che tra i giovani di 15-24 anni arriva nell'intera provincia al 33 per cento. La crisi morde e nelle periferie aumenta il disagio tra nuovi poveri, italiani ed extracomunitari. Soprattutto è sempre più "grigia", non tanto nel senso dello smog quanto della quota altissima di anziani: un quarto dei residenti supera i 65 anni, tra il 2013 e il 2015 sono ben 1418 (!) i milanesi diventati o che diventeranno centenari, l'età media si abbassa solo grazie agli stranieri che sono ormai il 15,4 per cento della popolazione, un quadro demografco che preoccupa e mette in risalto il ruolo straordinario del volontariato. «Il tema della marginalità sta diventando pressante, il terzo settore ne ha in pratica la gestione - avverte don Colmegna, presidente della Casa della carità, nella zona della multietnica via Padova - ma il vero problema è la casa, visto che la storia delle occupazioni abusive esiste da anni e nessuno ha fnora fatto nulla. Qui migliaia di persone sono senza un tetto e migliaia di appartamenti sono sftti. Si pensa a una città di ingegneri e imprenditori senza rendersi conto che senza badanti la città chiude. Il pragmatismo dei milanesi sembra come scomparso, sono diventati tutti predicatori: sul dopoExpo si fanno tante chiacchiere a vuoto e non si SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 21
30/01/2015 L'Espresso - N.5 - 5 febbraio 2015 Pag. 50 (diffusione:369755, tiratura:500452) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato decide nulla». Che crisi economica e disagio sociale non rendano facile l'integrazione lo dà per scontato anche una cantautrice di successo come Malika Ayane, cresciuta in via Padova con padre marocchino. Ci vuole tempo, dice, «oggi sento i compagni di classe cinesi ed eritrei di mia fglia Mia parlare con accento milanese», ma il vero limite «è l'assenza di strutture piccole o grandi che facciano cultura nelle periferie, l'unico esempio positivo è l'Arcimboldi. Non basta». L'archistar e senatore a vita Renzo Piano ha lanciato i progetti per "rammendare" le periferie italiane, ma qui bisognerebbe ricucire completamente. Qualche "nostalgico" sostiene che per rinverdire un'anima o un'identità sarebbe necessario un ritorno al futuro. Severino Salvemini, docente all'Università Bocconi di economia aziendale e di gestione delle istituzioni culturali ricorda che negli anni Sessanta c'era un progetto visionario di lungo termine, «il dialogo era interclassista e vivacemente dialettico, mentre oggi viene premiato il pensiero verticale, la frequentazione dentro le famiglie professionali, che consente grandi eccellenze di mestiere ma scarsa interdisciplinarietà». Il segreto di allora erano cinque ingredienti: l'identità, l'audacia, i protagonisti, i luoghi di incontro, l'accoglienza. «Al bar Jamaica di Brera si incrociavano Lucio Fontana e Piero Manzoni,Ungaretti e Quasimodo, i fotograf Alfa Castaldi e Ugo Mulas, gli architetti del design e dei palazzi, i primi stilisti della moda». In quell'atmosfera nasceva il laboratorio per l'esperimento del centrosinistra, se ne parlava alla Casa della Cultura, al De Amicis, alla libreria Einaudi. «Quelle condizioni ambientali potrebbero essere oggi replicabili, perchè arte e cultura sono in piena armonia con l'era postindustriale». Sulla stessa lunghezza d'onda è il flosofo Salvatore Veca, presidente della Casa della Cultura e direttore del Laboratorio Expo, che aggiunge: «I Cuccia, i Falck e i Pirelli avevano a cuore il destino della città. Oggi non c'è molto di condiviso, tutto convive con il contrario. Ha tanti muri e la città non ha ancora risposto a questo livello di complessità». Replica lo scrittore Andrea Kerbaker, organizzatore culturale, che «la borghesia illuminata c'è ancora anche se opera sottotraccia, fa poca notizia. Da Caprotti ai Vitta Zelman ai du Chène de Vère, a Tronchetti e tanti altri. Francesco Micheli ha inventato il festival musicale MiTo e quando l'ho chiamato per fnanziare il Premio Bagutta, ha staccato un assegno da 12.500 euro». Museo del Novecento, Gallerie d'Italia, Museo diocesano, Triennale, Hangar Bicocca, non c'è dubbio che cultura e patrimonio artistico possano diventare un asset economico importante e lo dimostrano le lunghe code davanti a alle mostre. Sandrina Bandera, attivissima soprintendente e direttore della Pinacoteca di Brera, ricorda la vocazione internazionale sin dai tempi di Ambrogio, arrivato da Treviri nella "sua" Mediolanum alla fne del 300. E sottolinea che, in assenza di grandi fondi pubblici, la forza della città resta la borghesia con una vocazione alla generosità. Alcuni privati e non solo milanesi aiutano, con discrezione. Bandera fa due esempi: l'ingegner Giorgio Bagliani dell'Unione cristiana imprenditori ha donato personalmente 20 mila euro per il restauro del Cristo morto di Mantegna, mentre un texano, William Weiller ne ha dati 25 mila per organizzare la mostra sul Seicento lombardo. Se la cultura è un business per ora solo potenziale, la moda porta soldi da tempo e secondo dati di Altagamma, sono stati venduti l'anno scorso beni di lusso per oltre 5 miliardi, più della metà acquistati da turisti stranieri, con un indotto rilevante in termini di ospitalità, tra hotel, ristoranti e altro. Ma si sente poco ascoltata, come sottolinea Claudio Marenzi, proprietario della Herno e presidente di Sistema moda Italia. Istituzioni e politica sono indietro su infrastrutture e sviluppo urbanistico: «Milano non è purtroppo competitiva nelle sflate e nelle fere con Parigi, Londra e New York per il ritardo grave che abbiamo nei collegamenti aerei; la maggior parte dei buyer, soprattutto asiatici, devono far scalo altrove. Bisogna agevolare nuove aree di sviluppo fuori dal quadrilatero della moda. Via Tortona, via Savona e via Spartaco vanno bene per gli operatori, non per i consumatori fnali». Poi incalza: «La vecchia borghesia qui vive di luoghi comuni e ritiene il fashion sinonimo di frivolezza, poca professionalità, furbizia da evasori: insomma siamo dei sarti e in più provinciali...». L'accusa al settore è di far prevalere l'individualismo. Ciascuno fa la sua partita, un motivo per cui il museo della moda non ha mai visto la luce. «È vero - ammette Marenzi - dovremmo fare di più assieme, ma ricordo anche ai milanesi che Torino ha due musei d'arte contemporanea, Roma ha il Maxxi, Trento il Mart, e Milano?». Il mondo del design è diverso. Più aperto alla città, «la settimana del mobile è un evento straordinario che andrebbe più diffuso e replicato nel tempo» osserva per esempio Malika Ayane. Ha perso peso, invece, la lobby dei cementifcatori SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2015 22
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