AMBITO DI PAESAGGIO N. 8 SAN TEODORO - BUDONI
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AMBITO DI PAESAGGIO N. 8 SAN TEODORO – BUDONI L’AdP n. 8 SAN TEODORO – BUDONI si sviluppa per 287 km2 e comprende i territori ed i centri abitati dei Comuni di San Teodoro e Budoni, circa metà della superficie comunale di Padru ed una limitata porzione di Loiri Porto San Paolo. DESCRIZIONE DELL’AMBITO Assetto ambientale L’ambito di San Teodoro – Budoni interessa la porzione meridionale della provincia e ha come limiti fisici: 9 la porzione di costa compresa tra Porto Taverna, a nord, e Punta Bandiera, a sud; 9 il Massiccio del Monte Nieddu e lo spartiacque del Riu San Teodoro e del Riu Budoni. Dal punto di vista visivo – percettivo l’ambito si caratterizza per la presenza dei due principali compendi sabbiosi (la Cinta a nord e Cala di Budoni a sud) separati dal promontorio di Punta Ottiolu e dall’articolazione in rias minori che si rinvengono nel settore antistante Molara sino a Capo Coda Cavallo. L’organizzazione territoriale del settore si fonda sul sistema costiero, sul sistema delle piana alluvionali, del reticolo idrografico e sul sistema dei rilievi interni. Il sistema costiero di quest’ambito si differenzia sostanzialmente da quello della restante porzione orientale essendo caratterizzato da una successione di promontori rocciosi, di piccole spiagge e da ampie falcate sabbiose limitate internamente da cordoni dunari e da depressioni retrodunari estese. Solo la porzione settentrionale dell’ambito si caratterizza per la presenza di aspetti (promontori e insenature) tipici delle coste di sommersione e caratterizzanti la porzione nord orientale della provincia. Si ricordano, poi, i promontori di Punta Ottiolu e di Punta Aldia (costituiti da metamorfiti ascrivibili al complesso migmatitico (Paleozoico?; Precambriano?) che separano i due principali compendi sabbiosi dell’ambito: riferibili rispetticavamente all’arco costiero sotteso al bacino del Rio San Teodoro a nord (Sistema di Spiaggia della Cinta) e del Rio Budoni a sud (cala di Budoni).
La presenza e l’estensione notevole delle zone umide caratterizzano fortemente l’ambito venendo ad assumere, grazie all’articolazione del sistema idrografico afferente agli stessi, a carattere permanente nella zona di San Teodoro ed effimero in quella di Budoni, in cui la zona costiera appare maggiormente frammentata. Tra le zone umide presenti nell’ambito ricordiamo, oltre la principale che è data dallo stagno retrodunare della Cinta, (procedendo da nord verso sud lo stagno di Porto Taverna, lo stagno di Gigolu, lo stagno di Cala Purgatorio, ) lo Stagno di Cala Brandinchi, la zona umida dell’Isuledda, lo Stagno de Li Cucutti, lo Stagno de Li Salineddu, lo Stagno Morto e lo Stagno di Sant’Anna. Lo stagno retrodunare della Cinta ha come suoi emissari principali il Riu di Filicaiu e il Rio San Teodoro. Dal punto di vista geomorfologico gli elementi che caratterizzano la porzione interna dell’ambito sono dati: 9 dalle piane costiere di limitata estensione e sviluppo, originate rispettivamente dal Riu San Teodoro e dal Rio Budoni; 9 dai rilievi impostati su un substrato granitico accidentati e costituenti le cime più elevate del settore (punta Maggiore 969 m, Miriacheddu 870 m, Castedacciu 828m); 9 dai rilievi meno accidentati e meno elevati consistenti le colline impostate sulle metamorfiti (Punta Ultia 331m, P.ta Lu Casteddu 322 m, P.ta Lu Colbu 310m) come è facilmente rilevabile al confronto tra la carta geologica e la carta delle fasce altimetriche. I corsi d’acqua principali dell’ambito sono il Rio San Teodoro ed il Rio Budoni. Nell’ambito ritroviamo corsi d’acqua di minore importanza riportati dal Piano di Tutela delle Acque: Riu la Taverna, Fosso di Lotturai, Riu di Filicaiu, Riu Lu Calcinonu, Riu Lu Chissaggio, Fosso Stillicione e Riu Luttuneddu. Il Rio San Teodoro nasce dalle pendici del massiccio del Monte NIeddu e sfocia in corrispondenza dello Stagno di San Teodoro. Tra i suoi affluenti ricordiamo: Riu Stangoni/Fosso Nibbaru Mannu, Riu Piredda, Rio Caccia Nova, Torrente Ena Morta. Il Riu Budoni nasce dal Massiccio del Monte Nieddu e sfocia nella Cala di Budoni. Tra i suoi affluenti ricordiamo: Fosso Nuditto, Fosso di San Pietro (destra idrografica), Riu Terra Muttedda, Riu Fracicu e Riu Altana Manna (sinistra idrografica). Il PAI perimetra quale area a pericolosità idraulica variabile da Hi1 a Hi4 una porzione di territorio compresa tra la frazione di Badu Alga (immediatamente a monte della confluenza del Nibbaru Mannu e del Torrente Ena Morta) sino alla foce del Rio San Teodoro, area che interessa una vasta porzione del centro abitato di San Teodoro sia in Destra che, soprattutto, in sinistra idrografica. Un’altra area a pericolosità idraulica, variabile da Hi1 a Hi4, è stata perimetrata lungo il corso del Fiume Budoni e interessa la porzione più settentrionale dell’abitato di Budoni. Il PAI, parte frane, perimetra all’interno dell’ambito alcune zone in cui viene stimata una pericolosità Hg2 situate presso la Sarra di Ovilò. Monte Andattu e Cuntra Ruja. Dal punto di vista geologico l’ambito si caratterizza per la presenza di leucograniti riferibili al complesso granitoide della Gallura, che sono il litotipo prevalente nella porzione settentrionale e occidentale dell’area, mentre nella porzione meridionale prevalgono litotipi riferibili al complesso migmatico. Paleozoico: • Complesso Granitoide della Gallura: 9 leucograniti inequigranulari (Formazione di Monte Nieddu), prevalenti nel settore 9 monzograniti equigranulari ascrivibili all’unità di Monti • Complesso granitico del Goceano Bittese: 9 grano dioriti e gabbri del Carbonifero superiore – Permiano. • Complesso migmatitico: 9 metamorfiti e diatessiti indistinte (riferibili al Precambriano? – Paleozoico?).
9 il complesso granitoide e quello migmatitico sono interessati da un corteo filoniano, costituito essenzialmente da porfidi quarziferi. Quaternario: 9 depositi alluvionali recenti costituenti le piane di San Teodoro e Budoni, costituiti essenzialmente da coltri eluvio colluviali oloceniche (costituite da materiali alluvionali a tessitura prevalentemente sabbiosa), 9 depositi di sabbe olocenici; 9 i depositi eolici (sabbie di duna ben classate oloceniche), 9 depositi stagnali e palustri (limi e argille limose oloceniche), nella zona di retrospiagggia; 9 depositi di spiaggia antica (pleistocenici). 9 depositi alluvionali terrazzati, da materiali sciolti di deposito recente e dell’alveo mobile e delle aree di esondazione e da depositi alluvionali di area continentale pleistocenici. L’AdP n. 8 comprende: ‐ interamente: il SIC ITB 010011 “Stagno di San Teodoro; ‐ in condivisione con l’AdP n.7 (cui si rimanda per una trattazione di dettaglio): il SIC ITB010010 “Isole Tavolara, Molara e Molarotto”, la ZPS ITB013019 “Isole del Nord‐Est tra Capo Ceraso e Stagno di San Teodoro” e l’Area Marina Protetta di Tavolara ‐ Capo Coda Cavallo. SIC ITB 010011 “Stagno di San Teodoro” Il sito, esteso per 816 ettari circa, è per il suo spiccato interesse naturalistico inserito tra le Riserve naturali del sistema regionale delle aree da proteggere previsto dalla legge regionale n. 31/89. Inquadramento territoriale – F. 463 sez. III ‐ F. 444 sez. II ‐ F. 445 sez. III ‐ F. 462 sez. I La laguna presenta diffuse associazioni a Ulna lactuca, Enteromorpha intestinalis, alghe verdi, Ruppia maritima e Zostera spp. Fuori dall’acqua la vegetazione è invece formata dalle associazioni alofile sarde delle aree salmastre, degli stagni e delle lagune costiere, dove le piante più significative sono rappresentate da diverse specie di salicornia, Halimione portulacoides, Cyniomorium coccineum, varie specie di Limonium, sparto, giunchi e scirpi. Lo stagno ospita inoltre importanti popolazioni di uccelli acquatici: annualmente vengono infatti censite mediamente 25‐30 specie diverse, per un totale di circa 1500 esemplari.
L’AdP n. 8 comprende anche l’Oasi permanente di protezione faunistica “Capo Coda Cavallo” (455 ha), in piccola parte compresa nella ZPS ITB013019. Assetto insediativo San Teodoro e Budoni presentano trend di crescita demografica, negli ultimi 20 anni, tra i più elevati a livello regionale. Dal punto di vista economico la vicinanza con Olbia ed i centri della Costa Smeralda permette ai Comuni di godere di una serie di vantaggi in termini di collegamento e di opportunità occupazionali. L'analisi delle gravitazioni mostra come San Teodoro sia un Comune autosufficiente ma che gravita su di un unico polo rappresentato da Olbia, mentre Budoni fa parte del bacino di gravitazione secondaria su Olbia. Sono sorti nei pressi della S.S. 125 e solo di recente il completamento della S.S. 131 a quattro corsie fino ad Olbia ha permesso un rapido collegamento con il centro principale, mentre nei decenni precedenti occorreva servirsi della Statale Orientale Sarda, con elevati problemi derivanti dalla tortuosità del tracciato stradale. Entrambi i centri, così come la vicina Porto San Paolo (località appartenente al Comune di Loiri Porto San Paolo), hanno identificato il settore turistico come trainante per la propria economia, con attività legate alla prestazione di servizi ed alla ricettività turistica. La notevole capacità di offerta turistica è evidenziata dal numero di posti letto presenti nel territorio, sia in attività alberghiera che extralberghiera, anche se il dato più eclatante è rappresentato dalle seconde case: basti pensare che, con riferimento solo a San Teodoro e a Budoni, su 17.017 abitazioni ben 13.200, circa l’83 per cento, sono abitazioni vuote. L'offerta extralberghiera è costituita da campeggi, residence, villaggi turistici ed alloggi gestiti in forma imprenditoriale, oltre a bed and breakfast ed agriturismo. La struttura insediativa del territorio conosce forme dall’età preistorica o protostorica con una nutrita serie di nuraghi; in età romana l’area era attraversata dalla via Olbia‐Caralis, con la stazione di Coclearia che probabilmente corrisponde all’attuale San Teodoro; il ripopolamento dopo un abbandono secolare avvenne intorno al Secolo XVII, con lo stanziamento di pastori di Posada; sempre al Seicento data la fondazione del centro di Budoni. L’attuale assetto insediativo è costituito per lo più da nuclei diffusi lungo la costa ‐ soprattutto lungo la direttrice della S.S. 125, che assume da Budoni in poi caratteri di strada di attraversamento urbano – con altri sparsi verso l’interno. Costituiscono elementi rilevanti della struttura insediativa dell’ambito i seguenti centri abitati: ‐ lungo la Costa Orientale: i nuclei insediativi di Tanaunella (l’insediamento più esteso dopo Budoni, di tipo residenziale legato all’attività turistica), Agrustos (in prossimità della costa, legato anch’esso all’attività turistica), Ottiolu (per il quale la componente portuale costituisce il nodo principale dell’organizzazione insediativa, prevalentemente con case‐vacanza); ‐ nell’entroterra: le frazioni di S'Iscala, Mariscuvò, Limpìddu, Solità, San Gavino, San Lorenzo e Tamarispa, Lollinalu, Maiorca, Litroni, Nuditta, Lutturai, Straulas, San Pietro, Mala Moribbi, Garavò, Luddui, San Silvestro, Berruiles ed Ovilò (quest’ultima in Comune di Loiri Porto San Paolo). Il paese di San Teodoro è situato sulla costa Nord‐Orientale della Sardegna, quella che storicamente veniva definita la Gallura d'Oviddè. Dal punto di vista demografico, con 4.257 persone ed una densità di 40 ab/km2, presenta il più forte trend di crescita di tutta la Provincia nel periodo 1991/2010 con un +69,40%; così come nel più recente periodo 2001/2010 con +37,19%.
Dai ritrovamenti archeologici del territorio è certa la presenza di popolazioni in questa zona a partire dal periodo neolitico. Il territorio ha continuato a popolarsi per tutto il periodo successivo anche grazie alla posizione strategica ed ai fattori climatici ed ambientali favorevoli. Alcuni ritrovamenti successivi fanno pensare a frequentazioni nel periodo fenicio e punico. Nel periodo romano era invece presente il centro denominato Coclearia che sorgeva tra i colli di Citai, Lu Casteddu e lo stagno lungo la litoranea “Karalibus‐Olbiam per oram” di cui in gran parte la S.S. 125 ricalca il tracciato. Nel periodo Giudicale si chiamava Offolle, Ovodè e poi Oviddè e faceva parte del Giudicato di Gallura. Al successivo periodo Pisano può essere fatta risalire la strada “Uttaru Pisanu” che dal Castello di Pedres portava all'agro di San Teodoro. In seguito alla conquista aragonese anche questa zona conobbe lo spopolamento; le ultime notizie di Oviddè si hanno nel 1348 con descrizioni di aree completamente disabitate. Solo verso la fine del 1600 si hanno tracce di ripopolamento con i primi insediamenti rurali degli stazzi intorno alla chiesa campestre di San Teodoro (che venne ricostruita); così intorno al 1647 rinasce il nucleo di Oviddè ad opera di coloni originari della zona di Tempio Pausania e di altre persone provenienti dalla Corsica. Successivamente, con i Savoia, venne abolito il regime feudale e Oviddè venne assegnato a Posada. Pur rivendicando la propria autonomia, San Teodoro la ottenne solo nel 1959 mentre dagli anni del fascismo questo territorio venne incluso nell'ambito provinciale nuorese. Negli anni '60 comincia l'esplosione urbanistica che ha portato il centro ad essere oggi una delle mete più ambite dai turisti nell'Isola. Il tessuto urbanistico è prevalentemente costituito da case basse e materiali tipici del luogo, quali trachite e granito, e sin dall'ingresso nel paese si nota la forte propensione verso il turismo ‐ che da parecchi anni ha soppiantato la pesca e l'agricoltura, settori trainanti fino agli anni settanta ‐ come prevalente attività del luogo. Solo in poche parti è rilevabile l'architettura originaria tradizionale: dall'antico nucleo raccolto intorno a piazza Gallura l'edificato si è sviluppato verso il mare andando ad occupare le parti maggiormente attrattive della zona. A circa 2,5 km del capo Coda Cavallo si trova il porto di Puntaldia, importante punto di accesso per il turismo locale, oltre che valido collegamento con la vicina area protetta di Tavolara. La forte presenza vicino alla costa di un tessuto urbano denso e solo in pochi casi più rado e nucleiforme conferma quanto detto in precedenza riguardo la chiara vocazione turistica della zona. I principali centri abitati del Comune di San Teodoro ricadenti nell'ambito sono: Punta Aldia, Coda Cavallo, Monti Pitrosu, Straulas, Budditogliu, Terrapadedda, La Patimedda, La Suaredda, Lu Fraili, Lu Stazzu di Mesu e l'Alzoni. Budoni condivide con il vicino San Teodoro il forte sviluppo, avvenuto nella seconda meta del XX secolo, dovuto alle attività turistiche. Il Comune, con 88 ab/km2, risulta avere uno dei più alti tassi di densità abitativa della provincia, tanto che nel 2010 è il terzo preceduto solo da La Maddalena e Olbia ed alla pari con Palau. La popolazione è di 4.898 abitanti ed ha avuto nel periodo 1991/2010 una crescita del 34,30% e nel periodo più recente, 2001/2010, del 24,66%. Similmente a San Teodoro, anche il territorio di Budoni presenta frequentazioni sin dal neolitico soprattutto per la presenza del fiume Salamaghe che rendeva fertili i terreni circostanti.
Risale a quest'epoca la domo de janas di L'Agliola a Solità, sono presenti anche tracce del periodo nuragico mentre si hanno scarse testimonianze del periodo romano ‐ anche se vengono ricordate le vestigia di antichi centri fra cui Augustus Populus nei pressi dell'attuale Agrustos. In seguito alla caduta dell'Impero Romano le popolazioni si ritirarono sui monti e solamente nel Medioevo il territorio fu nuovamente occupato per agricoltura e pastorizia, ricadendo inizialmente nel Giudicato di Gallura per poi passare ai Pisani. Nel registro dei beni posseduti dalla città di Pisa si trovano la villa Sortinissa (toponimo andato perduto nel XV secolo), nella frazione di San Pietro, e quella di Tamarispa (situata a breve distanza da quella odierna che ha un nome simile). L'agro di Budoni, durante il periodo spagnolo e sabaudo, subì le identiche vicende di Posada cui rimase legato fino al 1958 quando ottenne l'autonomia. Il centro originario di Budoni si è sviluppato attorno alla chiesa di S. Giovanni Battista, mentre le evoluzioni successive si sono rivolte in direzione S‐E con strade che nascono quasi ortogonalmente dalla S.P. 125, arteria lungo cui si sviluppa il nucleo abitato. Ruolo importante rivestono gli stazzi San Pietro disposti lungo un percorso che propone una sequenza di vecchie abitazioni, alcune costruite in pietra locale, alcune edificate con la pietra locale, fango e malta, con gli interni vivacemente colorati ed il caratteristico zoccolo di pietra e fango che corre lungo la facciata esterna della casa creando una seduta. Vi sono altri esempi nel territorio che hanno subito le influenze della cultura baroniese con architetture tipiche delle ricche abitazioni dei pastori dell'interno. Non lontano dai suddetti stazzi sorge la chiesetta di San Pietro del bosco, la cui origine risale al XIV secolo. Particolare rilevanza assume il porto di Ottiolu, a poca distanza dal centro, in grado di ospitare oltre 400 posti barca permettendo di raggiungere numerose cale e itinerari turistici della zona. La lettura della carta ci mostra un forte uso del suolo tanto con tessuto residenziale denso che rado prevalentemente nelle parti vicino alla costa. Quasi tutte le frazioni sono situate lungo le strade di collegamento interne, in particolare lungo la S.P. 24 bis che confluisce sulla S.P. 125 ed anche con la vicina S.S. 131 d.c.n. che permette rapidi spostamenti verso Olbia. I principali centri abitati del Comune di Budoni sono: San Lorenzo, Solità, San Gavino, Limpiddu, Tanaunella, Agrustos, Luddui, Berruiles (San Silvestro, Nuditta e Maiorca), Strugas, San Pietro e Tamarispa. Padru è Comune autonomo solo dal 1996 a seguito del distacco dal Comune di Buddusò. Si estende per una superficie complessiva di circa 16.000 ettari e nel 2010 aveva una popolazione di 2.172 abitanti, con una densità di 16 ab/km2. Eccezione tra i Comuni non costieri, per i motivi che vedremo in seguito, mostra trend di crescita positivi sia nel periodo 1996/2010, +0,98%, che nel periodo 2001/2010, +2,99%. Notizie provenienti dagli Archivi Vaticani e risalenti al XIV secolo, attestano per la prima volta i nomi di Olefà, centro abitato che si collocava nell'attuale territorio di Berchiddeddu, e di Urrà, situato sull'altopiano nella zona di Ludurru, Sa Serra, Tirialzu, Nodalvu, e Sos Runcos, compresi nell'attuale Comune di Padru. Documenti risalenti al XIV secolo parlano di una diocesi di 'Castro' suddivisa in 3 zone: 9 La curatoria di Anela nel Goceano; 9 Il Monte Acuto superiore; 9 Il Monte Acuto di parte Oggiano. La diocesi comprendeva ventisette Ville ‐ tra cui Buddusò, Olefà e Urrà. Oggi il Comune, oltre al centro principale, comprende altre dodici frazioni: Su Graniadolzu, Budò, Biasì, Sozza, Cuzzola, Sos Runcos, Su Nodalvu, Su Tirialzu, Sas Enas e Sa Pedra Bianca.
Ai primi del XIX secolo, il territorio di Buddusò era diviso in due parti: il centro abitato e i suoi "salti", conosciuti comunemente come Salto de Gios (o Giosso) ‐ zone montuose abitate da molte famiglie di pastori che allevavano bestiame e coltivavano la terra – a loro volta ripartiti con i seguenti tre toponimi: 9 Olevà, identificato con l‘attuale Berchiddeddu (Olbia); 9 Orgheri (o Ergurì) comprendente la zona di Monte Nieddu; 9 Urrà e la sua chiesa di S.Elia, costruita nel 1400, facenti capo a quelle che oggi sono numerose frazioni di Padru. Ergurì e Urrà rappresentano la base da cui è successivamente nato il Comune di Padru. E' interessante notare come nel Quattrocento l'intera Sardegna fu interessata da un fenomeno definito "urbanesimo" e nato in seguito allo spopolamento dei centri che diventavano sempre più piccoli, fenomeno continuato fino al XIX secolo. In seguito a questi episodi Orgheri e Urrà erano state annesse a Buddusò, e non ad Olbia, anche se territorialmente più vicine ma appartenenti a feudi diversi; i terreni collettivi non potevano infatti passare da un feudo all'altro ed i terreni di Salto de Gios, il Monte Acuto ‐ quindi Ozieri, Buddusò, Alà ‐ appartenevano alla Contea di Olevà, allora di proprietà di feudatari spagnoli, i Duchi di Gandia; Monti invece era una Baronia dei Manca di Sassari; Olbia infine rientrava nel giudicato di Gallura. Intorno al 1600 la popolazione di Ergurì abbandonò il vecchio borgo e si stabilì sull'altopiano di Urrà, formando circa venti piccoli paesi. Successivamente l'antico nome di Orgheri venne sostituito dal nome attuale, Padru, che deriva dall'antico uso di alternare nei terreni due anni di pascolo a due anni di semina; in genere si coltivavano i terreni più vicini all'abitato destinando quelli più lontani al pascolo, o prato, che nelle lingua locale diventa Padru. Intorno al 1892 dei 28 centri della zona di Giosso i più importanti erano costituiti da Berchiddeddu e da Padru, anche se entrambi erano privi di una chiesa. Ancora nel 1845 il territorio di Salto de Gios erano descritti come luoghi disagevoli, dove abitavano molte famiglie di pastori che allevavano il loro bestiame, coltivavano la terra in quella zona montuosa e boschiva, abitando in capanne e semplici "casupole". Certamente la sua posizione di frontiera tra la Gallura ed il Logudoro ‐ ma soprattutto la sua vicinanza tanto a San Teodoro quanto alla Costa Smeralda, facilmente raggiungibile ora per mezzo della vicina S.S. 131 d.c.n., strada a scorrimento veloce che permette l'accesso al porto ed all'aeroporto ‐ hanno favorito il costante e crescente sviluppo che il paese ha vissuto negli ultimi anni (la dotazione turistica è del 125,3% ). Al suo interno è presente l'area archeologica di Santu Miali che comprende probabilmente una villa romana, una necropoli e i resti di due chiese medievali. Seppur non presenti edifici di particolare pregio, sono interessanti le chiesette di Sant'Elia Profeta e di San Michele; quest'ultima in particolare, di edificazione ottocentesca, rappresenta un esempio di architettura rurale sarda simile alle case locali del periodo. Nonostante la vocazione turistica, all'interno del territorio è mantenuta molto viva la tradizione agropastorale grazie a prodotti che molto spesso si coniugano con le attività di tipo agrituristico e rappresentano una grande importanza per l'economia del territorio. Urbanisticamente il disegno del paese è costituito da una forma “ad Y” che, per una parte, segue l’andamento della S.P. 24 (collegamento con la S.S. 385 descritta in precedenza), mentre dall'altra parte connette il centro con Loiri e la vicina S.S. 131 d.c.n. Altro ramo della “Y” è costituito dalla S.P. 110 che, dopo aver attraversato la frazione di Biasì, permette il collegamento con la S.S. 131 d.c.n. L'abitato si sviluppa ai lati della S.P. 24 per mezzo di una rete stradale abbastanza irregolare ed il tessuto stesso, seppur compatto e denso in molte parti, presenta molte aree verdi e libere dall'edificato.
Uso del suolo L'uso del suolo mostra un valore della macchia mediterranea pari al 26%, della gariga pari al 21%, dei prati artificiali del 5%, mentre le colture temporanee associate ad altre colture permanenti raggiungono il 3%, i seminativi semplici e colture orticole a pieno campo il 4% e le sugherete il 4%. Il tessuto residenziale rado si assesta ad un valore del 3%. Dall’analisi dei dati dell’uso del suolo aggregati si ricava che i “territori boscati ed ambienti seminaturali” occupano il 71% della superificie dell’ambito, i “territori agricoli” interessano il 23%, i “territori modellati articialmente” interessano il 5%, un residuo 1% è interessato da corpi idrici.
Assetto storico culturale L’ambito è caratterizzato da due nuclei insediativi storici, uno, il più datato, nel territorio di Budoni, l’altro nel territorio di San Teodoro. Sulla base dell’analisi cronologica dei beni presenti si potrebbe ipotizzare che le dinamiche insediative sviluppatesi nell’attuale territorio di San Teodoro siano state quasi un seguito di quelle sviluppatesi nel territorio di Budoni. Tale ipotesi appare verosimile tenuto conto della distanza tra le due aree e del fatto che in quella di Budoni si trovano principalmente elementi risalenti al Neolitico e all’età nuragica, mentre in quella di San Teodoro si trovano diversi elementi risalenti all’età romana e al Medioevo, poco rappresentati nell’area di Budoni. Per contro, nell’area di San Teodoro non sono stati rinvenuti elementi risalenti al Neolitico e pochi elementi risalenti all’età nuragica. Gli elementi maggiormente datati si trovano nel territorio comunale di Budoni, risalgono al Neolitico e rivelano due aspetti distinti: in primo luogo il fatto che l’area si trovasse lungo le vie dell’ossidiana verso l’area di Olbia, come testimoniano i rinvenimenti in punti diversi del territorio, e, oltre a questo, la caratteristica di area di frontiera tra due regioni caratterizzate da culture differenti, in particolare nel campo della cultura funeraria; infatti sono presenti due domus de janas (L’Agliola e San Lorenzo), elementi tipici delle aree esterne alla Gallura, il cui elemento tipico è invece il dolmen. In età nuragica l’insediamento ha avuto un discreto seguito, in particolare nell’area di Budoni, dove si trovano quattro nuraghi (Ottiolu, Conca ‘e Bentu, Punte Nuraghe e Abbaia) e un villaggio (Solità). Le popolazioni che hanno fondato gli insediamenti nell’area di Budoni, già a partire dal Neolitico hanno sfruttato le caratteristiche morfologiche del territorio per praticare il pascolo; è stato inoltre favorevole all’insediamento la conformazione della costa, adatta a garantire un approdo sicuro. Anche nel territorio di San Teodoro si rilevano elementi del Nuragico (nuraghi Li Mori e Naracheddu) che rappresentano le prime testimonianze dell’insediamento in quest’area e forse nacquero come propaggini dell’insediamento sviluppatosi non molto distante, nella zona di Budoni. Dal punto di vista della dislocazione, si nota in particolare nell’area di Budoni un insediamento per piccoli nuclei che ricalca, in massima parte, l'antropizzazione attuale. In quest’area sono stati rinvenuti anche elementi di epoca romana e medievale, forse propaggini degli insediamenti più marcati sviluppatesi nell’attuale area di San Teodoro, a testimoniare, nel caso l’ipotesi fosse veritiera, un’inversione delle parti tra area di Budoni e l’area di San Teodoro nel ruolo di “protagonista” delle dinamiche insediative sviluppatesi nell’ambito. Gli elementi risalenti all’epoca romana ricadenti nel territorio di Budoni sono alcune tombe rinvenute in località Baia Sant’Anna e strutture abitative rinvenute in Località Agrustos, mentre nel territorio di San Teodoro si rilevano due gruppi di tombe e due strutture abitative, in località Niuloni e Citai. E’ inoltre emerso che l’abitato moderno di San Teodoro risulta collocato sull’area in cui sorgeva il centro di Coclearia, importante stazione romana sulla strada per Cagliari Probabilmente la conformazione del litorale è stata determinante nella scelta di far nascere un insediamento nell’attuale zona di San Teodoro piuttosto che in quella di Budoni, tenuto conto che la funzionalità della costa per l’approdo è un aspetto a cui i popoli dell’antica Roma hanno sempre dato molta importanza nell’opera di colonizzazione del territorio provinciale. Si rileva inoltre che l’area di San Teodoro era stata frequentata già in età punica, come testimoniano i frammenti ceramici rinvenuti in località “Isola Proratora”. I fenomeni insediativi in epoca medievale hanno avuto un seguito di maggior rilievo nel territorio di San Teodoro, anche se nel territorio di Budoni si trovano due elementi di notevole interesse, quali le strutture abitative situate in località San Pietro e le tombe in muratura a secco in zona Solità. Nell’area di San Teodoro si rilevano, nella zona del centro abitato, tre necropoli e strutture abitative.
ANALISI DELLE CRITICITÀ 9 criticità idrauliche lungo il corso del Riu San Teodoro e del Rio Budoni nei tratti interni all’abitato dovuti alla crescente pressione insediativa (seconde casa e zone turistiche) nell’area immediatamente a ridosso del corso d’acqua. Criticità si rilevano anche dall’interferenza tra i corsi d’acqua suddetti (e reticolo idrografico minore) e la rete infrastrutturale (con notevoli danni a strade e ponti documentati anche in epoche recenti). 9 problematiche legate alla difesa del suolo e alla prevenzione ed il controllo dell’inquinamento dovuto alle attività agricole. 9 pressione insediativa crescente sui sistemi costieri, legata allo sviluppo di zone turistiche, che comporta una riduzione della capacità di rigenerazione delle risorse ambientali con conseguente progressivo depauperamento delle stesse e compromissione / trasformazione del paesaggio. Questa pressione si esercita soprattutto sulla piana costiera, a ridosso delle zone umide e dei sistemi sabbiosi litoranei. 9 erosione e degradazione dei sistemi di spiaggia e delle dune è favorita dalla notevole pressione esercitata: ¾ dalla fruizione turistico ricreativa non regolamentata e concentrata nel periodo estivo, (con picchi di presenze elevati in intervalli temporali ristretti); ¾ fruizione incontrollata dei sistemi di spiaggia con progressiva frammentazione e degrado dei sistemi dunali e progressivo interrimento delle depressioni umide di retrospiaggia. ¾ dalla presenza di insediamenti turistico ricettivi in prossimità di ambiti di elevata sensibilità ambientale; 9 progressivo degrado della copertura vegetazionale conseguente ad estesi e frequenti fenomeni di incendio durante la stagione estiva. 9 accessibilità con i territori interni. 9 fruizione turistico‐ricettiva con conseguente pressione antropica su buona parte del territorio costiero soprattutto a causa di numerose lottizzazioni ed urbanizzazione diffusa. INDIRIZZI DI PIANIFICAZIONE Risorse ambientali. 9 Al fine di assicurare una gestione corretta della risorsa idrica superficiale sarebbe opportuno considerare i bacini idrografici del Rio San Teodoro e del Rio Budoni nella sua interezza, andando, pertanto, a “pianificare la gestione della stessa” in un’ottica sovra comunale. 9 Conservare la funzionalità ecologica del Riu San Teodoro e del Rio Budoni attraverso interventi atti a ricostituire la naturalità dell’alveo fluviale, a mitigare le interferenze generate dalle infrastrutture (esistenti e previste) e a recuperare la percezione e le funzioni di connessione ecologica del corso d’acqua in relazione alla sua piana alluvionale. 9 Corretta gestione della rete idrografica posta a monte dell’abitato al fine di prevenire / mitigare situazioni di pericolosità rischio in particolare in occasione di fenomeni metereologici intensi. Particolare attenzione dovrà essere posta in prossimità di punti critici (quali attraversamenti stradali, ponti a luce stretta, opere incongrue) in corrispondenza dei quali sono state accertate in passato situazioni di rischio. 9 Promuovere accordi tra amministrazioni per l’approfondimento dello studio delle situazioni di pericolosità legate al reticolo idrografico minore esternamente ad aree censite PAI e in aree interessate da problematiche di rischio legate alla mancata o errata pianificazione urbanistica. 9 Promuovere buone prassi in materia di manutenzione, pianificazione e gestione del territorio per evitare di incrementare le situazioni di esposizione al pericolo e salvaguardando le aree ancora non edificate / compromesse.
9 Salvaguardare il continuum di zone umide esistenti a partire dalle foci del Padrongiano (AdP n.7) fino agli Stagni di Budoni (compresi), mantenendone la qualità ambientale e ripristinandone, laddove necessario, le condizioni di naturalità, nonchè limitandone l’uso e la fruizione alle sole attività compatibili con la conservazione delle risorse ambientali. 9 Salvaguardare il cordone litoraneo posto alle foci del Rio San Teodoro e del Rio Budoni, ambiente ad elevata sensibilità, mantenendo il delicato equilibrio tra la spiaggia emersa, la spiaggia sommersa e i processi eolici, evitando, pertanto, interventi di modifica della linea di riva, la realizzazione di moli, pontili e scogliere artificiali, interventi di ripascimento artificiale e ogni altro intervento che possa compromettere l’equilibrio dell’area. 9 Riqualificare il lido sabbioso ed il sistema dunare attraverso un progetto unitario che preveda interventi volti al ripristino delle condizioni di naturalità e della funzionalità ambientale del complesso sabbioso e vegetazionale, che organizzi e regolamenti la fruizione turistico ricreativa coerentemente con la sensibilità ambientale del sistema. 9 Adottare norme di salvaguardia delle dune di retro spiaggia della Rio san Teodoro consentendo le sole attività volte alla conservazione delle risorse ambientali e alla realizzazione degli interventi di stabilizzazione. 9 Nei complessi dunari con formazioni erbacee e a ginepreto e nei litorali sabbiosi soggetti a fruizione turistica sono sempre vietati le installazioni temporanee, l’accesso motorizzato, i flussi veicolari e pedonali incompatibili con la conservazione delle risorse naturali e l’asporto di materiale inerte. 9 Limitare l’incremento del carico antropico nelle aree già parzialmente compromesse o quelle in cui la pressione antropica ha deteriorato la risorsa. 9 Promuovere utilizzi sostenibili delle risorse costiere evitando il depauperamento delle stesse e regolamentando appositamente l'uso anche durante i periodi non stagionali (smontando tutte le strutture mobili/stagionali ed impedendo l'accesso con mezzi motorizzati) 9 Dotare le aree di sosta, legate alla fruizione delle spiagge, di servizi atti a migliorarne l'utilizzo e garantire la pulizia delle stesse Assetto insediativo. 9 Recuperare la qualità dei sistemi urbani costieri dotandoli di funzioni e servizi propri tali da permettere la presenza dei residenti durante tutto l'anno 9 Promuovere la riconversione delle strutture esistenti in strutture ricettive alberghiere diffuse 9 Pianificare e dimensionare la previsione di campi da golf e di attrezzature e servizi connessi agli stessi ad una scala sovracomunale al fine: ¾ limitare il consumo di suolo (per la realizzazione delle infrastrutture/ servizi anche a uso ricettivo gravitanti intorno); ¾ evitare di consumare suoli ad elevata propensione all’uso agricolo (classi I – II – III); ¾ evitare di incrementare il rischio desertificazione nei territori interessati dalla realizzazione degli stessi; ¾ evitare o rendere minime le variazioni morfologiche e ambientali del territorio; ¾ garantire la sostenibilità dal punto di vista ambientale e economico; ¾ creare sinergie tra strutture ricettive (gravitanti/potenzialmente gravitanti) ubicate/afferenti a Comuni contermini. 9 Contenere il consumo del suolo al fine di preservarne l'utilizzo per fini agricoli ed evitare di creare nuove urbanizzazioni se non necessarie al fabbisogno abitativo delle persone residenti. Viabilità e mobilità. 9 Riqualificare i centri urbani siti lungo la S.S. 125 ed il tracciato viario stesso in relazione anche ai collegamenti con i territori dell'entroterra
9 Promuovere la realizzazione di piste ciclabili e percorsi pedonali che permettano un utilizzo sostenibile dei beni culturali e ambientali, con specifico riferimento alle zone umide ed alle spiagge 9 Promuovere una rete di trasporti pubblici locali 9 Tutelare la viabilità paesaggistica impedendo il posizionamento di cartellonistica incongrua e l'utilizzo degli spazi di sosta da parte del commercio non autorizzato. Beni storico culturali. 9 Verificare la perimetrazione dei siti archeologici negli strumenti urbanistici dei singoli Comuni; 9 Prevedere iniziative di valorizzazione dei beni, sia a fini culturali (rivolgendosi anche a coloro che vivono nel territorio dell’ambito) che turistici (adottando canali moderni e rapidi), valorizzandone le peculiarità, in particolare: per quanto riguarda il periodo nuragico, la presenza di una discreta quantità di nuraghi, se rapportata alla superficie su cui sono concentrati; per l’età romana soprattutto la presenza della stazione “Coclearia”; per l’età medievale la presenza di importanti beni. 9 Promuovere interventi finalizzati al rinvenimento, al recupero e a favorire la fruibilità dei beni locali (es. migliorare la viabilità, le vie d’accesso e la cartellonistica). Stazzi e territorio rurale. 9 Regolamentare le ristrutturazioni degli stazzi al fine di conservarne l'identità, non solo del bene singolo ma anche dell'assetto fondiario nella sua interezza (piazza antistante, murature a secco etc.) 9 Conservare e ricostruire le connettività con i territori agricoli favorendo nelle aree asciutte allevamenti zootecnici ed attività agrituristiche
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