Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti

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Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
Aldo Moro e la scritta delle
pseudo Br: dietro l’angolo
l’ombra dei soliti poteri
forti

Imbrattare le lapidi, i monumenti, profanare luoghi sacri,
come cimiteri e tombe, scrivere nottetempo sui muri frasi
oscene e offensive per chicchessia, è un’azione vigliacca.
Perché si opera nell’ombra, magari nascosti dal cappuccio di
una felpa, per evitare le riprese delle telecamere di
sicurezza. Ma tanti sono i segnali che possiamo captare,
quando queste azioni ignobili sono ordinate da chi sta ‘in
alto’. Ormai è chiaro che le dimissioni di Berlusconi sono
state orchestrate da chi non aveva comodo che l’Italia non
entrasse nel sistema europeo guidato dall’Unione, e che invece
arrivasse un castigamatti come Mario Monti che ci riducesse
sul lastrico, con il pretesto che il debito pubblico aumentava
in proporzione al mancato gradimento, all’estero, del governo
Berlusconi, manovrando il famoso spread. Furono gettati sul
mercato, dice la storia, circa 400 miliardi di euro di titoli
di Stato italiani conservati nelle banche tedesche, il debito
pubblico aumentò in proporzione alla perdita di valore dei
medesimi, lo spread aumentò, e Berlusconi fu costretto a
rimettere il mandato nelle mani di quel Napolitano che ci
appioppò, con il pretesto di un governo ‘tecnico’, il prof.
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
Mario Monti, e tutti sanno come è andata a finire. Fatto sta
che ancora oggi, a distanza di anni, il mercato immobiliare
piange, e non accenna a risollevarsi. Quell’operazione che
doveva essere di salvezza, per un’Italia sull’orlo del
baratro, si rivelò invece come quella che sull’orlo del
baratro portò migliaia di famiglie. E anche oltre. Si sapeva,
infatti, che Berlusconi non avrebbe gradito una politica
imposta dall’alto – per suoi o altri interessi, non rileva –
ma avrebbe seguito una politica propria, sfruttando i punti di
forza dell’Italia nei confronti dell’UE. Altro segnale
allarmante fu, il 15 giugno del 2016, in piena campagna per il
referendum per l’uscita dell’UK dall’UE, l’assassinio della
deputata Jo Cox, notoriamente contro la Brexit. L’assassino,
tale Thomas Mayr, fanatico nazionalista, è stato condannato
all’ergastolo in soli cinque mesi per terrorismo politico. Un
elemento già noto, che poteva essere reclutato da chiunque, e
che ricorda tanto Lee Harvey Oswald, o lo stesso Jack Ruby,
che lo uccise. Una delle ipotesi fatte all’epoca fu che
l’assassinio della Cox dovesse provocare una reazione nel
popolo inglese e orientare diversamente il voto al referendum,
che passò per un’incollatura. Altro segnale è stata la caccia
alle streghe dei cosiddetti antifascisti nei confronti dei
‘fascisti’, contro i quali abbiamo sentito protestare anche
gli immigrati per l’omicidio di Firenze: dove invece il
razzismo, la xenofobia e il fascismo non avevano alcun parte.

E veniamo a noi. Le recenti elezioni
hanno portato in alto partiti che non si
volevano al potere, almeno da chi vuole
un’Italia che diventi e sia soltanto una
regione europea
Campagne di denigrazione contro populisti, sovranisti e –
potevano mancare? – fascisti, sono state scatenate dalla
sinistra – o centrosinistra, comunque PD – per evitare che il
voto potesse andare a loro. Insomma, un risultato elettorale
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
che ha preoccupato non poco i vertici della UE, da Junker a
Moscovici, i quali si sono anche espressi in tal senso. Le
lapidi appena ripulite da frasi ‘nere’, svastiche e ‘morte
alle guardie’, sono state di nuovo imbrattate, dopo la
cerimonia commemorativa, da due lettere maiuscole tracciate
con vernice rossa: B R, Brigate Rosse. Mancava però la stella…
Tutto ciò evoca gli anni ’70, e non si sa perché questi
fenomeni siano ad orologeria. Compaiono in alcune occasioni,
ma si ritirano, come la bassa marea, in altri periodi. Evocare
oggi le BR, con le frasi della Balzerani, assolutamente in
carattere con la persona, ancorché offensive nei riguardi di
chi ha perso un familiare durante la sciagurata stagione di
omicidi quotidiani, vuol dire una minaccia alla società
civile, e il sospetto che queste minacce siano manovrate e
strumentalizzate, dati i precedenti, è forte.

Si può ipotizzare una cabina di regìa che
orchestri queste manovre per creare
soggezione nell’opinione pubblica, come
fu nel ’69 con la bomba della Banca
Nazionale dell’Agricoltura, a Milano
Certo, è molto facile acquistare una bomboletta di vernice
spray, rossa o nera, e di notte andare a tracciare due sole
lettere su di una lapide: due di qua, due di là, e creare
allarme. S’è sempre detto, a proposito del terrorismo
islamico, che l’Italia, avendo passato la stagione degli anni
di piombo, è particolarmente esperta, nei suoi Servizi,
nell’individuazione di covi terroristici. Una competenza che è
nata dall’aver dovuto, per anni, contrastare il fenomeno
Bierre. Ora, è possibile mai che non si riesca ad evitare
queste azioni notturne? È credibile che nessuno, in coloro che
sono preposti al controllo dei fenomeni terroristici, fosse al
corrente del fatto che un paio di ragazzotti in felpa con
cappuccio voleva andare a minacciare l’intero Stato italiano,
di notte, avendo come unica arma una bomboletta spray di
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
vernice rossa, e la nostra paura? Come si dice, qui o ci siete
o ci fate. Dato per scontato, ormai, ed acquisito, che il
sequestro Moro non fu tutto opera delle Bierre, e che le
motivazioni, forse, non furono proprio quelle dichiarate sui
giornali il giorno dopo: allora una domanda ‘sorge spontanea’:
non è mica per caso che queste azioni ‘dimostrative’, foriere
di ben più gravi eventuali ‘dimostrazioni’, sono controllate e
guidate da chi, ‘in alto’, vorrebbe orientare le scelte del
nuovo nascente governo italiano? E magari orientarle verso un
europeismo che farebbe comodo a molti, dei quali è superfluo
fare i nomi, ma che continuerebbe una linea politica già
tracciata da Renzi e Napolitano, fautori – come da loro stessi
dichiarato – del Nuovo Ordine Mondiale? A nessuno, ci
auguriamo, fa comodo dare spazio alle ‘nuove’ Bierre. A
nessuno fa piacere sopportare che le lapidi degli incolpevoli
uomini della scorta di Aldo Moro vengano oltraggiate, e ne
venga offesa la memoria. Sono proprio le persone come loro –
non dimentichiamocene, prefetto Zucca – che permettono la
nostra e l’altrui sicurezza. Ci aspettiamo che le telecamere
di sorveglianza facciano arrestare quel paio di ragazzotti in
felpa con cappuccio – magari reclutati in qualche centro
sociale – che hanno però dimenticato la stella a cinque punte,
e hanno aggiunto il puntino dopo la lettera. Ma ci aspettiamo
anche che a loro venga dato un buffetto sulla guancia e che
siano fuori subito, come d’abitudine. Quello che ci auguriamo
è esattamente il contrario. Fino alle prossime scritte. O
peggio.

Roberto Ragone
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
Aldo Moro: scritta Brigate
Rosse sul nuovo monumento in
via Fani a Roma

ROMA – È stata nuovamente imbrattata la lapide commemorativa
di Aldo Moro e la sua scorta in via Fani a Roma. Intorno alle
ore 2, Carabinieri della Stazione Roma Montemario, di
pattuglia in zona, hanno notato l’atto vandalico sul marmo
della lapide in onore degli uomini di scorta dell’Onorevole
Moro. Sono state scritte due lettere, una B e una R, di colore
rosso, probabilmente con vernice spray. Un mese fa la base di
cemento era già stata sfregiata con una svastica disegnata a
spray e la scritta «A morte le guardie». A intervenire sul
posto una pattuglia dei carabinieri del Comando Provinciale di
Roma che ora indagherà sull’accaduto.
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
Regeni, Gabrielli furioso:
“Dal    pm  Zucca   accuse
infamanti”

“Arditi parallelismi e infamanti accuse che qualificano
soltanto chi li proferisce”. Così il capo della Polizia Franco
Gabrielli ha commentato le parole del sostituto procuratore
della corte d’appello di Genova Enrico Zucca che, durante un
dibattito sulla morte di Giulio Regeni, ha sostenuto che i
“nostri torturatori sono al vertice della polizia”. “In nome
di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita – ha aggiunto
ad un’iniziativa ad Agrigento in ricordo di Beppe Montana, il
capo della Catturandi di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985 –
chiediamo rispetto”.

“La rimozione del funzionario condannato è un obbligo
convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho
dette e scritte anche in passato. Il Governo deve spiegare
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte
dell’esecuzione di una sentenza”. È il commento del sostituto
procuratore generale di Genova, Enrico Zucca, sulle polemiche
sollevate dopo il suo intervento a un convegno sul caso Regeni
nell’ambito della tutela degli italiani all’estero.
“È normale e doveroso, quando succedono queste cose, che Csm e
ministero si accertino sui fatti”, ha spiegato Zucca. L’organo
di autogoverno della magistratura ha deciso di avviare
accertamenti preliminari sulle frasi riportate dalla stampa.

Quella del pm di Genova Zucca “è stata una dichiarazione
impegnativa con qualche parola inappropriata”. Lo ha detto il
vice presidente del Csm Giovanni Legnini, che in apertura del
plenum ha anche espresso “stima e fiducia ai vertici delle
forze di polizia”.

Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha
avviato accertamenti preliminari sul sostituto procuratore
generale di Genova, Enrico Zucca. In particolare, il pg
acquisirà tutti gli elementi conoscitivi sulle dichiarazioni
rese ieri dal magistrato sui casi giudiziari del G8 di Genova
e sulla morte di Regeni, riportate dalla stampa.

L’apertura di una pratica sul pm di Genova Enrico Zucca è
stata chiesta al Csm dal presidente della prima commissione
Antonio Leone per valutare se vi siano “profili di
incompatibilità”, cioè se il magistrato vada trasferito
d’ufficio. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha detto
che sottoporrà la questione al prossimo comitato di presidenza
e ha definito doveroso l’intervento del Csm.

In merito alla vicenda che riguarda il procuratore generale di
Genova, Enrico Zucca, e alla sue dichiarazioni sul G8 di
Genova e sui vertici della polizia, il ministero della
Giustizia acquisirà – a quanto si apprende – l’integrale della
registrazione video del convegno nel corso del quale il
magistrato ha pronunciato le affermazioni contestate, per
valutarne e contestualizzarne contenuto; e inoltre, come da
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
prassi, una relazione dettagliata sulla vicenda attraverso il
Procuratore generale presso la Corte d’appello di Genova. Le
acquisizioni avverranno da parte dell’ispettorato del
ministero. Gli accertamenti avviati sono preliminari rispetto
alla possibile apertura di un’azione disciplinare.

Centrodestra:  “A  noi  la
presidenza del Senato”. La
Camera al M5S

La presidenza del Senato deve andare a Forza Italia. A
deciderlo sarebbero stati, a quanto si apprende, i tre leader
del centrodestra nel corso del vertice a palazzo Grazioli in
vista della partita per la presidenza delle Camere che si apre
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
venerdì. Insomma sarà un esponente del partito di Silvio
Berlusconi il nome che la coalizione proporrà agli altri
partiti. In pole c’è Paolo Romani, l’attuale capogruppo, anche
se – viene spiegato- non sarebbe il solo nome sul tavolo.
Nella rosa ci sarebbe anche quello di Anna Maria Bernini, vice
presidente dei senatori nella passata legislatura. La
decisione di scegliere un nome di Forza Italia per la
presidenza di palazzo Madama va incontro a quello che Giorgia
Meloni predica da tempo e cioè che in una logica di coalizione
essendo Salvini il candidato premier gli altri incarichi vanno
divisi tra le altre forze del centrodestra. Quanto al leader
della Lega, i presenti alla riunione hanno evidenziato come il
segretario del Carroccio sia assolutamente determinato nel
voler essere il presidente del Consiglio della coalizione di
centrodestra.

La riunione “Il centrodestra – si legge in una nota diffusa al
termine del vertice – propone ai capigruppi parlamentari un
comune percorso istituzionale che consenta alla coalizione
vincente (il centrodestra) di esprimere il presidente del
Senato e al primo gruppo parlamentare M5S il presidente della
Camera. A tal fine anche per concordare i nomi i leader del
centrodestra invitano le altre forze politiche ad un incontro
congiunto domani“.

Prima dell’incontro Berlusconi ha riunito lo stato maggiore di
Forza Italia. Dal vertice azzurro sarebbe emerso che il
Cavaliere punta su Paolo Romani, attuale capogruppo di Forza
Italia al Senato, per il vertice di Palazzo Madama che Fi
rivendica per sé. Ovviamente la candidatura di Romani è al
centro dell’incontro con il leader della Lega e la presidente
di Fdi.

Su Romani è stato posto il veto di M5s per una condanna a suo
carico per peculato anche se, ha precisato lui nei giorni
scorsi, “la Cassazione ha chiesto alla Corte d’Appello di
riconsiderare” la sentenza.
Aldo Moro e la scritta delle pseudo Br: dietro l'angolo l'ombra dei soliti poteri forti
Anguillara M5S, mistero sulla
sindaca condannata: intanto
la   vicesindaca   rompe   il
silenzio

ANGUILLARA (RM) – Ormai è diventata paradossale la situazione
politica ad Anguillara Sabazia dove dal luglio 2017 è venuta
fuori   la notizia che la sindaca eletta nel 2016 con il
MoVimento Cinque Stelle Sabrina Anselmo è stata condannata a
un anno di reclusione, pena patteggiata e dichiarata estinta
per indulto, per aver denunciato “falsamente” lo smarrimento
di tre assegni incolpando del reato di ricettazione tre
persone sapendole innocenti.

Nonostante la condanna Anselmo si è
candidata con il MoVimento che per
antonomasia e valori non vuole condannati
al suo interno
E lo ha fatto “dichiarando il falso” ai Cinque Stelle così
come asserito da loro stessi in una nota pubblicata a luglio
2017 e che ora è facilmente reperibile sul sito “Il blog delle
stelle” (basta digitare la parola Anguillara sullo spazio di
ricerca).

La nota dice testualmente: “E’ stato avviato un procedimento
disciplinare ex articolo 4 del Regolamento del MoVimento 5
Stelle nei confronti della sindaca di Anguillara Sabazia. E’
stato infatti segnalato ai probiviri che la sindaca sarebbe
stata condannata diversi anni fa, tale condanna non risulta
nel casellario giudiziario e nei carichi pendenti presentati
nel 2015, documenti che il MoVimento 5 Stelle chiede all’atto
della candidatura. Se ciò fosse vero la sindaca di Anguillara
Sabazia avrebbe dichiarato il falso all’atto della
sottoscrizione del documento necessario per candidarsi in cui
è specificato di non aver ricevuto condanne in sede penale,
anche se non definitive. I probiviri decideranno sulla
sanzione definitiva per la sindaca”.

            CLICCARE SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRE
Dopo quella nota c’è stato il silenzio
totale
Non ne è seguita un’altra e di fatto i Cinque Stelle hanno
ancora una condannata in casa. Una situazione di pendenza che
non permette neppure prese di posizione da parte di coloro che
credono nel MoVimento Cinque Stelle e non vogliono che venga
inquinato da fatti o persone che non sono in linea con i
valori rivoluzionari e di cambiamento di cui è foriero il
partito dei grillini.

Di fatto l’opinione pubblica è spaccata a metà: da una parte
c’è chi è disposto a riporre fiducia nella sindaca a
prescindere se faccia parte o meno dei Cinque Stelle. Il
simbolo in questo caso non conta ma contano i fatti,
riassumiamola più o meno in questi termini.

Dall’altra parte c’è chi ha votato il MoVimento Cinque Stelle
proprio perché contrario alle vecchie logiche di partito, ai
condannati in poltrona, insomma a tutto ciò che rappresenta il
marcio della politica che ha fagocitato i valori dell’onestà e
della trasparenza.

Dal canto suo Sabrina Anselmo ha più volte dichiarato
pubblicamente che intende continuare a governare anche se
viene cacciata via dal MoVimento Cinque Stelle, lei che in
campagna elettorale ha vinto con una bandiera portatrice di
valori in contrasto con le sue azioni: perché anche se
condannata lo ha nascosto al MoVimento? Probabilmente la
voglia di salire in poltrona è stata più forte.

Il video messaggio della vicesindaca su
Facebook
Potrebbe sembrare che da luglio 2017 a oggi non sia successo
nulla. Ma non è propriamente così. Intanto è di due giorni fa
la notizia che sul profilo Facebook della vicesindaca è
apparso un brevissimo video che non lascia spazio a
fraintendimenti: “Il MoVimento Cinque Stelle ha gli anticorpi
per espellere ogni possibile contaminazione dall’etica del
MoVimento. Siamo forti!”

È chiaramente un ribadire il fatto che si è dalla parte dei
valori del MoVimento Cinque Stelle che è in grado di eliminare
tutto ciò che è in contrasto con i valori finori espressi ,
tutto il resto è superfluo. Una presa di posizione in un
momento di massimo silenzio in cui prevarica prepotentemente
la volontà di governare a prescindere dal fatto di aver
tradito o meno i vestiti indossati quando si è chiesta la
fiducia ai cittadini.
Anche l’opposizione sta cominciando a
farsi sentire:
Il consigliere regionale del Lazio e coordinatore Forza Italia
della Provincia di Roma Adriano Palozzi è uscito con una nota
dove sostanzialmente grida alla vergogna chiedendo dove sia la
tanto decantata trasparenza se poi c’è questo silenzio
assordante sulla sindaca Cinque Stelle condannata: “Per il
bene della comunità locale è arrivato il momento di fare
chiarezza – ha scritto tra l’altro Palozzi – adesso, come
cinque mesi fa, dunque chiediamo ai falsi moralisti grillini
se Sabrina Anselmo sia ufficialmente nel Movimento 5 Stelle e,
nel caso, di rendere pubblica la risultanza del procedimento
disciplinare del Regolamento grillino a carico della sindaca.
La città di Anguillara merita una amministrazione credibile e
competente, non certamente la cialtroneria e l’ambiguità
pentastellata”.

Anche il Partito Democratico locale interviene sulla
questione appellando il diritto alla trasparenza e tornando a
chiedere risposte e chiarimenti su questa vicenda che è
rimasta sospesa: “Continuiamo a domandarci del perché, di dove
siano finite le continue e incessanti battaglie per una
trasparenza e una morale senza precedenti – scrivono tra
l’altro i rappresentanti del Partito Democratico di Anguillara
Sabazia – secondo quanto dichiaravano a gran voce e in prima
linea..E ci chiediamo, in particolare, a cosa il nostro paese
dovrà andare incontro nei prossimi mesi? Se e quando il M5S si
proferirà in merito, cosa dobbiamo aspettarci? Sicuramente
abbiamo diritto a conoscere come cittadini il procedimento che
sarà messo a carico, o meno, dell’Amministrazione”.

Nel frattempo ad Anguillara arriverà il grande Carlo Verdone
venerdì alla stazione del cinema. Chissà che non trovi
ispirazione per qualche nuovo personaggio.
Europarlamento, il carrozzone
dei desideri

Cos’è l’Europarlamento è noto a molti. Una sorta di condominio
di 28 Stati europei rappresentati da tanti deputati eletti,
che a tempo perso si riuniscono per discutere di argomenti
vari, il più delle volte di discussa rilevanza e poco pratica
utilità per la gente dei rispettivi paesi. Si arriva
addirittura a perdere tempo discutendo per ore e ore, giorni e
giorni su temi futili. Classico è il caso delle valvole da
applicare ai caloriferi delle abitazioni private. Il caso è
molto significativo e ben vale la menzione. Il 25 ottobre
2012, il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione
europea, dopo giorni e ore di dibattiti, discussioni e rimandi
vari, deliberarono, con direttiva 2012/27/UE sull’efficienza
energetica, la modifica delle sue direttive 2009/125/CE 21
ottobre 2009 relativa all’istituzione di un quadro per
l’elaborazione di specifiche per la progettazione
ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia, la sua
Direttiva 2010/30/UE del 19 maggio 2010, concernente
l’indicazione del consumo di energia e di altre risorse, la
sua Direttiva 2004/8/CE – del 11.2.2004 Promozione della
cogenerazione basata sulla domanda di un calore utile nel
mercato interno dell’energia ed infine e non si sa fino a
quando, modificò la Direttiva CEE 05/04/2006 n. 2006/32/CE –
Efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi
energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE del
Consiglio del 13 settembre 1993 intesa a limitare le emissioni
di biossido di carbonio. Da notare con molta tristezza, che
per arrivare all’applicazione delle valvole ai caloriferi,
cosa strettamente “privata ed intima” di ogni individuo e non
solo europeo, a Bruxelles hanno spremuto il cervello dal 13
settembre 1993 per approdare al 25 ottobre 2012. Ognuno tragga
le proprie conclusioni…

Ci sarebbero da scrivere intere pagine
sulle direttive che questo Europarlamento
ed il suo annesso Consiglio usano
emettere per imbrigliare la produzione
agricola ed alimentare dei paesi membri
entro certi parametri mentre la disparità
di regimi fiscali, la concorrenza nei
contratti di mano d’opera entro gli
stessi Stati membri formano una delle
maggiori incongruenze dell’Unione.
Di altre incongruenze si intende parlare per spiegare il
perché si consideri un carrozzone questa istituzione e ancora
perché sia tanto ambita e desiderata dai fortunati politici
che le segreterie del partito seleziona , raccomanda e
presenta ai cittadini in liste bloccate. Quello che salta agli
occhi è il fatto che questo baraccone non si sia munito di un
autocontrollo e più avanti si spiega il perché. Per conoscere
spese e costi si deve fare affidamento sui dati di istituti
come “Transparency International” mentre se si vuole conoscere
presenze, votazioni e quant’altro, vengono utili le tabelle di
“VoteWatch” che grazie a questi si può avere un certo
monitoraggio del deputato.

Da “Transparency” emerge che il 53% degli eurodeputati lavora
anche fuori dal Parlamento e che il salario del deputato,
media mensile, è 8.020,00 euro. Si apprende che la diaria
spettante agli europarlamentari per l’intera giornata di
lavoro sia di 300 euro. Si viene a sapere, inoltre, che il
condominio dell’europarlamento si incontra mediamente da 5 a 6
volte al mese.

Sono i dati di VoteWatch che gridano allo scandalo. Ci svelano
che il palmares delle assenze degli europarlamentari alle
votazioni spetta agli italiani. Nella sessione 2014, per
esempio, Barbara Spinelli, GUE-NGL, molto conosciuta perché
impegnatissima a condurre “Forum”, un programma giornaliero
Mediaset , le cause mattutine del tribunale su canale 5 e la
relativa sessione pomeridiana su rete4 , la signora deputata
allora aveva votato 38 volte su un totale di 82. Peggio di lei
aveva fatto Gianni Pittella, PSE, PD che aveva segnato 30 voti
su un totale di 82.

Succedono cose più gravi. La troupe di “Drumpert”, un
programma televisivo olandese stile l’italiano “Le iene”
racconta in un video girato a Bruxelles dalla Tv olandese
“Geenstijl” che l’eurodeputato del Pdl, Raffaele Baldassarre,
sia stato sorpreso dalla troupe mentre arrivava al Parlamento
europeo alle 18,30 per firmare il registro delle presenze
quasi all’orario di chiusura

per poi pretendere l’intera giornata di lavoro. Si precisa che
questo non è l’episodio più vergognoso, nel passato ve ne sono
stati altri ben più meschini commessi da personaggi che non si
sarebbe mai immaginato potessero arrivare a lucrare sui
rimborsi.   Questo   spiega  il   perché  la  poltrona
all’Europarlamento stia nei sogni di ogni politico.

Perché un carrozzone?
Il bilancio annuale dell’UE s’aggira intorno ai 150 miliardi
di euro. Circa il 7%, vale a dire euro 10,5 miliardi copre
appena le spese amministrative di tutte le istituzioni ivi
compresi la Commissione europea, il Parlamento europeo ed il
Consiglio dell’UE.

Il Parlamento svolge le sue attività tra Lussemburgo,
Bruxelles e Strasburgo.Tre sedi distaccate, tre sedi con
annessa relativa attrezzatura, tre sedi con migliaia di
impiegati, porta borse, personale di sicurezza , personale
manutentivo , costi dei deputati per lo spostamento da una
sede all’altra che fanno lievitare i rimborsi etc. .

Un’unione di 28 stati trincerati dentro i propri confini
disinteressandosi ognuno dei problemi degli altri membri, vedi
il caso immigrazione, i tre miliardi al sultano Erdogan per
fermare gli immigranti provenienti dall’est ed i pochi spicci
stanziati per fermare quelli che attraversano il mediterraneo.

Un’ unione che elargisce milioni di euro di finanziamenti come
per lo sviluppo urbano e regionale, l’occupazione e l’
inclusione sociale, l’agricoltura e lo sviluppo rurale,le
politiche marittime e della pesca, la ricerca e la innovazione
e dulcis in fundo per gli aiuti umanitari.

Si deve registrare, ahinoi, che per l’occupazione, inclusione
sociale e per lo sviluppo rurale gli effetti , per parlare
dell’Italia, ancora non sono pervenuti. Per la sicurezza, per
il dramma dell’immigrazione e per una qualsiasi politica
estera l’Europa ancora deve fare un pensierino. Al riguardo
degli aiuti umanitari sarebbe tempo che si spieghino i
criteri, quali canali di trasmissione e la destinazione di
questi fondi. Fatti recenti come lo scandalo dell’Ong
britannica Oxfam e gli scandali Onu in Siria e Africa,
autorizzano una più accurata amministrazione di questi fondi.

Se c i si domanda perché dovrebbe esistere una baraccopoli
simile ci si risponde che l’UE significa pace” come l’ha
definita Bernard Url, direttore esecutivo dell’Agenzia Europea
per la Sicurezza Alimentare.

Che tipo di pace ci potrà essere quando tutto il mondo intorno
ad essa brucia di guerre civili e guerre separatiste? E’ puro
egoismo, la politica della “Pancia piena che non pensa a
quella vuota”. All’UE “in pace” nulla interessano i conflitti
in Afghanistan. Gli scontri incessanti dell’Asia, dell’America
del Sud e dell’Africa non le disturbano minimamente il sonno.
: L’Algeria, la Liberia, la Costa d’Avorio, la Nigeria, il
Sudan, il Congo, il Burundi, l’Uganda,la Somalia, il Senegal,
la Siria, l’Iraq, Iran, la Palestina, l’Egitto, lo Yemen e
tanti altri sono tutti focolai di guerra accesi nel globo
mentre la UE gira le spalle “godendo la sua pace”.

Per fortuna che l’Europa c’è!

Emanuel Galea

Scandalo Facebook, abuso dati
di milioni di utenti: titoli
social in picchiata
Facebook nello scandalo. Il titolo crolla a Wall Street per il
secondo giorno. Perde più del 5%, travolto dallo scandalo
sull’abuso dei dati di milioni di utenti che coinvolge anche
la società di consulenza politica Cambridge Analytica.

Trascina trutti i social media: Twitter -9,68%, Snapchat
-3,6%. Il colosso del web è sotto inchiesta in Gran Bretagna e
Stati Uniti. La Commissione parlamentare britannica su
Cultura, Media e Digitale ha chiesto a Mark Zuckerberg di
comparire per un’audizione. La Casa Bianca chiede di tutelare
il diritto alla privacy. Il caso, secondo il Garante Ue per la
privacy, ‘potrebbe essere lo scandalo del secolo e mostra solo
la punta dell’iceberg’. Tajani invita il fondatore di Facebook
a dare spiegazioni al Parlamento europeo.

“Abbiamo invitato Mark Zuckerberg al Parlamento europeo.
Facebook chiarisca davanti ai rappresentanti di 500 milioni di
europei che i dati personali non vengono utilizzati per
manipolare la democrazia”. Così in un tweet il presidente
dell’Europarlamento Antonio Tajani.

La Commissione parlamentare britannica sulla Cultura, i Media
e il Digitale ha chiesto a Mark Zuckerberg di comparire per
un’audizione sullo scandalo relativo all’abuso dei dati di
milioni di utenti che coinvolge Facebook e la società di
consulenza politica Cambridge Analytica. Lo ha reso noto il
presidente della commissione, Damian Collins, citando una sua
lettera al patron del colosso Usa del web in cui si accusa il
management dell’azienda di aver “ingannato” l’organismo in
precedenti audizioni

Sulla stessa linea la Casa Bianca: ‘Il presidente americano
Donald Trump – afferma il vice portavoce della Casa Bianca,
Raj Shah – ritiene che i diritti alla privacy degli americani
dovrebbero essere tutelati”.

Trattato  di   Caen,  mare
italiano alla Francia?: E’
scontro  tra  Farnesina  e
Meloni
Entrerà in vigore il 25 marzo l’accordo bilaterale tra Francia
e Italia sottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli
Esteri Paolo Gentiloni, oggi Presidente del Consiglio
dimissionario, ed il suo omologo francese, secondo il quale
diverse miglia marine passeranno dalle acque territoriali
italiane a quelle francesi. In dettaglio saranno porzioni del
Mare di Sardegna e del Mar Ligure che passeranno sotto la
competenza di Parigi che già può contare sulle acque della
Corsica da 12 a 40 miglia. Per quanto riguarda la Zona
Economica Speciale (Zes) in prossimità delle acque sarde si
estenderà l’influenza francese per 200 miglia. I risvolti
economici per la Penisola posso essere gravosi dato che la
zona marittima in analisi contribuisce alla crescita
dell’industria ittica italiana ma soprattutto perché l’Italia
rinuncerà allo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi
nei pressi della Sardegna che conta dimensioni di un decimo
rispetto allo Zohr egiziano (il più grande del mondo).
L’Italia è un importatore di risorse minerarie energetiche e
con questa mossa si perderebbero 1.400 miliardi di metri cubi
di gas e 420 milioni di barili di petrolio.

Fin  qui   sembra  la  solita  storia
all’italiana ma le cose peggiorano
considerando che non sono previste
royalties da corrispondere al governo
italiano che si sorbirà solo i danni
ambientali
Ci si aspetterebbe perciò una ratifica formale (come smentita)
dal nostro inerme governo attraverso una legge, ma niente. Al
contrario Macron inizia a Bruxelles una procedura unilaterale
di ratifica che conferirà il 25 marzo suddetti tratti alla
Francia, de iure. Anche se l’ambasciatore francese in Italia
smentisce una modificazione delle delimitazioni marittime.

Mentre Gentiloni muove la danza del “Io
non so nulla e non faccio nulla”, gli
esponenti del centrodestra tra cui
Meloni, Santanché e Calderoli sollevano
le loro preoccupazioni
Il senatore della Lega poi chiarisce che qualora non si
prenderanno i giusti provvedimenti sarà considerata l’ipotesi
di far rispondere lo stesso Gentiloni di danno erariale
all’Italia. Ieri la risposta della Farnesina che spiega come
“l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato
dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici. A
breve si terranno consultazioni bilaterali previste dalla
normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la
gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti”.

Giorgia Meloni ha fatto sapere che la mobilitazione del
Governo si è dovuta attendere fino alla protesta del
centrodestra “Fratelli d’Italia continuerà a vigilare
sull’integrità dei nostri confini marittimi. Raccoglieremo in
un’interrogazione parlamentare le tante domande invase su
questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima
sui contenuti di questo trattato.”

La notizia di possibili cessioni di acque
territoriali alla Francia è priva di ogni
fondamento. Lo precisa la Farnesina,
“relativamente alle dichiarazioni di
alcuni esponenti politici”.
Nella nota non è fatto alcun nome, ma appare evidente il
riferimento al Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni
che sul suo profilo Facebook aveva postato: “In assenza di un
intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore
il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente
sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone
molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante
giacimento di idrocarburi recentemente individuato”, ha
scritto Meloni. “Per questo Fratelli d’Italia intima il
governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la
procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia
presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte
italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla
Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi
nazionali”. “Chiediamo, inoltre, l’intervento del presidente
della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che
comporta variazioni del territorio italiano”, ha aggiunto la
leader di FdI, “sia sottoposto al voto di ratifica del
Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra
Costituzione”. Meloni annuncia anche di aver presentato con
Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo
Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni
torbidi”. La Farnesina spiega che “l’accordo bilaterale del
marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può
pertanto produrre effetti giuridici”. L’ambasciata – dice
ancora la Farnesina – riconosce che ‘le cartine circolate nel
quadro della consultazione pubblica contengono degli errori
(in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non
ratificato dall’Italia)‘ e aggiunge che ‘esse saranno corrette
al più presto possibile’”. Infine, dal ministero degli Esteri
italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni
bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al
solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle
risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto
esistente”.

La Meloni, nonostante le rassicurazioni
della Farnesina – sempre dal suo profilo
Facebook – attacca:
“Dopo le denunce e l’esposto presentato da Fratelli d’Italia
in Procura, il Governo Gentiloni è stato costretto a smentire
ufficialmente che il trattato di Caen preveda la cessione di
acque territoriali italiane alla Francia. La mobilitazione va
avanti e Fratelli d’Italia continuerà a vigilare
sull’integrità dei nostri confini marittimi: raccoglieremo in
un’interrogazione parlamentare le tante domande inevase su
questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima
sui contenuti di questo trattato. Per noi questo accordo è
carta straccia e non deve essere ratificato”.

Ambasciata di Francia a Roma: il 25 solo
una consultazione pubblica
I confini marittimi con la Francia sono immutati e nessuno, a
Parigi o a Roma, intende modificarli. E quanto alla data del
25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma,
riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro
della concertazione preparatoria di un documento strategico’
sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive
europee esistenti e che non è volta in alcun modo a
‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».

Il Trattato di Caen
L’ accordo – si legge dal sito del Ministero degli esteri – è
stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato
avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a
un’obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce
delle sopravvenute norme della convezione delle Nazioni Unite
sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS). Al negoziato sulla
base delle rispettive competenze hanno partecipato anche tutti
i Ministeri tecnici – inclusi quelli che hanno responsabilità
in materia di pesca, trasporti ed energia – che hanno avuto
modo di formulare le proprie autonome valutazioni. Considerata
la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica
parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto
riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il
tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle
restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti
dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana
di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato
alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di
mantenere immutata la definizione di linea retta di base per
l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la
delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il
mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato
completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la
zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine
del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in
assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo
di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto
dall’UNCLOS.

Il caso del peschereccio Mina
L’ ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore
della Marina Militare dal 2013 1l 2016 – rileva sul suo blog –
che l’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando
nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato
fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino
al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del
gambero in acque francesi. Solo dopo il pagamento di una
cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque, quelle che
sembravano essere acque italiane erano diventate francesi.
L’episodio fece deflagrare la questione dei confini e di
porzioni di mare cedute alla Francia. E prosegue: mentre in
Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia
sembrava essere di dominio pubblico, tanto che la gendarmeria
marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo
fermando proprio il peschereccio Mina. Ad oggi, spiega
l’ammiraglio De Giorgi, i confini tra acque italiane e
francesi rimangono incerti.

Gianpaolo Plini

Giornata                       dell’Unità
nazionale,                evento ANCRI a
Pisa:   momenti  di                             grande
emozione   con   il                             tenore
Francesco Grollo

PISA – L’evento è stato organizzato al CNR di Pisa
dall’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della
Repubblica (ANCRI) insieme con il Comune di Pisa nell’ambito
del progetto “Viaggio tra i Valori e i Simboli della
Repubblica” La cerimonia è stata aperta con l’inno nazionale,
da grandi emozioni, cantato dal tenore trevigiano Francesco
Grollo e intonato nell’Auditorium del CNR di Pisa, con la
massima partecipazione da circa 300 persone presenti tra
rappresentanti di istituzioni e insigniti della onorificenza
al Merito della Repubblica provenienti da 13 Regioni.

Presenti anche al Prefetto Angela Pagliuca, il Questore Paolo
Rossi, i comandanti provinciali dei Carabinieri Col. Nicola
Bellafante, della Guardia di Finanza Col. Giancarlo Franzese e
dei Vigili del Fuoco ing. Ugo D’Anna nonché l’ex prefetto di
Pisa Francesco Tagliente nella veste di organizzatore e
moderatore dell’evento. A seguire hanno preso la parola per un
indirizzo di saluto il padrone di casa Ottavio Zirilli,
Responsabile dell’area Ricerche del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, il Sindaco di Pisa Marco Filippeschi, il presidente
dell’Associazione ANCRI Tommaso Bove e il Prefetto di Pisa
Angela Pagliuca.

Sono stati saluti-interventi istituzionali ricchi di
significato molto apprezzati dalle centinaia di persone
presenti in sala che si sono strette intorno ai valori e ai
simboli richiamati nella nostra Carta Costituzionale. Sul
palco dell’Auditorium Area della Ricerca del CNR di Pisa è
entrato in scena lo storico del Risorgimento Michele D’Andrea,
con una “chiacchierata briosa” sull’inno nazionale, attraverso
le vicende, la musica, i fatti, i personaggi, le curiosità e
gli aneddoti che si nascondono dietro la cortina della storia
ufficiale.

Non sono mancati i richiami ad altri canti dell’indipendenza
italiana e i confronti con gli inni degli altri Paesi, ricchi
di retroscena gustosi e sorprendenti. A seguire è intervenuto
Paolo Carrozza, professore ordinario di diritto costituzionale
alla Scuola Superiore Sant’Anna, che ha trattato dei valori
fondamentali che emergono dal complesso della Costituzione e
che dovrebbero essere quelli cui si ispira tutta la vita
politica, economica, sociale del Paese. Nel concludere i
lavori il prefetto Tagliente si è soffermato sulla importanza
del ruolo che svolge per la città di Pisa il presidente del
Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana Antonio Cerrai
che peraltro ha patrocinato l’evento istituzionale. Un
particolare ringraziamento lo ha rivolto a Francesco Grollo,
tenore di fama internazionale che tra l’altro è la voce
ufficiale delle Frecce Tricolori ed insignito della
onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
M5S,    Di   Maio:    “No    a
condannati o sotto processo”
“Siamo il perno della legislatura“. Lo afferma, a quanto si
apprende, il capo politico del M5s, Luigi Di Maio, nel suo
intervento introduttivo all’assemblea dei 112 senatori del
movimento. L’assemblea è chiamata tra l’altro a ratificare la
nomina di Danilo Toninelli a capogruppo a Palazzo Madama.
“Prima il metodo, poi i nomi”, ha detto ancora Di Maio
ribadendo il suo ‘no’ a candidati “condannati o sotto
processo”. Poi ha aggiunto: “Dei ministri si parla con il
presidente della Repubblica, dei temi si parla con i partiti
politici”.

Dialogo con tutti, ma soprattutto con Matteo Salvini per
arrivare all’elezione dei presidenti delle Camere e “far
partire la legislatura”. Il leader M5s ha riaperto i contatti
con “i principali esponenti di tutti i futuri gruppi” ma
precisa Di Maio, “ho sentito prima Maurizio Martina, Renato
Brunetta, Giorgia Meloni, Pietro Grasso” e “successivamente
anche Matteo Salvini”. Con lui, “pur non affrontando la
questione nomi e ruoli, abbiamo convenuto sulla necessità di
far partire il Parlamento quanto prima” scrive il capo
politico dei 5 Stelle.

Sembra l’indicazione di un canale privilegiato con il leader
del Carroccio per l’individuazione dei candidati per le due
assemblee mentre con gli altri partiti viene data la
“disponibilità a proseguire il confronto, attraverso i
capigruppo” per individuare i profili anche per “le altre
figure che andranno a comporre gli Uffici di Presidenza”.

La partita delle Camere per i due leader resta però slegata
dalle ipotesi di governo su cui il M5s continua a tenere
acceso il radar a 360 gradi incassando una prima apertura di
Walter Veltroni: “A certe condizioni e con la regia del
Colle il Pd dialoghi” dice l’ex segretario dem.

“Se a fine crisi emergesse un’ipotesi a certe condizioni
programmatiche, come politiche sociali e adesione alla Ue,
sarebbe bene discuterne” insiste Veltroni che però osserva:
“Una parte del nostro elettorato è finita ai 5 Stelle; una
piccola nella Lega, il resto, tanto, nell’astensione. Il Pd fa
bene per ora a stare dov’è. All’opposizione”.

Ma questo del governo per il momento è il secondo tempo della
partita che Lega e M5s stanno giocando sulle Camere. Anche
Salvini è diplomatico e conferma l’approccio di Di Maio: “Con
Di Maio ma come con Martina e Grasso, con la concordia di
Meloni e Berlusconi stabiliamo tutti assieme chi saranno i
presidenti delle Camere”. Tutti, anche il Pd per il quale si
augura che, solo per le cariche istituzionali e non per il
governo, dia “una mano a far ripartire questo Paese”.

Il leader leghista nega che ci siano già i nomi ma poi
ammette: “Stiamo ragionando su alcune ipotesi“. Come quelle
dei leghisti Stefano Candiani e Erika Stefani, responsabile
giustizia gradita a Fi, che hanno surclassato l’ipotesi Giulia
Bongiorno, indigeribile a Fi e soprattutto i nomi di Paolo
Romani e Roberto Calderoli, inaccettabili invece a larga parte
del Movimento.

Ieri un ortodosso come il senatore Nicola Morra rievoca il
passaggio tattico di Calderoli al Misto: “Ce lo ricordiamo che
la Lega, con Belsito e Bossi, ha avuto un ‘problemino’ da 52
mln di euro?”. Lo schema Di Maio-Salvini prevederebbe quindi
l’assegnazione di Montecitorio al M5s per il cui scranno più
alto si fanno i nomi di Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli e
Roberto Fico: improbabile la possibilità che lo stesso Di Maio
sia interessato a candidarsi. Ma c’è anche chi nel Movimento
auspica una raccordo maggiore con il Pd anche per quanto
riguarda l’indicazione delle presidenze delle assemblee,
magari consegnando ai dem Montecitorio e lasciando al M5s il
Senato. Minoranze che fanno tuttavia il paio con l’altolà di
Giorgia Meloni che avverte: “La presidenza della Camera a un
esponente 5 stelle non è un atto dovuto”. Uno scambio di
posizioni ribadito tra i due anche in occasione della
telefonata tra Di Maio e Meloni dove la leader di Fdi ha
ripetuto che le due presidenze devono andare alla coalizione
che ha vinto le elezioni, cioè il centrodestra

Anguillara,     Palozzi(FI):
“Basta silenzi M5s su sindaco
condannato. Vergogna”
ANGUILLARA (RM) – “Movimento 5 Stelle sempre più a trasparenza
zero. Soprattutto ad Anguillara, dove la prima cittadina,
Sabrina Anselmo, l’estate scorsa era finita nella bufera
mediatica per non aver dichiarato a M5S una condanna per
calunnia di 9 anni fa. La sua pena a un anno di reclusione fu
condonata ed estinta per indulto, ma non è mai comparsa sul
casellario giudiziale, né fu comunicata esplicitamente al
momento della sua candidatura a sindaco di Anguillara. Una
vicenda ambigua, su cui i vertici pentastellati hanno deciso
di non proferire parola. Da fine giugno, non a caso, si è in
attesa di capire se i probiviri M5S emettano il provvedimento
di richiesta dimissioni dalla carica di sindaco. Per il bene
della comunità locale è arrivato il momento di fare chiarezza:
adesso, come cinque mesi fa, dunque chiediamo ai falsi
moralisti grillini se Sabrina Anselmo sia ufficialmente nel
Movimento 5 Stelle e, nel caso, di rendere pubblica la
risultanza del procedimento disciplinare del Regolamento
grillino a carico della sindaca. La città di Anguillara merita
una amministrazione credibile e competente, non certamente la
cialtroneria e l’ambiguità pentastellata”. Così, in una nota,
il consigliere regionale del Lazio e coordinatore FI Provincia
di Roma, Adriano Palozzi.

 Anguillara, paralisi M5S: Pizzigallo, “l’assessore ondivago”
 e la trasparenza
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