Adesso scoppia la rivolta degli esperti: "Il terrorismo lo pagano gli ospedali"

Pagina creata da Matilde Salvi
 
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Adesso scoppia la rivolta degli esperti: “Il terrorismo lo
pagano gli ospedali”
Il virologo del San Martino Matteo Bassetti e il consulente per l'Emergenza
sanitaria in Veneto asfaltano i catastrofisti: "Basta terrorismo"

Il coronavirus sta riprendendo vigore? Se sì, c’è da temere una seconda
ondata? “Serve attenzione, certo, ma finiamola col terrorismo psicologico”,
afferma a gran voce Giorgio Palù, virologo e consulente fidato di Luca Zaia
per l’emergenza sanitaria nella Regione Veneto.

“Gli allarmi esagerati danneggiano il sistema sanitario”, rincara la
dose Matteo Bassetti, infettivologo e direttore della clinica di malattie infettive
dell’ospedale San Martino di Genova.

Il coronavirus è davvero così mortale come sembra?

A quanto pare, no.

All’unisono, il microbiologo Palù, 71 anni, scienziato di fama internazionale, e
l’esimio professore del San Martino si scagliano contro gli ”sciacalli del virus”
smentendo di netto gli scenari ”terroristici” profilati nell’ultima settimana:
“Trecento casi al giorno, quattrocento, cinquecento… Ci sono sciacalli e
zanzarologi che fanno la conta e tifano per il ricontagio. Gridano: ‘Il virus ci
ammazzerà tutti come la Spagnola!. – afferma il consulente fidato di Luca
Zaia in un’intervista rilasciata alle pagine del quotidiano Libero – No: non ci
ammazzerà tutti! Che poi ai tempi della Spagnola non c’erano nemmeno gli
antibiotici! È vero che questo Coronavirus è 10 volte più mortale
dell’influenza, ma la mortalità è attorno all’1,5%, e se guardiamo i casi
diagnosticati, quella globale è circa del 3,5. Dobbiamo conviverci, anche
perché abbiamo imparato a trattare i casi più gravi”. Non ammette ignoranza
sul virus neanche Matteo Bassetti che, ancora una volta ribadisce: “È un
clima che non aiuta la comprensione di questa epidemia. Dal 20 febbraio
giornali e tv non hanno smesso un giorno di parlare del virus, e va bene. –
dice al quotidiano La Verità – Però negli ultimi due mesi nei quali il Covid ha
allentato la presa sugli ospedali, avremmo dovuto cercare di fare una
comunicazione corretta per prepararci all’autunno. Con questo clima
terroristico, il primo che avrà un colpo di tosse, o 37,2 di temperatura, o avrà
sentito che nella casa a fianco c’è un malato di coronavirus, correrà in
ospedale a farsi vedere credendo di avere una malattia mortale”.

Ci sarà una seconda ondata?

Cresce la curva dell’infezione in Italia dopo settimane di relativa quiete: nelle
ultime 24 ore, il numero dei contagi ha raggiunto quota 1210. Nulla, a detta
degli esperti, per cui gridare alla pandemia o temere una seconda ondata: ”Mi
pare difficile visto che la prima non è mai terminata – spiega il professor Ex
presidente della Società europea di virologia e professore emerito
all’Università di Padova -In Italia non c’è stato un solo momento in cui il
contagio si è azzerato. In una fase discendente della curva in cui c’è un
incremento di casi incidenti di tipo sporadico. Oggi la maggioranza dei casi
sono asintomatici o paucisintomatici: dal punto di vista clinico, epidemiologico
e anagrafico sono ben differenti da quelli di febbraio, marzo e aprile”. “Se per
ondata si intendono ricoveri ospedalieri di casi gravi e gravissimi come in
marzo e aprile, non credo ci saranno. – assicura l’infettivologo del San
Martino – piuttosto preparare la popolazione ad affrontare i malanni invernali,
i virus dell’influenza e i batteri che causano patologie respiratorie.Se per
ondata si intendono ricoveri ospedalieri di casi gravi e gravissimi come in
marzo e aprile penso di no”.

“I contagiati non sono malati”

Lo ha detto la virologa Ilaria Capua qualche giorno fa, ora lo ribadiscono a
gran voce anche gli esperti Bassetti e Palù: i contagiati non sono malati.
“Questo concetto sfugge a molti, e spiace che sfugga anche a parecchi miei
colleghi che probabilmente non hanno la competenza per capire la differenza.
– chiarisce il virologo del Gaslini – Da infettivologo dico che un conto è il
soggetto malato che presenta sintomi compatibili con il Sars-cov-2, un altro è
il soggetto positivo privo di sintomi che quindi è un portatore sano. Dal punto
di vista clinico la situazione è totalmente diversa. E così anche dal punto di
vista prescrittivo. I positivi non hanno bisogno di farmaci, mentre i medici di
base o che non hanno competenze specifiche tendono a prescrivere
antibiotici o cortisone”.

Lo ”spauracchio” del lockdown
Nei giorni precedenti all’inizio della quarantena la media giornaliera dei
contagi era di 600-700, proprio come oggi. C’è dunque da temere un nuovo
lockdown?

”La situazione era diversa: la curva era in salita e non c’erano ancora episodi
al Sud, o comunque erano molto rari. – chiarisce il consulente per la Regione
Veneto – Ora questi contagi sono distribuiti in tutta Italia. E comunque alcuni
Paesi che non hanno applicato il lockdown, penso alla Svezia, ma anche alla
Corea del Sud e alla Germania che hanno chiuso solo parzialmente, hanno
avuto la stessa nostra curva discendente. La quarantena è stata utilissima
perché ha evitato che il virus si diffondesse al Sud. Però la nostra economia
non può permettersene un altro. Significherebbe consegnare alle prossime
generazioni un fallimento globale. E va chiarita una volta per tutte una cosa:
chi è positivo a un virus non è per forza malato, l’ho sempre insegnato agli
studenti”.

Gli studenti sono a rischio?

Il rientro a scuola è di là da venire. Cosa rischiano gli studenti?

Il professor Palù assicura: “Altri Stati, come la Francia, hanno già fatto le
prove generali a maggio e giugno: i bambini sono tornati in classe e non è
successo niente. Diversi studi pubblicati da riviste del calibro di Science,
Pediatrics, del New England Journal of Medicine, dimostrano non solo che
molti giovanissimi non si ammalano, ma anche che si infettano e trasmettono
il virus con difficoltà. È fondamentale proteggere soprattutto gli insegnanti per
evitare che siano loro a diffonderlo, e nell’eventualità di un focolaio occorre
spegnerlo immediatamente”. Critico sull’assenza di misure chiare e adeguate
che tutelino gli alunni dal rischio dell’infenzione il professor Bassetti:
“Abbiamo perso un sacco di tempo. – dice -Ma le pare che a fine agosto,
dopo che le scuole sono chiuse da fine febbraio, non abbiamo un’idea di
come torneranno in classe i nostri figli? Se non si tornerà in classe a
settembre questo sarebbe gravissimo per un paese civile. Abbiamo aperto le
discoteche e i cinema, facciamo andare la gente in treno e in aereo, ma non
sappiamo ancora come portare i nostri figli in aula in sicurezza. La scuola
doveva essere la priorità numero uno di un governo e di un Comitato tecnico
scientifico”. I bambini dovrebbero mettere la mascherina in classe?
“Bisognerebbe valutare con attenzione i rischi di portarla 8 ore al giorno,
spiegare che i distanziamenti sono ancora più importanti, cercare di ridurre la
composizione delle classi e vedere che cosa hanno fatto gli altri Paesi. In
Europa molti sono già tornati a lezione”.

Il vaccino

Difficile stabilire, ad oggi, quando sarà disponibile un vaccino contro il Covid.
Fatto sta che, nell’attesa, entrambi gli esperti raccomandano di tutelarsi dalle
influenze stagionali. Il rischio è quello di sovraccaricare i pronto soccorso
degli ospedali “al primo colpo di tosse”. “Consiglio a tutti gli over 65 di
vaccinarsi contro lo pneumococco: se uno contrae il Coronavirus e anche
l’infezione da pneumococco corre rischi seri. – spiega Palù – Con
l’abbassarsi della temperatura il virus avrà più facilità di diffondersi. Allo
stesso modo consiglio ai genitori di vaccinare i figli contro l’influenza”. Un
ulteriore chiarimento sull’argomento giunge anche da professor Bassetti: “Noi
dobbiamo sgombrare il campo dagli elementi confondenti. Senza queste
vaccinazioni, a ottobre il primo che ha la febbre, la tosse o il raffreddore
correrà in ospedale con il terrore del Sars-cov-2. E sarà di nuovo il caos.
Meglio sarebbe informare la popolazione sull’importanza dei vaccini in
generale. Contro l’influenza si vaccina un italiano su 5, e appena il 50-55% di
coloro cui la vaccinazione è offerta gratuitamente. Nel personale sanitario
quando va bene si arriva al 20%». Un vaccino costa sui 15 euro, come due
aperitivi. È un investimento che facciamo sulla salute nostra e di chi ci
circonda. L’importante è che cresca la consapevolezza, e il “gratis” non fa
capire l’importanza di certi presidi. Molti non si rendono conto del bene
prezioso che è in Italia la sanità per tutti. Il vaccino va dato gratis a chi non ha
le possibilità, gli altri devono capire che è un investimento sul proprio futuro”.

“Troppi zanzarologi…”

Non la mandano di certo a dire Bassetti e Palù che rispondono per le rime ai
catastrofisti e ”zanzarologi” del virus. I dati dell’epidemia, convengono
entrambi, vanno interpretati nella maniera corretta: “Io mi attengo ai numeri:
in tutto il Paese ci sono meno di 100 pazienti in terapia intensiva. Poi, è vero,
la gente si fa influenzare dallo zanzarologo… – afferma con tono sarcastico il
virologo per l’emergenza sanitaria nella Regione Veneto – Non faccio nomi.
Parlo di quello che gridava che all’ospedale di Padova c’erano decine di
pazienti in rianimazione e invece ce n’erano 5. Bisogna comunicare i dati in
modo corretto. E i dati di oggi dicono che nel mondo ci sono stati 800mila
morti per Covid-19, la metà di quelli per suicidio, un ventesimo dei decessi
per malattie infettive e altri Coronavirus, 10 volte in meno i morti per tumore,
15 volte in meno, nello stesso periodo, di chi è deceduto per problemi
cardiovascolari”. Il virus però ha mietuto molte vittime in Italia: alcune città
sono state travolte. “Io faccio il medico, considerazioni politiche non ne faccio.
Mi chiedo solo dove vogliamo arrivare- aggiunge Bassetti – Vogliamo far sì
che la popolazione sia maggiormente edotta sui rischi da virus? Se l’obiettivo
è sensibilizzare a difendersi dal Covid, non ci si arriva in questo modo.
Terrorizzare la gente porta all’iperprescrizione, alla corsa agli ospedali, alla
caccia all’untore. La comunicazione è completamente errata”. Che cosa
bisognerebbe fare, dunque? “Comunicare in modo ponderato, attento, dai
toni bassi, spiegando che cos’ è oggi la patologia Sars-cov-2, che differenza
c’è tra un sintomatico e un asintomatico, quando bisogna o non bisogna
prendere i farmaci, quando indossare la mascherina, perché bisogna stare a
casa quando si ha la tosse, eccetera. – conclude – Noi invece abbiamo
passato due mesi a dire che l’unica cosa importante in questo Paese era la
mascherina e dopo due mesi abbiamo detto che non serviva. Non è il modo
giusto di affrontare la comunicazione”

Rosa Scognamiglio

Il Giornale

24 Agosto 2020
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