Accontentare proprio tutti.
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Tre novità Netflix da non perdere. Un film, un cortometraggio ed una miniserie, per accontentare proprio tutti. Tante le novità Netflix che ci tengono compagnia in questi mesi, si va dalle serie tv ai film, dai documentari alle animazioni. Ho scelto tre novità molto diverse tra loro: un film italiano, un cortometraggio animato ed una miniserie americana. 1. “La vita davanti a sé” 2. “Se succede qualcosa, vi voglio bene” 3. “La regina degli scacchi” “La vita davanti a sé” è un film con protagonista l’icona del cinema italiano Sophia Loren, diretta dal figlio, il regista Edoardo Ponti. E’ l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 1975 dello scrittore Romain Gary, già portato sul grande schermo nel 1977 dal regista Moshé Mizrahi. Il film racconta la storia del piccolo Momò, un orfano di origine senegalese che va a vivere a casa di Madame Rosa, una donna anziana, sopravvissuta all’Olocausto, che ospita nella sua casa figli di prostitute. https://www.youtube.com/watch?v=En1jkf34xjc Dapprima il rapporto tra Rosa e Momò non è dei migliori, il ragazzino spaccia per guadagnarsi del denaro e difficilmente riesce a stare alle regole della signora che lo ospita, ma andando avanti con la storia il rapporto tra loro si evolverà, fino a diventare un forte legame d’amicizia che cambierà l’atteggiamento di Momò. Girato a Bari, in alcune delle vie più riconoscibili della città, il film si presenta come una storia delicata che fa riflettere, grazie anche alla forte carica espressiva della grande Sophia Loren e al volto incisivo e coinvolgente del giovane attore Ibrahima Gueye.
“Se succede qualcosa, vi voglio bene”, titolo originale “If anything happens, I love you”, è un cortometraggio animato, targato Netflix, realizzato da Michael Govier e Will McCormack. Racconta il dolore di due genitori che hanno perso la figlia di dieci anni in una sparatoria a scuola; in dodici minuti questo cortometraggio riesce a narrare la distanza che si crea tra queste due persone ed il profondo vuoto emotivo che la perdita della figlia ha portato in loro. E’ struggente, ben costruito, forte ed incisivo. https://www.youtube.com/watch?v=3kH75xhTpaM&feature=emb_logo Bellissimi disegni stile carboncino in bianco e nero, assenza di dialoghi, suoni che contribuiscono alla descrizione della storia e musiche emozionanti che accompagnano perfettamente le immagini, sono i punti di forza di questo cortometraggio, che è già entrato nella top ten italiana di Netflix e nel cuore degli spettatori.
E se parliamo di opere che sono entrate nel cuore degli spettatori, non possiamo non parlare di “La regina degli scacchi”, la miniserie Netflix più vista di sempre (come ha reso noto Netflix). Tratta da un romanzo, la serie ha come titolo originale “The Queen’s Gambit”, con riferimento al Gambetto di donna, il nome di una apertura degli scacchi. Appassionante, emozionante, avvincente, questo e molto altro si può dire di questa serie, che ha come protagonista il personaggio inventato di Beth Harmon, una bambina di otto anni che inizia a giocare a scacchi nell’orfanotrofio dove vive, grazie al custode che le insegna a giocare e scopre il suo incredibile talento. https://www.youtube.com/watch?v=Ya1MgSu8Pxc Dipendente da alcol e psicofarmaci, Beth, sin da quando era una bambina prodigio, lotta contro i pregiudizi legati al suo essere donna in un mondo di giocatori uomini e lo fa con il suo spirito combattivo e indipendente, solitario e lungimirante. Ciò che rende questa serie magnifica ed imperdibile è, accanto alle scenografie ed i costumi, sicuramente l’eccezionale prova attoriale della protagonista, l’attrice Anya Taylor-Joy, assolutamente perfetta nel ruolo della fredda e concentrata giocatrice, che è anche una donna fragile ed emotiva. Risulterà senza dubbio ancor più appassionante agli occhi di chi conosce il gioco degli scacchi, con tutte le sue strategie e la sua storia. Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro, per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri. Nell’attesa di questo Natale particolare, pensiamo un po’ meno ai regali e poniamo l’attenzione sul nostro percorso interiore, sul rapporto con gli altri e dedichiamo del tempo a ciò che ci aiuta a riflettere, sia esso un ricordo, un progetto, un libro o un film, perché la motivazione per migliorarsi la si può trovare ovunque, se siamo disposti a cercarla.
Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Novax profiler E’ possibile tracciare un profilo psicologico di un antivaccinista, proprio come farebbe un profiler o un criminologo nel proprio ambito di lavoro per la comprensione di un atteggiamento o di un’abitudine disfunzionale? Dal nostro punto di vista riteniamo che gli antivaccinisti seguano un’unica linea di pensiero tanto da poterne tracciare una modalità comportamentale sovrapponibile con chi ne condivide la stessa ideologia. Dalla nostra esperienza sul campo, dal confronto clinico e/o dialettico con chi ha assunto un’ideologia novax (ancor più radicata ai tempi del coronavirus) e la sostiene in barba ai dati, alle evidenze e alla ricerca scientifica, è possibile osservare una linea di pensiero che difficilmente muta da un soggetto all’altro, sia nello stile comunicativo, sia nella condivisione di idee molto radicate, sia nella ricerca di informazioni. Il profilo di un novax ci consente di comprendere il tipo di percezione che ha del mondo circostante e, soprattutto, il rapporto oseremmo dire tormentato e conflittuale con la scienza e i suoi rappresentanti. Lo stesso rapporto conflittuale, e spesso aggressivo, che ha verso quelle istituzioni che hanno deciso di tracciare delle linee guida sulla base del sostegno alle evidenze scientifiche.
F o t o d i G e r d A l t m ann da Pixabay Il rapporto con la scienza. Come abbiamo già accennato, il novax ha un rapporto piuttosto conflittuale con la scienza: è orientato a prenderne le distanze quando questa giunge a conclusioni che sono in netto contrasto con il suo credo ideologico. In linea generale ha scarse competenze in materie scientifiche, la sua conoscenza è limitata alle letture mirate fatte sul web o allo scambio di informazioni che circolano esclusivamente all’interno della sua “bolla” di appartenenza, ovviamente composta esclusivamente da antivaccinisti radicali. Scopri il nuovo numero > Reset Dopo aver parlato, a febbraio, dell’interconnessione in “Virale” ed esserci interrogati a marzo sulla situazione attuale in “Tutto andrò bene (?)”, oggi, con “Reset”, vogliamo parlare di soluzioni concrete. L’online ed il digitale saranno quantomai utili per offrire soluzioni e creare nuove opportunità. Il novax si istruisce quasi esclusivamente tramite altri novax che, a loro volta, si informano presso chi ne condivide, in modo piuttosto rigido, le stesse idee. Egli ritiene la scienza al soldo di case farmaceutiche, nella convinzione che la spinta a vaccinarsi sia esclusivamente l’espressione di un giro economico che nulla ha a che fare con l’interesse verso la salute collettiva. Il novax vede la scienza come una sorta di élite da tenere a distanza, poiché opera solo per l’interesse di qualcuno. L’antivaccinista radicale non ha la minima idea di come si effettui una ricerca scientifica, né sa come si legga un articolo scientifico o come si distingua una fonte attendibile da una inaffidabile; in molte occasioni condivide fake news scambiandole per notizie degne di fede semplicemente perché non sa riconoscerle o perché vanno a confermare una sua convinzione. La foga di condividerla, nel tentativo di rinforzare le idee di coloro che “abitano” la sua stessa bolla, lo rende cieco verso ogni osservazione critica e oggettiva. Il novax sarebbe, addirittura, in grado di effettuare una conferenza sulla base delle sue informazioni, ma confonderebbe dati, interpretazioni e
fatti storici, attribuendo loro una coerenza percepita solo e sempre all’interno del suo gruppo di condivisione. E quando un novax è un medico? Quest’ultimo ha lo stesso rapporto conflittuale con la scienza e, spesso, una visione alternativa di essa. Il medico novax non condivide il metodo della cosiddetta “scienza ufficiale”, denuncia spesso la mancanza di apertura dei suoi colleghi verso medicine alternative e/o infondate che lui stesso coltiva e, in numerose occasioni, aderisce a metodi pseudoscientifici con relative cure che da questi ne derivano. Il medico novax è spesso il paladino dei gruppi antivaccinisti e da questi ultimi è considerato un eroe che sfida, senza paura, la comunità scientifica, a loro dire, cieca, di parte e corrotta. La ricerca di informazioni. Come già accennato il novax condivide informazioni che emergono solo all’interno della sua cerchia. A volte fa ricerche personali, ma opera in base ad un vero cherry picking, ossia va direttamente alla ricerca di dati che non fanno altro che confermare la sua idea, scartando, in modo più o meno volontario, tutto ciò che la confuta. Nella ricerca di informazioni è possibile osservare tre atteggiamenti cardine o, meglio, tre difese per eccellenza che gli consentono di esporsi solo a notizie che concordano con il suo credo ideologico. L’immunizzazione e razionalizzazione: ossia cerca in continuazione legami arbitrari che sostengano le sue tesi ed elimina deliberatamente tutti i nessi con ciò che invece le contrasta, confutando dialetticamente e sulla base di dati scorretti ogni idea a favore dei vaccini. Esposizione selettiva: partecipa solo a dibattiti di natura antivaccinista e rifiuta ogni lettura, argomentazione e/o dibattito o conferenza sull’importanza dei vaccini, partendo già dall’idea preconcetta che le informazioni saranno volutamente alterate. Percezione selettiva: in occasione di un contraddittorio, soprattutto televisivo, tenderà a dimenticare
ciò che è stato detto in favore delle campagne vaccinali e ricorderà solo le parole dette in loro sfavore. In pratica adoperano una sorta di filtro mentale contro tutto ciò che è pro vaccini[1]. L’antivaccinista aderisce spesso a teorie complottistiche, talvolta, addirittura, fantascientifiche. Parla di controlli da parte di poteri occulti, virus pro cancro e/o microchip per il controllo mentale trasmessi tramite gli stessi vaccini. Come già sottolineato in altri articoli, il novax è un negazionista. Oggi, ai tempi del coronavirus, per esorcizzare la paura che prova verso la malattia, fa circolare l’idea che il virus sia o un’invenzione portata avanti allo scopo di favorire la diffusione di eventuali nuovi vaccini (ovviamente sempre per interessi economici) o un’arma molto pericolosa[2]. Spesso lo stesso novax non si definisce tale, ma si considera solo uno che vuol capire, peccato che lo faccia con le stesse informazioni condivise solo dai novax. Scopri “Il sonno della Ragione”: la nostra rubrica dedicata alla lotta alle pseudoscienze ed alle fake news. L’antivaccinista è in continua ricerca di un capro espiatorio. Egli non ammette la possibilità che una malattia possa essere trasmessa in modo casuale o che possa essere la conseguenza di fattori incontrollabili, ma sente il continuo bisogno di attribuire la colpa a qualcuno o a qualcosa. Quindi per malattie legate allo sviluppo, come l’autismo e/o altre sindromi neurologiche, il vaccino e il suo eventuale promotore diventano il capro espiatorio perfetto, coloro ai quali attribuire la colpa. Così essi sentono di avere finalmente qualcosa contro cui combattere, nell’illusione di controllare e/o prevenire una malattia, in genere, incontrollabile[3]. F o t o d i A n g e l o E s s l i n g er da Pixabay
Il suo rapporto con la medicina. Il novax spesso si presenta come una sorta di naturista. Per lui ha importanza tutto ciò che è naturale e crede di saper distinguere, senza conoscerne l’origine, i prodotti chimici da quelli naturali. Assume con riluttanza medicinali quali antibiotici e/o antiinfiammatori e fa spesso uso di prodotti omeopatici oppure fitoterapici nell’illusoria convinzione che quest’ultimi siano privi di sostanze chimiche. Anche la scelta del medico è spesso mirata oppure presenta lo stesso filtro che abbiamo visto per le informazioni di carattere scientifico. Questi saranno presi in considerazione finché si manterranno nei limiti del loro credo ideologico e saranno scartati quando oltrepasseranno questi limiti. Ovviamente la proposta di un vaccino è il confine che il loro medico non dovrà mai superare. Come abbiamo evidenziato, gli atteggiamenti summenzionati rappresentano una sorta di novax profiler poiché sono più o meno distinguibili in ogni fautore di ideologie antivacciniste radicali e, tenendo conto di questi, si potrà tracciare una mappa mentale di chi sta sostenendo l’inutilità o la pericolosità di un vaccino. L’utilità di questo profilo sarà solo quella di far scegliere a chi si troverà di fronte a un sostenitore di tale ideologia se sia o meno il caso di affrontare un estenuante dibattito, con la consapevolezza che quest’ultimo sarà affrontato con i meccanismi cognitivo/percettivi sopra descritti. [1] Armando De Vincentiis, Comunicare la scienza, Padova, CICAP edizioni, 2015. [2] https://medstories.it/2020/03/novax-e-coronavirus/ [3] AA. VV., Vaccini Complotti e pseudoscienza. Tra fobia, disinformazione e consapevolezza, Roma, C1VEdizioni, 2015. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
47° World Economic Forum: alla ricerca di una “leadership reattiva e responsabile”, fra il dilagare di populismi, diseguaglianze sociali e crisi umanitarie. Raffaello Castellano (360) “Viviamo in un mondo interconnesso e frenetico in cui le nuove tecnologie, i cambiamenti demografici e le trasformazioni politiche hanno conseguenze sociali ed economiche di vasta portata. Oggi più che mai, i leader hanno bisogno di condividere le idee e le innovazioni su come navigare meglio il futuro.” È questa la nota di presentazio ne, sul sito, del 47esimo World Economic Forum (WEF), in agenda dal 17 al 20 gennaio a Davos in Svizzera. Il titolo scelto quest’anno è “La leadership reattiva e responsabile” e non poteva essere altrimenti,
visto che questo Forum si svolge in un clima teso e inquieto, soprattutto dal punto di vista politico, dopo i due voti sconcertanti che hanno caratterizzato il 2016, la Brexit e Trump. Il dilagare del populismo nei Paesi d’Occidente preoccupa i leader mondiali e soprattutto europei, in vista delle elezioni in Francia, Germania e Olanda, che si terranno nel 2017. A ribadire questa preoccupazione, non lascia dubbi, ciò che si legge in un’altra nota di presentazione del Forum: “A meno che non abbiate vissuto su Marte, sarete consapevoli del fatto che il 2016 è stato un periodo turbolento, con una reazione contro la globalizzazione che ha portato a due risultati delle urne sorprendenti e un aumento del populismo in Occidente”. L’evento di quest’anno si concentrerà su quattro sfide chiave per il 2017: la collaborazione globale, il rilancio della crescita economica, la riforma del capitalismo e la preparazione per la quarta rivoluzione industriale, che passa attraverso l’era digitale. Tra le sessioni, anche un focus sulle crisi umanitarie. A tener banco in questi giorni di vigilia anche la lista dei partecipanti. L’ospite più atteso è Xi Jinping, primo presidente cinese a partecipare al Forum di Davos. La sua presenza testimonia il peso crescente della Cina nel contesto mondiale. Il grande assente è invece il neo eletto presidente americano Donald Trump, che ancora una volta sta facendo capire quanto poca importanza rivestano alcuni Paesi, in particolare quelli europei. A peggiorare l’umore ed aggravare l’inquietudine e l’insoddisfazione sociale di quest’anno, ci si mette pure il nuovo rapporto di Oxfam, “Un’economia per il 99%”, che si concentra sulla forbice tra ricchi e poveri e su quanto si stia estremizzando. Diffusa oggi, alla vigilia del World Economic Forum, la ricerca mette in evidenza come l’1% della popolazione mondiale possiede, sin dal 2015, più ricchezza netta del restante 99%. I poveri sono sempre più poveri e i mega Paperoni si arricchiscono ad un ritmo così paurosamente veloce, che si potrebbe veder nascere il primo trillionaire (ovvero un individuo che possiederà più di 1.000 miliardi di dollari) nei prossimi 25 anni. Una cifra che si consuma solo spendendo 1 milione di
dollari al giorno per 2.738 anni. Continuando a spulciare i dati del rapporto si rimane atterriti! ■ 8 persone nel 2016 possedevano la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) dei 3,6 miliardi di persone più povere del mondo, quasi la metà dell’intera popolazione mondiale; ■ 1 persona su 10 nel mondo vive con meno di 2 dollari al giorno; ■ 10 tra le più grandi multinazionali hanno generato nel 2015/16 profitti superiori a quanto raccolto dalle casse pubbliche dei 180 Paesi più poveri al mondo; ■ In Italia l’1% più ricco era in possesso nel 2016 del 25% della ricchezza nazionale. Da soli, i primi 7 super Paperoni italiani possedevano oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei connazionali. Speriamo davvero che questo WEF proponga delle linee guida per eliminare queste profonde diseguaglianze sociali, per avere davvero dei leader, siano essi politici, economici o d’azienda, “reattivi e responsabili”.
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