4 aprile 2022 IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ - Letizia Moretti

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4 aprile 2022 IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ - Letizia Moretti
4 aprile
2022
IL DISTURBO DA DEFICIT
DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ
Letizia Moretti
Psicologa
Responsabile area scuola Associazione
                               1      Psicologia Insieme
4 aprile 2022 IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ - Letizia Moretti
LE CAUSE
• Genetiche: ereditarietà nei parenti maschi. Studi su
gemelli omozigoti (80% di probabilità di sviluppare il
disturbo) e dizigoti (30%).
• Sociali: Ambiente particolarmente svantaggiato che
non insegna l’autoregolazione: può rendere ancora più
evidenti i problemi
• Organiche: Gli studi che hanno preso in esame il flusso
ematico cerebrale, hanno riscontrato nei bambini ADHD
un’ipoperfusione nelle regioni prefrontali della
corteccia, in particolare in quelle aree collegate con il
sistema limbico attraverso il nucleo caudato.
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Associazione Psicologia Insieme Onlus
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… INOLTRE:

I bambini con ADHD non presentano la
 consueta asimmetria dei lobi frontali,
 ma il lobo frontale destro (che gioca un ruolo
chiave nel controllo dei movimenti volontari, nella produzione del
linguaggio parlato e scritto, nella memoria a lungo termine, nella
  gestione dell'attenzione, nella capacità di pianificazione, nella
                               ), è più
     programmazione di comportamenti e azioni
piccolo rispetto ai bambini del gruppo di
                controllo.
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Incidenza
• La stima attuale dell'ADHD si aggira tra l'1% e il 5% tra i
  giovani.
• La stima attuale è che tra il 30% e il 70% dei bambini con ADHD
  continuerà ad avere l'ADHD in età adulta.
• Il numero degli adulti con ADHD potrebbe variare dallo 0.30%
  al 3.5% della popolazione adulta.

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Prognosi
• Solo il 20 % dei soggetti in età adolescenziale ai
quali era stato diagnosticato un ADHD, non
manifesta più i sintomi del disturbo
  • Il rimanente 80% dei soggetti, che continuano a
       presentare comportamenti di iperattività e
 impulsività sono più a rischio di altri di manifestare
                  condotte antisociali.
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Negli adulti
• i criteri di inclusione per gli adulti stabilivano che il
  soggetto doveva avere quattro delle seguenti
  caratteristiche, una delle quali deve risultare
  significativa:

  1. iperattività motoria persistente dalla fanciullezza
  2. deficit attentivo persistente dalla fanciullezza
  3. labilità affettiva
  4. incapacità a terminare compiti
  5. temperamento eccitabile ed esplosivo
  6. relazioni interpersonali scadenti o incapacità a
  mantenere relazioni nel tempo
  7. impulsività
  8. insofferenza allo stress
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DIAGNOSTICARE L’ADHD
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La diagnosi
• L’iter diagnostico per l’ADHD è complesso e richiede
  una elevata esperienza da parte degli operatori clinici.
• La diagnosi è appannaggio del neuropsichiatra
  infantile esperto; tuttavia anche altri operatori della
  salute mentale dell’età evolutiva con competenze
  specifiche, come medici e psicologi, possono fare
  diagnosi di ADHD.
• Il test diagnostico specifico utilizzato in Italia per
  questo disturbo è la BIA; la diagnosi però si basa
  soprattutto sull’osservazione clinica e sulla raccolta di
  informazioni fornite da fonti multiple e provenienti da
  diversi contesti: genitori, insegnanti, educatori.
RACCOLTA INFORMAZIONI DA FONTI MULTIPLE
   - Questionari e interviste semi-strutturate per
        insegnanti, genitori e bambini (scala SDAI,
        SDAG, SDAB, QUESTIONARIO DI
   ATTRIBUZIONE);
   -Identificare i comportamenti problema;
   -Capire insieme ai genitori e agli insegnanti che
   idea hanno dei comportamenti-problema: i
   comportamenti negativi sono tutti ugualmente
   gravi? Perché alcune regole sono tanto importanti
   per gli adulti?
SDAI , SDAG
Gli item delle scale descrivono i comportamenti tipici dei
  bambini con ADHD.
Le scale sono suddivise in due sub-scale: Disattenzione
  Iperattività/impulsività

Per la correzione si sommano separatamente le risposte
  dispari e quelle pari.
BIA: Batteria Italiana ADHD
Gian Marco Marzocchi, Anna Maria Re, Cesare Cornoldi
                   Ed. Erickson
QUALI SONO LE PROVE INCLUSE NELLA
                       BIA
• 1. test attenzione sostenuta visiva (CP) e uditiva (TAU);
• 2. test comportamento impulsivo (MF);
• 3. test per la valutazione dei processi di controllo: test delle
  ranette (inibizione motoria), test di Stroop (inibizione risposta
  prepotente), Completamento Alternativo di Frasi (CAF);
• 4. test di Memoria Strategica Verbale (TMSV).
COSA FARE IN PRATICA?
LA FAMIGLIA DEL BAMBINO ADHD
ESERCITAZIONE IN GRUPPO: CERCATE DI RISPONDERE A QUESTE DOMANDE:

• Cosa immaginate provi e pensi un genitore di
  un bambino con ADHD?
• Quali le informazioni che andreste a cercare?
• Quale sarebbero le cose su cui puntereste in
  un colloquio con genitori di bambini presunti
  ADHD che abbia come scopo l’invito ad un
  accertamento diagnostico?
• Quali suggerimenti potreste dare ai genitori
  per migliorare la gestione dei comportamenti?
Possibili caratteristiche cognitive
    delle famiglie del bambino con ADHD
• Attribuzioni disfunzionali
• Incolpare se stessi
•  Credenze e aspettative non realistiche
•  Locus of control esterno
•  Percezione errata
  della situazione
• Rabbia
Possibili aspetti comportamentali
   delle famiglie del bambino con ADHD
• Rinforzi negativi di comportamenti non
  corretti;
• Pochi rinforzi positivi di comportamenti
  corretti;
• Metodo inefficace di condotta;
• Limitato monitoraggio al comportamento
  del figlio;
L’ambiente: stili educativi inadeguati
• Stile ipercritico: elevata frequenza di critiche rivolte al
  bambino sotto forma di rimproveri. Gli adulti che
  adottano questo stile educativo, difficilmente notano i
  comportamenti adeguati del bambino, mentre sono
  sempre pronti ad evidenziare i suoi errori.

• nel bambino paura: di sbagliare,di essere disapprovato,
  bassa stima di sé.
• Stile perfezionistico: convinzione che il bambino debba
  riuscire bene in tutto ciò che fa e che il suo valore (e
  quello dei suoi genitori) sia determinato dal successo
  che ottiene in varie attività.

• Nel B: atteggiamento perfezionistico, che lo porta a
  temere in modo eccessivo la disapprovazione e la critica
  qualora non riesca bene in ciò che fa. I bambini educati
  con questo stile, diventano molto ansiosi quando si
  cimentano in qualcosa di impegnativo
Stile iperansioso-iperprotettivo. Si manifesta in genitori e/o insegnanti
che si preoccupano eccessivamente dell'incolumità fisica del bambino e
tendono a proteggerlo in continuazione da ogni minima frustrazione.

Nel bambino vengono quindi modellate timidezza e paura
trasmettendogli soprattutto queste idee:
•i pericoli sono dappertutto e bisogna stare attenti;
•se qualcosa è spiacevole o frustrante bisogna evitarlo ad ogni costo;
•se accadesse qualcosa di brutto sarebbe terribile;
•se qualcosa va storto non si può fare a meno di rimanere sconvolti;
•per sopravvivere bisogna assolutamente avere la certezza che le cose
vadano bene
PARENT TRAINING
Il Parent Training è una tecnica di intervento avente lo
scopo di coinvolgere i genitori nel processo educativo,
riabilitativo e psicoterapeutico, attraverso l'insegnamento
di abilità necessarie per contrastare situazioni familiari
problematiche e l'acquisizione di un atteggiamento
orientato al problem-solving. (Fabbro, 2004).
Nasce negli anni ’70 grazie ai lavori di Hanf : il
comportamento del figlio nasce da una complessità e
molteplicità di relazioni che si instaurano tra i membri
della famiglia sulla base delle reciproche influenze.
OBIETTIVI GENERALI DI UN PARENT TRAINING
•   Dare informazioni chiare su che cos’è l’ADHD e le possibili cause a partire da un
    aggancio alla loro esperienza
•   Analizzare la percezione di auto-efficacia e soddisfazione del genitore (questonari sul
    senso di competenza del genitore), nonché la percezione del problema
•   Chiarire che l’intervento cognitivo-comportamentale non è una cura dell’ADHD, ma
    un insieme di tecniche per gestire meglio
•   Favorire la consapevolezza dei pensieri disfunzionali e di quelli funzionali
    (questionari cosa penso di mio figlio e come mi comporto con mio figlio)
•   Favorire la consapevolezza dei punti di forza e di debolezza del proprio figlio
•   Istruire sull’analisi ABC
•   Dare informazioni sulle scelte educative che funzionano.
      o L’importanza delle regole familiari per la capacità di anticipare
      o Il rinforzo positivo e il costo della risposta
      o Il tempo privilegiato
      o Come gestire i comportamenti negativi
           ⁻ Distinguere comportamenti gravi da quelli meno gravi
           ⁻ Ignorare
           ⁻ Time out
           ⁻ Conseguenze negative
Perché il parent training per l’ADHD?
• Prendersi cura di bambini con ADHD può
  portare i genitori a situazioni di grave stress che
  rischiano di ripercuotersi negativamente sulle
  relazioni all’interno della famiglia.
• I genitori, di fronte a comportamenti
  problematici del figlio, si sentono spesso
  confusi e hanno l’impressione di essere privi di
  strategie e strumenti utili per stabilire una
  relazione positiva con il bambino.
• Talvolta questo può generare senso di
  frustrazione, rabbia, colpa e impotenza
Operare in modo sistematico con i genitori
  nasce da almeno quattro riflessioni:
1) la famiglia è una risorsa importante per cercare di favorire i
  comportamenti positivi del bambino, soprattutto nell’età
  prescolare;

2) il lavoro con il bambino a volte non è sufficiente per osservare
  l’apprendimento di adeguati comportamenti a casa e a scuola;

3) l’istinto materno e paterno, ovvero la disponibilità dei genitori
  ad affrontare le problematiche sollevate dal figlio con ADHD,
  non sono sufficienti a modificare i comportamenti iperattivi
  e/o la disattenzione;

4) la frequente presenza di relazioni disfunzionali dei membri
  della famiglia con il bambino ne aggravano il suo profilo
  psicologico.
Obiettivi
➢ fornire informazioni relative al disturbo da deficit di
  attenzione e iperattività;
➢ fornire gli strumenti per analizzare i comportamenti
  dei bambini e ragazzi nei vari ambiti di vita (scuola,
  casa, tempo libero);
➢ favorire la comprensione delle modalità di
  interazione genitore-figlio e gestire le modalità
  comunicative;
➢ fornire gli strumenti per la gestione del
  comportamento disfunzionale del bambino e
  ragazzo nei diversi ambiti;
➢ favorire l’aumento del livello di concentrazione e
  della capacità di autocontrollo dei propri figli.
Struttura degli incontri del P.T.
1   COMPRENSIONE DEL PROBLEMA           SCAMBIO DI INFORMAZIONI-CONDIVISIONE
                                        DELLE ESPERIENZE
2   PREPARAZIONE AL CAMBIAMENTO         VALUTAZIONE E DISCUSSIONE SU
                                        ATTEGGIAMENTI, CREDENZE E
                                        COMPORTAMENTI GENITORIALI
3   COMPLESSITÀ DEL PROBLEMA            INTERAZIONE TRA CARATTERISTICHE DEL
                                        BAMBINO, SCELTE EDUCATIVE, SITUAZIONI
4   SCELTE EDUCATIVE CHE FAVORISCONO    TECNICHE DI GESTIONE DEL
    L’AUTOREGOLAZIONE                   COMPORTAMENTO DEL BAMBINO
5   INDIVIDUAZIONE DEI COMPORTAMENTI    TECNICHE DI GESTIONE DEL
    PROBLEMATICI                        COMPORTAMENTO DEL BAMBINO
6   AMPLIARE IL PROPRIO BAGAGLIO DI     TECNICHE DI GESTIONE DEL
    STRATEGIE                           COMPORTAMENTO DEL BAMBINO
7   AGIRE D’ANTICIPO, CON UN PIANO IN   TECNICHE DI GESTIONE COGNITIVA DEL
    TESTA                               BAMBINO
8   IL GENITORE COME MODELLO DI         TECNICHE DI GESTIONE COGNITIVA DEL
    RISOLUTORE ABILE DI PROBLEMI        BAMBINO
9   BILANCIO DEL LAVORO SVOLTO          REVISIONE DEL LAVORO E PROSPETTIVE
Nello stabilire le regole i genitori
           dovranno chiedersi:
•   Questa regola e’ necessaria?
•   E’ utile?
•   Mio figlio la capisce?
•   Sa cosa succederà se non la rispetta?
•   Riusciamo, io e mio marito, a portarla
    avanti in modo coerente?
ALCUNI COMPORTAMENTI DA EVITARE
• Dare comandi vaghi “Fa il bravo”, “Piantala…”
• Dare comandi in forma interrogativa “Ti
  dispiace mettere via i tuoi giochi?”
• Dare troppi comandi contemporaneamente
• Ripetere gli stessi comandi senza applicare
  conseguenze
• Minacciare ripetutamente senza applicare
  conseguenze
• Non prestare attenzione ai comportamenti
  positivi
ALCUNI COMPORTAMENTI DA POTENZIARE
• Dare comandi brevi, semplici e specifici
• Porsi come modello e supporto per risolvere i
  problemi
• Stabilire e far rispettare delle regole di
  comportamento: poche, comprensibili e accettate
• Dimostrare coerenza nelle gratificazioni e nei
  contratti comportamentali
• Prestare molta attenzione ai comportamenti positivi
• Gratificare il bambino subito dopo l’azione
• Ignorare i comportamenti lievemente negativi
• Non perdere il controllo del ragazzo
A scuola, quale scenario normativo?
                              STUDENTI CON
                           DISTURBI EVOLUTIVI
                                SPECIFICI
                           DSA, ADHD, DOP, ecc
                                                                  STUDENTI CON
     STUDENTI CON                                               SVANTAGGIO SOCIO-
       DISABILITA’                                                 ECONOMICO,
   SPECIFICA L.104/92                                               CULTURALE,
                                                                    EMOTIVO…

                                 BES
                        Associazione Psicologia Insieme Onlus
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