2016 RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA - SINTESI - ANVUR

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2016 RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA - SINTESI - ANVUR
SINTESI
RAPPORTO BIENNALE
SULLO STATO
DEL SISTEMA
UNIVERSITARIO
E DELLA RICERCA

2016

    Agenzia Nazionale di Valutazione
    del sistema Universitario e della Ricerca

    National Agency for the Evaluation
    of Universities and Research Institutes
2016 RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA - SINTESI - ANVUR
2016 RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA - SINTESI - ANVUR
SINTESI
RAPPORTO BIENNALE
SULLO STATO
DEL SISTEMA
UNIVERSITARIO
E DELLA RICERCA

2016

    Agenzia Nazionale di Valutazione
    del sistema Universitario e della Ricerca

    National Agency for the Evaluation
    of Universities and Research Institutes
2016 RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA - SINTESI - ANVUR
SINTESI
RAPPORTO BIENNALE
SULLO STATO
DEL SISTEMA
UNIVERSITARIO
E DELLA RICERCA

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2016
  016
            Agenzia Nazionale di Valutazione
            del sistema Universitario e della Ricerca

            National Agency for the Evaluation
            of Universities and Research Institutes

CONSIGLIO DIRETTIVO ANVUR
Presidente
Andrea Graziosi
Vice Presidente
Raffaella I. Rumiati
Componenti
Daniele Checchi
Paolo Miccoli
Susanna Terracini

DIRETTORE ANVUR
Sandro Momigliano

COORDINATORE DEL RAPPORTO
Daniele Checchi, Consigliere ANVUR

I capitoli del rapporto sono stati curati da:

capitolo I.1.1 Alessio Ancaiani e Vincenzina Setteducati; capitolo I.1.2
Giuseppe Carci e Valentina Testuzza; capitolo I.1.3 Giuseppe Carci e
Valentina Carletti; capitolo I.1.4 Giuseppe Carci e Roberto Torrini;
capitolo I.1.5 Giuseppe Carci; capitolo I.1.6 Giuseppe Carci e Roberto
Torrini; capitolo I.1.7 Daniele Checchi e Stefania Nirchi; capitolo I.1.8
Alessio Ancaiani, Sandra Romagnosi, Susanna Terracini; capitolo I.1.9
Brigida Blasi; capitolo I.1.10 Alberto Ciolfi, Valeria Damiani, Federica
Delli Zotti, Morena Sabella; capitolo I.2.1 Giovanna Colizza e Roberto
Torrini; capitolo I.2.2 Daniele Checchi e Vincenzina Setteducati;
capitolo I.2.3 Brigida Blasi e Roberto Torrini; capitolo I.2.4 Cecilia
Bibbò; capitolo I.2.5 Andrea Bonaccorsi (Università di Pisa) e Paola
Costantini (Università Roma Tor Vergata); capitolo I.2.6 Marco De
Santis-Puzzonia e Irene Mazzotta; capitolo I.2.7 Adriano Scaletta;
capitolo II.3.1 Marco De Santis-Puzzonia; capitolo II.3.2 Rosa
Margherita Lacatena; capitolo II.3.3 Alberto Francesco Anfossi; capitolo
II.3.4 Rosa Margherita Lacatena e Carmela Anna Nappi; capitolo II.3.5
Irene Mazzotta; capitolo II.4.1 Tindaro Cicero e Scipione Sarlo; capitolo
II.4.2 Tindaro Cicero e Scipione Sarlo; capitolo II.4.3 Antonio Ferrara;
capitolo II.4.4 Carmela Anna Nappi e Sandra Romagnosi.

© 2016
ANVUR
Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca
Via Ippolito Nievo 35
00153 Roma
RINGRAZIAMENTI

Un ringraziamento particolare va ai Proff. Stefano Fantoni e Sergio Benedetto, rispettivamente Presidente e
Componente del Consiglio Direttivo dell’ANVUR sino al 1 maggio 2016, nonché al dott. Roberto Torrini, già
Direttore dell’ANVUR, che ha coordinato le attività per la stesura del Rapporto fino al 28 febbraio 2016.
Il dott. Alessio Ancaiani, Dirigente Area Valutazione delle Università dell'ANVUR, e il dott. Marco Malgarini,
Dirigente Area Valutazione della Ricerca dell’ANVUR, hanno contribuito al coordinamento, rispettivamente, della
prima e della seconda Parte del Rapporto.
Il dott. Valter Brancati, Dirigente Area Amministrativo-Contabile dell'ANVUR, ha coordinato le attività di
produzione del Rapporto.

Si ringraziano inoltre:
la dott.ssa Gianna Barbieri e i funzionari dell’Ufficio di Statistica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca, che ella dirige, per le elaborazioni di dati e il supporto informativo;

il Consorzio interuniversitario CINECA per le elaborazioni e il supporto operativo nell’analisi dei dati;

il Direttore Generale dott. Daniele Livon e il dott. Angelo Siddi della Direzione Generale per la programmazione,
il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, per il supporto documentale;

il Direttore Generale dott.ssa Maria Letizia Melina della Direzione Generale per lo studente, lo sviluppo e
l’internazionalizzazione della formazione superiore del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per
il supporto documentale;

il Direttore Generale dott. Vincenzo Di Felice e l’ing. Mauro Massulli della Direzione generale per il coordinamento,
la promozione e la valorizzazione della ricerca del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per il
supporto documentale;

il dott. Pasqualino Montanaro, il dott. Vincenzo Mariani, la dott.ssa Francesca Modena, la dott.ssa Ilaria De Angelis,
la dott.ssa Giulia Martina Tanzi del Servizio Studi Struttura Economica e Finanziaria della Banca d’Italia, per la
collaborazione nelle elaborazioni e nelle analisi preliminari sui micro dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti;

la dott.ssa Valeria Mastrostefano, ISTAT SSI/H Statistiche sull’innovazione nelle imprese, per la fornitura dei dati
relativi al personale e alla spesa R&S negli Enti di Ricerca Italiani;

l’Istituto IRCRES del CNR (e in particolare la dott.ssa Emanuela Reale, la dott.ssa Emilia Primeri e il dott. Andrea
Orazio Spinello) per la fornitura dei dati dalle banche dati H2020_projects_ecorda e H2020_proposals_ecorda;

l’Ispettorato Generale per gli ordinamenti del personale e l’analisi dei costi del lavoro pubblico, Dipartimento della
Ragioneria Generale dello Stato del Ministero dell’Economia e delle Finanze (e in particolare il dott. Giovanni
Crescenzi) per la fornitura dei dati di dettaglio sui contratti di collaborazione coordinata e continuativa attivi negli
enti di Ricerca vigilati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Si ringraziano infine i collaboratori ANVUR, dott.ssa Giovanna Colizza, dott. Marco De Santis-Puzzonia, dott.ssa
Antonella D’Apollo, dott.ssa Federica Delli Zotti, dott. Antonio Ferrara, dott.ssa Irene Mazzotta, dott.ssa Morena
Sabella e dott. Scipione Sarlo, per il loro cruciale contribuito alla redazione del Rapporto.
INDICE

INTRODUZIONE ..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................                                           6

PARTE I - IL SISTEMA UNIVERSITARIO
SEZIONE 1. STUDENTI E LAUREATI ..................................................................................................................................................................................................................................................................                                                                                                 9
I.1.1 - L’OFFERTA FORMATIVA ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................                                                     10
I.1.2 - IL SISTEMA DELL’ALTA FORMAZIONE ARTISTICA MUSICALE E COREUTICA (AFAM)                                                                                                                                                                                  ...............................................................................................................................   11
I.1.3 - LA MOBILITÀ INTERNAZIONALE DEGLI STUDENTI E GLI STAGE E TIROCINI                                                                                                                                                             .........................................................................................................................................................   12
I.1.4 - GLI IMMATRICOLATI E GLI ISCRITTI AL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO                                                                                                                                                             .......................................................................................................................................................   14
I.1.5 - I PERCORSI DI STUDIO UNIVERSITARI: MONITORAGGIO, ESITI, INDICATORI                                                                                                                                                           .........................................................................................................................................................   17
I.1.6 - I LAUREATI .....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................                         19
I.1.7 - I LAUREATI NEL MERCATO DEL LAVORO .............................................................................................................................................................................................................................................................                                                                                          22
I.1.8 - ASSICURAZIONE DI QUALITÀ NELL’ISTRUZIONE SUPERIORE ...................................................................................................................................................................................................                                                                                                                                   22
I.1.9 - I SISTEMI DI RILEVAZIONE DELLE OPINIONI SULLA DIDATTICA                                                                                                                                   ............................................................................................................................................................................................   24
I.1.10 - LA SPERIMENTAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE DI CARATTERE GENERALISTA
                 ATTRAVERSO IL TEST SULLE COMPETENZE (TECO - 2013 E 2015) ...................................................................................................................................................................................                                                                                                                                    25

SEZIONE 2. LE RISORSE E L’OFFERTA FORMATIVA ...................................................................................................................................................................................................                                                                                                                                                  27
I.2.1 - RISORSE ECONOMICHE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E SPESA DEGLI ATENEI                                                                                                                                                                       ..............................................................................................................................................   28
I.2.2 - DIRITTO ALLO STUDIO E CONTRIBUZIONE STUDENTESCA                                                                                                                               ........................................................................................................................................................................................................   30
I.2.3 - LE RISORSE UMANE DOCENTE: UN QUADRO DI INSIEME                                                                                                                          ..............................................................................................................................................................................................................   32
I.2.4 - IL CARICO DIDATTICO DEI DOCENTI                                                                              .........................................................................................................................................................................................................................................................................   35
I.2.5 - GLI ESITI DELL’ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE ...............................................................................................................................................................................................................                                                                                                                        37
I.2.6 - LE PROCEDURE DI SELEZIONE DEI DOCENTI A SEGUITO DELL’ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE:
               RISULTATI DELL’ANALISI DEI BANDI PUBBLICATI DAGLI ATENEI (2013-2015)                                                                                                                                                        ...................................................................................................................................................   39
I.2.7 - LA PERFORMANCE DEL PERSONALE TECNICO-AMMINISTRATIVO                                                                                                                                                 ..................................................................................................................................................................................   40

PARTE II - LO STATO DELLA RICERCA
SEZIONE 3. RISORSE, CARATTERISTICHE ISTITUZIONALI E FINANZIAMENTO ............................................................................................... 43
II.3.1 - IL DIMENSIONAMENTO DELLA RICERCA IN ITALIA E NEL CONFRONTO INTERNAZIONALE: RISORSE FINANZIARIE E UMANE                                                                                                                                                                                                                                                                          .....   44
II.3.2 - IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DELLA RICERCA: IL RUOLO DEL MIUR ......................................................................................................................................................................                                                                                                                                                       45
II.3.3 - LA CAPACITÀ DI ACCESSO AI FINANZIAMENTI EUROPEI ............................................................................................................................................................................................................                                                                                                                            46
II.3.4 - I CORSI DI DOTTORATO: ANALISI DEGLI EFFETTI DEL DM 45/2013 E SUCCESSIVI REGOLAMENTI ......................................................................................                                                                                                                                                                                                              48
II.3.5 - LA STRUTTURA OCCUPAZIONALE DEGLI ENTI DI RICERCA VIGILATI DAL MIUR                                                                                                                                                                          .........................................................................................................................................   50

SEZIONE 4. QUALITÀ E IMPATTO DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA ...............................................................................................................................                                                                                                                                                                                                        53
II.4.1 - IL POSIZIONAMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICERCA ITALIANA                                                                                                                                                   ...........................................................................................................................................................................   54
II.4.2 - LA SCHEDA UNICA ANNUALE PER LA RICERCA DIPARTIMENTALE (SUA-RD)                                                                                                                                                                       ................................................................................................................................................   56
II.4.3 - LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA .............................................................................................................................................................                                                                                                                                                                 58
II.4.4 - LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA IN ITALIA: EVOLUZIONE STORICA E METODOLOGICA                                                                                                                                                                                                   .........................................................................................................   59

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  5
INTRODUZIONE

L’ANVUR raccoglie e analizza le informazioni necessarie per il monitoraggio periodico delle attività didattiche e
scientifiche del sistema universitario e della ricerca. L’esame di questi dati consente all’ANVUR di svolgere i propri
adempimenti istituzionali e di offrire sostegno e consulenza al MIUR, agli atenei e agli enti pubblici di ricerca. In
particolare, i raffronti temporali e internazionali permettono di valutare i risultati in una prospettiva comparata e di
rilevare i mutamenti intervenuti, anche in relazione all’introduzione delle nuove normative. L’insieme di questi
approfondimenti costituisce il contenuto del presente Rapporto, che nella Sezione 1 esamina brevemente anche il
sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica (AFAM), per il quale i compiti di valutazione
dell’ANVUR sono più circoscritti.

Le analisi presentate evidenziano con chiarezza i punti di forza e di debolezza del sistema universitario e della ricerca.
Fra i punti di forza emerge il buon posizionamento internazionale dei risultati complessivi della ricerca dei nostri
docenti e ricercatori, nonostante la progressiva diminuzione dei fondi accessibili alla ricerca scientifica di base e
umanistica, settori in cui l’Italia ha una tradizione di eccellenza. Va inoltre rilevata la capacità complessiva del sistema
italiano di erogare una didattica di qualità, nonostante l’alto rapporto studenti/docenti, con una spesa pro-capite
relativamente contenuta.

Fra le maggiori difficoltà si segnalano le seguenti:
• la significativa riduzione del corpo docente e le difficoltà ad affermarsi della figura del ricercatore a tempo
   determinato;
• la maggior incertezza associata alle prospettive di carriera accademica; essa determina fenomeni preoccupanti
   quali l’abbandono da parte di molti dottori di ricerca ed assegnisti che non possono permettersi lunghi periodi
   di insicurezza retributiva; il loro trasferimento all’estero in misura maggiore di quanto sarebbe fisiologico, senza
   un corrispondente flusso proveniente dagli altri paesi; la sofferenza di molti giovani di valore, che vivono con
   difficoltà gli anni migliori della loro vita scientifica;
• l’insufficienza dei fondi volti a sostenere il diritto allo studio, spesso gestiti a livello regionale con notevoli disparità
   territoriali, non permette di garantire l’uguaglianza delle opportunità richiesta dal dettato costituzionale;
• l’ampio divario tra atenei delle diverse macroregioni del Paese, determinato dalla lunga assenza di politiche miranti
   a incoraggiare una convergenza qualitativa nella ricerca e nella didattica.

Il sistema universitario e quello della ricerca sono i settori dove, a partire dalla “Riforma Gelmini” del 2010, sono
stati adottati con maggior profondità ed estensione processi valutativi e meccanismi premiali. Basti qui ricordarne
alcuni:
• la qualità della produzione scientifica dei docenti e dei ricercatori delle università e degli enti di ricerca italiani è
    valutata periodicamente da Gruppi di Esperti Valutatori delle diverse discipline che, con l’ausilio di revisioni
    esterne e analisi bibliometriche, formulano un giudizio di qualità sui lavori scientifici, aggregato poi a livello di
    dipartimenti/istituti e atenei/enti; ai risultati della valutazione della qualità della ricerca (VQR) sono associati
    significativi incentivi monetari nella distribuzione del fondo di finanziamento ordinario (FFO);
• la crescita automatica delle retribuzioni per anzianità di ruolo è stata sostituita da scatti basati sul merito, peraltro
    anch’essi bloccati dal 2011 al 2015;
6
• l’adozione, seppure parziale, del costo standard per ripartire i finanziamenti; tale criterio, seguendo la dinamica
  delle immatricolazioni, premia la capacità di attrazione dei Corsi di Studio e dei servizi offerti dai diversi atenei
  e riduce ingiustificate differenziazioni createsi nel passato;
• l’introduzione di procedure di Assicurazione della Qualità monitorate dai Nuclei di Valutazione, in buona parte
  composti da membri esterni agli atenei, e all’interno di tali procedure un sistema di autovalutazione dei Corsi di
  Studio organizzato da Presidi di Qualità;
• la valutazione esterna, che si affianca all’autovalutazione interna e viene condotta con visite in loco organizzate
  dall’ANVUR con cadenza periodica; a seguito delle visite, l’Agenzia redige un rapporto di accreditamento che
  viene inviato al MIUR e reso pubblico;
• il reclutamento del nuovo personale è soggetto a valutazione ex-ante, mediante l’Abilitazione Scientifica
  Nazionale, ed ex-post, attraverso l’analisi degli esiti VQR aggregati per neoassunti e neopromossi.

In sintesi, l’università e la ricerca italiane sono state sottoposte a procedure incisive e trasparenti di valutazione e
responsabilizzazione. A queste procedure e regole gli atenei e gli enti di ricerca hanno aderito con convinzione ed
impegno. Tuttavia, nell’ultimo decennio questo sforzo non ha sempre trovato un adeguato sostegno nelle politiche
pubbliche; basti ricordare la contrazione del Fondo di Finanziamento Ordinario. Solo nell’ultimo biennio le risorse
complessive del Fondo si sono stabilizzate ed è migliorata la qualità della loro ripartizione.

Occorre probabilmente riflettere ancora sulla ripartizione delle risorse, per sostenere con più decisione il diritto allo
studio e le prospettive di carriera dei migliori giovani studiosi, favorire la mobilità dei docenti e ricercatori, aumentare
la nostra capacità di attrazione nei confronti degli studiosi stranieri, valorizzare maggiormente la didattica dottorale,
talvolta messa in secondo piano rispetto a quella triennale e magistrale. Un’attenzione particolare merita anche la
scarsa differenziazione del nostro sistema di istruzione terziaria. Insieme al necessario maggiore impegno nella
riduzione degli abbandoni e dei ritardi, appare opportuno considerare un ampliamento dell’offerta didattica, non
solo universitaria, anche nella direzione tecnico-professionale.

Senza un aumento complessivo delle risorse investite nella formazione terziaria e nella ricerca e una maggiore
diversificazione dell’offerta appare difficile conseguire gli obiettivi della strategia “Europa 2020” e si rischia di rimanere
lontani dagli altri paesi europei, che si prefiggono di investire il 3 per cento del PIL nella ricerca (a fronte del nostro
obiettivo dell’1,5 per cento) e di conseguire una quota pari al 40 per cento di giovani con titolo di formazione terziaria
(contro il nostro 26 per cento).

                                                                                                                            7
I. IL SISTEMA
UNIVERSITARIO

1. STUDENTI
E LAUREATI
IL SISTEMA UNIVERSITARIO

I.1.1 - L’OFFERTA FORMATIVA
Il sistema universitario italiano è basato prevalentemente sulle università statali (61 atenei), che accolgono appros-
simativamente il 90% degli iscritti. Alle università non statali (30 atenei, di cui 11 telematici) è iscritto il 9% degli
studenti, il 3,5% costituito dagli studenti delle università telematiche. Oltre l’83% degli studenti è concentrato in 41
atenei medio-grandi, ciascuno con almeno 15.000 studenti iscritti.
Questi atenei offrono oggi 4.586 corsi di studio, di cui 2.255 di primo livello, 2.015 di secondo livello e 316 a ciclo
unico. A questi si aggiungono 910 corsi di Dottorato (dato riferito all’anno accademico 2015-2016). Il numero dei
corsi di studio è velocemente cresciuto nella prima metà del decennio scorso, in seguito alla riforma degli ordinamenti
didattici del 3+2, raggiungendo un valore massimo di 5.879 corsi nel 2007/08, per poi ridursi gradualmente dall’anno
successivo. Il calo è stato più marcato per i corsi di primo livello e negli atenei del Centro. Il calo dei corsi si è
verificato principalmente in seguito alla riduzione delle sedi decentrate di erogazione dei corsi di studio. Analizzando
l’evoluzione dei corsi per area scientifica di riferimento, la riduzione più consistente si registra nell’area giuridica
(area 12), anche per il passaggio al ciclo unico, e in quella letteraria (area 10). Riduzioni superiori al 25% si riscontrano
anche nell’area delle Scienze chimiche (area 3), nell’area di Scienze della terra (area 4) e in quella di Scienze agrarie
e veterinarie (area 7).

Fig. 1 – Corsi attivi per ripartizione geografica (numeri indice 2007/2008=100)

(Fonte: MIUR – Banca dati dell’Offerta formativa)

Dall’analisi dell’offerta formativa negli ultimi quattro anni accademici emerge una percentuale di corsi ad accesso
programmato localmente dagli atenei intorno al 20% del totale di quelli attivi, in aumento nel periodo considerato,
con un picco nel 2014/2015 (21,8%) ed una leggera flessione nell’ultimo anno accademico considerato (2015/2016,
21,1%).
I corsi di studio in lingua inglese sono poco numerosi (245) e solo 310 corsi di studio (circa il 7% del totale dei corsi
attivi) utilizzano anche solo parzialmente la lingua inglese. A questo si aggiungono 140 corsi di studio che offrono
percorsi in convenzione con atenei stranieri finalizzati al rilascio del doppio titolo o del titolo congiunto, mentre i
corsi che offrono convenzioni con altri paesi finalizzate alla mobilità degli studenti sono oltre 1.400.

10
RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

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Fig. 2 – Numero di corsi attivi per tipologia

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IL SISTEMA UNIVERSITARIO

La struttura del settore è molto frammentata sia territorialmente sia dimensionalmente. Le istituzioni statali rac-
colgono circa i tre quarti delle iscrizioni, mentre le istituzioni private sono consistenti solo nell’area Nord-ovest
del Paese. Nell’anno accademico 2014-2015 l’organico delle accademie di belle arti statali era composto da 2.386
docenti, di cui 990 a tempo indeterminato, 357 a tempo determinato e 1.036 esperti esterni a contratto. In assenza
di un’anagrafe dei docenti potrebbe comunque trattarsi di una sottostima poiché il dato si basa su autodichiarazioni
degli enti.

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Fig. 3 – Quota di studenti stranieri sul totale degli iscritti per tipologia di Istituto AFAM. Anni Accademici 1999/2000-2014/2015 (valori percentuali)

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RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016
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di apprendere in modo autonomo. Tali competenze contribuiscono alla crescita personale e culturale dell’individuo
e al suo ingresso nel mondo del lavoro.
Stando alle analisi condotte in sede europea e ai risultati delle indagini del Consorzio AlmaLaurea, le opportunità
di formazione offerte dalle università che più contribuiscono all’acquisizione di queste competenze da parte degli
studenti sono le esperienze di mobilità internazionale e lo svolgimento di periodi presso le imprese attraverso i
tirocini curricolari. Questo rende urgente promuovere iniziative che allarghino ulteriormente la partecipazione degli
studenti italiani alle esperienze estere: i dati più recenti a disposizione indicano che meno del 5% dei laureati italiani
ha un’esperienza di almeno 3 mesi di studio all’estero; le percentuali sono maggiori se invece consideriamo periodi
più brevi: ad esempio la quota degli studenti iscritti che hanno conseguito almeno 1 CFU presso un’istituzione estera
è pari al 10%. Tra gli studenti regolari iscritti la percentuale di studenti italiani in uscita è raddoppiata nell’ultimo
decennio, ma occorre fare ancora molta strada. È importante anche la mobilità in entrata, che testimonia la capacità
attrattiva degli atenei e offre occasioni di scambio internazionale agli studenti italiani che non hanno l’opportunità
di recarsi all’estero.

Tab. 1 – Studenti e dottorandi in mobilità internazionale

(Fonte: Nuclei di Valutazione degli Atenei – Procedura “Nuclei”)

Situazione altrettanto problematica emerge se si considera la diffusione degli stage. Oltre alla presenza in quasi tutti
gli atenei di un ufficio di job placement a livello centrale di ateneo, in quasi metà dei casi si riscontrano anche dira-
mazioni periferiche a livello di scuola/facoltà e/o dipartimento.
Le attività principali che vengono svolte sono l’orientamento al lavoro (97,8%) e la formazione/preparazione al lavoro
(96,8%), mentre molto più scarse sono le attività di documentazione e monitoraggio (26,7%). L’incidenza degli stage
riflette le diverse opportunità offerte dai mercati del lavoro locali, come si evince dalla tabella seguente.

                                                                                                                        13
IL SISTEMA UNIVERSITARIO

Tab. 2 – Numero di stage e tirocini curriculari svolti, a.a. 2013/2014

(Fonte: Nuclei di Valutazione degli Atenei – Procedura “Nuclei”)

I.1.4 - GLI IMMATRICOLATI E GLI ISCRITTI AL SISTEMA
UNIVERSITARIO ITALIANO
Il cambiamento più rilevante che si registra rispetto al periodo preso in esame nel precedente rapporto è dato dalla
ripresa delle immatricolazioni, soprattutto nella fascia di età più giovane, dopo anni di continue riduzioni. Nella com-
posizione per genere degli immatricolati prevale ormai stabilmente la componente femminile, che si attesta al 55%
delle immatricolazioni, in lieve riduzione rispetto ai massimi della fine dello scorso decennio (56,7% nel 2008-2009).
Nel precedente rapporto era stato sottolineato come il calo degli immatricolati e degli iscritti osservato dalla metà
dello scorso decennio riflettesse in larga parte il venire meno degli effetti temporanei dell’introduzione del 3+2 e la
riduzione drastica della possibilità di riconoscere crediti per l’esperienza lavorativa maturata. Questi fattori avevano
   N
determinato un netto calo degli iscritti e immatricolati più maturi, a cui si era aggiunta negli ultimi anni anche la
flessione dei tassi di passaggio dalla scuola all’università, fenomeno preoccupante stante l’ancora ridotta quota di
laureati anche nelle fasce di età più giovani. Negli ultimi due anni il calo degli immatricolati si è arrestato e nell’ultimo
anno si registra una decisa inversione di tendenza, con un incremento dell’1,6% del numero di immatricolati (del
2,4% tra i giovani con età pari o inferiore a 20 anni).
Tuttavia la distribuzione territoriale del fenomeno non è uniforme. Nell’anno accademico 2015/2016 il numero degli
immatricolati per area di residenza è cresciuto al Nord in misura significativa (3,2%), si è lievemente ridotto al Centro
(-0,1%) ed è lievemente cresciuto nel Mezzogiorno (0,4%). Limitando l’analisi ai soli giovani con età pari o inferiore
ai 20 anni, la ripresa ha coinvolto tutte le aree, anche se di nuovo in misura più netta tra i residenti al Nord (4,1%,
contro 1,1% al Centro e 0,8% nel Mezzogiorno). Per contro prosegue la progressiva contrazione delle iscrizioni nelle
fasce di età più elevate: gli immatricolati con età pari o superiore ai 25 anni rappresentano ormai meno del 4% del
   T a fronte di circa il 15% nella prima metà dello scorso decennio.
totale,
Questo calo è in larga parte spiegato dal venire meno degli incentivi che premiavano, con il riconoscimento dei
crediti, l’esperienza maturata e si è verificato prevalentemente prima degli inizi del decennio in corso.
Per quanto riguarda la fascia di età più giovane (tra i 18 e i 20 anni), che identifica coloro che si iscrivono al momento
del completamento delle scuole superiori, un contributo negativo alla dinamica delle immatricolazioni è venuto dalla
crescita dell’incidenza della popolazione di cittadinanza non italiana, passata da circa il 2% all'inizio dello scorso de-
cennio al 9%. Tale fascia di popolazione ha una minor probabilità di completare gli studi superiori e una più bassa
probabilità di iscriversi all’università. Questo fattore spiega oltre la metà del calo di circa 21.600 studenti osservato
tra il 2003/2004 e il 2013/2014. Se la composizione tra cittadini italiani e non fosse rimasta invariata, il numero
degli immatricolati in questa fascia di età sarebbe di circa 11.000 studenti superiore all’attuale, sui livelli osservati
alla fine dello scorso decennio. È dunque urgente l'adozione di misure volte a conseguire un deciso innalzamento
del livello di istruzione degli studi per i cittadini stranieri.
Durante la crisi il calo delle immatricolazioni ha coinvolto anche i cittadini italiani, il cui tasso di immatricolazione
(rapporto tra immatricolati con età pari o inferiore a 20 e popolazione di età compresa tra i 18 e i 20 anni) è sceso
in media di circa 2 punti tra il triennio 2007-2010 e il triennio 2012-2015. Nell’ultimo anno si è tuttavia registrato
un recupero di oltre un punto percentuale. La riduzione delle immatricolazioni si è concentrata tra i maturi prove-
14
RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

nienti dagli istituti tecnici, sia per la riduzione dei diplomati provenienti da questi istituti sia per una più marcata
flessione del tasso di passaggio dalla scuola all’università tra questi studenti. Per quanto riguarda la scelta disciplinare,
si conferma la tendenziale crescita del gruppo di ingegneria e il calo dell’area giuridica.

                                                   20 della
Fig. 4 – Andamento degli immatricolati di età 20 anni, anni, popolazione
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IL SISTEMA UNIVERSITARIO

Fig. 5 – Andamento degli immatricolati con età ≤ 2020per
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(Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti)

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Della maggior mobilità hanno tratto beneficio al Nord soprattutto gli atenei del Piemonte, dove l’incidenza di stu-
  !
denti fuori regione è cresciuta molto rapidamente salendo dal 12% al 26% tra il 2007/2008 e il 2015/2016, e in
misura
  !     minore quelli della Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Anche tra gli studenti che proseguono dopo la
laurea triennale è aumentata la quota di quanti scelgono atenei di altra regione. Tra i residenti nel Mezzogiorno l’in-
cidenza di quanti scelgono un ateneo del Centro-Nord è in progressivo aumento, soprattutto nelle Isole.

Fig. 6 – Quota di laureati triennali in atenei del Sud e delle Isole iscritti a un corso magistrale di un ateneo del Centro-Nord

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(Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti)

     !
16
RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

I.1.5 - I PERCORSI DI STUDIO UNIVERSITARI:
MONITORAGGIO, ESITI, INDICATORI
                                                                                                                                                                            !
I dati relativi alla regolarità dei percorsi di studio mostrano un significativo miglioramento, sia con riferimento al-
l’andamento della quota di quanti terminano gli studi nei tempi previsti, sia con riferimento alla dinamica degli ab-
bandoni precoci, ovvero della quota di immatricolati che non prosegue al secondo anno. Tuttavia, tenuto conto del
calo delle immatricolazioni che ha riguardato soprattutto studenti che mediamente hanno minor probabilità di con-
cludere gli studi e sono caratterizzati da minori livelli di regolarità, parte del miglioramento potrebbe essere dovuta
a un effetto di selezione.
Adottando un’analisi per coorti di entrata, nell’a. a. 2014/2015 nei corsi triennali di primo livello emerge che tra gli
immatricolati delle prime due coorti considerate (iscritti, per la prima volta rispettivamente nel 2003-2004 e nel
2004-2005) il 57-58% risulta laureato, mentre gli abbandoni raggiungono circa il 38-39% (essendo il complemento
a 100 dato da studenti ancora iscritti). Migliore l’esito nei corsi a ciclo unico (69,4% di laureati nella coorte entrata
nel 2003/2004 e 66,7% nella coorte entrata nel 2004/2005) e nei corsi biennali di secondo livello (delle prime quattro
  !
coorti di immatricolati, oltre il 78% degli studenti ha conseguito il titolo finale e oltre l’82% nelle coorti 2004/2005
e !2005/2006).

      ! !!
Fig. 7 – Esito a inizio a.a. 2014/15 delle coorti di immatricolati ai Corsi di I livello triennali (valori percentuali)

                                                      H245@2I"           JKK2A>.A6"           JAL.52"6FL56M"
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(Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA)

Nei corsi triennali i laureati regolari sono in costante crescita nelle coorti esaminate: dal 18-19% delle prime coorti,
  !
la percentuale cresce fino a raggiungere il 26% e il 26,8% nelle due coorti più recenti; nei corsi biennali di secondo
livello, le percentuali di laureati “regolari”, a partire dalla coorte 2007/2008 salgono dal 34,9% della coorte entrata
nel 2007/2008 al 44,5% circa nelle ultime due coorti analizzate.
Lo snodo cruciale rimane quello dell’abbandono tra primo e secondo anno di corso: nei corsi triennali di primo
livello la percentuale di abbandoni tra primo e il secondo anno è calata dal 17,5% delle coorti iniziali al 14% nella

                                                                                                                                                                       17
IL SISTEMA UNIVERSITARIO

coorte iscritta nel 2012/2013. Tassi di abbandono decisamente più bassi si registrano nei corsi a ciclo unico, special-
mente quelli in cui prevalgono insegnamenti su settori scientifico-disciplinari riconducibili alle aree di Farmacia e
Medicina e chirurgia (che sono ad accesso programmato), con una percentuale di abbandono intorno al 6-7%. Di-
saggregando questi indicatori per composizione degli studenti, non sorprende riscontrare che conseguono risultati
migliori le studentesse liceali iscritte in atenei del Nord. Per contro è da segnalare l’altissima percentuale (tra il 44%
e il 48% in tutte le coorti) di studenti provenienti da un istituto professionale che dopo 3 anni di corso triennale ha
abbandonato l’università.

Fig. 8 – !Abbandono
           !!            ! ! universitario
                    del sistema   !        tra I e !II anno
                                                        ! ! !per
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                                                                   ! di! immatricolati
                                                                              ! !                 ! !
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                                                                                                                          !          ! ! triennali
                                                                                                                               di laurea     ! ! (valori
                                                                                                                                                      !
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                               L9C3;9/4;>9/4;
RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

Anche in questo caso risultano evidenti differenze fra le ripartizioni geografiche considerate: al Nord i laureati
regolari stabili sono il 38-40% della coorte di immatricolati mentre al Sud e nelle Isole sono il 22-23%.

        ! !!
Fig. 9 – Indicatori Schede Ateneo e CdS - Sezione 1, per ripartizione geografica della sede del CdS

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IL SISTEMA UNIVERSITARIO

Fig. 10 – Distribuzione percentuale della popolazione, in classe di età 25-34 anni, in possesso di un diploma di istruzione terziaria (ISCED 2011, livelli
5/8) per paese. Anno 2014

(Fonte: Eurostat – Education and training statistical database)

Dall’analisi condotta emerge come il ritardo italiano nel conseguimento del titolo di laurea nella popolazione più
giovane (13 punti dalla media UE e 17 punti rispetto alla media OCSE per la popolazione 25-34 anni), dipenda sia
dal più basso tasso di ingresso negli studi universitari a ridosso della conclusione delle scuole secondarie, sia dalla ri-
dottissima partecipazione degli studenti in età più matura, sia dalla minore probabilità di concludere gli studi terziari
una volta avviata una carriera di studi a livello universitario. È stimabile che ciascuno di questi fattori spieghi circa
un terzo del ritardo dalla media dei paesi OCSE.

Tab. 3 – Tassi di ingresso e di completamento ciclo di studi. Anno 2013

(Fonte: Eurostat – Education and training statistical database; * Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti)

Le caratteristiche dell’offerta formativa terziaria, in cui risultano pressoché assenti rispetto ad altri paesi europei per-
corsi di studio brevi e professionalizzanti, incidono su tutti i fattori alla base del ritardo. Esse infatti riducono sia l’at-
trattività per gli studenti con percorsi di studio tecnico-professionali o già impegnati in attività lavorative sia la
probabilità di concludere gli studi per quelli con percorsi scolastici più deboli: gran parte degli abbandoni si concentrano
tra coloro che provengono dagli istituti tecnici e professionali. Fermo restando la possibilità di incidere sui compor-
tamenti, con azioni di orientamento e sostegno per gli studenti più deboli o impegnati nel lavoro, difficilmente l’Italia
potrà avvicinarsi alla media dei paesi europei senza rafforzare l’offerta formativa a carattere professionalizzante.

20
RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

      ! !!
Fig. 11 – Laureati totali e al netto delle lauree specialistiche/magistrali in Italia. Anni 1999-2014

                                    L;?03;D!
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IL SISTEMA UNIVERSITARIO

I.1.7 - I LAUREATI NEL MERCATO DEL LAVORO
Nel periodo 2011-2014 la disoccupazione giovanile in Europa è cresciuta, mentre è mediamente diminuita nei paese
OCSE e, in particolare, negli Stati Uniti. Un’inversione di tendenza si registra nel 2014 e nel 2015 in Europa, solo
a partire dal 2015 in Italia. Nel nostro Paese il tasso di disoccupazione complessivo è passato dall’8% nel 2011 al
12,7% nel 2014, all'11,9 nel 2015. L'elevato livello di disoccupazione può essere messo in relazione anche ai dati sui
livelli di competenza della popolazione adulta.
Dai risultati della Survey of Adult Skills – PIAAC (OCSE) condotta nel 2012, l’Italia risulta all’ultimo posto nella
graduatoria dei paesi partecipanti: solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistica 4 o 5
– i più alti – contro l’11,8% nella media dei 24 paesi partecipanti e il 22,6% in Giappone, il paese in testa alla classifica.
Inoltre, solo il 26,4% raggiunge il livello 3 di competenza linguistica. Per quanto riguarda le competenze matematiche,
solo il 4,5% degli adulti italiani ha competenze di livello 4 o 5 e il 24,4% ottiene il livello 3.
In questo contesto l’istruzione universitaria continua a fornire un vantaggio cospicuo nell'accesso al mercato del la-
voro: tra il 2007 e il 2014 lo scarto tra il tasso di disoccupazione dei neolaureati e dei neodiplomati è passato da 3,6
punti a 12,3 punti (a favore dei primi). Al crescere dei livelli di istruzione si accorciano le distanze tra i due generi:
mentre tra i neodiplomati il divario a favore degli uomini in termini di minor tasso di disoccupazione è pari a 4,1
punti, tra i neolaureati il differenziale si riduce a 2,6 punti.
Utilizzando i dati delle indagini sulle carriere lavorative dei laureati, per i laureati triennali (che per il 54% proseguono
gli studi con la laurea magistrale) si registra un tasso di occupazione pari al 66% a tre anni dal conseguimento del ti-
tolo, che sale a 70% per i laureati magistrali biennali e al 49% per quelli a ciclo unico (in architettura, farmacia, giu-
risprudenza, medicina, veterinaria). Le indagini condotte da AlmaLaurea mostrano che nel tempo è migliorata la
percezione dell’utilità dei titoli di studio universitario conseguiti, anche se permangono problemi di non corrispon-
denza tra aspirazioni individuali ed utilizzo delle proprie competenze nel mercato del lavoro.

Tab. 4 – Aspetti decisamente rilevanti nella ricerca del lavoro (valori per 100 laureati)

(Fonte: AlmaLaurea - Condizione occupazionale dei laureati XVII Indagine 2015)

I.1.8 - ASSICURAZIONE DI QUALITÀ NELL’ISTRUZIONE
SUPERIORE
A livello europeo sono stati proposti alcuni standard comuni per guidare la valutazione interna degli atenei e i loro
processi di Assicurazione della Qualità. Gli standard definiti nel documento “Standards and Guidelines for Quality
Assurance in the European Higher Education Area (ESG)”, approvato a Bergen nel 2005, per l’assicurazione interna
della qualità nelle istituzioni di istruzione superiore riguardano:
       1. Linee di indirizzo e procedure per l’Assicurazione della Qualità;
       2. Approvazione, monitoraggio e revisione periodica di corsi e titoli di studio;
       3. Verifica del profitto degli studenti;
       4. Assicurazione della Qualità dei docenti;
       5. Risorse didattiche e sostegno agli studenti;
       6. Sistemi informativi;
       7. Pubblicità delle informazioni.
22
RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

È prevista inoltre una specifica metodologia per la valutazione esterna della qualità nell’istruzione superiore, così
articolata:
       8. un’autovalutazione da parte dell’ente oggetto di valutazione;
       9. una valutazione esterna di un gruppo di esperti, inclusi gli studenti, e una o più visite in loco;
      10. la pubblicazione di un rapporto, che riporta decisioni e raccomandazioni;
      11. una procedura di follow-up, a seguito delle raccomandazioni contenute nel rapporto, per verificare le azioni
            correttive messe in atto dall’ente valutato.
La complessità delle procedure necessarie per conformarsi alle linee guida europee ha richiesto un processo graduale
che ha coinvolto vari gruppi di lavoro attivati presso l’ANVUR, i cui risultati sono riscontrabili nelle diverse linee
guida disponibili sul sito dell’Agenzia.
Va rilevato peraltro come l’ANVUR presenti una dotazione di personale del tutto insufficiente in relazione ai compiti
affidati; tale situazione è del tutto evidente se il dato dell’organico dell’Agenzia viene confrontato con quello di enti
analoghi attivi in altri paesi europei.

Tab. 5 – Dimensioni delle agenzie di valutazione

(Fonte: Turri M., Calimero all’università. Valutazione della didattica e sistema AVA, 2014 - R.Torrini in Scienza in rete)

Il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento, regolato dal Decreto Legislativo 19/2012,
che, in attuazione dell’articolo 5 della Legge 240/2010, prevede l’elaborazione degli indicatori di qualità e la realiz-
zazione delle visite di Accreditamento Periodico da parte dell’ANVUR) rappresenta la risposta italiana all’esigenza
di creare un sistema di Assicurazione della Qualità delle università, secondo le indicazioni di ENQA e in linea con
le ESG. Secondo la normativa vigente, le istituzioni universitarie devono venire accreditate con una frequenza almeno
quinquennale.
Le prime visite per l’Accreditamento Periodico sono iniziate nel novembre 2014, presso le Università de L’Aquila e
di Perugia. Sono stati coinvolti 28 esperti (9 esperti di sistema, 15 esperti disciplinari e 4 studenti), visitati 9 CdS
per ciascun ateneo e sono stati pubblicati i rapporti ANVUR sugli esiti finali. Nel 2015 sono state visitate 13 uni-
versità e 111 Corsi di Studio, coinvolgendo 182 esperti (42 esperti di sistema, 101 esperti disciplinari, 8 esperti te-
lematici, 31 studenti). Nel 2016 sono programmate 11 visite (8 al Nord e 3 al Centro), che si svolgeranno da aprile
a dicembre.
L’avvio di AVA ha comportato un grande sforzo da parte degli atenei, del corpo accademico e del personale tecnico-
amministrativo, ma ha anche permesso di allineare il Paese agli standard europei in materia di Assicurazione della
Qualità e di raccogliere in maniera sistematica, con le schede SUA-CdS e SUA-RD, informazioni sull’organizzazione
della didattica e della ricerca nel sistema universitario italiano. A oltre due anni dall’inizio ed a più di uno dall’inizio
delle visite in loco, che di AVA costituiscono lo strumento più qualificante, l’ANVUR ha ritenuto fosse venuto il
momento di riflettere, in stretta collaborazione con la CRUI, sull’esperienza fin qui fatta, in modo da valorizzarne i
punti di forza, colmarne lacune ed eventuali debolezze, modificarne o eliminarne gli aspetti meno fruttuosi, anche
facendo ricorso a nuovi strumenti.
                                                                                                                             23
IL SISTEMA UNIVERSITARIO

A tale scopo è stato costituito in ANVUR un gruppo di lavoro che si è posto l’obiettivo principale di raggiungere
una sostanziale semplificazione del sistema ed un alleggerimento degli adempimenti istituzionali previsti dai DD.
MM. 47/2013 e 1059/2013 e al contempo avere una maggiore aderenza con gli standard europei ESG 2015, man-
tenendo fermo il raggiungimento dei suoi obiettivi fondanti.
ANVUR ha quindi anche elaborato un cruscotto di indicatori quantitativi di riferimento finalizzati al monitoraggio
a distanza dei corsi di studio (CdS) ed al riconoscimento delle anomalie macroscopiche nel loro funzionamento.
Per alleggerire il carico di adempimenti gravanti sulle strutture periferiche, il rapporto di Riesame annuale dei corsi
di studio è stato semplificato, nella forma e nel contenuto, e ricondotto ad un commento critico sintetico agli indi-
catori quantitativi forniti dall’ANVUR, attraverso la compilazione di schede sintetiche dalla struttura predefinita. Il
rapporto di Riesame ciclico dei corsi di studio consisterà invece in un’autovalutazione approfondita dell’andamento
complessivo del CdS, sulla base di tutti gli elementi di analisi presi in considerazione nel periodo di riferimento e
delle risoluzioni conseguenti; esso avrà periodicità maggiore, comunque non superiore ai cinque anni.

I.1.9 - I SISTEMI DI RILEVAZIONE DELLE OPINIONI
SULLA DIDATTICA
Uno degli elementi indispensabili per la valutazione della didattica è la rilevazione delle opinioni degli studenti e
laureandi/laureati. Tali pratiche hanno ormai una lunga tradizione nell’università italiana, a partire dalla creazione
del CNVSU nel 1999, fino all’attribuzione all'ANVUR nel 2010 delle competenze relative alla definizione di criteri
e metodologie per la valutazione delle università e dei corsi di studio sulla base di parametri oggettivi e certificabili
e con il coinvolgimento attivo degli studenti in relazione alle questioni inerenti alla didattica. In attuazione degli
atti normativi, l’ANVUR ha introdotto, tra gli allegati del documento su Autovalutazione, Valutazione e Accredi-
tamento (AVA), sette questionari per la rilevazione delle opinioni sulla didattica e ha successivamente elaborato
delle linee guida per l’introduzione graduale di queste schede nell’ambito dei processi di assicurazione della qualità.
Gli studenti sono da considerarsi “testimoni privilegiati” della capacità del docente di comunicare con chiarezza;
tuttavia non viene loro chiesto di essere esperti dei contenuti oggetto dell’insegnamento.
In un panorama così eterogeneo, ANVUR ha svolto nei mesi di gennaio e febbraio 2016 una survey sui sistemi di ri-
levazione in uso negli atenei, mediante la consultazione dei Nuclei di Valutazione, allo scopo soprattutto di capire quali
siano le tendenze prevalenti. I risultati della survey sono basati sulle risposte della quasi totalità degli atenei. Tutti gli
atenei hanno un sistema di rilevazione delle opinioni degli studenti.
Le rilevazioni più diffuse sono quelle sulle opinioni degli studenti frequentanti e dei laureandi, seguite da quelle dei
laureati, docenti e studenti non frequentanti, mentre molto meno diffuse sono le rilevazioni sui dottorandi. I sistemi
di rilevazione presentano un certo grado di eterogeneità, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche specifiche
delle istituzioni. In riferimento agli atenei convenzionali, sia statali che non statali, la maggior parte ha sistemi di ri-
levazione complessi, volti a raccogliere le opinioni di più categorie. In 22 atenei sono presenti sistemi molto articolati
in cui si rilevano le opinioni di studenti (frequentanti e non), laureandi, laureati, dottorandi e docenti.

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RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

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Fig. 12 – Rilevazioni per soggetto nelle università convenzionali – numerosità degli atenei (N=84)

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                                          Q03_?345;459!

(Fonte: ANVUR, Questionario sulla rilevazione delle opinioni di studenti e docenti 2016)
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I.1.10 - LA SPERIMENTAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELLE
COMPETENZE DI CARATTERE GENERALISTA ATTRAVERSO
IL TEST SULLE COMPETENZE (TECO - 2013 E 2015)
Le sperimentazioni sulla valutazione delle competenze di carattere generalista acquisite dagli studenti iscritti al terzo
anno svolte da ANVUR tra il 2012 e il 2015 attraverso il test TECO (TEst sulle COmpetenze generaliste) sono
state concepite prendendo come riferimento lo studio di fattibilità dell’OCSE AHELO-Assessing Higher Education
Learning Outcome.
Due sono le principali ragioni che hanno indotto l’ANVUR ad intraprendere tali sperimentazioni. La prima, di na-
tura formale, è legata agli obblighi dell’Agenzia in merito alla valutazione non solo dei processi e degli input dell’of-
ferta formativa, ma anche della “qualità dei risultati e dei prodotti delle attività di gestione, formazione, ricerca, ivi
compreso il trasferimento tecnologico delle Università e degli enti di ricerca, anche con riferimento alle singole strutture dei
predetti enti “, (art.3, comma 1a, Decreto del Presidente della Repubblica 1 febbraio 2010, n. 76). Poco oltre si ag-
giunge che “costituiscono tra l’altro oggetto della valutazione […] l’efficienza e l’efficacia dell’attività didattica sulla base
di standard qualitativi di livello internazionale, anche con riferimento agli esiti dell’apprendimento da parte degli studenti
e al loro adeguato inserimento nel mondo del lavoro” (art.3, comma 2a del D.P.R 76/2010). La seconda fa riferimento
alla possibilità di fornire informazioni, non soltanto rispetto alle procedure ma anche ai risultati ottenuti dal sistema
universitario nella didattica, che sono di attuale interesse da parte di diversi gruppi di stakeholder coinvolti.
L’ANVUR ha ritenuto sia importante misurare le capacità degli studenti universitari di affrontare problemi in con-
testi socio-economici e lavorativi non noti a priori, contestualizzando conoscenze, abilità e competenze già acquisite.
Tra queste sono state ritenute di particolare interesse: saper leggere e discutere un testo mai visto prima, esercitando
su di esso il pensiero critico (critical thinking), anche in presenza di semplici grafici o simboli quantitativi; quelle di
risolvere problemi nuovi (problem solving), prendendo decisioni (decision making) in un arco di tempo limitato; quelle
di comunicare per iscritto (ability to communicate).
La sperimentazione TECO è stata volta quindi a rilevare gli effetti della qualità della formazione universitaria uti-
lizzando un nuovo punto di vista. Tali effetti sono tradizionalmente desunti dai risultati sul mercato del lavoro (tempo
di ricerca del primo impiego, tasso di occupazione, retribuzione iniziale, tipologia contrattuale, corrispondenza tra
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competenze     possedute e competenze richieste) o dalla misurazione di un “effetto fisso di ateneo” stimato in modelli

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