Varroasi e Protocollo Trattamenti Varroa AAAL 2019
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Varroasi - Questo termine indica la malattia delle api causata dall’acaro parassita Varroa Destructor. - Fino all’anno 2000 questo parassita veniva indicato con il binomio Varroa Jacobsoni. Successivamente è stata riconosciuta come una nuova specie grazie agli studi di Anderson e Trueman (il genere varroa è rappresentato attualmente da quattro specie). - La specie Varroa destructor comprende alcuni aplotipi tra cui: • Quello giapponese (diffuso in Giappone e America Latina). • Quello coreano (diffuso in gran parte del mondo occidentale) più virulento. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
L’alimentazione della varroa - La varroa si nutre dell’emolinfa dell’ape che risulta essere ricca di composti azotati-zuccheri-lipidi (alcune proteine presenti nell’emolinfa dell’ape si ritrovano inalterate nella varroa a dimostrazione di come il processo digestivo dell’acaro sia estremamente semplificato). - L’entomologo Samuel Ramsey, dell’università del Maryland (USA), ha dimostrato con la sua tesi che la varroa si alimenta del corpo grasso dell’ape. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Ciclo biologico - Il ciclo biologico della varroa prevede due fasi: • Foretica (trascorsa sulle api adulte). • Riproduttiva (all’interno delle cellette di covata). - L’acaro, dopo 2-8 giorni (cifra ottenuta a seguito di un esperimento in Olanda) passati in fase foretica, entra nella celletta contenente una larva di ape: • 15-20 ore prima dell’opercolatura nel caso di covata femminile. • 40-50 ore prima dell’opercolatura nel caso di covata maschile. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Riproduzione - Una volta all’interno della celletta la varroa, liberatasi dal cibo larvale, si alimenta dell’emolinfa della pupa. - Il primo uovo (di norma maschile) viene deposto dopo circa 60 ore dall’opercolatura della celletta. Le altre uova (femminili), per un totale massimo di 6 o poco più, vengono deposte ogni 30 ore. - I tempi di sviluppo sono di circa 6 giorni (divergenze tra autori), anche se il maschio potrebbe avere uno sviluppo più rapido. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Infestazione delle cellette - La preferenza della varroa nei confronti della covata maschile potrebbe dipendere da alcuni fattori: • Fase più lunga di sviluppo dei fuchi. • Quantità maggiore di attrattivo sulle larve maschili (la varroa è in grado di captare vari segnali chimici provenienti sia dall’ospite che dai suoi simili). • Sono più assiduamente visitate dalle nutrici. - Non sempre la varroa, una volta entrata in una celletta, ovidepone. Questo dipende dalla specie e dal sesso dell’ospite. - In Apis cerana la varroa non ovidepone quasi mai all’interno delle celle femminili, mentre è quasi sempre feconda su quelle maschili. In Apis mellifera si registrano l’80-95% di varroe fertili in covata femminile (la percentuale scende al 50% nel caso dell’ape africanizzata). Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Fenomeno dell’aggregazione - È frequente trovare larve infestate da 2-3 o più varroe, accanto a molte altre non infestate. - L’aggregazione potrebbe essere dovuta: • Ad alcune larve maggiormente attrattive rispetto ad altre • Ferormoni di aggregazione emessi dalla varroa. • Altro. - Il fenomeno dell’aggregazione, osservata in laboratorio, potrebbe favorire l’esogamia (incrocio fra individui non consanguinei). Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Danni causati da Varroa Destructor - Danni diretti: • Riduzione del 10% del peso di un ape parassitizzata da un solo acaro. • L’emolinfa risulta impoverita di proteine e zuccheri. • Perturbazione del comportamento in volo. • Disturbi dell’apprendimento associativo. - Danni indiretti: • Negli alveari fortemente infestati la parassitizzazione innesca un’elevata infezione virale, causando un elevata mortalità nel periodo autunnale ed invernale. - In assenza di adeguati interventi da parte dell’apicoltore, l’alveare, nella maggior parte dei casi, è destinato a soccombere nel giro di uno-due anni. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Lotta contro la varroa - Gli strumenti per limitare i danni causati dalla varroa sono: • Interventi biomeccanici. • Trattamenti acaricidi (quelli di sintesi chimica causano fenomeni di farmacoresistenza). - I risultati migliori sono ottenuti combinando entrambi questi strumenti. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Farmacoresistenza - A seguito di meccanismi di tipo biochimico alcuni ceppi di varroa possono sopravvivere ai trattamenti acaricidi. Es: • Un acaricida, prima di poter nuocere, può essere degradato da un enzima prodotto dalla varroa. • Una mutazione può rendere la varroa insensibile all’acaricida. - Questi fenomeni di farmacoresistenza sono, sfortunatamente, ereditabili ma allo stesso tempo rari. È importante alternare i vari prodotti acaricidi (alcuni ceppi di varroa sono più resistenti ad un prodotto ma meno ad un altro). - In questo modo vengono selezionati ceppi di acari farmacoresistenti. Fortunatamente questa resistenza agli acaricidi comporta effetti indesiderati nella varroa (sono meno competitive rispetto a quelle suscettibili agli acaricidi). Alla lunga, in assenza di questo tipo di trattamenti, le varroe meno resistenti agli acaricidi riprendono il sopravvento (fenomeno della reversione). Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Resistenza alla varroa - L’Apis cerana vive in uno stato di equilibrio con la varroa grazie a: • Un accentuato comportamento di pulizia. • Minore durata del periodo di opercolatura della covata. • Alta vocazione alla sciamatura. • In Apis cerana la varroa non ovidepone quasi mai all’interno delle celle femminili - L’Apis mellifera, salvo rari casi di alveari naturali, non è riuscita a sviluppare una completa resistenza nei confronti della Varroa destructor. Questo avviene per diversi motivi: • La varroa ha infestato l’Apis mellifera da pochi anni. • I continui trattamenti che gli apicoltori effettuano sulle famiglie di api. Se da un lato si è obbligati a farli per non avere eccessive perdite, dall’altro causa l’impossibilità di sviluppare fenomeni di resistenza all’acaro. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Interventi biomeccanici - Tra i principali interventi biomeccanici meritano di essere citati: • L’utilizzo del telaino indicatore trappola con conseguente asportazione della covata maschile opercolata. • Blocco della covata mediante ingabbiamento della regina. • Asportazione della covata. - Altri tipi di interventi a basso impatto ambientale (poco efficaci o poco indagati): • Sostanze fitoterapiche (es. Aloe vera). • Zucchero a velo. • Funghi entomopatogeni. • Spazio Mussi. • Termoterapia. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Acaricidi di sintesi - Acaricidi in commercio: • Apivar (principio attivo Amitraz). • Apitraz (principio attivo Amitraz). • Apistan (principio attivo Fluvalinate). • Polyvar (principio attivo Flumetrina). - Considerazioni: • Sviluppano nella varroa fenomeni di farmacoresistenza. • Si tratta di acaricidi a forte impatto ambientale (non ammessi in apicoltura biologica). • Azione a lento rilascio e diffusione per contatto. • Sono facilmente utilizzabili. • Costo non trascurabile. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Classi di tossicità dei pesticidi -In tossicologia il termine DL50 sta per "Dose Letale 50" e si riferisce alla dose di una sostanza, somministrata in una volta sola, in grado di uccidere il 50% (cioè la metà) di una popolazione in 24/48h. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Acaricidi a base di timolo - Acaricidi in commercio: • Apiguard • Api Life Var • Thymovar - Considerazioni: • Il forte odore può dar fastidio alle api e rimane a lungo all’interno dell’alveare (in casi estremi la famiglia può abbandonare l’arnia). • Il principio attivo stordisce la varroa, per questo i vassoi devono essere oliati. • Inefficace con basse temperature. • Sono efficaci anche contro Acarapis Woodi. • Costo non trascurabile. - Prodotti ammessi in apicoltura biologica. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Acaricidi a base di acido formico - Acaricidi in commercio: • MAQS (10-29,5C°). • Varterminator (15-35C°). • Apifor60 (10-30C°). Deve essere somministrato mediante l’utilizzo di evaporatori. • Varromed (a base di acido ossalico diidrato ed acido formico). - Considerazioni: • Complessità e rischi per l’operatore durante la somministrazione dei prodotti. • Nelle località più calde sono stati riscontrati casi di orfanità nelle famiglie trattate con il MAQS. • L’acido formico, al momento di massima evaporazione, causa la morte di uova e larve. • Costo elevato. - Prodotti ammessi in apicoltura biologica. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Acaricidi a base di acido ossalico - Acaricidi in commercio: • Api-Bioxal • Varromed (a base di acido ossalico diidrato ed acido formico). • Oxuvar - Considerazioni: • Questi trattamenti per essere efficaci devono essere somministrati in assenza di covata. • Varromed può essere dato anche in presenza di covata, ma le somministrazioni devono essere ripetute più volte (in base alla popolosità della famiglia) ad intervalli di 6 giorni. • Oxuvar può essere somministrato per spruzzamento o gocciolamento. • Api-Bioxal può essere somministrato per spruzzamento, gocciolamento o sublimazione (adottando delle precauzioni). Ha un costo contenuto e di recente sono stati messi in commercio flaconi già pronti di Api-Bioxal contenenti glicerolo (migliora le performance dell’acido ossalico prolungando la presenza della sua soluzione acquosa all’interno dell’alveare aumentando così il tempo di contatto con le api). Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Protocollo antivarroa AAAL 1. Asportazione della covata maschile in primavera. 2. Monitoraggio del livello di infestazione della varroa con il metodo dello zucchero a velo entro la prima settimana di luglio. 3. Trattamento tampone entro la metà di agosto con Apibioxal in assenza di covata indotta. 4. Trattamento radicale in autunno tra novembre e la prima metà di dicembre in assenza naturale di covata. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Protocollo antivarroa AAAL Primavera - All’inizio della primavera, con la comparsa delle prime celle a fuco, è possibile mettere in pratica la lotta biomeccanica legata all’asportazione della covata maschile. - Introdurre il telaino indicatore trappola (TIT) all’interno dell’alveare, tra l’ultimo favo di scorte ed il primo di covata. - Effettuare tre cicli di asportazione nelle famiglie maggiormente infestate dalla varroa ed un ciclo alle famiglie migliori. - Coloro che detengono regine ligustiche certificate, o le figlie di quest’ultime, dovrebbero permettere la nascita di almeno un ciclo di covata maschile. Questo lavoro, se fatto in maniera organizzata e ripetuta, ha lo scopo di produrre un numero quanto più elevato di fuchi in vista dei voli di fecondazione delle future regine. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Tipologie differenti di telaini indicatori trappola Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Monitoraggio livello infestazione • Monitorare il livello d’infestazione dalla varroa attraverso il metodo dello zucchero a velo (i risultati possono essere alterati a seguito di molteplici fattori): 1. Prelevare con un contenitore graduato 100 ml di api (pari a circa 300 api) da più favi contenenti covata. 2. Inserire le api all’interno di un vasetto da 1kg con il tappo a rete contenente due cucchiai di zucchero a velo. 3. Agitare il contenitore per circa un minuto e mezzo sopra una bacinella bianca contenente un po’ di acqua, in modo da farci cadere dentro le varroe. 4. Contare le varroe e dividere il numero totale per 3. Si otterrà il valore percentuale di infestazione. Il 5% è la soglia oltre la quale bisogna intervenire (negli USA usano come limite massimo il 2%). - In un apiario è bene campionare una famiglia ogni cinque. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Protocollo antivarroa AAAL Estate - Effettuare il trattamento tampone con Apibioxal gocciolato, in assenza di covata, entro la prima metà di agosto. Il trattamento deve essere effettuato con lo stesso medicinale e nello stesso periodo all’interno di un determinato apiario. - Il blocco di covata può essere ottenuto mediante l’ingabbio della regina nel mese di luglio. Una volta sfarfallata tutta la covata liberare la regina e trattare le famiglie (sarebbe meglio liberare la regina uno/due giorni in anticipo in modo che venga riaccettata più tranquillamente dalla famiglia prima del trattamento). - Le regine di scarsa qualità possono morire all’interno delle gabbiette troppo piccole durante la segregazione o non riprendere affatto l’ovideposizione una volta liberate. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Alcune tipologie di gabbie Gabbia Scalvini Gabbia Cassian Gabbia Mozzato Gabbia in bambù cinese Gabbia MeGa Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Alternative all’ingabbio • In alternativa è possibile effettuare la tecnica dell’asportazione della covata: 1. All’interno di una famiglia asportare tutti i favi di covata opercolata con api giovani. 2. I favi di covata opercolata saranno messi all’interno di un portasciami e spostati in un altro apiario. 3. All’interno dell’arnia originale dovranno rimanere i favi di scorte e di covata fresca assieme alla regina. Questa famiglia dovrà essere subito trattata con Apibioxal gocciolato. 4. Nel nucleo contenente covata opercolata bisognerà inserire una cella reale e infine essere trattato dopo che la covata sarà completamente sfarfallata. - In alcune aree poste a quote maggiori le api possono bottinare sui fiori della santoreggia nel mese di agosto. Gli apicoltori, al posto del blocco di covata e del gocciolato di Apibioxal, possono effettuare i trattamenti a fine fioritura con il Varterminator, prestando molta attenzione alle temperature. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Protocollo antivarroa AAAL Autunno - Effettuare il trattamento radicale con Apibioxal gocciolato in autunno, tra novembre e la prima metà di dicembre, sfruttando il blocco naturare della covata. - È essenziale arrivare a questo punto con famiglie forti e popolose. In caso di famiglie deboli (poche api o con un carico di varroa troppo elevato a causa del trattamento tampone non andato a buon fine) il trattamento con Apibioxal gocciolato può dare il «colpo di grazia» alla colonia. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
Se la regina non smette di covare? • La regina, in alcuni casi, può anche non andare in blocco di covata. Questo può dipendere da alcuni fattori: 1. La famiglia è debole e poco popolosa. In questo caso la regina continuerà a deporre le uova nel tentativo di riequilibrare la situazione (è importante riunire le famiglie troppo deboli a fine estate). 2. Nelle aree con inverni meno freddi le regine possono continuare a deporre o andare in blocco di covata per pochissimi giorni. - L’apicoltore, se a novembre/dicembre le famiglie presentano ancora covata, può intervenire in diversi modi: 1. Se il numero di alveari è ridotto e la covata a loro interno è poca si può procedere allo «sforchettamento». 2. Trattare le famiglie con Varromed più volte a distanza di 6 giorni. 3. Trattare le famiglie con Apibioxal sublimato più volte a distanza di giorni. 4. Ingabbiare la regina e trattare con Apibioxal gocciolato dopo 21 giorni. Con alcune gabbie è possibile segregare la regina per periodi prolungati (inizi di novembre fino a metà o fine gennaio). Questo tipo di tecnica non è consigliata in aree di montagna. Associazione Apicoltori dell’Alto Lazio - 2019
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