Best Practice: le infezioni da Clostridium Difficile - Maria Napolitano - Associazione ANIMO

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Best Practice: le infezioni da Clostridium Difficile - Maria Napolitano - Associazione ANIMO
Best Practice:
le infezioni da Clostridium
          Difficile
          Maria Napolitano
Best Practice: le infezioni da Clostridium Difficile - Maria Napolitano - Associazione ANIMO
La sottoscritta Maria Napolitano
ai sensi dell’art. 3.3 sul Conflitto di Interessi, pag. 17 del Reg. Applicativo dell’Accordo
Stato-Regione del 5 novembre 2009,

                                      dichiara

    che negli ultimi due anni NON ha avuto rapporti diretti di finanziamento con
soggetti portatori di interessi commerciali in campo sanitario
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Le infezioni da Clostridium Difficile

                       Il Clostridium difficile è un bacillo
                       grampositivo, anaerobio, sporigeno.
                       Hanno interesse clinico i ceppi che
                       producono enterotossina A e/o
                       citotossina B.
                       L’infezione si verifica a seguito di
                       trasmissione     fecale-orale,    per
                       ingestione di spore che sopravvivono
                       nell’ambiente acido dello stomaco e si
                       trasformano nella forma vegetativa
                       nel colon.
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EPIDEMIOLOGIA

Una causa comune di infezioni nosocomiali: 3 milioni di nuovi casi/anno negli USA.

Colonizza circa il 3% degli adulti sani e il 20%-40% dei pazienti ricoverati .

1% al 5% dei pazienti ha una malattia grave, con la colite fulminante o la morte

Aumento della diagnosi di CDI alla dimissione ospedaliera.

Comparsa di ceppi ipervirulenti NAP 1 Ribotipo 027 e 078.

I costi della condizione negli Stati Uniti superano 1 miliardo $ all'anno.
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Sindrome diarroica lieve (diarrea          acquosa
accompagnata da dolori addominali)

Sindrome diarroica severa       (profusa    diarrea
acquosa, dolori addominali,      febbre,    nausea,
disidratazione)

Colite pseudomembranosa (CPM, con necrosi
epiteliale, ulcerazioni della parete intestinale e
formazione di pseudomembrane)

   Colite fulminante, con megacolon tossico e
            perforazione intestinale.
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DIAGNOSI
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FASE PRE-ANALITICA

                 Campioni idonei: feci diarroiche (che
                 assumono la forma del contenitore).
                 Campioni non idonei: feci formate,
                 tampone rettale.
                 Trasporto e conservazione del
                 campione: inviare in laboratorio il
                 campione di feci entro 1 ora
                 dall’emissione oppure conservare a
                 +4°C per non più di 48 ore. In
                 laboratorio la conservazione a -20°C
                 compromette l’integrità delle tossine
                 eventualmente presenti nel campione;
                 quest’ultimo può essere mantenuto a
                 temperatura       ambiente        senza
                 pregiudizio per la vitalità delle spore
                 di C. difficile.
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TERAPIA
               STEP BY STEP
 Malattia            Linea di trattamento              Trattamento
Lieve-moderata                1°            metronidazolo : 250-500 mg per via
                                            orale / via endovenosa ogni 6-8 ore per
                                            10-14 giorni

                                            vancomicina orale o fidaxomicina (per
                              2°            mancata risposta al metronidazolo
                                            entro 7 giorni)
                                            vancomicina : 125-500 mg per via orale
                                            quattro volte al giorno per 10-14 giorni
                                                                o
                                            fidaxomicina : 200 mg per via orale due
    Grave                     1°            vancomicina : 125-500 mg per via orale
                                            volte al giorno per 10 giorni
                                            quattro volte al giorno per 10-14 giorni

  Fulminante                  1°            vancomicina : 250-500 mg per via orale
                                            quattro volte al giorno per 10-14 giorni
                                            e
                                            metronidazolo : 250-500 mg per via
                                            orale / via endovenosa ogni 6-8 ore per
                                            10-14 giorni
                                            chirurgia
                                            vancomicina : 125-500 mg per via orale
Donna gravida
                                            quattro volte al giorno per 10 giorni
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TRATTAMENTI EMERGENTI

o   Cadazolid  sopprime la formazione di tossine e spore.
o   Anticorpi monoclonali
o   Nitazoxanide  un'alternativa nei casi in cui metronidazolo e vancomicina non
    abbiano dato un esito favorevole.
o   Tolevamer  efficace come vancomicina, secondo gli studi preliminari.
o   Immunoglobuline per via endovenosa (IVIG) efficace in un piccolo numero di
    pazienti con malattia fulminante, presumibilmente fornendo anticorpi
    neutralizzanti contro tossine A e B. IVIG può essere considerato nella malattia
    fulminante in coloro che hanno un alto rischio chirurgico; tuttavia, non vi sono
    dati certi o linee guida a sostegno di questa raccomandazione.
o   Agenti probiotici  Non ci sono dati convincenti che Lactobacillus spp ed altri
    agenti probiotici siano efficaci.
o   Trapianto fecale  nei pazienti con malattia recidivante o refrattaria ha avuto
    successo in alcuni casi, ma si corre il rischio di trasferimento di altri patogeni
    intestinali. Negli Stati Uniti non è approvato dalla Food and Drug Administration
    e rimane sperimentale.
o   Resine Colestiramina e colestipolo.
o   Rifaximina
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LE INFEZIONI DA CLOSTRIDIUM DIFFICILE

I fattori di rischio primari sono:                  I fattori di rischio secondari sono:

esposizione ad antibiotici (l’ampicillina,           o grave malattia di base;
  le   cefalosporine    di   seconda    e    terza
                                                     o immunosoppressori/chemioterapia;
  generazione,
                                                     o inibitori della pompa protonica;
la clindamicina e i fluorochinoloni);

o età avanzata;                                      o chirurgia gastro-intestinale;

o ospedalizzazione;                                  o malattia infiammatoria intestinale.

o storia di CDAD.
STRATEGIE RACCOMANDATE PER LA
   PREVENZIONE E GESTIONE DELLE ICD

Appropriata politica antibiotica A-II;

Igiene delle mani A-II;

Precauzioni da contatto A-I;

Pulizia e disinfezione dei dispositivi e dell’ambiente B-II;

Formazione del personale sanitario B-III;

Sorveglianza A-II;

Gestione delle epidemie A-II;

Educazione sanitaria.
Quale lavaggio delle mani?
       Sociale o idroalcolico?
CDC e WHO raccomandano di
eseguire l’igiene delle mani
prima e dopo l’ingresso nella
stanza del paziente con CDI con
l’utilizzo di acqua e sapone o di
prodotti su base alcolica.
Tuttavia nel corso dei focolai
epidemici correlati a infezioni
da C. difficile può essere
consigliabile lavare le mani con
acqua       e     sapone     non
antimicrobico o antimicrobico
dopo aver tolto i guanti.
PRECAUZIONI DA CONTATTO

Isolamento in stanza singola o di
            coorte.

  Utilizzo di guanti e camice.

Materiale monouso o dedicato.
L’uso dei guanti non deve sostituire la
necessità del lavaggio delle mani.
Categoria IA
Utilizzare materiale dedicato per il paziente con CDI
come stetoscopi, sfigmomanometri, termometri, padelle
e pappagalli;
Privilegiare il materiale monouso;
Se i dispositivi sono condivisi tra i pazienti, non portare
gli stessi nella stanza del paziente con CDI(glucometri)
e procedere alla pulizia e disinfezione dopo ogni utilizzo.
CORRETTA GESTIONE DELLA BIANCHERIA

Manipolare la biancheria/teleria con molta attenzione
riponendola immediatamente nell’apposito doppio sacco
(interno trasparente idrosolubile ed esterno rosso) posto
nel portabiancheria nella stanza.
• Alla dimissione del paziente, inviare al lavaggio il
materasso (confezionato nell’apposito sacco grande bianco
evidenziato con la dicitura “infetto”), il coprimaterasso e i
cuscini (doppio sacco: interno trasparente idrosolubile ed
esterno rosso).
IGIENE AMBIENTALE

La normale disinfezione ambientale nelle
stanze dei pazienti con CDAD deve essere
effettuata con agenti attivi su CD,
preferibilmente con derivati del cloro (almeno
1000 p.p.m. di cloro disponibile).
La scelta del regime di pulizia dipende dagli
indirizzi locali. Gli ambienti ospedalieri devono
essere sanificati con regolarità, almeno una
volta al giorno, concentrando l’attenzione
sulle superfici frequentemente toccate.**
Dopo la dimissione di un paziente con CDAD,
le stanze devono essere accuratamente pulite
e disinfettate.
** Le Linee guida isolamento dei CDC “Isolation Precautions: Preventing
Trasmission of Infectious Agents in Healthcare Setting,2007” indicano
che in presenza di infezione con trasmissione da contatto è opportuno
ripetere nell’arco della giornata il trattamento delle superfici
frequentemente toccate.
NUOVE STRATEGIE PER L’IGIENE
          AMBIENTALE

a) Sistema di disinfezione a vapore di perossido di
   idrogeno.

b) Sistema automatizzato mobile che utilizza raggi UV-
   C per uccidere gli agenti patogeni.

c) Self-disinfecting surfaces: rame, argento, triclosan
   e sali di ammonio quaternario.
 Segnalare i casi di diarrea senza causa nota;
 Utilizzare la Bristol Stool Chart;
 Applicare le precauzioni di isolamento anche in caso di sospetta
  CDI;
 Lavare le mani con acqua e sapone all’uscita dalla stanza;
 Garantire l’igiene della persona
 Utilizzare materiale dedicato
 Educare i pazienti e familiari
 Allertare gli operatori delle pulizie (materiale dedicato,
  sanificazione + disinfezione)
SORVEGLIANZA

•   Assicurare che negli ospedali venga garantita di routine la sorveglianza
    delle infezioni da CD.
•   Determinare il tasso di incidenza di CDAD per singola unità operativa sulla
    base dei risultati della ricerca di tossine o delle colture per CD.
•   Definire il tasso di incidenza o frequenza di CDAD che dovrebbe far
    scattare l’implementazione di interventi di controllo supplementari.
•   Assicurare una appropriata e pronta diagnostica in presenza di diarrea
    acuta non attribuibile ad altre cause (es. terapia antibiotica).
•   Porre attenzione alle variazioni di frequenza, complicanze (comprese le
    recidive), severità di CDAD in quanto potrebbero indicare la presenza di
    nuovi ceppi.
GESTIONE DELLE EPIDEMIE

•   Il personale addetto al controllo delle infezioni (CIO) deve sempre essere
    informato quando si verifica un aumento del numero o della gravità del quadro
    clinico dei casi di CDAD.
•   Durante una epidemia di CDAD devono essere rinforzate tutte le misure
    igieniche.
•   Rivedere le pratiche di sanificazione ambientale per accertarsi che le pratiche di
    decontaminazione rispettino gli standard di qualità e frequenza. Se possibile
    costituire uno staff di pulizie dedicato in modo particolare per le stanze dei
    pazienti con CDAD.
•   Adottare una corretta politica antibiotica (antimicrobial stewardship).
•   Rivalutare quanto prima possibile le modalità di prescrizione all’interno della
    struttura sanitaria (principio attivo, frequenza di utilizzo, durata delle terapie),
    enfatizzando l’importanza di evitare l’uso di farmaci ad alto rischio
    (cefalosporine, fluorchinoloni, clindamicina) nei pazienti a rischio. Usare questi
    farmaci solo se clinicamente necessario.
•   Se la trasmissione continua, nonostante l’utilizzo di personale dedicato, non
    ammettere nuovi ricoveri nell’unità operativa interessata dall’epidemia.
•   Se la trasmissione persiste nonostante l’implementazione di tutte le misure
    precedenti (ad esempio alla riapertura della unità), chiudere l’intera unità
    operativa per poter effettuare un intenso intervento di sanificazione ambientale
    che sia in grado di eliminare tutti i potenziali serbatoi di CD.
PERCHÉ EDUCARE?

Un’ enfasi particolare si deve porre
sugli aspetti prioritari, specie sull’
esigenza di un’ appropriata igiene
delle mani, soprattutto in momenti
critici (dopo l’uso dei servizi igienici,
prima di mangiare, prima di lasciare
la stanza).

I pazienti devono essere avvisati di
rivolgersi al medico in caso di
recidiva. I pazienti dovrebbero
evitare cibi grassi; in caso di diarrea
prolungata        consultare         un
nutrizionista.
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