Università degli Studi di Padova Gelosia: sinonimo di amore e giustificazione della violenza? Ricerca empirica con adulti - Facoltà di Psicologia
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Università degli Studi di Padova Facoltà di Psicologia Gelosia: sinonimo di amore e giustificazione della violenza? Ricerca empirica con adulti di Monica Gazzetta Relatore: Vanda Zamunner A. A. 2006-07
GazzettaM Jealousy 3 INTRODUZIONE Il termine geloso deriva dal latino medioevale zelusus (pieno di zelo) che, a sua volta, deriva dal greco zêlos, che stava ad indicare emulazione, invidia, rivalità. Nonostante però l’etimologia del termine possa aiutarci ad inquadrarla entro un ambito di senso piuttosto definito, tentare di darne una definizione ben precisa non è così facile come può sembrare. In molti, infatti, hanno cercato di descriverla, di spiegarla, quali fatti la producano e quali comportamenti provochi, ma soprattutto di determinare quali persone vi siano più inclini. Essa, è da sempre presente nell’arte, nella letteratura, ma anche nel cinema; ricordiamo, per esempio, l’opera di Munch del 1895 intitolata “gelosia”, la novella di Verga da “Per le vie” (1883) intitolata anch’essa “gelosia” e il film “Dramma della gelosia: tutti i particolari in cronaca” (1969). Può diventare, però, un’emozione così potente da reclamare spesso le vite umane, essa infatti è una dei cinque motivi di omicidio. Nel 2004, il 70% delle vittime di omicidio sono donne, uccise per ragioni passionali (23%), in seguito a liti (23%) o disturbi psichici (12,8%).(Rapporto 2005, “L’omicidio volontario in Italia”, curato da Eures ed Ansa). Nel 2005, la percentuale degli omicidi in ambiente domestico è del (58,7%) e risulta molto più elevata nelle regioni del Nord (62,8%), rispetto a quelle del Centro (57,8%) e del Sud (55,6%). La principale vittima è il/la coniuge (27,7%), indicando come principale asse critico della relazione quello affettivo; molto elevato è inoltre il numero degli ex- coniugi o ex-partner (8,9%), principalmente vittime degli omicidi a carattere passionale, insieme ai partner/amanti (7,5%), agli spasimanti (1,4%) e, soprattutto, ai “rivali” (5,2%).
GazzettaM Jealousy 4 L’elemento che più degli altri può aver influito nel comportamento omicidario è il movente passionale (32,9% dei casi); inoltre, la maggior parte degli omicidi avviene in camera da letto (26,9%). (Rapporto Marzo 2006, “Gli omicidi in ambiente domestico in Italia”, curato da Eures). Quali sono dunque, le differenze sessuali nella gelosia? Come insorge la gelosia? Che differenza c’è tra gelosia normale e patologica? Nella prima parte di questo elaborato, verranno considerate queste ed altre domande, a cui verranno date risposte basate sulla letteratura e sulla descrizione di alcune ricerche. Nella seconda parte, attraverso una ricerca empirica, verrà esaminato il rapporto esistente tra gelosia ed infedeltà, reale o presunta. Le ipotesi prese in considerazione sono tre. La prima ipotesi analizza se le persone considerano le manifestazioni di gelosia come segni d’amore. La seconda ipotesi esamina se la violenza perde una parte della sua negatività in caso sia stata scatenata da situazioni di gelosia e se le persone arrivano ad “accettarla”, in quanto deriva da un amore romantico. La terza ipotesi analizza se un abuso sessuale nei confronti della moglie perde la valenza di stupro se, a scatenarlo, è stata questa emozione.
GazzettaM Jealousy 5 Capitolo 1 LA GELOSIA 1.1. DEFINIZIONE DI GELOSIA e TIPI DI GELOSIA La gelosia è uno dei tormenti relazionali più noti. Siamo abituati a pensarla come un’emozione unica; ma se ci soffermiamo un attimo, ci renderemo conto che essa è un insieme di sentimenti che tendono ad ammassarsi insieme. Si può manifestare come rabbia, ansia di essere traditi, agitazione, tristezza. Può presentarsi come una normale emozione, fino ad arrivare ad una forma di costruzione delirante. Secondo lo psichiatra Henri Wallon (Rufo, 2004), la gelosia è presente dall’età di nove mesi, quando il bambino raggiunge lo stadio psichico in cui comincia a percepirsi come “soggetto”. Jean-Pierre Almodovar, uno specialista che ha studiato soprattutto i rapporti tra fratelli, avanza l’ipotesi secondo la quale, se il primogenito ha meno di due anni, la gelosia lo aiuta a differenziasi dall’altro: ci sono io e ci sei tu, siamo due persone diverse. Questa tappa segna l’inizio delle relazioni sociali, la gelosia, qui, preserva il bambino anche dalla confusione “me”-“altro”. Daly e Wilson, (1983), la descrivono come un’emozione umana e complessa provocata dalla percezione di una minaccia alla relazione diadica esclusiva; ed anche se, la sua esperienza emotiva può comportare gradi diversi di tristezza, rabbia e ansia, molti psicologi (Bringle, 1995a; Clanton e Smith, 1977; Hansen, 1985) l’hanno definita globalmente come un senso di “angoscia” o di “disagio” sperimentato nei confronti di un partner vero o immaginario coinvolto con un’altra persona.
GazzettaM Jealousy 6 Infine, D’Urso, (1995), ne parla come “un’emozione che si prova internamente, ma che si manifesta all’esterno. È la reazione alla percezione che un’importante relazione personale venga minacciata da altri”. La distinzione fra i diversi tipi di gelosia (D’Urso, 1995), viene effettuata considerando l’oggetto di tale sentimento, ovvero, se si è gelosi di una persona, di un bene o di una posizione che si pensa di possedere. In linea generale, possiamo dunque parlare di: - gelosia materiale: quando c’è un desiderio di esclusività per delle cose che ci appartengono e che non vorremmo cedere in uso ad altri; - gelosia romantica: dove domina il timore di perdere l’affetto esclusivo di una persona; - gelosia da confronto sociale: Secondo Salovey e Rodin (1984) la caratteristica specifica della gelosia da competizione sociale è l'oggetto del desiderio, che non è mai una persona, ma è sempre una cosa, un tipo di successo o una buona posizione sociale. In realtà è possibile sperimentare questo tipo di gelosia anche verso una persona e competere in ambito sociale per ottenere i suoi favori, la sua attenzione o il suo amore. Il sorgere e l'intensità di questo tipo di gelosia variano a seconda dell'importanza che l'individuo attribuisce alla meta ambita, dell'identità e della valenza emotiva degli altri concorrenti. In questo elaborato si farà principalmente riferimento alla gelosia romantica, a quella particolare reazione verso le intrusioni vere o presunte, ma sentite comunque come minacciose, nei confronti di una relazione sentimentale.
GazzettaM Jealousy 7 1.2. I PROTAGONISTI Secondo D’Urso (1995), i tre attori di questo dramma sono il Sé, la Persona Amata ed il Rivale; mentre il Sé e la Persona Amata possono essere ben individuabili e reali, il Rivale può essere anche solo immaginato e temuto dalla persona gelosa. Il geloso subisce notevoli cambiamenti nella percezione del Sé, quale risultato dell’esperienza di paura di abbandono, rabbia, tristezza, vergogna e diminuzione dell’autostima; nei confronti della Persona Amata egli prova sentimenti quali odio, rabbia e ostilità da un lato ed il desiderio di vicinanza e di conoscenza dall’altro. In casi estremi, secondo Cappellari e Callegaro (1990), il geloso si tormenta, è alla continua ricerca di prove che confermino i suoi dubbi; anche se, al di là di tutte le prove, egli continua a dubitare. Sembra pensare che il continuare a proclamare i propri sospetti dettati dalla gelosia possa, come per magia, proteggerlo contro l’infedeltà reale. È così che, egli, deve sapere tutto, usando tutti i mezzi…apre le lettere, sorveglia, spia, scruta come viene impiegato il tempo, controlla chi va e chi viene, osserva i gesti, è sul chi vive. Sempre secondo gli autori sopra citati, l’odio presente nella gelosia, è rivolto non solo verso il rivale, ma, soprattutto, verso l’oggetto d’amore. Il comportamento può diventare aggressivo e il geloso può arrivare a maltrattare l’oggetto del suo amore. Il quadro caratteristico che prevale all’interno della gelosia normale, è caratterizzato da: ansia, scoraggiamento, desiderio di vendetta. Dazzi e Pedrabissi (2004), ricordano che, classicamente, il geloso si impegna in assillanti interrogatori volti a scoprire gli spostamenti del partner, le sue azioni, i suoi pensieri e le intenzioni. Tali interrogatori, però, spesso possono degenerare in violente discussioni e accuse infondate di infedeltà.
GazzettaM Jealousy 8 Secondo Vizzari (2003), egli spesso non può tollerare che l’oggetto del suo amore sia o sia stato amato anche da altri, per questo motivo, ne deve possedere anche il passato e i più reconditi pensieri. È il vero disastro della relazione amorosa. Il tutto, è spesso accompagnato da comportamenti aggressivi e violenti nei confronti sia dell’amato, sia del presunto rivale: le discussioni e le accuse d’infedeltà possono evolvere in vere e proprie violenze fisiche e verbali. Secondo Van Sommers (1988), una variante, è rappresentata dai “comportamenti di evitamento” , messi in atto per allontanare le situazioni che evocano gelosia. In alcuni casi, la sindrome può addirittura assumere le caratteristiche di una vera e propria fobia. Il geloso, si difende precludendosi ogni possibilità di affrontare episodi che possano risvegliare irritazione od ansia, ad esempio, evita di recarsi in luoghi affollati con la propria ragazza per paura che sia attratta o sedotta da altri uomini. Van Sommers (1988), afferma che, il Rivale o l’Intruso, può essere percepito dalla persona gelosa come sia soggetto attivo che passivo. Nel primo caso, ci si riferisce a chi ricorre a determinati mezzi (anche illegittimi) per porsi in quella posizione; nel secondo caso, il rivale viene scelto da un partner infedele. Nei suoi confronti, vengono provati specialmente sentimenti di odio e desiderio di annullamento. Può però anche essere presente un desiderio di conoscenza, in quanto, tale conoscenza permetterebbe al geloso di combattere meglio la gelosia, trovando ad esempio rassicurazione nei difetti del Rivale o avendo modo così di metterne in luce i lati negativi con la Persona Amata. Personalmente, concordo quando l’autore sopra citato, afferma che “la gelosia non è indice di una mente debole, corrotta o immatura. Le gelosia deve essere riconosciuta e compresa, non negata, calpestata o sottovalutata”. Nelle interviste da lui condotte, molte persone hanno affermato che non possono fare a meno di essere gelosi, ma che spesso, reprimono i comportamenti distruttivi a cui essa porta, anche se non è facile.
GazzettaM Jealousy 9 Inoltre, le stesse persone, concordano con l’opinione che la gelosia, negli altri, è “dannosa e distruttiva e che potrebbe essere eliminata con un minimo di introspezione”. In poche parole, chi è geloso, sopporta anche le critiche degli altri gelosi, oltre che a soffrire. Scrive R. Barthes: “Come geloso io soffro quattro volte:perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità : soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo, e di essere come tutti gli altri”.
GazzettaM Jealousy 10 Capitolo 2 GELOSIA ROMANTICA 2.1. LA GELOSIA ROMANTICA La gelosia romantica, è stata analizzata attraverso diverse prospettive. Tra queste, Brown e Moore (2003), si sono proposti di verificare se la sua espressione è collegata con l’Asimmetria Fluttuante (AF). Quest’ultima (Van Valen, 1962) si riferisce alle deviazioni dalla simmetria bilaterale e perfetta nei tratti del volto morfologici. Errori casuali nello sviluppo, possono provocare disturbi nella divisione cellulare, nella differenziazione e nella crescita, dando così origine ad asimmetrie nelle strutture bilaterali. Negli esseri umani, bassi livelli di AF sono associati ad avvenenza e buona salute; di conseguenza, sono portatori di benefici genetici. Basandosi su alcuni studi, i quali indicano che gli uomini con una bassa AF hanno più partner sessuali, gli autori, ipotizzano che gli individui con un’ alta AF saranno correlati con livelli più alti di gelosia, rispetto alle persone con una bassa AF, a causa del rischio di infedeltà del partner. I soggetti presi in esame, sono studenti universitari, aventi un’età media di 20,29 anni. La gelosia romantica venne stimata usando gli item dell’ “Interpersonal Jealousy Scale” e la loro AF venne calcolata attraverso una formula matematica composta dai seguenti elementi: ampiezza del piede, ampiezza della caviglia, ampiezza del ginocchio, ampiezza della mano, lunghezza delle dita, ampiezza del polso, ampiezza del gomito e lunghezza dell’orecchio. Dai risultati ottenuti, è emerso che vi è una relazione positiva tra la AF e la gelosia romantica in ambo i sessi. Di conseguenza, la AF sarebbe predittiva della gelosia, in particolare di quella romantica.
GazzettaM Jealousy 11 Se la consideriamo in un quadro sociale, Broemer e Diehl (2004), basandosi sulla Teoria del Confronto Sociale1 (Festinger, 1954), propongono due studi attraverso i quali esaminano il ruolo che ha la somiglianza percepita con il rivale, nell’esperienza della gelosia romantica. Si presume, infatti, che essa minacci l’autovalutazione. A 52 studenti dell’ Università di Tubingen, venne chiesto di descrivere attraverso brevi frasi, quattro attributi riguardanti loro stessi ed il proprio partner. Vennero poi invitati ad immaginare, in un primo momento, che il partner fosse stato con qualcun altro ed in un secondo momento, che il loro partner sia più o meno attratto da un concorrente. Da entrambi gli studi, è emerso che le persone mostrano una gelosia maggiore quando percepiscono delle somiglianze tra loro ed un rivale; ma soprattutto, essa aumenta tanto quanto più il partner è attratto da quest’ultimo. Nel cercare di spiegare le risposte della gelosia, Bauerle, Amirkhan e Hupka (2002), propongono un’analisi sistemica della gelosia romantica utilizzando la Teoria Attribuzionale2 (Weiner, 1995). Tenendo presente le quattro distinzioni proposte da Weiner (1995), ovvero: Causalità Personale vs Impersonale, Controllabilità vs Incontrollabilità, Controllabilità vs Responsabilità e Intenzione vs Negligenza; nel loro primo studio, gli autori variarono gli scenari presentati per svegliare la gelosia nelle quattro distinzioni sopra citate. I partecipanti descrissero l’intensità dei sentimenti dell’individuo geloso servendosi di un elenco di 11 aggettivi. In questo primo studio le variabili indipendenti furono le attribuzioni, mentre la variabile dipendente fu le emozioni. 1 La Teoria del Confronto Sociale fu sviluppata da Festinger; il quale, attraverso una combinazione di studi in laboratorio e sul campo, dimostrò che la pressione verso l’uniformità all’interno di un gruppo è basata sul bisogno di confronto e di condivisioni di scopi. In assenza di strumenti oggettivi, le proprie opinioni e capacità vengono valutate attraverso la comparazione con le opinioni e capacità altrui. (Zamperini e Testoni, 2005) 2 Weiner (1985), afferma che le cause sono dei giudizi cognitivi e che sono cruciali per l’esperienza emotiva svegliata dagli eventi. Individua inizialmente 3 dimensioni causali: Locus, Stabilità e Controllabilità; successivamente (1995), vi apporta delle modifiche. La prima distinzione fu tra Causalità Personale e Impersonale, la seconda tra Controllabilità e Incontrollabilità, la terza tra Controllabilità e Responsabilità e l’ultima tra Intenzione e Negligenza. (Bauerle, Amrkhan e Hupka, 2002)
GazzettaM Jealousy 12 Gli autori si aspettarono che i partecipanti indicassero una maggiore gelosia nelle seguenti cause: 1. personali anziché impersonali 2. verificabili piuttosto che incontrollabili 3. controllabili e responsabili 4. intenzionali e negligenti. Tutte e quattro le ipotesi vennero confermate. Negli individui danneggiati, si intende come gelosia la percezione romantica delle azioni svolte dal loro partner, come risultato di cause personali, verificabili ed intenzionali. Viceversa, la gelosia è minima se le azioni del partner sono il risultato di cause esterne e incontrollabili. Nel secondo studio, le variabili dipendenti furono le attribuzioni. I partecipanti selezionarono, tra varie situazioni proposte, quelle in cui avevano provato gelosia oppure no. Vennero poi costruite le attribuzioni per gli eventi e vennero categorizzate seguendo le dimensioni fondamentali di Weiner (Weiner, 1985). In un secondo momento, gli autori proposero ai partecipanti due situazioni, una che risvegliava una forte gelosia e una no. Ne emerse che l’insorgere della gelosia era più probabile quando la causa dell’indiscrezione di un partner veniva vista come intenzionale piuttosto che causata dalle circostanze esterne. Alla luce di ciò, la sua funzione, potrebbe essere vista come quella di una specie di guardiano delle relazioni. Se la guardiamo da un’ottica dinamica; Sharpsteen, Don , Kirkpatrick e Lee (1997), si propongono di identificarne le differenze individuali basandosi sulla Teoria dell’ Attaccamento3. 3 Secondo Bowlby (1988, p.27) il comportamento di attaccamento è definito come “ogni forma di comportamento che appare in una persona che riesce ad ottenere o a mantenere la vicinanza a un individuo.” La classificazione dei pattern di attaccamento, ottenuta attraverso l’AAI (Adult Attachment Interview) sono: sicuro, distanziante, preoccupato, cui si aggiunge un’ulteriore categoria costituita dall’eventuale presenza della mancata risoluzione del lutto e/o dell’abuso (irrisolta). Qualora
GazzettaM Jealousy 13 Si pensa infatti, che le differenze nello stile d’attaccamento non si riflettano solo sulla sicurezza individuale, ma anche sul modo di provare ed esprimere la gelosia. Essa, è attinente alle risposte di separazione o alla minaccia della perdita della relazione. Anche se perdita e minaccia possono essere il risultato di una varietà di fattori, una situazione comune nelle relazioni romantiche è la possibilità di essere abbandonato dal partner per qualcun altro. Le risposte alla percezione di tale minaccia, vengono definite come gelosia. Secondo Bolwby (1969) la minaccia e la separazione dalla figura di attaccamento sono due dei tre eventi che attivano il sistema di attaccamento (il terzo è costituito da ogni evento allarmante, per esempio, un segnale di pericolo nell’ambiente). Le emozioni associate alla perdita ed alla separazione sono: paura, rabbia e tristezza. Paura o ansia è la prima reazione associata alla minaccia di separazione o alla perdita della figura di attaccamento. Secondo Bowlby, l’assenza della figura d’attaccamento, segnala un incremento del rischio di pericolo. La rabbia, viene attribuita alla funzione di tentare di dissuadere il caregiver4 dall’andar via. Infine, la tristezza, è vista come la reazione tipica dopo la perdita. I due studi presentati da Sharpsteen, Don , Kirkpatrick e Lee (1997), esaminano la relazione tra stile di attaccamento e differenze qualitative nell’esperienza della gelosia. L’ipotesi del primo studio è che la gelosia cronica si presenterebbe con maggiore intensità nei partecipanti ansiosi. Il motivo è che chi possiede uno stile di attaccamento ansioso, si vede come inadeguato e pensa che gli altri significativi meritino di meglio. Risultano quindi sempre vigili, e pronti a proteggere la loro relazione. non si presentino nessuna delle caratteristiche che possano ricondurre ai pattern sopra citati, il soggetto viene classificato come (non classificato). Ricordiamo, infine, che le prime tre categorie rimandano alle tre diverse tipologie di attaccamento identificate originariamente da Ainsworth. (Lis, Mazzeschi e Salcuni, 2005) 4 Caregiver è il termine utilizzato per indicare la persona (o le persone) che si occupa in modo intimo e significativo di un bambino, in particolare nei primi mesi e anni di vita. (Vizziello, 2003)
GazzettaM Jealousy 14 Gli autori si aspettano, inoltre, che le intensità delle emozioni differiscano in base allo stile di attaccamento. La rabbia, per esempio, dovrebbe essere relativamente più intensa fra i partecipanti che presentano un attaccamento sicuro anziché insicuro. Nel primo studio, a 59 donne e 44 uomini, venne chiesto di pensare a due episodi attuali in cui avessero provato gelosia e, successivamente, segnare in una scala Likert a 7 punti, l’intensità provata di una serie di emozioni. Agli stessi, vennero poi somministrati il questionario sullo stile di attaccamento e la scala di gelosia cronica. Sharpsteen (1993) propose che, le persone, dalle loro esperienze di gelosia, ne distinguono le caratteristiche più comuni e danno vita ad un prototipo di essa. Questo, verrà poi utilizzato per generare attribuzioni ed aspettative negli eventi relativi alla gelosia. Nel secondo studio, viene quindi assunto che i modelli di pensiero, di comportamento e dei sentimenti associati alla gelosia, variano a seconda dello stile di attaccamento. Ovvero, persone con stili diversi di attaccamento, sperimentano la gelosia in modo diverso. Da questi due studi è emerso che, come ipotizzato, i partecipanti con uno stile di attaccamento sicuro, sentono più intensamente la rabbia, ed è più probabile che siano loro ad esprimerla; forse, a causa dei sentimenti di inferiorità provati dai partecipanti aventi uno stile di attaccamento ansioso. I partecipanti aventi uno stile di attaccamento evitante percepiscono più intensamente la tristezza e sono coloro che, maggiormente agli altri, si impegnano per mantenere l’amor proprio. La conseguenza forse, è che risulta poi improbabile che siano portati a stare vicino al loro partner. Infine, per quanto riguarda il secondo studio, l’ipotesi dello sperimentare la gelosia in modo diverso in base allo stile di attaccamento, non è stata confermata.
GazzettaM Jealousy 15 2.2. DIFFERENZE DI GENERE Secondo Harris (2004), le differenze sessuali, nonché individuali legate alla gelosia, esisterebbero perché tra gli individui vi è un diverso concetto di sé, una diversa importanza attribuita alla relazione e una diversa valutazione cognitiva dell’infedeltà. Gli psicologi evolutivi, invece, considerano la gelosia come un meccanismo psicologico che è stato plasmato dalla selezione naturale per risolvere problemi di riproduzione legati alla nostra storia evolutiva (Buss, Larsen,Western e Semmelroth, 1992; Daly, Wilson e Weghorst, 1982; Symons, 1979). Sembrerebbe infatti, che l’infedeltà sessuale della donna, tolga al coniuge un’opportunità riproduttiva che può sfociare in anni di investimento in una prole che geneticamente non è sua. Viceversa, l’infedeltà sessuale di un uomo, non porta la coniuge ad occuparsi di una prole non sua, ma può portare alla deviazione delle risorse destinate alla propria prole; la minaccia, può derivare dall’affetto del coniuge per un’altra donna. Quanto descritto sopra, è stato confermato da Schutzwohl e Koch (2004) e successivamente di nuovo dallo stesso Schutzwohl (2005). Nel 2004, venne esaminato il numero d’indicazioni dell’infedeltà sessuale ed emozionale che uomini e donne elaborano per trarre il primo segno di gelosia. Ne è emerso che gli uomini sono risultati più abili nella segnalazione delle indicazioni dell’infedeltà sessuale; viceversa le donne, risultarono più abili nelle indicazioni riguardanti l’infedeltà emotiva. Nello studio del 2005, ai partecipanti venne dato il compito di determinare due soglie della sensibilità di gelosia. La prima, riferita a quegli indici della gelosia che la “risvegliano”; la seconda, a quelli che la rendono intollerabile.
GazzettaM Jealousy 16 Ciò che venne osservato fu che, gli uomini, furono più veloci nel determinare le due soglie riguardanti, ancora una volta, la gelosia sessuale; mentre le donne furono più “ferrate” nel determinare quelle relative alla gelosia emozionale. Alla luce di questo, possiamo dedurre che gli uomini sarebbero più sensibili ad un tradimento sessuale; mentre le donne ad un tradimento di tipo emotivo. Ma quali sono le emozioni conseguenti all’infedeltà del partner? Vi sono differenze di genere? Shackelford, LeBlanc e Drass (2000), cercano di identificare le emozioni scaturite dall’infedeltà sessuale ed emotiva di un partner. In uno studio preliminare, 53 partecipanti nominarono delle reazioni emotive come conseguenza dell’infedeltà emotiva e sessuale del partner; successivamente, 655 partecipanti (324 maschi e 331 femmine) tassarono ogni emozione come probabile conseguenza di un’infedeltà emotiva e/o sessuale. Le maggiori emozioni segnalate riguardanti l’infedeltà sessuale furono: ostilità/vendetta (comprendono irritazione, amarezza, aggressività, odio, tradimento…), nausea/repulsione (violazione, nausea, disgusto…), umiliazione (abuso, vergogna, imbarazzo…), omicidio/suicidio e shock (sorpresa, sbalordimento, incredulità…). Per quanto riguarda l’infedeltà emotiva, le quotazioni più alte le ottennero: indesiderabilità/insicurezza (comprendono senza importanza, inferiorità, inadeguatezza, insicurezza…), depressione (tristezza, odio verso se stesso, incompetenza…), indifeso/abbandonato (angosciato, vuoto, rifiutato, trascurato, confuso, abbandonato…) biasimo (colpevole) e stanco (annoiato, assonnato…). Infine, le differenze di genere si focalizzarono nel maggior utilizzo da parte delle donne della categoria indesiderabilità/insicurezza, mentre gli uomini della categoria omicidio/suicidio.
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