UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE IL CICLISMO E LA MORSA DEL DOPING Da Coppi all’Operación Puerto storie di scandali in un mondo malato al suo interno Relatore: Prof. Raffaele Fiengo Laureando: Antonio Massariolo 537010/SC Anno Accademico 2007/2008
INDICE 1. Introduzione Pag. 3 2. Doping nel ciclismo 4 3. L’Operación Puerto 3.1 Che cos’è? (breve descrizione) 30 3.2 I protagonisti: 31 Eufemiano Fuentes Manolo Saniz Ignacio Labarta Josè Luis Merino Alberto Leon 3.3 Tutte le date 34 3.4 I documenti e le intercettazioni 37 3.5 I corridori coinvolti 44 3.6 Altri nomi 53 3.7 Medicine più usate 55 3.8 Tre diversi trattamenti: 63 Il caso spagnolo; Il caso tedesco; Il caso italiano; 3.9 Il caso Caruso 66 4. Il ciclismo avrà un futuro? 73 5. Bibliografia e link 78 2
1.Introduzione Lo sport sotto molti punti di vista può essere considerato la metafora della vita. Il ciclismo in particolare lo è. E’ lo sport che più ti insegna a diventare una persona forte. Nel ciclismo non bisogna mollare mai, tenere sempre duro anche quando molleresti tutto. Il ciclismo è lo sport nazional-popolare per antonomasia, sarà perché i ciclisti ti passano vicino e tu non devi pagare per stargli accanto, o perché in loro riconosci la fatica vera, il sacrificio, il sudore nell’affrontare uno sforzo disumano nello scalare delle salite che solo a vederle fanno paura. Pantani stesso diceva: “vado forte in salita per abbreviare la mia agonia”. I ciclisti, in tutte le epoche, sono sempre stati considerati degli eroi. Fare il ciclista non è facile, richiede moltissimi sacrifici. Allenarsi anche 10 ore al giorno in bici, sia con 40° che sotto tremendi temporali, non è cosa semplice per nessuno, né per campioni né per i gregari. Proprio i gregari sono la pagina più bella romantica che possa essere scritta su questo sport. Come disse Pier Bergonzi su La Gazzetta dello Sport, “il ciclismo senza i gregari sarebbe uno sport dimezzato. Sarebbe come se al jazz togliessero i sax”. I gregari sono coloro che hanno fatto del ciclismo lo sport più vicino ad un mestiere. Gente che ha scelto di allenarsi anche dieci ore al giorno, sotto qualsiasi temporale, non per vincere ma per far vincere. Nel ciclismo anche chi arriva ultimo merita un applauso, tanto che fino a pochi anni fa esisteva proprio un premio per l’ultimo classificato nei “grandi giri”. Questo sport come abbiamo visto comporta enormi sacrifici e, come disse Guillaume Prebois, giornalista francese che per dimostrare la possibilità di fare del ciclismo “pulito” si allenò duramente e percorse i tre “grandi giri” un giorno prima della corsa ufficiale, “la tentazione ad imbrogliare ed aiutarsi con delle sostanze proibite viene”. La storia del ciclismo infatti è costellata di campioni, o presunti tali, che hanno vinto corse importantissime come Tour de France o Giro d’Italia, per poi essere scoperti dopati. 3
Come vedremo in seguito già ai tempi di Coppi era “normale” assumere sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni. Lo scopo di questa tesi non è quello di sparare a zero sul ciclismo, ma mettere in luce le difficoltà che ha nel fare chiarezza sulle questioni più “nere” di questo sport. Il ciclismo è ancora un mondo in cui c’è troppa omertà, basti considerare i ciclisti che veramente hanno confessato tutte le loro colpe. Purtroppo in questo ambiente sono presenti troppe persone che, pur essendo state imputate per doping, continuano a lavorare anche ad alti livelli in questo mondo, sia tra i medici, che tra i massaggiatori, che soprattutto tra direttori sportivi. Un altro problema fondamentale è che, come vedremo in seguito, esiste un diverso trattamento tra le varie federazioni. Questo è imputabile al fatto che non in tutti gli stati il doping è considerato reato. Facendo un esempio che vedremo dettagliatamente in seguito, in Italia i due corridori implicati nell’Operación Puerto sono stati condannati a due anni, mentre in Spagna, poichè il doping non era considerato reato, i diversi ciclisti implicati nello stesso scandalo non ebbero alcuna sanzione. 2. Doping nel ciclismo Storicamente l’uso di farmaci o prodotti dopanti nello sport ha sempre fatto parte del gioco. La storia del doping, cioè il tentativo di modificare le prestazioni atletiche con mezzi illeciti, iniziò moltissimi anni fa. Quando ancora non esisteva la chimica, infatti, per migliorare la propria condizione atletica venivano impiegate sostanze di origine naturale. Gli antichi atleti greci, ad esempio, si predisponevano alle gare con diete ad alto contenuto proteico e funghi allucinogeni. Si sospetta che pure i gladiatori romani abbiano potuto usare degli stimolanti. Ma è a partire dal XIX secolo, con i progressi scientifici e l’apparire sulla scena di una nuova categoria di atleti professionisti, che i farmaci sono diventati sempre di più parte di una strategia 4
competitiva praticata da tutti o quasi. Un notevole incremento di atleti che assumevano sostanze proibite venne registrato nel secondo dopoguerra, quando la consuetudine di assumere amfetamine passò dai militari allora impegnati nella guerra agli atleti. Fu proprio a partire dagli anni ’50 che la pratica del doping iniziò a diffondersi pericolosamente nel mondo del ciclismo. Fin dai tempi di Coppi e Bartali, infatti, questi atleti hanno fatto uso di sostanze alteranti. Lo stesso campionissimo ammise pubblicamente in un’intervista televisiva che non si poteva fare ciclismo senza prendere l’allora denominata ”bomba”. Fu però negli anni ’60 che il problema del doping in questo sport spuntò agli occhi del grande pubblico. Durante la 13a tappa del Tour de France del 1967, infatti, in una giornata eccezionalmente calda, il britannico Tommy Simpson collassò in diretta televisiva durante l’ascesa del Mont Ventoux. La sua morte fu causata da un mix di amfetamine ed alcool e fu una delle prime morti pubbliche causate dall’assunzione di sostanze proibite. Nel ciclismo la serie di morti “sospette” è lunghissima. Ancora oggi questo sport dai contenuti romantici ed eroici è sotto la morsa del doping. Vediamo di seguito i maggiori casi nella storia di questo sport. 1896-1904: • Arthur Linton, corridore gallese, morì a soli 24 anni pochi giorni dopo aver corso la Bordeaux-Parigi. • Jimmy Micheal, anch’esso corridore gallese e campione del mondo di ciclismo, morì a 27 anni in preda a deliri tremendi in viaggio verso New York. Entrambi i ciclisti erano allenati dal noto Choppy Warburton, il cui successo venne più volte messo in discussione in quanto era spesso accusato di drogare i propri corridori. 5
1911: • Paul Duboc, ciclista francese, collassò sui Pirenei dopo aver bevuto da una bottiglia consegnatagli dal team manager avversario. 1924: • Ci fu il primo vero scandalo di doping. I fratelli Henri, Francis e Charles Pellissier infatti, abbandonarono il Tour de France, dopo aver ammesso ad un giornalista l’uso di svariate sostanze, tra le quali: Stricnina (potente eccitante del sistema nervoso centrale), cocaina, cloroformio, aspirina e “droga per cavalli”. 1949: • Fausto Coppi, il campionissimo, durante un’intervista televisiva ammise l’uso della “bomba”. Disse di non aver alternative se voleva rimanere competitivo. Probabilmente si trattava di un cocktail di amfetamine. 1955: • Jean Malléjac, corridore francese, collassò durante l’ascesa del Mont Ventoux. 1956: • Durante la 14a tappa del Tour de France l’intera squadra del Belgio ebbe misteriosi malori. Ufficialmente vennero attribuiti al fatto che avessero mangiato pesce avariato la sera prima. Questo fatto accadde per ben altre due volte, nel 1962 e nel 1991. 1959: • Charly Gaul, corridore lussemburghese che nel suo palmares vanta due vittorie al Giro d’Italia, un Tour de France, un bronzo mondiale e numerose altre gare, venne implicato in un giro di “pillole” recuperate 6
dalla polizia francese in luglio che sembravano essere destinate a lui. Dopo il suo ritiro dalle corse agonistiche ebbe numerosi problemi con l’alcool. Morì il 6 dicembre del 2005. E’ da più parti riconosciuto come il miglior “grimpeur” della storia del ciclismo. 1960: • Knud Enemark Jensen, corridore danese, partecipò alle olimpiadi di Roma in cui, durante la cronometro a squadre, morì collassando a terra e sbattendo violentemente il cranio sull’asfalto. Il collasso fu dovuto all’uso di amfetamine. • Gastone Nencini, vincitore di un Giro d’Italia e di un Tour de France, venne scoperto da Pierre Dumas, medico ufficiale del Tour de France, nella sua stanza d’albergo mentre si stava sottoponendo ad una trasfusione di sangue. Questa pratica allora era ancora legale. • Roger Rivière concluse la sua carriera a causa di una terribile incidente. Durante la discesa del Col de Perjuret cadde in un dirupo e si ruppe la colonna vertebrale, rimanendo paralizzato alle gambe. Lui stesso ammise che probabilmente la violenta caduta fu causata dall’uso di Palfium, un potente oppioide analgesico con effetti tre volte superiori alla morfina. Riviere morì di cancro alla laringe a soli 40 anni. 1962: • Nella tappa da Luchon a Carcasson del Tour de France ben dodici corridori si sentirono male. Anche in questo caso la colpa fu data a del pesce avariato, mentre l’allora medico ufficiale del Tour Pierre Dumas, accusò i ciclisti di aver preso tutti lo steso tipo di droga. Dopo questo scandalo altri undici corridori abbandonarono il Tour lo stesso giorno, tra i quali l’allora maglia gialla Willy Schroeder, il precedente vincitore Gastone Nencini ed il successivo leader Karl-Heinz Kunde. 7
1964: • In Francia passa la prima legge antidoping ed iniziano i controlli al Tour de France. 1965: • Jacques Anquetil, uno dei più forti ciclisti della storia, vincitore di cinque Tour de France, due Giri d’Italia, una Vuelta a España, cinque Parigi-Nizza, una Liegi-Bastogne-Liegi, oltre ad aver battuto il precedente record dell’ora ammise che “solo un pazzo può pensare di correre da Bruxelles a Parigi a sola acqua”. 1967: • Tommy Simpson, vincitore di un campionato del mondo, una Milano- SanRemo, una Parigi-Nizza, un Giro di Lombardia ed altre corse minori, morì salendo il Mont Ventoux a causa di un cocktail di amfetamine, alcool e gran caldo. Fu la prima morte di un ciclista in diretta televisiva e proprio per questo ebbe un notevole risvolto. 1969: • Eddy Merckx, considerato Il cannibale, il corridore più forte di tutti i tempi, vincitore in carriera di ben 525 gare tra cui tre mondiali, cinque Tour de France, cinque Giri d’Italia, una Vuelta a España, sette Milano- SanRemo, cinque Liegi-Bastogne-Liegi, tre Parigi-Roubaix e numerosissime altre corse, risultò positivo a degli stimolanti (Reactivan e Savona) durante il Giro d’Italia dal quale venne espulso. 1975: • Bernard Thévenet vincitore del Tour de France del 1975 e quello del 1977, venne trovato positivo ad un test antidoping dopo la Parigi- Nizza, e nell'inverno del ’77 venne ricoverato con un'affezione al fegato attribuita all'uso persistente di steroidi. Lui stesso fece pubblica 8
ammissione e dichiarò: ”Mi sono dopato con il cortisone, e c’erano molti altri corridori come me…” • Erik de Vlaeminck, fenomenale ciclista belga di ciclocross, specialità in cui vinse ben sette volte la maglia iridata, fu ricoverato in un ospedale psichiatrico per dipendenza da amfetamine. Interessante però notare che in tutta la sua carriera non fu mai trovato positivo ad un controllo antidoping. 1978: • Michel Pollentier, ciclista belga vincitore del Giro d’Italia del 1977, durante il test antidoping effettuato al Tour de France, nella tappa da lui vinta con arrivo all’Alpe d’Huez, cercò di scambiare le proprie urine con quelle presenti in un tubo di plastica da lui portato. Fu scoperto e venne immediatamente cacciato dal Tour. Ironicamente il test sulle sue vere urine risultò negativo. • José Nazabal, chiamato ad effettuare il controllo antidoping assieme a Michel Pollentier, decise di abbandonare la corsa. 1980: • Freddy Maertens, ottimo corridore belga, considerato il successore di Eddy Merckx, vincitore di 105 corse in carriera tra le quali ben due campionati del mondo, una Vuelta a España, sette tappe al Giro d’Italia e molte altre importanti corse, ammise in un’intervista al quotidiano francese L’Equipe, che durante la sua carriera assunse amfetamine “come nessun’altro”. 1982: • La Vuelta fu vinta da Angel Arroyo, ma 48 ore dopo la fine dell’ultima tappa emerse che il controllo antidoping della 17a tappa effettuato su di lui risultò positivo. In quella stessa tappa altri tre corridori risultarono positivi, si trattava di Alberto Fernández, Pedro Muñoz Machín Rodríguez e Vincente Belda, futuro direttore sportivo della 9
squadra Comunidad Valenciana, implicata, come vedremo dettagliatamente in seguito, nell’Operación Puerto. La sostanza rinvenuta nell’organismo di questi ciclisti fu il metilfenidato o meglio conosciuto come Ritalin, ossia uno stimolante utilizzato in medicina per il trattamento del disturbo da deficit dell'attenzione. 1984: • Francesco Moser nel 1984 battè il record dell’ora appartenente a Merckx. Nel 1999 ammise pubblicamente di aver effettuato delle trasfusioni per prepararsi al meglio a quest’impresa. Fu aiutato da Francesco Conconi, un medico italiano, che fu anche rettore dell'Università di Ferrara, ed è attualmente direttore del Centro Studi Biomedici Applicati allo Sport dello stesso ateneo. Dal 1980 Conconi fornì assistenza per migliorare le prestazioni di alcuni atleti italiani. Secondo le ricerche condotte dal dirigente sportivo Sandro Donati, però, l'assistenza fornita dal professore ferrarese sarebbe stata basata sul doping ematico. Tuttavia grazie alle ricerca di Conconi, finanziata con fondi pubblici, diversi atleti azzurri ottennero risultati di prestigio, culminati alle Olimpiadi Invernali del 1994 dove l'Italia trionfò, raccogliendo un totale di ben trentaquattro medaglie. Come venne documentato in seguito, molti degli atleti dello sci di fondo registrarono un tasso di ematocrito superiore al 50%: il dato può costituire un indizio dell'uso dell'eritropoietina (EPO), e comporterebbe oggi, ma non nel 1994, la sospensione dell'atleta in via cautelativa per motivi di salute. Il centro studi dell'Università di Ferrara guidato da Conconi assisteva inoltre numerosi ciclisti ed altri atleti. L’assistente del professore, Michele Ferrari, come vedremo poi, fu al centro di uno scandalo doping che riguardò anche molti ciclisti che sono tutt’ora in attività. Gli atleti di maggior importanza che ebbero dei contatti con il professor Conconi furono: Guido Bontempi, Maurizio Fondriest, Eugeni Berzin, Bruno Cenghialta, Manuela Di Centa, Silvio Fauner, Francesco Frattini, Ivan Gotti, Claudio Chiappucci, Marco Pantani, Stephen Roche, Gianni Bugno. 10
• Il 1984 è anche l’anno delle olimpiadi a Los Angeles. L’intera squadra di ciclismo degli USA ammise le trasfusioni di sangue prima della gara. 1988: • Pedro Delgado, soprannominato “el Perico”, è stato un ottimo ciclista spagnlo, vincitore di due Vuelte, un Tour de France oltre ad aver fatto numerosi piazzamenti in altrettante importanti corse. Venne trovato positivo al Tour del 1988. La sostanza proibita rinvenuta nel suo organismo fu il Probenecid, un farmaco solitamente assunto per impedire che nelle urine vengano rinvenute tracce di sostanze proibite. Tutt’ora Pedro Delgado è nel mondo del ciclismo in quanto è il commentatore della rete spagnola. • Geert Van de Walle, corridore belga, morì a soli 22 anni d’attacco di cuore. Naturalmente non si possono avere indizi sicuri sulla relazione tra la morte e l’assunzione di sostanze proibite. • E’ proprio nel 1988 che inizia a farsi strada un’altra innovativa sostanza proibita: l’EPO 1989: • Laurent Fignon, fortissimo ciclista francese, vincitore di due Tour de France e di un Giro d’Italia, venne trovato positivo alle amfetamine durante il Grand Prix de la Liberation. Famosa la sua frase sullo scandalo Festina del 1999, detta dopo l’ammissione di doping di squadra del loro direttore sportivo: “Se io fossi Virenque o uno dei corridori della Festina, andrei subito a cercarmi un buon avvocato, perchè il Tour non può sostituirsi alla legge francese e per il giudice i corridori avrebbero potuto continuare la loro corsa”. • Bert Oosterbosch, corridore olandese morì a 32 anni per attacco di cuore. • Johan van der Velde, promettente corridore olandese venne ricoverato per dipendenza da amfetamine verso la fine della sua carriera. Intervistato da Jan Siebelinkl confessò l’uso di questa droga. 11
1993: • Claudio Chiappucci, l’indimenticato corridore italiano, nel 1997, in una dichiarazione poi smentita dallo stesso interessato, confessò l’uso di sostanze proibite dal 1993 al 1995. Chiappucci aveva rapporti con il discusso medico ferrarese Conconi. • Stephen Roche, corridore irlandese è stato definito da wikipedia una “curiosa meteora” del ciclismo. Professionista dal 1980, ottenne nei suoi primi anni di carriera solo una vittoria alla Parigi-Nizza nel 1981. Nel 1987, invece, vinse il Giro d’Italia, il Tour de France, il campionato del mondo, il Giro della Comunidad Valenciana, il Giro di Romandia, e concluse al secondo posto la Liegi-Bastogne-Liegi, dichiarando di non aver vinto per inesperienza tattica e per aver corso come un dilettante. Dopo il 1987 ottenne solo un nono posto al Giro d’Italia ed un nono posto al Tour de France. Nel maggio 1990 Paul Kimmage, ex ciclista professionista e compagno di squadra di Roche alla Fagor ed anch'egli dublinese pubblicò un dossier molto diretto sulla vita nel gruppo dei professionisti. Il libro "Rough Ride" portò alla luce l'utilizzo endemico di doping nel gruppo ma parlò in modo celebrativo del suo ex capitano Roche. La pubblicazione del libro portò ad un'aggressiva e viscerale reazione da parte di Roche, con minacce legali, nonostante Kimmage non abbia mai parlato direttamente dell'uso di droghe da parte dello stesso. Nel gennaio del 2000 il quotidiano La Repubblica riportò che il discusso medico ferrarese Conconi somministrò EPO a corridori della Carrera, squadra in cui Stephen Roche visse gli anni e le prestazioni migliori. Nel 2004 infatti, Roche fu implicato in un caso legale in Italia relativo al caso del dott. Giovanni Grazzi, medico della Carrera nel 1993 e socio del discusso dott. Michele Ferrari, che avrebbe somministrato dell'EPO ad alcuni membri della squadra, tra cui Roche. L'utilizzo di nomi in codice ha mascherato chi avesse veramente ricevuto il doping, anche se da parte di Roche ci fu sempre l’ammissione di non aver mai fatto uso di sostanze proibite in tutta la sua carriera. L’allora giudice Franca Oliva, però, dichiarò che "la Corte dovette scontrarsi con la totale 12
omertà da parte degli atleti, anche di fronte alle prove più ovvie e schiaccianti". Nonostante gli sforzi delle procure italiane nel perseguire i corridori accusati di doping, però, attualmente né Roche, né i suoi compagni di squadra né il medico della Carrera sono perseguibili dalla legge italiana. Tutt’ora Roche è nel mondo del ciclismo, in quanto lavora come commentatore sul canale televisivo Eurosport ed è testimonial al Tour de France per l'azienda di formaggi Coeur de Lion. 1995: • Bo Hamburger, discreto corridore danese, in un libro ha ammesso di essersi dopato dal 1995 al 1997, nello stesso libro fa anche nomi di altri importanti ciclisti come ad esempio Bjarne Riis. Nel 2001, inoltre, è stato trovato positivo all'EPO ma le controanalisi non hanno confermato il risultato, e nel 2004 è stato fermato dalla federazione nazionale danese per quindici giorni a causa dell’ematocrito fuori norma. • Marco Pantani, l’indimenticato ed idolatrato scalatore italiano, come spesso si sente dire, non è mai stato trovato positivo ad un test antidoping. Nel 1995 però, dopo la terribile caduta alla Milano-Torino, il suo ematocrito segnava ben il 60,1%. Solitamente nel mese di gennaio, quindi lontano dalle corse aveva 41% di ematocrito, che è il suo livello naturale. Riprendendo una frase del giornalista della Gazzetta dello Sport Claudio Gregori da me contattato, possiamo dire che Pantani “era una luna a due facce, una luminosa l’altra oscura”. Entrando nel particolare dell’accusa di frode sportiva per l’ematocrito a livelli così alti nel 1995, leggendo la sentenza possiamo notare che Pantani fu assolto, ma non perché non s’era dopato, bensì perché “il fatto non era previsto dalla legge come reato". Come vedremo anche in seguito la storia sportiva ed umana di questo ciclista si scontrò altre volte con accuse di doping. 13
1996: • Nel maggio 2007 diversi ciclisti dell’allora squadra Telekom, ammisero di aver assunto diverse sostanze proibite, tra le quali anche l’EPO. Tra i corridori appartenenti a questa formazione che fecero pubblica ammenda i più importanti e vincenti furono: Rolf Aldag, buon ciclista tedesco, ritiratosi nel 2005, che ammise l’uso di EPO in preparazione al Tour de France del 1996. Ugo Bolts, ciclista tedesco, anche lui ammise l’uso di EPO principalmente nella stagione 1996/97. Erik Zabel, il più forte velocista tedesco, vincitore di una coppa del mondo, di quattro Milano-SanRemo, tre Parigi-tours, oltre a numerose altre importanti corse, ammise d’aver assunto EPO nella stagione 1996, dicendo di essersi “dopato solo una settimana per poi smettere a causa degli effetti collaterali”. Bjarne Riis, buon ciclista danese, non si impose in molte corse ma riuscì a vincere un Tour de France nel 1996, mentre militava nella Telekom. Conosciuto anche con il soprannome “Mr. 60%”, dovuto al livello di ematocrito che aveva durante il Tour del ’96. In un libro, l’allora medico della formazione in cui militava Riis, disse che lo stesso corridore gli mostrò una provetta del suo sangue, ed il tasso di ematocrito era addirittura al 64%. E’ interessante notare che comunque non fu mai trovato positivo ad alcun test antidoping. Lo stesso Riis confessò l’uso di EPO in una conferenza stampa nel maggio 2007, ma comunque nell’albo dei vincitori del Tour de France lui continua a figurare. Tutt’ora è team manager della CSC, una delle formazioni più forti del circuito ciclistico internazionale. Nel 2006 nella sua formazione scoppiò il “caso Basso”, implicato, come vedremo dettagliatamente poi, nell’Operación Puerto. 1998: • Francesco Casagrande, ottimo ciclista italiano, vinse diverse “classiche” e concluse al secondo posto il Giro d’Italia del 2000, vinto da Stefano Garzelli, corridore varesino anch’esso trovato positivo nel 2001 ad un 14
test antidoping. Venne trovato positivo ad un test antidoping al testosterone e sospeso per sei mesi. • Durante il Tour de France del 1998 scoppiò lo scandalo Festina. La squadra ciclistica, sponsorizzata dall'omonima ditta di orologi, venne estromessa in tronco dalla grand boucle di quell'anno, vinta poi dall'italiano Marco Pantani. Il motivo che portò all'esclusione fu il "doping di squadra", ovvero non semplicemente doping di singoli atleti all'interno di una formazione, ma sostanze proibite somministrate sistematicamente dai medici del team a tutti (o quasi) i ciclisti in corsa. I ciclisti più vittoriosi che fecero parte di questa formazione furono: Laurent Brochard, buon ciclista francese vincitore del campionato del mondo del 1997. Laurent Dufaux. Luc Leblanc, ciclista francese vincitore del campionato del mondo svoltosi ad Agrigento nel 1994. Christophe Moreau, ciclista francese vincitore di molte corse tra cui due Giri del Delfinato. Richard Virenque, discusso ciclista francese, vinse per ben sette volte la classifica come miglior scalatore al Tour de France, confessò l’uso di sostanze proibite solo nel 2000. Alex Zülle, corridore svizzero, vincitore per ben due volte della Vuelta a España e numerose altre importanti corse, confessò anche l’uso di EPO durante gli anni in cui militava nella formazione ONCE. Raggiunse il livello di ematocrito del 52,3%. 1999: • Ludo Dierckxsens, fu estromesso dalla sua squadra (Lampre) dopo aver vinto l’11a tappa del Tour de France. Ammise l’uso di un prodotto al cortisone, giustificandolo con una ricetta medica che dava la prescrizione di questo prodotto per curare un infortunio patito il mese precedente. • Laurent Roux, un discreto ciclista francese, nel 1999 fu sospeso per sei mesi per uso di amfetamine. Nel 2002 risultò non-negativo alle 15
amfetamine ad un controllo fuori competizione. Nel 2006 inoltre confessò l’uso di EPO, ormone della crescita, cortisone e testosterone durante la sua carriera. • Marco Pantani fu escluso dal Giro d’Italia dopo che al termine della tappa di Madonna di Campiglio gli fu riscontrato un livello di ematocrito pari al 52%, due punti sopra il limite massimo. Questo fu l’evento che segnò per sempre la vita di Pantani, cadde in depressione e morì all'inizio del 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto ad eccesso di sostanze stupefacenti. La sua dichiarazione dopo il fermo di Madonna di Campiglio fu: ”Mi sono rialzato dopo tanti infortuni e sono tornato a correre. Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile.” • Lance Armstrong, il discusso campione statunitense, l’unico nella storia ad essere riuscito a vincere sette Tour de France consecutivi, proprio durante il Tour del ’99 risultò positivo ad un test antidoping. Tutt’ora l’agenzia francese antidoping chiede con insistenza al corridore texano la possibilità di analizzare nuovamente le urine. Armstrong continua a rifiutarsi pur essendo un riesame che non cambierebbe nulla, grazie alla prescrizione. 2000: • Eugeni Berzin, ottimo ex ciclista russo, considerato la “bestia nera” di Miguel Indurain, vittorioso ad un Giro d’Italia, ad una Liegi-Bastogne- Liegi e molte altre corse, venne preventivamente escluso dal Giro d’Italia del 2000, con accuse di uso di eritropoietina (EPO) sostenute da un livello di ematocrito superiore al 50%. 2001: • Riccardo Forconi, buon gregario di Marco Pantani, venne trovato positivo all’EPO prima del Giro d’Italia. • Bo Hamburger, come già precedentemente detto, fu il primo corridore ad essere trovato positivo ad un test antidoping grazie a dei nuovi metodi di controllo. 16
• Dario Frigo, discusso corridore italiano la cui carriera è stata profondamente segnata da due squalifiche. Nel 2001 al Giro d'Italia è stato accusato di essere in possesso di sostanze dopanti in seguito a un blitz dei NAS negli alberghi di Sanremo che ospitavano i corridori. La squadra (Fassa Bortolo) lo licenziò, seguendo una regolamentazione interna. Frigo si dichiarò colpevole e fu in seguito squalificato. Nel 2005 invece, al termine della tappa di Courchevel del Tour de France, fu arrestato dalla gendarmeria francese. La moglie era stata infatti fermata al posto doganale di Albertville e sulla sua auto erano state trovate sostanze proibite dall'UCI. A seguito della vicenda venne licenziato dal team e si ritirò definitivamente dalle competizioni. • Pascal Hervé, ex corridore francese, dopo essere stato implicato nell’affaire festina, fu inoltre testato positivamente per EPO dopo il prologo al Giro d’Italia. • Gianpaolo Mondini, buon ex corridore italiano, nel 2002 fu espulso dalla sua squadra (US Postal) dopo che la polizia scoprì EPO ed ormone della crescita nella sua stanza d’albergo durante il Giro d’Italia del 2001. • Marco Pantani fu squalificato per sei mesi dopo che una siringa d’insulina fu trovata nella sua stanza d’albergo. 2002: • A Stefano Garzelli, vincitore del Giro d’Italia del 2000, venne riscontrata la non negatività ad un diuretico, il Probenecid, risultata nel test antidoping in seguito alla vittoria di Liegi. Venne squalificato per 11 mesi. • Roberto Sgambelluri, fu espulso dal Giro d’Italia dopo essere diventato il primo ciclista ad essere stato trovato positivo al NESP, un tipo di EPO più forte e duraturo. • Raimondas Rumsas fu un discusso corridore lituano. Gli vennero inflitti quattro mesi di prigione per aver importato medicinali proibiti durante il Tour de France di quell’anno, in cui finì terzo. Per accuse simili, sua 17
moglie restò tre mesi in carcere in Francia nel 2002. Nel 2003, inoltre, il ciclista fu trovato positivo all’EPO durante il Giro d'Italia. Una volta ritiratosi dall’attività agonistica, iniziò a partecipare a molte granfondo per amatori, riuscendo naturalmente molto spesso a sbaragliare la concorrenza e vincere in solitaria. • Gilberto Simoni, ottimo ciclista italiano vincitore di due Giri d’Italia e di numerose altre corse di primo livello, fu trovato positivo alla cocaina al Giro d’Italia ed il giorno dopo fu invitato dal suo stesso team a ritirarsi. In un primo momento, Simoni attribuì la positività ai farmaci assunti per un intervento dentistico a cui si era sottoposto, ma subito dopo la imputò a delle caramelle balsamiche per il mal di gola acquistate in Sudamerica (contenenti piccole quantità di cocaina, con funzioni di analgesico) che, secondo il suo racconto, gli aveva offerto una zia tornata da un viaggio in Perù. • Frank Vandenbroucke, fu un’eterna promessa belga. Gli addetti ai lavori si aspettavano moltissimo da questo ciclista, ma a causa di problemi caratteriali e personali, Vandenbroucke non è mai riuscito ad esprimersi ai livelli a lui pronosticati. La sua storia è per molti versi simile a quella di Marco Pantani. Venne arrestato mentre viaggiava in eccesso di velocità con in macchina una grossa quantità di amfetamine e siringhe. Inoltre nella sua abitazione vennero riscontrate quantità di EPO, morfina e clenbuterol, una droga prescritta per sopperire a disordini di salute. Nel 2007 tentò il suicidio, oppresso dai sensi di colpa e da problemi familiari. 2003: • Igor González de Galdeano, ex corridore spagnolo, non potè partecipare alle corse nel 2003 in quanto fu trovato positivo al Subtamolo sia nel Tour de France del 2002 che nella tappa finale del Midi Libre dello stesso anno. • Jesús Manzano, ex ciclista spagnolo ammise l’uso di doping nel 2003. • Johan Museeuw, ex ciclista belga, considerato uno dei migliori ciclisti nelle gare in linea, vincitore di tre Parigi-Rubaix, tre Giri delle Fiandre, 18
un campionato del mondo, ecc. fu coinvolto in un affare di traffico ed assunzione di sostanze dopanti che coinvolse lui ed altri atleti come: Mario De Clercq, Jo Planckaert e Chris Peers. Museeuw ammise l’assunzione di ormone della crescita. • Raimondas Rumsas, come precedentemente detto fu trovato positivo all’EPO durante il Giro d’Italia. • Nel 2003 scoppiò anche il caso Oil for Drugs. Un caso di doping in cui il medico Carlo Santuccione fu accusato di somministrare prodotti proibiti a diversi atleti, per la maggior parte ciclisti. I corridori coinvolti in questo scandalo furono: Alessio Galletti e Mario Scirea della Domina Vacanze, Fabio Sacchi della Fassa Bortolo, Eddy Mazzoleni, Danilo Di Luca ed Alessandro Spezialetti della Saeco, Ruggero Marzoli dell’Acqua & Sapone, Giuseppe Muraglia della Formaggi Pinzolo Fiava e Simone Masciarelli della Vini Caldirola. Morti sospette nel 2003: • Denis Zanette collassò mentre era ad una visita dentistica l’11 gennaio 2003. • Marco Ceriani, un ciclista amatore subì un attacco di cuore durante una corsa, trasportato d’urgenza in ospedale non uscì più dal coma. Morì il 5 Maggio 2003. • Fabrice Salanson, allora corridore francese, morì nel sonno a soli 23 anni. • Marco Rusconi, collassò in un parcheggio il 14 Novembre a soli 24 anni. • Jose Maria Jimenez, forte corridore spagnolo, scalatore eccezionale, morì il 6 Dicembre 2003 a 32 anni mentre era ricoverato in un ospedale psichiatrico a Madrid. • Michel Zanoli, corridore olandese morì d’attacco di cuore il 6 Dicembre 2003. Si era ritirato dall’attività agonistica nel 1997. • Johan Sermon, corridore belga, morì il 15 febbraio 2004 a soli 21 anni. • Marco Pantani, morì tragicamente solo in una stanza d’albergo a causa di un mix di cocaina e medicinali il 15 febbraio 2004 a 34 anni. 19
2004: • Oscar Camenzind, ex ciclista svizzero, vincitore di un campionato del mondo, di un Giro di Svizzera, e di molte altre importanti corse, il 22 Luglio venne trovato positivo ad un controllo antidoping. Il 10 agosto dello stesso anno, dopo che la Phonak decise di licenziarlo in tronco, si ritirò dal ciclismo agonistico. • Tyler Hamilton, buon ciclista statunitense e gregario fidato di Lance Armstrong, vinse la medaglia d'oro nella cronometro maschile alle olimpiadi. Medaglia che fu subito messa in dubbio il 20 settembre 2004, dopo che fu rivelata la sua positività ad un controllo antidoping. Hamilton risultò positivo per doping anche alla Vuelta a España, dove vinse l'8a tappa. Il corridore statunitense fu implicato anche nell’Operación Puerto, della quale parleremo dettagliatamente in seguito. • Danilo Di Luca fu escluso dal Tour de France del 2004 per lo scandalo Oil for Drugs. Ci furono delle intercettazioni telefoniche incriminate, in cui conversava di prodotti proibiti e metodi d’assunzione con il dottor Santuccione e con l’allora suo compagno di squadra alla Saeco Eddy Mazzoleni. • David Millar, bravissimo cronoman scozzese, stava preparando il Tour de France, quando la polizia, facendo irruzione nella sua abitazione, scovò siringhe d’EPO usate. Millar confessò d’aver assunto EPO in tre occasioni: nel mese di agosto 2001 prima della Vuelta a España, nel maggio 2003 prima del Giro del Delfinato e nel settembre del 2003 prima del campionato del mondo a cronometro, da lui vinto. 2005: • Fabrizio Guidi, è stato un discreto velocista italiano, fu riscontrata la sua positività all’EPO il 17 Agosto. • Danilo Hondo, è stato un buon velocista tedesco. Ricevette due anni di sospensione in seguito alla positività al Carphedone (uno stimolante) riscontrata alla Vuelta Murcia. 20
• Iñigo Landaluze, ottimo passista spagnolo, vinse un Giro del Delfinato nel 2005. Nello stesso anno però, durante un controllo antidoping, gli furono riscontrati livelli di testosterone più alti della norma. • Dario Frigo, come precedentemente detto, è stato un discusso ciclista italiano che alternò ottime prestazioni a debacle totali. Nel 2005 fu espulso dal Tour de France, dopo che, al termine dell’11a tappa, furono ritrovate dieci dosi di EPO nella macchina della moglie. • Roberto Heras, ottimo scalatore spagnolo, è stato uno dei migliori gregari di Lance Armstrong. Vinse per ben tre volte la Vuelta a España (2000; 2003; 2004). Heras finì al primo posto anche l'edizione del 2005 della Vuelta, diventando l'unico ciclista ad aver vinto per 4 volte questa corsa. Questo record, però, durò soltanto due mesi perché a novembre dello stesso anno risultò positivo alle controanalisi relative ad un controllo antidoping effettuato nelle ultime tappe della Vuelta, perciò fu squalificato. Come vedremo in seguito questo corridore fu implicato nell’Operación Puerto, uno degli scandali più grandi della storia del ciclismo. 2006: • Aitor Gonzales, vincitore della Vuelta a España del 2002, fu trovato positivo all’EPO per ben due volte nel 2005, una in agosto ed una nel corso della Vuelta. Aitor fu squalificato per due anni e si ritirò dall’attività agonistica. • Floyd Landis, corridore statunitense fu anche lui un ottimo gregario di Lance Armstrong. Al Tour de France fu autore di una delle storie più significative del ciclismo contemporaneo: in maglia gialla, con 10" di vantaggio sullo spagnolo Óscar Pereiro Sio al termine della frazione Gap - L'Alpe d'Huez, il ciclista statunitense accusò un incredibile crollo nella tappa successiva, anch'essa piena di asperità, la Bourg d'Oisans - La Toussuire, terminando la corsa a 8' 10" da Pereiro Sio. Landis stesso, per incrementare la leggenda, raccontò che la sera, davanti ad una birra, meditò l’attacco del giorno seguente. E così accadde. Landis partì 21
in fuga solitaria nella 17a tappa, la Saint-Jean-de-Maurienne - Morzine-Avoriaz, il gruppo non riuscì ad andarlo a riprendere, e vinse in solitaria dopo 125 km di fuga e 5 montagne scalate, con 7' 08" sul suo rivale Pereiro Sio, dopo aver consumato 40 litri d'acqua per combattere il gran caldo e per giustificare la debacle per disidratazione del giorno precedente. Floyd Landis, poi, andò a vincere il suo Tour rifilando 1' 29" a Pereiro Sio nella cronometro finale. Quest’impresa da leggenda fu amplificata dal fatto che lo stesso ciclista corse con una necrosi alla testa del femore destro, che lo obbligò, al termine del Tour, ad un'operazione chirurgica. Fino a qui la storia di questo corridore statunitense, nato in una comunità di Mennoniti (persone che rinunciano volontariamente a progresso e comodità di ogni genere), sembra una bellissima e romantica pagina del ciclismo moderno, ma purtroppo per lui ci fu un controllo antidoping di mezzo. Proprio al termine della tappa che vide l’impresa di Landis, al corridore fu riscontrata la positività a sostanze proibite come il testosterone chimico. Lo statunitense si è sempre dichiarato innocente ma anche il TAS, a cui fece immediatamente ricorso, il 30 giugno 2008 lo dichiarò colpevole. Il Tour gli fu tolto. • Il 2006 fu anche l’anno dell’Operación Puerto. Come vedremo dettagliatamente in seguito questo fu senza dubbio il più grande scandalo di doping nella storia del ciclismo. Questa infatti, è solo la lista di nomi dei ciclisti citati, a diverso titolo, nell’Operación Puerto: Allan Davis, Joseba Beloki, Alberto Contador, David Etxebarría, Jörg Jaksche, Isidro Nozal, Unai Osa, Aitor Osa, Sérgio Paulinho, Michele Scarponi, Marcos Serrano, Ángel Vicioso, Vicente Ballester, David Bernabeu, David Blanco, José Adrián Bonilla, Juan Gomis Lopez, Eladio Jiménez, David Latasa Lasa, Javier Pascual Rodríguez, Rubén Plaza, José Enrique Gutiérrez Cataluna, José Ignacio Gutiérrez Cataluna, Santiago Botero, Constantino Zaballa, Jan Ullrich, Óscar Sevilla, Koldo Gil Perez, Luis Sanchez Gil, Carlos Zárate, Ivan Basso, Giampaolo Caruso, Francisco Mancebo, Carlos García Quesada, Adolfo García Quesada, Ángel Edo, Ángel Casero, Igor González de Galdeano, Tyler 22
Hamilton, Roberto Heras, Santiago Pérez, Marco Pantani, Dariusz Baranowski, José L. Martinez Jiménez, Manuel Lloret, Antonio Olmo, David Munoz, Javier Cherro Molina, Javier Pascual Llorente, Francisco Cabello, Agustin Alonso, Nuno Ribeiro, Jan Hruska, René Andrle, Jesus H. Blazquez, Alejandro Valverde. I dettagli di questo scandalo li vedremo più precisamente in seguito. 2007: • Lorenzo Bernucci, buon gregario italiano, dopo la 3a tappa della Vuelta a España 2007, la sua squadra decide di licenziarlo in tronco ed estrometterlo dalla corsa, in quanto avrebbe assunto un integratore non dichiarato durante il Giro di Germania 2007, che lo ha reso positivo alla sibutramina ai controlli antidoping dell'UCI. • Marco Fertonani, riscontrato positivo per aver usato testosterone durante il Tour del Mediterraneo. • Christian Moreni, anche lui trovato positivo al testosterone durante il Tour de France e squalificato per due anni. Significativa la sua dichiarazione di colpevolezza, disse di aver assunto una pomata, convinto aiutasse la produzione di testosterone naturale. • Giuseppe Muraglia, squalificato per due anni dopo la positività riscontrata al termine della Classica d’Almeria da lui vinta. • Danilo Di Luca, il “killer di Spoltore “, il 27 febbraio 2008, a causa dell’esito atipico dell'esame antidoping effettuato subito dopo la 17a tappa del Giro d’Italia 2007 (la "Lienz - Monte Zoncolan"), la Procura antidoping del CONI ha chiesto per Di Luca una squalifica di due anni. Il 16 aprile 2008 il Giudice di Ultima Istanza ha assolto Di Luca dalle accuse, spiegando che un livello di ormoni così basso può essere un fattore naturale dopo tre settimane di fatica. • Serhiy Honchar, ottimo cronoman ucraino, fu espulso dalla sua squadra (Telekom) per violazioni del codice di condotta interno del team, in quanto ci furono delle anomalie sulle analisi del sangue a lui effettuate. 23
• Mathias Kessler, ciclista tedesco, fu sospeso dalla sua squadra (Astana), poiché fu trovato positivo ad un controllo antidoping. • Leonardo Piepoli, scalatore italiano fu testato positivamente al Subtamolo (>1000ng/ml), sia il 22 che il 30 Maggio. L’UCI era in possesso di regolare certificato medico che gli prescriveva la possibilità di assumere questo prodotto per persone asmatiche (il più comune Ventolin). Nel 2008, come vedremo in seguito ammise l’assunzione di EPO di terza generazione. • Alessandro Petacchi, uno dei migliori velocisti italiani della storia, fu squalificato per un anno in seguito alla positività al Subtamolo. • Patrick Sinkewitz, promettente ciclista tedesco, fu riscontrato positivo all’assunzione di testosterone in un controllo antidoping a sorpresa effettuato l'8 giugno dall'agenzia antidoping tedesca durante il Tour de France. Ammise sia l’uso di testosterone che di EPO. In seguito a tale episodio le TV pubbliche tedesche ARD e ZDF decisero di sospendere con effetto immediato la diretta televisiva della corsa a tappe francese. • Alexandre Vinokourov, fortissimo corridore kazako, vincitore di moltissime “classiche” come Amstel Gold race, Liegi-Bastogne-Liegi, ecc. e di una Vuelta a España risultò positivo ad un’emotrasfusione omologa in un controllo effettuato in seguito alla cronometro del Tour de France da lui vinta. Aveva contatti con il discusso professore italiano Michele Ferrari. • Michael Rasmussen, corridore danese, nel Tour de France 2007 vinse l'8a tappa con una straordinaria cavalcata su e giù per le Alpi, sgretolando uno ad uno i suoi compagni di fuga, e la 16a tappa umiliando lo sfidante Alberto Contador che avrebbe dovuto attaccarlo sull'ultima salita. La sera stessa venne cacciato dal Tour dalla sua squadra per avere mentito sulla sua reperibilità nel mese di giugno ed alimentando così i sospetti di doping sul suo conto. Molto presumibilmente fu l'organizzazione stessa a costringerlo all’esclusione dalla competizione, a seguito della "non negatività" alla Dynepo (considerata EPO di seconda generazione) ad un controllo effettuato durante la corsa francese. 24
2008: • Igor Astarloa, campione del mondo spagnolo, gareggiò con formazioni discusse, come la Cofidis, implicata in uno scandalo doping. Dopo la vittoria del campionato del mondo ad Hamilton, non riuscì più a raggiungere gli stessi livelli di prestazione e nel maggio del 2008 venne licenziato dalla sua squadra (Milram) per "valori sanguinei irregolari". • Manuel Beltrán, ottimo scalatore spagnolo, fu una pedina fondamentale per Lance Armstrong al Tour de France. Proprio al Tour de France del 2008 gli fu riscontrata la positività all’EPO dopo un controllo al termine della 1a tappa. • Paolo Bossoni, positivo all’EPO dopo un controllo al termine del campionato italiano. • Moisés Dueñas, positivo al Tour de France all’EPO in un controllo al termine della 4a tappa. • Eddy Mazzoleni, di cui abbiamo precedentemente parlato, fu squalificato per due anni in seguito all’inchiesta Oil for Drugs. Nell’inchiesta è presente anche Elisa Basso, fidanzata di Eddy Mazzoleni, sorella di Ivan Basso, ciclista implicato nell’Operación Puerto e per qualche tempo anche “meteorina” del TG4 di Emilio Fede. • Riccardo Riccò, astro nascente del ciclismo italiano, dopo aver disputato un Giro d’Italia ad altissimo livello (arrivò 2° in classifica generale), il 17 luglio 2008, durante il Tour de France, ai controlli antidoping della prima tappa a cronometro viene trovato positivo alla C.E.R.A. (EPO di terza generazione). Il 30 luglio 2008 Riccò, nel corso della prima udienza davanti alla procura antidoping italiana, confessò d’aver assunto l'EPO di terza generazione, il cosiddetto C.E.R.A. Anche la sua carriera da dilettante fu costellata da dubbi, già nel 2001 dopo la vittoria del titolo italiano juniores di ciclocross era nella rosa degli azzurri per il mondiale quando venne fermato per ematocrito alto. Passa fra gli Under 23 e deve rinunciare alla maglia azzurra per lo stesso motivo: sospeso 45 giorni. Nel 2005 viene fermato due volte: altri 90 giorni di stop (45+45), stesso motivo. L'UCI, prima di passare 25
professionista nella Saunier-Duval, gli rilascia un certificato che attesta valori ematici naturali al di sopra del 50%. • Leonardo Piepoli, come precedentemente accennato, fu trovato positivo ad un controllo antidoping al termine della 10° tappa del Tour de France. Confessò di aver assunto gli stessi prodotti di Riccardo Riccò (C.E.R.A.), anch’esso trovato positivo al Tour de France. Negli ultimi anni della sua carriera, seppur non più giovanissimo atleticamente, conquistò i migliori risultati, come la classifica di miglior scalatore al Giro d’Italia. • Emanuele Sella, discreto scalatore italiano che, dopo un Giro d’Italia notevolmente al di sopra di ogni aspettativa, in cui vinse ben tre tappe arrivando a “staccare” in salita tutti i favoriti ed aggiudicandosi anche la maglia verde come migliore scalatore, il 5 agosto 2008, dopo un controllo a sorpresa dell'UCI, viene trovato positivo al C.E.R.A., ossia l'EPO di terza generazione. Sella ammette l’uso di questa sostanza. I risultati del Giro, però, non sono messi in discussione in quanto non è mai stata riscontrata la sua positività. 26
Maglia- Maglia- Top gialla gialla Tour Partecipanti Partecipanti Partecipanti Top 10 10 Podio Podio (leader) (leader) Partenti Implicati % Implicati % Implicati % Implicati % 1968 110 38 34,5 6 60 3 100 1 100 1969 130 62 47,7 9 90 3 100 1 100 1970 150 56 37,3 4 40 2 66,7 1 100 1971 130 55 42,3 8 80 2 66,7 1 100 1972 132 64 48,5 8 80 3 100 1 100 1973 132 60 45,5 6 60 2 66,7 1 100 1974 130 57 43,8 7 70 2 66,7 1 100 1975 140 59 42,1 5 50 2 66,7 1 100 1976 130 54 41,5 5 50 2 66,7 0 0 1977 100 53 53 6 60 1 33,3 1 100 1978 110 58 52,7 7 70 3 100 1 100 1979 150 57 38 8 80 3 100 1 100 1980 130 54 41,5 5 50 2 66,7 1 100 1981 150 61 40,7 6 60 2 66,7 1 100 1982 170 64 37,6 8 80 3 100 1 100 1983 140 56 40 8 80 3 100 1 100 1984 170 64 37,6 8 80 2 66,7 1 100 1985 180 54 30 4 40 1 33,3 1 100 1986 210 58 27,6 2 20 1 33,3 0 0 1987 207 56 27,1 4 40 1 33,3 0 0 1988 198 54 27,3 4 40 2 66,7 1 100 1989 198 52 26,3 8 80 2 66,7 0 0 1990 198 66 33,3 5 50 1 33,3 0 0 1991 198 52 26,3 7 70 3 100 1 100 1992 198 61 30,8 5 50 3 100 1 100 1993 198 71 35,9 7 70 2 66,7 1 100 1994 189 76 40,2 10 100 3 100 1 100 1995 189 78 41,3 7 70 3 100 1 100 1996 198 72 36,4 8 80 3 100 1 100 1997 198 74 37,4 9 90 3 100 1 100 1998 189 77 40,7 5 50 2 66,7 1 100 1999 180 65 36,1 7 70 2 66,7 1 100 2000 180 73 40,6 6 60 2 66,7 1 100 2001 189 56 29,6 5 50 2 66,7 1 100 2002 189 66 34,9 5 50 2 66,7 1 100 2003 198 61 30,8 7 70 3 100 1 100 2004 189 57 30,2 3 30 2 66,7 1 100 2005 189 48 25,4 6 60 3 100 1 100 2006 176 40 22,7 2 20 1 33,3 1 100 2007 189 33 17,5 1 10 0 0 0 0 2008 180 25 13,9 2 20 1 33,3 0 0 Totale 6911 2397 34,7 243 59,3 88 71,5 34 82,9 Questa tabella rappresenta i dati dei partecipanti e di coloro che furono implicati in scandali di doping al Tour de France dal 1968 ad oggi. 27
Come emerge da questi dati, l’assunzione di sostanze proibite è sempre stata una pratica diffusa nel mondo del ciclismo. Già ai tempi di Coppi si assumevano sostanze che permettevano il superamento dei propri limiti. Il doping però, nel corso degli anni, si è sviluppato ed ha aumentato la sua importanza ed efficacia nelle prestazioni atletiche. Negli anni ’50, infatti, era “uso comune” assumere amfetamine o altri tipi di stimolanti, questa droga, però, non trasformava un corridore mediocre in un campione. Fu con l’avvento del doping ematico, e soprattutto con l’utilizzo di EPO, che anche ciclisti mediocri riuscirono a conquistare addirittura grandi corse come il Giro d’Italia, Tour de France, ecc. Analizzando la storia recente dei “grandi giri”, possiamo infatti riscontrare corridori che, aiutati da sostanze proibite, ebbero un notevole incremento delle proprie prestazioni. E’ questo ad esempio il caso di Bjarne Riis, discreto corridore che riuscì a vincere il Tour de France del 1996, nel quale, per sua stessa ammissione, assunse EPO. Un altro caso eclatante che abbiamo già analizzato fu quello di Stephen Roche, curiosa meteora del ciclismo di fine anni ’80. Prestazioni discusse e notevolmente superiori alle possibilità dell’atleta, soprattutto in questi ultimi anni, sono sempre più visibili. Il caso più recente è senza dubbio quello del giovane ciclista tedesco Kohl, il quale giunse terzo al Tour de France del 2008 da quasi sconosciuto. La sua prestazione fu notevolmente influenzata dall’uso di C.E.R.A. (EPO di terza generazione). Come possiamo notare quindi, non si può paragonare il doping che veniva assunto negli anni ‘’50 con quello odierno. Per spiegare ancora più chiaramente questo fondamentale passaggio, possiamo analizzare le diverse sostanze di cui abbiamo parlato. • Gli stimolanti: sono sostanze che aumentano le capacità psico- reattive dell’atleta. Hanno effetti collaterali estremamente pericolosi, come possiamo notare anche dalla grande quantità di atleti collassati a cavallo tra gli anni ’50 e ‘70. Gli stimolanti più diffusi furono senza dubbio le amfetamine. Questa sostanza è molto pericolosa e può determinare alterazioni a carico della 28
sfera psichica, quindi aumento dell’aggressività, della confusione mentale, fino a giungere al delirio, e dell’apparato cardiovascolare causando alterazioni della frequenza cardiaca, ed aumentando notevolmente il rischio collasso. • Gli anabolizzanti: sono sostanze assunte principalmente per aumentare la resistenza allo sforzo e alla fatica. Gli effetti collaterali sono estremamente rilevanti e vanno dall’insufficienza epatica, al rischio di tumori. Provocano inoltre conseguenze anche irreversibili a livello della sfera genitale sia maschile che femminile. • Gli ormoni: sostanze assunte soprattutto dagli anni ’80 in poi. Le più rilevanti sono senza dubbio l’ormone della crescita (GH) e la famigerata eritropoietina (EPO). Analizzeremo più dettagliatamente queste sostanze in seguito, quando parleremo dei prodotti dopanti usati e riscontrati nell’Operación Puerto. Inoltre, come possiamo notare da questa piccola indagine, in questi ultimi anni c’è stato un notevole aumento di ciclisti trovati positivi ai test antidoping. Questo è merito dell’antidoping che, soprattutto nel 2008, ha fatto enormi passi avanti. Il riconoscimento di queste sostanze da parte dell’antidoping deve essere visto come un segnale forte e molto importante in un mondo che forse, se aiutato da fattori esterni, può cambiare. Purtroppo però si è solo all’inizio della lotta contro il doping, in quanto nel ciclismo esiste ancora una forte omertà nei confronti di questo argomento, e, soprattutto, non tutte le federazioni lottano allo stesso modo contro questa piaga. Proprio per questo è importante far luce su uno scandalo che può essere considerato tra i più importanti della storia dello sport: l’Operación Puerto. 29
3. L’Operación Puerto 3.1 Che cos’è?! L’Operación Puerto è probabilmente la più grande operazione antidoping della storia sportiva spagnola. Il fulcro dell’indagine fu condotto dalla Guardia Civil spagnola tra il febbraio e il maggio 2006. E’ interessante ricordare che la stessa Guardia Cilvil assicurò che in questa operazione sarebbero stati implicati molti atleti, calciatori, tennisti e giocatori di basket, i ciclisti, infatti, avrebbero dovuto essere solo un 30% ma, come vedremo in seguito, gli unici nomi conosciuti alle cronache furono i loro. L'Operación Puerto culmina con l’arresto di due medici Eufemiano Fuentes e José Luis Merino Batres, nonché del d.s. della Liberty Seguros Manolo Saiz, del d.s. José Ignacio Labarta e dell’ex ciclista Alberto León. Negli uffici di Fuentes gli inquirenti sequestrarono oltre 100 sacche di sangue congelato e diverse carte. Secondo l’accusa Fuentes e Saiz erano a capo di un’organizzazione che si dedicava alla gestione di autoemotrasfusioni, alla vendita di sostanze dopanti, quali EPO, ormoni della crescita, anabolizzanti, ecc., ed alla pianificazione del loro utilizzo. La polizia sequestrò anche numerosi elenchi cifrati di presunti clienti dell'organizzazione. Dalla decifrazione degli elenchi si arriva al coinvolgimento di 58 ciclisti professionisti, che vengono individuati dalle autorità. I nomi di altri sportivi, come già detto, non sono stati mai decifrati o resi noti. Analizziamo ora dettagliatamente i vari passaggi di questo scandalo. Per fare ciò ci rifaremo al dossier della Guardia Civil spagnola, rilasciato in data 27 giugno 2006. 30
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