TRATTAMENTO DEL DIABETE DI TIPO 2 - Alberto Coppelli*, Stefano Del Prato* - Ministero della Salute
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
TRATTAMENTO DEL DIABETE DI TIPO 2 Ministero della Salute - area editoriale Alberto Coppelli*, Stefano Del Prato* Il diabete mellito Tipo 2 è un disordine cronico caratterizzato da anomalie a carico del metabolismo dei carboidrati, delle proteine, dei grassi. L'incidenza del diabete Tipo 2 è in continua crescita, assumendo ovunque, nel mondo, proporzioni "epidemiche". E' stato infatti stimato dall'OMS che, con questa velocità di crescita, a partire dal 2025 saranno più di 300 milioni gli individui affetti da diabete Tipo 2. I motivi alla base di questo incremento sono da ricercarsi nei profondi cambiamenti dello stile di vita delle persone avvenuti negli ultimi decenni: in particolare, stile di vita sedentario, dieta ricca di grassi e povera di fibre, obesità costituiscono le cause principali. Il diabete Tipo 2 rap- presenta il risultato di uno stato di insulino-resistenza a livello di tessuto muscolare e adiposo e della concomitante alterata secrezione di insulina. Queste concause portano all'aumento della glicemia che, nel lungo periodo, porta allo sviluppo di complicanze croniche, sia microvascolari (retinopatia, neuropatia, nefropatia) che macrovascolari (cardiopatia ischemica, stroke, vasculopatia periferica). Il controllo della glicemia rima- ne pertanto il cardine del trattamento teso a prevenire le complicanze micro e macrova- scolari. La terapia del paziente diabetico è, in primo luogo, volta a correggere lo stile di vita del paziente, esaltando l'importanza di una corretta alimentazione, in associazione con l'esecuzione di regolare esercizio fisico. Quando tali presidi non siano sufficienti per ottenere un controllo glico-metabolico ottimale, si rende necessario intraprendere appro- priata terapia farmacologia. L'acquisizione, negli ultimi anni, di farmaci sempre più maneggevoli, f lessibili, con minori effetti correlati e, soprattutto, sempre più "mirati" a correggere una ben determinata alterazione fisiopatologica, ha rappresentato un passo in avanti fondamentale nella cura del diabete Tipo 2. A disposizione esistono farmaci in grado di stimolare la produzione endogena di insulina (sulfoniluree e glinidi) e prossi- mamente sarà possibile impiegare farmaci (exenatide ed inibitori della dipeptidil-pepti- dasi IV) che oltre a migliorare la funzione beta-cellulare sembrano poterne anche preser- vare la massa. L'insulino-resistenza può essere affrontata con metformina e tiazolidine- dioni, mentre gli inibitori dell'alpha glucosidasi possono risultare utili nel controllo delle escursioni glicemiche. Infine, la terapia insulinica rimane una valida ed indispen- sabile opzione nel trattamento del diabete Tipo 2. Scopo di questa trattazione è fare il punto sulle recenti acquisizioni in termini di terapia del diabete Tipo 2, senza comun- que dimenticare le ultime acquisizioni riguardanti la fisiopatologia del diabete e sempre ricordando che, al di là degli avanzamenti della terapia farmacologia, cardini della tera- pia in questi pazienti rimangono dieta, attività fisica, educazione sanitaria e l'indispen- sabile rapporto medico-paziente. Parole chiave: Diabete mellito Tipo 2; Dieta; Attività fisica; Fisiopatologia; Insulino-resistenza; Secrezione insulinica; Farmaci secretagoghi; Incretine; Farmaci insulino-sensibilizzanti; Terapia combinata; Terapia insulinica; Terapia comportamentale * Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo, Sezione di Diabetologia e Malattie del Metabolismo, Università di Pisa
Introduzione dato di fatto molto preoccupante. E' noto che l'iperglicemia cronica rappresenta Il diabete mellito Tipo 2 rappresenta il disordi- la causa dell'insorgenza e della progressione ne endocrino-metabolico più diffuso nel delle complicanze microvascolari (retinopa- mondo: colpisce il 5-10% della popolazione tia, nefropatia, neuropatia) che, in associazio- dei Paesi industrializzati e rappresenta quasi il ne con una aumentata incidenza di compli- 90% di tutti i casi di diabete mellito (1). canze macrovascolari (che sono 2-4 volte più Costituisce inoltre un problema di sanità pub- frequenti nei pazienti diabetici rispetto ai non blica enorme ed in continua crescita: secondo diabetici), rappresentano una importante valutazioni dell'OMS (2) la crescita annuale causa di morbilità e mortalità in questa tipolo- del diabete è stimabile intorno al 5-6%. Con gia di pazienti (4). I costi umani ed economi- questa velocità di incremento i soggetti affetti ci delle complicanze correlate al diabete tipo 2 da diabete mellito Tipo 2 saranno oltre 220 sono enormi: l’onere totale a carico del siste- milioni nel giro dei prossimi 10 anni (3). ma sanitario negli USA nel 2002 è stato sti- Saranno soprattutto i Paesi in via di sviluppo a mato pari a 132 miliardi di dollari, la maggior vedere aumentare i casi di diabete ma anche i parte dei quali destinati proprio al trattamen- Paesi industrializzati, e tra questi l'Italia, assi- to delle complicanze diabetiche (5). steranno ad un aumento della patologia diabe- La prevenzione della complicanza cronica del tica, sia perché l'età media della popolazione è diabete passa attraverso il controllo metaboli- sempre più in aumento, sia perché l'incidenza co ed il raggiungimento degli obiettivi glice- di obesità nelle fasce di età medio-basse è un mici illustrati nella Tabella 1. Tabella 1. Obiettivi terapeutici raccomandati dalle principali organizzazioni scientifiche per preveni- re lo sviluppo delle complicanze croniche del diabete. Parametri Controllo ottimale Controllo accettabile Glicemia a digiuno (mg/dl) 80-120
principali organizzazioni scientifiche e profes- sulina si traduce in una ridotta utilizzazione sionali, i risultati sono ancora ben lungi dal- di glucosio ed in un aumento della lipolisi con l'essere soddisfacenti. Recenti analisi hanno elevazione degli acidi grassi liberi (FFA) cir- infatti dimostrato che non più del 30% dei colanti. L'aumentato afflusso di acidi grassi pazienti con diabete Tipo 2 raggiunge l'obiet- contribuisce all'insulino resistenza a livello del tivo glicemico. Numerose sono le motivazioni tessuto muscolare (11). Elevate concentrazio- che possono rendere conto di questo solo par- ni di FFA, insulino-resistenza epatica ed un ziale successo, ma queste osservazioni non eccesso relativo di glucagone comportano fanno altro che confermare quanto già lo un'aumentata attività gluconeogenetica epati- UKPDS aveva dimostrato: il diabete Tipo 2 è ca che sostiene un eccesso di produzione di malattia cronica complessa che richiede una glucosio da parte del fegato in condizione fine conoscenza della fisiologia, della fisiopa- basale ed una mancata soppressione nelle fasi tologia e della farmacologia delle terapie post-prandiali. Una franca iperglicemia (dia- disponibili. bete) non si manifesta però nella misura in cui non vi sia un concomitante difetto della secre- Cenni di fisiopatologia del diabete tipo 2 zione insulinica. Nelle fasi iniziali della malattia diabetica, in risposta allo stato di Nella patogenesi del diabete tipo 2 si ricono- insulino-resistenza, un compensatorio scono 3 alterazioni fisiopatologiche fonda- aumento della secrezione insulinica da parte mentali: a) un difetto relativo di secrezione delle beta-cellule pancreatiche è in grado di insulinica; b) uno stato di insulino-resistenza mantenere nella norma i livelli circolanti di a livello del tessuto muscolare e adiposo; c) glicemia. Con il progredire della patologia, la uno stato di insulino-resistenza a livello epati- secrezione pancreatica di insulina si riduce co (con conseguente aumentata gluconeoge- progressivamente, causando iperglicemia. Un nesi e alterata glicogeno sintesi) (8). aumento dei livelli del glucosio ematico si evi- L'insulino-resistenza è condizione pressoché denzia, nella fasi iniziali della malattia, universale nel paziente con diabete Tipo 2 e soprattutto nel periodo post-prandiale, dal rappresenta la risultante dell'interazione di momento che il muscolo scheletrico rappre- fattori genetici ancora largamente poco noti e senta una tappa fondamentale nell'utilizzazio- fattori ambientali (attività fisica, alimentazio- ne dei carboidrati ingeriti con il pasto, e, nelle ne, età…). L'obesità è un potentissimo molti- fasi più avanzate, anche a digiuno, allorquan- plicatore dell' insulino-resistenza e come tale è do la produzione epatica di glucosio non uno dei principali fattori predisponesti per il risulta più sufficientemente soppressa. Il pro- diabete Tipo 2. La condizione di insulino-resi- gressivo aumento della glicemia gioca un stenza è spesso associata ad alterazioni meta- ruolo importante nel favorire la progressione boliche (alterata tolleranza al glucosio, ipertri- dell' insulino-resistenza e del difetto di secre- gliceridemia e bassi livelli di colesterolo- zione (glucotossicità) (12), venendosi così ad HDL), obesità centrale (in particolare viscera- instaurare un circolo vizioso. le), ipertensione, microalbuminuria, disfun- In ultima analisi possiamo affermare che il zione endoteliale, alterazioni del sistema diabete mellito Tipo 2 rappresenta il risultato coagulativo e fibrinolitico, iperuricemia, di alterazioni fisiopatologiche riscontrabili a infiammazione (9) che confluiscono a confi- livello di vari organi: insulino-resistenza a gurare la Sindrome Metabolica (10). Il difetto livello del tessuto muscolare e adiposo, ridot- dell'azione dell'insulina si esplica principal- ta secrezione insulinica a livello delle beta-cel- mente a livello dei tessuti periferici: muscolo e lule pancreatiche, produzione epatica di glu- tessuto adiposo. A livello del primo la capaci- cosio non più inibita dall'azione insulinica. tà dell'insulina di promuovere l'utilizzazione Tutte queste alterazioni fisiopatologiche si di glucosio ed il suo immagazzinamento sotto embricano tra loro e sono alla base dello svi- forma di glicogeno è ridotta contribuendo luppo e della progressione dell'iperglicemia e all'iperglicemia della fase post-prandiale. A come tali rappresentano i principali "obiettivi" livello del tessuto adiposo la resistenza all'in- della terapia del diabete Tipo 2 (Figura 1).
Figura 1. Rappresentazione schematica dei meccanismi fisiopatologici alla base del diabete Tipo 2 e dei principali punti di attacco dei farmaci antidiabetici Riduzione della Secrezione Sulfoniluree Insulinica Pancreatica Analoghi della Meglitinide Incretine (GLP-1) + Aumentata Produzione Epatica di Glucosio Tiazolidinedioni + Metformina - Metformina IPERGLICEMIA Tiazolidinedioni Insulino-resistenza a livello muscolare e adiposo garantendo inoltre un opportuno apporto di Terapia non farmacologica fibre. Il contenuto in grassi della dieta non dovrebbe superare il 30% (con la quantità di Non vi è dubbio alcuno che il sovrappeso e grassi saturi
dosi in una attivazione dei sistemi di traspor- diabete Tipo 2 sono cresciuti di pari passo per- to del glucosio e della capacità ossidativa mettendo la comprensione dei meccanismi mitocondriale (14). Studi hanno mostrato d'azione dei farmaci per il controllo dell'iper- come l'esercizio fisico eseguito per 4 ore la set- glicemia nonché lo sviluppo di nuove moleco- timana per 6 settimane aumenti del 30% circa le. Di seguito verranno pertanto presentate le la utilizzazione insulino-mediata del glucosio classi di farmaci attualmente disponibili senza (15). Pertanto, una attività fisica moderata ma tralasciare ciò che l'immediato futuro sta per regolare deve essere sempre incoraggiata e aggiungere all'armamentario terapeutico del favorita. Tipicamente, 30-40 minuti di cammi- diabetologo italiano. Sinteticamente, questi nata a passo spedito al giorno per non meno farmaci sono illustrati nella Tabella 2 dove di 5 giorni alla settimana rappresentano un compaiono in base al loro principale meccani- valido ed efficace intervento terapeutico. smo d'azione: "farmaci secretagoghi" Dieta ed attività fisica non debbono porsi (Sulfoniluree, Analoghi della Meglitinide, obiettivi eroici, quali il raggiungimento a Incretine), farmaci che ritardano l'assorbi- tappe forzate del peso "normale"; i dati dispo- mento dei carboidrati (Inibitori dell'alfa-glu- nibili suggeriscono, infatti, che una riduzione cosidasi) e farmaci "insulino-sensibilizzanti" del peso corporeo del 5-10% può essere suffi- (Metformina, Tiazolidinedioni). ciente ad impattare favorevolmente sul meta- bolismo glucidico e lipidico, nonché sulla Farmaci Secretagoghi pressione arteriosa di questi pazienti. Cruciali però nella prescrizione terapeutica (farmaco- Le sulfoniluree sono state per tanti anni il logica e non) rimangono il processo educativo caposaldo della terapia orale del diabete Tipo del paziente, la ricerca della motivazione, la 2 (16). Questi farmaci sono strutturalmente condivisione degli obiettivi e del percorso correlati alle sulfonamidi. La loro proprietà terapeutico; in altre parole, l'individualizza- ipoglicemizzante è stata scoperta nel 1942, zione terapeutica unitamente all'instaurarsi di quando furono riportati casi di ipoglicemia in un rapporto efficace medico-paziente. soggetti trattati per febbre tifoide con un deri- vato della sulfonamide. Questi composti inte- Terapia farmacologia ragiscono con specifici recettori (SUR) loca- lizzati sulla superficie della beta-cellula pan- Per quanto la terapia dietetica e comporta- creatica determinando la chiusura dei canali mentale debbano rimanere alla base di ogni del potassio ATP-dipendenti con conseguente approccio terapeutico del paziente con diabe- accumulo intracellulare di potassio, depola- te Tipo 2, la stragrande maggioranza di questi rizzazione della membrana cellulare ed aper- pazienti richiede, prima o poi, un intervento tura dei canali del calcio. L'afflusso di calcio farmacologico. La scelta del farmaco dovreb- all'interno della beta-cellula determina l'atti- be essere guidata dall'individuazione delle vazione dei costituenti il citoscheletro e la alterazioni patogenetiche responsabili dell'i- migrazione dei granuli contenenti insulina perglicemia. Fino agli anni ottanta la terapia verso la superficie cellulare con successiva orale del diabete mellito è stata fondamental- liberazione dell'ormone nello spazio extracel- mente una "terapia empirica". La limitata lulare (17). Le sulfoniluree vengono abitual- conoscenza delle alterazioni fisiopatologiche mente suddivise in molecole di "prima" e di alla base dello sviluppo dell'iperglicemia non "seconda generazione". Le sulfoniluree di forniva infatti elementi sufficienti ad appron- prima generazione (ormai poco usate) presen- tare una terapia razionale. La prima innova- tano una minore affinità di legame per la sub- zione è avvenuta con l'introduzione, a partire unità SUR del recettore e, pertanto, devono dagli anni '80, degli inibitori dell'alfa-glucosi- essere assunte in dosi maggiori rispetto alle dasi. Da allora ricerca farmacologia, com- sulfoniluree di seconda generazione. prensione della fisiopatologia e patogenesi del Di quest'ultima generazione fanno parte le
Tabella 2. Caratteristiche dei principali ipoglicemizzanti orali. Inibitore Sulfoniluree Biguanidi Tiazolidinedioni a-glucosidasi Meglitinidi Meccanismo ÇSecrezione ÇUtilizzazione ÇÇUtilizzazione ÈAssorbimento ÇSecrezione d’azione insulinica periferica di periferica del intestinale di insulinica glucosio glucosio glucosio ÈÈproduzione È produzione epatica di epatica di glucosio glucosio Sito Pancreas Fegato e Fegato, Tessuto Intestino Pancreas d’azione Muscolo adiposo/Muscolo Riduzione di HbA1c 1.5-2.0% 1.5-2.0% 1.0-1.2% 0.7-1.0% 1.5-2.0% Insulinemia Ç È È ÅÆ ÇBreve Principale Disturbi Flatulenza, effetto Ipoglicemia gastrointestinali Edema, Anemia Diarrea Ipoglicemia collaterale Effetto sul peso Ç È Ç ÅÆ Ç corporeo sulfoniluree ancor oggi largamente impiegate: lina (20), consentendone l'impiego in mono- glibenclamide e gliclazide. La prima è consi- somministrazione. L'effetto ipoglicemizzante derata tra le sulfoniluree più potenti ma meno è paragonabile a quello delle altre sulfoniluree selettive, la seconda fornire evidenze di mag- con una riduzione media di HbA1c compresa gior rispetto della bifasicità della secrezione tra l'1 ed il 2% (21) ma, rispetto alla glibencla- insulinica (18) e di potenziali effetti di prote- mide, una secrezione di insulina meno dram- zione vasale (19). Più recente è l'introduzione matica ridurrebbe la frequenza di ipoglicemie di una sulfonilurea di terza generazione: la (22). La doppia eliminazione epatica e renale glimepiride. Rispetto alle sulfoniluree di del farmaco ne consente l'impiego in pazienti seconda generazione, quest'ultima è caratte- con epatopatia e nefropatia compensata (23) e rizzata da una maggiore durata d'azione a da nel paziente anziano, anche se un atteggia- una secrezione glucosio-dipendente dell'insu- mento conservativo appare sempre opportu-
no. La mono-somministrazione sembrerebbe e praticamente nessun episodio ipoglicemico garantire una migliore compliance (24). In è stato lamentato durante il periodo notturno tale logica si inserisce la formulazione a rila- (28). Il rischio principale, in corso di terapia scio modificato di gliclazide (25). Grazie con sulfoniluree, rimane quello dell'ipoglice- all'impiego di una matrice idrofilica, il rilascio mia che può risultare particolarmente grave in del principio attivo avviene in modo costante corso d'uso di sulfoniluree a lunga durata d'a- e progressivo nell'arco delle 24 ore, anche zione. Recentemente è stato dimostrato che dopo la somministrazione di un'unica dose sulfoniluree poco selettive, come ad esempio giornaliera di 30 mg di gliclazide a rilascio la glibenclamide, possono interferire con la modificato (26). L'efficacia clinica della glicla- funzione cardiaca in caso di ischemia. Per zide a rilascio modificato è stata valutata in questo motivo dovrebbero essere utilizzate studi controllati a medio e lungo-termine con cautela in soggetti con interessamento (27,28). L'effetto era particolarmente evidente cardiovascolare preferendo sulfoniluree più in pazienti con fallimento della terapia diete- selettive (gliclazide, glimepiride). tica, con una riduzione della HbA1c di 1,4% Nella Tabella 3 vengono riportate le principa- a 6 mesi e di 0,9% a 10 mesi. Infrequenti sono li sulfoniluree presenti in commercio, preci- risultati gli episodi di ipoglicemia sintomatica sandone dosaggio e durata d'azione. Tabella 3. Dosaggio e durata d'azione delle principali Sulfoniluree in commercio Schema Durata d’azione Farmaco Dose (mg/die) terapeutico (ore) (dosi/die) Gliquidone 15-120 1-3 5-7 Glibenclamide 2,5-20 1-3 12-24 Gliclazide 40-320 1-3 12-24 Glimepiride 1-6 1 16-24 Glipizide 2,5-30 1-2 12-24 Glisolamide 2,5-15 1-2 10-12 zoico (32, 33), mentre la Nateglinide è un deri- Analoghi della Meglitinide vato dell'aminoacido D-fenilalanina (34). Entrambi i farmaci legano siti specifici del Il controllo della fase post-prandiale è di pri- SUR. Attraverso il legame con questi recettori maria importanza nel soggetto diabetico, inibiscono i canali del potassio ATP-dipenden- anche alla luce del fatto che larga parte dei ti delle beta-cellule pancreatiche così stimolan- diabetici Tipo 2 presentano esagerate escursio- do il rilascio di insulina. Si differenziano dalle ni glicemiche post-prandiali (29). A queste sulfoniluree per la breve durata d'azione (emi- escursioni è stato attribuito negli ultimi anni vita plasmatica
te assunti in corrispondenza del pasto e pos- Nord America (Gila monster), di Exendina-4 seggono una potenziale flessibilità che può da cui è stato derivato l'analogo di sintesi rivelarsi utile nel paziente con prevalente iper- Exenatide. Iniettato sottocute in pazienti glicemia post-prandiale (come può avvenire affetti da diabete Tipo 2 determina un signifi- nelle fasi iniziali della malattia) o nel pazien- cativo miglioramento del controllo glicometa- te anziano laddove la somministrazione del bolico, con particolare riguardo all'iperglice- farmaco può essere modulata in funzione del- mia postprandiale (37). Questo farmaco è l'assunzione calorica. stato recentemente approvato dall'agenzia del Questi farmaci possono essere utilizzati sia in farmaco americana (FDA). Il secondo mono-somministrazione che in associazione approccio ha portato allo sviluppo di sostanze a farmaci insulino-sensibilizzanti. La coesi- che antagonizzano l'azione dell'enzima DPP- stenza di insulino-resistenza e perdita della IV. Di queste, la molecola in fase più avanza- prima fase di secrezione insulinica nelle fasi ta è la "vildagliptina". Il farmaco, sommini- precoci del diabete Tipo 2 forniscono la base strato per os a pazienti con diabete Tipo 2, si razionale per un trattamento combinato che associa ad un significativo miglioramento del preveda l'utilizzo di farmaci insulino-sensibi- controllo glicemico (38). Studi sinora limitati lizzanti e glinidi. ad esperienze in vitro o nell'animale da espe- rimento suggeriscono che questi trattamenti Incretine: glucagon-like peptide (GLP1) potrebbero garantire una importante protezio- ne della massa beta-cellulare potenzialmente L'ingestione di cibo porta al rilascio di ormo- prevenendo la perdita di tessuto secernente. ni peptidici da parte del piccolo intestino; tali Gli effetti collaterali sono soprattutto di tipo molecole vengono dette "incretine" e, nell'in- gastrointestinale associati al rallentamento dividuo sano, hanno la funzione di aumenta- dello svuotamento gastrico. re la secrezione insulinica post-prandiale (atti- vazione dell'asse entero-insulare). La princi- Inibitori dell'alfa-glucosidasi pale incretina secreta dopo pasto è il GLP1 (glucagon-like peptide -1). Una volta secreta si Nel soggetto normale i carboidrati vengono lega a specifici recettori sulla membrana della rapidamente assorbiti nella prima metà del beta-cellula con conseguente potenziamento piccolo intestino ad opera di un enzima (glu- della secrezione insulinica. Nel soggetto con cosidasi) localizzato sull'orletto a spazzola diabete Tipo 2 sono presenti ridotti livelli cir- dell'epitelio e che ha il compito di idrolizzare colanti di GLP-1 dopo pasto (35). Negli ulti- carboidrati complessi fino a monosaccaridi. mi anni la ricerca scientifica ha rivolto la pro- Gli inibitori dell'alfa-glucosidasi bloccano in pria attenzione al potenziale uso terapeutico maniera competitiva gli enzimi deputati all'i- del GLP-1. La somministrazione di questa drolisi degli oligo- e polisaccaridi in monosac- incretina comporta il ripristino della prima caridi. Questo risulta in un più lento assorbi- fase di secrezione insulinica, la riduzione mento dei carboidrati ingeriti con l'alimenta- della glicemia in assenza di ipoglicemia e la zione con conseguente riduzione dell'escur- riduzione dei livelli circolanti di glucagone sione glicemica post-prandiale. Sono stati svi- (36). Di contro a questi effetti positivi sta un'e- luppati 3 farmaci inibitori dell'alfa-glucosida- mivita molto breve, inferiore ai 2 minuti, per si: acarbosio, miglitolo e vogliboso di cui solo effetto della rapida degradazione da parte il primo disponibile in Italia. L'efficacia in ter- della dipeptidil peptidasi-IV (DPP-IV). Per mini di riduzione della HbA1c appare inferio- ovviare a questo inconveniente sono stati per- re agli altri antidiabetici orali e per questo corsi due approcci. Da una parte la ricerca di motivo sono raramente utilizzati in mono- analoghi non degradabili e dall'altra l'inibizio- terapia. In mono-terapia risultano efficaci in ne di DPP-IV. Alla prima strategia risponde pazienti con diabete Tipo 2 di recente insor- l'identificazione, nel veleno di un rettile del genza con moderata iperglicemia a digiuno e
in cui il lieve rialzo dell'HbA1c è da imputar- fegato, il trattamento con metformina causa si fondamentalmente all'iperglicemia post- una riduzione sia della gluconeogenesi che prandiale. Proprio per queste sue caratteristi- della glicogenolisi. Il rischio di ipoglicemia in che, acarbose è stato recentemente impiegato corso di terapia con metformina è pressoché in uno studio di prevenzione del diabete Tipo inesistente tanto da essere stato impiegato 2 (STOP-NIDDM; 39) dimostrandosi capace nello studio americano Diabetes Prevention di ridurre del 36% il rischio di comparsa di Program in soggetti con ridotta tolleranza glu- diabete manifesto quando somministrato a cidica, rivelandosi capace di ridurre del 31% soggetti con ridotta tolleranza glucidica. La la conversione a diabete manifesto (44). Il far- terapia in combinazione è stata approvata con maco sembra esercitare altri effetti, incluso un le sulfoniluree. certo miglioramento del profilo lipidico, una Il farmaco non viene assorbito dall'intestino e riduzione del PAI-1, oltre al contenimento del non si associa a rischio significativo di ipogli- peso corporeo. Proprio alla somma di questi cemia. I principali effetti collaterali di tali far- effetti è stato ascritto il risultato ottenuto nella maci (conseguenza del loro stesso meccani- coorte di pazienti con diabete Tipo 2 in smo d'azione) sono fondamentalmente rap- soprappeso trattati nello UKPDS con metfor- presentati da flatulenza e dolori addominali mina: in quello studio, oltre alla riduzione (nel 30-50% dei pazienti trattati). E' buona delle complicanze microangiopatiche, attesa norma, quindi, iniziare con il più basso sulla scorta del miglioramento del compenso dosaggio possibile e aumentare, se necessario, glicemico, si evidenziava una riduzione pari al molto gradualmente il dosaggio. 30% del rischio per infarto acuto del miocar- dio (45). Alla luce di questi risultati è stato Farmaci insulino-sensibilizzanti suggerito l'uso della metformina in prima bat- tuta nel paziente diabetico Tipo 2. Il farmaco La metformina (40), derivato della guanidina, può essere inoltre impiegato in associazione è in uso in Europa sin dal 1959 e solo da 10 ai secretagoghi permettendo così un tratta- anni è stata introdotta nella farmacopea ame- mento rivolto al simultaneo miglioramento ricana. Per quanto il meccanismo d'azione della sensibilità insulinica e della secrezione continui a rimanere ambiguo, la metformina dell'ormone. Nel paziente obeso insulino-resi- aumenta la sensibilità all'insulina a livello dei stente la metformina può essere utilizzata tessuti periferici e del fegato. Recentemente è anche in associazione con i glitazoni (rosigli- stato suggerito che la metformina possa agire tazone e pioglitazone). Circa il 10-15% dei aumentando la fosforilazione e l'attivazione pazienti trattati con il farmaco lamentano dell'AMPK (protein-chinasi AMP-dipenden- disturbi gastrointestinali, ma l'effetto avverso te) (41). L'attivazione dell'AMPK si associa più grave è sicuramente l'acidosi lattica. alla traslocazione del GLUT4, il trasportatore Questa temibile complicanza è però facilmen- insulino-sensibile del glucosio, sulla membra- te scongiurabile se l'uso della metformina na plasmatica, con una stimolazione della viene evitato nelle condizioni a rischio di captazione del glucosio da parte del tessuto ipossiemia e di acidosi (insufficienza cardia- muscolare, un'aumentata ossidazione degli ca, polmonare, renale ed epatopatia) e, acidi grassi nel muscolo e nel fegato, e con la comunque, preventivamente e temporanea- soppressione della produzione epatica di glu- mente sospesa in occasioni di indagini con cosio (42). Di tutti questi effetti, proprio que- mezzo di contrasto. st'ultimo renderebbe conto della maggior parte dell'effetto anti-iperglicemizzante della Tiazolidinedioni o Glitazoni metformina, anche se una azione di migliora- mento della utilizzazione insulino-mediata Risalgono agli anni '80 i primi studi sul ciglita- del glucosio è stata dimostrata in pazienti zone, prima sostanza di questa classe ad esse- affetti da diabete Tipo 2 (43). A livello del re studiata per il suo effetto ipolipidemizzante
prima ed antidiabetico dopo. Al ciglitazone, Questi farmaci esercitano, infine, un effetto sul che non è mai stato comunque sviluppato metabolismo delle lipoproteine con un più come farmaco per i gravi effetti collaterali, si spiccato aumento del colesterolo-HDL e ridu- sono poi aggiunti il troglitazone, il rosiglitazo- zione dei trigliceridi (soprattutto in corso di ne ed il pioglitazone. Il troglitazone è stato terapia con pioglitazone) ed una certa riduzio- successivamente ritirato a causa di una grave ne della pressione arteriosa. Come tali, questi epato-tossicità di cui sono invece esenti gli altri farmaci si prospettano come potenziali farma- due farmaci. Il meccanismo d'azione di queste ci per la prevenzione della complicanza molecole passa attraverso l'attivazione dei macroangiopatica. A tal fine sono in fase di "peroxisome proliferator activator receptor- presentazione i risultati di studi di intervento, gamma" (PPAR-gamma). Questo recettore nonché la prosecuzione di trials di intervento nucleare fa parte di una famiglia (alpha, con il coinvolgimento di ampi numeri di gamma e delta) ed è ampiamente espresso pazienti con diabete Tipo 2. negli adipociti (per circa il 90%) dove modula In Italia, rosiglitazone e pioglitazone sono la differenziazione da pre- ad adipocita e l'atti- ammessi in terapia combinata in pazienti con vità lipolitica con riduzione del rilascio di diabete Tipo 2 con insufficiente controllo gli- FFA. Il PPAR-gamma è inoltre espresso sulle cemico, nonostante la massima dose tollerata cellule vascolari e sui monociti circolanti ed, in di monoterapia orale di metformina o sulfoni- misura inferiore, nel fegato e nel tessuto lurea. In particolare, l'associazione con met- muscolare. L'attivazione del recettore modula formina è indicata nei soggetti obesi, mentre l'espressione di geni che codificano per protei- la combinazione con sulfonilurea in pazienti ne sensibili all'azione dell'insulina e di protei- che mostrano intolleranza a metformina o per ne coinvolte nella differenziazione adipocita- i quali la metformina è controindicata. A dif- ria, nell'omeostasi lipidica e nell'azione dell'in- ferenza delle indicazioni americane, invece, sulina (46). L'effetto preponderante di questi non è ammessa la terapia combinata con insu- farmaci è rappresentato dal potenziamento lina in quanto considerata una potenziale dell'utilizzazione insulino-mediata del gluco- causa di insufficienza cardiaca scatenabile sio da parte del tessuto muscolare (47). Tale dalla ritenzione idrica che questi farmaci pos- effetto è secondario all'attivazione del PPAR- sono indurre. Alla ritenzione idrica è anche gamma ed alla concomitante riduzione dei ascrivibile parte dell'aumento di peso osserva- livelli circolanti di FFA con conseguente ridu- to nei pazienti trattati e l'anemia. zione della lipotossicità. Per gli stessi motivi, a livello epatico si determina una certa riduzio- Terapia combinata ne della gluconeogenesi e della produzione epatica di glucosio. L'azione a livello adipoci- La più recente classificazione del diabete mel- tario dei glitazoni non si traduce nella sola lito descrive il diabete Tipo 2 come una condi- riduzione della lipolisi, ma anche nella modu- zione caratterizzata da prevalente insulino- lazione della secrezione di fattori proteici in resistenza associata ad alterata secrezione grado di modulare la sensibilità insulinica. insulinica, sino ad una condizione caratteriz- Infatti, a seguito del trattamento con glitazoni, zata da prevalente alterazione della secrezione viene ridotto il rilascio di sostanze che interfe- insulinica con associata insulino-resistenza. riscono con la sensibilità all'insulina (resistina, Nell'intero spettro di questa eterogeneità spic- TNF-alfa, interleuchine) ed aumentato quello ca comunque la coesistenza dei due principali di peptidi ad azione insulino-sensibilizzante, difetti patogenetici. Alla luce di questa compo- come l'adiponectina (48, 49). Infine, questi far- sita patogenesi appare giustificato pensare a maci possiedono una interessante azione anti- trattamenti che intervengano su entrambi que- infiammatoria dimostrata dalla riduzione, in sti fattori. Alcuni studi recenti avrebbero quin- corso di trattamento, della proteina C-reattiva, di indicato il possibile uso combinato di met- dei globuli bianchi, delle metallo proteinasi. formina e secretagoghi suggerendo un effetto
maggiore relativamente all'uso di dosi massi- normoglicemia a digiuno; spetta invece al mali di un singolo farmaco. Classicamente, la secretagogo il compito di fornire una suffi- terapia combinata è stata impiegata in pazien- ciente secrezione di insulina nell'occasione ti in cui la monoterapia alla massima dose non dell'assunzione del pasto, capace di stimolare riesce a raggiungere gli obbiettivi glicemici l'utilizzazione periferica di glucosio ed inibir- prefissati di buon controllo. In Italia questo ne la produzione endogena. Questo schema è approccio terapeutico è semplificato dalla stato reso più accessibile dalla recente intro- disponibilità di associazioni precostituite, una duzione di analoghi lenti dell'insulina, come soluzione che recentemente è stata introdotta l'insulina glargine (51). Questa insulina diffe- anche in altri Paesi. Queste associazioni preve- risce dall'insulina umana per l'aggiunta al ter- dono il simultaneo impiego di glibenclamide e mine della catena B dell'insulina di due argi- metformina, ma anche altre associazioni pos- nine. Tale alterazione determina una variazio- sono risultare interessanti. La metformina, in ne del punto isoelettrico della molecola cioè caso di intolleranza gastrica, può essere sosti- del valore di pH cui la molecola rimane in tuita da un glitazone, mentre l'associazione soluzione. Questo valore è acido, cosicché l'i- metformina e glitazone sembra particolarmen- niezione nel tessuto sottocutaneo (ambiente te efficace nel soggetto obeso diabetico. sostanzialmente a pH neutro) ne determina la Analogamente, in queste associazioni la sulfo- precipitazione ed il rallentamento dell'assorbi- nilurea può essere sostituita da una glinide, mento in circolo. Rispetto alle insuline prota- soprattutto in presenza di oscillazioni glicemi- mina-zinco tradizionali, tale analogo garanti- che nella fase post-prandiale. Infine, studi sce profili di insulinizzazione nelle 24 ore recenti hanno sottolineato l'efficacia della piuttosto costanti e riproducibili in assenza di associazione di metformina con exenatide o chiari effetti picco. Una simile farmacodina- vildagliptina. Ancora una volta quindi la scel- mica si traduce in un minore rischio di ipogli- ta della eventuale associazione di farmaci anti- cemia, soprattutto notturna (52). diabetici può essere guidata dal fenotipo La ricostruzione di un più fisiologico profilo (sovrappeso, prevalente iperglicemia basale o insulinico post-prandiale è oggi più facilmen- post-prandiale) o dal riconoscimento del difet- te ottenibile con gli analoghi rapidi dell'insuli- to patogenetico prevalente (insulino-resistenza na (lispro, aspart). In questo caso la molecola vs difetto di secrezione). dell'insulina viene modificata a livello degli ultimi aminoacidi della catena B che rivesto- Terapia insulinica no un ruolo importante nel determinare la forza del legame che induce la formazione di Per quanto raramente il paziente con diabete cristalli esamerici. In questo modo il processo di Tipo 2 presenti un deficit totale di secrezio- di dissociazione degli esameri in dimeri e ne insulinica, la terapia con insulina esogena monomeri a livello del sito di iniezione sotto- rimane un'importante arma terapeutica. Sia le cutaneo viene accelerato così da garantire un preparazioni ad azione pronta che quelle ad rapido innalzamento dei livelli di insulina già azione ritardata trovano un loro razionale nei primi minuti dopo la somministrazione ed impiego sia in mono-terapia che associate una durata d'azione più breve rispetto all'insu- all'uso di antidiabetici orali. Da tempo è stato lina pronta permettendo l'iniezione della dose fornito il razionale dell'impiego di una insuli- insulinica immediatamente prima del pasto na ad azione ritardata somministrata al (quindi con maggiore flessibilità d'uso). La momento di coricarsi con l'impiego di secreta- somministrazione dell'analogo rapido dell'in- goghi ai pasti (50). Ricostruire, infatti, una sulina pochi minuti prima dell'assunzione del opportuna insulinizzazione basale, permette pasto determina una più efficace soppressione una migliore regolazione della produzione della produzione endogena di glucosio, un epatica di glucosio nel corso delle ore nottur- minore innalzamento della glicemia ed un ne ed un più efficace raggiungimento della minore rischio di ipoglicemia tardiva (53).
Anche queste insuline si prestano all'impiego cativa riduzione di tutti gli eventi veniva regi- in associazione soprattutto con farmaci che strata pur in presenza di un incremento pon- possano interferire con la produzione epatica derale medio di 4-5 kg. Sempre in questo stu- di glucosio basale, come ad esempio la met- dio, la frequenza di ipoglicemie era maggio- formina. re con il trattamento insulinico rispetto alla Nonostante i notevoli progressi nello sviluppo terapia con antidiabetici orali, ma pur sem- delle formulazioni insuliniche, controversa pre minore rispetto a quella riscontrata nei rimane la scelta del momento più opportuno pazienti con diabete Tipo 1. L'impiego di per iniziare la terapia insulinica nel paziente formulazioni più moderne di insulina come con diabete Tipo 2. Emblematica fu la posi- gli analoghi, sembra permettere un miglior zione assunta dal gruppo di esperti IDF che, controllo glicemico con minore insulinizza- nella compilazione delle loro complesse ma zione. Molti degli effetti negativi osservati dettagliate indicazioni per il trattamento del sperimentalmente si sviluppano in presenza diabetico Tipo 2, consigliavano di iniziare il di insulino-resistenza, condizione aggravata trattamento insulinico non troppo presto ma e sostenuta dal cattivo controllo glicemico. non troppo tardi. Questa incertezza è sostenu- Infine, nell'ampio spettro del fenotipo diabe- ta dal fatto che, spesso, la secrezione insulini- te Tipo 2 esiste un certo numero di pazienti ca nel diabetico Tipo 2 non è deficitaria e la caratterizzato da un prevalente difetto di somministrazione esogena di insulina potreb- secrezione insulinica e pressoché comune è be risultare in un aumento di peso con conse- la perdita della prima fase di secrezione di guente peggioramento della insulino-resisten- insulina. Quindi, il trattamento insulinico za, ed in un incremento dei livelli circolanti di può avere connotazioni negative, ma queste insulina. L'inappropriato aumento dei livelli tendono ad esprimersi nella misura in cui il circolanti di insulina è guardato con sospetto controllo glicemico non viene raggiunto. A perché potrebbe associarsi ad un maggior questo proposito è utile ricordare come dati rischio di ipoglicemia. Ancor più grave sareb- in vitro hanno dimostrato come un eccesso be l'effetto pro-aterogeno. In effetti, più di uno di accumulo di esteri del colesterolo aumen- studio epidemiologico ha sottolineato la rela- ti a dismisura nei macrofagi incubati in pre- zione tra elevati livelli di insulina basale o senza di alti livelli di insulina e glucosio ma dopo carico orale di glucosio e l'outcome car- non con alta insulina e normali concentra- diovascolare. Inoltre, evidenze sperimentali zioni di destrosio. indicano che la cronica iperinsulinemia può Forse la soluzione al dilemma insulinizza- causare stress ossidativo, disfunzione endote- zione precoce e tardiva sta nel passare da un liale, stimolare la produzione di PAI-1 e, in trattamento conservativo ad uno "pro-attivo" presenza di insulino-resistenza, condizionare che tenda sostanzialmente al raggiungimen- la produzione di molecole d'adesione e la pre- to, già alla diagnosi, del goal terapeutico ed nilazione proteica: tutte tappe precoci del pro- al suo mantenimento nel tempo, operando cesso aterosclerotico. tutte quegli interventi terapeutici che si ren- A fronte di queste preoccupazioni è però dano necessari per ogni deviazione dall'o- opportuno fare alcune considerazioni. biettivo. Un cambiamento di questo tipo Segnalazioni esistono, per quanto sporadi- nella nostra strategia immancabilmente por- che, a suggerire che il trattamento insulinico terà ad una terapia insulinica, mista o in all'esordio può risultare in una migliore per- monoterapia, più precoce, ma di fatto asso- sistenza della funzione beta-cellulare ed in ciata ad un più rigoroso controllo glicemico. un più persistente controllo glicemico (54, A questo dovrà essere affiancata ogni mano- 55) e, rispetto all'uso di sulfoniluree, una vra terapeutica tesa al controllo dei fattori di migliore persistenza della funzione beta-cel- rischio cardiovascolare. lulare (56). Nello studio UKPDS una signifi-
Conclusioni Le varie forme di terapia disponibile devono però essere considerate come il mezzo per il L'acquisizione, negli ultimi anni, di farmaci raggiungimento dell'obiettivo glicemico, sempre più maneggevoli, flessibili, con mino- offrendo quindi la massima opportunità per il ri effetti correlati e, soprattutto, sempre più paziente diabetico di affrontare in modo sicu- "mirati" a correggere una ben determinata ro una lunga malattia cronica. Tale obiettivo alterazione fisiopatologica, rappresenta un richiede un atteggiamento terapeutico intensi- passo in avanti fondamentale nella cura del vo, con un costante rinforzo delle nozioni die- diabete Tipo 2. Le acquisizioni, poi, nel tetiche e delle raccomandazioni per una rego- campo della fisiopatologia del diabete permet- lare attività fisica, nonché la comprensione da tono al diabetologo di "individualizzare" la parte del paziente dei meccanismi d'azione e terapia ipoglicemizzante per ogni singolo dei possibili effetti collaterali dei farmaci che paziente. Se finora la principale distinzione assume. Il diabetologo deve essere pronto a fenotipica si basava sul peso del soggetto, rivedere la strategia terapeutica per modesti adesso altri parametri possono essere presi in scostamenti dall'obiettivo terapeutico così da considerazione. Una prevalente iperglicemia evitare il progressivo deterioramento del con- post-prandiale può fornire infatti indicazione trollo metabolico. In altre parole il trattamen- al trattamento con glinidi, mentre un preva- to deve diventare preventivo piuttosto che cor- lente aumento della glicemia a digiuno può rettivo. Infine, non si deve mai dimenticare fornire indicazione all'utilizzo di sulfoniluree che il diabete Tipo 2 è diagnosticato in base a lunga durata d'azione. Una marcata insuli- alle alterazione del metabolismo del glucosio no-resistenza può favorire una aggressiva tera- ma che, per sua intrinseca caratteristica, acco- pia combinata con farmaci insulino-sensibiliz- muna numerosi fattori di rischio cardiovasco- zanti, mentre un prevalente difetto di secre- lare che devono altresì essere presi nella dovu- zione insulinica può rappresentare una rapida ta considerazione, prontamente identificati e introduzione di secretagoghi dell'insulina, se vigorosamente trattati. non della stessa insulina esogena.
Bibliografia 1. Amos AF, McCarty DJ, Zimmet P. The rising global burden of diabetes and its complications: estimates and projections to the year 2010. Diabet Med. 1997; 14 Suppl 5: S1-85. 2. Kopelman PG, Hitman GA: Diabetes. Exploding Type II. Lancet. 1998 Dec 19-26; 352 Suppl 4: SIV 5. 3. Zimmet P, Alberti KG, Shaw J. Global and societal implications of the diabetes epidemic. Nature. 2001 Dec 13; 414 (6865): 782-7. 4. Zimmet P. Type 2 (non-insulin-dependent) diabetes -an epidemiological over view. Diabetologia; 22: 399-411, 1982. 5. Hogan P, Dall T, Nikolov P; American Diabetes Association. Economic costs of diabetes in the US in 2002. Diabetes Care. 2003 Mar; 26 (3): 917-32. 6. United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS) Group. Intensive blood-glucose control with sulphonilureas or insulin compared with conventional treatment and risk of complications in patients with type 2 diabetes (UKPDS 33). Lancet 1998; 352: 837-853. 7. Ohkubo Y, Kishikawa H, Araki E, Miyata T, Isami S, Motoyoshi S, Kojima Y, Furuyoshi N, Shichiri M. Intensive insulin therapy prevents the progression of diabetic microvascular complications in Japanese patients with non-insulin-dependent diabetes mellitus: a randomized prospective 6-year study. Diabetes Res Clin Pract. 1995 May; 28 (2): 103-17. 8. Turner NC, Clapham JC. Insulin resistance, impaired glucose tolerance and non-insulin- dependent diabetes, pathologic mechanisms and treatment: current status and therapeutic possibilities. Prog Drug Res. 1998; 51: 33-94 9. Stern M. Natural history of macrovascular disease in type 2 diabetes. Role of insulin resistan- ce. Diabetes Care. 1999 Apr; 22 Suppl 3: C2-5. 10. Meigs JB. Metabolic syndrome: in search of a clinical role. Diabetes Care. 2004 Nov; 27 (11): 2761-3. 11. Bergman RN, Ader M. Free fatty acids and pathogenesis of type 2 diabetes mellitus. Trends Endocrinol Metab. 2000 Nov; 11 (9): 351-6. 12. Yki-Jarvinen H. Acute and chronic effects of hyperglycaemia on glucose metabolism: implica- tions for the development of new therapies. Diabet Med. 1997 Aug; 14 Suppl 3: S32-7. 13. Goodpaster BH, Kelley DE, Wing RR, Meier A, Thaete FL. Effects of weight loss on regional fat distribution and insulin sensitivity in obesity. Diabetes. 1999 Apr; 48 (4): 839-47. 14. Koivisto VA, Yki-Jarvinen H, DeFronzo RA. Physical training and insulin sensitivity. Diabetes Metab Rev. 1986; 1 (4): 445-81. 15. Koivisto VA, Soman VR, Defronzo R, Felig P. Effects of acute exercise and training on insu- lin binding to monocytes and insulin sensitivity in vivo. Acta Paediatr Scand Suppl. 1980; 283: 70-8. 16. Groop LC. Sulfonylureas in NIDDM. Diabetes Care 1992; 15: 737-754. 17. Proks P, Reimann F, Green N, Gribble F, Ashcroft F. Sulfonylurea stimulation of insulin secre- tion. Diabetes. 2002 Dec; 51 Suppl 3: S368-76.
18. Matthews DR, Hosker JP, Stratton I. The physiological action of gliclazide: beta-cell function and insu- lin resistance. Diabetes Res Clin Pract. 1991;14 Suppl 2: S53-9. 19. Jennings PE. Vascular benefits of gliclazide beyond glycemic control. Metabolism. 2000 Oct;49 (10 Suppl 2): 17-20. 20. Langtry HD, Balfour JA. Glimepiride. A review of its use in the management of type 2 diabe- tes mellitus. Drugs. 1998 Apr; 55 (4): 563-84. 21. Schade DS, Jovanovic L, Schneider J. A placebo-controlled, randomized study of glimepiride in patients with type 2 diabetes mellitus for whom diet therapy is unsuccessful. J Clin Pharmacol. 1998 Jul; 38 (7): 636-41. 22. Holstein A, Plaschke A, Egberts EH. Lower incidence of severe hypoglycaemia in patients with type 2 diabetes treated with glimepiride versus glibenclamide. Diabetes Metab Res Rev. 2001 Nov-Dec; 17 (6): 467-73. 23. Rosenkranz B, Profozic V, Metelko Z, Mrzljak V, Lange C, Malerczyk V. Pharmacokinetics and safety of glimepiride at clinically effective doses in diabetic patients with renal impairment. Diabetologia. 1996 Dec; 39 (12):1617-24. 24. Eisen SA, Miller DK, Woodwards RS et al. The effect of prescribed daily dose frequency on patient medication compliance. Arch Intern Med 150:1881-1884, 1990 25. Harrower A. Gliclazide modified release: from once-daily administration to 24-hour glucose control. Metabolism 49 (Suppl. 2): 7-11, 2000 26. Mcgavin J, Perry CM, Goa KL. Gliclazide modified release. Drugs 69:1-7, 2002 27. Guillausseau PJ, Greb W. 24-hour glycemic profile in type 2 diabetic patients treated with gli- clazide modified release once daily. Diabetes Metab 27 (2) Pt;133.137, 2000 28. Diamicron MR Study Group, Druin P. Diamicron MR once daily is effective and well tolera- ted in type 2 diabetes: a double-blind, randomised, multinational study. J Diabetes Complications 14:181-195, 2000 29. Bonora E, Calcaterra F, Lombardi S, Bonfante N, Formentini G, Bonadonna RC, Muggeo M. Plasma glucose levels throughout the day and HbA(1c) interrelationships in type 2 diabetes: implica- tions for treatment and monitoring of metabolic control. Diabetes Care. 2001 Dec; 24 (12): 2023-9. 30. Bonora E, Muggeo M. Postprandial blood glucose as a risk factor for cardiovascular disease in Type II diabetes: the epidemiological evidence. Diabetologia. 2001 Dec; 44 (12): 2107-14. 31. Dornhorst A.Insulinotropic meglitinide analogues. Lancet.2001 Nov 17;358(9294):1709-16. 32. Moses R. A review of clinical experience with the prandial glucose regulator, repaglinide in the treatment of type 2 diabetes. Exp Opin Pharmacother 2001; 1455-1467. 33. Graul A, Castaner J. Repaglinide. Drugs of the Future 1996; 21: 694-699. 34. Whitelaw DC, Clark PM, Smith JM, Nattrass M. Effects of the new oral hypoglycaemic agent nateglinide on insulin secretion in type 2 diabetes mellitus. Diabet Med 2000; 17: 225-229. 35. Vilsboll T, Krarup T, Deacon CF, Madsbad S, Holst JJ. Reduced postprandial concentrations of intact biologically active glucagon-like peptide 1 in type 2 diabetic patients. Diabetes. 2001 Mar; 50 (3): 609-13.
36. Drucker DJ. Glucagon-like peptides. Diabetes. 1998 Feb; 47(2): 159-69. 37. Bloomgarden ZT. Gut-derived incretin hormones and new therapeutic approaches. Diabetes Care. 2004 Oct; 27 (10): 2554-9. 38. Ahren B, Simonsson E, Larsson H, Landin-Olsson M, Torgeirsson H, Jansson PA, Sandqvist M, Bavenholm P, Efendic S, Eriksson JW, Dickinson S, Holmes D. Inhibition of dipeptidyl peptidase IV improves metabolic control over a 4-week study period in type 2 diabetes. Diabetes Care. 2002 May; 25 (5): 869-75. 39. Delorme S, Chiasson JL. Acarbose in the prevention of cardiovascular disease in subjects with impaired glucose tolerance and type 2 diabetes mellitus. Curr Opin Pharmacol. 2005 Apr; 5 (2): 184- 9. 40. Bailey CJ, Turner RC. Metformin. N Engl J Med 1996; 334: 574-579. 41. Zhou G, Myers R, Li Y, Chen Y, Shen X, Fenyk-Melody J, Wu M, Ventre J, Doebber T, Fujii N, Musi N, Hirshman MF, Goodyear LJ, Moller DE. Role of AMP-activated protein kinase in mecha- nism of metformin action. J Clin Invest, 2001, 108, 1167-1174. 42. Winder WW, Hardie DG. AMP-activated protein kinase, a metabolic master switch: possible roles in type 2 diabetes. Am J Physiol, 1999, 277(1 Pt 1), E1-10. 43. Hundal RS, Krssak M, Dufour S, Laurent D, Lebon V, Chandramouli V, Inzucchi SE, Schumann WC, Petersen KF, Landau BR, Shulman GI. Mechanism by which metformin reduces glu- cose production in type 2 diabetes. Diabetes. 2000 Dec; 49 (12): 2063-9. 44. Knowler WC, Barrett-Connor E, Fowler SE, Hamman RF, Lachin JM, Walker EA, Nathan DM. Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin. N Engl J Med. 346: 393-403, 2002. 45. U.K. Prospective Diabetes Study (UKPDS) Group: Effect of intensive blood-glucose control with metformin on complications in overweight patients with type 2 diabetes (UKPDS 34). Lancet. 1998 Sep 12; 352 (9131): 854-65. 46. Kersten S, Desvergne B, Wahli W. Roles of PPARs in health and disease. Nature. 2000 May 25; 405 (6785): 421-4. 47. Saltiel AR, Olefsky JM. Thiazolidinediones in the treatment of insulin resistance and type II diabetes. Diabetes. 1996 Dec; 45 (12): 1661-9. 48. Willson TM, Cobb JE, Cowan DJ, Wiethe RW, Correa ID, Prakash SR, Beck KD, Moore LB, Kliewer SA, Lehmann JM. The structure-activity relationship between peroxisome proliferator-activa- ted receptor gamma agonism and the antihyperglycemic activity of thiazolidinediones. J Med Chem. 1996 Feb 2; 39 (3): 665-8. 49. Yang WS, Jeng CY, Wu TJ, Tanaka S, Funahashi T, Matsuzawa Y, Wang JP, Chen CL, Tai TY, Chuang LM. Synthetic peroxisome proliferator-activated receptor-gamma agonist, rosiglitazone, increases plasma levels of adiponectin in type 2 diabetic patients. Diabetes Care. 2002 Feb; 25 (2): 376- 80. 50. Del Prato S. Rationale for the association of sulfonylurea and insulin. Am J Med. 1991 Jun 24; 90 (6A): 77S-82S. 51. Riddle MC, Rosenstock J, Gerich J; Insulin Glargine 4002 Study Investigators. The treat-to-tar- get trial: randomized addition of glargine or human NPH insulin to oral therapy of type 2 diabetic patients. Diabetes Care. 2003 Nov; 26 (11): 3080-6.
52. Rosenstock J, Dailey G, Massi-Benedetti M, Fritsche A, Lin Z, Salzman A. Reduced hypogly- cemia risk with insulin glargine: a meta-analysis comparing insulin glargine with human NPH insulin in type 2 diabetes. Diabetes Care. 2005 Apr; 28 (4): 950-5. 53. Bruttomesso D, Pianta A, Mari A, Valerio A, Marescotti MC, Avogaro A, Tiengo A, Del Prato S. Restoration of early rise in plasma insulin levels improves the glucose tolerance of type 2 diabetic patients. Diabetes. 1999 Jan; 48 (1): 99-105. 54. Ilkova H, Glaser B, Tunckale A, Bagriacik N, Cerasi E. Induction of long-term glycemic con- trol in newly diagnosed type 2 diabetic patients by transient intensive insulin treatment. Diabetes Care. 1997 Sep; 20 (9): 1353-6. 55. Ryan EA, Imes S, Wallace C. Short-term intensive insulin therapy in newly diagnosed type 2 diabetes. Diabetes Care. 2004 May; 27 (5): 1028-32. 56. Alvarsson M, Sundkvist G, Lager I, Henricsson M, Berntorp K, Fernqvist-Forbes E, Steen L, Westermark G, Westermark P, Orn T, Grill V. Beneficial effects of insulin versus sulphonylurea on insulin secretion and metabolic control in recently diagnosed type 2 diabetic patients. Diabetes Care. 2003 Aug; 26 (8): 2231-7.
Puoi anche leggere