The Morning Brief 14/03/2022: di che cosa si parlerà oggi - Recce'd

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            The Morning
                         Brief
14/03/2022: di che cosa si parlerà oggi

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1. Borse mondiali: qualcosa sta succedendo                    Non abbiamo scritto molto di
   Borsa, nelle ultime settimane: se oggi abbiamo deciso di aprire la settimana con un
   commento sulle Borse è perché (forse) qualcosa sta davvero succedendo. E proprio
   non ci riferiamo agli alti e bassi degli indici che tutti vediamo la sera al TG: di
   quelli, almeno per il momento, ci importa pochissimo (https://www.recce-
   d.com/blog/2022/3/11/2mlw1irohw26860twt221cgp2dqom5 ). Ad esempio:
   non ci hanno per nulla impressionato gli ampi rialzi (+8% il DAX) di mercoledì 9
   marzo 2022, che poi abbiamo anche commentato, e documentato, in The Morning
   Brief il giorno successivo, giovedì 10 marzo. Noi per voi prestiamo attenzione ad altri
   fatti che riguardano le Borse: qui sopra vi facciamo leggere che la “narrativa” sta
   cambiando, il che significa in questo caso che le banche di investimento
   internazionali (che fanno da intermediari sui mercati delle azioni,
   obbligazioni, valute e materie prime) vedono messo in pericolo il loro flusso di
   ricavi e allora, se la storia di prima non vende più, si pensa subito ad una nuova storia
   da vendere (come appunto ci ricorda la prima delle tre immagini qui sopra). Non ne
   siamo ancora sicuri: ma potrebbe funzionare come segue: “Li abbiamo fatti tutti
   comperare: e adesso li facciamo tutti vendere”. [importante per: equity, obbligazioni
   e valute (globale)]

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2. I toni sono cambiati               Le Autorità ucraine hanno cambiato tono, e questo
   non vi sarà sfuggito: dai primi giorni, nei quali la frase ripetuta più spesso era
   “combatteremo fino all’ultimo uomo con le bottiglie Molotov”, da almeno quattro
   giorni (mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica) ascoltiamo dalle TV
   internazionali frasi come “sappiamo che il popolo ucraino è stanco”, e poi “chiediamo
   un cessate il fuoco” e infine “siamo pronti per colloqui al vertice”. Siamo quindi ad
   una svolta? E le borse balzeranno in alto del 15% per festeggiare il “cessate il
   fuoco”? Non possiamo darvi una risposta, perché noi non lo sappiamo. Se però volete
   una semplice opinione, noi non attribuiamo a questo scenario di “cessate il fuoco”
   che una piccola probabilità, almeno per i prossimi giorni. Poi va detto che in guerra,
   come in Borsa, tutto è possibile. Ma abbiamo invece una certezza da offrirvi: come
   nel caso del COVID-19, non succederà che “tra sei mesi è tutto come prima”. Non sarà
   mai più “tutto come prima”, come è successo per il COVID-19. Ve lo abbiamo scritto
   nella nostra Lettera di sabato 12 marzo 2022: “questa è per il lungo periodo”.
   [importante per: equity, obbligazioni e valute (globale)]

3. Dopodomani la Fed alza i tassi: e quindi? Non succederà un bel nulla sui mercati
   finanziari, nell’immediato, anche perché quello che doveva succedere è già successo:
   un Titolo di Stato USA a 2 anni oggi rende lo 1,75% (quali quanto il BTp a 10 anni!!!),
   con tutte le implicazioni per l’economia reale degli Stati Uniti. Come moltissimi
   osservatori hanno scritto, e come Recce’d vi scriveva già nell’agosto del 2020, 18
   mesi fa, la Federal Reserve (insieme con BCE e Banca del Giappone) ha fatto “il più
   grave errore di tutta la sua storia”. Tutto fanno errori: noi per primi. Ma noi sappiamo

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come evitare errori così macroscopici, così basilari e così elementari, nel fare il
nostro mestiere. Ma oggi per noi investitori, ciò che più importa non è l’errore
passato,        ma        gli    errori       FUTURI          (https://www.recce-
d.com/blog/2022/3/11/kf1h2affztydfiyb7jpyio038ysqiq ), di cui scrive anche qui
sopra l’immagine: ancora oggi, nel marzo del 2022, non ha la capacità di
spiegare ai mercati ed al Mondo come farà ad uscire da questa situazione.
Perché non ne hanno proprio idea: purtroppo per loro, “hope is not a strategy”,
come dicono sempre i nostri amici americani [importante per: equity,
obbligazioni e valute (globale)]

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                                  L’operatività

Quali segnali ci arrivano dai mercati

Il tema della nostra Sezione Operatività per questa settimana resta quello su cui ci
siamo impegnati la settimana scorsa: semplificando, ci chiediamo se sono più
importanti le chiusure delle Borse ed il prezzo del petrolio WTI, oppure
altri segnali che tutti i giorni riceviamo dai mercati finanziari. Sul piano
operativo, e quindi per le scelte di gestione di cui abbiamo accennato (sinteticamente)
nella Lettera inviata sabato 12 marzo 2022, questo elemento per Recce’d oggi è
determinante, più delle chiusure delle Borse e più del rezzo del petrolio WTI (del
quale abbiamo scritto, con maggiore dettaglio, nel weekend in un Post del Blog
https://www.recce-d.com/blog/2022/3/11/non-esiste-la-crisi-energetica ):

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What’s common to the euro swooning more than 3% in a week, countries in Europe
issuing bills and re-opening bonds every other day as repos go special, while nickel
prices double in short order to touch $100,000 a ton? All measures of
extraordinary distress in the markets, that’s what. JPMorgan Chase’s
head of trading, Troy Rohrbaugh, captures it succinctly when he says
that the markets are “extremely treacherous at the moment.” Yet, given
the widespread sanctions on Russia, major credit cards suspending transactions as
well as businesses pulling out of the country right, left and center, the story of
acute market stress may be just starting to unfold. Somewhere in all this
stage of unadulterated melee, inflation balloons are soaring. So high that
DoubleLine Capital’s Jeffrey Gundlach fears the headline number in the U.S. could
reach 10% this year. Yet in a quiet corner of that stage, the Fed is trying to figure
out the mood music, but is still convinced that baby steps of 25 basis points, taken
one step at a time, will be enough to bring down price pressures while also ensuring
a soft landing for the economy. The combination of runaway inflation,
pockets of distress and a short squeeze causing a surge in commodity
prices all mean that the markets are now more vulnerable to the
prospect of systemic stress on a scale not seen since the global financial
crisis.

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                                     L’analisi

Per la Sezione Analisi di questa settimana, il tema rimarrà il medesimo
che noi per voi abbiamo preso in esame la settimana scorsa. Nel fine
settimana, abbiamo avuto decine di contatti via Skype, con corrispondenti da
tutto il Mondo, ed in aggiunta abbiamo ascoltato con attenzione decine di
interviste sui canali internazionali. Tra tutte, ci ha colpito l’intervista alla TV CNN
di Paul Krugman, economista premio Nobel, economista di punta del New York
Times, economista ascoltatissimo nell’Amministrazione Biden. Krugman
sostiene che “Putin non ha fatto bene i suoi conti” relativamente
all’economia russa, quando ha deciso per l’invasione. Krugman sostiene
che l’economia russa crollerà: e dice che le stime delle banche di investimento
sono troppo prudenti, quando scrivono di un calo del PIL russo del 15% nel 2022.
Ora: detto che fare oggi questo tipo di previsioni è molto azzardato,
visto che TUTTI gli scenari rimangono aperti, noi vogliamo chiarire al
Cliente quale è la nostra posizione su questo tema, che evidentemente influenza
anche la nostra gestione del portafoglio modello. Ebbene: noi in Recce’d non la
vediamo (neppure questa volta) come Paul Krugman. Di preciso, come già detto,
non siamo in condizione di dire nulla perché sono così tante le cose che
potrebbero ancora accadere (anche a brevissimo) da rendere del tutto
inutile una misura puntuale del calo del PIL russo. Quello che però a noi,
in quanto investitori, importa, è capire una cosa del tutto diversa, della quale
abbiamo scritto ogni giorno la settimana scorsa: ovvero, che cosa cambia per il
PIL dell’Italia, della Germania, della Francia, degli Stati Uniti e del Regno Unito,
perché sono questi i Paesi nei quali maggiormente oggi siamo investiti. Paul
Krugman dice che Putin ha fatto male i conti, e rischia il disastro per
effetto delle sanzioni. Ma l’Occidente, che cosa rischia? Da ciò che diceva
ieri Putin, e da ciò che leggiamo ed ascoltiamo ogni giorno dagli amici americani,
sembra proprio che questa guerra non cambierà nulla, nelle vite dei cittadini USA.
Si tratta di un modo di leggere la contemporaneità che (è una nostra intuizione)
Putin ha voluto testare: ha voluto mettere in discussione il fatto che “gli Stati
Uniti sono al centro di tutto”. Vedremo come finirà questo test, che
(semplificando e banalizzando) si potrebbe sintetizzare così: è vero che
l’economia non può sopravvivere senza Apple, Amazon, Facebook,
Netflix e Google? Vedremo: magari … sono proprio questi cinque giganti
FAANG a non poter fare a meno dell’economia globalizzata.

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