TESSILE - ABBIGLIAMENTO UN SETTORE DA RIPENSARE - Assessorato alle attività produttive

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TESSILE - ABBIGLIAMENTO UN SETTORE DA RIPENSARE - Assessorato alle attività produttive
Assessorato alle attività produttive

TESSILE – ABBIGLIAMENTO
UN SETTORE DA RIPENSARE

                              Gennaio 2006
La presente ricerca è stata commissionata al COSES dalla
Provincia di Venezia – Assessorato alle Attività Produttive

Questo rapporto è stato steso da Stefania Bragato e Rita Canu.
Silvia Aliprandi e Vania Colladel hanno elaborato i dati contenuti nelle tabelle del
rapporto.

Hanno contribuito a questa ricerca fornendo e/o elaborando le informazioni contenute i
seguenti enti ed istituzioni:
   − Ente Bilaterale Artigianato Veneto
   − Inps regionale
   − Veneto Lavoro

Ringraziamenti
Senza la collaborazione di Enrico Bernardinello (Inps), Danilo Maurizio (Veneto
Lavoro), Fabio Occari e Alberto Scattolin (Osservatorio Ebav) non avremmo potuto
analizzare con dettaglio i temi affrontati nello studio.
Ringraziamo per le conversazioni avute e il tempo dedicato Gianni Ballarin (Comet),
Giancarlo Corò e Giuseppe Tattara (Università di Venezia), Walter Dotto (Passaggio
Obbligato), Zimer Longhin (Confartigianato e Vogue), Marco Martinelli (Martinelli),
Piero Scomparin (Cisl), Vania Toffanin (Cgil).

    Assessorato alle attività produttive
Indice

1. INTRODUZIONE......................................................................................................... 1

2. IL SETTORE TESSILE-ABBIGLIAMENTO AI CENSIMENTI ................................... 3

3. IL SETTORE TESSILE-ABBIGLIAMENTO: DINAMICHE RECENTI..................... 12

4. IL RICORSO AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI.................................................. 15

5. LE TESTIMONIANZE RACCOLTE........................................................................... 19
   5.1 La mappa del settore abbigliamento in provincia ............................................. 19
   5.2 La crisi: le evidenze empiriche, le cause e la gestione ...................................... 21

6. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE............................................................................... 25

Bibliografia..................................................................................................................... 32
1. INTRODUZIONE

L’analisi in un contesto locale della crisi del tessile-abbigliamento – settore al quale si
associano a volte definizioni più ampie come settore moda – non può che limitarsi alla
descrizione della situazione osservata localmente, rimandando necessariamente al
contesto nazionale le argomentazioni sulle ragioni della crisi. Infatti, il dibattito sulle
motivazioni della perdita di competitività di alcuni settori manifatturieri (tra cui appunto
quello del tessile-abbigliamento) è centrato sulla crisi del modello di specializzazione
troppo sbilanciato verso i settori tradizionali. L’Italia ha goduto per molti anni del
vantaggio competitivo nei settori tradizionali, vantaggio rafforzato da processi di
svalutazione della moneta e da misure di protezione commerciale “assai pronunciate
proprio nei settori tradizionali, quali tessile-abbigliamento e agricoltura. I limiti di
questo modello di specializzazione diventano però evidenti nel momento in cui il
processo di globalizzazione si allarga anche ai paesi in via di sviluppo. Si erode il
vantaggio comparato dell’Italia. Le carenze di manodopera qualificata impediscono un
rapido adattamento del modello di specializzazione della nostra economia che rimane
quindi ancorata ai settori sempre più esposti alla concorrenza dei paesi emergenti. Il
protezionismo non è però una risposta, soprattutto nella misura in cui incoraggia lo
spostamento di nuove risorse verso i settori in declino e accentua, invece di risolvere, i
nodi strutturali della nostra economia” (Faini, 2004, pag. 76). D’altra parte, la politica
industriale seguita nel nostro paese non ha che favorito la perdita della grande industria
in settori ad alto contenuto tecnologico e richiedenti manodopera altamente qualificata
(Gallino, 2003). Cosicché oggi lo squilibrio nel mercato del lavoro tra un’offerta di
giovani che formano ciò che chiamiamo le sacche della disoccupazione intellettuale e,
dall’altra parte, una ‘famelica’ richiesta di manodopera poco qualificata soddisfatta (con
difficoltà) dai lavoratori immigrati, non è che l’effetto della stessa causa.

Quindi la crisi dell’industria tessile-abbigliamento di cui tanto si parla nell’ultimo anno
non è una cosa recente, le ragioni nascono da lontano, gli effetti forse sono più evidenti
ora con l’accelerazione dei mutamenti nelle condizioni dell’economia mondiale. La
Cina è solo l’ultimo imputato con il suo sistema di vantaggi comparati nella produzione
dei beni per l’abbigliamento.

                                              1
Ad accrescere la perdita di competitività nel mercato mondiale delle produzioni
manifatturiere italiane ha contribuito anche il calo della produttività del lavoro che ha
comportato un incremento del costo del lavoro per unità di prodotto. Ciò è dovuto non
tanto alla scarsità degli investimenti delle imprese, quanto piuttosto al tipo di
investimenti effettuati che non si sono tradotti in un uso più efficiente delle risorse:
“occorrono finanziamenti per le necessarie ristrutturazioni delle vecchie imprese e
finanziamenti per le nuove imprese innovative” (Daveri, 2005).

Attraverso l’uso dei dati dei censimenti economici, le dinamiche di trend del settore
manifatturiero e, in particolare, del tessile-abbigliamento si illustreranno le differenze e
le analogie evolutive settoriali che si possono osservare fra i tre livelli territoriali
analizzati: regione, provincia di Venezia e Centri per l’impiego (par. 2). L’analisi
descrittiva continua considerando il più recente periodo temporale (dopo il 2001)
mettendo insieme le informazioni disponibili più aggiornate (par. 3). Si analizzano le
assunzioni e le quantità di lavoro (anni/uomo) per settore e si studia il ricorso agli
ammortizzatori sociali (cassa integrazione e sospensioni dell’artigianato) come
indicatore dell’attuale crisi del manifatturiero (par. 4). Lo studio prosegue con gli esiti
di un’indagine qualitativa costituita da interviste svolte alle parti sociali e ad alcuni
imprenditori del settore (par. 5). Alcune note conclusive sono contenute nell’ultimo
paragrafo.

                                             2
2. IL SETTORE TESSILE-ABBIGLIAMENTO AI CENSIMENTI

I dati censuari considerati consentono di analizzare i trend evolutivi delle unità locali e
degli addetti (posti di lavoro) in provincia di Venezia e in Veneto nei tre decenni che
vanno dal 1971 al 2001, mentre le valutazioni a livello sub-provinciale, svolte per
comuni raggruppati per Centri per l’impiego, utilizzano solo i dati dei due ultimi
Censimenti (1991 e 2001). Il comparto analizzato è quello delle imprese, con
l’esclusione delle istituzioni pubbliche e private. Va precisato inoltre che per effettuare
confronti intercensuari, a partire dal 1971, anno in cui muta il campo di osservazione,
occorre utilizzare un universo di osservazione comune tra i vari anni.
Questo implica che le unità locali e gli addetti risultanti dalle tabelle che considerano la
serie storica non corrispondono al totale censito negli anni dal 1981 in poi. Ad esempio,
al 2001, in provincia di Venezia il Censimento conta 68.011 unità locali delle imprese
anziché 59.455 (valore riferito a parità di campo di osservazione 1971) e 269.282
addetti invece di 252.531. Nel confronto 1991-2001, seppure siano cambiati i criteri di
rilevazione, il campo è il medesimo e perciò la somma dei valori riferiti ai Centri per
l’impiego (aree su cui si svolge il confronto tra i due Censimenti) corrisponde all’intero
universo censito nel 2001.

Con l’analisi della dinamica dei posti di lavoro (indicatore usato in questa analisi) non si
valutano le performance dei settori, che possono avere andamenti contrastanti con quelli
degli addetti, in quanto un valore aggiunto elevato può essere dovuto anche ad una alta
produttività del lavoro, raggiunta dal progresso tecnico a scapito dell’impiego della
forza e dei posti lavoro. Valutare l’andamento settoriale di questi ultimi implica
considerare l’evoluzione del peso dei settori nei sistemi produttivi in termini di posti di
lavoro. Questo è l’obiettivo dello studio qui sviluppato con i dati censuari.

E’ dagli anni ‘80 che il manifatturiero vede diminuire i posti di lavoro, un calo che parte
dagli anni ‘70 per la chimica, per il tessile e per il vetro (tab. 1). Il crollo delle
confezioni (-30% degli addetti) è un segnale negativo registrato solo nell’ultimo
decennio, mentre per il cuoio-calzature i segnali di un decremento dei posti di lavoro
risalgono al decennio precedente. Rimanendo nell’ambito dell’industria, tassi di crescita

                                             3
positivi (dal 1971 al 2001) si registrano nell’occhialeria, nella meccanica e nelle
costruzioni dove si osserva la crescita più alta ( il 29%) tra il 1991 e il 2001.

Tab. 1       Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1971 e 2001*.
             Provincia di Venezia
                                                                                                         Dimensione
                                      Unità locali                    Addetti alle unità locali          media unità      Var. % addetti
                                                                                                           locali
                                                                                                                       1971-    1981-    1991-
                             1971     1981     1991    2001     1971        1981      1991        2001   1971   2001
                                                                                                                        1981     1991     2001
MANIFATTURIERO               5.292    7.087    8.118 8.321     74.109     81.768    79.462     73.378    14,0    8,8    10,3      -2,8     -7,7
 Alimentare                    541      473      906    917     4.028      3.679     5.783      5.898     7,4    6,4     -8,7    57,2       2,0
 Abbigliamento di cui:       1.281    1.809    2.065 1.546     12.272     17.391    19.145     14.009     9,6    9,1    41,7     10,1    -26,8
  Tessile                      351      528      412    235     4.466      4.093     3.766      2.374    12,7   10,1     -8,4     -8,0   -37,0
  Confezioni                   667      774    1.004    723     3.265      5.637     7.958      5.591     4,9    7,7    72,6     41,2    -29,7
  Cuoio                        263      507      649    588     4.541      7.661     7.421      6.044    17,3   10,3    68,7      -3,1   -18,6
 Legno-mobilio               1.073    1.358    1.177 1.135      6.786      6.597     5.856      6.364     6,3    5,6     -2,8   -11,2       8,7
 Gioielleria e oreficeria      107      128      133    126       244        306       285        217     2,3    1,7    25,4      -6,9   -23,9
 Chimica plastica e gomma      168      225      214    240    16.498     14.862     9.502      7.337    98,2   30,6     -9,9   -36,1    -22,8
 Meccanica                   1.354    1.994    2.023 2.499     20.548     25.088    27.206     27.695    15,2   11,1    22,1       8,4      1,8
 Occhiali                       42      175      422    395     1.736      1.908     1.975      2.052    41,3    5,2      9,9      3,5      3,9
 Carta e editoria              151      258      330    388     1.453      2.698     2.000      2.205     9,6    5,7    85,7    -25,9     10,3
 Marmo e vetro                 490      583      624    771     7.681      6.415     5.533      5.111    15,7    6,6   -16,5    -13,7      -7,6
 Altre manifatture              85       84      224    304     2.863      2.824     2.177      2.490    33,7    8,2     -1,4   -22,9     14,4
COSTRUZIONI                  2.118    5.790    6.798 9.157     17.336     19.252    21.287     27.395     8,2    3,0    11,1     10,6     28,7
COMMERCIO                   16.850   19.309   18.785 19.360    40.252     48.577    50.517     52.751     2,4    2,7    20,7       4,0      4,4
TRASPORTI                    1.472    2.247    2.574 3.687     22.061     16.744    24.486     25.307    15,0    6,9   -24,1     46,2       3,4
ALTRI SETTORI                8.402   15.020   12.769 18.930    31.821     48.465    52.528     73.700     3,8    3,9    52,3       8,4    40,3
TOTALE SETTORI              34.134   49.453   49.044 59.455   185.579    214.806   228.280    252.531     5,4    4,2    15,7       6,3    10,6

* campo minimo di osservazione Censimento 1971
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1971 - 2001

La provincia di Venezia mostra trend negativi diffusi in più settori rispetto a quanto si
osserva nella media regionale (tab. 2). Infatti, in regione, il manifatturiero ha tassi di
crescita positivi dei posti di lavoro dal 1971 in poi; solo il tessile perde addetti dagli
anni ‘70, mentre - per quanto riguarda le confezioni e il settore del cuoio-calzature - si
conferma quanto osservato per Venezia. La chimica (settore chimica-gomma) aumenta i
posti di lavoro nell’ultimo decennio, crescita favorita anche dallo sviluppo (negli anni
‘90) del settore delle calzature sportive. Tendenze positive in tutti i periodi intercensuari
si registrano nei settori industriali della meccanica, dell’occhialeria, della carta-editoria
e delle costruzioni.

                                                                  4
Tab. 2       Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1971 e 2001*. Veneto

                                                Unità locali                              Addetti alle unità locali               Dimensione                  Var. % addetti
                                                                                                                                  media unità
                                                                                                                                    locali
                                  1971        1981       1991        2001       1971           1981        1991         2001      1971   2001    1971- 1981     1981- 1991     1991- 2001
MANIFATTURIERO                    40.936     63.461      68.087     67.323    480.942          613.794    650.664      665.748    11,7     9,9     27,6             6,0           2,3
 Alimentare                        4.064       4.234      5.458       5.314     37.050          40.719     46.280       46.183     9,1     8,7      9,9            13,7          -0,2
 Abbigliamento di cui:            10.665     17.211      17.167     12.193    141.631          174.303    183.055      133.974    13,3    11,0     23,1             5,0         -26,8
  Tessile                          3.448       6.197      4.608       2.542     59.571          58.296     53.404       35.533    17,3    14,0     -2,1            -8,4         -33,5
   Confezioni                      5.658       7.134      8.540       6.404     49.086          68.486     82.689       59.453     8,7     9,3     39,5            20,7         -28,1
   Cuoio                           1.559       3.880      4.019       3.247     32.974          47.521     46.962       38.988    21,2    12,0     44,1            -1,2         -17,0
 Legno-mobilio                    10.149     13.963      12.595     12.141      59.511          77.382     71.452       74.492     5,9     6,1     30,0            -7,7           4,3
 Gioielleria e oreficeria            727       1.212      1.519       1.715      7.238           7.955     13.036       13.946    10,0     8,1      9,9            63,9           7,0
 Chimica plastica e gomma          1.136       2.531      2.120       2.510     31.548          44.495     38.434       45.412    27,8    18,1     41,0           -13,6          18,2
 Meccanica                         9.628     16.594      18.655     22.567    132.584          184.204    207.996      253.928    13,8    11,3     38,9            12,9          22,1
 Occhiali                            384       1.531      3.173       3.055      7.434          12.580     19.478       25.578    19,4     8,4     69,2            54,8          31,3
 Carta e editoria                  1.072       2.070      2.749       2.996     20.096          26.266     27.926       28.986    18,7     9,7     30,7             6,3           3,8
 Marmo e vetro                     2.693       3.451      3.591       3.651     36.882          39.309     35.167       34.454    13,7     9,4      6,6           -10,5          -2,0
 Altre manifatture                   418         664      1.060       1.181      6.968           6.581      7.840        8.795    16,7     7,4     -5,6            19,1          12,2
COSTRUZIONI                       16.034     40.536      43.756     54.324      93.932         121.015    127.669      150.421     5,9     2,8     28,8             5,5          17,8
COMMERCIO                         86.001    109.670     108.855    111.465    205.065          266.689    285.944      293.498     2,4     2,6     30,1             7,2           2,6
TRASPORTI                          9.450     15.743      16.228     18.656      64.989          53.152     87.579      100.794     6,9     5,4    -18,2            64,8          15,1
ALTRI SETTORI                     39.166     54.671      70.112    104.680    124.846          173.209    241.500      341.728     3,2     3,3     38,7            39,4          41,5
TOTALE SETTORI                   191.587    284.081     307.038    356.448    969.774     1.227.859      1.393.356    1.552.189    5,1     4,4     26,6            13,5          11,4

* campo minimo di osservazione Censimento 1971
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1971 - 2001

                                                                                                 5
Le tabelle mostrano un fenomeno comune alle due aree, ossia il calo progressivo della
dimensione delle unità locali. Da una dimensione media di circa 5 addetti per unità
locale (nel 1971) si è passati a 4 (nel 2001). Si tratta di un valore medio che, seppure
possa nascondere incrementi consistenti del numero delle imprese nelle classi più
elevate, indica un aumento delle unità locali più piccole1. La riduzione della dimensione
è un elemento che non può che essere visto negativamente in un processo di
concorrenza globale.

Le dinamiche evidenziate per l’ultimo periodo (1991-2001) nel territorio provinciale
mutano a livello di bacini territoriali (aree dei Centri per l’impiego). Infatti, accanto ai
tratti comuni osservati in diverse aree si coglie anche una diversità di sviluppo settoriale
(tabb. 3-8).
La perdita dei posti di lavoro nel tessile riguarda tutti i Centri con l’eccezione di una
sostanziale stabilità nel Centro per l’impiego di Venezia (+1%). In termini di variazione
percentuale il calo più consistente è registrato a Chioggia (-74%), a Mirano (-63%) e a
Dolo (-57%). Vi è però da aggiungere che si tratta di un settore che non ha mai pesato
per più di pochi punti percentuali sul totale dei posti di lavoro dei sistemi produttivi
locali. Altre sono le considerazioni per il settore delle confezioni, che presenta cali
considerevoli di posti di lavoro in tutte le aree, e ha un peso consistente in quella di
Chioggia dove, nonostante il decremento del 38% degli addetti, il peso (in termini di
posti di lavoro) è del 10%. Restando nell’ambito del settore moda, cuoio-calzature è il
comparto dove gli addetti diminuiscono in modo diffuso, con le eccezioni del
sandonatese e del veneziano. Ma il settore ha un peso rilevante solo nel dolese dove (al
2001) rappresenta comunque il 19% dei posti lavoro.
Da uno sguardo d’insieme agli altri settori del manifatturiero balzano agli occhi gli
andamenti negativi della meccanica nell’area veneziana (-26%) e nel dolese (-10%),
settore che rappresentava, e ancora rappresenta, un peso considerevole in termini di
addetti (nel veneziano 8%, nel dolese 9%).

1
    Il calo della dimensione media può essere attribuito anche alla diversa modalità di rilevazione usata
    nel Censimento del 2001 rispetto al 1991. L’ultimo Censimento ha utilizzato anche gli archivi
    amministrativi per censire le unità locali e in questo modo non sono sfuggite nemmeno le più piccole
    unità che più difficilmente, invece, vengono contate nel censimento a vista.

                                                    6
Tab. 3 - Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1991 e 2001.
         Centro per l'impiego di Venezia*
                                                                                               Distribuzione % degli
                                        valori assoluti 2001        variazione % 1991-2001
                                                                                                       addetti
                                     Unità locali    Addetti       Unità locali   Addetti       1991           2001
MANIFATTURIERO                          2.812        24.370              9,5       -24,9         28,5           19,9
alimentare                                299         1.634              0,0       -16,0           1,7           1,3
abbigliamento di cui:                     257         1.473            -23,5       -15,8           1,5           1,2
     tessile                               74           707            -20,4         1,1          0,6            0,6
     confezioni                           158           656            -29,5       -32,7           0,9           0,5
     cuoio                                 25           110             31,6        46,7          0,1            0,1
legno-mobilio                             328           988             -3,2       -11,4           1,0           0,8
gioielleria e oreficeria                   87           162            -15,5       -23,9           0,2           0,1
chimica plastica e gomma                   67         4.182            -13,0       -40,8           6,2           3,4
meccanica                                 702        10.254             19,4       -26,2         12,2            8,4
occhiali                                  144           387            -14,3       -53,9           0,7           0,3
carta e editoria                          210         1.024             23,5         0,8          0,9            0,8
marmo e vetro                             518         3.001             38,1        -9,6           2,9           2,5
altre manifatture                         200         1.265             75,4        -1,3          1,1            1,0
COSTRUZIONI                             1.879         7.785             80,3        30,6          5,2            6,4
COMMERCIO                               7.326        22.765              5,4         4,9         19,1           18,6
TRASPORTI                               1.847        17.941             96,5        -3,7         16,4           14,7
ALTRI SETTORI                          11.700        49.449             85,7        40,7         30,9           40,4
TOTALE SETTORI                         25.564       122.310             43,6         7,4        100,0          100,0

* comprende i comuni di Venezia, Marcon e Quarto d'Altino
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 - 2001

Tab. 4 - Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1991 e 2001.
         Centro per l'impiego di Portogruaro*
                                                                                               Distribuzione % degli
                                        valori assoluti 2001        variazione % 1991-2001
                                                                                                       addetti
                                     Unità locali    Addetti       Unità locali   Addetti       1991           2001
MANIFATTURIERO                            824         7.377              2,1        12,4         28,7           27,4
alimentare                                119           628             -7,8       -12,2           3,1           2,3
abbigliamento di cui:                      51           796            -37,8       -22,0           4,5           3,0
     tessile                               27           642            -32,5       -19,9          3,5            2,4
     confezioni                            22           151            -42,1       -25,2          0,9            0,6
     cuoio                                   2            3            -50,0       -82,4           0,1           0,0
legno-mobilio                             193         1.887              0,5        20,6           6,8           7,0
gioielleria e oreficeria                     2            2            -71,4       -84,6           0,1           0,0
chimica plastica e gomma                   21           330             40,0        36,4          1,1            1,2
meccanica                                 300         2.454             23,5        42,5           7,5           9,1
occhiali                                   39           373             25,8        17,3          1,4            1,4
carta e editoria                           39           208              5,4        41,5           0,6           0,8
marmo e vetro                              42           625            -22,2       -11,1           3,1           2,3
altre manifatture                          18            74              5,9       -36,8          0,5            0,3
COSTRUZIONI                             1.600         4.116              5,8         8,6         16,6           15,3
COMMERCIO                               2.290         5.717             -3,6         3,5         24,2           21,3
TRASPORTI                                 346         1.016              0,0         0,7          4,4            3,8
ALTRI SETTORI                           3.406         8.653             25,5        44,5         26,2           32,2
TOTALE SETTORI                          8.466        26.879              9,2        17,5        100,0          100,0

* comprende i comuni di Annone Veneto, Caorle, Cinto Caomaggiore, Concordia Sagittaria, Fossalta di Portogruaro,
   Gruaro, Portogruaro, Pramaggiore, San Michele al Tagliamento, San Stino di Livenza e Teglio Veneto
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 - 2001

                                                               7
Tab. 5 - Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1991 e 2001.
         Centro per l'impiego di San Donà di Piave*
                                                                                               Distribuzione % degli
                                        valori assoluti 2001        variazione % 1991-2001
                                                                                                       addetti
                                     Unità locali    Addetti       Unità locali   Addetti       1991           2001
MANIFATTURIERO                          1.114         8.740              6,8        15,8         26,7          24,3
alimentare                                168           969             -0,6        -2,8           3,5          2,7
abbigliamento di cui:                      99           899            -46,2       -33,7           4,8          2,5
     tessile                               31           416            -48,3       -30,2          2,1           1,2
     confezioni                            64           452            -45,3       -38,6          2,6           1,3
     cuoio                                   4           31            -42,9        34,8           0,1          0,1
legno-mobilio                             202         1.209              0,5        18,9           3,6          3,4
gioielleria e oreficeria                     8            9           100,0         80,0           0,0          0,0
chimica plastica e gomma                   39           444             69,6       123,1           0,7          1,2
meccanica                                 433         3.819             39,7        22,0         11,1          10,6
occhiali                                   48           148             11,6        57,4          0,3           0,4
carta e editoria                           33           274             -2,9        66,1           0,6          0,8
marmo e vetro                              63           467             18,9        36,5          1,2           1,3
altre manifatture                          21           502             -4,5       105,7          0,9           1,4
COSTRUZIONI                             1.960         5.806             33,0        48,0         13,9          16,1
COMMERCIO                               3.280         8.159              3,2         9,9         26,2          22,7
TRASPORTI                                 389         1.810              6,6        23,8          5,2           5,0
ALTRI SETTORI                           4.663        11.457             51,9        44,3         28,1          31,8

* comprende i comuni di Cavallino-Treporti, Ceggia, Eraclea, Fossalta di Piave, Jesolo, Meolo, Musile di Piave,
  Noventa di Piave, San Donà di Piave e Torre di Mosto
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 - 2001

Tab. 6 - Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1991 e 2001.
         Centro per l'impiego di Chioggia*
                                                                                               Distribuzione % degli
                                        valori assoluti 2001        variazione % 1991-2001
                                                                                                       addetti
                                     Unità locali    Addetti       Unità locali   Addetti       1991           2001
MANIFATTURIERO                            545         3.367             -8,2       -22,5         28,5           21,2
alimentare                                 90           462            -11,8       -26,6           4,1           2,9
abbigliamento di cui:                     166         1.676            -34,9       -41,2         18,7           10,5
     tessile                               17            71            -58,5       -74,1          1,8            0,4
     confezioni                           139         1.566            -32,2       -38,3         16,7            9,8
     cuoio                                 10            39             11,1        -2,5          0,3            0,2
legno-mobilio                              56           181            -12,5       -14,6           1,4           1,1
gioielleria e oreficeria                     4            7             33,3        75,0          0,0            0,0
chimica plastica e gomma                   11           121             10,0       202,5           0,3           0,8
meccanica                                 170           743             60,4        64,0           3,0           4,7
occhiali                                   16            28            -15,8        -3,4          0,2            0,2
carta e editoria                             9           18            -18,2       -18,2           0,1           0,1
marmo e vetro                              18           106            -10,0         7,1          0,7            0,7
altre manifatture                            5           25             25,0       316,7           0,0           0,2
COSTRUZIONI                               740         1.922             64,8        19,6         10,6           12,1
COMMERCIO                               1.483         3.413             -4,9        -8,9         24,6           21,5
TRASPORTI                                 225         1.244              9,8        -3,8          8,5            7,8
ALTRI SETTORI                           1.975         5.965             25,4        40,8         27,8           37,5
TOTALE SETTORI                          4.968        15.911             13,4         4,5        100,0          100,0

* comprende i comuni di Cavarzere, Chioggia e Cona
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 – 2001

                                                               8
Tab. 7 - Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1991 e 2001.
         Centro per l'impiego di Mirano*
                                                                                          Distribuzione % degli
                                     valori assoluti 2001        variazione % 1991-2001
                                                                                                  addetti
                                  Unità locali    Addetti       Unità locali   Addetti     1991           2001
MANIFATTURIERO                       1.474        16.579             -3,0        15,5       47,1           44,0
alimentare                             136         1.629             20,4        52,2         3,5           4,3
abbigliamento di cui:                  278         2.405            -28,4       -36,9       12,5            6,4
     tessile                            56           420            -50,4       -62,6        3,7            1,1
     confezioni                        196         1.829            -20,3       -23,4         7,8           4,9
     cuoio                              26           156           -10,3        -48,0        1,0            0,4
legno-mobilio                          211         1.367            -13,5        -5,5         4,7           3,6
gioielleria e oreficeria                15            25             36,4       -39,0         0,1           0,1
chimica plastica e gomma                60           833              1,7        18,5         2,3           2,2
meccanica                              511         7.676             19,7        55,2       16,2           20,4
occhiali                                80           944             -8,0        91,9        1,6            2,5
carta e editoria                        56           523              1,8        -0,2         1,7           1,4
marmo e vetro                           82           617             -2,4       -26,6         2,8           1,6
altre manifatture                       45           560           -11,8         16,9        1,6            1,5
COSTRUZIONI                          1.530         3.629             25,5        19,2       10,0            9,6
COMMERCIO                            2.618         7.247              5,4         2,1       23,3           19,2
TRASPORTI                              441         1.604             18,2        38,2        3,8            4,3
ALTRI SETTORI                        3.102         8.624             76,5        79,7       15,8           22,9
TOTALE SETTORI                       9.165        37.683             24,6        23,7      100,0          100,0

* comprende i comuni di Martellago, Mirano, Noale, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzeè e Spinea
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 - 2001

Tab. 8 - Unità locali e addetti alle unità locali delle imprese ai Censimenti 1991 e 2001.
         Centro per l'impiego di Dolo*
                                                                                          Distribuzione % degli
                                     valori assoluti 2001        variazione % 1991-2001
                                                                                                  addetti
                                  Unità locali    Addetti       Unità locali   Addetti     1991           2001
MANIFATTURIERO                       1.552        12.945             -2,1        -8,9       51,7           42,4
alimentare                             105           576             11,7        35,2         1,5           1,9
abbigliamento di cui:                  695         6.760            -15,2       -19,1       30,4           22,1
     tessile                            30           118            -53,8       -56,6        1,0            0,4
     confezioni                        144           937            -17,2       -16,3         4,1           3,1
     cuoio                             521         5.705           -10,3        -18,1       25,3           18,7
legno-mobilio                          145           732              5,8        46,1         1,8           2,4
gioielleria e oreficeria                10            12           100,0         33,3         0,0           0,0
chimica plastica e gomma                42         1.427             40,0        14,2        4,5            4,7
meccanica                              383         2.749              9,7       -10,0       11,1            9,0
occhiali                                68           172             -8,1       -14,9        0,7            0,6
carta e editoria                        41           158             78,3        25,4         0,5           0,5
marmo e vetro                           48           295             26,3        28,8        0,8            1,0
altre manifatture                       15            64             -6,3        30,6        0,2            0,2
COSTRUZIONI                          1.448         4.137             31,5        39,8       10,8           13,6
COMMERCIO                            2.363         5.450              5,7         8,3       18,3           17,9
TRASPORTI                              439         1.692             27,2        82,9        3,4            5,5
ALTRI SETTORI                        2.640         6.303             67,1        43,9       15,9           20,6
TOTALE SETTORI                       8.442        30.527             23,3        11,0      100,0          100,0

* comprende i comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d'Artico, Fossò,
  Mira, Pianiga, Stra e Vigonovo
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 - 2001

                                                            9
Le diverse dinamiche settoriali producono contemporaneamente un significativo calo
degli addetti nell’intero comparto manifatturiero nei centri di Venezia (-25%), di
Chioggia (-23%) e di Dolo (-9%), e una crescita dei posti di lavoro nei centri di
Portogruaro (+12%), San Donà di Piave (+16%) e Mirano (+16%).

In conclusione, questa analisi conferma che la perdita di peso del settore moda (tessile-
abbigliamento) è, da lontano, attribuibile al tessile, e più recentemente (anni ‘90) alle
confezioni e (dagli anni ‘80) al settore del cuoio-calzature. A seconda della
specializzazione settoriale dei sistemi produttivi locali, l’impatto del declino - che
(forse) è fisiologico per settori a produzioni mature - varia nel territorio. E così un
sistema produttivo che ha una specializzazione elevata in settori in crisi, si trova ad
affrontare i problemi di una rapida ristrutturazione e/o riconversione produttiva per
attenuare lo sbilanciamento. È questo il caso delle aree di Chioggia e di Dolo che
presentano rispettivamente indici di specializzazione produttiva2 del 5% (confezioni) e
dell’8% (nel cuoio-calzature): indici così elevati non sono raggiunti da nessun altra area
e per nessun settore (tab. 9).

2
    L’indice di specializzazione riferito ad un settore e ad una area si calcola facendo il rapporto tra quota
    di addetti del settore in quella area sulla corrispondente quota calcolata ad un livello territoriale
    superiore (nel nostro caso la provincia).

                                                     10
Tab. 9        Indice di specializzazione degli addetti alle unità locali delle imprese per Centri per l'Impiego. Censimenti 1991 e 2001

                                                                              San Donà di                                                         Provincia di
                                        Venezia          Portogruaro                                Chioggia       Mirano           Dolo
                                                                                 Piave                                                              Venezia
                                      1991      2001      1991      2001      1991       2001       1991   2001   1991   2001     1991     2001   1991    2001
MANIFATTURIERO                          0,9       0,7       0,9       1,0        0,8       0,9       0,9    0,8    1,4      1,6    1,5      1,6     1,0     1,0
 Alimentare                             0,7       0,6       1,3       1,1        1,5       1,2       1,7    1,3    1,4      2,0    0,6      0,9     1,0     1,0
 Abbigliamento                          0,2       0,2       0,6       0,6        0,6       0,5       2,3    2,0    1,6      1,2    3,8      4,3     1,0     1,0
    Tessile                             0,4       0,7       2,2       2,7        1,3       1,3       1,1    0,5    2,3      1,3    0,6      0,4     1,0     1,0
    Confezioni                          0,3       0,3       0,3       0,3        0,8       0,6       5,0    4,7    2,3      2,3    1,2      1,5     1,0     1,0
    Cuoio                               0,0       0,0       0,0       0,0        0,0       0,0       0,1    0,1    0,3      0,2    8,1      8,3     1,0     1,0
 Legno-mobilio                          0,4       0,3       2,8       3,0        1,5       1,4       0,6    0,5    1,9      1,5    0,7      1,0     1,0     1,0
 Gioielleria e oreficeria               1,6       1,6       0,5       0,1        0,1       0,3       0,2    0,5    1,1      0,8    0,3      0,5     1,0     1,0
 Chimica plastica e gomma               1,6       1,3       0,3       0,5        0,2       0,5       0,1    0,3    0,6      0,8    1,1      1,7     1,0     1,0
 Meccanica                              1,1       0,8       0,7       0,9        1,0       1,0       0,3    0,5    1,4      2,0    1,0      0,9     1,0     1,0
 Occhiali                               0,9       0,4       1,7       1,8        0,4       0,5       0,2    0,2    1,9      3,3    0,9      0,7     1,0     1,0
 Carta e editoria                       1,1       1,0       0,8       0,9        0,7       0,9       0,2    0,1    2,0      1,7    0,5      0,6     1,0     1,0
 Marmo e vetro                          1,3       1,3       1,3       1,2        0,5       0,7       0,3    0,4    1,2      0,9    0,4      0,5     1,0     1,0
 Altre manifatture                      1,2       1,1       0,6       0,3        0,9       1,5       0,0    0,2    1,7      1,6    0,2      0,2     1,0     1,0
COSTRUZIONI                             0,6       0,6       1,9       1,5        1,6       1,6       1,2    1,2    1,1      0,9    1,2      1,3     1,0     1,0
COMMERCIO                               0,9       1,0       1,1       1,1        1,2       1,2       1,2    1,1    1,1      1,0    0,9      0,9     1,0     1,0
TRASPORTI                               1,6       1,6       0,4       0,4        0,5       0,5       0,8    0,8    0,4      0,5    0,3      0,6     1,0     1,0
ALTRI SETTORI                           1,2       1,2       1,0       1,0        1,1       0,9       1,1    1,1    0,6      0,7    0,6      0,6     1,0     1,0
Fonte: elaborazioni Coses su dati Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi 1991 - 2001

                                                                                               11
3. IL        SETTORE              TESSILE-ABBIGLIAMENTO:                              DINAMICHE
     RECENTI

Disporre di dati locali aggiornati è quasi un’impresa impossibile. Le informazioni sul
mercato del lavoro disponibili a livello sub-provinciale sono merce rara e preziosa.
Ancora una volta soltanto i censimenti forniscono dati completi sull’offerta e sulla
domanda di lavoro. Al di fuori delle date censuarie la conoscenza “del come vanno le
cose nei sistemi locali” è affidata al livello di aggiornamento e/o alla disponibilità a
fornire i dati delle fonti amministrative in primis Inps e Centri per l’impiego. Entrambe
le fonti colgono la domanda di lavoro (dipendenti e assunzioni) proveniente dal settore
privato con esclusione (tranne in rarissimi casi) della pubblica amministrazione.
Ottenere dati dalla prima fonte è un’impresa ardua e per lo più infruttuosa; inoltre, gli
archivi Inps sono in genere aggiornati con due-tre anni di ritardo. Potremmo quindi dire
che la fonte Inps poco si presta per analisi tempestive. Più interessanti sotto questo
profilo sono gli archivi tenuti presso i Centri per l’impiego in cui si registrano, a partire
dalle comunicazioni delle aziende e dai colloqui con i lavoratori, le assunzioni, le
cessazioni e i lavoratori disoccupati. Ma, anche nel caso di questa fonte,
l’aggiornamento è un elemento debole: inserire i dati delle pratiche amministrative
richiede tempo che purtroppo, in presenza di scarsità delle risorse umane impiegate,
dovrebbe essere sottratto all’utenza.

I dati dei Centri per l’impiego hanno un’importanza notevole perché consentono di
conoscere, per ogni periodo monitorato, i volumi della domanda di lavoro (assunzioni e
assunti) per settore di occupazione; consentono, in alte parole, di effettuare valutazioni
di congiuntura sul mercato locale del lavoro.
In provincia di Venezia non tutti i Centri per l’impiego hanno archivi aggiornati. Per
questo motivo l’analisi qui svolta utilizza i dati di tre Centri (Chioggia, Dolo e
Portogruaro)3. Le variabili analizzate sono le assunzioni e le quantità di lavoro espresse
in anni uomo. Quest’ultimo indicatore permette di osservare le variazioni del volume di
lavoro impiegato per settore. Il volume di lavoro (calcolato in anni/uomo) rappresenta

3
    I dati sono stati forniti da Veneto Lavoro che svolge le procedure per la pulizia degli archivi ricevuti
    dai Centri per l’impiego del Veneto.

                                                    12
una stima di unità di lavoro, una misura che rapporta all’anno i part-time e i contratti
brevi e che fornisce pertanto un’indicazione delle variazioni della domanda di lavoro in
termini di contenuto di lavoro, ma non di lavoratori.

Tab. 10 Flussi di assunzioni e quantità di lavoro (in anni uomo) per settore.
        Variazioni rispetto all'anno precedente.
        Centri per l'impiego di Chioggia, Dolo e Portogruaro
Assunzioni                                    Chioggia             Dolo         Portogruaro          Totale
                                           2002     2003    2002       2003    2002     2003     2002      2003
Agricoltura e pesca                         181       14      42          22    -13       -46      210      -10
Manifatturiero                               78     -184     -94        -659   -138        75     -154     -768
Abbigliamento                               -15      -39      27        -304    -24       -15      -12     -358
Alimentare                                   43      -50      54         -34    103      -44       200     -128
Legno e mobili                               32         5     38         -51    -64        44        6       -2
Meccanica                                    50     -100      12        -236     10      -44        72     -380
Minerali non metalliferi                    -14         3     31         -39     20        20       37      -16
Altro manifatturiero                        -18        -3   -256           5   -183      114      -457      116
Commercio                                    27       54      77        -105    -12      115        92       64
Alberghi e ristorazione                    -147       31      48         245    264      162       165      438
Trasporti                                   106      -82     -58         -63     53        26      101     -119
Costruzioni                                  13      127      94          82    144        29      251      238
Servizi                                      49       56      70          59    -40        86       79      201
Altri settori                               314     -162     199         193     72      120       585      151
Totale                                      621     -146     378        -226    330      567     1.329      195
Quantità lavoro                               Chioggia             Dolo          Portogruaro         Totale
                                           2002     2003    2002       2003    2002      2003    2002      2003
Agricoltura e pesca                          91       87      14          21      33        25     138      133
Manifatturiero                               89      -42      -3        -126     296      130      382      -38
Abbigliamento                                21      -55      -4        -122     -23       -19      -6     -195
Alimentare                                    3      -23      21          -2      52      -30       76      -55
Legno e mobili                                6       14      33          30      40        45      79       90
Meccanica                                    33       12     -70         -60     164        66     127       18
Minerali non metalliferi                     -3        0       2         -14      37        59      36       46
Altro manifatturiero                         28       11      15          41      26         8      69       59
Commercio                                     6       37     119          74      97      118      222      229
Alberghi e ristorazione                       4       18      62          54      64        74     131      146
Trasporti                                    36       12      19         -32      39        33      93       14
Costruzioni                                  46       92      75          94     172      167      293      353
Servizi                                      56       57      67          58     154      157      277      272
Altri settori                                 5       23      15          33     153        62     173      117
Totale                                      333      283     367         176   1.007      766    1.708    1.225

Fonte: elaborazioni Coses su dati Veneto Lavoro Silrv/Giove 2005

Nella tabella 10 sono riportate, per i tre Centri, le variazioni del numero delle assunzioni
e delle quantità di lavoro per gli anni 2002 (su 2001) e 2003 (su 2002). Mentre nel
primo periodo in tutti i tre Centri analizzati si registra un aumento delle assunzioni
totali, nell’ultimo biennio è solo il portogruarese a mostrare una dinamica positiva. Per
quanto riguarda il manifatturiero, il calo si registra in entrambi i bienni solo per il
Centro di Dolo, anche se è nelle aree di Portogruaro e di Chioggia che il settore oggetto
del nostro studio, tessile-abbigliamento (qui non distinguibile tra tessile, confezioni e
cuoio-calzature) ha dinamiche negative in tutto il periodo considerato. Rimanendo

                                                       13
nell’ambito del manifatturiero, le assunzioni diminuiscono, in tutti i tre Centri e
nell’ultimo biennio, nel settore della meccanica e nell’industria alimentare.
Se diminuiscono le assunzioni non è detto che succeda altrettanto alle quantità di lavoro
impiegato, in quanto queste ultime sono misure di stock e sono influenzate, ad esempio,
anche dalle trasformazioni dei rapporti di lavoro di breve durata e dei part-time4. Questo
è ciò che accade in Veneto e che vediamo confermarsi anche nelle aree territoriali qui
analizzate. Solo alcuni settori registrano una perdita di quantità di lavoro, mentre si è
vista una riduzione di assunzioni in diversi settori per lo più del manifatturiero. Tra il
2001 e il 2002 le quantità di lavoro nel tessile-abbigliamento sono diminuite
complessivamente nei tre Centri di appena 6 unità: somma algebrica di +21 a Chioggia,
-4 a Dolo, -23 a Portogruaro. Ma nel biennio successivo la perdita è stata di ben 195
unità di cui 55 a Chioggia, 122 a Dolo e 19 a Portogruaro. Cala nei tre Centri anche il
volume di lavoro nell’industria alimentare (-55 in totale). Infine, di rilievo, si osserva il
decremento nel dolese del settore della meccanica: nell’intero periodo il calo è di 130
unità di lavoro.
Nonostante la flessione osservata nel tessile-abbigliamento e nell’industria alimentare, il
bilancio in termini di crescita dell’input di lavoro nei sistemi locali è ancora largamente
positivo anche se appare a rilento nel secondo biennio analizzato. Commercio, alberghi-
ristoranti, costruzioni e servizi sono i settori che sostengono la crescita dell’impiego di
lavoro.
In sintesi, le osservazioni qui espresse sull’andamento della domanda di lavoro per le tre
aree del veneziano non sono diverse da quelle evidenziate in altri lavori condotti a
livello regionale (Gambuzza e Maurizio, 2005). Gli indicatori utilizzati segnalano che le
difficoltà del tessile-abbigliamento registrate nelle evoluzioni di lungo periodo
continuano anche negli ultimi anni.

4
    La tendenza ad un irrigidimento del mercato del lavoro (crescita delle quantità di lavoro a fronte di
    flussi di assunzioni calanti) avviene comunque come dimostrano i ricercatori di Veneto Lavoro a
    fronte di un parallelo incremento delle assunzioni flessibili (contratti a tempo determinato e lavoro
    interinale) (Gambuzza e Maurizio, 2005).

                                                   14
4. IL RICORSO AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

Completa l’analisi qui svolta una ricognizione sull’andamento recente del ricorso agli
ammortizzatori sociali e, in particolare, alla cassa integrazione guadagni e alle
sospensioni dei lavoratori artigiani. Tali indicatori sono qui utilizzati per evidenziare
meglio le crisi aziendali.
La cassa integrazione guadagni è gestita dall’Inps ed è prevista nei casi in cui l’azienda
sia colpita da crisi, temporanea (cassa integrazione ordinaria) o strutturale (cassa
integrazione straordinaria)5.
I dati sono espressi in numero di ore di integrazione salariale concesse. Per rendere più
comprensibile l’analisi, le ore concesse sono state trasformate in lavoratori equivalenti
(anni/uomo) considerando una media annua di 1.650 ore di lavoro (Gambuzza e Rasera,
2005).
Le imprese artigiane possono usufruire solo in alcuni casi della cassa integrazione,
quando hanno più di 15 dipendenti, lavorano in appalto e l’appaltante gode
dell’intervento di Cig straordinaria. Questo vuoto di copertura assicurativa per gli
artigiani viene in parte superato con i trattamenti previsti dall’Ebav (Ente Bilaterale
Artigianato Veneto) che concede integrazioni salariali ai lavoratori sospesi dalle aziende
artigiane.
Dai dati relativi alla cassa integrazione (tab. 11) si osservano, nel periodo 2002-2004,
dinamiche diverse tra Veneto e Venezia:
    − in Veneto la crescita dei lavoratori equivalenti è del 58% (da 4.600 stimati per il
      2002 a 7.200 nel 2004) mentre nella nostra provincia l’incremento è di appena
      l’8% (da 890 a 960);
    − in provincia è diminuito di molto il ricorso alla Cig per il tessile (da 181 a 14
      lavoratori equivalenti) mentre risulta più che raddoppiato nelle confezioni (da 13
      a 28) ed è pari al 38% l’incremento nel settore del cuoio;

5
    La differenza tra le due tipologie riguarda anche il tipo di imprese che possono richiedere il
    riconoscimento della cassa integrazione: la Cig ordinaria (richiesta direttamente all’Inps) è rivolta a
    tutte le imprese industriali non artigiane con più di 15 dipendenti, alla Cig straordinaria (richiesta al
    Ministero del Lavoro) possono ricorrere, oltre a queste, anche altre tipologie previste dal legislatore.
    Tra queste le imprese industriali edili con più di 15 dipendenti, le cooperative agricole con più di 15
    dipendenti, le aziende editrici, le imprese artigiane con più di 15 dipendenti se lavorano per impresa
    committente entrata in Cig straordinaria, le attività di commercio con più di 200 addetti, le imprese
    appaltatrici del settore ausiliario del servizio ferroviario e le imprese appaltatrici di servizi di pulizia
    se l’appaltante usufruisce della Cig straordinaria.

                                                      15
− in Veneto il ricorso alla cassa integrazione nel tessile è aumentato soprattutto per
         interventi straordinari, così pure nelle confezioni e nel cuoio-calzature;
       − interventi straordinari sono in crescita nella meccanica sia in Veneto che in
         provincia;
       − il settore dell’abbigliamento-arredo6 rappresenta circa il 16% del totale dei
         lavoratori equivalenti in Cig in provincia, mentre arriva ad una quota del 33% in
         regione.

Tab. 11 Interventi ordinari e straordinari a favore degli operai e impiegati per attività
        economica. Venezia e Veneto. Anni 2002-2004 (anni lavoro)
                                                2002                     2003                      2004
              Venezia
                                         CIG    CIGS   Totale     CIG    CIGS   Totale     CIG     CIGS   Totale
INDUSTRIA                                299    224     522       408    112     521       355      203    559
 Alimentare                                4     23      27         8       -      8        16        -     16
 Estrazione e trasformazione minerali     49       -     49        35     12      47        39        -     39
 Abbigliamento-arredo di cui:            119    154     273       148       -    148       151        -    151
 tessile                                  31    149     181        12       -     12        14        -     14
 confezioni e arredamento                  9      4      13        24       -     24        28        -     28
 cuoio                                    79       -     79       113       -    113       109        -    109
 Legno                                    18       -     18        12       -     12        18        -     18
 Chimica                                  32       -     32        34       -     34         7       16     23
 Metallurgia e meccanica                  57     23      80       158     36     195       109      102    211
 Trasporti e comunicazioni                 0       -      0         0     30      30         1       45     46
 Altri settori                            20     24      44        12     34      47        15       41     55
EDILIZIA                                 176       -    176       227       -    227       258        -    258
 Industria                               123       -    123       156       -    156       175        -    175
 Artigianato                              53       -     53        71       -     71        83        -     83
COMMERCIO                                  -    190     190         -     81      81         -      145    145
TOTALE                                   475    414     889       635    193     828       613      348    961
                                                2002                     2003                      2004
               Veneto
                                          CIG   CIGS    Totale     CIG   CIGS    Totale     CIG    CIGS    Totale
INDUSTRIA                               2.473   696    3.170     3.212   901    4.113     3.542   2.013   5.555
 Alimentare                                16    23       39        35    13       49        40       8      48
 Estrazione e trasformazione minerali     116      -     116       115    12      127       260      50     311
 Abbigliamento-arredo di cui:             968   422    1.390     1.215   243    1.458     1.273   1.147   2.420
 tessile                                  373   341      713       457    43      500       453     745   1.197
 confezioni e arredamento                 299    80      379       420   199      619       451     323     775
 cuoio                                    296     1      298       338      -     338       370      79     448
 Legno                                     89    20      108       117     8      126       145       7     152
 Chimica                                   85      -      85        95     8      104       110      28     138
 Metallurgia e meccanica                1.079   123    1.202     1.549   431    1.981     1.588     449   2.038
 Trasporti e comunicazioni                  1      -       1         1    32       33         3      52      56
 Altri settori                            120   108      228        83   153      236       121     271     392
EDILIZIA                                1.228      -   1.228     1.393      -   1.393     1.526       -   1.526
 Industria                                799      -     799       871      -     871       980       -     980
 Artigianato                              429      -     429       521      -     521       546       -     546
COMMERCIO                                   -   196      196         -    97       97         -     166     166
TOTALE                                  3.701   892    4.593     4.605   997    5.602     5.068   2.179   7.246

Fonte: elaborazioni Coses su dati Inps

In conclusione, gli aumenti più consistenti della cassa integrazione in Veneto
riguardano gli interventi straordinari, quindi riferibili a crisi per ristrutturazione e

6
    I dati non sono distinguibili tra abbigliamento e arredo.

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riconversione produttiva soprattutto nei settori della meccanica e dell’abbigliamento-
arredo. In provincia, invece, gli incrementi della cassa integrazione sono contenuti e
interessano principalmente interventi ordinari nell’abbigliamento-arredo e straordinari
per la meccanica.

Diversa è l’analisi sull’artigianato7. I dati sui lavoratori sospesi8 indicano una dinamica
più sostenuta in provincia che in regione (tab. 12). Nel periodo 2001-2004 l’incremento
dei lavoratori sospesi in provincia di Venezia è stato del 441% contro il 127% registrato
in regione. Nel 2004 sono stati interessati da sospensioni 628 lavoratori nel veneziano
quasi il 10% del totale veneto (6.647). L’87% delle sospensioni riguardano dipendenti
del settore abbigliamento, il peso del medesimo settore in Veneto è del 67%. In regione
una quota del 12% è ricoperta dai lavoratori artigiani della meccanica e una percentuale
del 7% interessa i dipendenti artigiani dell’orafo.

Tab. 12 Lavoratori sospesi per settore di attività. Venezia e Veneto. Anni 2001-2004
                                                Venezia                               Veneto
                                    2001     2002    2003      2004    2001   2002         2003     2004
Manifatturiero                      113      381     458       607    2.827   4.564        6.005   6.418
Abbigliamento                        80      330     407       545    1.949   3.597        4.020   4.455
Alimentare                            1        1        2        4       17      26           55      46
Chimica                               4        0        0        8       37      21           45      49
Legno e mobili                        0        1        9        6       97     121          255     313
Marmo e vetro                         6       22       26       18      110     157          230     209
Metalmeccanico                       22       27       14       24      466     382          490     781
Occhiali                              0        0        0        0       58      73          251     127
Orafo                                 0        0        0        2       93     187          659     438
Trasporti                             2        2        4        1        7       9           10      11
Servizi                               1       16       17       20       89     131          158     204
Altri settori                         0        0        0        0        6       8           12      14
Totale                              116      399     479       628    2.929   4.712        6.185   6.647
Fonte: elaboarazioni Coses su dati Osservatorio Ebav

Il ricorso agli ammortizzatori sociali qui analizzati, cassa integrazione e sospensioni,
mette in luce, anche in questi ultimi anni (come si è visto con le assunzioni e le quantità
di lavoro), la continuità della crisi del settore tessile-abbigliamento. Si conferma anche
la crisi in altri settori importanti per i sistemi produttivi veneti come la meccanica.

7
    Nella Cig dell’artigianato sono compresi gli edili.
8
    Mediamente il numero di giornate di sospensione per lavoratore sono 20.

                                                          17
La più rilevante differenza tra il Veneto e Venezia riguarda gli incrementi per tipologie
di imprese: nel veneziano gli incrementi delle integrazioni salariali interessano più le
imprese artigiane che le altre imprese, l’opposto di quanto accade in regione. Questa
diversità può trovare ragione nelle diverse strutture organizzative d’impresa esistenti tra
Venezia e il Veneto.

                                            18
5. LE TESTIMONIANZE RACCOLTE

In questo paragrafo si espone quanto è stato possibile raccogliere da alcune
testimonianze fornite sul settore del tessile-abbigliamento in provincia di Venezia. Allo
scopo si è dato ascolto alle forze sindacali, alle organizzazioni di categoria e ad alcuni
imprenditori che stanno fronteggiando l’attuale crisi con differenti modalità. È stato così
possibile inquadrare il settore tessile-abbigliamento nella sua dimensione provinciale ad
integrazione di quanto i dati utilizzati per i capitoli precedenti hanno saputo spiegare. I
testimoni sentiti hanno anche fornito una loro interpretazione delle cause della crisi e
informazioni sulle modalità con cui viene affrontata.
Vale la pena precisare che le informazioni raccolte valgono in particolare per il settore
delle confezioni anche se nello scritto viene usato il termine più generale abbigliamento.

5.1 La mappa del settore abbigliamento in provincia

Negli anni ‘80 l’esigenza di innovazione e la ristrutturazione produttiva avevano spinto
le imprese del settore abbigliamento a puntare sulla qualità, sulla ricerca nei tessuti, su
tutto ciò che riusciva ad attribuire una identità più precisa al prodotto, sul made in Italy
da valorizzare in un mercato in crescita. E’ stato quello il momento in cui il tessile ha
rafforzato il legame con le griffe della moda, ma è stato anche il momento dal quale è
iniziato un progressivo accorciamento dei tempi di produzione. Sono infatti gli anni in
cui i sindacati introducono la flessibilità dell’orario di lavoro per esigenze di
lavorazione. Si cerca in questo modo di sostenere il sistema produttivo nella
competizione, lo si spinge ad acquisire competitività.
Come si è detto precedentemente, dagli anni ’90 il settore abbigliamento comincia a
perdere peso in misura consistente e dall’inizio di questa nuova crisi si vedono sparire
per primi dal panorama produttivo i laboratori con lavorazioni di qualità inferiore.
Oggi, secondo gli intervistati, circa l’80% del settore abbigliamento in provincia è
rappresentato dal contoterzismo. Pochissime sono le realtà che producono per marchio
proprio, concentrate nelle imprese di maggiori dimensioni. Gli artigiani veneziani del
settore producono per sé solo in minima quota, sono soprattutto sub-fornitori di ditte

                                            19
che hanno sede in regione e nel resto della nazione, non all’estero. C’era e c’è ancora in
provincia di Venezia qualche caso di artigianato che lavora per le grandi firme italiane.
Una distribuzione del settore abbigliamento provinciale per fasce di produzione
permette di distinguerne tre tipologie di produzione:
1. contoterzismo puro;
2. contoterzismo con progettazione e proposta di propri modelli agli stilisti, alle firme;
3. aziende complete, con controllo anche della distribuzione.
Al primo gruppo fa capo tipicamente la zona di Chioggia e Cavarzere, caratterizzata da
un basso costo della manodopera molto spesso mantenuto sfruttando pienamente i
meccanismi consentiti dall’apprendistato. Ciò nonostante, in queste aziende la
manodopera arriva a coprire fino all’80% dei costi complessivi.
Assimilabili al secondo tipo sono i maglifici, tuttora presenti nel Miranese, ma
complessivamente in crisi. Sono nati per spin-off negli anni ’60 dallo sviluppo di alcune
aziende (ad esempio a Scorzè) che lavoravano per Benetton. All’epoca si puntava sul
basso costo della manodopera, ma anche sull’introduzione di macchine per aumentare la
produttività. Lavoravano non solo per Benetton, ma anche per altri maglifici. Anche ora
non sono solo contoterzisti, spesso lavorano pure per il proprio marchio, ma ora la loro
presenza si sta riducendo, stanno quasi scomparendo.
Infine, per il terzo gruppo, si può dire che in provincia di Venezia non si contano grosse
realtà industriali, se non qualche presenza nel Miranese. È infatti il settore artigiano a
prevalere mostrando una maggiore concentrazione nell’area Sud. Sono queste due, il
Miranese e la parte meridionale della provincia, le zone in cui l’abbigliamento si è
sviluppato negli anni ’80 con la presenza sia di aziende di confezioni sia di maglifici,
anche di grandi dimensioni (basti pensare che all’epoca il Maglificio del Veneto contava
circa 200 dipendenti).
Un’osservazione particolare merita oggi l’area Sud, quella del triangolo Chioggia-
Cavarzere-Cona. L’area emerge, dal punto di vista del sistema produttivo
manifatturiero, negli anni ’80 quando le imprese del settore delle confezioni hanno
iniziato a decentrare la produzione, a rivolgersi fuori azienda. All’inizio si dirige verso
quell’area la jeanseria. Si pensi al caso della ormai chiusa Americanino di Pegolotte di
Cona che, favorita da una lira debole e da un marco forte si vede aprire con successo il

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mercato tedesco di quegli anni. Quasi tutta la jeanseria italiana produceva lì, lì erano
localizzati i sub-fornitori delle principali aziende: Diesel, Replay, Benetton, Unlimited.
Dalla produzione di jeans l’industria della confezione si differenzia nel pronto-moda
(magliette, felpe, ecc.) e nei capi spalla. Si inizia con la produzione di jeans e tramite
questa si acquisisce professionalità. Sono nate quindi alcune realtà dedite a lavorazioni
diverse dal jeans, ma non riescono a decollare. Allo stato attuale vi è collocato il pronto-
moda e la jeanseria di qualità. Per ora si registra ancora la presenza di sub-fornitori della
Diesel, ma già Benetton realizza lì solo il campionario in puro contoterzismo, mentre
per le produzioni ormai si rivolge all’estero.
Nell’attuale crisi dell’abbigliamento è proprio l’area Sud a mostrare la massima criticità.
In un territorio povero di alternative occupazionali si inserisce una debolezza strutturale
determinata non solo dalla dimensione media di impresa, che è ancora più contenuta di
quella di altre aree della provincia, ma anche dalle caratteristiche della forza lavoro.
Nella provincia di Venezia, come nel resto del Veneto, la componente femminile
dell’occupazione è molto alta e le lavoratrici nella maggior parte dei casi hanno un
livello di istruzione basso e un’età elevata.

5.2 La crisi: le evidenze empiriche, le cause e la gestione

Dagli intervistati è emersa la loro consapevolezza di trovarsi, oggi, di fronte ad una crisi
di trasformazione che non sembra solo legata a fattori interni al settore tessile-
abbigliamento, ma piuttosto ad una condizione globale di competizione. Altri paesi
europei hanno abbandonato già da tempo questo settore labour intensive e ora l’Italia si
trova quasi da sola a Bruxelles a difenderlo. La produzione in Italia ha resistito per la
sua fantasia, la creatività e soprattutto perché questo tipo di produzione andava bene per
quell’occupazione femminile che 20-30 anni fa non aveva alternative. Non da ultimo, il
settore ha potuto sopravvivere fino ad ora anche perché si era giunti ad un accordo sulla
compressione dei suoi salari.
Alcuni rilevano in provincia di Venezia una situazione un po’ meno critica che altrove e
che trova conferma anche nella stabilità degli iscritti alle organizzazioni sindacali di
settore. Una ragione sembra risiedere proprio nel comportamento di queste ultime che
proprio nel veneziano, a differenza che in altre province, si mostrarono nel passato più

                                                21
aperte alla delocalizzazione. Nei primi anni ‘90, per aprire all’estero, le aziende
dovevano siglare uno specifico accordo con il sindacato in base alla legge sul traffico di
perfezionamento passivo. All’epoca non c’era manodopera nuova, non c’erano più
apprendisti quindicenni che volessero lavorare a quei ritmi e quindi ci fu l’assenso.
Secondo i sindacalisti sentiti, è tra le aziende che allora delocalizzarono che troviamo
oggi realtà produttive senza problemi, che sono in grado di acquisire grosse fette di
mercato grazie a un prodotto competitivo. In provincia, dunque, non tutti sono colpiti
indistintamente dalla crisi del tessile-abbigliamento, nell’insieme si possono individuare
casi d’eccellenza.
Ma la situazione nel complesso è comunque pesante. Negli anni scorsi la posizione dei
dipendenti licenziati era meno grave: venivano rioccupati ad esempio nella grande
distribuzione che apriva sul territorio molti supermercati. Ora le chiusure delle aziende
sono più numerose e i supermercati non sono più bacini di posti di lavoro vacanti da
utilizzare. Il problema sta diventando più grave, è una questione sociale che tocca tutti i
settori.
La gran parte delle chiusure avviene con mutui in atto e gli imprenditori spesso non
sono in grado di pagare il Tfr ai dipendenti licenziati perché impegnato in investimenti
che non hanno dato i frutti sperati. Sono arrivati a chiedere un intervento pubblico per la
rottamazione di certi laboratori in cui ci sono macchine moderne (imposte dalla legge
626 o da esigenze di mercato) che potrebbero essere ancora utilizzate in altri paesi.
Ovviamente un intervento troppo oneroso per lo Stato perché trovi risposta.
Per quanto riguarda il ricorso ad ammortizzatori sociali, i testimoni ascoltati affermano
che la situazione è rimasta abbastanza costante negli ultimi anni. Negli ultimi mesi,
invece, si segnala un aumento della cassa integrazione straordinaria poiché da luglio
anche gli artigiani con meno di 15 dipendenti possono farvi ricorso. C’è stata quindi una
crescita nel ricorso allo strumento, ma in realtà nella sostanza non è cambiato molto
perché la Cig straordinaria si è usata al posto delle sospensioni, il vecchio strumento.
Due volte l’anno c’è il ricorso alla Cig ordinaria in corrispondenza dei periodi di
passaggio tra le due produzioni stagionali. In questo modo la sospensione della
lavorazione si configura come la mancanza di ordine e i lavoratori possono godere della
Cig. Non si sa ancora quanto a lungo questa situazione potrà essere accettata dall’Inps

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che avrebbe gli elementi per tentare di far passare queste lavorazioni come lavorazioni
stagionali.

Secondo il parere degli intervistati, sono molteplici i fattori che spiegano l’odierna crisi
del settore.
In primo luogo si cita la ridotta dimensione d’impresa. Questa struttura produttiva trova
origine negli anni ‘60-’70, gli anni del boom economico, quando si avviò la
polverizzazione dell’imprenditorialità, anche col consenso dei sindacati che valutavano
positivamente il fenomeno in termini di mobilità sociale e aumento del benessere
allargato con conseguenze positive sullo sviluppo del territorio. L’accordo, anzi, era
unanime perché tutta la comunità poteva partecipare al benessere generato. Sostenuti
dalla domanda, i lavoratori stanchi di lavorare come dipendenti decidevano di aprire una
propria attività, magari a conduzione familiare. Prendeva così il via un decentramento
incontrollato che indebolì la struttura portante dell’industria e risultò devastante anche
dal punto di vista territoriale.
Secondo gli intervistati sono mancate adeguate politiche territoriali e la prova è sotto gli
occhi di tutti coloro che attraversano il Veneto e vedono i risultati di uno sfrenato
campanilismo industriale. Non si sono organizzate le attività produttive prestando
attenzione al territorio. Nel concreto, ad esempio, non si è mai pensato ad aree
industriali che racchiudessero intere filiere così da poter godere dei vantaggi della
prossimità dei pezzi di filiera: ogni Comune ha creato una propria area industriale
contribuendo così a congestionare l’ambiente, anche con il traffico che oggi tanti
problemi dà proprio agli spostamenti della merce all’interno della filiera.
Il secondo motivo di crisi denunciato nelle interviste è l’assenza di spirito di gruppo:
non esiste un progetto di condivisione di obiettivi. Basti pensare che la concorrenza tra
imprese le ha spinte alla delocalizzazione piuttosto che alla cooperazione per un
progetto comune.
Alla crisi contribuisce il mancato ricambio generazionale, come in altri settori, si tratta
infatti per la maggior parte di imprese familiari. Tra gli altri fattori, determinanti
appaiono anche la scarsa liquidità e lo scarso know-how posseduto, dovuti a
investimenti realizzati preferibilmente “in mattoni” anziché in sviluppo e innovazione.

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Di fondo, poi, si cita anche la scarsa managerialità tanto che oggi i manager delle
imprese locali sono lombardi, emiliani o altro, ma raramente veneti.
La delocalizzazione, infine, secondo alcuni ha contribuito alla crisi delle imprese
artigiane dedite alle lavorazioni conto terzi, come si è detto particolarmente diffuse
nell’area. Dal 2000-2001 Diesel, Benetton, Replay hanno chiuso molti contratti con
aziende provinciali, solo Benetton dal 2000 al 2002 con 42 aziende della provincia. Di
queste, si sono salvate quelle che hanno aperto contratti con altre griffe, in ogni caso la
chiusura dei contratti con Benetton ha mandato a casa circa 500 dipendenti. Inoltre,
alcuni ritengono che già dagli anni ’90 la delocalizzazione abbia contribuito ad
alimentare la concorrenza straniera esportando know-how e tecnologia.
La delocalizzazione all’estero di parte della produzione ha una sua dinamica dovuta al
fatto che con il tempo, come sta già succedendo, la qualità ed il prezzo delle lavorazioni
realizzate fuori dall’Italia si vanno avvicinando a quelli interni ed è questo il
meccanismo che spinge gli imprenditori a spostarsi, ad esempio, dalla Croazia alla
Romania, alla Tunisia e ora all’India inseguendo il costo del lavoro.
L’atteggiamento dei testimoni privilegiati che abbiamo potuto incontrare è contrastante
in merito all’intensità e alla modalità di delocalizzazione che si pensa possa permettere
la sopravvivenza del settore, e la questione non ha certo dimensione provinciale. Alcuni
ritengono che anche in Italia il tessile-abbigliamento sia giunto alla decisiva svolta
dell’abbandono della fase produttiva e non vi è un completo accordo con quegli
economisti territoriali che pensano che il settore possa ancora avere un futuro nel paese
se la ‘testa’ delle produzioni rimane in Italia. Sono convinti che pure il design, la
progettazione, lo studio se ne andranno se non accompagnati dalla produzione in loco.
Altri pensano invece che ci sia ancora spazio per il comparto produttivo seppure
relativo, per lo più, a nicchie di produzione.

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