Teorie della verità: III Il pluralismo aletico
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Teorie della verità: III Il pluralismo aletico Pietro Salis pietromsalis@gmail.com Corso di Dottorato in Filosofia, Epistemologia, Scienze Umane Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia Università degli Studi di Cagliari • È vietata la copia, la rielaborazione, la riproduzione dei contenuti e immagini presenti nelle lezioni in qualsiasi forma • È inoltre vietata la diffusione, la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini, incluse le registrazioni delle videolezioni con qualsiasi modalità e mezzo non autorizzati espressamente dall'autore o da Unica
Il pluralismo aletico • Due pluralità alla base delle intuizioni pluraliste: • Verità eterogenee – possiamo fare riferimento a verità che sembrano appartenere a contesti molto diversi, come 1. «la neve è bianca»; 2. «l’omicidio è un crimine»; 3. «la congiunzione di due enunciati è vera se entrambi i congiunti sono veri»; 4. «2+2=4»; 5. «è necessario che p»; 6. «è probabile che p»; 7. «Il Guggenheim di Bilbao è un gioiello architettonico»; 8. «è corretto che p».
Il pluralismo aletico • Due pluralità alla base delle intuizioni pluraliste: • Truismi sulla verità – la comprensione ordinaria del concetto di verità si manifesta attraverso un piccolo gruppo di ovvietà, che secondo i pluralisti la accompagnano sistematicamente: • Veritàpl = Truismo 1, Truismo 2, Truismo 3, … • Caratteristiche intuitive e irrinunciabili della verità, che ne costituirebbero il nucleo concettuale; • In realtà, la motivazione per certi versi inaggirabile, che obbliga i pluralisti a circoscrivere un certo numero di truismi – e quindi a fissare un certo nucleo concettuale – dipende dalla necessità di eliminare una possibile lettura relativista della loro concezione.
Il pluralismo aletico Una distinzione fondamentale Verità «fattuali»: A)«Il Monte Bianco è la montagna più alta d’Europa»; Verità «non fattuali»: B)«La tortura è una pratica barbara e crudele».
Il pluralismo aletico • Una distinzione fondamentale • Si tratta, per A e B, di enunciati che sono veri, se lo sono, nella stessa maniera? • Il pluralismo aletico trae sviluppo dal ritenere che la risposta corretta qui sia quella negativa. • Ma come va intesa questa differenza nei modi in cui questi enunciati possono essere veri? • L’intuizione base dice che nell’ambito fattuale valga una qualche forma di corrispondenza, mentre negli ambiti non fattuali (morale, estetico, ecc.) valgano forme di coerenza o asseribilità garantita.
Il pluralismo aletico • Una distinzione fondamentale • Il pluralista, distinguendo tra A e B in termini di differenti concetti di verità, sta abbracciando diverse intuizioni, ma in maniera contestuale ad un particolare ambito; • Il contesto di discorso in cui ha senso affermare un certo enunciato selezionerebbe cioè il concetto di verità che gli è peculiare; • In linea di principio questo sembra molto promettente: ad esempio, ciò che valeva come controesempio alla teoria della corrispondenza non varrebbe più in quanto appartenente ad altri ambiti, e viceversa; • Questa strategia promossa dai pluralisti potrebbe cioè essere una utile per neutralizzare tutti i controesempi alle concezioni tradizionali della verità per mezzo di una loro ri-contestualizzazione. A patto che si possa difendere l’idea fondamentale, cioè che i concetti di verità siano veramente tanti e diversificati.
Il pluralismo aletico • Truismi: i principali propugnatori del pluralismo, Crispin Wright e Michael Lynch, enucleano una serie di caratteristiche ovvie e innegabili che la nostra esperienza ordinaria associa sistematicamente al concetto di verità (essi danno versioni talvolta leggermente divergenti di queste caratteristiche e del loro peso teorico); • Il pluralismo di Wright: • Quattro truismi fondamentali caratterizzano la verità: • Asserzione: asserire una proposizione equivale ad asserire che essa è vera; • Trascendenza epistemica: una proposizione può essere vera anche se non è giustificata e viceversa; • Vero-funzionalità: se due proposizioni possono essere vere/false allora possono esserlo le proposizioni complesse formate a partire da esse (per mezzo di operatori logici ecc.); • Corrispondenza: una proposizione vera corrisponde ai fatti (dice le cose come stanno).
Il pluralismo aletico • Il pluralismo di Wright: • L’idea è che nel contesto giusto, e limitatamente a questo, il pluralismo può riscattare la ragionevolezza e la forza intuitiva delle concezioni tradizionali (corrispondenza, asseribilità garantita, coerenza, ecc.); • Si tratta solo di isolare il contesto fattuale dove vale la corrispondenza, quello etico ed estetico dove varrebbero forme di vario grado di asseribilità garantita e via di seguito. I. L’enunciato «il gatto è sul tappeto» è veroc (corrispondenza); II. L’enunciato «la pena di morte è ingiusta» è veroa (asseribilità garantita); • Indubbiamente questa analisi ha, perlomeno prima facie, una certa forza intuitiva, e rende conto, in modo contestuale, di come comprendiamo i famosi ‘criteri di verità’. Inoltre, I e II illustrano bene come senza truismi il pluralismo si potrebbe assimilare a forme di relativismo; • Usiamo ‘vero’ come un’unica parola, che però, in contesti differenti svolge un ruolo che è peculiare al contesto di utilizzo. Questo però, dovremmo stare attenti a notarlo, indebolisce i criteri di verità delle concezioni epistemiche vincolandoli a un contesto, e lo stesso si può dire dell’intuizione corrispondentista per cui la verità dipenderebbe dalla realtà: il vincolo contestuale salva queste intuizioni diminuendone di molto la portata esplicativa.
Il pluralismo aletico • Problemi del pluralismo: • Enunciati complessi misti: A. È vero che la pena di morte è ingiusta e che il gatto sta sul tappeto. • La verità dell’enunciato complesso A, per il principio di vero-funzionalità, dipende dalla verità degli enunciati componenti (ma ciò non avverrebbe – o perlomeno non dovrebbe avvenire – se avessimo differenti concetti di verità); • Quindi abbiamo un chiaro esempio che sembra difficile analizzare con le risorse del pluralismo di Wright (e ciò sembra valere come un serio controesempio); • ‘Vero’, per garantire la verità di A, non può essere |veroa| e/o |veroc| ma deve per forza essere un concetto unico e uniformemente applicabile ad entrambi i congiunti, pena il venir meno del suo ruolo rispetto al principio di vero-funzionalità.
Il pluralismo aletico • Problemi del pluralismo: • Inferenze miste • La banale inferenza: A. Se durante la guerra muoiono dei bambini, allora la guerra è un male; B. Durante la guerra muoiono dei bambini; C. La guerra è un male. La premessa A è un condizionale con antecedente fattuale e un conseguente morale; la premessa B è una premessa fattuale: la conclusione C è un asserto morale (e l’argomento esemplifica una non controversa occorrenza di modus ponens); Si tratta di un ragionamento valido, dove la conclusione segue logicamente dalle premesse (e ciò non avverrebbe se avessimo più di un concetto di verità in gioco). Quindi, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un esempio dove il principio di vero-funzionalità sembra seriamente incompatibile con il pluralismo aletico.
Il pluralismo aletico • Il funzionalismo di Michael Lynch: • Per provare a scansare queste difficoltà, Lynch ha modificato il pluralismo provando a darne una versione «funzionalista»; • Verità come proprietà (funzionale) che ha multiple realizzazioni (come gli stati mentali secondo il funzionalismo, per cui un medesimo stato mentale/funzionale può essere realizzato in diverse forme di hardware cerebrale); • Il fatto che la proprietà della verità sia unica, a dispetto delle sue plurali realizzazioni, sembra promettente per superare i problemi con discorsi misti/inferenze miste; • Le varie modalità della verità sono realizzazioni funzionali distinte di un’unica proprietà sottostante identificata da un nucleo concettuale di truismi.
Il pluralismo aletico • Il funzionalismo di Michael Lynch: • La proprietà della verità si realizza/manifesta, in ambiti diversi, seguendo modalità differenti, ma che rispettano sempre e comunque il nucleo funzionale del concetto, che consiste in 3 truismi: • Principio di oggettività: una proposizione è vera se dice come stanno le cose; • Norma della credenza: dovremmo credere solo a proposizioni vere; • Obiettivo dell’indagine: credere proposizioni vere è uno scopo della ricerca scientifica; • Come si evince facilmente, questi tre truismi recuperano due intuizioni delle concezioni tradizionali (corrispondenza e normatività); • Come già emerso dal tentativo di Wright, anche Lynch vede nel pluralismo una possibilità di riscatto per le intuizioni che stanno dietro ad alcune concezioni tradizionali.
Il pluralismo aletico • Il funzionalismo di Michael Lynch: • Contro il monismo aletico • Il fallimento delle concezioni tradizionali, secondo Lynch, dipenderebbe dal fatto che si è sempre interpretato ‘vero’ come un concetto monistico; • Questo conduce a un serio problema di portata applicativa: si estende a tutti gli usi di vero un’intuizione che, al limite, si rivela efficace e convincente per un singolo ambito di discorso (ad es. la corrispondenza per l’ambito fattuale); • Questa difficoltà spiegherebbe inoltre l’abbondanza di controesempi a cui hanno condotto le concezioni tradizionali: secondo Lynch tali controesempi sono sempre applicazioni di una intuizione particolare che viene applicata ad un ambito inappropriato (in questo il funzionalismo di Lynch offre un’alternativa alle disamine deflazioniste sullo stesso tema).
Il pluralismo aletico • Il funzionalismo di Michael Lynch: • Problemi del funzionalismo aletico: • «Troppo rumore per nulla»: di fronte a enunciati appartenenti ad ambiti differenti, come: a) L’enunciato «La pena di morte è ingiusta» è vero; b) L’enunciato «La Sella del Diavolo è un promontorio» è vero; • L’approccio funzionalista mette in campo risorse per molti sproporzionate. In che senso sproporzionate? • Siamo sicuri che per spiegare il concetto di verità in esempi come (a-b) abbiamo bisogno di questa impalcatura teorica pluralista e funzionalista?
Il pluralismo aletico • Il funzionalismo di Michael Lynch: • Il funzionalismo appare perlomeno macchinoso, quando le alternative offrono soluzioni che sono più eleganti, semplici e dirette. • Ad esempio, un deflazionista potrebbe dire che per questi enunciati la verità non si scinde funzionalmente, con la seguente analisi (economica ed elegante): a) «La pena di morte è ingiusta» è vero sse la pena di morte è ingiusta; b) «La Sella del Diavolo è un promontorio» è vero sse la Sella del Diavolo è un promontorio; • Dove indubbiamente la verità sembra ricoprire un ruolo che sembra uniforme, unitario e indipendente dagli ambiti di discorso affrontati (pur salvaguardandone l’autonomia).
Il pluralismo aletico • Problemi del funzionalismo aletico • Non primitività del nucleo concettuale • Ulteriormente, i 3 truismi difesi dal funzionalismo come nucleo concettuale della verità si potrebbero spiegare, sempre secondo i deflazionisti, sulla semplice base degli esempi di schemi di equivalenza (ES); • Tutto ciò mantiene il dibattito sostanzialmente aperto, dove nessuna delle opzioni, comprese quelle più popolari nel dibattito attuale, risulta priva di complicazioni; • Questo non vuol dire che questi problemi siano insormontabili, e l’atteggiamento teorico funzionalista gode comunque di un discreto consenso nelle discussioni più recenti.
Il pluralismo aletico • Problemi del pluralismo in generale • Il problema del criterio (per ogni approccio basato sull’uso di truismi) • Un ulteriore problema riguarda la mancanza di un criterio preciso per includere certi truismi ed escluderne altri dall’elenco dei truismi che caratterizzerebbero la natura della verità; • Un problema qua consisterebbe nell’idea che i truismi possano finire per riflettere le intuizioni del teorico anziché le caratteristiche oggettive del concetto di verità; • Senza un criterio esplicito sembra che ci si affidi nei fatti a qualche malcelata forma di arbitrarietà; • Anche questo non è un problema insormontabile, e nuove concezioni pluraliste potrebbero in linea di principio individuare un criterio non controverso per rispondere a questa obiezione.
Il pluralismo aletico • Problemi del pluralismo in generale • Il problema della portata • Il fatto (presunto) per cui verità di ambiti diversi sembrino rimandare a concetti di verità diversi si sgonfia se si osserva che le differenze di ambito da sole sono in grado di spiegare la medesima differenza nelle ascrizioni di verità (obiezione Quine-Sainsbury). I. «La pena di morte è ingiusta» è vero; II. «Il gatto è sul tappeto» è vero; III. «La Gioconda è meravigliosa» è vero. • La differenza tra queste ascrizioni di verità non risiederebbe cioè in diversi concetti o funzioni di verità, ma nelle semplici differenze tra gatti, la Gioconda, la pena di morte e cosi via. Si noti che questa soluzione si sposa assai bene con una prospettiva deflazionista.
Il pluralismo aletico • Problemi del pluralismo in generale • Il problema delle generalizzazioni A. Tutto quello che dice il papa è vero. • Poniamo che tra le cose che dice il papa vi siano asserti morali («la carità è una virtù»), asserti fattuali («siete tantissimi oggi»), asserti modali («è necessario uno sforzo da parte di tutti»), ecc. • Se gli asserti del papa appartengono a domini di discorso diversi, la generalizzazione in (A) per un pluralista è problematica (l’occorrenza di ‘vero’ nella generalizzazione non sarebbe valida se le singole verità dette dal papa appartenessero ad ambiti diversi e fossero quindi ‘vere’ in modi differenti); • Potremmo dire che questo problema è collaterale a discorsi misti e inferenze miste. In questo caso la complicazione è aggravata dal fatto che il ruolo espressivo della verità è in larga parte definito dalla sua capacità di esprimere tali generalizzazioni e quantificazioni (cioè il pluralismo incappa in una difficoltà proprio dove il deflazionismo trova una delle sue più solide fondamenta).
Il pluralismo aletico • Problemi del pluralismo in generale • Il problema della normatività 1. «La pena di morte è ingiusta» è vero; 2. «Il gatto è sul tappeto» è vero; 3. «La Gioconda è meravigliosa» è vero. • Secondo i pluralisti la verità è normativa: (NV) Dovremmo credere solo proposizioni vere (Per ogni p dovremmo credere p sse p è vero). • In realtà, da (NV) e da (1-3) segue che ogni volta sono in campo norme differenti, quando (NV) da solo sembra implicare che il criterio sia unitario. Questo è uno dei problemi su cui i pluralisti stanno lavorando senza sosta (difendere alcune intuizioni tradizionali quali ‘corrispondenza’, ‘asseribilità garantita’ e ‘normatività’ della verità sta tra le motivazioni di base del pluralismo).
Riferimenti bibliografici • Caputo, S. (2015) Verità, Laterza. • Künne, W. (2003) Conceptions of Truth. Oxford UP. • Lynch, M. (2009) Truth as one and as many. Oxford UP. • Pedersen, N., Wright, C. (2012) ‘Pluralist Theories of Truth’ (Stanford Encyclopedia of Philosophy): https://plato.stanford.edu/entries/truth-pluralist/ • Volpe, G. (2005) Teorie della verità. Guerini.
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