Studiare la genetica per sconfiggere il cancro: Renato Dulbecco

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Studiare la genetica per sconfiggere il cancro: Renato Dulbecco
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DULBECCO

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Studiare la genetica per
sconfiggere il cancro: Renato
Dulbecco
Marco Boscolo
13 Gennaio 2020
   «Un uomo coraggioso e curioso, un uomo che nella vita ha fatto tante cose
   importanti, che non si è mai fermato e che ha solo accettato sfide su sfide.
             Si è laureato giovanissimo, a 22 anni, ha fatto la campagna di Russia, ha fatto la
       Resistenza […]. Ha dato un contributo essenziale con la sua ricerca alla scoperta del
         vaccino contro la poliomielite e i suoi studi sono stati essenziali per la lotta contro il
    cancro […]. E quest’uomo coraggioso ha accettato anche questa ultima piccola sfida ed
                                                                   è venuto con me sul palco».

È la prima serata del Festival di Sanremo del 1999 e Fabio Fazio annuncia così Renato
Dulbecco che presenterà la kermesse canora assieme a lui e alla modella e attrice francese
Laetitia Casta. Dulbecco ha appena compiuto 85 anni, ha alle spalle una vita di ricerche in
ambito medico che gli hanno procurato tantissimi riconoscimenti, compreso un premio
Nobel nel 1975, ed è stato uno dei principali promotori del Progetto Genoma Umano.
Decide di mettersi in gioco perché ama le sfide, come dice Fazio, ma anche perché ha uno
scopo preciso: vuole sfruttare il palco del Teatro Ariston per far conoscere Telethon a un
pubblico più ampio possibile. Inoltre devolve il suo intero compenso a favore del rientro in
Italia degli scienziati andati a studiare e lavorare all’estero; un’iniziativa che resta ancora oggi
in vita nel progetto dell’Istituto Telethon Dulbecco.
Studiare la genetica per sconfiggere il cancro: Renato Dulbecco
Renato Dulbecco sul palco del Teatro Ariston assieme a Laetitia Casta
          e Fabio Fazio.

Un ligure nato in Calabria
Catanzaro, la città che gli dà i natali il 22 febbraio del 1914 è una casualità. Il padre ligure è
ingegnere del genio civile, che lo manda in Calabria per ricostruire le case distrutte da una
serie di terremoti avvenuti all’inizio del secolo. Si tratta di una permanenza breve, seguita dal
rientro della famiglia nei pressi di Imperia e dallo spostamento di Renato a Torino, dove si
laurea soli 22 anni in medicina sotto la supervisione di Giuseppe Levi, grande personalità
della medicina dell’epoca e padre della scrittrice Natalia Ginzburg, che di lui scriverà nel suo
libro più celebre, Lessico famigliare . Suoi compagni di studi sotto l’ala di Levi sono altri due
scienziati di spicco, destinati come lui al premio Nobel: Salvador Luria e Rita Levi
Montalcini.

Durante la Seconda Guerra mondiale, Dulbecco è richiamato dall’esercito e viene mandato in
Russia, a combattere sul fronte del Don. Per sua fortuna ha un incidente che gli provoca una
lussazione o una frattura alla spalla sinistra, per cui viene rispedito a Torino in licenza medica.
Dopo aver visto con i propri occhi l’orrore del fronte, decide che non sarebbe mai tornato a
combattere nelle fila dell’esercito e negli ultimi anni del conflitto organizza a Torino un
servizio medico per i partigiani e la Resistenza. Nel 1945 è addirittura membro della Giunta
popolare, il governo provvisorio della città di Torino.

Gli Stati Uniti e i primi successi come ricercatore
Terminato il conflitto, Dulbecco su consiglio dell’amica Montalcini attraversa l’Atlantico e arriva
a Bloomington, in Indiana, dove già lavora Luria. Qui, per alcuni anni è al fianco dell’amico di
Torino e familiarizza con i batteriofagi e i meccanismi di autoriparazione del DNA danneggiato
dalle radiazioni. Già nel 1949 viene chiamato da Max Delbrück al California Institute of
Technology (Caltech) dove comincia a lavorare sui virus. Nel 1955 dà un contributo
fondamentale alla scoperta del vaccino della poliomielite di Albert Sabin isolando per la
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prima volta il virus che la provoca.

          Renato Dulbecco nel 1966.

È dagli anni Sessanta, però, che prende definitivamente la strada che lo avrebbe portato a
Stoccolma, perché comincia a interessarsi del rapporto tra virus e cancro. Lo fa rispondendo
alla proposta di andare a lavorare al neonato Istituto Salk, a La Jolla in California. Si tratta di una
scommessa, perché gli edifici non sono ancora ultimati e per un paio di anni Dulbecco e i
suoi colleghi lavorano in alcune roulotte provvisorie, un fatto che non spaventava certo chi
era stato sul Don durante la guerra.

I virus che provocano il cancro
A dimostrare definitivamente che un virus può provocare il tumore è Sarah Stewart nel
1953. Assieme a Bernice Eddy si accorge che iniettando organi triturati di topi malati di
leucemia in topi sani, questi ultimi sviluppano invece il tumore della ghiandola parotide. Negli
anni successivi Stewart riesce a dimostrare che a provocare la leucemia è un virus, chiamato
Polyomavirus, che risulta responsabile di una ventina di tipi diversi di tumore.

Dulbecco stesso sintetizza questa fase della ricerca sul rapporto tra virus e cancro in un
libro del 2001, La mappa della vita (Sperling&Kupfer), che è una sintesi divulgativa degli
effetti rivoluzionari del Progetto Genoma Umano sulla ricerca medica. A pagina 218, scrive:

 «La capacità di geni alterati di produrre il cancro fu scoperta studiando virus che
 possono causare il cancro negli animali: un gene presente nel virus (un retrovirus) fu
 riconosciuto responsabile. Più tardi si trovò che non era un gene del virus, ma un
 gene delle cellule in cui il virus era cresciuto, che si era insediato nel genoma della
 cellula che aveva infettato. Nel trasportare il gene, il virus causò un piccolo danno,
 proprio nella regione destinata al suo controllo, che ne abolì l’attività; e il gene senza
 controllo causò la moltiplicazione sfrenata della cellula. A ogni moltiplicazione il
 genoma del virus veniva moltiplicato a sua volta, e quindi trasmesso alle cellule figlie.
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Così cominciò il tumore. Il gene alterato venne chiamato “oncogene” (dal greco
 antico: gene del cancro)».

         Renato Dulbecco riceve il premio Nobel nel 1975.

Dulbecco sta parlando di un particolare tipo di tumori che possono essere provocati
dall’azione dei virus e oggi sappiamo che ne esistono di diversi tipi, provocati da vari virus. Un
esempio è il papilloma virus che provoca il cancro al collo dell’utero. Per il suo contributo a
questo avanzamento della conoscenza medica dell’oncogenesi, Dulbecco – assieme a
David Baltimore (nato nel 1938 e negli anni Ottanta anche grande promotore dello studio
dell’epidemia di HIV/AIDS) e Howard M. Temin (1934-1994) – riceve il premio Nobel per la
Medicina o Fisiologia nel 1975. Ecco la motivazione dell’Accademia svedese:

 «Nel 1910, Peyton Rous dimostrò che alcuni virus possono causare il cancro, anche
 se è stato necessario un po’ di tempo prima che i processi dietro questo fossero
 compresi. Renato Dulbecco e i suoi colleghi hanno dimostrato negli anni ’50 che il
 materiale genetico del virus è incorporato nei geni dell’organismo ospite. I geni delle
 cellule infette, che sono stati costruiti in parte dal virus, possono causarne una
 crescita anormale all’interno dell’organismo. Gli studi di Renato Dulbecco si sono
 concentrati sui virus tumorali a DNA, ma alla fine si sono rivelati fondamentali per la
 scoperta dei virus con l’RNA come materiale genetico.»

Dulbecco e il Progetto Genoma Umano
Negli anni Ottanta del Novecento, Dulbecco è all’apice della propria fama, dopo i successi di
una vita intera. Ma è ancora pronto per un’altra sfida scientifica. Quando si comincia a parlare
dell’idea di sequenziare per intero il genoma umano, Dulbecco è in prima fila tra i promotori
del progetto. Dal suo punto di vista è un passaggio necessario per comprendere al meglio i
meccanismi genetici alla base del cancro. Proprio nel 1986 promuove il Progetto
Genoma con un articolo su Science intitolato “Un punto di svolta nella ricerca sul cancro:
Studiare la genetica per sconfiggere il cancro: Renato Dulbecco
sequenziare il genoma umano”, in cui tra l’altro scrive: “la conoscenza del genoma e la
disponibilità di ricerche su ogni gene si potrebbe dimostrare cruciale per la fisiologia e la
patologia [anche] al di fuori del cancro, per esempio, per comprendere il sistema di
regolazione di singoli geni in vari tipi di cellule”. Muore a quasi 98 anni per un infarto nella sua
casa di La Jolla, dove si era ritirato.

    Per approfondire
    Durante tutta la sua vita attiva, Renato Dulbecco ha pubblicato numerosi libri di
    dilvugazione che possono essere presi a riferimento per ripercorrere gli
    avanzamenti nelle conoscenze dell’oncogenesi. In particolare La mappa della vita
    (2001) pubblicato proprio a ridosso dell’annuncio del sequenziamento del genoma
    umano.
    Per conoscere la figura di Dulbecco più da vicino è un prezioso documento
    l’intervista di Ottavia Bassetti del 27 settembre 1984 e disponibile online grazie
    all’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa.
    Sulla sua esperienza nell’esercito durante la Seconda Guerra mondiale, rimandiamo
    a un’intervista del Tg3 andata in onda il 21 novembre del 2011 e ora disponibile sul
    sito di RAI Scuola.

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