Strumenti per il welfare locale: il piano di zona - SEMINARIO DI STUDI Frammentata Oltre la Solidariet
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SEMINARIO DI STUDI Oltre la Solidarietà Frammentata Strumenti per il welfare locale: il piano di zona Ugo De Ambrogio (udeambrogio@irsonline.it) Palermo 16.6.2009 1
I temi dell’intervento • Obbiettivi e significati del Piano di zona • Il quadro nazionale (il pdz come viaggio che accomuna le politiche sociali a livello nazionale) 2
LOGICA PRESCRITTIVA, PRODOTTI PROGRAM- PROGRAM- SONO PIANI E PROGETTI DI TIPO MAZIONE NORMATIVO MAZIONE TRADIZIONALE TRADIZIONALE LOGICA DI INCENTIVAZIONE DEI COMPORTAMENTI, NON PRESCRITTIVA, UN ATTORE SI ASSUME LA FUNZIONE DI REGIA (ORIENTAMENTO, INDIRIZZZO, PROGRAM- PROGRAM- COORDINAMENTO E CONTROLLO) PRODOTTI SONO PROGETTI O PIANI MAZIONE MAZIONE INCREMENTALI, CON VALUTAZIONI E GOVERNANCE RIORIENTAMENTI PERIODICI GOVERNANCE 3
IL PIANO DI ZONA (art. 19 l.328\00) Sulla base delle indicazioni i comuni provvedono, a loro volta, a definire il piano di zona Viene adottata attraverso Accordo di programma (l. 142\90 art.27) al quale partecipano soggetti pubblici e privati, in particolare quelli che concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato è approvato dai comuni associati che IlIl Piano Piano di di fanno parte di un determinato “ambito territoriale per la gestione unitaria del zona zona sistema locale dei servizi sociali a rete” l’ambito è determinato dalla Regione e dovrebbe essere coincidente con il distretto sanitario 4
IL PIANO DI ZONA (art.19 l.328 00) Favorire la creazione di una rete di servizi e interventi flessibili, stimolando le risorse della comunità locale qualificare la spesa attivando anche risorse locali ripartire la spesa tra i soggetti firmatari IlIl Piano Piano di di prevedere formazione, aggiornamento e zona progetti di sviluppo dei servizi zona èè volto volto a:a: 5
IL PIANO DI ZONA (art.19 l.328 00) Obiettivi, priorità, strumenti e mezzi organizzazione dei servizi, risorse e requisiti di qualità rilevazione dei dati nell’ambito del sistema informativo modalità per garantire integrazione fra servizi e prestazioni coordinamento con organi statali IlIl Piano Piano di di periferici (amministrazione penitenziaria e della giustizia) zona zona collaborazione fra servizi territoriali, soggetti che operano nell’ambito della individua: individua: solidarietà sociale e comunità locale; forme di concertazione con l’asl e con gli enti non profit erogatori di servizi ed interventi sociali 6
Piani di zona in Italia a fine 2006 8
Piani di zona in Italia a fine 2007 9
La zona come luogo di programmazione sociale: “all’incrocio dei venti” Sussidiarietà verticale Sussidiarietà orizz. Governance, Programmazione Partecipazione operativa Accreditamento e Implementazione promozione forme delle azioni del piano gestionali Promozione Analisi dei bisogni dell’integrazione Valutazione del piano 10 10
UNA POSSIBILE RETE DA ATTIVARE NELLA GOVERNANCE DEL PIANO DI ZONA FAMIGLIE PARROCCHIE ORGANIZZAZIONI SINDACALI TAVOLI D’AREA COOPERATIVE FONDAZIONI SOCIALI DISTRETTO SANITARIO PIANO – ASL AZIENDA DI OSPEDALIERA PROVINCIA ZONA SERVIZI SOCIALI Associazion DEGLI ALTRI i di tutela COMUNI ASSOCIAZIONI DI SCUOLA VOLONTARIATO AZIENDA SANITARIA LOCALE AZIENDE DEL MERCATO 11
Il PDZ e le sue innovazioni 1. Si sintetizzano gli interventi e le politiche del settore sociale e si coordinano con altre politiche. 2. Si programma ad un nuovo livello: la zona, superando l’impasse storica del frazionamento comunale. 3. Si passa da una programmazione nella logica di government ad una nella prospettiva di governance 4. Si programma in modo congiunto anche con l’Asl, non nella logica della delega ma in quella dell’integrazione operativa territoriale 12
Il PDZ e le sue innovazioni 1. Si sintetizzano gli interventi e le politiche del settore sociale e si coordinano con altre politiche. Programmaz. Contenuti delle politiche, aree di intervento priorità, dinamica consolidamento, sviluppo e operativa miglioramento, sperimentazione Strumenti della analisi dei bisogni, disegni di valutazione Programmaz. sviluppo della formazione Che cosa sta dentro e che Strade parallele di programmazione sociale (bandi regionali, bandi privati, ecc.) cosa sta fuori il pdz?. 13
Programmazione operativa: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici - Tutte le regioni programmano su - E’ raro che i pdz prevedano una settori omogenei di intervento precisa articolazione fra interventi (minori, anziani, adulti in difficoltà, di consolidamento, sviluppo e disabili) miglioramento, sperimentazione, - I servizi di base sono programmati appiattendo la programmazione con una certa omogeneità su tutti i - La mancanza di serie esperienze di territori valutazione delle azioni del piano - Nella maggior parte dei casi il Pdz ostacola la programmazione triennale è aggiornato annualmente operativa al fine di rendere la programmazione - Gli interventi di potenziale più operativa integrazione fra settori (es. educativo, case ecc.) sono spesso dimenticati dalla programmazione zonale 14
Programmazione operativa: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Innovazione e sperimentazione? Consolidamento Sviluppo e miglioramento 15
Gli strumenti della programmazione: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici - Nella quasi totalità dei territori è ormai - A volte le ricche analisi dei bisogni diffusa una metodologia di non trovano riscontri nelle programmazione che prevede una analisi successive scelte programmatorie iniziale del bisogno e dell’offerta preesistente - Rare le esperienze di valutazione dei processi programmatori e quasi - Tale analisi assume forme diverse e di diverso approfondimento nelle regioni nulle quelle di valutazione (per es. il profilo di comunità emiliano dell’implementazione delle azioni romagnolo) , tuttavia ormai l’analisi del piano iniziale dei bisogni è prassi condivisa - La formazione permanente e la - In alcune regioni in particolare Piemonte, supervisione sono spesso Emilia Romagna, Sardegna, la Provincia dimenticate da molti Pdz o offre un significativo supporto all’analisi permangono, a parte alcune rare dei bisogni attraverso i propri osservatori eccezioni, come prassi marginali, e - Le Province danno anche significativi occasionali più che come strumenti apporti formativi per qualificare la permanenti di supporto al sistema costruzione di sistemi integrati integrato 16
Che cosa sta dentro e che cosa sta fuori il Pdz: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici Nelle regioni alle soglie della terza - Non decollano esperienze di integrazione triennalità (Lombardia, Emilia, Toscana, con settori diversi dal socio sanitario e in Veneto, Marche, Umbria, Liguria, parte socio educativo e politiche per il Campania) si registra un incrementale lavoro aumento dell’area di programmazione del pdz, dal solo FNPS, ai fondi regionali, - In esperienze di programmazione matura alle ex leggi di settore, alla spesa (regioni del nord) si assiste ad uno ordinaria dei comuni ad altre fonti – strisciante e forse neanche sempre POR, europee ecc.) consapevole processo di evitamento del pdz da parte di chi intende promuovere progetti - Il pdz col tempo diviene pertanto innovativi e sperimentali, per il rischio che progressivamente strumento di le proposte si arenino o si annacquino. programmazione di risorse crescenti del Questo tipo di proposte tende pertanto a territorio, anche dove è partito con una passare da canali diversi dal pdz quali bandi impostazione più “modesta” regionali, bandi di fondazioni bancarie ecc. . (Lombardia) Il rischio è che buona parte della - Sul fronte della non autosufficienza in programmazione dell’innovazione esca alcune regioni (Liguria …) si danno le dalla programmazione zonale. linee e si utilizza l’ambito come luogo di realizzazione degli interventi 17
Il PDZ e le sue innovazioni 2. Si programma ad un nuovo livello: la zona, superando l’impasse storica del frazionamento comunale. Integraz. Quali i rapporti fra pdz e municipalità? fra e nei Quali i nodi fra organismi tecnici e politici? comuni Organizzazione Modelli di udp della program- Architettura della pianificazione mazione di zona Accreditamento, titoli sociali Forme di Creazione di nuovi soggetti giuridici: gestione Aziende, consorzi, Fondazioni ecc. 18
Integrazione fra e nei comuni: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Nodi critici Risorse - Qualche difficoltà di adattamento del - Architettura omogenea dei piani pdz nelle grandi città (non essendo di zona che consente una stato pensato per loro) e negli ambiti partecipazione diffusa delle PA con forti differenze nelle proporzioni locali progressiva fra capofila (mangia tutto) e altri specializzazione dei Comuni sui comuni temi della politica sociale - E’ un problema ragionare in termini di - I comuni “costretti” ad integrazione fra comuni più per i associarsi hanno intrapreso in politici che non per i tecnici, poiché quasi tutti i territori un processo hanno loro basi di consenso nei singoli virtuoso di messa in comune di “campanili” e la gestione associata non risorse ed energie spesso sempre dà immediati riscontri in efficace. termini di consenso - Questo ha attivato anche - Uno dei nodi più critici pare essere il energie finalizzate alla ricerca problema dell’integrazione fra diversi delle forme di associazione e settori nei comuni, spesso infatti ci si gestione più efficaci trova in contesti nei quali i diverso uffici non sono per nulla abituati a riconoscersi e parlarsi 19
OrganizzazioneL’architettura delle programmazione del Pdz di zona: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni: un’architettura tipo Tavolo Tavolo politico Ufficio tecnico Ist.le di Piano Ist.le Tavoli Politici Ristretti Tavolo tematico Tavolo tematico Tavolo tematico Tavolo tematico Minori anziani disabili Marginalità 20
Organizzazione delle programmazione di zona: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici - Articolazione dei tavoli tematici sempre - In alcuni territori si crea il sviluppate su almeno 4 aree rischio di delega dei d’intervento prioritarie coordinamenti istituzionali a comitati politici ristretti - In alcune realtà di eccellenza si sono costituiti o grazie alle Province o - In alcuni territori autonomamente, coordinamenti l’accreditamento è visto solo provinciali degli Udp, finalizzati al in connessione con l’utilizzo confronto e scambio di esperienze di del voucher sociale e non programmazione e di promozione di come strumento di assistenza tecnica (Lombardia, regolazione del sistema Piemonte, Emilia) (Lombardia) - Progressiva funzione di regolazione del - Sistemi di accreditamento, sistema sociale in capo alle zone avviati in alcuni territori, attraverso gli strumenti procedono complessivamente dell’autorizzazione al funzionamento, a rilento. accreditamento e vigilanza e controllo 21
Organizzazione delle programmazione di zona: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Modelli di UPD Risorse Nodi critici • Con l’avvio dei piani di zona si sono - Difficoltà ad individuare figure sperimentati diversi modelli di “regia tecnica” specifiche con adeguata dei processi programmatori: Uffici di piano, competenza in termini di “social Tavoli tecnici, Gruppi di piano, Segreterie planner” tecniche denominazione diverse da funzioni similari - Poca chiarezza sui confini • Al cune Regioni (es. Campania, Sardegna) dell’ufficio di piano e conseguente hanno indicato nelle linee guida anche al spostamento in fase di composizione di massima degli uffici consolidamento dei pdz sull’asse • Progressivo aumento di competenze e funzioni gestionale in capo agli uffici di piano (es. Lombardia) - Nel momento in cui nasce un • Presenza all’interno degli udp di operatori ASL nuovo soggetto giuridico nelle Regione con una forte spinta all’ISS (es. gestionale permane una Puglia. E. Romagna, in Veneto spesso l’Udp è confusione sulla collocazione n capo all’Ausl) dell’udp (programmatorio) dentro o • Risorse definite del FNPS per l’attivazione degli fuori dal nuovo ente udp (es. 2% di Puglia e Lombardia) che consente un investimento obbligato dei Comuni 22
Funzioni prevalenti dell’UDP Organizzazione delle programmazione di zona: Sviluppo delle funzioni agite dall’udp UDP = UDP = UDP = UPT = coordinamento regia organizzativa regia segreteria tecnico •Gestione e affidamento programmatoria tecnica servizi • programmazione •elaborazione / Poche funzioni: • Definizione priorità in staff all’Assemblea aggiornamento pdz dei Sindaci per la •Segreteria, • monitoraggio e d’accesso • monitoraggio e direzione della •raccolta dati valutazione gestione associata valutazione •Raccordo tra •gestione azioni pdz •costruzione rete • consolidamento istituzioni • costruzione rete • gestione finanziaria rete/partecipaz. Mix (delega ASL + Comune Azienda/ Delega comuni singoli + Capofila + Consorzio all’ASL Comune capofila) singoli comuni sociale Assetti gestionali 23
Forme di gestione: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Il ripensamento della forma di gestione dopo i primi anni di Pdz si impone per varie motivazioni: 1. la necessità , in concomitanza con la fine del processo di delega dei servizi sociali alle ASL, di trovare una modalità di gestione dei servizi che veda il coinvolgimento anche di altri Comuni e di altri attori operanti nel territorio di riferimento; 2. la necessità di realizzare economie di scala, soprattutto in presenza di Comuni di piccole dimensioni 3. la necessità di sperimentare forme di gestione meno vincolate a logiche e procedure burocratiche Negli atti regionali si individuano diverse ipotesi: azienda/ASP, Consorzio, società, ecc. 24
Forme di gestione: Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici - La programmazione di zona ha - Anche se le regioni vanno a velocità attivato anche energie finalizzate diverse, anche in quelle che hanno alla ricerca delle forme di stimolato tali processi (Lombardia, associazione e gestione più efficaci; Emilia Romagna) siamo ancora - Il Piemonte ha promosso il percorso molto lontani dalla individuazione attraverso i consorzi e la Toscana ha delle forme ottimali, prevale la costituito le società della salute; confusione, le “mode”, l’illusione del risparmio - Alcune regioni più mature (Lombardia, Emilia) stanno - Le scelte “forti” di Piemonte (uso decisamente incentivando la nascita dei consorzo come luoghi di di forme aziendalistiche programmazione) e Toscana (società della salute) appaiono - Altre regioni (Puglia- Friuli) hanno ancora difficilmente valutabili nella scelto una strategia prudente loro efficacia (convenzione con il comune capofila) incentivando però il - C’è spesso confusione nelle nuove dibattito e la riflessione prima di organizzazioni fra funzione realizzare scelte più “forti” gestionale e funzione programmatoria - 25
Il PDZ e le sue innovazioni 3. Si passa da una programmazione nella logica di government ad una nella prospettiva di governance Rapporti Tavoli tematici, tavoli di rappresentanza, con dinamica rappresentanza competenza ecc. il III settore 26
I soggetti coinvolti nella governance per la programmazione delle politiche sociali (L.328/00) Soggetti istituzionali: •Comuni, Regione, Province, •ASL, AO •Aziende speciali servizi alla persona •Consorzi •Scuola •Giustizia •Soggetti non istituzionali: •Organismi non lucrativi di utilità sociale •Organismi della cooperazione •Associazioni ed enti di promozione sociale •Fondazioni •Enti di patronato •Organizzazioni di volontariato •Enti riconosciuti delle confessioni religiose •Famiglie 27
Rapporti con il Terzo settore (da una ricerca Irs 2004 sulle imprese sociali) Complessivamente pare opportuno sottolineare che il piano di zona risulta l’esperienza programmatoria che maggiormente ha coinvolto il terzo settore (impresa sociale) nel nostro paese negli ultimi anni Piano di zona 56% Piano 285/97 4 8 ,4 % Piano 45/99 4 2 ,8 % Progetto equal 35% Patto territoriale 14 ,4 % Piano 40/98 7 ,3 % C ontratto di quartiere 7 ,3 % Progetto Urban 6 ,8 % Altro 3 ,6 % 0 10 20 30 40 50 28 60
Rapporti con il Terzo settore Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici - Con il Pdz lavorare in modo - Problema della rappresentanza del terzo integrato fra Pubblico e III settore settore è ormai prassi - Problema della non sempre chiara condivisa su tutto il territorio funzione attribuita al terzo settore: nazionale rappresentanza o competenza - Si moltiplicano le teste - Moltiplicazione dei tavoli e perdita di pensanti ovvero i soggetti che controllo sul loro operato e problemi di ragionano in termini di tenuta ai tavoli costruzione di politiche territoriali (es:2000 org ai - Problema del potere decisionale attribuito tavoli tematici in Prov. To; al III settore: decisionale o consultivo? 1500 in RFVG) - Incompetenza nella conduzione dei tavoli - Alcune regioni (Lombardia, - Confusione fra funzione politica e tecnica Puglia) oltre ai tavoli tematici (advocacy) del terzo settore prevedono specifici spazi consultivi per il III settore - Confusione fra apporto alla (tavolo di rappresentanza, programmazione e funz. Gestionale del III tavolo di concertazione) settore 29
Dove opera il Terzo settore nella programmazione di zona Tavolo Tavolo tecnico Tavolo di rappresentanza del III settore o del sindacato Lombardia e Puglia politico Istituzionale Istituzionale Ufficio III settore III settore pre- di Piano Presente Sente molto III settore a volte in presente Raramente in In rarissimi diverse regioni Realtà lombarde casi Tavoli tematici - (III settore presente sempre, in tutte le regioni) 30
GLI APPROCCI ALLA PARTECIPAZIONE PARTECI PAZIONE Difinizione collettiva delle CONSUL- regole del gioco TAZIONE e dei frames E disegno delle Presentazione e RELAZIONI soluzioni adeguamenti PUBBLICHE delle soluzioni Attori: che Attori: che Distribuzione di esprimono interessi e esprimono interesse informazioni competenza rispetto rispetto alla soluzione Attori: formali e al problema proposta opinione pubblica 31
“Si tratta di distinguere fra la funzione di advocacy e protezione sociale che il non profit svolge in autonomia e la funzione gestionale che svolge per conto degli enti pubblici che finanziano quei servizi. Il diritto – dovere a essere rappresentati nel processo dei Piani di zona discende dalla advocacy, che racchiude in se la capacità di evidenziare i bisogni, di delineare nuove opzioni di intervento, di mettere in rete proprie risorse professionali e strutturali in aggiunta a quanto disponibile con investimento pubblico.” Battistella, De Ambrogio, Ranci Ortigosa 2004, Il Piano di zona, Carocci Faber 32
Definizione del termine Advocacy “Attività di supporto all’esplicazione dei bisogni e di tutela dei diritti, svolta da organizzazioni di volontariato formali e informali, in favore di gruppi sociali soggetti a processi di marginalità sociale o di utenti dei servizi sociali e sanitari” Battistella, De Ambrogio, Ranci Ortigosa 2004, Il Piano di zona, Carocci Faber 33
La partecipazione del terzo settore al Piano di zona 1. PER RAPPRESENTANZA 2. PER COMPETENZA 34
Un tavolo tematico 35
Un tavolo tematico 36
Un tavolo tematico 37
Il PDZ e le sue innovazioni 4. Si programma in modo congiunto anche con l’Asl, non nella logica della delega ma in quella dell’integrazione operativa territoriale Integrazione Ruolo comuni associati e ruolo asl nei diversi socio sanitaria modelli regionali 38
Integrazione socio sanitaria Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni LOMBARDIA • VENETO • TOSCANA •EMILIA ROMAGNA Modello •Modello •Modello •Modello Partecipativo – partecipativo - partecipativo di partecipativo di controllante nuova fondazione parternariato delegante Asl come ASL con funzioni Nuovo luogo partner ASL con di gestione dell’integrazione della Funzione di dei servizi sociali sono le Società programma partner e e di effettiva della salute zione per la simultanea regia del pdz materia mente di socio controllo sanitaria 39
Integrazione socio sanitaria Il quadro emergente dalla ricognizione nelle regioni Risorse Nodi critici In diverse regioni vengono Spesso il dichiarato non promossi esplicitamente : corrisponde all’effettivo, infatti • Punti unici di accesso non sempre nell’operatività c’è • Valutazione multidimensionale reale integrazione. • Progetto personalizzato • Coordinatore del caso (case manager) • Equipe multiprofessionale • Protocolli operativi • Continuità assistenziale 40
La pianificazione è soprattutto organizzazione, per cui il suo successo o insuccesso dipendono anche dalle scelte organizzative effettuate dal sistema di governo esistente e dai diversi soggetti che lo compongono (Scortegagna, 2002) 41
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