STORIA DELLA MODA Benedetta Del Romano

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STORIA DELLA MODA   Benedetta Del Romano
LA MODA ITALIANA
Dopo vari tentativi e tanti progetti per la creazione di una moda
autenticamente italiana, fu solamente nel secondo dopoguerra che si
ebbe la possibilità di realizzare questo proposito.
La moda italiana iniziò ad interessare anche il mercato estero e a varcare
i confini nazionali. Iniziò in questi anni il riconoscimento della creatività e
del saper fare italiani.
Un ruolo chiave fu giocato dagli Stati Uniti e dal rapporto che l’Italia
intrecciò con il paese.
Furono in effetti gli Stati Uniti i maggiori acquirenti del nascente Made in
Italy e furono gli statunitensi ad esserne maggiormente affascinati,
decretandone il successo.
LA MODA ITALIANA
Con il piano Marshall (European Recovery Program) del 1947 iniziarono
gli invii di beni dagli Stati Uniti all’Europa, tramite un piano di sviluppo
quinquennale.
Gli Stati Uniti misero a disposizione finanziamenti e macchinari,
attraverso un sistema di crediti, con lo scopo di modernizzare un sistema
produttivo obsoleto.
L’obiettivo era quello di trasformare le abitudini di consumo degli italiani
e anche di fabbricare beni che fossero adatti al mercato statunitense.
In breve tempo le esportazioni si triplicarono rispetto al periodo
precedente la guerra e già nel 1951 il reddito nazionale era tornato al
livello pre-bellico.
LA MODA ITALIANA
Ma non furono i prodotti italiani da soli ad attrarre i compratori americani. L’Italia
rappresentava un’attrattiva anche dal punto di vista turistico per le sue bellezze
culturali, storiche e naturali, nonché per i prezzi bassi.
Questa passione per l’Italia è documentata da una serie di articoli pubblicati sulle
riviste negli anni successivi alla guerra.
Su Vogue, in gennaio, era uscito un articolo dal titolo Italian Fashion.
Harper’s Bazaar dedicò all’Italia il servizio d’apertura del numero di Luglio, dal
titolo The New Italy.
La rivista Fortune, in agosto, dedicò un articolo all’Italia, definita una delle
nazioni «fra le più povere» del mondo, ma che aveva nella moda romana, accanto
al settore chimico della Montedison, uno dei suoi punti di forza.
Contemporaneamente anche Vogue British aveva dedicato due pagine alla moda
italiana.
LA MODA ITALIANA
Le sartorie delle grandi città avevano riaperto dopo il conflitto e ne erano
sorte molte nuove.
Alcune sartorie erano nate alla fine degli anni trenta: era il caso di Biki
(milanese), Sorelle Fontana, Antonelli, Vanna (milanese), Gabriellasport,
Emilio Schuberth. Altre invece nacquero subito dopo la guerra, come:
Carosa, Simonetta, Gattinoni, Marucelli (milanese), Jole Veneziani
(milanese), Curiel (milanese) e, in seguito, Capucci.
Non si smise di colpo di andare a Parigi, ma si iniziò a dare spazio a
modelli e prodotti nazionali all’interno degli atelier.
Per ovviare al solito problema della mancanza di modelli originali, ci si
iniziò a rivolgere a disegnatori che vendevano i propri modelli a diversi
atelier.
HOLLYWOOD SUL TEVERE
Il cinema rappresentò un’occasione irripetibile per promuovere la
nascente moda italiana.
Cinecittà, lo storico stabilimento cinematografico fondato nel 1937, fu
riaperta negli anni successivi alla guerra e divenne un polo di primaria
importanza per la produzione cinematografica dell’epoca.
Le case di produzione americane scelsero di girare moltissime pellicole a
Roma e contemporaneamente iniziò una produzione di film italiani che
ben presto diventarono celebri e segnarono un’epoca.
Il cinema portò quindi numerosi americani per le strade di Roma che
iniziarono a vestirsi presso gli atelier più rinomati della capitale, che
sfruttarono questa irripetibile occasione per farsi pubblicità.
HOLLYWOOD SUL TEVERE
Il matrimonio, celebrato a Roma, tra due stelle del cinema americano fornì
un’occasione irripetibile per sponsorizzare l’Italia del dopoguerra e in
particolare la sua moda.
Linda Christian e Tyrone Power si sposarono il 27 gennaio 1949 nella
Basilica di Santa Francesca Romana.
Mentre lo sposo aveva deciso di farsi confezionare un tight da Caraceni,
l’abito della sposa fu confezionato dalle Sorelle Fontana che furono tra le
protagoniste di questo periodo di estrema vivacità della capitale.
L’abito di Linda Christian apparve su tutte le principali riviste dell’epoca,
nonché sui Cinegiornali, rendendo famose le tre sorelle della moda
italiana che negli anni seguenti realizzarono abiti per le dive più celebri
dell’epoca e vendettero i loro prodotti all’estero.
FIRENZE E LA SALA BIANCA
Giovanni Battista Giorgini era un nobile italiano nato a Forte dei Marmi il
15 luglio del 1898. A 25 anni iniziò l’attività di buyer officer per alcuni
grandi magazzini americani, esportando diversi prodotti artigianali italiani.
Giorgini conosceva molto bene il mercato americano e sviluppò, alla fine
della guerra, l’idea di valorizzare la moda italiana proponendola ai
magazzini americani.
Il 12 febbraio 1951 presso la sua residenza fiorentina, villa Torrigiani,
organizzò una sfilata invitando dei buyer americani e alcune giornaliste,
che si trattennero qualche giorno in Italia a seguito delle sfilate parigine.
Giorgini aveva dovuto vincere molte ritrosie per organizzare questo
evento, sia da parte dei buyer, sia da parte delle sartorie.
FIRENZE E LA SALA BIANCA
Alla sfilata parteciparono 10 case d’alta moda italiane e quattro case di
moda boutique, che si dovettero impegnare a presentare modelli
esclusivamente italiani. In totale furono presentati 180 modelli di alta
moda e la sera del 14 febbraio si tenne un ballo finale a cui era invitata
tutta l’aristocrazia fiorentina, che doveva, per l’occasione, vestire italiano.
Il successo fu tale che Giorgini decise di ripetere l’esperimento a luglio,
nei saloni del Grand Hotel di Borgo Ognissanti. A questa sfilata
assistettero anche Bettina Vallard, fashion editor di Vogue e Carmel
Snow, caporedattrice di Harper’s Bazaar e la stampa decretò il successo
di questa seconda iniziativa.
Questa sede ben presto risultò insufficiente e fu necessario spostarsi,
l’anno successivo, presso Palazzo Pitti. Il 22 luglio 1952 ebbe luogo la
prima sfilata presso la sala Bianca di Palazzo Pitti.
FIRENZE E LA SALA BIANCA
Nel giro di poco tempo, Firenze divenne una meta abituale per buyer e
giornalisti di moda italiani e stranieri. Anche le più importanti riviste
internazionali dedicarono alle sfilate italiane articoli regolari, senza mai
togliere, però, spazio agli articoli dedicati alla moda francese.
Tuttavia, già alla prima sfilata presso Palazzo Pitti, alcune case di moda
romane avevano deciso di non partecipare, per cercare di presentare le
proprie collezioni nella capitale.
Un anno dopo alcune sartorie romane (tra cui Fabiani, Simonetta, Sorelle
Fontana, Schuberth, e Fausto Sarli) diedero vita al SIAM (Sindacato
italiano alta moda) che aveva proprio lo scopo di organizzare delle sfilate
a Roma per valorizzare la sartoria romana.
Iniziò in questo periodo la rivalità tra Roma e Firenze, che si litigavano lo
scettro di città della moda, a cui si aggiunse presto Milano.
LA MODA ITALIANA E LE
SORELLE FONTANA
https://www.raiplay.it/video/2018/06/Italiani-con-Paolo-Mieli---Sorelle-
Fontana-una-questione-di-stile-da78468f-532b-424b-9ede-
ba74598af668.html

http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f9898a26-
b34f-480e-896d-d038c6b20054.html

https://www.youtube.com/watch?v=fCRfBFbZrO0
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