Star Wars Jedi: Fallen Order - Il Lato Grigio della Forza - GameCompass

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Star Wars Jedi: Fallen Order - Il Lato Grigio della Forza - GameCompass
Star Wars Jedi: Fallen Order – Il Lato Grigio
della Forza

Manca poco alla conclusione della nuova trilogia di Star Wars ma in qualche modo il brand trova
sempre nuovi sistemi per tenersi in vita. Basti pensare alla nuova serie Disney+ The Mandalorian,
con protagonista Pedro Pascal o, in tema videoludico, al nuovo lavoro di Respawn Entertainment
Jedi Fallen Order. In questo contesto, il brand del fu Guerre Stellari ha vissuto di alti e bassi,
finendo nell’ultimo periodo in discussione tra titoli dimenticabili e progetti cancellati: Star Wars
1313 e il progetto di Visceral Games sono solo due degli esempi in tal senso ed è interessante
come il lavoro capitanato da Stig Asmussen, sia riuscito a sopravvivere sino all’uscita. Electronic
Arts ha creduto al progetto, che vanta probabilmente una delle peggiori presentazioni della storia
all’E3 2018, in cui Vince Zampella (Co-fondatore dello studio) presentò il titolo semplicemente
citandone il nome, e nient’altro. Ma Star Wars Jedi: Fallen Order è ora tra noi, tra mille sorprese e
qualche perplessità che a mano a mano sviscereremo.

Nella notte più profonda…

Ambientato quindici anni dopo l’Ordine 66, che eliminò quasi totalmente i Jedi dalla Galassia per
opera del nuovo Impero, il titolo Respawn ci catapulta in una storia che non brilla certo per
scrittura ma comunque godibile, trovando spazio nell’intricato universo espanso. Cal Kestis è
dunque il protagonista, un giovane con abilità Jedi (fortunatamente Disney non c’entra nulla) alla
ricerca del proprio passato e del proprio destino. Seguirà dunque un’avventura sparsa tra diversi
pianeti, braccati dall’onnipresente Impero Galattico e dall’Ordine degli Inquisitori, creato
appositamente per estinguere ogni traccia del lato chiaro della Forza.
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Il problema principale di Jedi Fallen Order sta essenzialmente nella prima ora e mezza di gioco in
cui tutto, dalla narrazione a molti elementi di gameplay faticano a uscir fuori, dando l’impressione
d’esser privo di qualsiasi mordente. Fortunatamente, con un po’ di pazienza, l’avventura di Cal
Kestis comincia a prender forma, seguendo a grandi linee il percorso di un certo Luke Skywalker:
capire se stessi e il proprio posto non solo è la chiave che farà maturare (e rendere più interessante)
il protagonista ma getterà nuova luce sui Jedi superstiti e alla lotta serrata contro il Lato Oscuro. Se,
dunque, Cal Kestis può vantare una discreta maturazione e carisma, altrettanto si può dire dei
comprimari (forse più accattivanti) e del piccolo droide ormai amico dei bambini BD-1, mascotte non
solo essenziale per la narrazione ma, come vedremo più avanti nel gameplay. Ovviamente anche i
villain di turno trovano un certo spazio, a cominciare dalla Seconda Sorella degli Inquisitori e
qualche sorpresa che i fan di Star Wars apprezzeranno sicuramente. Anche perché, diciamocelo, di
fan service il titolo è pieno ma sempre utilizzato con criterio. Come la nuova trilogia
cinematografica ci ha insegnato, non basta gettare nella mischia un cast di personaggi storici e
intrinsecamente carismatici per aumentare il valore di un’opera. La direzione di Stig Asmussen,
che ricordiamo, è il papà di God of War III, ha reso Jedi Fallen Order un titolo con una sua identità
e ben calata nel contesto creatosi tra Episodio III ed Episodio IV, vantando la diretta
collaborazione di Lucas Arts e il suo team preposto al controllo della continuity con tutte le opere
esistenti. Ne consegue dunque un titolo apertamente indicato a tutti gli amanti della saga, che
troveranno numerosi riferimenti al franchise ma senza diventare mai melenso. Per chi non ha mai
visto una spada laser in vita sua, potrebbe lasciar passare in secondo piano il contesto narrativo in
favore di meccaniche magari già viste ma ben implementate.

Uno Jedi Shinobi… sulla carta

Se a primo acchito può venir in mente Il Potere della Forza con protagonista StarKiller, pad alla
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mano ci si accorge che di quel gioco non vi è alcuna traccia. Evidentemente Sekiro: Shadows Die
Twice ha portato un nuovo modo di affrontare gli action/adventure e la sensazione di aver a che fare
con un suo diretto discendente è molto forte. Ma tagliamo la testa al toro: il combat system di
entrambi i titoli non sono minimamente paragonabili. In generale il lavoro di Respawn, da questo
punto di vista, risulta meno rifinito, andando a discapito di moveset e precisione. Sì perché una delle
cose che salta subito all’occhio è un tempo di risposta del comando della deflezione o comunque
della parata meno preciso rispetto al suo papà giapponese oltre a un sistema di tracking che
raramente permette l’aggiramento o schivate all’ultimo istante. L’avversario sembra quasi essere
calamitato al protagonista, riuscendo a colpire in quasi tutte le direzioni. Questo fa un po’ storcere il
naso perché il sistema generale di combattimento funziona, risultando anche appagante in certi
frangenti. Quello che manca è il cosiddetto “passo in più” che consiste in una manciata di animazioni
di supporto in modo da aumentare le possibilità di approccio in combattimento. Anche quando
avremo nuove abilità dalla nostra fedele spada laser non potremmo mai veramente costruire combo
concatenando le diverse abilità, diventando un balletto fatto di “spam” del tasto X e talvolta Y
(quadrato e triangolo su PlayStation), sfruttando ovviamente i poteri della Forza.
Tutte queste abilità vengono sviluppate attraverso un classico “albero” in cui è possibile acquisirle
tutte in una sola run. Ma da qui nasce un piccolo qui pro quo. Osservando tutte le abilità presenti, il
nostro modo di agire, non si può non notare come le nostre azioni siano ben lontane da quelle
proposte finora in un Jedi. Non c’è modo di girarci intorno: Cal Kestis è uno stermina Impero, un
“vedovatore” di soldati, distruttore della fauna locale. Tutti i poteri a disposizione sono
squisitamente offensivi e la barra che indica la Forza a nostra disposizione si ricarica colpendo o
eliminando il nemico. Ovviamente il contesto è quello di un gioco d’azione e Cal Kestis è
costantemente in pericolo, ma in qualche modo le nostre azioni sono comunque più vicine a quelle di
un Sith che un vero e proprio Jedi.
Ma passando oltre, fortunatamente oltre al menare le mani c’è di più, e questo di più si chiama
esplorazione: in qualche modo Respawn è riuscita a creare mappe molto aperte in un sistema che
ricorda sicuramente i vari “metroidvania” ma anche la struttura dell’ultimo God of War: mappe
ampie in diversi luoghi separati. Quello che ci troviamo di fronte dunque, è un titolo aperto che
spinge il giocatore a cercare potenziamenti e segreti sparsi per le mappe, alimentando un codex in
grado di non solo di approfondire quanto narrato ma anche di migliorare l’intero contesto. L’utilità
del droide BD-1 la si scopre soprattutto in questi frangenti dove, con opportuni potenziamenti, il
robottino sarà in grado di hackerare, migliorare le possibilità di movimento di Cal Kestis nonché di
riuscire a guarirlo con gli Stim. Inoltre, è anche in grado di proiettare in maniera attiva l’intera
mappa olografica della zona, estremamente utile per capire cosa rimane da esplorare. Ma quello che
colpisce maggiormente è il level design, costituito da diversi percorsi, scorciatoie e anfratti segreti
che enfatizzano le fasi platform e puzzle, che avvicinano il titolo – seppur con la dovuta cautela – alla
serie Uncharted.
Prima di passare in rassegna l’altalenante comparto tecnico, c’è da segnalare un altro dettaglio: i
punti di controllo su cui il protagonista può meditare, permettendogli di riposare, potenziarsi e
rigenerare il numero di Stim del droide, apre un altro piccolo disappunto una volta comparso l’avviso
indicante la riapparizione di tutti i nemici sconfitti. Se da un lato si capisce l’esigenza di gameplay,
funzionando come veri e propri falò “soulsiani” tranne che non ci può teletrasportare tra di essi,
dall’altro si avverte come questa meccanica sia assolutamente priva di senso e nemmeno
contestualizzata. Perché il riposo dovrebbe far resuscitare tutti i soldati imperiali uccisi dalla nostra
lama laser non ci è dato saperlo. Non è certo la prima volta che accade ovviamente: in tutti i titoli
che traggono ispirazione dai lavori di Miyazaki vi è sempre questo stesso elemento, più o meno
contestualizzato in base alla direzione narrativa intrapresa dal gioco. Ma qui è diverso. Nel contesto
pluri-decennale di Star Wars, è una meccanica fuori luogo e lontana anni luce da quanto abbiamo
visto, sentito, letto finora. Non basta prendere una meccanica semplicemente perché è funzionale: il
genio di un team di sviluppo sta anche nel capire come adattare in contesti diversi qualcosa che
sulla carta non ha il minimo collegamento.
Così come purtroppo le personalizzazioni estetiche fine a se stesse che consistono in skin per la
Mantis (la nostra nave) e BD-1, oltre che per spada laser e Cal. Sono elementi, soprattutto quando si
parla della nostra arma, che purtroppo non aggiungono nulla, nemmeno mezza caratteristica. È
chiaro come negli ultimi anni siamo abituati a una certa “rpgzzazione” di quasi tutti i titoli presenti,
ma in questo caso – e visto il contesto – è una mancanza che fa storcere il naso, dando addirittura
l’impressione che non si abbia avuto il tempo di implementare queste possibilità.

È pur sempre la prima volta

Star Wars Jedi: Fallen Order è uno dei titoli che si discosta dalla volontà di Electronic Arts di
sviluppare qualunque franchise sotto la potente ala del Frostbite Engine. Sviluppato dunque su
Unreal Engine 4, motore ormai affidabile ed estremamente diffuso, il lavoro di Respawn mostra il
fianco a qualche incertezza: nonostante l’impatto sia assolutamente di primo ordine, quasi di stampo
cinematografico, numerosi sono i bug che infliggono il titolo, soprattutto nelle fasi di esplorazione.
Cal Kestis sembra fin troppo spesso una marionetta in balia del caso, mancando semplici appigli,
precipitando nel vuoto cosmico così come i nemici, compenetrati all’ambiente e persino esplosi, con
mesh un po’ qui e un po’ la. Quello che manca è un evidente pulizia finale del codice che purtroppo
alle volte crea alcuni problemi di avanzamento. Tralasciando questo aspetto però, Jedi Fallen Order
è un titolo assolutamente godibile, vantando un’ottima realizzazione del cast e di tutti gli ambienti
anche se è un peccato la mancanza di una reale varietà in assenza di ambienti urbani, ad esempio.
Interessante è poi la scelta stilistica di non mostrare interfaccia di gioco a schermo, demandando
il controllo della salute ai led di DB-1, sempre sulle spalle del protagonista. Questo espediente, che
ricorda tanto quanto visto in Dead Space di Visceral Games, riesce ad aumentare ancor di più la
ricerca verso una visione cinematografica dell’opera, facendo comparire ciò che serve solo quando è
opportuno.
Dal punto di vista sonoro, impeccabile è la riproposizione dei suoni classici della saga, oltre a
musiche che riarrangiano non solo temi classici ma che riescono a proporre qualcosa di nuovo con
brani calzanti nelle boss fight e d’accompagnamento (quasi goliardico) durante le fasi
d’esplorazione, quando potremmo essere facilmente fatti a pezzi qualunque bestia sul nostro
cammino. Divertente.
Il titolo si presenta completamente localizzato in italiano, in cui il doppiaggio esegue un lavoro di
tutto rispetto mostrano tutti i lati caratteriali dei personaggi, con il giusto tono e senza mai
commettere scivoloni. Ma c’è da dire che la versione originale (inglese), riesce a trasmettere
qualcosa in più, soprattutto per l’utilizzo degli attori reali in fase di motion capture nella
realizzazione delle cutscene.

In conclusione

L’unico sopravvissuto dei progetti Star Wars lanciati da Electronic Arts si mostra come una delle più
convincenti sorprese dell’anno nonostante alcuni problemi che possono risultare limitanti per
giocatori più esigenti. Si posiziona tra i migliori titoli dedicati al franchise negli ultimi anni, aprendo
la strada a futuri sequel e magari alla “speranza” di rivedere sulla scena alcuni dei progetti
abbandonati anzitempo. Star Wars Jedi: Fallen Order ci mette un po’ a carburare, ma superato
l’impatto iniziale riesce a regalare ottimo intrattenimento soprattutto ai fan duri e puri di una delle
saghe più apprezzate della storia.

Processore: Intel Core I7 4930K
Scheda video: Sapphire Radeon RX 580 8GB NITRO+ Special Edition
Scheda Madre: MSi X79A
RAM: Corsair Vengeance 16GB
Sistema Operativo: Windows 10

GamePodcast #4 – Dai Video Game Awards a
Half-Life: Alyx
In questa puntata:
– Le nomination dei Game Awards 2019;
– Shenmue III: perché?;
– Half-Life: Alyx è quello di cui avevamo realmente bisogno?;
– Cosa giochiamo: Need for Speed Heat, Star Wars: Jedi Fallen Order e RimWorld
Tutto questo in compagnia di Marcello Ribuffo, Gabriele Sciarratta e Dario Gangi.
Armatevi di auricolari e restate con noi!
Speciale E3: la conferenza EA

L’E3 2018 ha finalmente aperto i battenti e a dare il benvenuto è stata Electronic Arts con il suo
EA Play, una conferenza però, meno scoppiettante del previsto, con una cattiva gestione dei tempi e
scelte comunicative poco azzeccate. Ma andiamo con ordine.

Ad aprire le danze è stato il nuovo Battlefield V, che dopo la presentazione di poche settimane fa,
in cui si è visto davvero poco, non è andata meglio durante l’EA Play: il general manager di DICE
Oskar Gabrielson e il senior producer Lars Gustavsson, hanno illustrato brevemente le nuove
feature del titolo, come l’ampia distruttibilità degli scenari in più stadi, saltare attraverso le finestre
per sorprendere i nemici, la conferma della mancanza di loot box e premium pass e soprattutto,
la presenza della Battle Royale, un feature richiesta dai fan ma che purtroppo non è stata
mostrata.
Piccolo focus anche sulla campagna single player, dedicata a uomini e donne che con coraggio si
sono opposti alle atrocità della Seconda Guerra Mondiale.
Per vedere del gameplay appuntamento stasera alla conferenza Microsoft, che ovviamente
seguiremo in diretta dalle 21:30.

Un trailer d’impatto, accompagnato dall’arrangiamento della celeberrima OST della Champion’s
League a cura di Hans Zimmer, ci ha introdotto alla presentazione ufficiale di FIFA 19, calcistico
annuale che da quest’anno potrà vantare le tanto agoniate licenze U.E.F.A., comprese Europa
League e Super Cup.
La massima competizione tra club europei sarà il fulcro dell’esperienza, a cominciare dalla modalità
Il Viaggio che vedrà Alex Hunter toccare con mano il palcoscenico più prestigioso. Anche l’Ultimate
Team avrà feature collegate alla nuova licenza ma come non ci è dato ancora saperlo. Abbiamo però
una data d’uscita, il 28 settembre, quasi un mese dopo il suo rivale PES 2019.
Poichè il Mondiale di Calcio è ormai prossimo, EA ha pensato bene di promuovere il suo DLC
gratuito dedicato al trofeo più importante al mondo, dando modo a tutti gli utenti di provare una
versione demo di FIFA 18 e il contenuto aggiuntivo World Cup, su PlayStation 4, Xbox One e PC.

Spazio anche a Origin Access Premiere, una sorta di Game Pass che porterà tutti i titoli EA
all’interno del pacchetto a cominciare da Madden NFL 19, che dopo 11 anni tornerà su PC, assieme
a Battlefield V, FIFA 19 e Anthem. Inoltre si avrà a disposizione l’intera libreria del Vault che conta
ormai decine di titoli, provenienti da Electronic Arts e altri pubblisher. Il lancio è previsto per fine
estate di quest’anno.

A un certo punto, la presentatrice della conferenza Andrea Rene, si è seduta accanto a Vince
Zampella di Respawn Entertainment, che ha preso le redini del progetto Star Wars sviluppato a
suo tempo da Visceral Games. Nel punto più strano e basso della conferenza veniamo a scoprire il
titolo della nuova IP: Star Wars: Jedi Fallen Order. Del gioco non si sa ancora molto ed è probabile
che i progetti siano ancora in fase preliminare. L’unica cosa certa è che impersoneremo uno Jedi,
armato come da tradizione dalla sua inseparabile spada laser, ambientato durante lo sterminio dei
Jedi da parte dell’Impero, collocabile tra Episodio III ed Episodio IV. Svelato anche il periodo
d’uscita, per la fine del 2019. Ma ci fidiamo?
Ma Star Wars è anche Battlefront II, che nonostante le numerose critiche, per lo più rivolte alla
gestione delle microtransazioni, ha continuato a esser discretamente supportato, fino all’annuncio di
un nuovo pacchetto presentato dal design director di DICE Dennis Brännvall. Il nuovo
aggiornamento prevede un sistema a squadre per giocare più facilmente con i propri amici. Un’altra
aggiunta è la modalità Caccia Stellari, in cui potremo salire a bordo delle astronavi più iconiche
della saga, tra inseguimenti e battaglie aeree. Ma l’aggiunta più importanete è l’introduzione di
personaggi, mappe e mezzi provenienti dalla Guerra dei Cloni, periodo storico dell’universo Star
Wars richiesto a gran voce dai fan. Questa espansione conterrà la mappa più grande mai creata del
franchise su pianeta Geonosis ed eroi come il Generale Grievous, Obi-Wan Kenobi, il Conte
Dooku e un giovane Anakin Skywalker.

Annunciato, e già disponibile all’acquisto Unravel Two, un’evoluzione di quanto visto nel suo
prequel. Non saremo più soli, ma accompagnati da un nostro simile che potrà essere guidato con la
levetta analogica destra – simil Trine – oppure, permetterà un vero e proprio co-op, in cui due
giocatori dovranno coordinarsi per poter salvare “la lana”.
Un altro indie interessante a cura di un nuovo piccolo team di Berlino, Jo-Mei, è Sea of Solitude,
un gioco che punta a mostrare come le persona possano vivere diversi tipi di solitudine e come
questa venga vista dai propri amici o familiari, in un contesto post-apocalittico in cui l’umanità, per
qualche ragione ancora ignota, ha cominciato a trasformarsi in qualcosa simile a bestie. Arriverà nel
2019.

Dopo un piccolo spazio dedicato al mobile Command & Conquer Rivals, ampio spazio è stato
dedicato ad Anthem. Il titolo di punta di Electronic Arts, che arriverà il 22 Febbraio del prossimo
anno, è un gioco complesso, sia dal punto di vista del gameplay che narrativo. Sotto la supervisione
di Bioware, la storia potrà prendere diversi percorsi, creando legami a cui il giocatore potrà
interfacciarsi, sentendosi parte integrante della storyline. Confermati meteo dinamico e ciclo
giorno/notte e un mondo mutevole, che cambierà anche attraverso le nostre azioni. Oltre al focus sul
single player spazio anche al multiplayer in forma di MMO, in una struttura simile a Destiny e The
Division. Colpisce dal punto di vista tecnico e nell’uso delle exo-suit denominate Javelin,
intercambiabili a discrezione dell’utente.

Con Anthem quindi si è conclusa una conferenza per certi versi strana, capace di intrattenere per la
maggior parte del tempo ma povera di contenuto. Strane scelte hanno portato a non veder nulla di
Battlefield V, spostando il tutto alla conferenza Microsoft, e FIFA 19, limitato alla presentazione
della Champion’s League. Inspiegabile il trattamento riservato al nuovo Star Wars di Respawn
Entertainment, un titolo che ha evidenti problemi di sviluppo ma annunciato quasi con
svogliatezza, senza nemmeno il logo ufficiale. Tanto spazio anche al mobile, ma che, in una
conferenza dell’E3 non è quello che i fan seguono con attenzione.
Sono mancati i cosiddetti “botti”; nessun nuovo blockbuster tripla AAA e nessuna novità in grado di
far sognare. Insomma, si spera che questa sera Microsoft alzi un po’ il tiro.
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