Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa - urbanguide www.editris2000.com - Editris 2000

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Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa

Via San Giovanni 5,
Saluzzo (CN)
tel/fax +39 0175 41455

                                          guida realizzata
www.casacavassa.it		                    in collaborazione
  Museo Civico Casa Cavassa     con il Comune di Saluzzo

Saluzzourbanguide
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Edificio

Sede del Museo Civico, residenza un tempo di Galeazzo
Cavassa e del figlio Francesco, vicari generali del marche-
sato sotto Ludovico I e Ludovico II, è un bell’edificio del
Rinascimento. Il palazzo, passato agli eredi dei Cavassa
e successivamente ad altri, si trovava in condizioni di forte
degrado, quando, nel 1883, il marchese Emanuele Tappa-
relli d’Azeglio lo acquistò con l’intenzione di restaurarlo e
trasformarlo in museo. Con testamento redatto il 16 marzo
1888 lo lasciò alla città di Saluzzo, come attesta la lapide
sulla facciata.

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Facciata

La facciata prospiciente via San Giovanni è a tre piani sot-
tolineati da fasce in terracotta. Al piano terreno si aprono
finestre rettangolari con inferriate; il secondo piano è scan-
dito da sei finestre a croce guelfa; il terzo piano da sette
finestre con cornice in cotto del primitivo edificio gotico. Le
lunette di tali finestre sono ornate con il trigramma di Cri-
sto e le parole vincit, regnat, imperat, alternate alle armi
di Saluzzo, Saluzzo-Monferrato, Cavassa.
Il lato prospiciente Salita Cavassa, dipinto come la facciata,
è concluso dalla torretta aggiunta a fine Ottocento.

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Portale

Il portale in marmo bianco di Paesana, di taglio rettangolare,
presenta una ricca decorazione. Ai lati due lesene presenta-
no nella parte inferiore un’anfora a due manici, due uccellini,
un vaso a cratere, un tripode, da cui pendono fili di perle, e
una testa di cherubino; nella parte superiore il sole raggiante
sulla pianticella di cicoria, un emblema dei Cavassa.

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Portale

Sull’architrave è inciso il motto della famiglia, Droit quoi
quil soit (la giustizia quale che sia). A ravvivare il bianco del
marmo sono inserite nel basamento, nelle lesene, nel fre-
gio e negli stipiti tarsie marmoree policrome.
La porta d’ingresso è formata da 36 pannelli in noce inta-
gliati con motivi geometrici, volute, grottesche, stemma,
mot­to, emblema dei Cavassa, candelabre.
Sia il portale marmoreo sia le ante lignee, eseguiti intorno al
1525, sono attribuiti a Matteo Sanmicheli (1480 c.-1528),
scultore lombardo.

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Androne di ingresso

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Androne di ingresso

Attraversato l’androne d’ingresso, ci si affaccia sul porti-
cato ad archi, quattro volte a crociera su cinque colonne
di marmo; sui capitelli stemma e motto dei Cavassa. Sul-
la parete destra, bassorilievo in marmo con il ritratto di
Francesco Cavassa, attribuito al Sanmicheli. Nella manica
sinistra, al piano terreno, si aprono tre finestre bifore con
cornici in cotto a formelle (fine XV secolo). Sulla parete sot-
to il ballatoio una fascia del XVI secolo è affrescata con i
segni dello zodiaco.

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Androne di ingresso

Sulla parete del ballatoio del primo piano, affreschi a gri-
saille, attribuiti a Hans Clemer e datati tra il 1506 e il 1511,
rappresentano in sette riquadri le Fatiche di Ercole.
Da sinistra verso destra:
Ercole e Acheloo: in primo piano gli attributi di Ercole, la
clava e la pelle di leone; combattimento di Ercole con Ache-
loo trasformato in toro; in secondo piano il toro Acheloo si
abbevera al fiume, su cui è gettato un ponte a dorso d’asi-
no; sullo sfondo un roccioso paesaggio;
Ercole e Caco: Ercole con la pelle del leone e la clava addor-
mentato su una roccia; vittoria di Ercole sul gigante Caco;
Ercole e Abdero: Ercole uccide Abdero sulla piazza della
città di Abdera; nell’edificio a destra Ercole combatte con-
tro le giumente di Diomede;
Ercole e Anteo: Ercole lotta con Anteo;

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Androne di ingresso

Ercole e il cinghiale Caledonio: Ercole vestito con la pelle
del leone colpisce con la clava il cinghiale; in secondo piano
Ercole con l’animale sulle spalle si avvia verso la città di
Caledonia;
Ercole e Gerione: Ercole, dopo aver abbattuto Gerione
che, rivestito di una ricca armatura, giace ai piedi dell’eroe,
è in atto di colpire con un paiolo appeso alla clava un cane
a due teste;
Ercole e Atlante: su una distesa di rocce l’eroe, rivestito
della pelle del leone, si sostituisce al gigante Atlante nel
reggere il peso della volta celeste.
Sulla porzione di muro sopra la porta di accesso al ballatoio
è raffigurato San Girolamo, un santo spesso rappresentato
nelle opere di committenza dei Cavassa.
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Androne di ingresso

Per delimitare il terrazzo del loggiato, nel corso dei lavori
ottocenteschi venne sistemata un’elegante balaustra con
pilastri riccamente scolpiti.
Nel loggiato sono sistemate opere lapidarie di diversa
epoca e provenienza, tra cui la vasca originale della fontana
della Drancia, sul fianco della quale stanno gli stemmi di
Ludovico II e della prima moglie Giovanna di Monferrato.

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Sale interne
            ingresso

                                      sala III
  sala I               sala II

                                     sala IV
           loggiato

                                                                                         sala X
                                   sala V        sala XIII    sala         sala XI
   piano terreno                                               XII

                                                                                       sala IX
                                                   sala XIV      sala XV

                                 sala VI                                             sala VIII
                                                                     ballatoio

                                                        PRIMO PIANO
                                                                                     sala VII

Le sale interne contengono arredi, collezioni, decorazioni
in stile ‘antico’ fatti eseguire nel corso del restauro ottocen-
tesco, arredi originali, altri del XV e del XVI secolo acquistati
dal d’Azeglio sul mercato antiquariale o di sua proprietà, al-
tri donati da collezionisti, tele, tavole, affreschi provenienti
da chiese e palazzi del territorio saluzzese. Di ogni sala è
indicata anche la denominazione ottocentesca.
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Sala I “della giustizia”

Sulla volta a padiglione è dipinto l’emblema del sole rag-
giante circondato da una cortina di bianche nuvole.
Sull’azzurro del cielo si staglia in prospettiva un loggiato a
cui sono affacciati dame, putti e gentiluomini.
Fra loro si possono probabilmente riconoscere il pittore che
ha eseguito gli affreschi della sala (con cappello e mantel-
lo), Galeazzo Cavassa (il personaggio calvo) e Francesco
Cavassa (con un libro in mano).

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Sala I “della giustizia”

Nelle lunette sono rappresentati gli Uomini Illustri e le
Nove Muse. Le unghie e i pennacchi sono decorati con
motivi a grottesche.
Nella fascia sottostante le lunette sono rappresentati pae-
saggi marini, montani e borghi fortificati. Si riconoscono la
veduta del porto di Genova, un paesaggio con il Monviso, la
chiesa di San Giovanni a Saluzzo e le rovine di Roma con la
lupa capitolina che allatta i due gemelli fondatori della città.
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Sala I “della giustizia”
Gli Uomini Illustri.
Sulla parete di
fronte all’ingresso
tra le due finestre
si trova San Gerola-
mo. Seguono, verso
destra:                S. Gerolamo                      1. Aristotele

2. Sallustio           3. S. Ambrogio                   4. S. Agostino

5. S. Gregorio Magno   6. Profeta Ezechiele             7. Lattanzio

8. Davide              9. Salomone                      10. Seneca

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Sala I “della giustizia”
Le nove Muse.
Da San Gerolamo verso sinistra:

1. Clio              2. Melpomene             3. Talia

4. Euterpe           5. Erato                 6. Tersicore

7. Calliope          8. Urania                9. Polimnia

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Sala I “della giustizia”

Una porzione del pavimento in terracotta con formelle
esagonali e quadrate è quella originale di fattura cinquecen-
tesca.
Compongono l’interessante arredo della sala: sedie “alla
dantesca”, ottocentesche, della ditta londinese Robson &
Jones, un pancone con schienale di fattura ottocentesca,
un tavolo, rifacimento di un mobile del secondo Rinasci-
mento, una cassaforte del XIX secolo, un alare in ferro.

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Sala II “delle alleanze”

S. Marziale        Natività di Maria       Presentazione al tempio

Dal loggiato, a sinistra dell’ingresso, si entra nella seconda
sala con soffitto ligneo e fregio del XVI secolo, a chiaro-
scuro su fondo rosso e azzurro con stemmi che alludono
alle alleanze matrimoniali dei Cavassa. Gli stemmi sulle pa-
reti sono dei Tapparelli d’Azeglio.
Sono esposti alcuni affreschi del XV secolo provenienti da
chiese e cappelle della zona: San Marziale in abito di ca-
valiere con la palma del martirio; frammento di una scena
della Natività di Maria, raffigurante una donna in visita alla
puerpera; frammento di una Presentazione al Tempio;
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Sala II “delle alleanze”

S. Nicola da Tolentino

testa di Santo             Cristo di Pietà

Cristo di Pietà con la Vergine e santo frate; San Nicola da
Tolentino di Pietro Pocapaglia, 1472, proveniente dal pilo-
ne nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista di Piasco;
testa di santo proveniente dal monastero di Sant’Ilario di
Revello, frammento sopravvissuto alla demolizione ottocen-
tesca, uno degli esempi più alti della pittura saluzzese all’ini-
zio del Mille dagli evidenti legami con la pittura lombarda e
catalana.
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Sala II “delle alleanze”

S. Rocco                       S. Sebastiano

S. Antonio Abate               Vergine

Al centro della sala è collocato il pilone votivo proveniente
dalla cappella della Morina in regione Paschere.
Sulle quat­­tro facciate sono raffigurati San Rocco, San Se-
bastiano, Sant’Antonio Abate, la Vergine in preghiera
di un anonimo maestro tra ’400 e ’500.
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Sala II “delle alleanze”

Gli arredi della sala sono costituiti da una credenza valdo-
stana in noce (XV secolo), una credenza con alzata, otto-
centesca, con pannelli del XV secolo, un tavolo ottocente-
sco, due alari, un acquamanile (1888) con catino del ’400,
sei sedie Robson & Jones.
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Sala III “la cappella”

Qui il marchese Tapparelli scelse di ricostruire una cappella
per ricordare l’usanza rinascimentale secondo cui ogni di-
mora signorile aveva un luogo destinato al culto.
Sulle pareti è affrescato un fregio a chiaroscuro del XVI se-
colo, con ampie integrazioni ottocentesche, che presenta
nei motivi ornamentali partite di caccia e suonatori.
Il soffitto è a cassettoni. Nelle travi di sostegno vennero
inserite, nel corso dei restauri ottocenteschi, 74 tavolette
dipinte raffiguranti personaggi maschili e femminili del XV
secolo, alternate ad altre ottocentesche con simboli, stem-
ma e motto dei Cavassa.
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Sala III “la cappella”

Nel pavimento vennero inglobate 210 mattonelle maioli-
cate di manifattura pesarese databili tra il 1499 e il 1503.
Sul camino lo stemma e il motto dei Tapparelli sono di fat-
tura ottocentesca. Alle pareti:
Pietà (XV-XVI sec.) proveniente dal castello di Saluzzo, si-
stemata in un’edicola lignea moderna;
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Sala III “la cappella”

                                       S. Sebastiano

Madonna con il Bambino                 S. Rocco

Madonna con il Bambino, secondo quarto del XV secolo,
proveniente dal castello di Saluzzo; San Sebastiano, San
Rocco di provenienza incerta, inizio del XVI secolo; seggio
del coro ligneo proveniente dalla cappella del castello mar-
chionale di Revello; sedie Robson & Jones.
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Sala IV “del libro verso Ponente”

Presenta un soffitto a cassettoni e fregio dipinto cin-
quecentesco, restaurato dal pittore Canova nel 1888.Lo
stesso eseguì il dipinto sopra il camino raffigurante lo stem-
ma dei Cavassa insieme a un sole spendente (simbolo del
marchese Ludovico II) sopra un piccolo fiore.
Alle pareti pergamena dipinta da A. Dalbesio con la se-
guente iscrizione:
“Al Marchese Emanuele Tapparelli d’Azeglio illustre culto-
re dell’arte antica, architetti, pittori e scultori, ammirando
l’accurato restauro della Casa Cavassa, in ricordo della loro
visita, addì 10 giugno 1888”.
La camera ospita una raccolta di tredici fotografie (ripro-
duzioni) che documentano le opere di restauro della Casa,
ultimo quarto del XIX secolo.

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Sala IV “del libro verso Ponente”

Una delle immagini mostra il marchese Tapparelli, Mel-
chiorre Pulciano e Vittorio Avondo sulla terrazza di fronte
al loggiato, scattata alla fine dei lavori di restauro nel 1889.
L’arredo è composto da un tavolo di noce su cui è posato il
busto in gesso del marchese Tapparelli, una coppia di alari,
sei sedie Robson & Jones.
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Sala V “de Foix”

È la sala più importante del museo, dedicata ai marchesi
Ludovico II e Margherita di Foix. Il soffitto è a casset-
toni, ornato e dipinto; il fregio sulle pareti tra una trave e
l’altra è decorato da stemmi, entro cornici dipinte, di fattura
ottocentesca, come l’ornamentazione araldica della porta e
del camino.
Nella sala sono stati sistemati gli stalli corali provenienti
dalla cappella marchionale di Revello.

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Sala V “de Foix”

Al centro domina la splendida tavola della Madonna di Mi-
sericordia, capolavoro di Hans Clemer, databile intorno al
1499-1500.

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Sala V “de Foix”

Di committenza marchionale, l’opera in origine, con buona
probabilità, era collocata nella cappella marchionale di Re-
vello. La pala è occupata dalla composizione centrale, sot-
tolineata da una cornice dorata ad arco inflesso, e conclusa
in alto da una fascia divisa in otto piccoli scomparti.
Al centro su un fondo dorato, su cui spiccano scintille in
rilievo, la Vergine accoglie e protegge con le braccia allar-
gate la famiglia marchionale inginocchiata su un prato dis-
seminato di fiori. Sul capo della Vergine due angioletti ten-
gono la corona, al di sopra Dio Padre benedicente.
I lembi del manto allargato sono tenuti da san Paolo a si-
nistra e da san Pietro a destra. Preziosissimi gli abiti della
Vergine e della marchesa, di broccato d’oro e con maniche
a campana. Ludovico II, a sinistra della Vergine, indossa
una cappa di broccato d’oro, foderata di ermellino; al collo
spicca il collare dell’Ordine di San Michele conferitogli da
Carlo VIII di Francia; posata sul prato la berretta rossa. Alle
spalle stanno i fratelli e i dignitari di corte, il vicario generale
Pietro di Celle e il giovane Francesco Cavassa.
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Sala V “de Foix”

A destra della Vergine la seconda moglie, Margherita di
Foix, con il piccolo Michele Antonio e il seguito femminile
della famiglia.
Gli scomparti superiori hanno fondo scuro e presentano
a mezza figura i santi Sebastiano, Cristoforo, Giovanni
Evangelista, Giovanni Battista, Andrea, Lorenzo. In due
minuscoli tondi agli estremi dell’arco figurano l’Angelo An-
nunciante e la Vergine Annunciata.
Sotto la pala è sistemato un cassone nuziale in legno in-
tagliato, dorato e decorato in pastiglia, di ambito toscano
della fine del XV secolo.
Sulla parete d’ingresso un ritratto femminile in marmo di
scultore lombardo rappresenterebbe una giovinetta identi-
ficata con una Solaro e non con Margherita di Foix, come
è scritto nella cornice.
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Sala VI “degli imperatori”

Galba                            Traiano

Nerva                            Augusto

Ha il soffitto a cassettoni con travi e tavolette decorate.
Sulle pareti corre un fregio a finto graffito del XVI secolo, in-
tervallato al centro da tondi marmorei raffiguranti di profilo
gli imperatori Galba, Tra­iano, Nerva e Augu­sto.
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Sala VI “degli imperatori”

Nella sala è esposta la Tavola dei Santi, proveniente
dall’antico ospedale di Saluzzo. Datata 1516, è attribuita a
pittore piemontese attivo nel primo quarto del XVI secolo.
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Sala VI “degli imperatori”

In deposito da Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Anti-
ca di Torino è la porta, in legno intagliato e scolpito, origi-
nariamente collocata nel castello di ponente di Lagnasco.
Si tratta di un’eccellente opera di ebanisteria piemontese
databile agli anni 1570-1572. Dentro l’armadio a muro sono
esposte terrecotte architettoniche e pietre scolpite.

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Sala VII “camera della lobbia”

Vi si accede dalla balconata lignea; sulla porzione di muro
sopra la porta di accesso al ballatoio è raffigurato san Giro-
lamo dipinto da Hans Clemer insieme al ciclo delle “Fati-
che di Ercole” presente sulla stessa balconata.
Il soffitto della sala è a cassettoni con tavolette decorate
a grottesche e fregio dipinto; le pareti hanno una decora-
zione a finta tappezzeria; negli scomparti quadrati stemmi
Cavassa e Cavassa-Scarampi (in ricordo del matrimonio di
Francesco Cavassa con Margherita Scarampi).
Dalla sala si accede al belvedere, piccolo terrazzo merlato
di gusto neomedioevale risalente alla ristrutturazione otto-
centesca.
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Sala VIII “delle Margherite”

Conosciuta per il fregio dipinto sul camino dal pittore Ca-
nova, XIX secolo che riproduce dei motivi floreali. La porta
d’ingresso a quattro pannelli, due inferiori decorati a perga-
mena e due superiori intagliati a motivi fitomorfi, è originale
del XV secolo.
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Sala VIII “delle Margherite”

Le pareti propongono una decorazione a finta tappezze-
ria a righe verticali rosse e verdi, che imita i tessuti che nel
XVI secolo venivano appesi alle pareti.
Vi si trovano: un letto intagliato dotato di un corredo tessile
moderno in stile; un alare scaldavivande del XVI secolo; un
bassorilievo gotico con tre figure di santi seduti.
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Sala IX

È esposto il polittico di Jacobino Longo, Adorazione dei
Magi, proveniente dalla chiesa di San Giovanni Evangelista
di Villaretto Bagnolo, firmato e datato 1530.
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Sala IX

Nella tavola centrale, più grande e centinata, è raffigurata
l’Adorazione dei Magi; lo sfondo al di là del tetto in rovina
rappresenta una campagna con villaggio; nella tavola di de-
stra la Visitazione, in quella di sinistra l’Incontro di Gio-
achino e Anna alla porta aurea; nella cimasa l’Annuncia-
zione. Completano l’allestimento della sala due sculture in
pietra rappresentanti volti umani maschili, XIV-XV secolo.
All’ingresso della stanza si trova un vestibolo ligneo fu re-
alizzato dall’ebanista Luigi Gasperini (XIX secolo) recupe-
rando vecchi pannelli intarsiati del XV-XVI secolo.
                                Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa
Sala X “camera d’angolo sud-ovest”

Sulle pareti corre un fregio in cui si alternano stemmi Cavas-
sa-Scarampi. Sul camino campeggia lo stemma dei Saluzzo,
XIX secolo.
L’arredo della sala è costituito da: un letto piemontese in-
tagliato e tornito della fine del XVI secolo, con ricostruzione
moderna del corredo tessile in stile;
una specchiera e tavolo da muro della seconda metà del
XVII secolo, di intagliatore di area genovese.

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Sala XI “degli Acaja”

Presenta alle pareti un ricco fregio di primo Cinquecento a
chiaroscuro con stemma di Savoia-Acaia e un soffitto cas-
settonato con motivi ornamentali.
L’arredo è costituito da: un armadio intagliato con motivi
decorativi neomedievali a pergamena; una credenza con
gli angoli smussati a pianta poligonale; un tavolo e un seg-
giolone pieghevole con braccioli del tipo “savonarola” del
XIX secolo; un pancone dall’alto schienale, ritenuto una
ricomposizione dell’Avondo con i frammenti di un altare;
una coppia di alari.

                               Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa
Sala XII

L’arredo è costituito da: una sottocredenza piemontese della
fine del XVI secolo; un seggiolone da balia del XVIII secolo; un
gruppo di tre misure di capacità in bronzo per cereali, una da-
tata 1751, un’altra 1613; candeliere a muro, XV secolo; coppia
di alari; ritratto di Anna Maurizia d’Austria, infanta di Spagna,
XVII secolo. Sul camino è dipinto lo scudo di Savoia-Acaia.

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Sala XIII “camera all’angolo sud-est”

È una grandiosa sala che riceve luce da tre finestre crocia-
te. Il soffitto a cassettoni riccamente intagliato è riferibile
al primo Cinquecento. Sulle pareti in alto corre un fregio
con motivi ornamentali. Un grande camino con stemma
dei Cavassa domina sulla parete ovest.

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Sala XIII “camera all’angolo sud-est”

Sono esposti i ritratti del duca Carlo Emanuele I di Sa-
voia (1562-1630) e della consorte Catalina Micaela (1567-
1597), figlia di Filippo II di Spagna, opere di Giovanni Ca-
racca, pittore fiammingo attivo alla corte sabauda dal 1568
al 1607. Il duca Carlo Emanuele è ritratto a figura intera e
sfoggia un’armatura nera da parata, ornata dalla croce bian-
ca dell’Ordine Mauriziano. Al collo porta il collare dell’Ordi-
ne della Santissima Annunziata. Catalina Micaela indossa
un sontuoso abito nero con collare pieghettato.

                                 Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa
Sala XIII “camera all’angolo sud-est”

Nella sala troneggia il sontuoso letto a baldacchino, con
la ricostruzione completa dei corredi tessili, nel quale, se-
condo la tradizione, avrebbe dormito Carlo Emanuele I al
castello di Lagnasco.
Di fianco è sistemata la culla, proveniente dallo stesso ca-
stello, datata al 1560 e attribuita alla bottega del savigliane-
se Pietro Dolce (1506-1566). Il manufatto è interessante
per la decorazione a grottesche della testiera.

                                  Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa
Sala XIV

La sala con soffitto a cassettoni ha le pareti decorate da
un fregio a grottesche con il motto dei Cavassa “Droit quoi
quil soit”. Attraverso una porta si accede al piccolo bel-
vedere da cui si possono ammirare gli affreschi di Hans
Clemer della parete di fronte. Da qui si possono vedere
sulla sinistra le tre finestre costruite a imitazione di quelle
caratteristiche degli edifici medievali e rinascimentali pie-
montesi. Hanno una particolare decorazione con cornici in
cotto simile a quella che adorna le facciate e le finestre di
altri vecchi palazzi a Saluzzo.
                                 Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa
Sala XV

La stanza è priva di arredi e vi si accede attraverso una porta
antica scolpita nel 1475 circa. Il soffitto è a cassettoni.
Su tre pareti corre un fregio con la raffigurazione delle Si-
bille; sono rappresentate a figura intera all’interno di meda-
glioni collegati da decorazioni animali e floreali ed attorno
ad ogni medaglione è inserita una scritta in latino, tratta
dall’antico testo “La Passione di Revello” (testo di autore
anonimo, molto utilizzato tra il 1400 ed il 1500 per le cele-
brazioni religiose del periodo quaresimale e pasquale).
Le Sibille, secondo la mitologia greco-romana, erano creatu-
re semidivine, capaci di conoscere il futuro che poi annuncia-
vano agli uomini attraverso frasi brevi ed oscure.
Nel Rinascimento, invece, le Sibille vengono dipinte all’inter-
no di chiese o palazzi come personaggi che annunciano mes-
saggi della religione cristiana (come succede in questa sala).

                                 Saluzzo Museo Civico Casa Cavassa
Sala XV
Le Sibille, guardando la porta d’ingresso, da sinistra verso destra:

1. Persica             2. Lybica                    3. Delphica

4. Cimeria             5. Erithrea                  6. Samia

7. Cumana              8. Hellespontina             9. Frigia

10. Tiburtina          11. Agrippina                12. Europa

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