Riconoscere pietre dell'edilizia storica: le e - Amazon S3

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Riconoscere pietre dell'edilizia storica: le e - Amazon S3
Riconoscere    le    pietre
dell’edilizia storica: le
rocce     sedimentarie    e
metamorfiche
Nell’ultimo articolo abbiamo imparato a riconoscere le rocce
magmatiche più comuni negli edifici storici italiani e inoltre
come classificare la pietra dal punto di vista sia scientifico
che commerciale. Qui di seguito invece esamineremo le rocce
sedimentarie e metamorfiche, molto utilizzate come materiale
da costruzione e per scopi ornamentali.

Le rocce sedimentarie: genesi,
caratteristiche e tipologie
Le rocce sedimentarie sono costituite dalla compattazione di
sedimenti, cioè di materiali incoerenti di varia natura come
sabbia, pietrisco e ghiaia trasportata dal vento o dai fiumi;
gusci di crostacei e molluschi o infine sali minerali
disciolti nell’acqua. Le loro caratteristiche sono dunque
molto etoregenee. In base al processo di formazione
distinguiamo infatti:

   1. Le rocce clastiche, formate da frammenti di rocce
      preesistenti di varia natura e dimensioni (detti
      clasti), da scheletri e gusci di organismi viventi
      (bioclasti) oppure da entrambi;
   2. L e r o c c e d i o r i g i n e c h i m i c a , g e n e r a t e d a l l a
      precipitazione sul fondo dei sali disciolti nell’acqua
      di mare o da un fenomeno molto simile alla formazione
      delle stalattiti;
   3. Le rocce organogene, prodotte dal semplice accumulo e
      compattazione dei resti di organismi animali o vegetali.
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Photogallery

Foto 1 - Banco di arenaria gialla in cui si nota anche la
presenza di conchiglie fossili. Foto di Alessandro Ticci

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Foto 2 - Particolare di un’edicola votiva in arenaria gialla

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Foto 3 - Pieve romanica di Sant’Apollinare a Pavullo nel
Frignano (Modena): particolare di una muratura ed elementi
decorativi di pietra serena. Foto di Alessandro Ticci

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Arenaria gialla – È una rocca clastica formata dalla
compattazione di antiche sabbie di varia composizione con
granulometria compresa tra 2 e 0,006 millimetri (scheletro
sabbioso). Si caratterizza per il suo colore variabile da
beige chiaro a ocra intenso e può contenere fossili di
conchiglie bivalve o altri molluschi (Foto 1).
È tipica dell’architettura storica di molte regioni come
l’Emilia o la Toscana: grazie alla sua grande abbondanza e
facilità di lavorazione veniva impiegata come materiale da
costruzione o per la realizzazione di statue, colonne,
capitelli, bassorilievi e modanature (Foto 2).
Ha una resistenza meccanica da scarsa a media ma risulta
vulnerabile agli agenti atmosferici e in particolare
all’erosione causata dal vento, ai cicli di gelo e disgelo e
alle piogge acide. Manifesta un degrado caratteristico con
disgregazione e polverizzazione, erosione, scagliatura e
crosta nera.

Pietra serena – È una varietà di arenaria grigia con grana da
medio-fine a grossolana, tessitura omogenea con minute
pagliuzze dorate dovute alle scaglie di mica e colore
variabile dal grigio-azzurro al color ferro; macchie o
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venature giallastre svengono invece considerate un difetto e
rendono la pietra scadente (Foto 3). Si estrae da numerose
cave ubicate in Toscana. Non è lucidabile ma può essere ben
levigata. A differenza dell’arenaria gialla ha un’ottima
resistenza all’usura ma risulta vulnerabile alle intemperie e
in particolare all’erosione causata dal vento e ai cicli di
gelo e disgelo. Manifesta il degrado caratteristico
dell’arenaria.
Nell’architettura storica in particolare della Toscana era
molto utilizzata come materiale da costruzione, per la
realizzazione di soglie, davanzali, gradini e pavimentazioni
esterne e stradali e per la costruzione di elementi
ornamentali come modanature o bassorilievi: Filippo
Brunelleschi la utilizzò in molti suoi edifici come la
Cappella Pazzi o lo Spedale degli Innocenti insieme
all’intonaco bianco.

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Pietra d’Istria – Si tratta di una          roccia   calcarea
microcristallina a struttura compatta, scarsa porosità e
colore bianco che con l’esposizione agli agenti atmosferici si
ingrigisce leggermente.
Originaria appunto della penisola istriana, era già utilizzata
dagli antichi Romani come materiale da costruzione (il Ponte
di Tiberio a Rimini è ad esempio interamente di questa
roccia); mentre dal Medioevo divenne uno dei materiali
caratteristici dell’architettura di Venezia e del Veneto, del
Trentino e di altre zone limitrofe. Viene impiegata come
materiale da costruzione, per la realizzazione di modanature
ed elementi decorativi o – finemente macinata – come inerte
degli intonaci a marmorino.

Calcare ammonitico – Noto impropriamente come “marmo di
Verona”, si tratta di una roccia sedimentaria calcarea di
deposito chimico, formatasi per la precipitazione del calcare
sul fondo del mare. Deve il suo nome alla presenza di numerosi
fossili di ammoniti, molluschi simili a chiocciole vissuti tra
400 e 65 milioni di anni fa con diametro da 5 fino a 40-50 cm.
Si caratterizza per una tessitura a noduli irregolari che
spiccano su uno sfondo più scuro in tono su tono (Foto 4). Se
ne conosco sei varietà: bianca, rosa, rossa, gialla o più
raramente verde e viola.
È utilizzata come materiale da costruzione (ad esempio nel
Duomo di Modena), per il rivestimento di facciate (San
Petronio a Bologna) o l’esecuzione di statue, vasche, fontane
e pavimentazioni interne ed esterne.
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Foto 4 – La diverse varietà del calcare ammonitico: bianco (con ammonite gigantesca),
rosa, rosso (con ammonite), viola, giallo e verde

Pietra della Lessinia – Detta anche pietra di Prun o scaglia
veneta, si estrae principalmente sui Monti Lessini tra le
provincie di Verona, Trento e Vicenza.
È una roccia calcareo-marnosa di cui esistono tre varietà:
bianca, rosa e rossa. Ha una struttura nodulare poco definita
e un reticolo di sottilissime venature o lesioni scure (Foto
5); può inoltre contenere ammoniti, sebbene più piccole e meno
definite di quelle presenti nel calcare ammonitico.
È tipica dell’edilizia storica di Veneto, Trentino e – su
scala minore – Emilia Romagna: i suoi usi sono gli stessi del
calcare ammonitico, di cui è talvolta (impropriamente)
considerata una versione più meno pregiata.

Pietra alberese – È un calcare marnoso ad alto contenuto di
carbonato di calcio, grana medio-fine e colore grigio chiaro
con ampie venature o zone giallastre (Foto 6). Tipico della
Toscana, è localmente impiegato come pietra da costruzione o
per la produzione di calce.

Calcare cavernoso (pietra da torre) – Roccia calcarea diffusa
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in Umbria e Toscana di colore bianco-grigiastro, grande
porosità e struttura vacuolare con cavità medio-grandi (Foto
7). È tipica degli edifici medievali della Toscana e in
particolare di Siena, in cui veniva impiegata per la
costruzione delle caratteristiche murature in conci squadrati
con disposizione a filaretto.

Travertino – Costituisce l’esempio più caratteristico di
roccia calcarea di deposito chimico, perché si crea in
corrispondenza di sorgenti e cascate con un fenomeno molto
simile alla formazione di stalattiti e stalagmiti (Foto 8). Si
riconosce facilmente per la sua tipica tessitura porosa con
molteplici piccole cavità ravvicinate. Numerose varietà si
possono lucidare. Il suo colore più comune è il bianco, ma si
conoscono anche travertini rosa, rossi, gialli, grigi, neri e
marrone (Foto 9). Le qualità migliori, con cavità di piccole
dimensioni, hanno una buona resistenza meccanica ed alle
intemperie. Venne impiegato su larga scala già dagli antichi
Romani per la costruzione di murature ed edifici, la
realizzazione di elementi ornamentali e la produzione di
calcina: è perciò tipico dell’edilizia storica di molte zone
d’Italia.
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Foto 5 – Cattedrale di San Pietro a Bologna: particolare di un colonnino in scaglia
veneta bianca
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Foto 6 – Un masso di calcare alberese grezzo. Foto di Alessandro Ticci
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Foto 7 – Siena, Palazzo Piccolomini: particolare di una muratura in pietra da torre
(calcare cavernoso). Foto di Alessandro Ticci
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Foto 8 – Grotte di Labante (Castel d’Aiano, Bologna): un affioramento naturale di
travertino bianco di recente formazione

Foto 9 – Alcune varietà di travertino, dal sito dell’azienda Marmi ZEM di Enrico Ziche

Brecce – Sono rocce sedimentarie formate dalla compattazione
di ghiaie di varia natura con clasti a spigoli vivi. Si tratta
dunque di materiali estremamente eterogenei per colore, forma
e dimensioni dei clasti, aspetto estetico e uso in
architettura: le varietà più pregiate, con splendidi contrasti
di colore, sono infatti utilizzate come pietra ornamentale per
la realizzazione di pavimenti, rivestimenti, lapidi, altari e
balaustre negli edifici in stile barocco e rococò (Foto 10);
mentre il lombardo Ceppo di Grè, di colore grigio e molto
resistente, è diffuso anche come materiale da costruzione.

Puddinghe – Simili alle brecce, si caratterizzano per i clasti
rotondeggianti (Foto 11). Abbastanza rare, sono impiegate
soprattutto come materiale ornamentale.

Onice o alabastro – Chiamato dagli antichi romani marmor
alabastrum, si tratta di una vera e propria pietra
semipreziosa traslucida caratterizzata da una vasta gamma di
colori e venature.
Dal punto di vista petrografico è classificato come onice
calcareo.
Estremamente pregiato per i suoi bellissimi colori, se ne
conoscono due applicazioni principali:
– nelle chiese bizantine e romaniche, prima dell’introduzione
delle vetrate policrome, per il tamponamento delle piccole
finestre: allo scopo si utilizzava una varietà italiana di
colore ambrato (Foto 12);
– negli edifici in stile barocco e rococò come materiale
ornamentale per la realizzazione di rivestimenti parietali in
grandi lastre (Foto 13).

Pietra paesina – Costituita da calcare compatto e argilla,
deve il proprio nome alle tipiche venature irregolari che
ricordano un paesaggio. Si trova quasi esclusivamente in
Toscana e si caratterizza per una palette di toni neutri che
comprende varie sfumature di bruno e di marrone, rosso
ruggine, giallo ocra, grigio e nero (Foto 14).
Foto 10 – Cattedrale di San Pietro a Bologna: alcuni esempi di brecce ornamentali
Foto 11 – Due esempi di puddinghe, dal sito dell’azienda Marmi ZEM di Enrico Ziche
Foto 12 – Esempi di finestre tamponate con lastre di alabastro
Foto 13 – Cattedrale di San Pietro a Bologna: lesena con rivestimento parietale in
lastre di onice
Foto 14 – Esempio di pietra paesina, dal sito PietraPaesina.it dei collezionisti
Lorenzo e Pierluigi Gallerini

Il suo uso         in architettura è poco comune e riguarda
soprattutto        la realizzazione di tavoli e rivestimenti
parietali.

Le rocce metamorfiche: genesi,
caratteristiche e tipologia
Come dice il loro nome, le rocce metamorfiche derivano dalla
trasformazione di altre rocce, sedimentarie o magmatiche, in
seguito all’esposizione ad alte pressioni e temperature.
Questo processo avviene generalmente nelle profondità della
crosta terrestre ed allo stato solido, cioè senza la fusione
del materiale, perché in caso contrario si verificherebbe la
produzione di magma con conseguente formazione di rocce
magmatiche.
Minerali diversi producono ovviamente rocce metamorfiche
diversificate per composizione, aspetto e struttura.

Marmo – Si origina dalla trasformazione delle rocce calcaree
in seguito all’esposizione ad alte pressioni e temperature. Il
processo provoca la ricristallizzazione del carbonato di
calcio in un mosaico di cristalli di calcite o dolomia, e
inoltre la completa cancellazione della tessitura e dei
fossili presenti nella roccia originaria. Il marmo si
caratterizza dunque per una struttura marcatamente cristallina
con grana da fine a grossolana, una certa trasparenza e
lucentezza e un’alta variabilità cromatica; la presenza di
impurità di vario tipo genera invece un’ampia gamma di
venature. Esistono dunque numerose varietà di marmo (Foto 15):
tra quelli italiani sono considerati di particolare pregio lo
statuario di Carrara, bianco (Foto 16) o con sottili venature
scure (Foto 17), il marmo rosa di Candoglia, il serpentino o
marmo verde di Prato e infine il marmo giallo della montagnola
senese. Viene utilizzato sia come materiale da costruzione, ad
esempio nelle chiese in stile romanico pisano e fiorentino,
sia come materiale ornamentale per la realizzazione di statue,
tarsie policrome, mosaici ed elementi di rivestimento.

Gneiss – Si tratta di una roccia metarmofica generata dalla
trasformazione a grande profondità e allo stato solido, per
effetto dell’aumento di pressione e temperatura, di rocce
magmatiche come il granito. Presenta un aspetto differente
(rispettivamente con sottili striature ondulate e parallele
tendenzialmente bianco-nere e una struttura cristallina simile
al granito – Foto 18) in base al verso di taglio. Viene
utilizzato soprattutto     come   pietra   da   rivestimento   e
pavimentazioni.
Foto 15 – Alcune varietà di marmo colorato, dal sito dell’azienda Marmi ZEM di Enrico
Ziche
Foto 16 – Duomo di Siena: particolare di una muratura con epigrafe in marmo bianco di
Carrara. Foto di Alessandro Ticci
Foto 17 – Buonconvento (Siena), Palazzo Pretorio: lapidi con stemmi in marmo venato
bianco di Carrara. Foto di Alessandro Ticci
Foto 18 – Il gneis nelle sue due giaciture

Ringraziamenti
Si ringraziano le aziende Marmi ZEM di Enrico Ziche e i
collezionisti Lorenzo e Pierluigi Gallerini per l’uso delle
fotografie.

Bibliografia
– Pietre e marmi antichi. Natura, caratterizzazione, origine,
storia d’uso, diffusione, collezionismo, a cura di Lorenzo
Lazzarini, CEDAM
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