Report provinciale sull'utilizzo dello strumento di autovalutazione nei servizi educativi - a.s.2012/2013
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Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna Report provinciale sull'utilizzo dello strumento di autovalutazione nei servizi educativi a.s.2012/2013 1
INDICE Premessa. Un percorso che viene da lontano… Costituzione e fisionomia del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna Dal 2004 al 2007: l’attenzione al progetto pedagogico Dal 2008 al 2010: primi approcci alla valutazione Dal 2010 ad oggi: costruzione e sperimentazione dello strumento Il dimensionamento della sperimentazione Il processo attivato La formazione Il gruppo dei coordinatori pedagogici Il processo di autovalutazione all'interno dei servizi La partecipazione dei collaboratori La stesura del report da parte dei coordinatori L’elaborazione dei dati Rielaborazione, restituzione e conclusione del percorso Esiti: aspetti di qualità rilevati, parti di criticità emerse,azioni di miglioramento da avviare a livello di servizi La struttura dello strumento Contenuti: punti di forza e punti di criticità Proposte di miglioramento Note conclusive sull'efficacia formativa e sulla sostenibilità del processo, azioni di miglioramento e azioni formative da implementare nel CPP Per continuare… La stesura del report è a cura di Franca Marchesi (tutor CPP) e Serena Cavallini (CPP) 2
Molti di voi conoscono il proverbio africano che dice: “per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Noi siamo convinte che il villaggio e’ abitato da bambini, genitori, educatori, collaboratori, coordinatori pedagogici e da tutte le altre figure e operatori che insieme contribuiscono ad ogni modo a formare il Villaggio. IL VILLAGGIO SIAMO NOI. Il villaggio è l'insieme delle strutture o del sistema, della cultura o delle culture, dell'orientamento o degli orientamenti che generano comportamenti cioè sguardi, gesti, cure, attenzioni, esperienze educative disponibili per qualsiasi bambino e adulto del villaggio 1 PREMESSA Un percorso che viene da lontano… Costituzione e fisionomia del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna 2 Il Coordinamento Pedagogico Provinciale(CPP) di Bologna ha iniziato la propria attività nel 1999,ancora prima della formalizzazione prevista dalla legge, rivolgendosi in un primo momento solo ai coordinatori pedagogici dei servizi pubblici; nel 2001, il Coordinamento è stato allargato anche ai coordinatori dei servizi gestiti da privati convenzionati. Nel 2005 la Provincia di Bologna, che già dal 2001 coordinava direttamente il gruppo di lavoro, ne ha formalizzato l’attività attraverso un atto di Giunta 3 che ne ha riconosciuto l’importanza e la competenza, in continuità con la positiva esperienza passata. Inoltre, per collegare maggiormente l’attività del CPP a quella dei pedagogisti nei singoli territori, si è deciso di inserire il Coordinamento all’interno dei progetti sovrazonali (di valenza provinciale), parte integrante dei Piani di Zona. Questo ad ulteriore conferma dell’intenzione di fare del CPP una sede istituzionale di confronto teorico e di analisi dei bisogni fortemente ancorato al territorio. La metodologia di lavoro del CPP è cambiata negli anni, rispecchiando la modificazione degli obiettivi e della composizione del gruppo. Il passaggio da un piccolo gruppo compatto e stabile, con un unico obiettivo (formativo), ad un gruppo più grande, con nuovi componenti (pubblico e privato convenzionato), con diversi obiettivi (formazione, informazione, ecc), non è stato un passaggio semplice. Il gruppo ha dovuto confrontarsi con l’entrata di nuovi membri che non avevano partecipato a parte del lavoro iniziale, soprattutto di formazione, con un ampliamento nel numero dei partecipanti, con l’emergere di bisogni differenziati, con l’impossibilità di fare un percorso omogeneo e che coinvolgesse sempre tutti. Questo passaggio ha permesso tuttavia una maturazione del Coordinamento, in cui i membri, pur vivendo il senso d’appartenenza ad un gruppo, hanno potuto – e possono - scegliere le esperienze, creare, all’interno dei sottogruppi, interazioni diverse e, in questi, giocare ruoli diversi in momenti diversi. Negli anni inoltre il CPP ha dato sempre più spazio a temi istituzionali e di programmazione dei servizi e, oltre a momenti di grande gruppo, ha introdotto una modalità di lavoro per sottogruppi. 1Marzia Fabbri, educatrice Nido Tovaglie, Comune di Bologna, intervento al Seminario del 23 Marzo 2013 2Il paragrafo è tratto da: M.C.Volta “Il Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna” in “ Dal coordinatore al coordinamento, per un sistema qualificato di servizi”, a cura del Coordinamento Pedagogico Provinciale-Bologna, 2005 3Delibera di Giunta n.107 del 5 aprile 2005 3
In ambito formativo si è dato spazio alle richieste espresse dei coordinatori, privilegiando temi che fossero di interesse comune e prioritario anche per i servizi, in modo che i coordinatori, a partire dai temi sui quali essi stessi si erano formati, potessero condurre percorsi formativi rivolti agli operatori nei loro servizi, o in servizi coordinati da altri colleghi. In ogni anno scolastico, l’organizzazione e il funzionamento del CPP di Bologna prevede pertanto: − Attività di programmazione e di raccordo: si tratta dei momenti di condivisione comune in grande gruppo in merito alla programmazione complessiva, con l’individuazione ad inizio anno degli obiettivi, delle modalità di lavoro annuali. I temi trattati riguardano l' aggiornamento e l'analisi di problematiche comuni, lo scambio di informazioni, il resoconto delle attività del sottogruppo (4 o 5 incontri annuali, per un totale di circa 18 ore). Ad alcuni incontri di grande gruppo riguardanti tematiche di programmazione, formazione, gestione dei servizi, legislazione, sono invitati anche i dirigenti e i responsabili dei servizi educativi 0/3 anni dei Comuni del territorio provinciale; − Attività di approfondimento, formazione e scambio: si tratta dei sottogruppi di lavoro specifici sui diversi obiettivi (ogni sottogruppo prevede 3 o 4 incontri annuali, per un totale di 10 – 12 ore circa), a partire dai quali sono attivati anche percorsi formativi per gli operatori. Nell’anno scolastico 2012 – 2013 il numero complessivo di coordinatori pedagogici del CPP di Bologna è pari a 95 coordinatori (di servizi educativi 0/6 anni pubblici e privati convenzionati con i Comuni del territorio provinciale e delle scuole dell'infanzia statali del Comune di Bologna) ed è così composto4: - 47 coordinatori di servizi pubblici - 46 coordinatori di servizi privati autorizzati convenzionati con i Comuni - 4 coordinatori scuole dell’infanzia statali del Comune di Bologna Dal 2004 al 2007: l’attenzione al progetto pedagogico Nei primi anni della costituzione del CPP, i coordinatori pedagogici si sono posti in modo esplicito il tema del confronto tra professionisti che, con diverse storie, anzianità di servizio, tipologia di ente gestore, sentivano la necessità di trovare parole comuni per raccontare la realtà dei servizi, esplicitare i riferimenti teorici, le basi ideali, le ricadute operative ed organizzative con l’obiettivo di mantenere la propria identità, faticosamente costruita nel tempo, ma definendo una cornice comune di riferimento. Inoltre l’aver attivato alcuni percorsi nei quali i coordinatori formavano operatori di servizi coordinati da altri colleghi, aveva maggiormente evidenziato la necessità di una esplicitazione dei punti di riferimento e della costruzione di un linguaggio comune. Il confronto diventava quindi l’elemento fondante per un organismo il cui obiettivo era la costruzione di coordinate condivise, pur nel rispetto delle diverse appartenenze. Da questa esigenza, che si intrecciava con la richiesta della normativa da poco approvata che rendeva cogente il possesso del progetto pedagogico per tutti i servizi 0/3 ai fini dell’accreditamento, prese le mosse il primo momento formativo e di confronto tra coordinatori, riuniti in uno specifico sottogruppo (sottogruppo progetto pedagogico), dedicato all’esplicitazione del significato di progetto pedagogico ed educativo, degli elementi che lo compongono ecc .. (anno educativo 2004/2005). Da un primo confronto emerse che non tutti i servizi elaboravano un progetto scritto e i coordinatori, preso atto della necessità di un lavoro mirato e approfondito, iniziarono il percorso che, dal 2004 ad oggi, ha portato in primo luogo alla implementazione della 4 2 coordinatori pedagogici coordinano sia servizi pubblici che servizi privati 4
metodologia della progettazione, tenendo come base l'indice regionale 5 di riferimento del progetto pedagogico (2009/2010) e successivamente alla sperimentazione delle Linee Guida6 che, nell'anno educativo 2012/2013, ha coinvolto una quota parte di nidi di infanzia nell’utilizzo dello strumento di valutazione. Dal 2004, anno della sua nascita, il sottogruppo progetto pedagogico ha a lungo ragionato e discusso sul significato del progetto pedagogico, analizzato nei suoi diversi aspetti, a partire da una rilevazione dei modelli organizzativi applicati nei servizi e da una riflessione sugli obiettivi che lo sottendono: lo sviluppo dell'autonomia e dell'identità di ciascun bambino, in un costante rapporto con la famiglia. Il nido è stato definito come “il luogo della competenza nell'accogliere e rispettare i bisogni di autonomia e dipendenza dei bambini”7 e la definizione è stata articolata in diverse cornici di riferimento - ambientamento, tempo, spazio e attività - riferiti ai tre macro elementi - bambini, famiglie e processi educativi. Vari sono stati i focus di approfondimento. Tra i primi è stato affrontato l’ambientamento: il sottogruppo progetto pedagogico ha esplicitato i principi teorici di riferimento e si è confrontato sulle diverse modalità di ambientamento presenti nei servizi soffermandosi in particolare sull’annosa e dibattuta questione della figura e del sistema/contesto di riferimento, a volte visti in contrapposizione, sul ruolo del pedagogista, l’organizzazione del tempo e dello spazio e la presenza dei genitori. Dalle riflessioni è emersa la consapevolezza che, per quanto i modelli organizzativi e gli orientamenti pedagogici possano essere diversi, il principio di base di cui tenere conto in ogni realtà è creare un ambiente “sufficientemente” rassicurante per tutti i bambini, che sostenga lo sviluppo della loro autonomia e del loro benessere, in un'ottica di continuità nido/famiglia8 In un secondo momento ci si è soffermati sui concetti di tempi, spazi, attività, elementi cardine del nido, attraverso i quali si articola la complessità dei significati veicolati dal progetto pedagogico, strettamente legati alla quotidianità e all'organizzazione del contesto educativo e quindi fortemente connessi allo stare bene del bambino, della sua famiglia e anche del gruppo di lavoro. Dopo questo primo confronto interno, il sottogruppo progetto pedagogico ha deciso di attivare un percorso formativo a livello provinciale rivolto agli operatori dei servizi educativi 0/3 anni dal titolo “La complessità del nido: il nido è …. spazi, tempi e attività” con l’ obiettivo di promuovere il confronto e lo scambio tra gli operatori delle diverse realtà territoriali a partire da alcuni brevi testi scritti dai pedagogisti e con il contributo di esperti esterni9. Ai coordinatori interessava non solo portare i gruppi di lavoro del nido a riprendere e rilanciare la riflessione sui contenuti, ma anche promuovere in modo capillare e diffuso a tutto il territorio la pratica della progettazione scritta, anche in connessione con il percorso regionale sulla stesura dell’indice del progetto. 5Indice regionale del progetto pedagogico in Linee Guida sperimentali per la predisposizione del progetto pedagogico e della metodologia di valutazione nei servizi educativi per la prima infanzia”. Delibera di Giunta regionale n. 1089 del 30 Luglio 2012 6Cfr. Linee Guida 7Documentazione a cura del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna “Sottogruppo sull'analisi del progetto pedagogico” (Anno educativo 2005/2006) 8Verbale incontro con Dr. Nino Loperfido e D.ssa Chiara Bove. - 18 Febbraio 2005 - Anno educativo 2004/2005 9Documentazione a cura del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna “La complessità del nido: il nido è ….. spazi, tempi e attività” (attività di formazione rivolta agli educatori dei servizi educativi. Anno educativo 2006/2007, con interventi della D.ssa Nice Terzi e della D.ssa Lucia Trevisan) 5
Molti gli spunti e le domande emersi dal percorso formativo: - il progetto pedagogico: è il luogo dell’incontro di ruoli, competenze, sentimenti/emozioni; quali processi favoriscono l’evolversi di questo incontro e permettono che il progetto pedagogico non diventi un “rappresentazione pedagogica statica”?; - le proposte educative: occorre imparare a dare e darsi tempo per elaborarle, non frammentarle, viverle con calma non freneticamente; perché alcune creano interesse, stupore, coinvolgimento più di altre?; - lo spazio: visto dalle operatici come uno “spazio che si lascia leggere con facilità dal bambino del nido e perciò lo rassicura. E’ uno spazio immaginato e da immaginare, pensato e da ripensare. E’ uno spazio che stimola la curiosità, il gioco, lo sperimentare e il mettersi alla prova e allo stesso tempo sostiene con le braccia accoglienti di un adulto, con tane e angoli morbidi, con la sua prevedibilità”; - i tempi: come mantenere il rispetto dei tempi dei bambini all’interno del nido, sempre più condizionato da tempi istituzionali, dai ritmi piuttosto intensi della gestione familiare e dalla sovrabbondanza di stimoli dall’esterno? Rispetto al tema generale del progetto pedagogico, il sottogruppo ha condiviso da subito che esistono, sono possibili ed anzi auspicabili progetti pedagogici diversi, in quanto esistono contesti sociali e culturali diversi e il riconoscimento della diversità diventa risorsa nel momento in cui attiva curiosità, interesse, voglia di capire, crea apertura e circolarità di idee. Ed ecco allora alcune consapevolezze condivise nel percorso formativo “La complessità del nido: il nido è …. spazi, tempi e attività”: • Il progetto pedagogico si connota in termini scientifici, nel momento in cui è in grado di esplicitare i significati e i riferimenti teorici delle diverse declinazioni operative. Deve porsi come priorità il benessere del bambino, il rispetto della sua storia personale e il valore educativo dei momenti di cura. • I bambini sono portatori di storie personali da accogliere e tenere presenti nella progettazione. Le diversità dei bambini condizionano le scelte e introducono il tema della flessibilità in itinere dei progetti. • I significati sono in relazione ai contesti che si differenziano e si modificano in relazione alle diverse realtà territoriali. Dal 2008 al 2010: primi approcci alla valutazione Mentre gli operatori erano coinvolti nei percorsi di formazione dedicati alla implementazione del progetto pedagogico, il CPP dava mandato al sottogruppo progetto pedagogico, che si era impegnato nella riflessione sulla progettazione, di lavorare sul tema della valutazione, evidenziato come ambito poco praticato nell’operatività dei servizi, ma soprattutto nella consapevolezza degli operatori e a volte anche dei coordinatori. Quindi nell'anno scolastico 2008/2009 il sottogruppo si è confrontato sulla metodologia e sugli strumenti di valutazione, a partire da una presentazione sintetica di quelli in uso nei servizi educativi del territorio. Si è così evidenziato in modo chiaro che la situazione provinciale era a macchia di leopardo, in quanto alcune realtà avevano costruito o stavano costruendo propri strumenti di valutazione, più o meno standardizzati, mentre per altre si trattava ancora di un processo da avviare ex novo. Sono stati così analizzati gli strumenti che fanno riferimento alla certificazione di qualità ISO 9001 (utilizzati dalle COOP e da alcuni Comuni), l’Isquen (utilizzato dalla Fism) N.B.PRO (Comune di Bologna), Va.pe.do (Comuni di Baricella e Minerbio)10 evidenziando 10Documentazione a cura del Coordinamento Pedagogico Provincia di Bologna: “ Presentazione sintetica di alcuni strumenti di valutazione in uso nei servizi educativi del territorio regionale e non”; “Sottogruppo 6
che modalità di valutazione e strumenti sono legati anche ai diversi orientamenti teorici, alle diverse storie e realtà territoriali. Si è poi orientata la riflessione sul rapporto tra autovalutazione e progetto pedagogico, facendo emergere in modo chiaro che la valutazione è parte indispensabile del progetto (e viceversa) in quanto quello che si dichiara a livello progettuale deve corrispondere a quanto si realizza nel servizio; per questo è importante che lo strumento di valutazione sia condiviso dal gruppo di lavoro, sia agile e che i descrittori siano ben esplicitati. Inoltre si è presa maggior consapevolezza del ruolo fondamentale, nell’intero processo valutativo, del coordinatore pedagogico, al quale è demandato il compito di condividere gli strumenti di autovalutazione con il gruppo di lavoro, sostenerlo e accompagnarlo, rafforzandone nel contempo la responsabilità. Da questo impegnativo confronto e dalla condivisione dell’importanza di costruire un indice comune di elementi da tenere presenti nel definire i contenuti da valutare, il sottogruppo progetto pedagogico ha elaborato un elenco di “minimi comuni denominatori“ 11 (anno educativo 2009/2010) che dovrebbero essere garantiti e quindi verificati in ogni servizio. Tenendo come riferimento i punti dell'indice ragionato del progetto pedagogico che venivano intanto definiti nel tavolo regionale 12 e quindi in un virtuoso e proficuo scambio tra livello regionale e provinciale, si sono declinati gli indicatori relativi a: ambientamento (prima, durante, dopo), organizzazione del contesto (spazi, tempi, relazioni, proposte educative), rapporto con i genitori, gruppo di lavoro (osservazione, progettazione di sezione), formazione, documentazione, raccordo con il territorio, arrivando alla stesura di una tabella con l'elenco di tali denominatori comuni. Dal 2010 ad oggi: costruzione e sperimentazione dello strumento Dall'anno scolastico 2010/2011 il sottogruppo progetto pedagogico, in stretta connessione con quanto proposto dal gruppo tecnico regionale 13, ha lavorato in modo mirato per la costruzione di uno strumento di valutazione. Partendo dall'indice regionale del progetto pedagogico 14, il confronto è stato intenso a livello di sottogruppo e a livello provinciale, ha analizzato dimensioni, sottodimensioni e criteri, riportando periodicamente in sede regionale i contributi che provenivano dal sottogruppo. Ed è in questo percorso di scambi ricorsivi e aggiustamenti continui tra il livello regionale, quello provinciale e dei singoli territori che si può individuare uno dei punti di forza dell’intero processo. E’ stato in particolare sulla formulazione dei descrittori che i coordinatori del sottogruppo progetto pedagogico hanno ragionato e discusso per caratterizzare, in base alle specifiche connotazioni territoriali, gli esempi di descrittori definiti in sede regionale. Si è cercato di mantenere la struttura proposta, integrando e specificando alcuni elementi al fine di renderli più congruenti con le realtà territoriali, anche attraverso un lavoro di mediazione, progetto pedagogico: riflessioni dei coordinatori pedagogici sull’autovalutazione all’interno dei servizi educativi di riferimento”; “Sottogruppo progetto pedagogico: macro punti di riflessione dal 2004 ad oggi”. - Anno educativo 2008/2009 11Documentazione a cura del Coordinamento Pedagogico Provincia di Bologna: “Indicatori minimi ed essenziali comuni. Sottogruppo progetto pedagogico”. Anno educativo 2009/2010 12gruppo composto dai referenti tecnici dei CPP e del Servizio regionale Politiche familiari, con il Dott. Antonio Gariboldi dell'Università di Modena e Reggio, a cui è stato assegnato il compito di predisporre indicazioni per realizzare la valutazione della qualità dei servizi 13 Cfr nota 12 14 Cfr Linee guida 7
per far sì che tutti potessero sentirsi rappresentati nei descrittori proposti (che peraltro potranno essere ulteriormente modificati al termine della sperimentazione in corso) 15 Nell'anno 2011/2012 il sottogruppo progetto pedagogico, nell’ambito di incontri bimensili, ha definito sulla base dello schema regionale, lo “Strumento provinciale di valutazione della realizzazione del progetto pedagogico nei servizi educativi per la prima infanzia”. Si è trattato di un lavoro impegnativo, di messa in comune di punti di vista differenti, che hanno trovato una sintesi nei descrittori individuati, pur nella consapevolezza che per alcune specificità sarà utile che i servizi inseriscano propri, ulteriori descrittori. Nei mesi di Maggio/Giugno 2012 si è avviata in una decina di servizi una prima sperimentazione di tale strumento, per poi rivederlo sulla base degli elementi emersi. Preziosa è stata la disponibilità dei coordinatori e dei servizi che si sono impegnati in questa fase pionieristica! Al termine di questa prima sperimentazione è stato stilato lo strumento di valutazione da utilizzare a livello provinciale (vedi in allegato l’indice dello strumento). Contemporaneamente, su iniziativa di alcuni distretti (Imola e Casalecchio) sono state attivate formazioni sul progetto pedagogico e sull'autovalutazione, a conferma dello stretto raccordo metodologico e di contenuto tra il lavoro del CPP e il territorio. Si possono quindi così sintetizzare le tappe del percorso realizzate dal CPP di Bologna, che si sono caratterizzate nel tempo (dal 2004 ad oggi) attraverso il confronto sulle tematiche specifiche : progetto pedagogico: analizzato nei suoi diversi aspetti, a partire da un confronto sui modelli organizzativi applicati nei propri servizi (ambientamento, tempo, spazio, attività); metodi e strumenti di auto ed etero valutazione : a partire da una confronto sui diversi strumenti e metodi già utilizzati nei propri servizi; costruzione di uno strumento di valutazione: a partire dall'indice regionale del progetto pedagogico; sperimentazione delle Linee Guida e percorso di autovalutazione. IL DIMENSIONAMENTO DELLA SPERIMENTAZIONE Il percorso che ha portato al coinvolgimento dei servizi nella sperimentazione dell’ autovalutazione è stato condiviso in alcuni incontri di CPP di presentazione delle Linee Guida regionali a coordinatori pedagogici, responsabili e dirigenti di servizi educativi 0/6 anni dei Comuni, ai quali, nel mese di Giugno 2012, è stata inviata una lettera di richiesta per l’ adesione di alcuni servizi educativi alla sperimentazione per l'anno scolastico 2012/2013. In specifico, si prevedeva che i servizi comunali utilizzassero lo strumento in numero pari al 20% dei servizi presenti a livello distrettuale, mentre i gestori dei servizi privati convenzionati/appaltati a Cooperative, Associazioni e dei servizi federati Fism, lo sperimentassero nel 20% dei servizi da loro gestiti, tenendo anche in questo caso una distribuzione a livello territoriale. Nella richiesta di adesione si specificava che, oltre al coordinatore pedagogico del servizio, tutti gli educatori/trici avrebbero dovuto partecipare al percorso, in qualità di partecipanti attivi alle diverse fasi del processo valutativo, mentre rispetto ai collaboratori, per l'anno scolastico 2012/2013, ancora sperimentale, ogni coordinatore poteva decidere se e come farli partecipare al percorso, visti i diversi modelli organizzativi 15Cfr Linee Guida 8
Veniva previsto anche un monte ore da dedicare al percorso di valutazione, indicato in circa 20 ore per gli educatori e i collaboratori e circa 35 ore per i coordinatori pedagogici. Le adesioni pervenute hanno portato al coinvolgimento per l’anno 2012/2013 di : 46 servizi: 44 nidi, 2 sezioni primavera (circa il 20% dei servizi provinciali per la prima infanzia) 35 coordinatori pedagogici (su 95 coordinatori del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna) 358 educatori 89 collaboratori IL PROCESSO ATTIVATO La formazione La sperimentazione è stata accompagnata dal percorso formativo “Valutare la qualità del contesto educativo nei servizi per l’infanzia”,organizzato dal CPP, per sensibilizzare e introdurre il personale educativo ai significati e alla metodologia di valutazione formativa di contesto delineata dalle Linee Guida ed operare un’analisi e una riflessione conclusiva sul percorso realizzato, esaminando le ricadute e le eventuali problematicità legate allo svolgimento del processo. Il percorso si è strutturato attraverso: incontro iniziale in plenaria rivolto a coordinatori pedagogici, educatori e collaboratori, di 4 ore (9/13) nel quale sono state presentate le Linee Guida, la metodologia di lavoro e lo strumento (Ottobre 2012) 16 presentazione da parte del coordinatore nel gruppo di lavoro dello strumento e illustrazione della metodologia, compilazione a livello individuale dello strumento di valutazione (coordinatore ed operatori), incontri di restituzione da parte del coordinatore dei dati emersi dalla compilazione dello strumento, redazione ed invio report al CPP (periodo Novembre 2012/Febbraio 2013) incontro finale in plenaria di restituzione dei dati emersi a livello provinciale, sulla base dei report predisposti dai coordinatori e riflessione conclusiva sul percorso realizzato, esaminando le ricadute e le eventuali problematicità legate allo svolgimento del processo (Marzo 2013) 17 Importante contributo è stato dato da Antonio Gariboldi che ha accompagnato il lavoro non solo nei momenti formativi, ma anche nella lettura complessiva dei report e nella elaborazione critica dei principali contenuti emersi. I momenti formativi di grande gruppo all’inizio e al termine del lavoro sono risultati molto significativi ed hanno rafforzato l’immagine di un percorso regionale, diffuso su tutto il 16Relazioni a cura di Cristina Volta e Anna Del Mugnaio per la presentazione della sperimentazione delle Linee Guida nel territorio provinciale; Sandra Benedetti (“Presentazione del percorso istituzionale e degli approcci teorici che sottostanno alle Linee Guida”); Antonio Gariboldi (“La valutazione della qualità nei servizi per l'infanzia”); Franca Marchesi (“Il percorso formativo”) 17 Relazioni a cura di Cristina Volta e Anna Del Mugnaio per alcune riflessioni conclusive in merito al percorso realizzato a livello provinciale; Sandra Benedetti (“Sperimentare l'autovalutazione dei servizi per la prima infanzia. Appunti di viaggio”); Antonio Gariboldi (“Valutare la qualità: analisi e riflessioni sull'esperienza); interventi di coordinatori pedagogici, educatori e collaboratori che hanno partecipato alla sperimentazione: Matilde Rispoli, Daria Quaglia, Michelangelo Saldigloria, Rita Ferrarese, Fernanda Rossi, Monica Zaccarelli, Germana Grandi, Amelia Mangano, Manuela Merighi, Marzia Fabbri, Adriana Vinci; Franca Marchesi (prosecuzione del percorso) 9
territorio, che ha portato le diverse realtà a sentirsi partecipi di un processo di ampio respiro, proiettato su più annualità e che al termine del lavoro avrebbe permesso al “sistema nidi” di parlare un linguaggio comune. Il gruppo dei coordinatori pedagogici A fianco del percorso formativo degli operatori si è costituito un gruppo specifico che ha accompagnato passo passo la sperimentazione delle Linee Guida, composto dai coordinatori pedagogici che hanno utilizzato lo strumento di valutazione, dal tutor e da un referente del CPP. Il gruppo, che si è incontrato 6 volte nel corso dell’anno, ha attivato al suo interno uno scambio e una riflessione generale sulla sperimentazione, condividendo anche gli aspetti organizzativi dell'intero percorso, riguardanti le modalità di compilazione dello strumento e la tempistica, la stesura del report, la ricaduta nei servizi, la modifica dello strumento e di alcuni descrittori, i tempi e le procedure, le azioni di miglioramento a livello provinciale, attraverso una proposta condivisa sulla formazione per l’anno educativo 2013/2014. Il processo di autovalutazione all'interno dei servizi A livello del singolo servizio ogni coordinatore ha preso in carico il percorso di autovalutazione con modalità in parte simili ed in parte legate alle specificità del servizio stesso: tratto comune a tutte le realtà è stata la presentazione dettagliata del percorso, a seguito dell’iniziale incontro di formazione, la compilazione individuale, uno o più incontri di restituzione e la predisposizione del report sulla base di un indice comune. Differenze invece sono state riscontrate nella lettura dello strumento (lettura comune coordinatore-operatori, o consegna all’equipe per lettura solo tra operatori..), nella tempistica e nelle modalità dell’osservazione: era stato previsto che tutti compilassero lo strumento nel corso della stessa settimana, dopo momenti di osservazione condotti in orario di lavoro, e che anche il coordinatore compilasse lo strumento nello stesso periodo, ma non tutti hanno seguito questa indicazione. Sarà utile precisare meglio, nel prossimo anno, le modalità da utilizzare per garantire che i momenti dedicati alla osservazione, sia da parte del coordinatore che degli operatori, riescano a dare elementi realmente significativi. Inoltre, anche per quanto concerne le modalità della restituzione, si sono evidenziate due procedure: nella prima il coordinatore ha letto tutte le schede compilate dagli operatori, ne ha fatto una sintesi e l’ha presentata e discussa in occasione dell’incontro di équipe; nella seconda, le schede sono state lette nel corso dell’incontro da chi le aveva compilate e l’incontro è servito quindi ad evidenziare “in diretta” i punti comuni e le divergenze tra valutazioni degli educatori e tra educatori e coordinatore. L’analisi dei dati raccolti e la loro restituzione costituiscono momenti cruciali del processo e, come è stato evidenziato da più coordinatori, devono essere pensate con attenzione le modalità di gestione degli incontri per far sì che possano emergere e siano motivate in modo costruttivo differenze ed analogie di valutazione e deve essere previsto un tempo congruo per permettere di sfruttare appieno le potenzialità di questi momenti (almeno 3 incontri per la restituzione con il gruppo educativo, in particolare nei nidi più grandi). La partecipazione dei collaboratori A fronte della problematica legata alla partecipazione dei collaboratori al percorso e in specifico alla messa in rilievo da parte degli stessi della scarsa presenza nei descrittori del loro ruolo e di alcuni dubbi, sempre da loro espressi, sulla reale possibilità di avere un quadro complessivo della vita del nido dal punto di vista educativo per poter esprimere una valutazione significativa su tutti gli ambiti presenti nello strumento, si è attivato un 10
gruppo di lavoro composto da 10 collaboratori e 5 coordinatori pedagogici. Nel corso di 3 incontri, si è condivisa una lettura ragionata dello strumento di valutazione, si sono analizzati tutti i descrittori e si è discusso se inserirne di nuovi, riferiti in modo più specifico al ruolo dei collaboratori. Gli incontri hanno portato ad un confronto e ad uno scambio interessanti; sono emerse le differenze nelle modalità organizzative, ma anche la rilevanza educativa del ruolo del collaboratore ,centrato sulla cura del contesto di vita dei bambini, le buone pratiche di lavoro, l’intreccio tra scelte progettuali educative e ricadute sul piano organizzativo. Sono stati quindi aggiunti alcuni descrittori specifici che riguardano più direttamente il lavoro dei collaboratori (relativamente ad aspetti igienici e di cura degli spazi, partecipazione ad attività formative..) e si è inserita nello strumento, la precisazione che il gruppo di lavoro del servizio è composto da educatori ed addetti ai servizi generali (collaboratori servizi prima infanzia ecc...) in modo che entrambe le figure professionali partecipino a pieno titolo al processo di valutazione. La stesura del report da parte dei coordinatori A seguito della lettura e analisi degli strumenti compilati, dell’elaborazione dei dati e degli incontri di restituzione, il coordinatore ha lavorato alla stesura del report relativo al proprio servizio. Il report è uno dei punti delicati del percorso di valutazione, perché, se come previsto nelle Linee Guida deve essere presentato al responsabile/dirigente del servizio e al CPP, diventare elemento condiviso con il gruppo di lavoro, identificando anche lo stato del servizio e gli ambiti di miglioramento, è necessario che contenga un livello di approfondimento elevato, utile per tutti gli interlocutori. A fronte di una indicazione di massima (che prevedeva 6 ore per la stesura ed elaborazione del report) si è evidenziata una eterogeneità a livello di stesura e approfondimento, pur in presenza di una traccia comune che elencava alcuni punti 18: − descrizione del servizio che ha partecipato alla sperimentazione − documenti presenti all'interno del servizio − articolazione del percorso − dati: cosa è emerso − aspetti relazionali emersi durante il percorso − criticità dello strumento − azioni di miglioramento. Questa traccia verrà sostituita per il prossimo anno da un indice ragionato più strutturato che verrà definito e proposto anche per facilitare il lavoro dei coordinatori e rendere i report più omogenei. Tutti i report sono stati inviati al Coordinamento Pedagogico Provinciale per la restituzione complessiva che è stata realizzata nell’ultimo incontro di grande gruppo e in seguito raccolti in un documento unico, che costituirà la base per la riprogettazione del prossimo anno. L’ELABORAZIONE DEI DATI La compilazione degli strumenti ha prodotto una grande quantità di dati, considerando che gli items presenti sono 96, e che nei servizi gli operatori vanno da un minimo di 3 nelle sezioni primavera, ad un massimo di circa 20 nei nidi a 4 sezioni. 18Cfr Linee Guida 11
Accanto ad ogni descrittore il CPP di Bologna ha scelto di affiancare 4 valutazioni (2 che indicano totale presenza o assenza delle condizioni indicate dal descrittore, e 2 che indicano valori intermedi), che sono poi state inserite in una scheda excel che può facilitare il lavoro di sintesi, fornendo un quadro riassuntivo delle valutazioni attribuite ai vari descrittori. Accanto alle valutazioni una colonna è dedicata alla scrittura delle motivazioni, molto importanti e significative, perché danno conto delle ragioni che hanno indotto una determinata valutazione e sono particolarmente utili nel caso di valutazioni critiche. Motivare le ragioni dell’assenza di un determinato descrittore costituisce la chiave per capire l’intenzionalità pedagogica degli operatori, in quanto se ben motivata l’assenza di un descrittore non è automaticamente negativa, ma può rispondere ad una situazione di contesto nella quale è corretto che quel descrittore manchi. I dati relativi ad ogni singolo servizio contribuiscono a definirne una sorta di profilo, nel quale sono presenti elementi di qualità o punti di criticità e su questi elementi possono emergere pareri concordi o discordi tra le educatrici, tra le educatrici e le collaboratrici o con il coordinatore. Ed è dalle motivazioni, dai pareri a volte discordi che si è costruito il confronto nel momento della restituzione; i dati che emergono dalla modalità di valutazione impostata, non sono freddi elementi quantitativi, ma materiale vivo che permette una riflessione di gruppo a partire da quanto si è osservato. Un affondo va riservato agli aspetti procedurali, forse non sufficientemente definiti e precisati all’inizio della sperimentazione, ma che sono stati oggetto di molte considerazioni in corso d’opera, così sintetizzate “Lo schema procedurale rappresenta una possibile struttura di riferimento e può essere rivisto anche in riferimento al monte ore disponibile, ma vanno comunque chiaramente condivise e definite tutte le fasi procedurali e le ore che si prevede di dedicare alle diverse fasi; è necessario, a livello di CPP, approfondire e concordare meglio le diverse fasi del lavoro, come introdurre il percorso e lo strumento, quali modalità per la fase di compilazione individuale, come inserire i dati nella tabella excel, come gestire i momenti di restituzione-discussione per sostenere il confronto e la riflessione sui dati, come stendere il report finale. Dato che la valutazione ha carattere qualitativo, è importante motivare i giudizi che si danno sulla base degli elementi empirici (c’è chi chiede più spazio per le motivazioni) e sottolineare che i punteggi hanno solo una funzione di sintesi e di messa in evidenza delle differenze. Se si ritiene che i dati numerici possano condizionare negativamente l’analisi e la discussione sulle valutazioni, si può fare la scelta di utilizzare solo un report di tipo qualitativo per la restituzione. Se all’interno di un servizio sono presenti sezioni o fasce orarie gestite da operatori di enti differenti, comunque tutti gli operatori dovrebbero essere coinvolti nel percorso di valutazione”. 19 In sintesi, al termine di questo primo anno sperimentale, si può rilevare che, pur con alcune differenze, la procedura si è attestata su un numero di ore che va mediamente da 36 a 42 per i coordinatori e da 18 a 22 per gli operatori e si è articolata nei seguenti step: per i coordinatori − formazione − riunione tra i coordinatori che partecipano al percorso − riunione con gruppo educativo (presentazione caratteristiche del percorso e consegna dello strumento) − lettura strumento − riunione con gruppo educativo (confronto e chiarimenti su strumenti e procedure) − settimana osservativa (compilazione progressiva dello strumento) 19Antonio Gariboldi, Valutare la qualità: analisi e riflessioni sull’esperienza, Bologna, 23 marzo 2013. Relazione tenuta al seminario formativo del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna 12
− elaborazione dati in una scheda excel (in riferimento ad ogni voce vanno riportate in sintesi le note delle educatrici e delle collaboratrici) − 3 riunioni con gruppo educativo (analisi e discussione dei dati rilevati) − preparazione per restituzione gruppo di lavoro − elaborazione report finale di valutazione e per gli operatori : - formazione − riunione con gruppo educativo (presentazione caratteristiche del percorso e consegna dello strumento) − lettura strumento − riunione con gruppo educativo (confronto e chiarimenti su strumenti e procedure) − settimana osservativa (compilazione progressiva dello strumento) − 3 riunioni con gruppo educativo (analisi e discussione dei dati rilevati) Tra gli aspetti procedurali deve essere considerato anche il periodo dell’anno in cui effettuare la valutazione: l’indicazione data inizialmente è stata di situarla nel periodo gennaio/febbraio, questo per permettere agli operatori di avere una situazione abbastanza consolidata e di avere il tempo nei mesi successivi (entro aprile/ maggio) di effettuare degli incontri di restituzione senza essere troppo pressati dalle incombenze che spesso si accumulano nell’ultimo mese di apertura del servizio. Possono inoltre essere enucleati i punti su cui eventualmente attivare l’anno successivo progetti di miglioramento e proposte formative. RIELABORAZIONE, RESTITUZIONE E CONCLUSIONE DEL PERCORSO Nell’incontro conclusivo del percorso formativo, oltre alla restituzione dei dati di massima emersi dai report, è stata data voce ad alcuni coordinatori, educatrici e collaboratrici che hanno restituito uno spaccato del processo, attraverso il loro specifico punto di vista. Di seguito alcuni stralci delle loro considerazioni che evidenziano la ricchezza degli elementi insiti nel percorso : • ….Il percorso mi è sembrato inizialmente complesso, anche perché avevo dei dubbi sulle mie competenze circa la possibilità di dare un apporto utile per stilare lo strumento. D’altra parte, man mano che partecipavo aumentava la curiosità rispetto alla conoscenza di aspetti e definizioni che hanno fatto molto discutere il gruppo per raggiungere un accordo sul significato di alcuni criteri e descrittori. C’era poi la mia motivazione di far emergere il valore educativo che credo faccia parte della mia professione all’interno del nido. Mi sono ritrovata a vedere che lo strumento, di cui oggi stiamo parlando, nelle dimensioni in cui è organizzato, pur con parole tecniche, descrive alcuni aspetti del mio quotidiano. E' stato costituito un gruppo di lavoro a livello provinciale dedicato a far emergere con maggiore precisione il contributo degli operatori alla realizzazione del progetto pedagogico, attraverso l‘identificazione di aspetti specifici della mia professionalità . Questo strumento non deve essere visto come un modo di “controllare” l’altro, ma deve essere un modo per vedere come noi vediamo il lavoro del nostro gruppo. Scoprirete che pensavate di pensarla tutti allo stesso modo, mentre tante volte non è così. Comunque, sebbene la compilazione dello strumento di autovalutazione, per noi operatori, sarà comprensibilmente faticosa, ritengo sia una cosa utile a riflettere su 13
modalità lavorative che il gruppo all’interno del nido da per scontate e aspetti del gruppo che sembrano non poter essere cambiati mai. 20 • Il gruppo mi ha esplicitato la necessità di voler superare i disagi e i contrasti all’interno del collettivo, non basandosi semplicemente sul buon senso delle persone, ma provando a ricercare una metodologia che permettesse l’ascolto reciproco, comprendendo il proprio punto di vista e quello degli altri…. Quest’anno il gruppo di lavoro ha fatto la scelta di andare oltre gli step indicati dal Coordinamento Pedagogico Provinciale, perché oltre alla formazione e compilazione dello strumento, abbiamo deciso di avviare una riflessione utilizzando lo strumento dell’autovalutazione come mediatore didattico che ci supportasse e mi supportasse per un confronto costruttivo all’interno del gruppo di lavoro… La fase di restituzione è la più corposa e complessa, perché è la fase dedicata al confronto di tutte le parti compilate e alla condivisione delle motivazioni e, spesso, in seguito si è arrivati ad avere un diverso punto di vista rispetto a quello che si aveva inizialmente. Quando si ha la possibilità di ascoltare il punto di vista di ognuno, facilmente si arriva alla contaminazione delle idee. Questo percorso di auto formazione ci sta dando la possibilità di condividere il fare di tutti i giorni, dando una maggiore intenzionalità al saper fare, ma ancora più interessante è aver dato al collettivo nuova energia per riuscire, in modo diverso a saper interagire.21 • Lo strumento dei descrittori è stato un valido contributo per far crescere sotto tanti aspetti il gruppo di lavoro. E’ stato un momento prezioso di confronto e scambio. Importante il lavoro individuale, poi condiviso in piccolo gruppo e in seguito a tutto il gruppo di lavoro. Descrittori e riflessioni utili in funzione di una stesura del progetto pedagogico (ci abbiamo lavorato in modo disorganico per anni, questo ci ha dato una cornice, una traccia precisa a cui riferirsi). Decisiva in tutto il percorso è stata la volontà della pedagogista: ha tirato le fila di tutti i contributi, dandoci un’ulteriore occasione di riflessione sul progetto. 22 • Il gruppo di lavoro ha ritenuto molto valido lo strumento poiché oltre ad offrire un quadro completo ed esaustivo del Progetto Pedagogico, ha permesso un confronto pedagogico tra colleghe e di ripensare alla cultura del nostro servizio. Un elemento di forza di tale strumento è quello di dar voce ad ogni singola educatrice: il nostro gruppo di lavoro è composto da 12 educatrici e 4 collaboratrici e non sempre ognuno di noi riesce a esporre il proprio pensiero. In questo modo, incrociando i dati ottenuti, è risultato lampante su quali punti ci siano dei problemi e mancanze e su quali invece la forza del lavoro di gruppo abbia dato i propri risultati. Il confronto ha dato respiro a questioni che si erano per troppo tempo rimandate, ha ricordato a tutte noi come sia importante la cultura del servizio e come la comunione d’intenti e la condivisione di prospettive sia una processo continuo. 23 20Adriana Vinci, operatrice ai servizi prima infanzia, Nido Marzabotto, Comune di Bologna, intervento al Seminario del 16 Marzo 2013 21Matilde Rispoli,coordinatrice pedagogica Comune di Granarolo dell'Emilia e Budrio, intervento al Seminario del 16 Marzo 2013 22Fernanda Rossi, Monica Zaccarelli, educatrici Nido Peter Pan, Comune Calderara di Reno, intervento al Seminario del 23 Marzo 2013 23 Germana Grandi, educatrice nido Abba, Comune Bologna – Coop Cadiai, intervento al Seminario del 16 Marzo 2013 14
• Lo strumento ha consentito la specifica autovalutazione del servizio. Il gruppo ha potuto analizzare, guardando dentro, vedendo con gli occhi e toccando con mano la struttura di funzionamento del servizio, distinguendo la percezione di ognuno e del gruppo intero, da ciò che è visibilmente concreto. Ha qualificato, valorizzando, quello che si fa e ha ripensato a diverse pratiche educative sostenendo modalità e strategie migliorative.24 • In questa formazione ci sembra di avere avuto la possibilita’ di parlare del nostro quotidiano, ci ha permesso di arrivare ad una conclusione che ci porta a sostenere che...l’altro trova quello che noi non sapevamo di avere. 25 • L’utilizzo dello strumento di valutazione del progetto pedagogico all’interno di un servizio nido, abituato da alcuni anni ad auto valutarsi attraverso uno strumento chiamato MAP, manuale di autovalutazione partecipata, è stato una vera sorpresa. La comparazione tra i due strumenti, che hanno come finalità la lettura della qualità del progetto pedagogico del servizio e quindi il superamento della percezione di una qualità non oggettiva, ha acceso nel gruppo di lavoro una riflessione sui due strumenti, in relazione alla congruenza degli indicatori, come lettori di rispondenza dei processi . Al gruppo di lavoro è stato richiesto di compilare ambedue gli strumenti, per ragioni interne alla cooperativa, che aderisce alla certificazione UNI ISO, ma nello sviluppo dinamico del processo, si è trovato a corrispondere sempre più ai descrittori dello strumento del CPP , poiché riteneva che avesse una formulazione più formativa e riflessiva e meno connotato, sulla dimensione organizzativo-gestionale. Pur condividendo il predicato che la qualità non può essere definita solo internamente o esternamente, al servizio, ma va invece discussa tra i soggetti coinvolti a vario titolo, per acquisire un significato e che solo così gli obiettivi possono essere condivisi ai vari livelli, il gruppo di lavoro ha iniziato con il responsabile della qualità della cooperativa un feed back di restituzione del lavoro svolto, con l’obiettivo di assumere lo strumento del CPP e, come strumento di autovalutazione di tutti i servizi della cooperativa, poiché le dimensioni, i criteri e i descrittori che lo caratterizzano, pur non essendo prescrittivi, definiscono in modo chiaro e democratico il processo che porta al miglioramento dell’idea di nido.26 • …...ed infine le parole di una collaboratrice 27che, insieme al gruppo di lavoro del suo nido, ha espresso con parole chiave cosa ha rappresentato il percorso di autovalutazione”, creando una sorta di alfabeto dell’autovalutazione. C…come complessità’ - è complesso dare una lettura, una valutazione su tutti i punti toccati dalla scheda, ci vuole tempo e disponibilità; C…come confronto - riflessione personale per sciogliere alcuni nodi avendo il tempo necessario per farlo!; 24 Michelangelo Saldigloria, coordinatore pedagogico Comune di Bologna, intervento al Seminario del 23 Marzo 2013 25 Emanuela Merighi, collaboratrice Nido Tovaglie, Comune Bologna, intervento al Seminario del 23 Marzo 2013 26 Daria Quaglia, coordinatrice pedagogica Coop Cadiai, Comuni Bazzano, Monteveglio, Castel Maggiore, intervento al Seminario del 16 Marzo 2013 27Amelia Mangano, collaboratrice Nido il Bruco, Comune Granarolo dell'Emilia, intervento al Seminario del 16 Marzo 2013 15
F…come fatica - la fatica più grande è stata proprio quella di mettersi in ascolto dell’altro, è stato difficile valutare tutti i punti dell’autovalutazione; M…come messa in discussione - prendere coscienza di abitudini e consuetudini in uso da anni, ripensarle e se necessario modificarle; M….come mettersi in gioco - facile a dirsi ma difficile da mettere in atto. Dopo molti anni di lavoro nello stesso servizio, si danno per scontato molte cose e i cambiamenti sono molto difficili da attuare e si può aver paura!; O…come opportunità’ - nella sua complessità, il soffermarsi a riflettere sui tempi, sul fare, sull’agire è davvero utile per poi avviare un confronto faticoso e fastidioso, ma credo necessario per il nostro gruppo; R…come riflessione- queste schede si sono rivelate un dispositivo di ricerca e diformazione in grado di accrescere la capacità di analisi e le azioni degli educatori, contribuendo alla progressiva crescita professionale. Riflessione, quindi, che ha portato al mettersi in discussione, al confrontarsi in modo democratico con la consapevolezza di non possedere l’unica risposta; C…come crescita- riflessione sul fare più professionale e condiviso, si spera!; I…come impegnativo - più orientato per le educatrici, le collaboratrici sono di supporto; I…come impegno - nel rispettare le “cose” della comunità e maggiormente il rispetto dell’altro e del suo operato. ESITI: ASPETTI DI QUALITÀ RILEVATI, PARTI DI CRITICITÀ EMERSE, AZIONI DI MIGLIORAMENTO DA AVVIARE A LIVELLO DI SERVIZI In questo primo anno, nel territorio della provincia di Bologna, la sperimentazione dello strumento di valutazione ha avuto due obiettivi strettamente connessi: testarne la struttura, e contestualmente verificarne l’efficacia nel far emergere elementi di contenuto rispetto all’autovalutazione effettuata. La struttura dello strumento Per quanto riguarda la struttura, rilievi sono stati fatti rispetto ad alcuni descrittori, che sono stati considerati poco rilevanti, ai fini di una valutazione rispettosa della complessità del servizio, ambigui, generici, a volte ridondanti. A queste criticità si è cercato da subito di ovviare con proposte migliorative. A tale scopo è stata costruita una tabella di sintesi delle problematiche relative ai descrittori emerse dai report e i relativi interventi da attuare28 PROBLEMATICHE DESCRITTORI INTERVENTI DA ATTUARE Effetto confusivo della colonna “fonti Valutare se togliere colonna “fonti” dalle schede per le educatrici oppure distinguere tra fonti per educatrici, coordinatore e valutatore esterno Confusione tra valutare il servizio e valutare la Curare presentazione strumento e, in alcuni casi, inserire nota a un sezione descrittore o a un gruppo di descrittori per chiarire come si applica Descrittori a cui non si sa rispondere: richiesta Valutare il problema ma non inserire la nuova voce di risposta (al limite di inserire voce “non ne sono a conoscenza” modificare descrittore): non dovrebbero esserci descrittori a cui le educatrici non sanno rispondere Descrittori poco chiari (es. quelli relativi al Inserire nota o modificare descrittore raccordo con i servizi socio-sanitari) 28 Antonio Gariboldi, Valutare la qualità: analisi e riflessioni sull’esperienza, Bologna, 23 marzo 2013. Relazione tenuta al seminario formativo del Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna 16
Descrittori ambigui-generici (es. alcuni di quelli Inserire esempi o modificare descrittori per renderli più concernenti la “relazione”) “concreti”/operativi Descrittori ridondanti (es. attività all’aperto) Valutare se sono effettivamente ripetitivi ed, eventualmente, togliere descrittori che si ripetono Assenza di descrittori centrati sul lavoro dei Inserire descrittori pensati in modo specifico per i collaboratori (es. collaboratori condizioni igieniche dei materiali) Descrittori che propongono standard non Verificare l’adeguatezza della critica ed eventualmente modificare realizzabili/idealistici (es. alcuni descrittori sulla documentazione) Uso fuorviante degli esempi (si valuta solo la Modificare o aggiungere altri esempi e spiegare bene significato presenza degli aspetti riportati nell’esempio) esempi quando si presenta lo strumento Assenza di descrittori relativi ad elementi Chiarire natura dello strumento amministrativi/gestionali Assenza di descrittori che tengono conto della Chiarire cosa si intende maggior complessità del servizio Assenza di descrittori su alcuni elementi di Valutare se inserire descrittori qualità di base (es. cura dell’igiene di spazi e materiali) Descrittori che rilevano aspetti “scontati” (es. Modificare esempio descrittore con esempio” si lavano i bambini che si sono sporcati giocando”) Descrittori inadeguati per la sezione lattanti Inserire nota in cui si specifica che il descrittore non è applicabile o come deve essere interpretato per la sezione lattanti. Valutare se inserire descrittori specifici per i lattanti. Ad esempio è stato segnalato che “la criticità più forte è stato proprio il fatto che figura di riferimento e sezioni miste non fossero facilmente integrabili nello strumento. E’ stata molto utilizzata a questo scopo la colonna delle motivazioni, per approfondire e specificare. Si potrebbe considerare l’integrazione con una batteria di descrittori specifici ” e la proposta per il prossimo anno è proprio ”l’opportunità che i singoli servizi hanno di personalizzare lo strumento, integrandolo con alcuni descrittori rispondenti alle caratteristiche specifiche del proprio modello organizzativo e pedagogico.”29 Ancora, si evidenzia che occorre ”diminuire la genericità di certi descrittori,introducendo esempi mirati, o sostituendoli con descrittori più declinati in senso operativo” e che “il coordinatore problematizzi il più possibile questi descrittori alimentando il confronto e la discussione intorno alle situazioni concrete riferibili ai singoli descrittori.”30 Complessivamente comunque sono state rilevate le potenzialità dello strumento, visto come “una sorta di vademecum dove passare in rassegna gli aspetti che caratterizzano la complessità del nido e renderli descrivibili e riconoscibili” e che induce a “prendere le distanze dalla pratica, come se fosse una visione dall’alto, del qui ed ora; a prendersi il tempo, in un modo anche “sanamente coercitivo”, un tempo ampio di riflessione guidata per un’analisi sincretica del tutto, a mettere in rete prassi comuni di azioni, metodologie, visioni del bambino, modalità di relazione, quindi promuovere il confronto e far porre delle domande; a rilevare le interconnessioni tra i vari aspetti che compongono la complessità ”nido”, le relazioni di causa – effetti, dando spunti su cosa si può privilegiare come punto di partenza per mettere in atto il cambiamento; a fotografare il qui ed ora, a ragionare sulla contingenza e non navigare a vista. Uno strumento che induce i servizi a: “disporsi in ascolto e osservazione, …prevenire automatismi… , li mette nelle condizioni di parlarsi e 29 Dal report del nido Scoiattolo di Imola, a cura di Barbara Molinazzi, coordinatrice pedagogica, Comune di Imola 30 Cfr Antonio Gariboldi 17
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