Innovazione sociale e istituzionalizzazione: l'esempio delle cooperative di comunità nell'area interna dell'Appennino Emiliano - AGEI

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Maria Giulia Pezzi, Giulia Urso*

Innovazione sociale e istituzionalizzazione:
l’esempio delle cooperative di comunità
nell’area interna dell’Appennino Emiliano

          Social
Abstract:         innovation and institutionalization:       The   case of community enterprises in the inner area        “Ap-
           pennino   Emiliano”

In the last decades, peripheral areas have faced progressive processes of depopulation and marginalization, which have
often resulted in a growing difficulty for the remaining inhabitants to access essential services, such as education, health
and transports. If, on the one hand, public policies in Italy have started to consider these areas as crucial (see the Na-
tional Strategy for Inner Areas, SNAI), on the other hand, local communities have spontaneously engaged in bottom-up
initiatives, which deserve great attention. In this contribution, we will analyse the case of SNAI’s inner area “Appennino
Emiliano”, where so-called “community enterprises” have been active since the 90s, questioning whether they could indeed
constitute an adequate answer to the emerging issues affecting inner/peripheral areas, and be an example of community-led
innovation that is able to integrate its actions in the scope of a formal, state-led production of local development strategies.

Keywords: 
          community enterprises, social innovation, participatory processes, local development, Strategia Nazionale per
          le Aree Interne.

1. Introduzione                                                   teresse che questi processi dal basso suscitano nel
                                                                  mondo delle istituzioni – si rileva come il fenome-
   L’innovazione sociale – intesa come reazione                   no sia presente «in una parte di Italia relativamen-
all’incapacità istituzionale di fornire adeguati ri-              te più distante (sia in ambito rurale e montano
sultati sociali e ambientali, in risposta a situazioni            che in ambito urbano e periurbano), a minore
di crisi, attraverso la produzione di nuove idee e                accessibilità» (p. 5), in aree «bisognose di presidi
nuove strutture, ma anche di nuove conoscenze e                   di tenuta, tutela e sviluppo di fronte agli esiti se-
di nuove reti sociali (Nicholls, Murdock, 2012) –                 lettivi del mercato e del riordino amministrativo»
continua a ricevere grande attenzione, tanto nel                  (Ibidem). Borghi (2017) sottolinea come la qualità
dibattito accademico quanto tra i decisori politici.              distintiva della cooperazione di comunità sia la
Da più parti emerge che il contesto privilegiato                  mutualità fra le persone, che si configura come
per l’innesco di questa peculiare cooperazione sia                fattore in grado di garantire la continuità delle
costituito soprattutto dai territori soggetti a forte             relazioni sia con il territorio che con le collettivi-
spopolamento (Pezzi, Urso, 2017). Come sottoli-                   tà di origine o di elezione. Tale caratterizzazione
nea Dumont (2016), fin dagli anni Settanta, l’af-                 rende le cooperative di comunità oggetto di analisi
faticamento del welfare, l’invecchiamento della                   topico in riferimento alle aree interne, interessate
popolazione (e le sue conseguenze), l’evoluzione                  da processi di declino demografico di lungo pe-
del modello familiare e le crescenti difficoltà di                riodo e oggetto di una recente politica nazionale
integrazione nel mercato del lavoro, in particola-                dedicata.
re del segmento giovanile della popolazione, han-                    Il riferimento è alla “Strategia Nazionale per le
no favorito l’emergere e la crescita delle coopera-               Aree Interne” (SNAI), lanciata nel 2012 dall’allo-
tive sociali.                                                     ra Ministero Italiano per lo Sviluppo Economico.
   In un recente studio di fattibilità per lo svilup-             Le aree interne sono aree situate a notevole di-
po di tali forme cooperative prodotto da IRECO-                   stanza da quei centri urbani che forniscono i ser-
OP (2016) – nell’ambito di una collaborazione in-                 vizi essenziali quali istruzione, sanità e trasporti
novativa tra sistema pubblico (rappresentato dal                  (Barca, Casavola, Lucatelli, 2014). Nonostante
Ministero per lo Sviluppo Economico e Invitalia)                  circa un quarto della popolazione italiana viva
e movimento cooperativo, a testimonianza dell’in-                 tutt’oggi in queste aree, dal 1950 esse hanno su-

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bito un progressivo processo di marginalizzazio-           ricognizione di Dumont (2016) sull’analisi del-
ne e de-antropizzazione. Lo scopo della SNAI è,            le cooperative sociali, una categoria rilevante di
quindi, quello di creare strumenti di sviluppo atti        analisi utilizzata in geografia: la governance.
a favorire una serie di miglioramenti nel campo
dell’accesso ai servizi di base e dell’utilizzo del ca-
pitale sociale e territoriale, che dovrebbero porta-       2. Le cooperative di comunità come iniziative di
re all’inversione del trend demografico negativo.          innovazione sociale: un inquadramento teorico
Per mezzo di un primo screening del territorio na-
zionale, 22 aree sono state selezionate per entrare            Con il termine di “cooperazione di comunità”
nella fase pilota della Strategia, che si concluderà       si identifica un recente fenomeno sociale ed eco-
nel 2020.                                                  nomico di difficile collocazione, tanto sul piano
    Lo studio qui presentato è basato sull’analisi         teorico che su quello delle pratiche. Seguendo la
del preliminare di strategia dell’area Appennino           definizione fornita da Legacoop (2011), le coope-
Emiliano, integrata da una serie di interviste ad          rative di comunità si configurano come «imprese
alcuni attori chiave1, con l’obiettivo di ricostruire      di persone che si autorganizzano in forma parte-
a posteriori il processo di elaborazione della stra-       cipativa e mutualistica per risolvere problemi e bi-
tegia di sviluppo dell’area, evidenziandone poten-         sogni comuni» (p. 3) e che sono caratterizzate da
zialità e criticità. Tra gli elementi principali di tale   una particolare finalizzazione: «mantenere vive
strategia, è emerso fin da subito il ruolo di rilievo      e valorizzare comunità locali a rischio di deperi-
riconosciuto alle cooperative di comunità.                 mento, quando non di estinzione» (p. 4), il che
    La prima parte di questo lavoro è dedicata a           le rende particolarmente interessanti nell’ambito
fornire un inquadramento teorico riguardante               delle aree interne in quanto “tracce” di innovazio-
l’emergere delle cooperative di comunità metten-           ne sociale volte a contrastare l’ingiustizia spaziale
do in risalto la loro rilevanza in termini di inno-        (Dumont, 2014).
vazione sociale e di gestione comunitaria del ter-             Dal punto di vista degli studi territoriali, spunti
ritorio. Il secondo paragrafo è invece dedicato più        interessanti provengono dalla letteratura sui beni
precisamente al caso della “Valle dei Cavalieri”,          comuni. Nell’accezione territorialista, i beni co-
sita nel comune di Succiso, in attività dagli anni         muni valgono «come catalizzatori dell’azione so-
’90, nonché prima cooperativa di comunità ad               ciale nello spazio “terzo” fra Stato e Mercato; ed è
essersi costituita in Italia. Essa è rilevante anche       lì che va individuato quel “terzo attore” […] tito-
perché offre la possibilità di analizzare l’operato        lare del “fare comune”» (Magnaghi, 2016, p. 26),
di una pratica innovativa a circa 25 anni dalla sua        riconoscibile nelle cooperative di comunità. Il ter-
creazione, nel tentativo di poterne cogliere le po-        mine “terzo” in questo caso si riferisce ad una «ca-
tenzialità di crescita nel medio-lungo periodo. Ma         tegoria emergente, variegata e non coordinata,
non solo: il caso della “Valle dei Cavalieri” per-         che si distingue dalle forze a cui tradizionalmente
mette di evidenziare come i processi partecipati-          compete la gestione degli spazi […] (dicotomie di
vi spontanei possano rappresentare una risposta            pubblico-privato, Stato-mercato): si tratta di atto-
concreta ai bisogni espressi dalla cittadinanza in         ri che appaiono svincolati nelle pratiche di cui si
un momento di crisi, che solo successivamente              fanno promotori dalla subordinazione alla volon-
viene istituzionalizzata da processi di governance.        tà istituzionale, e che assumono una posizione
L’atto di nascita di questa iniziativa – come gene-        alternativa alla semplice contrapposizione tra go-
ralmente di quelle che gestiscono i “commons”              vernance e cittadinanza subordinata» (Cubadda,
(Archibugi, 2016, p. 161) – risiede nell’intento di        Tanca, 2016, p. 73).
colmare il vuoto istituzionale attraverso una par-             Notevoli sono le implicazioni geografiche del
tecipazione dal basso secondo meccanismi deci-             tema delle forme di gestione comunitaria del ter-
sionali che generano una «prassi istituente (ma né         ritorio (commoning) e numerose sono le categorie
“istituzionalizzata” né “istituzionalizzante”)».           di analisi che la geografia può mettere a dispo-
    Appare dunque interessante capire come tali            sizione e che paiono utili anche per indagare le
esperienze, sorte negli spazi lasciati vuoti dalle         cooperative di comunità. Tra queste si pensi, ad
istituzioni pubbliche che hanno rappresentato              esempio, alla questione «della rappresentazione,
la loro ragion d’essere, reagiscano al ritorno di          territorializzazione e gestione di spazi alternati-
queste ultime sul campo e al loro intento di uti-          vi di partecipazione, auto-organizzazione, inno-
lizzare, in chiave di valorizzazione, il capitale di       vazione sociale, governance» (Celata, Gemmiti,
pratiche prodotto. Dal punto di vista della teoria         2016, p. 8).
geografica, questo studio, mobilita, seguendo la               E proprio l’innovazione sociale è un ambito di

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studi in cui appare utile collocare la cooperazione       in questo risiede la rilevanza del caso oggetto di
di comunità, perché quest’ultima punta a «venire          studio, in cui abbiamo, da una parte, una politica
incontro ai bisogni sociali delle comunità, oppure        place-based, la SNAI (concepita per situarsi all’in-
a fornire loro benefici sociali», ad esempio offren-      crocio tra quelle schiettamente top-down e quelle
do «nuovi prodotti, servizi, strutture o attività or-     puramente bottom-up), che, con un approccio spe-
ganizzative che siano “migliori” o “più efficienti”»      rimentale di scouting sul campo, tenta l’individua-
rispetto agli approcci tradizionali del settore pub-      zione di “innovatori” su/con cui costruire un pro-
blico» (Moulaert et al., 2013, p. 1).                     getto di sviluppo, e, dall’altra, una cooperativa di
   L’interesse per la tematica dal punto di vista         comunità fortemente radicata sul territorio.
geografico deriva dal fatto che luogo e dinamiche             Tra le diverse forme in cui l’interazione in-
spaziali sono centrali nei processi di innovazione        novazione sociale/governance può manifestarsi,
sociale, in quanto «‘incubator sites’ and ‘incuba-        quella su cui intendiamo soffermare l’attenzione
tor networks’ of SI initiatives» (Ivi, p. 220) e for-     riguarda un caso di up-scaling della governance
niscono gli strumenti per rivelare la dimensione          ovvero un insieme di iniziative avviate localmente
analitica della “agency” (Moulaert, Mehmood,              allo scopo di facilitare l’empowerment delle collet-
2011) – elemento saliente in tema di cooperati-           tività locali, anche attraverso strumenti politico-
ve di comunità. Queste si comportano «di fatto            istituzionali. Val qui la pena di evidenziare come,
come “un soggetto collettivo”: un soggetto che            da quanto emerge in letteratura, la dinamica tra
anche se non è formalmente riconosciuto come              innovazione sociale e governance è duplice (Pra-
tale [...] è consapevole della propria identità ed        del Miquel, García Cabeza, Eizaguirre Anglada,
è capace di “comportamenti” collettivi autonomi           2013). Se infatti gli attori “socialmente innovativi”
che gli consentono di interagire con l’esterno se-        hanno necessità di adattare la loro logica organiz-
guendo “regole proprie”, largamente informali,            zativa e le loro attività in modo da sviluppare e
ma sufficienti a garantire la riproduzione» (De-          soprattutto “sostenere” le loro pratiche e i risul-
matteis, 1994, pp. 14-15). È interessante notare a        tati ottenuti nel tempo, dall’altro le esperienze
questo proposito che più una coperativa sociale si        innovative giocano un ruolo chiave nel generare
consolida e garantisce prestazioni ampie e più il         nuove risorse sociali, nonché opportunità di ac-
suo peso politico-civico aumenta, più diventa un          quisire rilevanza nel contesto di una governance
interlocutore inderogabile per alcuni settori della       multi-livello. Da un lato, dunque, lo sviluppo di
politica pubblica (Dumont, 2016). Diventa per-            tali iniziative influenza la governance attraverso la
tanto imprescindibile guardare agli attori e alle         creazione di nuovi sistemi di produzione/messa
politiche che insistono su un’area, soprattutto lad-      in valore delle risorse, l’emergere di nuovi attori
dove, come è il caso in esame, queste ultime cer-         collettivi e, con essi, di nuove capacità di influire
cano di capitalizzare un patrimonio di pratiche           sui processi formali di decision-making. Dall’altro,
di auto-organizzazione già efficaci. Ciò significa        le caratteristiche specifiche delle strutture e dei
prendere in considerazione i rapporti di potere           processi di governance (dal livello di centralizza-
tra i diversi gruppi sociali e i meccanismi di con-       zione delle decisioni politiche alla partecipazione
trollo o, in altri termini, la divisione del lavoro tra   selettiva di alcuni interlocutori piuttosto che altri)
mercato, strutture sociali e strutture politiche (Le      svolgono una parte determinante nello sviluppo
Galès, Trigilia, Voelzkow, 2001).                         delle capacità dei vari attori di produrre pratiche
   L’innovazione sociale apre nuove prospetti-            socialmente innovative. Su quest’ultimo aspetto
ve per lo sviluppo locale (Moulaert, Mehmood,             la riflessione scientifica rileva la necessità di stu-
2011) sottolineando il ruolo delle relazioni mul-         diare le dimensioni territoriali del fenomeno, e
tiscalari delle politiche (Celata, Gemmiti, 2016)         più nello specifico, le dinamiche di scala e quelle
che mirano a favorirlo e della territorialità legata      all’opera in una governance multi-livello (Moula-
ai beni comuni (Governa, 2007; Gattullo, 2015).           ert et al., 2013). Se le pratiche di innovazione dal
   Assumendo una prospettiva spaziale dell’inno-          basso aiutano a individuare elementi di “agency”
vazione sociale e ponendo l’attenzione sull’empo-         del cambiamento sociale territorialmente incor-
werment per mezzo della riproduzione delle rela-          porati, resta ancora da comprendere come i pro-
zioni di comunità, risulta essenziale guardare alle       cessi multiscalari connessi a politiche di sviluppo
strutture di governance «from a local or bottom-          place-based agiscano su di esse, nella dialettica
up to a bottom-linked architecture» (Ivi, p. 222),        innovazione versus istituzionalizzazione (Marti-
in cui differenti scale di governance (di quartiere,      nelli, 2013), che è portatrice di tensioni ma an-
urbana, regionale, nazionale e sovra-nazionale)           che di opportunità (Moulaert et al., 2013) dimo-
si rafforzano e legittimano a vicenda. E proprio          strando come queste non siano necessariamente

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antogoniste (Pradel Miquel, 2013). Nel dibattito         Costituita da 7 comuni (Castelnovo ne’ Monti,
sul tema, troviamo chi sostiene che lo Stato possa       Carpineti, Casina, Toano, Vetto, Villa Minozzo e
agire al contempo tanto come barriera all’innova-        Ventasso), conta una popolazione di circa 33.000
zione sociale quanto come arena per l’interazione        abitanti. Il comune di Castelnovo ne’ Monti è
sociale che produce innovazione (Chambon, Da-            quello con la maggiore consistenza demografica,
vid, Devevey, 1982), e quanti invece affermano più       rappresentando il 30,9% della popolazione totale
nettamente che la sostenibilità di queste pratiche       dell’area. I restanti comuni registrano tutti una
necessita e beneficia di una loro istituzionalizza-      popolazione inferiore ai 5.000 abitanti (tre di
zione a una scala o a un livello più ampi, per cui       questi inferiore a 2.000 abitanti e due al di sotto
la politica e i finanziamenti pubblici sono cruciali     dei 1.000). Nel quarantennio 1971-2011 l’area ha
per la sostenibilità di molte iniziative di innova-      registrato una diminuzione di popolazione pari
zione sociale (Borghi, 2017; Fraisse, 2013; Klein et     al 6%, a fronte di una crescita nel comune di Ca-
al., 2013). Alcuni autori ritengono persino che tali     stelnovo ne’ Monti pari a circa il 18%, e di una
pratiche debbano a un certo punto salire di scala        complessiva tenuta demografica rilevata in tutta
e instituzionalizzare il cambiamento (Martinelli,        l’area nel periodo 2001-2011.
2013) affinché i miglioramenti raggiunti diventi-           Secondo quanto indicato nel documento Preli-
no traguardi socialmente formalizzati in grado di        minare della Strategia d’Area (Consorzio CAIRE,
durare nel tempo, oltre il momento di mobilita-          2017), il territorio di questa area è interessato da
zione creativa iniziale.                                 tre fattori unificanti: 1) la coincidenza della sua
   Se diversi studi in materia hanno evidenziato         perimetrazione con l’area afferente al program-
che la governance multilivello può rivelarsi un po-      ma MaB (Man and Biospere) dell’UNESCO; 2)
tente “fattore abilitante” (Ib.), non solo nel dare      la presenza di un fitto tessuto economico legato
avvio all’iniziativa innovativa ma anche nell’assi-      principalmente alla produzione del parmigiano
curare alla stessa visibilità, legittimità e continui-   reggiano di montagna; 3) la densa rete di picco-
tà e in alcuni casi piena istituzionalizzazione, nel     li centri legati da un’identità comune, ma che a
presente contributo osserveremo tali dinamiche           causa delle proprie dimensioni e del recente de-
nell’atto stesso del loro prodursi, investigando         clino demografico faticano a mantenere la rete
l’area-pilota “Appennino Emiliano” inserita nella        elementare dei servizi di prossimità, sia pubblici
SNAI, dove esistono, e sono forti, esperienze di         che privati.
cooperazione di comunità.                                   In virtù di ciò, come linea guida per il futuro
                                                         sviluppo locale, il Preliminare individua l’im-
                                                         magine emblematica della “montagna del latte”,
3. Le cooperative di comunità nell’area interna          declinata in tre ambiti e profili di integrazione
“Appennino Emiliano”: il caso di “Valle dei              progettuale: 1) il turismo rurale sostenibile; 2) lo
Cavalieri”                                               spazio rurale come stile di vita ed esperienza cul-
                                                         turale orientati al benessere attivo, alla salute e
   Considerate le caratteristiche precipue delle         allo sport; 3) le comunità intraprendenti, ovvero
“cooperative di comunità” illustrate nel prece-          quelle cooperative che rappresentano, secondo il
dente paragrafo, il presente lavoro si propone di        testo, la dimostrazione tangibile che una diversa
illustrare in che modo queste possano trovare le-        traiettoria di sviluppo è possibile, in territori ra-
gittimazione di operato nell’ambito della SNAI, e        refatti e abitati da “soggetti fragili” (Consorzio
in particolare nell’area-pilota “Appennino Emilia-       CAIRE, 2017, p. 5).
no”.                                                        Questo ultimo punto è di rilevanza fondamen-
   La SNAI viene attuata attraverso quelli che pos-      tale per lo studio qui proposto, data l’attenzione
sono essere definiti degli strumenti testuali, ovve-     riposta in modo specifico su quelle attività che
ro tre documenti (una “bozza”, un “preliminare”          sono orientate a produrre beni e servizi, pubblici
e una “strategia d’area”) redatti da rappresentan-       e privati, ovvero ad aumentare la vivibilità e la vi-
ti delle singole aree con l’aiuto di un’assistenza       talità del territorio, laddove tanto lo Stato quanto
tecnica. Questi documenti rappresentano le tre           il mercato hanno “fallito” (Ivi, p. 7). Il testo del
fasi del progetto che ogni area deve rispettare e        Preliminare fa riferimento, in questo senso, a due
contengono, in modo via via più dettagliato, la de-      realtà già presenti sul territorio (entrambe ritenu-
scrizione delle azioni da intraprendere e i risultati    te “casi emblematici” nello studio IRECOOP pre-
attesi.                                                  cedenteente richiamato): “I Briganti del Cerreto”
   L’area interna “Appennino Emiliano” rappre-           e “Valle dei Cavalieri”, che, per l’apputo, possono
senta l’area pilota per la regione Emilia Romagna.       essere definite come cooperative di comunità.

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Per comprendere l’importanza di queste coo-                      «la nostra cooperativa non rientra in nessun in-
perative sul territorio è necessario fare un passo              quadramento sindacale perché i nostri dipendenti
                                                                devono imparare a fare un po’ di tutto, perché altri-
indietro e ricostruirne la storia, attraverso le pa-            menti non si riesce a stare in piedi. […] dovremmo
role del fondatore di “Valle dei Cavalieri”, prima              essere riconosciuti anche a livello giuridico, avere
cooperativa di comunità in Italia, con sede a Suc-              delle agevolazioni particolari quando si fanno attività
ciso (RE):                                                      particolari in zone particolari» (Volontario, intervi-
                                                                sta del 28/03/2017).
      «È un progetto economico e sociale che in fondo
  ha un unico scopo: evitare l’abbandono del paese,              Le cooperative di comunità nascono, del resto,
  attraverso la creazione di posti di lavoro e la tutela      in una situazione di emergenza economica e so-
  del patrimonio circostante. L’abbiamo costituita nel
  1991 per piccoli passi, noi all’inizio non sapevamo
                                                              ciale, per sopperire ad un settore pubblico cen-
  di aver costituito una cooperativa di comunità, sono        tralizzato che non riesce a rispondere alle pro-
  stati lo scopo e la necessità ad averla costituita: aveva   blematiche esistenti in modo tempestivo. Esse
  chiuso l’ultimo bar, e noi ci troviamo a 20 km dai          forniscono interventi a “spot”, nel momento e
  servizi più vicini, dalla farmacia, dall’edicola […]        nel luogo in cui sorge una necessità, con lo sco-
  queste cose qui» (intervista del 28/03/2017).               po di evitare il totale spopolamento dei territori
                                                              in cui operano. In un’ottica di lungo periodo, è
    A partire dagli anni ’90, quindi, grazie all’im-          difficile pensare alla possibilità di continuare ad
pegno dei volontari soci della cooperativa (al                esercitare in queste condizioni, ed è in virtù di
momento in cui si scrive sono 33, affiancati da               ciò che in più occasioni i soci intervistati hanno
7 dipendenti fissi, i quali costituiscono, da soli,           espresso il loro desiderio di divenire dei soggetti
oltre il 10% della popolazione locale), nell’area             legalmente riconosciuti e aventi il pieno diritto
sono state avviate diverse iniziative volte a ripor-          di operare nelle peculiari situazioni in cui si tro-
tare in paese alcune attività commerciali (un bar,            vano.
una bottega di alimentari, una sala convegni, un                 Ed è proprio il lungo periodo, a quanto emer-
agriturismo, un ristorante, un centro benessere)              so dalle interviste, a costituire un problema, non
e produttive (la cooperativa produce nella sua                solo in termini di operatività, ma anche di risul-
azienda agricola prodotti caseari, tra cui peco-              tati conseguibili in termini demografici. Se da un
rino e ricotta). La cooperativa, inoltre, impiega             lato lo scopo finale delle cooperative di comuni-
una rilevante quota delle sue risorse nelle attivi-           tà dell’Appennino emiliano è quello di evitare il
tà di supporto alla popolazione, quali il servizio            totale spopolamento di questi territori, dall’altro
di trasporto scolastico, la consegna a domicilio              esse non dispongono degli strumenti per l’orga-
di medicinali e provviste a persone con mobilità              nizzazione e l’attivazione di politiche di ripopo-
ridotta (spesso anziani), provvedendo anche se                lamento. Ciò è stato messo in evidenza in partico-
necessario ad accompagnare le persone che ne                  lare da uno dei volontari intervistati, il quale, pur
fanno richiesta presso i poli ospedalieri di riferi-          riconoscendo il valore delle politiche “dal basso”
mento per visite e cure.                                      che la SNAI si propone di attivare, d’altro canto si
    Ed è la possibilità di fornire questi servizi “so-        dimostra critico di fronte agli interventi governa-
ciali” che sta particolarmente a cuore ai soci, i             tivi degli anni precedenti:
quali sostengono con convinzione la necessità di
reagire all’insostenibilità economica con una ri-                   «Il governo deve erogare i servizi in base alle
sposta collettiva in grado di coinvolgere tutti gli             necessità, non in base ai numeri, altrimenti parlare
abitanti del paese, perché solo così si riesce a sop-           di aree interne non sarà sufficiente. Quale coppia
perire alla mancanza dei servizi e a creare rispo-              di giovani si trasferisce in un paese come il nostro,
                                                                quando sa che in base ai numeri l’ospedale più vici-
ste innovative ed efficaci a problemi comuni.                   no è stato chiuso e dovrà partorire il proprio figlio a
    Tuttavia, l’esperienza delle cooperative di comuni-         70 km di distanza? Un giovane che vuole investire e
tà non è scevra da complicazioni. Nonostante esse               mettere su un’attività in montagna, quando realizza
si siano dimostrate negli ultimi 25 anni uno stru-              queste cose si chiede “chi me lo fa fare se non so se
mento utile, tanto che il modello si è esteso anche             tra 10 anni avrò l’autobus o il pulmino che mi porta
                                                                il bambino a scuola?”» (intervista del 28/03/2017).
ad altre regioni italiane2, le cooperative di comunità
al momento operano in un vuoto legislativo, dal
momento che espletano servizi, quali ad esempio                  L’idea condivisa, quindi, pare essere quella
la consegna di medicinali, che per legge non sa-              che le cooperative di comunità possano sì svolgere
rebbero loro consentiti, e svolgono attività non              un ruolo rilevante nel frenare gli attuali proces-
inquadrabili in modo univoco:                                 si di spopolamento nelle aree interne, ma anche

       AGEI - Geotema, 56                                                                                         97
che se esse non saranno integrate in processi di          esempio percorsi didattici per le scuole, itinerari
governance multilivello, non saranno in grado             tematici e supporto per attività escursionistiche.
di invertire la decrescita demografica, venendo a
mancare la massa critica necessaria per garantire
adeguatamente i servizi essenziali.                       5. Conclusioni
    In questo caso, la comunità locale, che pur
di non abbandonare il territorio ha creato degli             L’area dell’Appennino Emiliano si connota per
strumenti di presidio efficaci, è stata in grado di       la presenza di diverse cooperative di comunità, che
fornire più prontamente risposte concrete alle            operano in questo territorio già a partire dagli
problematiche emergenti rispetto agli organi isti-        anni ’90. La loro presenza assume particolare ri-
tuzionali. Ed è proprio per questo che negli ulti-        lievo sia nel mantenimento dei livelli di accesso ai
mi anni le cooperative di comunità hanno attirato         servizi essenziali, sia perché, promuovendo attivi-
sempre più attenzione, anche da parte delle isti-         tà economiche e sociali, esse tentano di contribui-
tuzioni, non solo come modello partecipativo per          re al rallentamento dei processi di spopolamento.
la fornitura di servizi essenziali alla cittadinanza,        Il vantaggio principale portato dalle coopera-
ma anche come modello per la valorizzazione e la          tive di comunità è la loro polivalenza, sia nell’am-
fruizione del territorio da parte sia dei suo abitan-     bito dei servizi offerti, sia nelle competenze; esse
ti, che dei turisti. La “Valle dei Cavalieri”, infatti,   potrebbero dunque fornire risposte efficaci alle
unitamente ad altri attori presenti nell’area, qua-       problematiche delle aree interne, e costituire un
li ad esempio il Parco Nazionale dell’Appennino           modello di partecipazione “dal basso” che potreb-
Tosco-Emilano, le strutture ricettive e i produttori      be essere esportato anche in altre aree interne
caseari, fa parte della rete Turismo di Comunità:         italiane.
«una rete turistico-ricreativa ideata, organizzata e         Tuttavia, dalle interviste effettuate è emersa
gestita in modo partecipato, sinergico e respon-          una serie di criticità, dovute soprattutto al fatto
sabile dai membri della comunità locale, [che]            che le cooperative di comunità non sono riconosciu-
si rivolge a chi è alla ricerca di un rapporto più        te né dal punto di vista giuridico, né da quello
stretto con il territorio delle proprie vacanze, con      fiscale. Esse operano dunque in un vuoto norma-
la comunità di persone che vive nel luogo e contri-       tivo che da una parte permette loro di svolgere
buisce a costituirne l’identità»3.                        funzioni altrimenti precluse (quali ad esempio la
    Ciò invita a riflettere su quali possano essere       distribuzione di medicinali), ma che dall’altra ne
le prospettive future delle cooperative di comuni-        limita fortemente le potenzialità.
tà, e soprattutto a quale scala possa essere appli-          Come suggerisce Gattullo (2015, p. 192) discu-
cato un modello cooperativo simile nell’ambito            tendo Ostrom (2006), una governance territoriale,
della SNAI, che invita i territori a immaginare           per risultare efficace a vantaggio delle comunità
progetti di sviluppo in grado di integrare i due          locali, implica il riconoscimento dell’esistenza di
assi portanti della strategia stessa: il migliora-        forme diverse di gestione del bene comune, se-
mento dell’accessibilità ai servizi essenziali e lo       condo una prospettiva transcalare: «La relazione
sviluppo locale largamente inteso (agricoltura,           fra tali istituzioni e quelle politico-amministrative
cura dei boschi, artigianato e filiere produttive,        implicate nella gestione della risorsa comune è
beni culturali e turismo). Ciò è evidenziato an-          una chiave di successo poiché, per l’autrice [E.
che in un documento contenente le linee guida             Ostrom] “stabilire regole ad un livello, senza che
del MiBACT per lo sviluppo turistico delle Aree           esistano regole fissate agli altri livelli, produce un
Interne (MiBACT, 2016), secondo cui «le azioni            sistema incompleto che non può durare nel tem-
turistiche […] devono essere trasversali, a van-          po” (Ostrom, 2006, p. 150)».
taggio dell’intera area, e soprattutto collegate             I progetti di innovazione sociale delle comu-
per quanto possibile ad altre iniziative, tanto sul       nità locali sono quindi “immessi” in un circuito
tema dello sviluppo quanto su quello dei servizi»         di governance territoriale con riferimenti di va-
(ivi, p. 7).                                              ria consistenza non solo al passato, ma anche agli
    Nel caso dell’area “Appennino Emiliano” si può        interventi futuri. Considerare tali processi parte-
quindi prospettare un crescente coinvolgimento            cipativi, quali quelli che hanno portato alla crea-
delle cooperative di comunità sia nell’ambito della       zione delle cooperative di comunità nell’Appennino
tutela del territorio e dell’ambiente (il progressivo     reggiano, in una prospettiva scalare, temporale
abbandono di questi luoghi sta portando a un co-          e spaziale, permette di apprezzarne le traiettorie
spicuo innalzamento del rischio idrogeologico),           evolutive, in primis il passaggio da spazio abitato
sia in termini di sviluppo turistico, offrendo ad         a luogo sociale, che coincide con la possibilità di

  98                                                                                  AGEI - Geotema, 56
produrre non solo beni e servizi, ma anche nuove                          Fraisse L., “The social and solidarity-based economy as a new
                                                                             field of public action: a policy and method for promot-
identità e reti sociali, generando così forme di ter-
                                                                             ing social innovation”, in Moulaert, F., Maccallum, D.,
ritorializzazione auto-sostenibili.                                          Mehmood, A., Hamdouch, A. (eds.), op. cit., 2013, pp.
   Nella dialettica tra innovazione sociale e istitu-                        361-370.
zionalizzazione di tali pratiche, si è rilevata una                       Gattullo M., “Implicazioni geografiche sulla natura dei beni co-
certa spinta dall’alto (verso l’inserimento delle                            muni alcune riflessioni indotte dalla lettura di Governing the
                                                                             Commons di Elinor Ostrom”, Boll.Soc.Geogr.Ital., 13(8), 2015,
cooperative di comunità in un più ampio processo
                                                                             pp. 179-199.
di governance multilivello tesa all’inversione dello                      Governa F., “Territorialità e azione collettiva. Una riflessione
spopolamento), così come una spinta dal basso                                critica sulle teorie e le pratiche di sviluppo locale”, Rivista
(verso la stabilizzazione delle azioni di protezione                         Geografica Italiana, 114(3), 2007, pp. 335-361.
sociale rivolte agli abitanti dell’area), che la pre-                     Klein J-L., Fontan J-M., Harrisson D., Lévesque B., “The Qué-
                                                                             bec Model: a social innovation system founded on coopera-
senza delle cooperative di comunità sul territorio ha
                                                                             tion and consensus building”, in Moulaert, F., Maccallum,
prodotto, innescato e/o favorito, anche al fine di                           D., Mehmood, A., Hamdouch, A. (eds.), op. cit., 2013, pp.
agevolare il nuovo insediamento di fasce demo-                               371-383.
graficamente ed economicamente attive. Ciò è in                           IRECOOP, Studio di fattibilità per lo sviluppo delle cooperative di
pieno accordo con quanto sostenuto da Sabrina                                comunità, 2016. http://www.sviluppoeconomico.gov.it/
                                                                             images/stories/documenti/STUDIO_DI_FATTIBILITA_
Lucatelli, coordinatrice SNAI, quando afferma
                                                                             PER_LO_SVILUPPO_DELLE_COOPERATIVE_DI_CO-
che «solo la comunità locale può declinare e tra-                            MUNITA.pdf (consultato il 22/10/2017).
sformare, prima in strategia d’area e poi in pro-                         Legacoop, Guida alle cooperative di comunità, 2011. http://
getto, la varietà e la complessità di capitale sociale                       www.coopstartup.it/wp-content/uploads/2014/07/Guid-
e territoriale che la caratterizza, facendo leva sui                         aCoopComunita2011_LEGACOOP.pdf                 (consultato    il
                                                                             22/10/2017).
soggetti innovatori che in alcuni casi già opera-
                                                                          Le Galès P., Trigilia C., Voelzkow H. (eds.), Local Industrial Sys-
no nelle Aree interne, spesso in isolamento dalla                            tems in Europe, Rise or Demise?, Oxford, Oxford University
società e dall’economia locale, ma collegati a reti                          Press, 2001.
commerciali, di valori e di competenze, sovra-ter-                        Lucatelli S., “La strategia nazionale, il riconoscimento delle
ritoriali (Lucatelli, 2015, p. 82)».                                         aree interne”, Territorio, 74, 2015, pp. 80-86.
                                                                          Magnaghi A., “Mettere in comune il patrimonio territoriale:
                                                                             dalla partecipazione all’autogoverno”, Memorie Geografiche,
                                                                             14, 2016, pp. 25-36.
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                                                                             in the field of social services: creatively balancing top-down
                                                                             universalism with bottom-up democracy”, in Moulaert, F.,
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                                                                             Maccallum, D., Mehmood, A., Hamdouch, A. (eds.), op. cit.,
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Note                                                               lo sviluppo locale (ovvero il fondatore della cooperativa di
                                                                   comunità Valle dei Cavalieri), un responsabile per l’assistenza
* Seppur frutto di una riflessione condivisa, il paragrafo 2 è     tecnica, un sindaco referente, un responsabile dell’Ente Parco.
attribuibile a Giulia Urso, il paragrafo 3 a Maria Giulia Pezzi,   2
                                                                     https://puntoponte.wordpress.com/2014/11/14/la-coope-
introduzione e conclusioni a entrambe le autrici.                  rativa-di-comunita-una-risposta-ai-processi-di-declino-delle-
1
  Sono stati selezionati quattro interlocutori, partendo dalle     aree-marginali/ (consultato il 27/10/2017).
azioni proposte nel preliminare, sulla base della loro appar-      3
                                                                     http://www.valledeicavalieri.it/turismo_comunita (consul-
tenenza a una delle seguenti categorie: un attore rilevante per    tato il 27/01/2018).

  100                                                                                               AGEI - Geotema, 56
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