Innovazione sociale e istituzionalizzazione: l'esempio delle cooperative di comunità nell'area interna dell'Appennino Emiliano - AGEI
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Maria Giulia Pezzi, Giulia Urso* Innovazione sociale e istituzionalizzazione: l’esempio delle cooperative di comunità nell’area interna dell’Appennino Emiliano Social Abstract: innovation and institutionalization: The case of community enterprises in the inner area “Ap- pennino Emiliano” In the last decades, peripheral areas have faced progressive processes of depopulation and marginalization, which have often resulted in a growing difficulty for the remaining inhabitants to access essential services, such as education, health and transports. If, on the one hand, public policies in Italy have started to consider these areas as crucial (see the Na- tional Strategy for Inner Areas, SNAI), on the other hand, local communities have spontaneously engaged in bottom-up initiatives, which deserve great attention. In this contribution, we will analyse the case of SNAI’s inner area “Appennino Emiliano”, where so-called “community enterprises” have been active since the 90s, questioning whether they could indeed constitute an adequate answer to the emerging issues affecting inner/peripheral areas, and be an example of community-led innovation that is able to integrate its actions in the scope of a formal, state-led production of local development strategies. Keywords: community enterprises, social innovation, participatory processes, local development, Strategia Nazionale per le Aree Interne. 1. Introduzione teresse che questi processi dal basso suscitano nel mondo delle istituzioni – si rileva come il fenome- L’innovazione sociale – intesa come reazione no sia presente «in una parte di Italia relativamen- all’incapacità istituzionale di fornire adeguati ri- te più distante (sia in ambito rurale e montano sultati sociali e ambientali, in risposta a situazioni che in ambito urbano e periurbano), a minore di crisi, attraverso la produzione di nuove idee e accessibilità» (p. 5), in aree «bisognose di presidi nuove strutture, ma anche di nuove conoscenze e di tenuta, tutela e sviluppo di fronte agli esiti se- di nuove reti sociali (Nicholls, Murdock, 2012) – lettivi del mercato e del riordino amministrativo» continua a ricevere grande attenzione, tanto nel (Ibidem). Borghi (2017) sottolinea come la qualità dibattito accademico quanto tra i decisori politici. distintiva della cooperazione di comunità sia la Da più parti emerge che il contesto privilegiato mutualità fra le persone, che si configura come per l’innesco di questa peculiare cooperazione sia fattore in grado di garantire la continuità delle costituito soprattutto dai territori soggetti a forte relazioni sia con il territorio che con le collettivi- spopolamento (Pezzi, Urso, 2017). Come sottoli- tà di origine o di elezione. Tale caratterizzazione nea Dumont (2016), fin dagli anni Settanta, l’af- rende le cooperative di comunità oggetto di analisi faticamento del welfare, l’invecchiamento della topico in riferimento alle aree interne, interessate popolazione (e le sue conseguenze), l’evoluzione da processi di declino demografico di lungo pe- del modello familiare e le crescenti difficoltà di riodo e oggetto di una recente politica nazionale integrazione nel mercato del lavoro, in particola- dedicata. re del segmento giovanile della popolazione, han- Il riferimento è alla “Strategia Nazionale per le no favorito l’emergere e la crescita delle coopera- Aree Interne” (SNAI), lanciata nel 2012 dall’allo- tive sociali. ra Ministero Italiano per lo Sviluppo Economico. In un recente studio di fattibilità per lo svilup- Le aree interne sono aree situate a notevole di- po di tali forme cooperative prodotto da IRECO- stanza da quei centri urbani che forniscono i ser- OP (2016) – nell’ambito di una collaborazione in- vizi essenziali quali istruzione, sanità e trasporti novativa tra sistema pubblico (rappresentato dal (Barca, Casavola, Lucatelli, 2014). Nonostante Ministero per lo Sviluppo Economico e Invitalia) circa un quarto della popolazione italiana viva e movimento cooperativo, a testimonianza dell’in- tutt’oggi in queste aree, dal 1950 esse hanno su- AGEI - Geotema, 56 93
bito un progressivo processo di marginalizzazio- ricognizione di Dumont (2016) sull’analisi del- ne e de-antropizzazione. Lo scopo della SNAI è, le cooperative sociali, una categoria rilevante di quindi, quello di creare strumenti di sviluppo atti analisi utilizzata in geografia: la governance. a favorire una serie di miglioramenti nel campo dell’accesso ai servizi di base e dell’utilizzo del ca- pitale sociale e territoriale, che dovrebbero porta- 2. Le cooperative di comunità come iniziative di re all’inversione del trend demografico negativo. innovazione sociale: un inquadramento teorico Per mezzo di un primo screening del territorio na- zionale, 22 aree sono state selezionate per entrare Con il termine di “cooperazione di comunità” nella fase pilota della Strategia, che si concluderà si identifica un recente fenomeno sociale ed eco- nel 2020. nomico di difficile collocazione, tanto sul piano Lo studio qui presentato è basato sull’analisi teorico che su quello delle pratiche. Seguendo la del preliminare di strategia dell’area Appennino definizione fornita da Legacoop (2011), le coope- Emiliano, integrata da una serie di interviste ad rative di comunità si configurano come «imprese alcuni attori chiave1, con l’obiettivo di ricostruire di persone che si autorganizzano in forma parte- a posteriori il processo di elaborazione della stra- cipativa e mutualistica per risolvere problemi e bi- tegia di sviluppo dell’area, evidenziandone poten- sogni comuni» (p. 3) e che sono caratterizzate da zialità e criticità. Tra gli elementi principali di tale una particolare finalizzazione: «mantenere vive strategia, è emerso fin da subito il ruolo di rilievo e valorizzare comunità locali a rischio di deperi- riconosciuto alle cooperative di comunità. mento, quando non di estinzione» (p. 4), il che La prima parte di questo lavoro è dedicata a le rende particolarmente interessanti nell’ambito fornire un inquadramento teorico riguardante delle aree interne in quanto “tracce” di innovazio- l’emergere delle cooperative di comunità metten- ne sociale volte a contrastare l’ingiustizia spaziale do in risalto la loro rilevanza in termini di inno- (Dumont, 2014). vazione sociale e di gestione comunitaria del ter- Dal punto di vista degli studi territoriali, spunti ritorio. Il secondo paragrafo è invece dedicato più interessanti provengono dalla letteratura sui beni precisamente al caso della “Valle dei Cavalieri”, comuni. Nell’accezione territorialista, i beni co- sita nel comune di Succiso, in attività dagli anni muni valgono «come catalizzatori dell’azione so- ’90, nonché prima cooperativa di comunità ad ciale nello spazio “terzo” fra Stato e Mercato; ed è essersi costituita in Italia. Essa è rilevante anche lì che va individuato quel “terzo attore” […] tito- perché offre la possibilità di analizzare l’operato lare del “fare comune”» (Magnaghi, 2016, p. 26), di una pratica innovativa a circa 25 anni dalla sua riconoscibile nelle cooperative di comunità. Il ter- creazione, nel tentativo di poterne cogliere le po- mine “terzo” in questo caso si riferisce ad una «ca- tenzialità di crescita nel medio-lungo periodo. Ma tegoria emergente, variegata e non coordinata, non solo: il caso della “Valle dei Cavalieri” per- che si distingue dalle forze a cui tradizionalmente mette di evidenziare come i processi partecipati- compete la gestione degli spazi […] (dicotomie di vi spontanei possano rappresentare una risposta pubblico-privato, Stato-mercato): si tratta di atto- concreta ai bisogni espressi dalla cittadinanza in ri che appaiono svincolati nelle pratiche di cui si un momento di crisi, che solo successivamente fanno promotori dalla subordinazione alla volon- viene istituzionalizzata da processi di governance. tà istituzionale, e che assumono una posizione L’atto di nascita di questa iniziativa – come gene- alternativa alla semplice contrapposizione tra go- ralmente di quelle che gestiscono i “commons” vernance e cittadinanza subordinata» (Cubadda, (Archibugi, 2016, p. 161) – risiede nell’intento di Tanca, 2016, p. 73). colmare il vuoto istituzionale attraverso una par- Notevoli sono le implicazioni geografiche del tecipazione dal basso secondo meccanismi deci- tema delle forme di gestione comunitaria del ter- sionali che generano una «prassi istituente (ma né ritorio (commoning) e numerose sono le categorie “istituzionalizzata” né “istituzionalizzante”)». di analisi che la geografia può mettere a dispo- Appare dunque interessante capire come tali sizione e che paiono utili anche per indagare le esperienze, sorte negli spazi lasciati vuoti dalle cooperative di comunità. Tra queste si pensi, ad istituzioni pubbliche che hanno rappresentato esempio, alla questione «della rappresentazione, la loro ragion d’essere, reagiscano al ritorno di territorializzazione e gestione di spazi alternati- queste ultime sul campo e al loro intento di uti- vi di partecipazione, auto-organizzazione, inno- lizzare, in chiave di valorizzazione, il capitale di vazione sociale, governance» (Celata, Gemmiti, pratiche prodotto. Dal punto di vista della teoria 2016, p. 8). geografica, questo studio, mobilita, seguendo la E proprio l’innovazione sociale è un ambito di 94 AGEI - Geotema, 56
studi in cui appare utile collocare la cooperazione in questo risiede la rilevanza del caso oggetto di di comunità, perché quest’ultima punta a «venire studio, in cui abbiamo, da una parte, una politica incontro ai bisogni sociali delle comunità, oppure place-based, la SNAI (concepita per situarsi all’in- a fornire loro benefici sociali», ad esempio offren- crocio tra quelle schiettamente top-down e quelle do «nuovi prodotti, servizi, strutture o attività or- puramente bottom-up), che, con un approccio spe- ganizzative che siano “migliori” o “più efficienti”» rimentale di scouting sul campo, tenta l’individua- rispetto agli approcci tradizionali del settore pub- zione di “innovatori” su/con cui costruire un pro- blico» (Moulaert et al., 2013, p. 1). getto di sviluppo, e, dall’altra, una cooperativa di L’interesse per la tematica dal punto di vista comunità fortemente radicata sul territorio. geografico deriva dal fatto che luogo e dinamiche Tra le diverse forme in cui l’interazione in- spaziali sono centrali nei processi di innovazione novazione sociale/governance può manifestarsi, sociale, in quanto «‘incubator sites’ and ‘incuba- quella su cui intendiamo soffermare l’attenzione tor networks’ of SI initiatives» (Ivi, p. 220) e for- riguarda un caso di up-scaling della governance niscono gli strumenti per rivelare la dimensione ovvero un insieme di iniziative avviate localmente analitica della “agency” (Moulaert, Mehmood, allo scopo di facilitare l’empowerment delle collet- 2011) – elemento saliente in tema di cooperati- tività locali, anche attraverso strumenti politico- ve di comunità. Queste si comportano «di fatto istituzionali. Val qui la pena di evidenziare come, come “un soggetto collettivo”: un soggetto che da quanto emerge in letteratura, la dinamica tra anche se non è formalmente riconosciuto come innovazione sociale e governance è duplice (Pra- tale [...] è consapevole della propria identità ed del Miquel, García Cabeza, Eizaguirre Anglada, è capace di “comportamenti” collettivi autonomi 2013). Se infatti gli attori “socialmente innovativi” che gli consentono di interagire con l’esterno se- hanno necessità di adattare la loro logica organiz- guendo “regole proprie”, largamente informali, zativa e le loro attività in modo da sviluppare e ma sufficienti a garantire la riproduzione» (De- soprattutto “sostenere” le loro pratiche e i risul- matteis, 1994, pp. 14-15). È interessante notare a tati ottenuti nel tempo, dall’altro le esperienze questo proposito che più una coperativa sociale si innovative giocano un ruolo chiave nel generare consolida e garantisce prestazioni ampie e più il nuove risorse sociali, nonché opportunità di ac- suo peso politico-civico aumenta, più diventa un quisire rilevanza nel contesto di una governance interlocutore inderogabile per alcuni settori della multi-livello. Da un lato, dunque, lo sviluppo di politica pubblica (Dumont, 2016). Diventa per- tali iniziative influenza la governance attraverso la tanto imprescindibile guardare agli attori e alle creazione di nuovi sistemi di produzione/messa politiche che insistono su un’area, soprattutto lad- in valore delle risorse, l’emergere di nuovi attori dove, come è il caso in esame, queste ultime cer- collettivi e, con essi, di nuove capacità di influire cano di capitalizzare un patrimonio di pratiche sui processi formali di decision-making. Dall’altro, di auto-organizzazione già efficaci. Ciò significa le caratteristiche specifiche delle strutture e dei prendere in considerazione i rapporti di potere processi di governance (dal livello di centralizza- tra i diversi gruppi sociali e i meccanismi di con- zione delle decisioni politiche alla partecipazione trollo o, in altri termini, la divisione del lavoro tra selettiva di alcuni interlocutori piuttosto che altri) mercato, strutture sociali e strutture politiche (Le svolgono una parte determinante nello sviluppo Galès, Trigilia, Voelzkow, 2001). delle capacità dei vari attori di produrre pratiche L’innovazione sociale apre nuove prospetti- socialmente innovative. Su quest’ultimo aspetto ve per lo sviluppo locale (Moulaert, Mehmood, la riflessione scientifica rileva la necessità di stu- 2011) sottolineando il ruolo delle relazioni mul- diare le dimensioni territoriali del fenomeno, e tiscalari delle politiche (Celata, Gemmiti, 2016) più nello specifico, le dinamiche di scala e quelle che mirano a favorirlo e della territorialità legata all’opera in una governance multi-livello (Moula- ai beni comuni (Governa, 2007; Gattullo, 2015). ert et al., 2013). Se le pratiche di innovazione dal Assumendo una prospettiva spaziale dell’inno- basso aiutano a individuare elementi di “agency” vazione sociale e ponendo l’attenzione sull’empo- del cambiamento sociale territorialmente incor- werment per mezzo della riproduzione delle rela- porati, resta ancora da comprendere come i pro- zioni di comunità, risulta essenziale guardare alle cessi multiscalari connessi a politiche di sviluppo strutture di governance «from a local or bottom- place-based agiscano su di esse, nella dialettica up to a bottom-linked architecture» (Ivi, p. 222), innovazione versus istituzionalizzazione (Marti- in cui differenti scale di governance (di quartiere, nelli, 2013), che è portatrice di tensioni ma an- urbana, regionale, nazionale e sovra-nazionale) che di opportunità (Moulaert et al., 2013) dimo- si rafforzano e legittimano a vicenda. E proprio strando come queste non siano necessariamente AGEI - Geotema, 56 95
antogoniste (Pradel Miquel, 2013). Nel dibattito Costituita da 7 comuni (Castelnovo ne’ Monti, sul tema, troviamo chi sostiene che lo Stato possa Carpineti, Casina, Toano, Vetto, Villa Minozzo e agire al contempo tanto come barriera all’innova- Ventasso), conta una popolazione di circa 33.000 zione sociale quanto come arena per l’interazione abitanti. Il comune di Castelnovo ne’ Monti è sociale che produce innovazione (Chambon, Da- quello con la maggiore consistenza demografica, vid, Devevey, 1982), e quanti invece affermano più rappresentando il 30,9% della popolazione totale nettamente che la sostenibilità di queste pratiche dell’area. I restanti comuni registrano tutti una necessita e beneficia di una loro istituzionalizza- popolazione inferiore ai 5.000 abitanti (tre di zione a una scala o a un livello più ampi, per cui questi inferiore a 2.000 abitanti e due al di sotto la politica e i finanziamenti pubblici sono cruciali dei 1.000). Nel quarantennio 1971-2011 l’area ha per la sostenibilità di molte iniziative di innova- registrato una diminuzione di popolazione pari zione sociale (Borghi, 2017; Fraisse, 2013; Klein et al 6%, a fronte di una crescita nel comune di Ca- al., 2013). Alcuni autori ritengono persino che tali stelnovo ne’ Monti pari a circa il 18%, e di una pratiche debbano a un certo punto salire di scala complessiva tenuta demografica rilevata in tutta e instituzionalizzare il cambiamento (Martinelli, l’area nel periodo 2001-2011. 2013) affinché i miglioramenti raggiunti diventi- Secondo quanto indicato nel documento Preli- no traguardi socialmente formalizzati in grado di minare della Strategia d’Area (Consorzio CAIRE, durare nel tempo, oltre il momento di mobilita- 2017), il territorio di questa area è interessato da zione creativa iniziale. tre fattori unificanti: 1) la coincidenza della sua Se diversi studi in materia hanno evidenziato perimetrazione con l’area afferente al program- che la governance multilivello può rivelarsi un po- ma MaB (Man and Biospere) dell’UNESCO; 2) tente “fattore abilitante” (Ib.), non solo nel dare la presenza di un fitto tessuto economico legato avvio all’iniziativa innovativa ma anche nell’assi- principalmente alla produzione del parmigiano curare alla stessa visibilità, legittimità e continui- reggiano di montagna; 3) la densa rete di picco- tà e in alcuni casi piena istituzionalizzazione, nel li centri legati da un’identità comune, ma che a presente contributo osserveremo tali dinamiche causa delle proprie dimensioni e del recente de- nell’atto stesso del loro prodursi, investigando clino demografico faticano a mantenere la rete l’area-pilota “Appennino Emiliano” inserita nella elementare dei servizi di prossimità, sia pubblici SNAI, dove esistono, e sono forti, esperienze di che privati. cooperazione di comunità. In virtù di ciò, come linea guida per il futuro sviluppo locale, il Preliminare individua l’im- magine emblematica della “montagna del latte”, 3. Le cooperative di comunità nell’area interna declinata in tre ambiti e profili di integrazione “Appennino Emiliano”: il caso di “Valle dei progettuale: 1) il turismo rurale sostenibile; 2) lo Cavalieri” spazio rurale come stile di vita ed esperienza cul- turale orientati al benessere attivo, alla salute e Considerate le caratteristiche precipue delle allo sport; 3) le comunità intraprendenti, ovvero “cooperative di comunità” illustrate nel prece- quelle cooperative che rappresentano, secondo il dente paragrafo, il presente lavoro si propone di testo, la dimostrazione tangibile che una diversa illustrare in che modo queste possano trovare le- traiettoria di sviluppo è possibile, in territori ra- gittimazione di operato nell’ambito della SNAI, e refatti e abitati da “soggetti fragili” (Consorzio in particolare nell’area-pilota “Appennino Emilia- CAIRE, 2017, p. 5). no”. Questo ultimo punto è di rilevanza fondamen- La SNAI viene attuata attraverso quelli che pos- tale per lo studio qui proposto, data l’attenzione sono essere definiti degli strumenti testuali, ovve- riposta in modo specifico su quelle attività che ro tre documenti (una “bozza”, un “preliminare” sono orientate a produrre beni e servizi, pubblici e una “strategia d’area”) redatti da rappresentan- e privati, ovvero ad aumentare la vivibilità e la vi- ti delle singole aree con l’aiuto di un’assistenza talità del territorio, laddove tanto lo Stato quanto tecnica. Questi documenti rappresentano le tre il mercato hanno “fallito” (Ivi, p. 7). Il testo del fasi del progetto che ogni area deve rispettare e Preliminare fa riferimento, in questo senso, a due contengono, in modo via via più dettagliato, la de- realtà già presenti sul territorio (entrambe ritenu- scrizione delle azioni da intraprendere e i risultati te “casi emblematici” nello studio IRECOOP pre- attesi. cedenteente richiamato): “I Briganti del Cerreto” L’area interna “Appennino Emiliano” rappre- e “Valle dei Cavalieri”, che, per l’apputo, possono senta l’area pilota per la regione Emilia Romagna. essere definite come cooperative di comunità. 96 AGEI - Geotema, 56
Per comprendere l’importanza di queste coo- «la nostra cooperativa non rientra in nessun in- perative sul territorio è necessario fare un passo quadramento sindacale perché i nostri dipendenti devono imparare a fare un po’ di tutto, perché altri- indietro e ricostruirne la storia, attraverso le pa- menti non si riesce a stare in piedi. […] dovremmo role del fondatore di “Valle dei Cavalieri”, prima essere riconosciuti anche a livello giuridico, avere cooperativa di comunità in Italia, con sede a Suc- delle agevolazioni particolari quando si fanno attività ciso (RE): particolari in zone particolari» (Volontario, intervi- sta del 28/03/2017). «È un progetto economico e sociale che in fondo ha un unico scopo: evitare l’abbandono del paese, Le cooperative di comunità nascono, del resto, attraverso la creazione di posti di lavoro e la tutela in una situazione di emergenza economica e so- del patrimonio circostante. L’abbiamo costituita nel 1991 per piccoli passi, noi all’inizio non sapevamo ciale, per sopperire ad un settore pubblico cen- di aver costituito una cooperativa di comunità, sono tralizzato che non riesce a rispondere alle pro- stati lo scopo e la necessità ad averla costituita: aveva blematiche esistenti in modo tempestivo. Esse chiuso l’ultimo bar, e noi ci troviamo a 20 km dai forniscono interventi a “spot”, nel momento e servizi più vicini, dalla farmacia, dall’edicola […] nel luogo in cui sorge una necessità, con lo sco- queste cose qui» (intervista del 28/03/2017). po di evitare il totale spopolamento dei territori in cui operano. In un’ottica di lungo periodo, è A partire dagli anni ’90, quindi, grazie all’im- difficile pensare alla possibilità di continuare ad pegno dei volontari soci della cooperativa (al esercitare in queste condizioni, ed è in virtù di momento in cui si scrive sono 33, affiancati da ciò che in più occasioni i soci intervistati hanno 7 dipendenti fissi, i quali costituiscono, da soli, espresso il loro desiderio di divenire dei soggetti oltre il 10% della popolazione locale), nell’area legalmente riconosciuti e aventi il pieno diritto sono state avviate diverse iniziative volte a ripor- di operare nelle peculiari situazioni in cui si tro- tare in paese alcune attività commerciali (un bar, vano. una bottega di alimentari, una sala convegni, un Ed è proprio il lungo periodo, a quanto emer- agriturismo, un ristorante, un centro benessere) so dalle interviste, a costituire un problema, non e produttive (la cooperativa produce nella sua solo in termini di operatività, ma anche di risul- azienda agricola prodotti caseari, tra cui peco- tati conseguibili in termini demografici. Se da un rino e ricotta). La cooperativa, inoltre, impiega lato lo scopo finale delle cooperative di comuni- una rilevante quota delle sue risorse nelle attivi- tà dell’Appennino emiliano è quello di evitare il tà di supporto alla popolazione, quali il servizio totale spopolamento di questi territori, dall’altro di trasporto scolastico, la consegna a domicilio esse non dispongono degli strumenti per l’orga- di medicinali e provviste a persone con mobilità nizzazione e l’attivazione di politiche di ripopo- ridotta (spesso anziani), provvedendo anche se lamento. Ciò è stato messo in evidenza in partico- necessario ad accompagnare le persone che ne lare da uno dei volontari intervistati, il quale, pur fanno richiesta presso i poli ospedalieri di riferi- riconoscendo il valore delle politiche “dal basso” mento per visite e cure. che la SNAI si propone di attivare, d’altro canto si Ed è la possibilità di fornire questi servizi “so- dimostra critico di fronte agli interventi governa- ciali” che sta particolarmente a cuore ai soci, i tivi degli anni precedenti: quali sostengono con convinzione la necessità di reagire all’insostenibilità economica con una ri- «Il governo deve erogare i servizi in base alle sposta collettiva in grado di coinvolgere tutti gli necessità, non in base ai numeri, altrimenti parlare abitanti del paese, perché solo così si riesce a sop- di aree interne non sarà sufficiente. Quale coppia perire alla mancanza dei servizi e a creare rispo- di giovani si trasferisce in un paese come il nostro, quando sa che in base ai numeri l’ospedale più vici- ste innovative ed efficaci a problemi comuni. no è stato chiuso e dovrà partorire il proprio figlio a Tuttavia, l’esperienza delle cooperative di comuni- 70 km di distanza? Un giovane che vuole investire e tà non è scevra da complicazioni. Nonostante esse mettere su un’attività in montagna, quando realizza si siano dimostrate negli ultimi 25 anni uno stru- queste cose si chiede “chi me lo fa fare se non so se mento utile, tanto che il modello si è esteso anche tra 10 anni avrò l’autobus o il pulmino che mi porta il bambino a scuola?”» (intervista del 28/03/2017). ad altre regioni italiane2, le cooperative di comunità al momento operano in un vuoto legislativo, dal momento che espletano servizi, quali ad esempio L’idea condivisa, quindi, pare essere quella la consegna di medicinali, che per legge non sa- che le cooperative di comunità possano sì svolgere rebbero loro consentiti, e svolgono attività non un ruolo rilevante nel frenare gli attuali proces- inquadrabili in modo univoco: si di spopolamento nelle aree interne, ma anche AGEI - Geotema, 56 97
che se esse non saranno integrate in processi di esempio percorsi didattici per le scuole, itinerari governance multilivello, non saranno in grado tematici e supporto per attività escursionistiche. di invertire la decrescita demografica, venendo a mancare la massa critica necessaria per garantire adeguatamente i servizi essenziali. 5. Conclusioni In questo caso, la comunità locale, che pur di non abbandonare il territorio ha creato degli L’area dell’Appennino Emiliano si connota per strumenti di presidio efficaci, è stata in grado di la presenza di diverse cooperative di comunità, che fornire più prontamente risposte concrete alle operano in questo territorio già a partire dagli problematiche emergenti rispetto agli organi isti- anni ’90. La loro presenza assume particolare ri- tuzionali. Ed è proprio per questo che negli ulti- lievo sia nel mantenimento dei livelli di accesso ai mi anni le cooperative di comunità hanno attirato servizi essenziali, sia perché, promuovendo attivi- sempre più attenzione, anche da parte delle isti- tà economiche e sociali, esse tentano di contribui- tuzioni, non solo come modello partecipativo per re al rallentamento dei processi di spopolamento. la fornitura di servizi essenziali alla cittadinanza, Il vantaggio principale portato dalle coopera- ma anche come modello per la valorizzazione e la tive di comunità è la loro polivalenza, sia nell’am- fruizione del territorio da parte sia dei suo abitan- bito dei servizi offerti, sia nelle competenze; esse ti, che dei turisti. La “Valle dei Cavalieri”, infatti, potrebbero dunque fornire risposte efficaci alle unitamente ad altri attori presenti nell’area, qua- problematiche delle aree interne, e costituire un li ad esempio il Parco Nazionale dell’Appennino modello di partecipazione “dal basso” che potreb- Tosco-Emilano, le strutture ricettive e i produttori be essere esportato anche in altre aree interne caseari, fa parte della rete Turismo di Comunità: italiane. «una rete turistico-ricreativa ideata, organizzata e Tuttavia, dalle interviste effettuate è emersa gestita in modo partecipato, sinergico e respon- una serie di criticità, dovute soprattutto al fatto sabile dai membri della comunità locale, [che] che le cooperative di comunità non sono riconosciu- si rivolge a chi è alla ricerca di un rapporto più te né dal punto di vista giuridico, né da quello stretto con il territorio delle proprie vacanze, con fiscale. Esse operano dunque in un vuoto norma- la comunità di persone che vive nel luogo e contri- tivo che da una parte permette loro di svolgere buisce a costituirne l’identità»3. funzioni altrimenti precluse (quali ad esempio la Ciò invita a riflettere su quali possano essere distribuzione di medicinali), ma che dall’altra ne le prospettive future delle cooperative di comuni- limita fortemente le potenzialità. tà, e soprattutto a quale scala possa essere appli- Come suggerisce Gattullo (2015, p. 192) discu- cato un modello cooperativo simile nell’ambito tendo Ostrom (2006), una governance territoriale, della SNAI, che invita i territori a immaginare per risultare efficace a vantaggio delle comunità progetti di sviluppo in grado di integrare i due locali, implica il riconoscimento dell’esistenza di assi portanti della strategia stessa: il migliora- forme diverse di gestione del bene comune, se- mento dell’accessibilità ai servizi essenziali e lo condo una prospettiva transcalare: «La relazione sviluppo locale largamente inteso (agricoltura, fra tali istituzioni e quelle politico-amministrative cura dei boschi, artigianato e filiere produttive, implicate nella gestione della risorsa comune è beni culturali e turismo). Ciò è evidenziato an- una chiave di successo poiché, per l’autrice [E. che in un documento contenente le linee guida Ostrom] “stabilire regole ad un livello, senza che del MiBACT per lo sviluppo turistico delle Aree esistano regole fissate agli altri livelli, produce un Interne (MiBACT, 2016), secondo cui «le azioni sistema incompleto che non può durare nel tem- turistiche […] devono essere trasversali, a van- po” (Ostrom, 2006, p. 150)». taggio dell’intera area, e soprattutto collegate I progetti di innovazione sociale delle comu- per quanto possibile ad altre iniziative, tanto sul nità locali sono quindi “immessi” in un circuito tema dello sviluppo quanto su quello dei servizi» di governance territoriale con riferimenti di va- (ivi, p. 7). ria consistenza non solo al passato, ma anche agli Nel caso dell’area “Appennino Emiliano” si può interventi futuri. Considerare tali processi parte- quindi prospettare un crescente coinvolgimento cipativi, quali quelli che hanno portato alla crea- delle cooperative di comunità sia nell’ambito della zione delle cooperative di comunità nell’Appennino tutela del territorio e dell’ambiente (il progressivo reggiano, in una prospettiva scalare, temporale abbandono di questi luoghi sta portando a un co- e spaziale, permette di apprezzarne le traiettorie spicuo innalzamento del rischio idrogeologico), evolutive, in primis il passaggio da spazio abitato sia in termini di sviluppo turistico, offrendo ad a luogo sociale, che coincide con la possibilità di 98 AGEI - Geotema, 56
produrre non solo beni e servizi, ma anche nuove Fraisse L., “The social and solidarity-based economy as a new field of public action: a policy and method for promot- identità e reti sociali, generando così forme di ter- ing social innovation”, in Moulaert, F., Maccallum, D., ritorializzazione auto-sostenibili. Mehmood, A., Hamdouch, A. (eds.), op. cit., 2013, pp. Nella dialettica tra innovazione sociale e istitu- 361-370. zionalizzazione di tali pratiche, si è rilevata una Gattullo M., “Implicazioni geografiche sulla natura dei beni co- certa spinta dall’alto (verso l’inserimento delle muni alcune riflessioni indotte dalla lettura di Governing the Commons di Elinor Ostrom”, Boll.Soc.Geogr.Ital., 13(8), 2015, cooperative di comunità in un più ampio processo pp. 179-199. di governance multilivello tesa all’inversione dello Governa F., “Territorialità e azione collettiva. Una riflessione spopolamento), così come una spinta dal basso critica sulle teorie e le pratiche di sviluppo locale”, Rivista (verso la stabilizzazione delle azioni di protezione Geografica Italiana, 114(3), 2007, pp. 335-361. sociale rivolte agli abitanti dell’area), che la pre- Klein J-L., Fontan J-M., Harrisson D., Lévesque B., “The Qué- bec Model: a social innovation system founded on coopera- senza delle cooperative di comunità sul territorio ha tion and consensus building”, in Moulaert, F., Maccallum, prodotto, innescato e/o favorito, anche al fine di D., Mehmood, A., Hamdouch, A. (eds.), op. cit., 2013, pp. agevolare il nuovo insediamento di fasce demo- 371-383. graficamente ed economicamente attive. Ciò è in IRECOOP, Studio di fattibilità per lo sviluppo delle cooperative di pieno accordo con quanto sostenuto da Sabrina comunità, 2016. http://www.sviluppoeconomico.gov.it/ images/stories/documenti/STUDIO_DI_FATTIBILITA_ Lucatelli, coordinatrice SNAI, quando afferma PER_LO_SVILUPPO_DELLE_COOPERATIVE_DI_CO- che «solo la comunità locale può declinare e tra- MUNITA.pdf (consultato il 22/10/2017). sformare, prima in strategia d’area e poi in pro- Legacoop, Guida alle cooperative di comunità, 2011. http:// getto, la varietà e la complessità di capitale sociale www.coopstartup.it/wp-content/uploads/2014/07/Guid- e territoriale che la caratterizza, facendo leva sui aCoopComunita2011_LEGACOOP.pdf (consultato il 22/10/2017). soggetti innovatori che in alcuni casi già opera- Le Galès P., Trigilia C., Voelzkow H. 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Note lo sviluppo locale (ovvero il fondatore della cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri), un responsabile per l’assistenza * Seppur frutto di una riflessione condivisa, il paragrafo 2 è tecnica, un sindaco referente, un responsabile dell’Ente Parco. attribuibile a Giulia Urso, il paragrafo 3 a Maria Giulia Pezzi, 2 https://puntoponte.wordpress.com/2014/11/14/la-coope- introduzione e conclusioni a entrambe le autrici. rativa-di-comunita-una-risposta-ai-processi-di-declino-delle- 1 Sono stati selezionati quattro interlocutori, partendo dalle aree-marginali/ (consultato il 27/10/2017). azioni proposte nel preliminare, sulla base della loro appar- 3 http://www.valledeicavalieri.it/turismo_comunita (consul- tenenza a una delle seguenti categorie: un attore rilevante per tato il 27/01/2018). 100 AGEI - Geotema, 56
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