Regno Unito: l'azienda di famiglia e successione - Ascheri Academy
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Regno Unito: l’azienda di famiglia e successione Gli imprenditori si trovano spesso in difficoltà quando si parla di successione. Questo problema può risultare ancora più complesso nelle aziende a conduzione familiare. Nel momento in cui i membri della famiglia stanno valutando la possibilità di cedere le loro partecipazioni, trovare un acquirente adatto puó essere molto difficile, soprattutto trovare qualcuno di cui ci si può fidare e che possa occuparsi di questioni importanti come la cultura aziendale, l’identità, i valori fondamentali e il mantenimento dei posti di lavoro nell’azienda. La soluzione, forse meno ovvia, che molte aziende a conduzione familiare hanno già adottato è l’azionariato dei dipendenti. Il settore dell’azionariato dei dipendenti è cresciuto del 10% all’anno a partire dal 2014, con la crescita più alta fino ad oggi nel 2019, quando il settore è cresciuto del 28%. Dagli ultimi dati sembra che il settore sia rappresentato da circa 470 imprese. Questa crescita è stata attribuita, in parte, alla crescente consapevolezza da parte delle imprese a conduzione familiare che l’azionariato dei dipendenti offre una soluzione ideale al problema della successione. Riconoscendo il ruolo che i dipendenti svolgono nel promuovere il successo dell’azienda, i proprietari possono garantire la protezione della loro eredità da parte delle stesse persone che hanno contribuito a costruirla. In un mercato incerto, l’azionariato dei dipendenti offre ai proprietari l’opportunità di iniziare a pianificare la loro uscita alle proprie condizioni ed evitare il naturale disagio derivante da una vendita commerciale convenzionale. Particolarmente interessante dal punto di vista fiscale, il modello Employee Ownership Trust (EOT) è un tipo specifico di Employee Benefit Trust (EBT). I dipendenti diventano proprietari (o beneficiari) tramite una partecipazione di controllo detenuta dal trust. I dipendenti possono entrare e uscire senza che sia necessario che la proprietà passi ad altro soggetto, sebbene il turnover del personale tenda ad essere molto più basso nelle imprese participate dai dipendenti. Per essere un EOT, è necessario soddisfare specifici criteri previsti dalla legge. Un EOT deve: detenere più del 50% del capitale sociale ordinario e dei diritti di voto della società e avere diritto a più del 50% degli utili distribuiti e del patrimonio in caso di scioglimento; e fatte salve eccezioni limitate, portare benefici a tutti i dipendenti idonei di una società o di un gruppo alle stesse condizioni. Laddove i requisiti legislativi siano soddisfatti, gli azionisti qualificati possono trasferire le loro azioni nell’EOT e godere dei guadagni esenti da oneri fiscali sulle plusvalenze. Si tratta di una prospettiva sempre più interessante in seguito alla recente riduzione del limite del Business Asset Disposal Relief (precedentemente Entrepreneurs ‘Relief) da 10 milioni ad 1 milione di sterline. L’azionariato dei dipendenti tramite un modello EOT crea un interessante piano di successione fiscale efficiente, senza alcuna complicazione di interessi di minoranza o conflitti di voto. L’azionariato dei dipendenti può anche essere un interessante strumento di reclutamento e approvvigionamento. I vantaggi per i dipendenti si trovano principalmente nella cultura di un’azienda di proprietà dei dipendenti, dove la trasparenza e la collaborazione si traducono in livelli più elevati di innovazione, benessere dei dipendenti e maggiore soddisfazione sul posto di
lavoro. Inoltre, i dipendenti qualificati di una società di proprietà, tramite un EOT, possono ricevere un bonus esentasse fino a £ 3.600 sterline per dipendente all’anno. Regno Unito – Furlough frode: nuove linee guida per la segnalazione di errori a HMRC entro 90 giorni Il mese scorso è stata denunciata la prima frode fiscale commessa ai danni del governo, nell’ambito del Job Retention Scheme (furlough frode), per un valore di £ 495.000. Per evitare la commissione di ulteriori reati, è opportuno ricordare che i datori di lavoro hanno a disposizione un periodo di 90 giorni per notificare a HMRC eventuali errori commessi nella richiesta di adesione allo schema governativo. Le nuove linee guida di HMRC prevedono per qualsiasi datore di lavoro che abbia presentato domanda per il Job Retention Scheme, chiedendo una somma in eccesso senza darne comunicazione, l’obbligo di segnalare l’errore a HMRC entro: 90 giorni dal momento in cui il datore di lavoro ha ricevuto il denaro a cui non aveva diritto; 90 giorni dal momento in cui sono mutate le circostanze e il datore di lavoro non ha più diritto al sussidio ottenuto; il 20 ottobre 2020. Cosa accade quando HMRC riceve la notifica HMRC può ottenere un rimborso totale della somma concessa indebitamente al datore di lavoro. La somma da restituire copre non solo gli importi che il datore di lavoro non ha utilizzato per il pagamento dei salari dei dipendenti ma anche eventuali spese ad essi connessi. La somma indebitamente ottenuta deve essere restituita a HMRC entro 30 giorni dall’avvenuto accertamento, aggiungendo anche gli interessi per eventuali ritardi. Se l’importo non viene restituito entro 31 giorni dalla data della scadenza, HMRC potrà, inoltre, applicare delle sanzioni per ritardato pagamento. Nel caso in cui HMRC non abbia effettuato l’accertamento, il datore di lavoro deve includere i dettagli relativi alla somma in eccesso nella dichiarazione dei redditi della società per cui è stato richiesto il sussidio governativo (Self-Assessment tax return 2020-2021). Cosa succede al soggetto che non comunica la somma ricevuta in eccesso Il soggetto che si sottrae al pagamento dell’imposta sul reddito relativa alla somma ricevuta in eccesso rischia delle sanzioni da parte di HMRC. Natura della sanzione da parte di HMRC Nella determinazione della sanzione applicabile, HMRC terrà conto anche della buona fede del datore di lavoro e valuterà se:
il soggetto sapeva di non aver diritto alla somma percepita o il soggetto sapeva che, a causa del mutamento delle circostanze, non aveva più diritto a ricevere tale somma. Non è escluso che si proceda penalmente, configurandosi l’ipotesi di reato societario. Quali sono le regole per le partnership Nel caso in cui la partnership abbia ricevuto una sovvenzione in eccesso e non proceda al rimborso della somma eccedente, HMRC può rivalersi sul relevant partner o su ciascuno degli altri partners e ottenere l’importo dovuto a titolo di imposta sul reddito. Ciascun partner è responsabile in solido per l’importo dovuto. Qualora la somma non venga rimborsata perché HMRC non ha effettuato un accertamento, è comunque richiesto che uno dei partner riporti il pagamento dell’imposta nel Self-Assessment tax return per l’anno 2020-2021. Pare opportuno, dunque, che i datori di lavoro rivedano la propria posizione e svolgano tutti i controlli necessari, così da evitare segnalazioni a HMRC. Si consiglia di rivedere le decisioni adottate e i documenti utilizzati, di rivedere e aggiornare le procedure di segnalazione e reclamo e di valutare la posizione finanziaria della società in modo da provare la legittimità o meno del sussidio ricevuto. Regno Unito: doveri degli amministratori L’ombra del Covid-19 non abbandona gli amministratori delle società che sono chiamati ad affrontare numerosi problemi. Il governo sta incoraggiando le imprese alla riapertura. Una sfida, questa, non certo facile per gli amministratori che si trovano a fare i conti non solo con l’incertezza economica ma anche con la scadenza del Furlough Scheme; il piano di rientro per gli aiuti governativi. Non da meno le preoccupazioni relative alla salute e alla sicurezza dei dipendenti. Nonostante le dure prove a cui la pandemia ci sta sottoponendo, gli amministratori di tutte le società del Regno Unito non devono dimenticare i propri doveri legali previsti nel Companies Act 2006. Ricordiamo quali sono i principali doveri di un amministratore, sottolineando che qualsiasi violazione può determinare sia una responsabilità civile che penale con conseguente revoca dell’incarico. Ciascun amministratore deve garantire che le proprie azioni siano in linea con i poteri loro conferiti, in base a quanto stabilito dallo statuto della società e soprattutto che siano finalizzate ad uno scopo appropriato. Benché alcuni termini siano stati prorogati e alcune misure, momentaneamente, allentate per consentire una maggiore flessibilità nello svolgimento delle assemblee generali, non mutano i poteri riconosciuti agli amministratori. Compito dell’amministratore è quello di promuovere il successo dell’azienda e di tutti gli stakeholder (i soggetti che hanno diritti o interessi all’interno dell’azienda). Generalmente, la crescita e il successo di una società vengono valutati in base ad una prospettiva a lungo
termine ma adesso gli amministratori non possono non tener conto dell’incertezza derivante dal Covid-19. Ciò rende ancora più difficile la valutazione degli interessi delle parti coinvolte e richiede un maggior grado di diligenza e competenza da parte degli amministratori. Ogni amministratore deve agire in maniera autonoma e indipendente senza sottomettersi alla volontà altrui o agendo in modo da limitare le decisioni del consiglio. È opportuno, però, ricordare che gli amministratori possono raccogliere le idee e i consigli altrui ma devono essere liberi di fare le proprie scelte. Ragionevolezza, abilità e diligenza devono guidare la condotta dell’amministratore. Il soggetto che ricopre questa carica non deve dimenticare l’obbligo di agire con diligenza, di essere sempre a conoscenza delle attività societarie e, soprattutto, di delegare le mansioni in modo adeguato, senza sottovalutare la propria responsabilità. Qualsiasi situazione che può determinare un conflitto di interesse deve essere evitata. L’amministratore non deve accettare vantaggi e benefici da parte di terzi. Ciascun amministratore è chiamato a dichiarare apertamente il proprio interesse nelle transazioni o negli accordi con la società. Tale dichiarazione va resa, ove possibile, in anticipo. Quali misure adottare per fronteggiare le difficoltà legate alla diffusione del virus. Svolgere regolarmente riunioni virtuali del consiglio, assicurandosi che le decisioni siano adeguatamente giustificate e ne sia conservata una registrazione dettagliata. Adottare procedure solide che consentano l’identificazione di eventuali violazioni determinate dalla rapidità con cui vengono prese le decisioni. Essere sempre aggiornati sull’andamento complessivo dell’attività. Assicurarsi che il consiglio di amministrazione riceva le informazioni aggiornate e agisca sulla base delle stesse. Avvalersi di una consulenza professionale adeguata, in caso di difficoltà, così da ridurre le perdite dei creditori. La pandemia ha, di sicuro, reso ancora più complesso il lavoro degli amministratori. Una buona notizia per gli amministratori è che il Corporate Insolvency and Governance Act 2020 ha momentaneamente sospeso il reato di wrongful trading (con effetto retroattivo al 1° marzo 2020) fino al 30 settembre 2020. Nonostante le difficoltà che una società si trova ad affrontare, gli amministratori possono continuare a fare trading senza incorrere in responsabilità personale, anche qualora vi sia molta incertezza sullo status economico della società. In circostanze normali, infatti, gli amministratori sono personalmente responsabili per le operazioni avviate in uno stato di deficit economico della società, quando sapevano o avrebbero dovuto sapere che la società da lì a poco sarebbe diventata insolvente e hanno continuato l’attività senza mettere la società in liquidazione. Nonostante ciò, non bisogna dimenticare che: Non vengono meno tutti le altre fattispecie di reato per i quali un amministratore può
essere personalmente responsabile; Gli amministratori non sono esenti dal rispetto dei doveri previsti dalla legge. Nel caso di insolvenza, per esempio, un amministratore non dovrà preoccuparsi di promuovere il successo dell’azienda a vantaggio dei suoi membri ma valutare tutte le azioni necessarie al soddisfacimento dei creditori. Valutare la scelta migliore per i creditori della società costituisce, da sempre, un compito difficile per un amministratore. Regno Unito: comunicazione elettronica con gli azionisti La comunicazione elettronica con gli azionisti rappresenta un’opzione interessante per molte aziende. Tale tipo di comunicazione potrebbe comportare costi ridotti, un processo più efficiente e sicuro e un risultato più ecologico e privo di supporti cartacei. In effetti, per quelle società che, potenzialmente spinte dalla situazione Covid, conducono una revisione dei loro metodi lavorativi, la comunicazione con gli azionisti potrebbe essere considerata una priorità da inserire nell’agenda. Le misure da adottare per consentire di comunicare elettronicamente con gli azionisti. E’ necessario consultare l’Allegato 5 del Companies Act 2006. I due regimi Il primo punto da notare è che la legislazione prevede due regimi separati: le comunicazioni mediante un sito Web e le comunicazioni in formato elettronico. La differenza principale tra questi due regimi è che il principio del valido consenso si applica solo alla comunicazione tramite un sito Web. In quanto tali, i due regimi possono forse essere meglio considerati come un regime per i siti Web e un altro regime per “Tutto il resto”. Consideriamoli uno per volta. Comunicazione elettronica tramite sito Web – Checklist Se una societá desidera comunicare con i propri azionisti tramite un sito Web, è necessario seguire cinque passaggi generali: 1. La società dovrebbe controllare il proprio statuto sociale. Affinché una società possa beneficiare del presunto consenso dei suoi membri, lo statuto sociale o, in alternativa, una delibera autorizzativa, devono prevedere che i documenti o le informazioni possano essere forniti ai membri tramite un sito web. In caso contrario, la società potrebbe comunicare tramite un sito Web solo con quei membri che avevano fornito all’azienda il consenso effettivo per farlo. 2. Se necessario, la società dovrebbe aggiornare il proprio Statuto o, in alternativa, approvare una risoluzione di autorizzazione per far sí che la società possa effettivamente fornire documenti o informazioni ai propri membri tramite un sito Web. Ciò consentirebbe quindi alla società di beneficiare del presunto consenso dei suoi membri alla comunicazione tramite un sito Web. 3. La societá dovrebbe quindi inviare una lettera di richiesta ai suoi membri al fine di ottenere il consenso presunto o effettivo. Tale lettera di richiesta dovrebbe indicare chiaramente che nel caso in cui non vi sia alcuna risposta da parte del membro entro 28
giorni sará come se il membro avesse acconsentito alla ricezione di documenti o informazioni tramite un sito web. Si noti, inoltre, che una lettera di richiesta può essere inviata solo una volta ogni 12 mesi. Se un membro non risponde entro 28 giorni, la società avrà ottenuto il presunto consenso da tale membro. 4. Dopo aver ottenuto il consenso presunto o effettivo dei suoi membri, la società può pubblicare i documenti o le informazioni su un sito Web. La società deve garantire che le informazioni o i documenti possano essere chiaramente letti sul sito Web e stampati direttamente in modo tale che i membri possano conservarne una copia. 5. La societá deve notificare ai propri membri la pubblicazione. Si noti che tale notifica dovrà essere effettuata per posta, a meno che il destinatario non abbia accettato di riceverla tramite e-mail o tramite un’altra forma di comunicazione elettronica e abbia fornito alla società un indirizzo adeguato. Il membro deve essere informato della presenza del documento o delle informazioni sul sito Web, dell’indirizzo di questo, del luogo in cui è possibile accedere al documento o alle informazioni e di come accedere al documento o alle informazioni. Comunicazione elettronica diversa da quella fatta tramite un sito Web – checklist Se una società desidera comunicare elettronicamente con i suoi azionisti, in un modo diverso dalla comunicazione tramite un sito Web (ad esempio via e-mail o fax), è necessario seguire quattro passaggi generali: 1. La società deve ottenere l’accordo del destinatario previsto per la comunicazione in forma elettronica. Il consenso della persona non può essere ottenuto con mezzi elettronici, ma deve essere su supporto cartaceo. Si noti che e-mail e fax non saranno forme di comunicazione valide tra la società e un azionista se l’azionista non ha effettivamente acconsentito a tale comunicazione. 2. La società dovrebbe controllare che nessun accordo tra gli azionisti sia stato revocato 3. La società deve inviare i documenti o le informazioni a un indirizzo indicato per tale scopo dall’azionista stesso. 4. La società può quindi inviare i documenti o le informazioni all’azionista. Suggerimenti pratici per la comunicazione elettronica Alle società che prendono in considerazione la comunicazione elettronica con gli azionisti sarebbe consigliato di adottare un approccio cautelativo. In altre parole, dovrebbero cercare di ottenere il consenso per la comunicazione tramite un sito web e per la comunicazione in forma elettronica diversa da quella tramite un sito web. Ciò consentirebbe alle società di pubblicare informazioni e documenti su un sito Web e di informare i loro membri di tali pubblicazioni via e-mail. Vi sono altri suggerimenti pratici di cui le aziende desiderose di introdurre la comunicazione elettronica con gli azionisti dovrebbero essere a conoscenza. In particolare, le aziende dovrebbero conservare copie cartacee del documento o delle informazioni. Questo è importante perché un membro avrà comunque il diritto di richiedere una copia cartacea del documento o delle informazioni. Le aziende dovrebbero inoltre preparare un piano di emergenza per far fronte ad eventuali guasti del sistema. Sarebbe inoltre buona
prassi tenere un registro accurato di quei membri che hanno accettato l’uso delle comunicazioni elettroniche e di coloro che, negli ultimi 12 mesi, hanno rifiutato attivamente di concordare. Regno Unito: i diritti dei cittadini britannici in territori d’oltremare In un recente comunicato stampa, il governo britannico ha annunciato una revisione degli accordi relativi ai cittadini britannici d’oltremare (BN(O)s). In base alle disposizioni vigenti, qualsiasi cittadino di territori britannici d’oltremare che intende risiedere o lavorare nel Regno Unito per più di sei mesi, deve adeguarsi alle norme sull’immigrazione che si applicano a qualsiasi altro cittadino non europeo. Anche in questo caso si applicheranno, per esempio, le norme relative al Tier 2 per la sponsorship o quelle relative alle relazioni tra cittadini britannici ed europei. Tra le novità annunciate dal governo, la decadenza del limite dei sei mesi attualmente previsto per i BN(O)s che giungono nel Regno Unito. A tali cittadini sarà riconosciuto il diritto di risiedere in UK per cinque anni, assieme al diritto al lavoro. Trascorso tale termine, detti cittadini potranno richiedere il settled status e, dopo 12 mesi, presentare la domanda di cittadinanza. Home Office ha affermato che le nuove regole saranno implementate e chiarite nei prossimi mesi. Vediamo quali sono i soggetti che rientrano nella categoria di cittadino di territori britannici d’oltremare (BN(O)s). Qualsiasi cittadino dei territori britannici d’oltremare connessi ad Hong Kong, che si è registrato come BN(O) prima del 1° luglio 1997; I cittadini di territori britannici d’oltremare provenienti da Hong Kong che, sebbene alla data del 30 giugno 1997 non fossero registrati come BN(O) e non avessero altra nazionalità, sono diventati cittadini britannici d’oltremare a partire dal 1° luglio 1997. Coloro che, ad oggi, non rientrano nella categoria di BN(O) non possono presentare domanda per il riconoscimento di tale status. Il governo inglese ha affermato che al 24 febbraio 2020, erano 349.881 i titolari di passaporti BN(O) e circa 2,9 milioni i soggetti BN(O) residenti ad Hong Kong.
Regno Unito: private banking e disposizioni in materia di riservatezza Le banche sono solitamente vincolate da obblighi espressi di riservatezza contenuti nelle loro condizioni generali di servizio e negli accordi stipulati con i propri clienti. Esiste, inoltre, la dottrina della violazione della riservatezza disponibile per i clienti di istituti bancari privati, prevista dalla legge inglese. Secondo tale dottrina, quando una banca riceve informazioni che fanno sorgere il dovere di riservatezza, la banca potrà utilizzare tali informazioni solamente per lo scopo per il quale tali informazioni sono state ottenute. Il cliente potrà presentare ricorso contro la banca nel caso in cui quest’ultima abbia utilizzato le informazioni per scopi diversi ed il cliente abbia subito un danno come risultato di tale divulgazione non autorizzata. Le informazioni che per natura si definiscono confidenziali sono solitamente descritte nei contratti stipulati con i clienti o previste dalla dottrina della violazione della riservatezza. Nel contesto delle relazioni con un istituto bancario privato, queste comprendono, tipicamente, le informazioni di carattere personale e finanziario. Il dovere di riservatezza si applica solamente alle informazioni definite come confidenziali. In generale, il dovere di riservatezza non si applica alle informazioni che sono già di pubblica conoscenza o che la banca ha ottenuto in modo legittimo da un soggetto terzo. Inoltre, i requisiti che impongono la divulgazione di informazioni, previsti dalla legge, prevalgono su eventuali doveri contrattuali di riservatezza e sulla dottrina della violazione della riservatezza. Esistono vari rimedi disponibili per i clienti nel caso in cui una banca abbia violato il dovere di riservatezza. Questi comprendono un’ingiunzione da parte del tribunale volta a prevenire che la banca effettui ulteriori divulgazioni delle informazioni confidenziali. Il risarcimento dei danni può essere richiesto nel caso di violazione di obblighi contrattuali o della dottrina della violazione della riservatezza. L’ammontare dei danni dipende dalle circostanze del caso concreto. Anche se in alcune circostanze un cliente potrebbe proporre una richiesta di risarcimento dei danni basata sui profitti realizzati dalla banca a seguito della violazione dell’obbligo di riservatezza, solitamente i clienti ottengono una compensazione. Regno Unito: HMRC introduce nuove misure contro l’abuso degli aiuti del governo Il 20 marzo 2020 il governo ha annunciato un pacchetto di misure a sostegno dei datori di lavoro in difficoltà a seguito dell’epidemia di Covid-19. Tra i sussidi più richiesti rientra sicuramente lo schema del furlough la cui gestione è stata affidata ad HMRC. HMRC incaricata, appunto, dell’amministrazione dei sussidi ha avviato una serie di indagini volte a contrastare l’abuso e l’uso improprio degli aiuti da parte di aziende e privati. In tale direzione si sta muovendo anche il governo, che entro la fine di luglio, potrebbe pubblicare il progetto di legge volto ad introdurre misure sanzionatorie per tutti coloro che utilizzano
gli aiuti in maniera impropria. HMRC ha già segnalato una frode per un valore di 495,000 sterline, rendendo chiaro il suo messaggio di intolleranza verso qualsiasi forma di illecito. Prima del lockdown, HMRC aveva aggiornato i suoi sistemi IT munendosi, dunque, di tutti gli strumenti necessari per rilevare automaticamente irregolarità e abusi. Inoltre, numerose sono state le segnalazioni da parte di dipendenti che hanno denunciato l’operato dei propri datori di lavoro. Alla fine di maggio erano circa 2,000 i rapporti presentati, anche se non sono ancora stati resi pubblici. Denunciati, soprattutto, i datori di lavoro che hanno richiesto somme eccessive e gli utilizzi impropri dei fondi richiesti per il pagamento degli stipendi dei dipendenti. In base a quanto riferito dal governo, sarebbe di circa 20 miliardi di sterline la somma messa a disposizione per i datori di lavoro. Non sorprende, dunque, l’atteggiamento investigativo di HMRC. Previsioni simili saranno introdotte per i lavoratori autonomi che abbiamo richiesto aiuti del governo pur continuando a lavorare. Circa 7 miliardi di sterline sono state versate in applicazione dello schema a supporto dei lavoratori autonomi (SEISS). Infatti, oggetto di indagine sono non solo le aziende ma anche i lavoratori autonomi, laddove HMRC abbia motivo di ritenere che vi siano delle incongruenze nelle dichiarazioni dei redditi degli anni passati. Qualsiasi indagine fiscale può riguardare, infatti, non solo la dichiarazione dei redditi dell’ultimo anno ma anche quella degli anni precedenti. Molti soggetti hanno comunicato a HMRC che le sovvenzioni ricevute fossero troppo basse, senza però tener conto che potrebbero aver dichiarato meno del dovuto negli anni precedenti. Il progetto di legge prevede la concessione di un periodo di 30 giorni, per i datori di lavoro, entro cui poter rettificare eventuali errori o trasgressioni volontarie, rimborsando HMRC senza il rischio di incorrere in sanzioni. Tutti i datori di lavoro sono invitati a rivedere le proprie richieste così da poter identificare eventuali irregolarità e procedere alle comunicazioni con HMRC entro 30 giorni. Date le numerose difficoltà di questo periodo è ipotizzabile che molte società non siano nelle condizioni di riprendere la propria attività. HMRC avrà la possibilità di perseguire i titolari di ufficio, quali amministratori, membri del consiglio di amministrazione o fiduciari, nel caso in cui la società diventi insolvente. Tali soggetti potranno essere personalmente responsabili e saranno chiamati non solo a rimborsare le somme in eccesso ma saranno anche destinatari di misure sanzionatorie. Regno Unito: reverse charge nel settore edilizio Con il reverse charge il cliente, che riceve un servizio, deve pagare l’IVA direttamente ad HMRC anziche’ versarla al fornitore. Tale normativa si applicherà alle imprese o agli imprenditori registrati IVA nel Regno Unito che forniscono servizi specifici nell’ambito del settore delle costruzioni. La normativa non si applica, invece, ai servizi esenti con Vat dello 0% o qualora il cliente sia registrato per l’IVA in un paese straniero. Inoltre, non si applica ai servizi di costruzione forniti a coloro che HMRC considera come clienti finali o intermediari collegati a clienti
finali. L’inversione contabile sposta la responsabilità del pagamento della Vat ad HMRC dal fornitore al destinatario della fornitura. Si prevede che l’inversione contabile avrà un effetto significativo sul settore delle costruzioni. Sebbene ci siano alcune eccezioni, in generale si applicherà alle forniture aziendali di servizi in campo edile ove il destinatario della fornitura non sia il consumatore finale. Tale normativa, quindi, influirà esclusivamente sulle forniture tra appaltatori, subappaltatori ed il resto della catena di approvvigionamento di materiali e servizi edili. La normativa sarebbe dovuta entrare in vigore lo scorso anno, ma è stata posticipata a causa della sensazione generale che molte aziende edili non fossero a conoscenza della normativa o non fossero sufficientemente preparate per questo cambiamento. Quest’anno, a causa del COVID 19, la sua attuazione è stata nuovamente posticipata e la sua entrata in vigore è prevista per il 1 ° marzo 2021, salvo ulteriori rinvii. Regno Unito: Autorità bancaria europea e autenticazione del cliente L’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato il responso della Commissione in risposta alla sua richiesta del gennaio 2018 in merito alle norme tecniche di regolamentazione della procedura di autenticazione del cliente e in materia di comune e sicura comunicazione prevista dalla Second Payment Services Directive (PSD2). Nella sua lettera, la Commissione afferma che le modifiche effettuate alle norme tecniche di regolamentazione tengono conto delle preoccupazioni espresse ufficialmente dall’Autorità bancaria europea e dai funzionari dallo Stato Membro nell’incontro di luglio 2017. La Commissione considera tali modifiche in linea con l’opinione dell’Autorità bancaria europea. “I cambiamenti introdotti dalla Commissione sono stati spiegati in numerose occasioni, sia in occasione dei convegni dell’Autorità bancaria europea in materia di pagamenti, che in occasione delle conversazioni bilaterali con la Segreteria della stessa Autorità bancaria”: questo quanto comunicato nella lettera della Commissione. La comunicazione aggiunge che non è possibile per l’Autorità bancaria o per la Commissione anticipare tutti i possibili problemi con l’applicazione di interfacce di programmazione delle applicazioni e specificare nelle norme tecniche come questi devono essere affrontati. La Commissione e l’Autorità bancaria europea dovranno quindi cercare di sviluppare interfacce di programmazione delle applicazioni che funzionino per tutti – banche, terze parti e utilizzatori dei servizi di pagamento. “Il miglior modo in cui possiamo aiutare i supervisori nazionali è supportare questo lavoro da parte dei partecipanti al mercato, assicurandoci che questi identifichino e risolvano i
problemi ad uno stato iniziale, risparmiando così alle Autorità nazionali competenti il difficile compito di investigare i problemi nelle interfacce di programmazione delle applicazioni”. La Commissione inoltre ritiene che le Autorità nazionali competenti fronteggeranno il carico di lavoro relativo alla valutazione di sistemi o processi di pagamento e saranno in grado di garantire livelli di sicurezza equivalenti a quelli raggiunti utilizzando la cosiddetta “strong customer authentication (SCA)”. Per finire, la Commissione ha evidenziato che le “differenze principali con l’Autorità bancaria europea riguardo alle norme tecniche di regolamentazione riguardavano i processi, non gli obiettivi a lungo termine da raggiungere, ossia un ambiente bancario aperto su tutta l’Unione Europea basato su interfacce altamente standardizzate per fornitori terzi”. Regno Unito: tassazione del trattamento di fine rapporto Il governo inglese prevede di introdurre una serie di riforme aventi ad oggetto il regime fiscale del trattamento di fine rapporto, nonche’ prevede di introdurre una serie di norme volte a chiarire e rafforzare il regime di tassazione dei pagamenti delle indennità di mancato preavviso (Payments in Lieu of Notice – PILON). Situazione attuale In alcuni casi l’indennità sostitutiva del preavviso è già soggetta all’imposta sul reddito e ai Contributi di assicurazione Nazionale (NIC), ad esempio nel caso in cui ci sia una clausola contrattuale in materia. Tuttavia, in altri casi, tali indennità vengono trattate come “danni” e attualmente rientrano nella disciplina prevista dalla sezione 401 della Legge del 2003 (ITEPA 2003) relativa all’imposta sul reddito (guadagni e pensioni). Ciò significa che i primi £30.000 di tali pagamenti sono esenti da imposte e obblighi contributivi. Cosa sta cambiando In base a quanto previsto dalle nuove norme, tutte le indennità di mancato preavviso saranno soggette ad imposta e obblighi contributivi, indipendentemente dalle circostanze del singolo caso concreto. Tale importo imponibile viene indicato nella normativa come “post-employment notice pay” (PENP), e consisterà nella somma che il dipendente avrebbe ricevuto se fosse stato rispettato l’intero periodo di preavviso. Ad esempio, in termini semplici: Un dipendente riceve una retribuzione base di £2000 al mese; Ha un periodo di preavviso di 3 mesi; Lavora solo per un mese del suo periodo di preavviso; Riceve un’indennità di £8000; £4000 del trattamento di fine rapporto andrebbero trattati come PENP.
Tuttavia, se parte del trattamento di fine rapporto consiste in un’indennità di licenziamento (SRP), quest’ultima dovrebbe essere considerata separatamente poiché passibile di esenzione fiscale (quindi, nell’esempio precedente, se nel trattamento di fine rapporto fosse prevista anche un’indennità di licenziamento di £5000, solo £3000 potranno essere qualificati come PENP). Le riforme entreranno in vigore a partire dal 6 aprile 2018. A partire dal 6 aprile 2018 pertanto, i datori di lavoro dovranno controllare che i trattamenti di fine rapporto siano gestiti in modo conforme alle nuove regole.
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