Regno Unito: l'azienda di famiglia e successione - Ascheri Academy

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Regno Unito: l'azienda di famiglia e successione - Ascheri Academy
Regno Unito: l’azienda di famiglia e successione

     Gli imprenditori si trovano spesso in difficoltà quando si parla di successione. Questo
     problema può risultare ancora più complesso nelle aziende a conduzione familiare.

Nel momento in cui i membri della famiglia stanno valutando la possibilità di cedere le loro
partecipazioni, trovare un acquirente adatto puó essere molto difficile, soprattutto trovare
qualcuno di cui ci si può fidare e che possa occuparsi di questioni importanti come la
cultura aziendale, l’identità, i valori fondamentali e il mantenimento dei posti di lavoro
nell’azienda.

La soluzione, forse meno ovvia, che molte aziende a conduzione familiare hanno già
adottato è l’azionariato dei dipendenti. Il settore dell’azionariato dei dipendenti è cresciuto
del 10% all’anno a partire dal 2014, con la crescita più alta fino ad oggi nel 2019, quando
il settore è cresciuto del 28%. Dagli ultimi dati sembra che il settore sia rappresentato da
circa 470 imprese.

Questa crescita è stata attribuita, in parte, alla crescente consapevolezza da parte delle
imprese a conduzione familiare che l’azionariato dei dipendenti offre una soluzione ideale
al problema della successione. Riconoscendo il ruolo che i dipendenti svolgono nel
promuovere il successo dell’azienda, i proprietari possono garantire la protezione della
loro eredità da parte delle stesse persone che hanno contribuito a costruirla.

In un mercato incerto, l’azionariato dei dipendenti offre ai proprietari l’opportunità di
iniziare a pianificare la loro uscita alle proprie condizioni ed evitare il naturale disagio
derivante da una vendita commerciale convenzionale. Particolarmente interessante dal
punto di vista fiscale, il modello Employee Ownership Trust (EOT) è un tipo specifico di
Employee Benefit Trust (EBT). I dipendenti diventano proprietari (o beneficiari) tramite una
partecipazione di controllo detenuta dal trust. I dipendenti possono entrare e uscire senza
che sia necessario che la proprietà passi ad altro soggetto, sebbene il turnover del
personale tenda ad essere molto più basso nelle imprese participate dai dipendenti.

Per essere un EOT, è necessario soddisfare specifici criteri previsti dalla legge. Un EOT
deve:

 detenere più del 50% del capitale sociale ordinario e dei diritti di voto della società e
avere diritto a più del 50% degli utili distribuiti e del patrimonio in caso di scioglimento; e

 fatte salve eccezioni limitate, portare benefici a tutti i dipendenti idonei di una società o
di un gruppo alle stesse condizioni.

Laddove i requisiti legislativi siano soddisfatti, gli azionisti qualificati possono trasferire le
loro azioni nell’EOT e godere dei guadagni esenti da oneri fiscali sulle plusvalenze. Si tratta
di una prospettiva sempre più interessante in seguito alla recente riduzione del limite del
Business Asset Disposal Relief (precedentemente Entrepreneurs ‘Relief) da 10 milioni ad 1
milione di sterline.

L’azionariato dei dipendenti tramite un modello EOT crea un interessante piano di
successione fiscale efficiente, senza alcuna complicazione di interessi di minoranza o
conflitti di voto. L’azionariato dei dipendenti può anche essere un interessante strumento
di reclutamento e approvvigionamento.

I vantaggi per i dipendenti si trovano principalmente nella cultura di un’azienda di
proprietà dei dipendenti, dove la trasparenza e la collaborazione si traducono in livelli più
elevati di innovazione, benessere dei dipendenti e maggiore soddisfazione sul posto di
lavoro. Inoltre, i dipendenti qualificati di una società di proprietà, tramite un EOT, possono
ricevere un bonus esentasse fino a £ 3.600 sterline per dipendente all’anno.

     Regno Unito – Furlough frode: nuove linee guida per la
         segnalazione di errori a HMRC entro 90 giorni

     Il mese scorso è stata denunciata la prima frode fiscale commessa ai danni del
     governo, nell’ambito del Job Retention Scheme (furlough frode), per un valore di £
495.000. Per evitare la commissione di ulteriori reati, è opportuno ricordare che i datori di
lavoro hanno a disposizione un periodo di 90 giorni per notificare a HMRC eventuali errori
commessi nella richiesta di adesione allo schema governativo.

Le nuove linee guida di HMRC prevedono per qualsiasi datore di lavoro che abbia
presentato domanda per il Job Retention Scheme, chiedendo una somma in eccesso senza
darne comunicazione, l’obbligo di segnalare l’errore a HMRC entro:

  90 giorni dal momento in cui il datore di lavoro ha ricevuto il denaro a cui non aveva
diritto;

  90 giorni dal momento in cui sono mutate le circostanze e il datore di lavoro non ha più
diritto al sussidio ottenuto;

  il 20 ottobre 2020.

Cosa accade quando HMRC riceve la notifica

HMRC può ottenere un rimborso totale della somma concessa indebitamente al datore di
lavoro. La somma da restituire copre non solo gli importi che il datore di lavoro non ha
utilizzato per il pagamento dei salari dei dipendenti ma anche eventuali spese ad essi
connessi.

La somma indebitamente ottenuta deve essere restituita a HMRC entro 30 giorni
dall’avvenuto accertamento, aggiungendo anche gli interessi per eventuali ritardi. Se
l’importo non viene restituito entro 31 giorni dalla data della scadenza, HMRC potrà,
inoltre, applicare delle sanzioni per ritardato pagamento.

Nel caso in cui HMRC non abbia effettuato l’accertamento, il datore di lavoro deve
includere i dettagli relativi alla somma in eccesso nella dichiarazione dei redditi della
società per cui è stato richiesto il sussidio governativo (Self-Assessment tax return
2020-2021).

Cosa succede al soggetto che non comunica la somma ricevuta in eccesso

Il soggetto che si sottrae al pagamento dell’imposta sul reddito relativa alla somma
ricevuta in eccesso rischia delle sanzioni da parte di HMRC.

Natura della sanzione da parte di HMRC

Nella determinazione della sanzione applicabile, HMRC terrà conto anche della buona fede
del datore di lavoro e valuterà se:
il soggetto sapeva di non aver diritto alla somma percepita o

 il soggetto sapeva che, a causa del mutamento delle circostanze, non aveva più diritto a
ricevere tale somma.

Non è escluso che si proceda penalmente, configurandosi l’ipotesi di reato societario.

Quali sono le regole per le partnership

Nel caso in cui la partnership abbia ricevuto una sovvenzione in eccesso e non proceda al
rimborso della somma eccedente, HMRC può rivalersi sul relevant partner o su ciascuno
degli altri partners e ottenere l’importo dovuto a titolo di imposta sul reddito.

Ciascun partner è responsabile in solido per l’importo dovuto.

Qualora la somma non venga rimborsata perché HMRC non ha effettuato un
accertamento, è comunque richiesto che uno dei partner riporti il pagamento dell’imposta
nel Self-Assessment tax return per l’anno 2020-2021.

Pare opportuno, dunque, che i datori di lavoro rivedano la propria posizione e svolgano
tutti i controlli necessari, così da evitare segnalazioni a HMRC. Si consiglia di rivedere le
decisioni adottate e i documenti utilizzati, di rivedere e aggiornare le procedure di
segnalazione e reclamo e di valutare la posizione finanziaria della società in modo da
provare la legittimità o meno del sussidio ricevuto.

               Regno Unito: doveri degli amministratori

     L’ombra del Covid-19 non abbandona gli amministratori delle società che sono
     chiamati ad affrontare numerosi problemi.

Il governo sta incoraggiando le imprese alla riapertura. Una sfida, questa, non certo facile
per gli amministratori che si trovano a fare i conti non solo con l’incertezza economica ma
anche con la scadenza del Furlough Scheme; il piano di rientro per gli aiuti governativi.
Non da meno le preoccupazioni relative alla salute e alla sicurezza dei dipendenti.

Nonostante le dure prove a cui la pandemia ci sta sottoponendo, gli amministratori di tutte
le società del Regno Unito non devono dimenticare i propri doveri legali previsti nel
Companies Act 2006.

Ricordiamo quali sono i principali doveri di un amministratore, sottolineando che qualsiasi
violazione può determinare sia una responsabilità civile che penale con conseguente
revoca dell’incarico.

 Ciascun amministratore deve garantire che le proprie azioni siano in linea con i poteri
loro conferiti, in base a quanto stabilito dallo statuto della società e soprattutto che siano
finalizzate ad uno scopo appropriato. Benché alcuni termini siano stati prorogati e alcune
misure, momentaneamente, allentate per consentire una maggiore flessibilità nello
svolgimento delle assemblee generali, non mutano i poteri riconosciuti agli amministratori.

 Compito dell’amministratore è quello di promuovere il successo dell’azienda e di tutti gli
stakeholder (i soggetti che hanno diritti o interessi all’interno dell’azienda). Generalmente,
la crescita e il successo di una società vengono valutati in base ad una prospettiva a lungo
termine ma adesso gli amministratori non possono non tener conto dell’incertezza
derivante dal Covid-19. Ciò rende ancora più difficile la valutazione degli interessi delle
parti coinvolte e richiede un maggior grado di diligenza e competenza da parte degli
amministratori.

  Ogni amministratore deve agire in maniera autonoma e indipendente senza
sottomettersi alla volontà altrui o agendo in modo da limitare le decisioni del consiglio. È
opportuno, però, ricordare che gli amministratori possono raccogliere le idee e i consigli
altrui ma devono essere liberi di fare le proprie scelte.

  Ragionevolezza, abilità e diligenza devono guidare la condotta dell’amministratore. Il
soggetto che ricopre questa carica non deve dimenticare l’obbligo di agire con diligenza,
di essere sempre a conoscenza delle attività societarie e, soprattutto, di delegare le
mansioni in modo adeguato, senza sottovalutare la propria responsabilità.

  Qualsiasi situazione che può determinare un conflitto di interesse deve essere evitata.

  L’amministratore non deve accettare vantaggi e benefici da parte di terzi.

  Ciascun amministratore è chiamato a dichiarare apertamente il proprio interesse nelle
transazioni o negli accordi con la società. Tale dichiarazione va resa, ove possibile, in
anticipo.

Quali misure adottare per fronteggiare le difficoltà legate alla diffusione del
virus.

  Svolgere regolarmente riunioni virtuali del consiglio, assicurandosi che le decisioni siano
adeguatamente giustificate e ne sia conservata una registrazione dettagliata.

  Adottare procedure solide che consentano l’identificazione di eventuali violazioni
determinate dalla rapidità con cui vengono prese le decisioni.

  Essere sempre aggiornati sull’andamento complessivo dell’attività.

  Assicurarsi che il consiglio di amministrazione riceva le informazioni aggiornate e agisca
sulla base delle stesse.

  Avvalersi di una consulenza professionale adeguata, in caso di difficoltà, così da ridurre
le perdite dei creditori.

La pandemia ha, di sicuro, reso ancora più complesso il lavoro degli amministratori.

Una buona notizia per gli amministratori è che il Corporate Insolvency and Governance Act
2020 ha momentaneamente sospeso il reato di wrongful trading (con effetto retroattivo al
1° marzo 2020) fino al 30 settembre 2020. Nonostante le difficoltà che una società si trova
ad affrontare, gli amministratori possono continuare a fare trading senza incorrere in
responsabilità personale, anche qualora vi sia molta incertezza sullo status economico
della società. In circostanze normali, infatti, gli amministratori sono personalmente
responsabili per le operazioni avviate in uno stato di deficit economico della società,
quando sapevano o avrebbero dovuto sapere che la società da lì a poco sarebbe diventata
insolvente e hanno continuato l’attività senza mettere la società in liquidazione.

Nonostante ciò, non bisogna dimenticare che:

  Non vengono meno tutti le altre fattispecie di reato per i quali un amministratore può
essere personalmente responsabile;

 Gli amministratori non sono esenti dal rispetto dei doveri previsti dalla legge. Nel caso di
insolvenza, per esempio, un amministratore non dovrà preoccuparsi di promuovere il
successo dell’azienda a vantaggio dei suoi membri ma valutare tutte le azioni necessarie
al soddisfacimento dei creditori. Valutare la scelta migliore per i creditori della società
costituisce, da sempre, un compito difficile per un amministratore.

   Regno Unito: comunicazione elettronica con gli azionisti

     La comunicazione elettronica con gli azionisti rappresenta un’opzione interessante
     per molte aziende. Tale tipo di comunicazione potrebbe comportare costi ridotti, un
processo più efficiente e sicuro e un risultato più ecologico e privo di supporti cartacei. In
effetti, per quelle società che, potenzialmente spinte dalla situazione Covid, conducono
una revisione dei loro metodi lavorativi, la comunicazione con gli azionisti potrebbe essere
considerata una priorità da inserire nell’agenda. Le misure da adottare per consentire di
comunicare elettronicamente con gli azionisti. E’ necessario consultare l’Allegato 5 del
Companies Act 2006.

I due regimi

Il primo punto da notare è che la legislazione prevede due regimi separati: le
comunicazioni mediante un sito Web e le comunicazioni in formato elettronico. La
differenza principale tra questi due regimi è che il principio del valido consenso si applica
solo alla comunicazione tramite un sito Web. In quanto tali, i due regimi possono forse
essere meglio considerati come un regime per i siti Web e un altro regime per “Tutto il
resto”. Consideriamoli uno per volta.

Comunicazione elettronica tramite sito Web – Checklist

Se una societá desidera comunicare con i propri azionisti tramite un sito Web, è necessario
seguire cinque passaggi generali:

1. La società dovrebbe controllare il proprio statuto sociale. Affinché una società possa
beneficiare del presunto consenso dei suoi membri, lo statuto sociale o, in alternativa, una
delibera autorizzativa, devono prevedere che i documenti o le informazioni possano essere
forniti ai membri tramite un sito web. In caso contrario, la società potrebbe comunicare
tramite un sito Web solo con quei membri che avevano fornito all’azienda il consenso
effettivo per farlo.

2. Se necessario, la società dovrebbe aggiornare il proprio Statuto o, in alternativa,
approvare una risoluzione di autorizzazione per far sí che la società possa effettivamente
fornire documenti o informazioni ai propri membri tramite un sito Web. Ciò consentirebbe
quindi alla società di beneficiare del presunto consenso dei suoi membri alla
comunicazione tramite un sito Web.

3. La societá dovrebbe quindi inviare una lettera di richiesta ai suoi membri al fine di
ottenere il consenso presunto o effettivo. Tale lettera di richiesta dovrebbe indicare
chiaramente che nel caso in cui non vi sia alcuna risposta da parte del membro entro 28
giorni sará come se il membro avesse acconsentito alla ricezione di documenti o
informazioni tramite un sito web. Si noti, inoltre, che una lettera di richiesta può essere
inviata solo una volta ogni 12 mesi. Se un membro non risponde entro 28 giorni, la società
avrà ottenuto il presunto consenso da tale membro.

4. Dopo aver ottenuto il consenso presunto o effettivo dei suoi membri, la società può
pubblicare i documenti o le informazioni su un sito Web. La società deve garantire che le
informazioni o i documenti possano essere chiaramente letti sul sito Web e stampati
direttamente in modo tale che i membri possano conservarne una copia.

5. La societá deve notificare ai propri membri la pubblicazione. Si noti che tale notifica
dovrà essere effettuata per posta, a meno che il destinatario non abbia accettato di
riceverla tramite e-mail o tramite un’altra forma di comunicazione elettronica e abbia
fornito alla società un indirizzo adeguato. Il membro deve essere informato della presenza
del documento o delle informazioni sul sito Web, dell’indirizzo di questo, del luogo in cui è
possibile accedere al documento o alle informazioni e di come accedere al documento o
alle informazioni.

Comunicazione elettronica diversa da quella fatta tramite un sito Web –
checklist

Se una società desidera comunicare elettronicamente con i suoi azionisti, in un modo
diverso dalla comunicazione tramite un sito Web (ad esempio via e-mail o fax), è
necessario seguire quattro passaggi generali:

1. La società deve ottenere l’accordo del destinatario previsto per la comunicazione in
forma elettronica. Il consenso della persona non può essere ottenuto con mezzi elettronici,
ma deve essere su supporto cartaceo. Si noti che e-mail e fax non saranno forme di
comunicazione valide tra la società e un azionista se l’azionista non ha effettivamente
acconsentito a tale comunicazione.

2. La società dovrebbe controllare che nessun accordo tra gli azionisti sia stato revocato

3. La società deve inviare i documenti o le informazioni a un indirizzo indicato per tale
scopo dall’azionista stesso.

4. La società può quindi inviare i documenti o le informazioni all’azionista.

Suggerimenti pratici per la comunicazione elettronica

Alle società che prendono in considerazione la comunicazione elettronica con gli azionisti
sarebbe consigliato di adottare un approccio cautelativo. In altre parole, dovrebbero
cercare di ottenere il consenso per la comunicazione tramite un sito web e per la
comunicazione in forma elettronica diversa da quella tramite un sito web. Ciò
consentirebbe alle società di pubblicare informazioni e documenti su un sito Web e di
informare i loro membri di tali pubblicazioni via e-mail.

Vi sono altri suggerimenti pratici di cui le aziende desiderose di introdurre la
comunicazione elettronica con gli azionisti dovrebbero essere a conoscenza. In particolare,
le aziende dovrebbero conservare copie cartacee del documento o delle informazioni.
Questo è importante perché un membro avrà comunque il diritto di richiedere una copia
cartacea del documento o delle informazioni. Le aziende dovrebbero inoltre preparare un
piano di emergenza per far fronte ad eventuali guasti del sistema. Sarebbe inoltre buona
prassi tenere un registro accurato di quei membri che hanno accettato l’uso delle
comunicazioni elettroniche e di coloro che, negli ultimi 12 mesi, hanno rifiutato
attivamente di concordare.

      Regno Unito: i diritti dei cittadini britannici in territori
                             d’oltremare

     In un recente comunicato stampa, il governo britannico ha annunciato una revisione
     degli accordi relativi ai cittadini britannici d’oltremare (BN(O)s).

In base alle disposizioni vigenti, qualsiasi cittadino di territori britannici d’oltremare che
intende risiedere o lavorare nel Regno Unito per più di sei mesi, deve adeguarsi alle norme
sull’immigrazione che si applicano a qualsiasi altro cittadino non europeo. Anche in questo
caso si applicheranno, per esempio, le norme relative al Tier 2 per la sponsorship o quelle
relative alle relazioni tra cittadini britannici ed europei.

Tra le novità annunciate dal governo, la decadenza del limite dei sei mesi attualmente
previsto per i BN(O)s che giungono nel Regno Unito. A tali cittadini sarà riconosciuto il
diritto di risiedere in UK per cinque anni, assieme al diritto al lavoro. Trascorso tale
termine, detti cittadini potranno richiedere il settled status e, dopo 12 mesi, presentare la
domanda di cittadinanza.

Home Office ha affermato che le nuove regole saranno implementate e chiarite nei
prossimi mesi.

Vediamo quali sono i soggetti che rientrano nella categoria di cittadino di territori
britannici d’oltremare (BN(O)s).

 Qualsiasi cittadino dei territori britannici d’oltremare connessi ad Hong Kong, che si è
registrato come BN(O) prima del 1° luglio 1997;

 I cittadini di territori britannici d’oltremare provenienti da Hong Kong che, sebbene alla
data del 30 giugno 1997 non fossero registrati come BN(O) e non avessero altra
nazionalità, sono diventati cittadini britannici d’oltremare a partire dal 1° luglio 1997.

Coloro che, ad oggi, non rientrano nella categoria di BN(O) non possono presentare
domanda per il riconoscimento di tale status.

Il governo inglese ha affermato che al 24 febbraio 2020, erano 349.881 i titolari di
passaporti BN(O) e circa 2,9 milioni i soggetti BN(O) residenti ad Hong Kong.
Regno Unito: private banking e disposizioni in materia di
                         riservatezza

      Le banche sono solitamente vincolate da obblighi espressi di riservatezza contenuti
      nelle loro condizioni generali di servizio e negli accordi stipulati con i propri clienti.
Esiste, inoltre, la dottrina della violazione della riservatezza disponibile per i clienti di
istituti bancari privati, prevista dalla legge inglese. Secondo tale dottrina, quando una
banca riceve informazioni che fanno sorgere il dovere di riservatezza, la banca potrà
utilizzare tali informazioni solamente per lo scopo per il quale tali informazioni sono state
ottenute. Il cliente potrà presentare ricorso contro la banca nel caso in cui quest’ultima
abbia utilizzato le informazioni per scopi diversi ed il cliente abbia subito un danno come
risultato di tale divulgazione non autorizzata.

Le informazioni che per natura si definiscono confidenziali sono solitamente descritte nei
contratti stipulati con i clienti o previste dalla dottrina della violazione della riservatezza.
Nel contesto delle relazioni con un istituto bancario privato, queste comprendono,
tipicamente, le informazioni di carattere personale e finanziario.

Il dovere di riservatezza si applica solamente alle informazioni definite come confidenziali.
In generale, il dovere di riservatezza non si applica alle informazioni che sono già di
pubblica conoscenza o che la banca ha ottenuto in modo legittimo da un soggetto terzo.
Inoltre, i requisiti che impongono la divulgazione di informazioni, previsti dalla legge,
prevalgono su eventuali doveri contrattuali di riservatezza e sulla dottrina della violazione
della riservatezza.

Esistono vari rimedi disponibili per i clienti nel caso in cui una banca abbia violato il dovere
di riservatezza. Questi comprendono un’ingiunzione da parte del tribunale volta a
prevenire che la banca effettui ulteriori divulgazioni delle informazioni confidenziali. Il
risarcimento dei danni può essere richiesto nel caso di violazione di obblighi contrattuali o
della dottrina della violazione della riservatezza. L’ammontare dei danni dipende dalle
circostanze del caso concreto. Anche se in alcune circostanze un cliente potrebbe proporre
una richiesta di risarcimento dei danni basata sui profitti realizzati dalla banca a seguito
della violazione dell’obbligo di riservatezza, solitamente i clienti ottengono una
compensazione.

 Regno Unito: HMRC introduce nuove misure contro l’abuso
                 degli aiuti del governo

      Il 20 marzo 2020 il governo ha annunciato un pacchetto di misure a sostegno dei
      datori di lavoro in difficoltà a seguito dell’epidemia di Covid-19. Tra i sussidi più
richiesti rientra sicuramente lo schema del furlough la cui gestione è stata affidata ad
HMRC.

HMRC incaricata, appunto, dell’amministrazione dei sussidi ha avviato una serie di indagini
volte a contrastare l’abuso e l’uso improprio degli aiuti da parte di aziende e privati. In tale
direzione si sta muovendo anche il governo, che entro la fine di luglio, potrebbe pubblicare
il progetto di legge volto ad introdurre misure sanzionatorie per tutti coloro che utilizzano
gli aiuti in maniera impropria.

HMRC ha già segnalato una frode per un valore di 495,000 sterline, rendendo chiaro il suo
messaggio di intolleranza verso qualsiasi forma di illecito.

Prima del lockdown, HMRC aveva aggiornato i suoi sistemi IT munendosi, dunque, di tutti
gli strumenti necessari per rilevare automaticamente irregolarità e abusi. Inoltre,
numerose sono state le segnalazioni da parte di dipendenti che hanno denunciato
l’operato dei propri datori di lavoro. Alla fine di maggio erano circa 2,000 i rapporti
presentati, anche se non sono ancora stati resi pubblici. Denunciati, soprattutto, i datori di
lavoro che hanno richiesto somme eccessive e gli utilizzi impropri dei fondi richiesti per il
pagamento degli stipendi dei dipendenti.

In base a quanto riferito dal governo, sarebbe di circa 20 miliardi di sterline la somma
messa a disposizione per i datori di lavoro. Non sorprende, dunque, l’atteggiamento
investigativo di HMRC.

Previsioni simili saranno introdotte per i lavoratori autonomi che abbiamo richiesto aiuti
del governo pur continuando a lavorare. Circa 7 miliardi di sterline sono state versate in
applicazione dello schema a supporto dei lavoratori autonomi (SEISS).

Infatti, oggetto di indagine sono non solo le aziende ma anche i lavoratori autonomi,
laddove HMRC abbia motivo di ritenere che vi siano delle incongruenze nelle dichiarazioni
dei redditi degli anni passati. Qualsiasi indagine fiscale può riguardare, infatti, non solo la
dichiarazione dei redditi dell’ultimo anno ma anche quella degli anni precedenti. Molti
soggetti hanno comunicato a HMRC che le sovvenzioni ricevute fossero troppo basse,
senza però tener conto che potrebbero aver dichiarato meno del dovuto negli anni
precedenti.

Il progetto di legge prevede la concessione di un periodo di 30 giorni, per i datori di lavoro,
entro cui poter rettificare eventuali errori o trasgressioni volontarie, rimborsando HMRC
senza il rischio di incorrere in sanzioni. Tutti i datori di lavoro sono invitati a rivedere le
proprie richieste così da poter identificare eventuali irregolarità e procedere alle
comunicazioni con HMRC entro 30 giorni.

Date le numerose difficoltà di questo periodo è ipotizzabile che molte società non siano
nelle condizioni di riprendere la propria attività. HMRC avrà la possibilità di perseguire i
titolari di ufficio, quali amministratori, membri del consiglio di amministrazione o fiduciari,
nel caso in cui la società diventi insolvente. Tali soggetti potranno essere personalmente
responsabili e saranno chiamati non solo a rimborsare le somme in eccesso ma saranno
anche destinatari di misure sanzionatorie.

          Regno Unito: reverse charge nel settore edilizio

     Con il reverse charge il cliente, che riceve un servizio, deve pagare l’IVA direttamente
     ad HMRC anziche’ versarla al fornitore.

Tale normativa si applicherà alle imprese o agli imprenditori registrati IVA nel Regno Unito
che forniscono servizi specifici nell’ambito del settore delle costruzioni.

La normativa non si applica, invece, ai servizi esenti con Vat dello 0% o qualora il cliente
sia registrato per l’IVA in un paese straniero. Inoltre, non si applica ai servizi di costruzione
forniti a coloro che HMRC considera come clienti finali o intermediari collegati a clienti
finali.

L’inversione contabile sposta la responsabilità del pagamento della Vat ad HMRC dal
fornitore al destinatario della fornitura.

Si prevede che l’inversione contabile avrà un effetto significativo sul settore delle
costruzioni. Sebbene ci siano alcune eccezioni, in generale si applicherà alle forniture
aziendali di servizi in campo edile ove il destinatario della fornitura non sia il consumatore
finale. Tale normativa, quindi, influirà esclusivamente sulle forniture tra appaltatori,
subappaltatori ed il resto della catena di approvvigionamento di materiali e servizi edili.

La normativa sarebbe dovuta entrare in vigore lo scorso anno, ma è stata posticipata a
causa della sensazione generale che molte aziende edili non fossero a conoscenza della
normativa o non fossero sufficientemente preparate per questo cambiamento.

Quest’anno, a causa del COVID 19, la sua attuazione è stata nuovamente posticipata e la
sua entrata in vigore è prevista per il 1 ° marzo 2021, salvo ulteriori rinvii.

Regno Unito: Autorità bancaria europea e autenticazione del
                          cliente

                       L’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato il responso della
                       Commissione in risposta alla sua richiesta del gennaio 2018 in
                       merito alle norme tecniche di regolamentazione della procedura di
                       autenticazione del cliente e in materia di comune e sicura
                       comunicazione prevista dalla Second Payment Services Directive
                       (PSD2).

Nella sua lettera, la Commissione afferma che le modifiche effettuate alle norme tecniche
di regolamentazione tengono conto delle preoccupazioni espresse ufficialmente
dall’Autorità bancaria europea e dai funzionari dallo Stato Membro nell’incontro di luglio
2017.

La Commissione considera tali modifiche in linea con l’opinione dell’Autorità bancaria
europea.

“I cambiamenti introdotti dalla Commissione sono stati spiegati in numerose occasioni, sia
in occasione dei convegni dell’Autorità bancaria europea in materia di pagamenti, che in
occasione delle conversazioni bilaterali con la Segreteria della stessa Autorità bancaria”:
questo quanto comunicato nella lettera della Commissione.

La comunicazione aggiunge che non è possibile per l’Autorità bancaria o per la
Commissione anticipare tutti i possibili problemi con l’applicazione di interfacce di
programmazione delle applicazioni e specificare nelle norme tecniche come questi devono
essere affrontati.

La Commissione e l’Autorità bancaria europea dovranno quindi cercare di sviluppare
interfacce di programmazione delle applicazioni che funzionino per tutti – banche, terze
parti e utilizzatori dei servizi di pagamento.

“Il miglior modo in cui possiamo aiutare i supervisori nazionali è supportare questo lavoro
da parte dei partecipanti al mercato, assicurandoci che questi identifichino e risolvano i
problemi ad uno stato iniziale, risparmiando così alle Autorità nazionali competenti il
difficile compito di investigare i problemi nelle interfacce di programmazione delle
applicazioni”.

La Commissione inoltre ritiene che le Autorità nazionali competenti fronteggeranno il
carico di lavoro relativo alla valutazione di sistemi o processi di pagamento e saranno in
grado di garantire livelli di sicurezza equivalenti a quelli raggiunti utilizzando la cosiddetta
“strong customer authentication (SCA)”.

Per finire, la Commissione ha evidenziato che le “differenze principali con l’Autorità
bancaria europea riguardo alle norme tecniche di regolamentazione riguardavano i
processi, non gli obiettivi a lungo termine da raggiungere, ossia un ambiente bancario
aperto su tutta l’Unione Europea basato su interfacce altamente standardizzate per
fornitori terzi”.

   Regno Unito: tassazione del trattamento di fine rapporto

Il governo inglese prevede di introdurre una serie di riforme aventi ad oggetto il regime
fiscale del trattamento di fine rapporto, nonche’ prevede di introdurre una serie di norme
volte a chiarire e rafforzare il regime di tassazione dei pagamenti delle indennità di
mancato preavviso (Payments in Lieu of Notice – PILON).

Situazione attuale

In alcuni casi l’indennità sostitutiva del preavviso è già soggetta all’imposta sul reddito e
ai Contributi di assicurazione Nazionale (NIC), ad esempio nel caso in cui ci sia una
clausola contrattuale in materia.

Tuttavia, in altri casi, tali indennità vengono trattate come “danni” e attualmente rientrano
nella disciplina prevista dalla sezione 401 della Legge del 2003 (ITEPA 2003) relativa
all’imposta sul reddito (guadagni e pensioni). Ciò significa che i primi £30.000 di tali
pagamenti sono esenti da imposte e obblighi contributivi.

Cosa sta cambiando

In base a quanto previsto dalle nuove norme, tutte le indennità di mancato preavviso
saranno soggette ad imposta e obblighi contributivi, indipendentemente dalle circostanze
del singolo caso concreto.

Tale importo imponibile viene indicato nella normativa come “post-employment notice
pay” (PENP), e consisterà nella somma che il dipendente avrebbe ricevuto se fosse stato
rispettato l’intero periodo di preavviso. Ad esempio, in termini semplici:

 Un dipendente riceve una retribuzione base di £2000 al mese;

 Ha un periodo di preavviso di 3 mesi;

 Lavora solo per un mese del suo periodo di preavviso;

 Riceve un’indennità di £8000;

 £4000 del trattamento di fine rapporto andrebbero trattati come PENP.
Tuttavia, se parte del trattamento di fine rapporto consiste in un’indennità di
licenziamento (SRP), quest’ultima dovrebbe essere considerata separatamente poiché
passibile di esenzione fiscale (quindi, nell’esempio precedente, se nel trattamento di fine
rapporto fosse prevista anche un’indennità di licenziamento di £5000, solo £3000
potranno essere qualificati come PENP).

Le riforme entreranno in vigore a partire dal 6 aprile 2018.

A partire dal 6 aprile 2018 pertanto, i datori di lavoro dovranno controllare che i
trattamenti di fine rapporto siano gestiti in modo conforme alle nuove regole.
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