RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE - Dipartimento Internazionale
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Dipartimento Internazionale http://www.cgil.it/internazionale/ RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE 1 – 5 dicembre 2008 A cura di Maria Teresa Polico
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale DIPARTIMENTO INTERNAZIONALE CGIL RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE 9 – 12 dicembre 2008 INDICE ARGOMENTO TESTATA Unione europea Sindacalista dice: nessun aumento della militanza dei lavoratori Financial Times Grecia La Grecia si prepara allo sciopero generale BBC Gran Bretagna I lavoratori del settore siderurgico ricevono una riduzione del 10% per The Indipendent salvare la fabbrica Italia L’Italia si prepara allo sciopero generale Bloomberg Il principale sindacato italiano organizza uno sciopero nazionale Deutsche Presser Agentur L’Italia si prepara allo sciopero nazionale di venerdì contro Berlusconi AFP Moldavia La crisi globale colpisce i lavoratori migranti moldavi Labour Start Organizzazioni internazionali I negoziati all’OMC riprenderanno dopo l’insediamento Le Monde dell’amministrazione Obama Asia I lavoratori organizzano un sit-in nella fabbrica di Shangai Agence France-Press Medio e Vicino Oriente Gli Emirati Arabi respingono la richiesta di legalizzare i sindacati dei Financial Times migranti Stati Uniti Washington si assume i rischi con i suoi piani per il salvataggio dell’auto The New York Times 2
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Financial Times 10/12/08 Sindacalista dice: nessun aumento della militanza dei lavoratori Secondo il segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati, John Monks, l’agitazione sindacale in Grecia e in Italia non riflette un aumento più generale della militanza in Europa dal momento che i lavoratori sono più preoccupati a mantenere il loro posto di lavoro nella fase di rallentamento dell’economica. “Per il momento, l’umore riguarda la preoccupazione e come possiamo fare le cose insieme invece di dire “questi bastardi ci hanno tradito”, ha affermato Monks in un’intervista a Financial Times. Monks, tuttavia, ha avvertito che l’umore potrebbe cambiare se i governi non dovessero riuscire a sostenere la domanda e l’economia europea cadesse in una profonda recessione. Poul Nyryp Rasmussen, presidente del Partito dei Socialisti Europei, prevede un forte aumento della disoccupazione come conseguenza del netto deterioramento dell’economia europea. Le previsioni attuali suggeriscono che la disoccupazione in Europa aumenterà da 17 milioni a 21 milioni il prossimo anno. “Ma, d’altro canto, noi vedremo un ulteriore aumento drammatico a 25 milioni”, ha affermato in un dibattito a Financial Times sull’Europa. Da tempo critico verso il “capitalismo da casinò”, Monks ha affermato di sentire una rivendicazione e non un’osservanza di un diritto riguardo ai pericoli della speculazione finanziaria e dell’ossessione degli azionisti per il rendimento di breve termine del mercato azionario. Ha affermato che i dirigenti di impresa nel sistema capitalista anglo-americano sembrano essere visti allo stesso modo dei dirigenti di calcio nella Serie A inglese. “Due o tre cattivi risultati e sei fuori”, ha affermato. Ha suggerito che l’attuale crisi economica sarebbe un punto di svolta per il capitalismo finanziario, che incoraggia i dirigenti di impresa a lavorare più strettamente con altri azionisti e a concentrarsi ancora sul lungo termine. “E’ sempre esistito un elettorato di dirigenti che non hanno mai gradito l’economia da casinò”. “La Toyota e l’Honda non dipendono dai mercati inglesi del capitale. Possono farla franca dagli anni cattivi laddove una società per azioni inglese la fa franca con due cattivi semestri. Abbiamo bisogno di partners che lavorano insieme”, ha affermato. La CES rappresenta 82 sindacati in 36 paesi europei. Monks ha elogiato la Commissione europea e la maggior parte dei governi nazionali per la velocità e la dimensione della loro risposta alla crisi finanziaria. “Sono stati pragmatici. Le attitudini del mercato unico sono state attenuate nel settore bancario, nel settore produttivo dell’auto e con il patto di crescita e di stabilità [le regole fiscali dell’eurozona]”, ha affermato. 3
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Ma ha invitato ad una regolamentazione più rigida del settore bancario per assicurare che la confusione che esiste nel settore finanziario non accada mai più. “I banchieri sono rovinati, I sindacati si sono rovinati in passato ed abbiamo pagato il prezzo. Ora, è la volta dei banchieri”, ha affermato. Rasmussen ha elogiato anche la risposta europea alla crisi, ma ha affermato che sono richiesti stimoli fiscali più forti, specialmente in Germania. Torna all’indice 4
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale BBC 10/12/08 La Grecia si prepara allo sciopero generale La Grecia è pronta ad un’ulteriore agitazione dopo giorni di violenza mentre i sindacati organizzano uno sciopero generale di protesta contro la politica economica del governo. Si pensa che lo sciopero terrà chiuse le banche, gli uffici e creerà seri disagi al trasporto pubblico in tutto il paese. La Grecia è già stata scossa da svariati giorni di guerriglie L’azione sindacale è stata programmata settimane fa, ma segue giorni di rivolte provocate dall’uccisione di un adolescente da parte della polizia. I sindacati hanno sfidato un appello del premier Costas Karamanlis a cancellare un raduno programmato nella zona centrale di Atene. I sindacati hanno revocato una manifestazione importante ad Atene, ma terranno invece una manifestazione all’esterno del parlamento greco alle 11.00. I lavoratori delle due principali organizzazioni sindacali, la Confederazione Generale dei Lavoratori Greci (GSEE) e il Consiglio Amministrativo Supremo dei Dipendenti Pubblici (ADEDY) chiedono di aumentare la spesa sociale alla luce della crisi finanziaria globale, e salari e pensioni più alti. Secondo l’Agenzia Associated Press, rappresentano circa 2.5 milioni di lavoratori, quasi la metà del totale della forza lavoro greca. La compagnia aerea Olympic e Aegean ha affermato di aver cancellato un numero di voli, si pensa che i collegamenti marittimi saranno ridotti e i servizi ferroviari gravemente interrotti. 5
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Si pensa che il trasporto pubblico in un numero di città, inclusa Atene, sarà duramente colpito dallo sciopero. Gli insegnanti, i giornalisti, gli impiegati di banca e lavoratori del settore pubblico devono unirsi all’azione sindacale. Svariati scioperi della durata di 24 ore contro le politiche di riforma economica del governo hanno portato il paese quest’anno a fermarsi. Negozi incendiati Il premier Karamanlis ha cercato di convincere i sindacati a revocare il raduno programmato nella centrale Atene. “Dobbiamo avere tutti una posizione unita contro le azioni illegali, condannare chiaramente la violenza, il vandalismo e il saccheggio”, ha affermato. Le strade di Atene erano più calme martedì notte dopo tre giorni consecutivi di guerruglia nei quali i negozi e gli uffici sono stati incendiati e la polizia antisommossa ha lottato contro le pietre di gruppi, e il lancio di bottiglie dei giovani. Le rivolte sono state causate dalla morte di un quindicenne, Alexandros Grigoropoulos, e si sono diffuse in un numero di città in Grecia. Testimoni dicono che Alexandros Grigoropoulos è stato ucciso da un colpo diretto di una pallottola Gli scontri sono scoppiati vicino al cimitero nella periferia di Atene dove il suo funerale è stato tenuto martedì. Due funzionari di polizia sono stati accusati della morte dell’adolescente, ma i risultati dell’autopsia per determinare la traiettoria della pallottola che lo ha ucciso non sono ancora conosciuti. Il funzionario che ha sparato ha affermato che si è trattato del rimbalzo di un colpo di avvertimento, ma i testimoni hanno affermato alla televisione greca che ha sparato direttamente all’adolescente. 6
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale MaLCOM Brabant della BBC ad Atene racconta che la delusione dei manifestanti è stata alimentata dagli scandali per corruzione e dalle scarse prospettive economiche per molti. L’opposizione del leader del partito socialista, George Papandreau, ha chiesto a Karamanlis di rassegnare le dimissioni e di indire le elezioni. Karamanlis, che appartiene al partito conservatore che ha la maggioranza per un solo seggio, ha chiesto l’unità e ha affermato che i rivoltosi non mostreranno alcuna clemenza. Torna all’indice 7
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale The Indipendent 11/12/08 I lavoratori del settore siderurgico ricevono una riduzione del 10% per salvare la fabbrica Di Matt Dickinson Oggi è stato riferito che la forte forza lavoro di 25.000 unità nell’acciaieria Corus ha accettao di ricevere una riduzione del 10% della paga per salvare la chiusura di una fabbrica. Secondo il Financial Times, i tre sindacati rappresentanti i lavoratori hanno discusso l’opzione di ridurre la paga del 10% per sei mesi per evitare la perdita di posti di lavoro. Un alto funzionario del sindacato ha riferito al giornale: “ I rappresentanti accetteranno una diminuzione del 10% per ognuno, dalla scala più bassa a quella più alta della società”. I negoziati giungono nel mezzo di un profondo rallentamento dell ’economia e in particolari condizioni difficili per il mercato dell’acciaio grazie ad una riduzione di progetti nell’edilizia e alla vendita di automobili. Il Financial Times ha affermato che le riduzioni degli straordinari e dei bonus erano già stati concordati alla Corus e alcuni altiforni sono già stati chiusi temporaneamente. Ma i padroni stanno già spingendo per un’ulteriore riduzione dei costi, con i sindacati che temono la chiusura del sito di Llanwern a Newport, nel Galles del sud. Si tratta di una delle ultime fabbriche rimanenti nel Regno Unito e occupa 1.000 persone. Il gruppo è proprietario del gigantesco gruppo industriale Tata Group, ha ridotto lo scorso mese 400 posti dalle sue imprese di distribuzione. Nell’ottobre di quest’anno, migliaia di lavoratori nell’azienda manifatturiera JBC hanno acconsentito di accettare una riduzione della paga di 50 sterline la settimana per salvare la riduzione di 350 posti di lavoro. Ma gli esuberi erano già stati introdotti. Torna all’indice 8
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Bloomberg 12/1208 L’Italia si prepara allo sciopero generale Di Flavia Krause-Jackson e Giovanni Salzano Gli italiani si preparano oggi allo sciopero generale di quattro ore mentre piogge torrenziali hanno inondato le città lungo la penisola, da piazza San Marco a Venezia alle strade medievali romane pavimentate con ciottoli. La CGIL, il più grande sindacato italiano, ha rinunciato al suo piano di sospendere il servizio di autobus, tram e treni a Roma a causa dai danni causati dal cattivo tempo. Il sindacato, però, va avanti con lo sciopero generale per protestare contro la politica del governo sul lavoro, sulle pensioni e sui salari. A Torino, la casa della Fiat SpA, la più grande casa produttrice del paese, i lavoratori del trasporto di tutti i principali sindacati non sono andati a lavoro. Il servizio delle poste sarà sospeso in tutto il paese. Ai piloti delle linee aeree, il personale di volo e di terra sarà permesso di partecipare alla protesta, sebbene le partenze e gli arrivi saranno garantiti per legge tra le ore 7 del mattino e le 10 e tra le 6 del pomeriggio alle 9 del pomeriggio. L’Italia ha perso quest’anno fino ad oggi 2 milioni e 500 ore di proteste sindacali, con scioperi che portano ai blocchi stradali, ritardi dei pendolari, aggiunto al disagio causato ai turisti. L’ultimo sciopero generale del paese si è tenuto meno di un mese fa, il 15 novembre. Torna all’indice 9
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Deutsche Presser Agentur 12/12/08 Il principale sindacato italiano organizza uno sciopero nazionale Business News Roma. La federazione sindacale più grande dell’Italia ha segnalato l’inizio dello sciopero generale di quattro ore per venerdì con una marcia di centinaia dei suoi iscritti lungo le strade di una Roma spazzata dalla pioggia. La federazione sindacale di sinistra della CGIL sta protestando contro la risposta “inadeguata” del governo di centro destra di Berlusconi ai salari, alle pensioni e alla riforma dell’istruzione. Lo sciopero è però visto come una manifestazione di forza della CGIL dopo che gli altri due gruppi sindacali, i più moderati CISL e UIL, hanno rifiutato di partecipare, etichettando la fermata del lavoro “irresponsabile”. La CGIL ha affermato giovedì che i suoi iscritti che lavorano per il trasporto pubblico, la metropolitana, gli autobus e tram di Roma e di Milano, non avrebbero aderito allo sciopero per non aggravare i disagi e i danni causati dal cattivo tempo. La pioggia torrenziale ha colpito parecchie città italiane inclusa Roma, dove il Tevere ha minacciato di esondare gli argini in alcune aree mentre piazza San Marco a Venezia è rimasta sommersa dall’acqua a causa delle alte maree eccezionali. Secondo i principali gruppi imprenditoriali del paese, le proteste sindacali in Italia, la cui economia è entrata in recessione lo scorso mese, hanno causato la perdita di 2 milioni e 500 mila ore di lavoro. Torna all’indice 10
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale AFP 12/12/08 1 giorno fa L’Italia si prepara allo sciopero nazionale di venerdì contro Berlusconi Roma (AFP). La principale confederazione sindacale italiana ha affermato di mantenere lo sciopero nazionale di venerdì contro la politica economica del governo di centro destra, nonostante il caos causato dalle condizioni atmosferiche estreme. Il sindacato, però, ha affermato che dove necessario i lavoratori dei servizi pubblici vitali rimarranno ai loro posti date le circostanze eccezionali. La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) ha indetto lo sciopero settimane fa per protestare la gestione della crisi economica del primo ministro Silvio Berlusconi. “Lo sciopero non è posticipato anche dove ci sono problemi grossi, lo sciopero non avrà luogo nei servizi utilizzati dalla gente nelle città”, ha affermato giovedì il segretario generale della CGIL Guglielmo Epifani. Epifani ha ricordato Venezia, dove l’acqua ha superato oltre il metro giovedì mattina (1 metro e 5), per la seconda settimana di inondazione. Roma, colpita da una pioggia torrenziale dove una donna è annegata la notte di mercoledì dopo che la sua macchina è stata sommersa d’acqua in un sottopasso, la CGIL ha revocato lo sciopero del trasporto. Il sindaco di destra di Roma, Gianni Alemanno, ha ringraziato giovedì il sindacato per la sua concessione. Nel giovedì tardi, la CGIL ritirava lo sciopero dei lavoratori del trasporto. L’azione di venerdì è già stata indebolita da divisioni tra le principali confederazioni sindacali. Sebbene la CGIL rappresenti milioni di iscritti in tutto il paese, gli altri due sindacati hanno rifiutato di prendete parte all’azione. Epifani ha affermato che lo sciopero è stato indetto per protestare “un governo che rifiuta di affrontare la serie crisi economica con le misure necessarie”. Lo sciopero colpirà molto probabilmente gli uffici postali, il trasporto pubblico, ma non il settore aereo o ferroviario, e il servizio civile. Si tratta della prima azione sindacale importante contro Berlusconi da quando la crisi economica ha raggiunto l’Italia. L’opposizione di centro sinistra del Partito Democratico di Walter Veltroni e il partito Italia dei Valori dell’ex giudice contro la corruzione, Antonio Di Pietro, hanno preso posizione a sostegno dell’azione di venerdì. 11
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale La Confindustria, che rappresenta i dirigenti di impresa, ha condannato l’iniziativa. Ha spiegato che quello che è richiesto durante l’attuale crisi è una cooperazione più grande tra i sindacati, i lavoratori, le imprese e le banche. Alla fine di novembre, il governo di Berlusconi aveva adottato un pacchetto di misure di 80 milioni di euro per contrastare la crisi economica globale che si è diffusa da parecchi anni. I deputati dell’opposizione hanno obiettato che gran parte di questa somma è un finanziamento europeo che era già stato annunciato prima della crisi. I dati dell’Agenzia Nazionale per le Statistiche, Istat, hanno confermato mercoledì che l’Italia è ufficialmente in recessione dopo un trimestre consecutivo di crescita negativa del PIL. Torna all’indice 12
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Labour Start 08/12/08 La crisi globale colpisce i lavoratori migranti moldavi Chisinau. I funzionari moldavi prevedono che il paese riceverà il prossimo anno meno rimesse dai lavoratori migranti moldavi a causa della crisi finanziaria moldava. Il servizio stampa moldavo ha riferito che il ministro dell’economia moldavo, Igor Dodon, ha affermato che il volume delle rimesse annuali guadagnato quest’anno dai lavoratori moldavi all’estero raggiungerà 1.8 miliardi di dollari. In un colloquio con i datori di lavoro moldavi, Dodon ha osservato che ci sono 450.000 lavoratori moldavi che lavorano legalmente all’estero, che rappresentano un decimo della popolazione del paese. Circa due terzi di questi lavoratori sono in Europa occidentale e il resto in Russia. Non è chiaro se la crisi finanziaria porterà i migranti moldavi a tornare a casa in gran numero, ma alcuni avvisano che i moldavi stanno ritornando a casa e troveranno un mercato del lavoro scarso che non è abbastanza sviluppato per riceverli. Torna all’indice 13
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Le Monde 14/12/08 I negoziati all’OMC riprenderanno dopo l’insediamento dell’amministrazione Obama Venerdì 12 dicembre, avete rinunciato alla convocazione di una riunione ministeriale nella sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) a Ginevra, per gettare le basi ad un accordo per la liberalizzazione degli scambi nel quadro del ciclo dei negoziati di Doha. Gli americani e gli indiani sono responsabili del nuovo fallimento? Non posso indicare dei paesi in particolare. Dopo lo scorso luglio,abbiamo costruito dei compromessi solidi nei settori industriali e agricoli, ma rimangono aperti tre dossier sui quali c’erano delle profonde divergenze: il cotone, per il quale si prevedono evoluzioni, ma soprattutto la clausola di salvaguardia agricola che deve permettere ai paesi in via di sviluppo di proteggere i loro prodotti agricoli da eccessi di importazioni, e i negoziati settoriali dai quali i paesi avanzati ai attendono ulteriori riduzioni dei diritti doganali, ad esempio sugli articoli sportivi o elettronici. Rispetto a questi ultimi due punti, le posizioni politiche sono diventate molto rigide. Queste posizioni sono così lontane? La clausola di salvaguardia agricola e i negoziati sui prodotti industriali sono questioni economiche di importanza minore rispetto alle centinaia di soggetti che non presentano problemi. Ma ogni parte si è convinta che, se dovesse cedere alla fine, sarebbe perdente. Indubbiamente, c’ è una sproporzione tra la realtà economica e l’aspetto politico. E durante questo periodo, i paesi in via di sviluppo si spazientiscono per non beneficiare dei vantaggi contenuti in un accordo globale quasi concluso e sempre negato! Quando riprenderanno i negoziati? Quando la nuova amministrazione americana si insedierà. Ci vorranno parecchi mesi dall’entrata di Barack Obama alla Casa Bianca. Non siete stanchi di questi vani sforzi tesi a persuadere 153 paesi membri di ridurre i loro ostacoli al commercio? Non fa parte del mio carattere e né del modo di concepire il mio lavoro dal momento che hanno deciso d’accordo che era necessario. Albert Camus ha scritto che bisognava immaginare Sisifo felice… Torna all’indice 14
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Agence France-Press 09/12/08 I lavoratori organizzano un sit-in nella fabbrica di Shangai Shangai. Circa 1000 lavoratori hanno organizzato martedì una rara protesta con sit-in all’ esterno alla fabbrica di Shangai nell’ultimissima manifestazione di tensione nell’industria manifatturiera cinese che è stata colpita duramente dalla crisi economica. Uno degli organizzatori ha affermato che i lavoratori protestavano perché i dirigenti della fabbrica di computer e di telefonia non erano riusciti a pagare interamente il salario per lo straordinario, i bonus e i benefit per minimo sei mesi. !So che l’economia va male, ma nessuno di noi sopporta di essere trattato male dai nostri datori di lavoro”, ha affermato l’organizzatore Din Xiaohua. Il telefono ha squillato senza risposta al Huan Hsin Group, che è proprietario della fabbrica, quando AFP ha cercato ripetutamente di contattarli martedì. Svariate macchine della polizia hanno bloccato l’ingresso della zona sud occidentale di Shangai mentre circa una dozzina di funzionari sorvegliavano la protesta pacifica, che è iniziata lunedì. I lavoratori hanno affermato martedì pomeriggio che alcuni colleghi sono stati portati via dalla polizia, mentre veniva formato un cordone per separare i lavoratori in sciopero dai passanti. “E’ quasi la fine dell’anno, la maggior parte di noi sono lavoratori migranti e così vogliamo ritornare a casa con alcuni soldi per godere la festa della primavera”, ha affermato Ding, un tecnico di 24 anni. La più importante festa in Cina, la festa della primavera avviene alla fine di gennaio. Ding ha affermato che i dirigenti stavano pagando solo la metà dello straordinario ai lavoratori aventi diritto e non stavano pagando l’intera somma richiesta per l’assicurazione. Ai margini della protesta, un lavoratore di una fabbrica di nome Xiao Chen era combattuto riguardo al fatto se aderire al sit-in. “Non so se devo unirmi a loro”, ha affermato. “Non posso permettermi di perdere questo lavoro, anche se la paga è bassa”. “Se lascio il lavoro, non so se potrò trovare un altro lavoro prima della festa della primavera perché molte fabbriche stanno chiudendo o licenziando laboratori”. 15
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale La crescita delle esportazioni cinesi è rallentata significativamente con la chiusura di molte fabbriche nella zona meridionale industrializzata e con l’espansione dell’economia al livello più basso in cinque anni. Torna all’indice 16
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale Financial Times 10/12/08 Gli Emirati Arabi respingono la richiesta di legalizzare i sindacati dei migranti Gli Emirati Arabi Uniti hanno rifiutato le richieste internazionali di consentire ai sindacati di rappresentare i lavoratori migranti. Il rifiuto fa seguito all’esame delle Nazioni Unite dell’operato del paese sui diritti umani. Un rapporto mette in luce le linee politiche e culturali degli Emirati Arabi mentre il suo governo cerca di migliorare la sua immagine internazionale di fronte alle critiche per il trattamento dei lavoratori e delle donne. Anwar Gargash, ministro di stato degli affari esteri, ha affermato che gli Emirati Arabi avevano fatto grandi progressi in materia di protezione dei diritti umani, di promozione delle donne, ponendo un freno sul traffico della tratta nel paese, che conta altre 3 milioni e 100 mila stranieri, per lo più colletti blu. Ha evidenziato il ruolo crescente che la donna svolge in posti di lavoro di alto profilo, ha sottolineato misure prese per migliorare le condizioni e per garantire pagamenti adeguati ai lavoratori migranti e ha affermato che gli Emirati Arabi lavoreranno su una legge per la difesa dei diritti dei collaboratori domestici. I gruppi per i diritti umani hanno dato il benvenuto alle azioni per migliorare le condizioni ma hanno chiesto un’azione più ferma contro le imprese che violano le leggi del lavoro, e una protezione specifica per i 600.000 collaboratori domestici. I funzionari degli Emirati Arabi, come in altri stati del Golfo dove i residenti stranieri sono in sovrannumero rispetto alla popolazione del posto, sono diffidenti riguardo le ramificazioni politiche del lavoro organizzato. Dopo il completamento di un pari esame da parte degli stati nel Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a Ginevra, che include le richieste di legalizzare i partiti politici; l’ introduzione dei diritti alla contrattazione collettiva e dei sindacati; l’abolizione della pena di morte e della discriminazione di genere . L’agenzia stampa ufficiale degli Emirati Arabi ha osservato che alcune sono state respinte sulla base di “contraddizioni legali, sociali e culturali”. Il paese ha accettato 37 raccomandazioni, che includono la riforma di una legge per la stampa del 1980 che conserva la libertà di espressione e l’introduzione di una legge per la 17
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale tutela dei diritti dei bambini. Si è impegnato a considerare altre 17 misure prima che il rapporto sia ratificato al Consiglio per i Diritti Umani a marzo. Il paese considererà di permettere alle donne degli Emirati Arabi Uniti che contraggono matrimoni con stranieri di passare la loro nazionalità ai loro figli, come fanno gli uomini; l’ introduzione alla libera associazione; e la firma della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Ogni stato membro deve essere giudicato in base all’esame dei risultati sui diritti umani realizzati ogni quattro anni. Torna all’indice 18
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale The New York Times 08/12/08 Analisi Washington si assume i rischi con i suoi piani per il salvataggio dell’auto Di David E. Sanger Washington. Quando il presidente eletto Barack Obama ha parlato domenica del riassetto dell’industria dell’auto americana, era pronto a fare un avvertimento per paura di assomigliare più al nuovo leader della Francia, o forse al leader del Giappone. “Non vogliamo che il governo gestisca le imprese”, ha affermato Obama a Tom Brokaw su “Meet the Press”. In linea di massima, il governo storicamente non lo ha fatto molto bene”. Ma quello che Obama ha continuato a descrivere è stato un salvataggio di lungo termine che sarà condizionato dalla supervisione federale. Potrebbe significare che il governo porrà sotto mandato , o perlomeno influenzerà fortemente, quelle aziende che producono auto, quegli standards di consumo e ambientali che devono raggiungere e quei grandi investimenti che è loro permesso di fare, per ricreare un’industria che secondo Obama “lavori veramente, funzioni veramente”. Tutto sembra pericolosamente vicino ad una parola che nessuna nel campo di Obama vuole essere colto pronunciando: nazionalizzazione. Neanche quando Harry Truman controllava le fabbriche di acciaio americane nel 1952, permise uno sciopero che mettesse in pericolo la condotta della guerra con la Corea, e trastullò Washington con la nazionalizzazione, o con idee simili. Obama potrebbe pensare quello che Truman disse al suo staff: “Il presidente ha il potere di tenere il paese lontano dall’inferno”. (La Corte Suprema pensò diversamente e obbligò Truman a rinunciare al controllo). Il fatto che ora esista una protesta così’ scarsa nell’aria, certamente meno di quella che sentì Truman, riflette la disperazione del momento. Ma è una strategia carica di rischi. La prima, ovviamente, è quella che lo stesso presidente eletto ha evidenziato. Il passato del governo come dirigente di impresa è miserabile, il che spiega perché la parola privatizzazione è stata la spinta per tre lunghi decenni, trasformando le autostrade nazionali, le linee aeree nazionali e le industrie nazionali per la difesa in imprese private. Il secondo rischio è che se il tentativo dovesse fallire, e le società americane dell’auto dovessero crollare o fossero messi all’asta i pezzi ai concorrenti stranieri, i contribuenti potrebbero perdere i miliardi spesi. E il terzo rischio, raramente discusso fino ad oggi, è che cercando di salvare le case automobilistiche americane, gli Stati Uniti stanno violando quanto meno lo spirito di quello che ha sostenuto nel mondo per due decenni. Gli Stati Uniti hanno chiesto che i paesi trattino le imprese americane sul loro territorio nello stesso modo loro trattano le industrie interne, un concetto chiamato “trattamento nazionale”. Tuttavia, non esiste fino ad oggi, l’offerta di un aiuto alla Toyota, all’Honda e alla BMW o ad altre case produttrici auto che abbiano costruito fabbriche sul territorio americano e impiegato lavoratori americani per fare profitti. 19
Dipartimento Politiche Internazionali Rassegna stampa internazionale “Se il Giappone facesse questo, minacceremmo una ritorsione per milioni di dollari”, ha affermato Jeffrey Garten, un professore della Yale School of Mangement, che è stato, in qualità di sottosegretario del commercio, uno dei funzionari di governo che ha cercato invano di preparare Detroit alla concorrenza internazionale. “Infatti, quando hanno fatto qualcosa di molto sottile, abbiamo minacciato esattamente di fare questo”, riferendosi agli inviti a limitare le importazioni. Garten ha affermato di essere sbalordito dalla portata dell’intervento che Washington sta considerando ora. “Non credo di aver visto mai qualcosa di simile da quando il governo disse alle case produttrici d’auto quale carro armato produrre durante la Seconda Guerra Mondiale”, ha affermato. “E quello era soltanto per la durata della guerra, ma ora potrebbe trattarsi di molto, molto più tempo”. E’ difficile misurare il tipo di occasioni che Obama potrebbe avere con questo piano, in parte perché molte parti del piano sono ancora in movimento. Nel breve termine, i democratici, che stanno agitando l’idea di collegare 15 miliardi di dollari di prestiti immediati alla destinazione di un “auto czar”, con la distribuzione di danaro, potrebbero richiedere o vietare grandi transazioni o investimenti, essenzialmente un consiglio di amministrazione di un uomo. La Casa Bianca indica che il presidente Bush, che ha speso la sua intera presidenza a proclamare che il ruolo del governo è creare un contesto che incoraggi la libera impresa e minimizzi la regolamentazione del governo, firmerebbe molto probabilmente il piano per il salvataggio. I primi 15 miliardi di dollari e l’ “auto czar” che la sovraintende sono, però, soltanto l’inizio. “Dopo questo, ci troveremo in acque sconosciute”, ha affermato Malcom S. Salter, emerito professore della Harvard Business School che ha studiato per due decenni l’industria auto e, fino a pochi anni fa, era un consulente alla General Motors e alla Ford. “Pensiamo a questo: Chi nel governo federale avrebbe il tremendo intuito richiesto per sistemare quest’industria?”. A seconda di come procede la riorganizzazione dell’industria di lungo termine, Washington potrebbe diventare un importante azionista dei Tre Grandi, potrebbe dare prestiti, oppure, nella direzione che Obama è sembrato accennare domenica, potrebbe organizzare quelle somme per una “bancarotta strutturata”. In questo caso, il governo potrebbe riunire i creditori, i sindacati, gli azionisti e ai dirigenti di impresa, e ripartire una quota del successo ad ognuno di loro. Se quel “consenso” assomiglia più al ruolo del ministro giapponese del commercio internazionale e dell’industria negli anni ’70 e ’80, ben venga. Per promuovere l’industria automobilistica giapponese, il ministro del commercio ha spinto leggermente le imprese verso il consolidamento, e ha persino cercato di affidare parti del mercato a chiunque volesse entrare. (Soichiro Honda, fondatore della società, si è ribellato quando i burocrati gli dissero che si pensava che avrebbe limitato la produzione di motociclette). Agli inizi degli anni ’80, il Congresso stava denunciando questo come “politica industriale”, e spiegava che metteva i produttori americani in una concorrenza svantaggiosa, e corruppe le imprese libere. Ora, è il Congresso a fare esattamente questo, ma questa volta come chirurgia di emergenza. Alti paesi senza dubbio criticheranno, o inizieranno a fare lo stesso per le loro imprese. “Siamo in un momento della storia nel quale i cinesi stanno propagandando che il loro sistema è migliore del nostro” con il loro capitalismo misto e con il controllo statale, ha affermato Garten, che ha lunga esperienza di Asia. “E la nostra risposta, almeno sembra, è iniziare a riprodurre quello che stanno facendo”. Torna all’indice 20
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