RAPHAEL WARE I colori del Rinascimento - Allemandi

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RAPHAEL WARE I colori del Rinascimento - Allemandi
RAPHAEL WARE
I colori del Rinascimento
Timothy Wilson e
Claudio Paolinelli

Allemandi
RAPHAEL WARE I colori del Rinascimento - Allemandi
RAPHAEL WARE
            I colori del Rinascimento
            Galleria Nazionale delle Marche
            Palazzo Ducale, Urbino
            31 ottobre 2019 - 13 aprile 2020

                                                      Archivio fotografico                                 Ringraziamenti
                                                      Valentina Catalucci
                                                      Marco Fanelli                                        Tutti i pezzi qui raccolti provengono da un’unica straordinaria collezione privata, un ringraziamento è perciò doveroso innanzitutto e soprattutto
                                                      Annarita Paccagnani                                  al collezionista e sua moglie per la loro generosità e incoraggiamento costante.
                                                                                                           Le schede del catalogo sono di Timothy Wilson. Ad eccezione del saggio di Claudio Paolinelli, la maggior parte del materiale in questo
                                                      Coordinamento amministrativo contabile               catalogo deriva da due pubblicazioni recenti, The Golden Age of Italian Maiolica-Painting, di Timothy Wilson (Torino, Allemandi, 2018) e L’Italia
marchio a colori
                                                      Rosa Franco                                          del Rinascimento. Lo splendore della maiolica, di Timothy Wilson e Cristina Maritano (catalogo della mostra, Palazzo Madama, Torino, 2019).
                                                      Claudia Plattegger                                   Ulteriori dettagli e riferimenti per buona parte delle schede possono essere trovati nel catalogo Golden Age. Ringraziamo in particolare Cristina
                                                      Emanuela Capellacci                                  Maritano per la sua cortese collaborazione. I ringraziamenti espressi nei due volumi sopra citati sono da intendersi come qui ripetuti e inoltre
                                                                                                           ringraziamo: Andrea Belleni, Cristina Campanella, Mario e Rosvilde Del Prete, David Ekserdjian, Ettore Sannipoli, Timothy Schroder.
                                                      Direzione impiantistica della mostra
                                                      Francesco Primari                                    Presso la Galleria Nazionale delle Marche ringraziamo particolarmente Giovanni Russo, che ha svolto gran parte delle mansioni pratiche, insieme
                                                      Francesca Marchi                                     con gli altri collaboratori della Galleria Nazionale delle Marche.

                                                      Ufficio Protocollo
                                                      Alessandra Lani                                      La traduzione dei testi inglesi è a opera di Chiara Betti. Il design è di Rosanna Costanzo. La redazione dei testi è di Chiara Grella.
                                                      Rosaria Piccardoni                                   Le fotografie delle maioliche esposte sono di Relic Images, London. La carta geografica è di Oxford Designers and Illustrators.
            Direttore                                                                                      Ringraziamo Cristina Maritano per il permesso di utilizzare il glossario preparato per il catalogo torinese.
            Peter Aufreiter                           Vigilanza
                                                      Personale appartenente all’area della vigilanza
                                                      della Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
            Mostra a cura di
            Timothy Wilson                            Progetto di allestimento
            Claudio Paolinelli                        Ossigeno - Contenitore Anomalo

                                                      Allestimento
            Organizzazione della mostra               Contemporanea Cantieri Srl
            Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
                                                      Progetto multimediale
                                                      Imergo
            Coordinamento tecnico-scientifico
            e amministrativo della mostra             Video Le tecniche della maiolica / Making maiolica
            Giovanni Russo                            Marino Marini
            Andrea Bernardini
            con la collaborazione di                  Pannelli didattici e didascalie
            Anna Maria Savini                         Timothy Wilson
                                                      Claudio Paolinelli
            Monitoraggio stato conservativo           Cristina Maritano
            delle opere in mostra
            Anna Balbo                                Trasporti
            Francesca Graziosi                        Gondrand (by Fercam)
            Giulia Papini
            con la collaborazione di                  Prestatori
            Paola Cesaroni                            Collezione privata

            Comunicazione                             Catalogo a cura di
            Stefano Brachetti                         Timothy Wilson
            Francesca Federica Conte                  Claudio Paolinelli
RAPHAEL WARE I colori del Rinascimento - Allemandi
Sommario

Prosegue con questa mostra l’avvicinamento della Galleria Nazionale delle Marche alle celebrazioni               8 La maiolica italiana: i colori e il mondo privato del Rinascimento
del 2020 dedicate a Raffaello Sanzio in Italia e nel mondo. La scelta di approfondire il tema della             		 Timothy Wilson
maiolica rinascimentale, dando particolare spazio al rapporto con l’opera dell’urbinate, è stata compiuta
con convinzione; il rigore scientifico dei curatori Timothy Wilson e Claudio Paolinelli ripagherà                12 L’Aquila e la Quercia. Maioliche al Palazzo Ducale di Urbino
certamente i visitatori che percorreranno la loggia del Palazzo Ducale affacciata sul giardino del Pasquino,    		 Claudio Paolinelli
luogo d’elezione di questa esposizione.
La grande stagione romana del Sanzio, destinata a cambiare per sempre il corso dell’arte italiana                37 Tecniche della maiolica
ed europea, ebbe nella sua patria un seguito di altissimo livello nella produzione maiolicara.                  		 Timothy Wilson
Attraverso le invenzioni grafiche e pittoriche di Raffaello, ma anche dei suoi collaboratori e seguaci,
i maestri attivi nel ducato di Urbino portarono quest’arte a vette mai più raggiunte e a lungo imitate.         		CATALOGO
La preziosa cornice del Palazzo Ducale, la calda luce che impregna la loggia del Pasquino, faranno
emergere i veri colori del Rinascimento, che si potranno ammirare, quasi a riandare indietro nel tempo,          42   Il Quattrocento
negli straordinari oggetti qui esposti.                                                                          56   Deruta
La Galleria Nazionale non avrebbe potuto ambire a un tale successo senza la sensibilità del collezionista,       80   Faenza
che con grande generosità ha messo a disposizione le opere di quella che è la raccolta di maioliche istoriate    96   Nicola da Urbino
di maggior importanza a livello mondiale. Un gesto filantropico d’altri tempi, che non ha eguali,               106   Francesco Xanto Avelli
e che ha permesso a questo museo, nonché all’intero territorio, di recuperare una pagina di storia dell’arte    120   Il ducato di Urbino
forse troppo a lungo in secondo piano. A lui va il mio più sentito ringraziamento, con la speranza              136   Maestro Giorgio da Gubbio
che questa fruttuosa collaborazione sia solo il primo passo della riscoperta dell’arte che forse più di tutte   148   La Toscana
rese Urbino celebre.                                                                                            156   Castelli
                                                                                                                164   Rinfrescatoi e plastiche urbinati
Peter Aufreiter                                                                                                 172   Venezia e il Veneto
Direttore Galleria Nazionale delle Marche                                                                       180   Belle donne
                                                                                                                194   Soggetti dalla storia antica
                                                                                                                208   Storie da Ovidio
                                                                                                                218   Fonti grafiche per la maiolica istoriata

                                                                                                                234   Glossario
                                                                                                                236   Bibliografia
                                                                                                                249   Indice analitico
RAPHAEL WARE I colori del Rinascimento - Allemandi
La maiolica italiana: i colori
                                                                                                                       Fig. 1. Coppa, Le quattro stagioni, Nicola da Urbino,
                                                                                                                       Urbino, c. 1520-1522. Museo Correr, Venezia,
                                                                                                                       inv. Cl. IV, n. 3.

    e il mondo privato del Rinascimento
    Timothy Wilson                                                                                                     degli esperti d’arte»; il corredo doveva includere,
                                                                                                                       tra gli altri generi, due «bacili grandi due subtili
                                                                                                                       depincti diversamente l’uno dall’altro cum l’arma
                                                                                                                       in mezo et duoi Bocali da aqua correspondenti
                                                                                                                       cum uno leoncino in su lo coperchio»2. Il tropo

    I  157 raffinati esemplari di maiolica italiana rinascimentale raccolti in questa mostra al secondo piano
       della loggia sud di Palazzo Ducale a Urbino sono tratti dalla più considerevole e importante collezione
    nel mondo di questo campo artistico in mano a privati. L’ambizione degli organizzatori è stata quella
                                                                                                                       retorico che tali oggetti avevano lo stesso valore
                                                                                                                       dell’argento era ricorrente, ma mai vero in
                                                                                                                       termini economici. Rifletteva un sistema di
    di mostrare questa forma d’arte estremamente colorata alla luce diretta del giorno, per ricordarci che la          valori che possono essere visti come tipicamente
    maiolica ci mostra, come quasi nessun’altra forma d’arte di quel periodo può, i suoi colori non sbiaditi,          rinascimentali: novità, varietà, rarità, perizia
    esattamente com’erano quando uscirono dalla bottega del ceramista.                                                 tecnica e l’idea che per apprezzarli fossero necessari
                                                                                                                       conoscenza e buon gusto3.
    Per una mostra di questo genere, è impossibile immaginare un luogo più emozionante e appropriato del
    palazzo dei Montefeltro e dei Della Rovere duchi di Urbino, largamente considerato, come Baldassar                 Gli italiani del Rinascimento amavano coprire
    Castiglione lo descrisse ne Il Cortegiano (1528), il palazzo «più bello che in tutta Italia si ritrovi [...] non   praticamente ogni superficie - pareti, tappezzerie,
    un palazzo, ma una città in forma di palazzo». Non è esagerato dire che nel xvi secolo, sotto i duchi              arredamento, anche le suppellettili di vetro - con
    Della Rovere, la maiolica era l’arte di Urbino e Urbino era il paese della maiolica, specialmente l’istoriato,     immagini. Attorno al 1490-1500, in diversi centri,
    che divenne la specialità del Ducato e che nel Settecento e nell’Ottocento fu conosciuto ai collezionisti          tra cui Faenza, Pesaro, Cafaggiolo, Siena e Deruta,
    inglesi come «Raphael ware», ceramica di Raffaello, dal più grande artista della città. Il rapporto tra la         i pittori di maiolica iniziarono a coprire l’intera
    maiolica e il Palazzo Ducale è l’argomento del saggio di Claudio Paolinelli in questo volume.                      superficie o quasi con «istorie», con soggetti di ogni
                                                                                                                       sorta (fig. 1); nel Ducato di Urbino, Casteldurante, Gubbio, Pesaro e soprattutto Urbino stessa divennero
    I vasai di maiolica del xv e xvi secolo adottarono una tecnica che avevano imparato dal mondo islamico             famose per l’istoriato. Queste composizioni potevano essere originali o riflettere composizioni rintracciabili
    e la trasformarono in un ramo dell’arte pittorica rinascimentale. Non vi è nessun’altra forma d’arte che           in quelle che siamo soliti chiamare «arti maggiori», o ancora potevano derivare da xilografie contenute in
    rifletta così vividamente e in modo così ampio il mondo degli uomini e delle donne del Rinascimento                libri o da incisioni. Nella sua forma migliore, l’istoriato può essere considerato a pieno titolo un ramo della
    italiano quanto la maiolica artistica. Si tratta di una forma d’arte intima, che decorava le stanze e veniva       pittura rinascimentale e rimase il più prestigioso tipo di maiolica finché non venne sorpassato, quantomeno
    utilizzata negli ambienti pubblici e privati delle case dei ceti medio-alti e non solo. È una forma d’arte         a Urbino, attorno al 1560, dalle elaborate credenze con grottesche a sfondo bianco - ancora più rifinite e
    prevalentemente laica, che mostra quanto il «revival dell’antichità classica» venne recepito e assorbito da        variegate nelle forme - della famiglia Fontana e più tardi dei Patanazzi.
    uomini e donne di una certa cultura, senza pretese accademiche specializzate.
                                                                                                                       Anche le più preziose maioliche istoriate potevano essere oggetti d’uso. Quando Eleonora duchessa di
    Sebbene quello che è sopravvissuto al di fuori degli scavi archeologici tenda a essere la maiolica più             Urbino inviò una credenza di maiolica urbinate alla madre Isabella d’Este, marchesa di Mantova (si veda
    raffinata e costosa, che è stata attentamente preservata e restaurata invece di essere gettata se rotta, la        cat. 50), nel 1524, stabilì che doveva essere utilizzata nella villa di campagna di Isabella, fuori Mantova;
    maiolica non è mai stata tanto costosa quanto i metalli preziosi o la rara porcellana cinese d’importazione.       la maiolica era infatti, come scrisse Eleonora, una «cosa da villa», particolarmente appropriata per
    Era apprezzata non per il suo valore materiale (il valore di riciclo era pari a zero), ma come indicatore          l’atmosfera di riposo e prevalentemente femminile di tali ville. Infatti, nel suo testamento, mentre lasciò tutte
    del buon gusto e della cultura del suo proprietario. Quando Lorenzo de’ Medici, nel 1490, ricevette della          le sue proprietà al figlio, Isabella fece lascito della villa di Porto Mantovano a sua nuora e futura duchessa
    maiolica in dono da Galeotto Malatesta, signore di Rimini, lo ringraziò dicendo: «Se le cose più rare              di Mantova, Margherita Paleologo, e le duchesse successive, «per il lor apiacer e diporto»4.
    debbono essere più chare, questi vasi mi sono più chari, et più li stimo che se fussino de argento, per essere
    molto excellenti et rari, come dico, et nuovi a noi altri di qua»1. Quando nel 1501, il ceramista urbinate         Gli stemmi sui pezzi qui esibiti mostrano che, tra coloro che commissionavano o ricevevano maiolica
    Francesco Garducci fu posto a contratto per fornire un servizio di maiolica per il cardinale Ludovico              raffinata, vi erano grandi personalità quali Francesco II Sforza duca di Milano, lo storico Francesco
    Podocotario, segretario di papa Alessandro VI, accettò che i pezzi dovessero essere «belli e ben dipinti e         Guicciardini, duchi e duchesse di Urbino e cardinali della Chiesa romana. Durante i banchetti formali,
    con i bei colori con lo stemma del Signor Cardinale e altri dipinti che meritino la lode e l’approvazione          eventi della corte urbana, Isabella e le persone del suo rango erano solite mangiare da piatti d’argento.

8   La maiolica italiana: i colori   e il mondo privato del   Rinascimento                                                                                                      La maiolica italiana: i colori e il mondo privato del Rinascimento   9
lo stemma di Fernando conte di Lemos (fig. 3), entrambi Viceré spagnoli di Napoli, come mostrano i
                                                                                                                     documenti, non da o per il viceré, ma come dono per le rispettive mogli - doni allo stesso tempo personali e
                                                                                                                     diplomatici - da parte di Isabella, sorella di Francesco Maria II, duca di Urbino8.

                                                                                                                     La maiolica, di ampio respiro culturale, colorata e intima, può offrirci una straordinaria prospettiva sul
                                                                                                                     mondo del Rinascimento e la sua cultura. Poiché questa mostra riunisce molte più maioliche di altissima
                                                                                                                     qualità di quante la città di Urbino abbia visto tutte insieme dal xvi secolo9, e in questo straordinario
                                                                                                                     edificio, spero fiduciosamente che i visitatori la troveranno sia bella dal punto di vista estetico che una
                                                                                                                     rivelazione culturale. Si spera di creare in futuro a Palazzo Ducale un allestimento della maiolica
                                                                                                                     rinascimentale del Ducato a più lunga durata degno della sua importanza storica in questa forma d’arte.

                                                                                                                     1
                                                                                                                       Fusco e Corti 2006, pp. 79, 314, doc. 134.                    7
                                                                                                                                                                                       Rasmussen 1989, n. 124; Wilson 2018b, pp. 206-207.
                                                                                                                     2
                                                                                                                       Rossi 1889, p. 308; Wilson 2003, p. 153; Syson 2016, p. 29.   8
                                                                                                                                                                                       Negroni 1998, pp. 108, 114-115; Wilson 2017, pp. 224-225; Wilson 2018b,
                                                                                                                     3
                                                                                                                       Cfr. Goldthwaite 1997; Syson e Thornton 2001.                 pp. 208-210.
                                                                                                                     4
                                                                                                                       Wilson 2018b, p. 196.                                         9
                                                                                                                                                                                       È doveroso menzionare la mostra «A gran fuoco» organizzata da Giuliana Gar-
                                                                                                                     5
                                                                                                                       Mallet e Dreier 1998, pp. 36-37; Syson 2016, pp. 22-23.       delli nel 1987 (Gardelli 1987) e anche la mostra «Magnifica Ceramica» della rac-
                                                                                                                     6
                                                                                                                       Gronau 1932, p. 379.                                          colta Del Prete tenutasi nel 2011 (C. Paolinelli in Paolinelli e Cardinali 2011).

     Fig. 2. Piatto, Maria Maddalena che lava i piedi a Gesù,
     stemma di Felice Della Rovere. Bottega di Maestro Giorgio
     Andreoli, Gubbio, 1528. The Metropolitan Museum of Art,
     New York, The Robert Lehman Collection, 1975.1.1103.

     Fig. 3. Fiasca da pellegrino, stemma di Fernando Ruiz de
     Castro, conte di Lemos e vicerè di Napoli, e di sua moglie.
     Bottega di Francesco Patanazzi, Urbino, 1599-1600. British
     Museum, London, The Waddesdon Bequest, WB.64.B.

     Si riporta però che nel 1528 papa Clemente VII usava a tavola dei piatti bianco sopra bianco, eccetto
     quando venivano a cena i cardinali, occasione in cui venivano usati piatti «dipinti a figure»5. Solo verso
     la fine del Cinquecento, quando le botteghe di Urbino producevano credenze elaborate e magistrali
     come doni diplomatici, troviamo notizie sul fatto che tali oggetti erano per l’esposizione piuttosto che per
     l’utilizzo: nel 1587 Guidubaldo II duca di Urbino inviò a Monaco due lotti di maiolica a Wilhelm V,
     duca di Baviera; il messo del duca riferì danni ad alcuni dei grandi vasi, ma disse con tono rassicurante che
     «poiché non hanno a servire per altro che per vista, si truova facil modo di rimediarvi»6.

     Le donne erano regolarmente coinvolte nella maiolica, sia come committenti che come riceventi di doni.
     Almeno alcuni dei pezzi con stemma partito qui inclusi vennero commissionati da o per donne sposate, o
     come nel caso di cat. 50, vedove. Il piatto in fig. 2, con lo stemma partito Orsini-Della Rovere, potrebbe
     essere stato un dono da Eleonora, duchessa di Urbino, all’amica Felice Della Rovere, figlia illegittima di
     papa Giulio II e vedova di Giangiordano Orsini7. Quando nel 1563 lo scrittore Annibale Caro cercava
     di recuperare per l’artista Taddeo Zuccaro i disegni che egli aveva realizzato per la credenza di maiolica
     che il duca Guidubaldo II di Urbino aveva regalato a re Filippo di Spagna, non scrisse a nessun membro
     maschio della famiglia ducale, bensì alla duchessa Vittoria Farnese (si veda cat. 105). Alcuni anni dopo,
     nel 1593 e nel 1599, furono commissionati un corredo con lo stemma di Juan de Zúñiga e uno simile con

10   La maiolica italiana: i colori e il mondo privato del Rinascimento                                                                                                              La maiolica italiana: i colori e il mondo privato del Rinascimento                  11
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